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SSIS CAGLIARI Scuola di Specializzazione per l’Insegnamento nella scuola Secondaria A.A. 2004-2005 Corso integrato di Linguistica PROFF. R. MELIS – M. PORRU Le parole: forma e significato nella lingua italiana e in quella sarda SPECIALIZZANDE: CECILIA MELIS E LORELLA PINNA 1

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SSIS CAGLIARI

Scuola di Specializzazione

per l’Insegnamento nella scuola Secondaria

A.A. 2004-2005

Corso integrato di Linguistica

PROFF. R. MELIS – M. PORRU

Le parole: forma e significato nella lingua italiana e in quella sarda

SPECIALIZZANDE:

CECILIA MELIS E LORELLA PINNA

1

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Presentazione del modulo:

Il presente modulo (in realtà, una sezione di un più ampio modulo dedicato alla riflessione sulla

lingua, dal titolo "Morfologia e lessico") si colloca all'interno (Modulo II) di un curricolo di Italiano

destinato ad una classe I della scuola secondaria di I grado. In particolare esso si occupa del lessico

di due lingue che vivono a stretto contatto nel territorio dal quale provengono gli studenti ai quali

s'intende rivolgersi.

È anche bene precisare che, data l'astrattezza dell'argomento e, al tempo stesso, la sua fruibilità in

diverse fasi del curricolo, si è ritenuto più proficuo per gli alunni diluire le ore di lezione dedicate al

lessico nel corso dell'anno scolastico.

Ciò vale ancor più per il fatto che tale modulo si lega al modulo IV dedicato al testo narrativo e

teoricamente svolto in una fase successiva -come si evince dalla seguente schematizzazione:

I MODULO: Parlare e ascoltare: produzioni letterarie e non letterarie

II MODULO: Riflessione sulla lingua: morfologia e lessico

III MODULO: Testo descrittivo: la percezione di sé, dell'altro, dell'ambiente

IV MODULO: Testo narrativo: racconti, favole, fiabe e mito.Si ritiene che la grammatica in generale e il lessico, in questo caso particolare, non siano e non

debbano risultare agli occhi degli alunni settori di studio della lingua isolati e diversi rispetto alla

lettura e analisi dei testi.

Perciò si è ritenuto opportuno riservare una parte delle lezioni del modulo II all'analisi lessicale

(ricerca di lessico specifico del testo favolistico; ricerca e sottolineatura di composti, derivati,

sinonimi, ecc.) di alcuni testi narrativi dei quali si prevede la lettura all'interno del modulo IV.

Ovvero, nella pratica, l'insegnante, giunto/a ad affrontare il modulo IV, svolge accanto all'analisi

testuale dei brani narrativi anche quella lessicale, utilizzando i testi come "palestra" per un esercizio

contestualizzato, quindi più concreto, delle competenze assunte dagli alunni nell'ambito del modulo

II.

La scelta di trattare il lessico è dovuta, in primo luogo, all'interesse per un argomento che in genere

non riscuote simpatie e si pensa sempre debba essere affrontato tramite noiose lezioni frontali,

durante le quali la "grammatica" risulta essere un elenco piatto di nozioni e relativi esercizi,

apparentemente avulsi dal parlato quotidiano. Si ritiene invece che esistano e si possano mettere in

pratica metodi che rendano, non solo più "divertente" -dal momento che ci si rivolge a studenti di

giovane età-, ma decisamente più efficace l'apprendimento di concetti fondamentali ai fini di un uso

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corretto e consapevole della propria lingua madre. Tutto ciò, s'intende, senza tralasciare il

"momento sistematico" dell'esposizione, utile ai fini di una trasmissione ordinata e coerente delle

nozioni linguistiche.

Tali affermazioni ed intenzioni sono in linea con le Indicazioni Nazionali fornite in allegato

(allegato C) dal decreto n. 59 del febbraio 2004 (attuativo della legge di riforma n. 53 del marzo

2003) dedicato al primo ciclo di istruzione. In tale allegato, relativamente al settore della riflessione

sulla lingua, si indicano tra gli Obiettivi specifici di apprendimento per il Primo Biennio, il lessico

(famiglie di parole, campi semantici, legami semantici tra parole, impieghi figurati, ecc.), l’uso dei

dizionari, e, tra le competenze, l'uso creativo del lessico.

In realtà, non si tratta di novità, dal momento che tale attenzione verso l'educazione linguistica in

generale e la riflessione sulla lingua emerge chiaramente già dagli anni '70 nella documentazione

prodotta dal GISCEL (Gruppo di Intervento e Studio nel Campo dell'Educazione Linguistica) ed in

particolare dai Programmi di Italiano del D.M. del febbraio 1979, adottati per la scuola media.

In essi è detto esplicitamente che lo studio del lessico è importante per allargare e precisare

l'ambito delle proprie conoscenze ed è favorito dalla estensione e molteplicità delle esperienze.

Servendosi del più vario materiale disponibile, ricavato anche dall'uso linguistico personale degli

alunni, si tenderà a far acquisire coscienza e padronanza di alcune importanti proprietà del lessico

stesso: derivazione, composizione, giustapposizione, affinità di forma e di significato, rapporti tra

significati, pluralità di significati, appartenenza dei vocaboli alle diverse varietà della lingua.

Rispetto alle Indicazioni Nazionali contenute nell'Allegato C, questi Programmi forniscono anche

alcune indicazioni di metodo: la riflessione grammaticale non si realizzerà come studio formale -

poco corrispondente ai modi di apprendimento dei preadolescenti e perciò poco produttivo- …

Essa muoverà da concrete esperienze linguistiche per avviare gli alunni a valersi coscientemente

dei materiali linguistici descriverne gli usi concreti ed arrivare successivamente alle conseguenti

generalizzazioni delle strutture fondamentali dell'italiano….

In entrambi i documenti citati, comunque, si riconosce che attraverso l’uso e lo studio del

linguaggio verbale gli alunni divengono capaci di acquisire ed esprimere la realtà del mondo esterno

e di se stessi, di stabilire rapporti interpersonali e, in particolare, prendono coscienza del patrimonio

culturale col quale giungono alla scuola media, per poi accedere gradualmente ad un mondo

culturale più ampio, sia moderno che passato, sia nazionale che internazionale e (pare importante

aggiungere) locale.

In quest'ottica è parso dunque utile e interessante inserire nel modulo un costante, per quanto

consentito dagli strumenti didattici attualmente a disposizione, confronto tra il lessico italiano e

quello sardo. Gli stessi documenti sopra citati insistono sull'importanza di trasmettere, anche a

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questo livello di scolarità, elementi di storia della lingua italiana e dei rapporti tra italiano e

dialetti; per non citare poi la legge regionale n. 26 del 15 ottobre 1997, su tutela e promozione della

lingua sarda, con la quale si auspica di conservare e, possibilmente, ridiffondere la conoscenza di

questa lingua, non in quanto cimelio da esporre, ma come elemento fondante dell'identità e della

coscienza storica del popolo sardo.

Ci si propone, ad ogni modo, di spiegare agli alunni il perché dei vari raffronti tra la lingua

nazionale e quella locale e il perché dell'attenzione alla lingua sarda, al di là degli auspici delle leggi

che tutelano le minoranze linguistiche. S'intende, infatti, farli riflettere sulla propria quotidianità,

sulla propria esperienza del mondo e sul mezzo linguistico con il quale esprimono entrambe: non è

unica e rigidamente definita la lingua con la quale ci si esprime.

Soprattutto nel caso in cui non si presentino sufficienti competenze linguistiche relative alla lingua

sarda, potrebbe essere utile invitare gli alunni a focalizzare l'attenzione su situazioni note e comuni -

le conversazioni in casa coi genitori, o al campo sportivo con gli amici, o il momento della spesa al

mercato- nel tentativo di cogliere quale lingua si parli, se si tratti di solo italiano o si sentano e si

usino anche parole in sardo.

Per quanto riguarda invece l'intenzione di inserire alcuni elementi di lingua latina, nella fase nella

quale si vuole sottolineare la comune origine di italiano e sardo, si precisa che agli alunni non sarà

richiesto uno studio di vocaboli latini fine a se stesso, ma in stretta relazione con l'operazione di

confronto tra le due lingue. Tale intento, d'altronde, è in linea con quanto si dice negli Obiettivi

d'apprendimento per l'Italiano previsti nell'Allegato C, in relazione al settore riflessione sulla

lingua; si raccomanda infatti di prestare attenzione alle principali tappe evolutive della lingua

italiana, valorizzandone, in particolare, l'origine latina e al rapporto esistente tra evoluzione

della lingua e contesto storico-sociale. Gli stessi Programmi del '79, inoltre, dedicano un intero

punto della riflessione sulla lingua all'importanza dello sviluppo delle seguenti capacità (…

collocare la lingua italiana nello spazio e nel tempo … sistemare le sue (dell'alunno) conoscenze

più varie (storiche, geografiche, scientifiche, etc.) e le sue esperienze pratiche…) e a quella di

produrre riferimenti all'origine latina dell'italiano, da realizzarsi, tuttavia, in modo non sistematico

e non finalizzato all'apprendimento autonomo del latino.

Nello svolgimento del lavoro si è ritenuto importante che ogni lezione fosse accompagnata da

attività concrete, al fine di stimolare continuamente l’interesse e la curiosità dei ragazzi, (in linea

con le indicazioni nazionali espresse nell’allegato C) facendo sperimentare loro l’utilità e la valenza

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dei concetti e degli strumenti appresi1, anche in considerazione degli altri argomenti e attività

previste dalla progettazione curricolare e in particolare dal modulo sul testo narrativo. A questo

proposito i ragazzi hanno potuto analizzare il lessico di una fiaba, in italiano e in sardo, e di un

mito. Va da sé che attività di arricchimento del lessico vengono svolte anche durante gli altri moduli

del curricolo; in questa occasione si sono volute fornire agli allievi quelle conoscenze che possano

permettere loro di analizzare anche autonomamente un testo dal punto di vista lessicale, nell’ottica

dell’imparare ad imparare2. Queste stesse ragioni sono alla base della scelta di utilizzare brevi

articoli, tratti da quotidiani sportivi, nel momento in cui si sono prese in esame le lingue speciali.

Le metodologie utilizzate sono volte a favorire il più possibile un apprendimento significativo,

spendibile quindi al di fuori dell’ambito scolastico. Si sono privilegiati pertanto strumenti e metodi

che coinvolgessero l’allievo in modo partecipe, cercando di dare spazio il più possibile al saper

fare.3. Uno di questi strumenti è sicuramente il computer, utilizzato sia per la sua interattività, che

permette all’allievo di essere parte attiva del processo di apprendimento, sia perché consente di

imparare attraverso il gioco. Non va poi dimenticato che si tratta di uno strumento già di per sé

accattivante che di solito esercita grande fascino sui ragazzi. La multimedialità quindi offre il

vantaggio di stimolare la curiosità e di favorire l’attenzione degli studenti e con questa finalità

è stato utilizzato un software per far esercitare gli studenti nella costruzione di parole attraverso un

gioco che si svolge on line e un cd rom, “ Pro Domo”, per lo studio della lingua dell’agricoltura in

sardo.

Tuttavia, oltre che per il potenziamento e lo sviluppo di abilità linguistiche, si è voluto usare il PC

anche per far prendere agli allievi familiarità con un mezzo che è diventato di uso comune e la cui

conoscenza, in base alle stesse direttive nazionali4, è indicata tra le abilità da conseguire a scuola.

Con lo stesso obiettivo di offrire attività di tipo alternativo e altamente motivanti rispetto a quelle

della didattica tradizionale, e con la volontà di variare per quanto possibile i codici comunicativi, si

è dato spazio anche a giochi5 ed attività laboratoriali in classe.

Gli stessi contenuti proposti ai ragazzi, lessico dello sport, della fiaba e del mito nasce dalla volontà

di mettere gli allievi davanti a testi loro familiari e di piacevole lettura.

1 D.L. n. 59 del 19 febbraio 2004 pag. 5.2 Si veda in proposito ad. Es. le indicazioni contenute nel Libro bianco su Istruzione e Formazione della Comunità europea a pag. 13.3 In linea con le indicazioni espresse dal Libro bianco su Istruzione e Formazione e dagli allegati C e D del D.L. n. 59 del 19 febbraio 2004.4 Si veda ad es. l’allegato D del decreto n. 59 del 19 febbraio 2004 e il Libro Bianco su Istruzione e Formazione.5 Per gioco intendiamo quelle attività non propriamente ludiche ma che assumono carattere di gioco in quanto coinvolgono l’apprendente in maniera divertente e stimolante.

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Tutte le metodologie adottate, lezione partecipata, brainstorming, giochi ecc. hanno avuto anche

l’obiettivo di favorire la socializzazione6, dare spazio alla creatività, stimolare nei ragazzi le

capacità di ricerca e di discussione, far capire che si può raggiungere insieme uno scopo, lavorare

quindi in modo cooperativo mettendo insieme conoscenze e competenze.

Non si è fatto ricorso, in questo lavoro, a vere e proprie verifiche formative in quanto il

monitoraggio del grado di apprendimento degli studenti e di conseguenza dell’efficacia del metodo

didattico, avviene costantemente grazie alle attività che mettono gli allievi nella condizione di dover

utilizzare le conoscenze apprese.

La classe

Il lavoro è destinato ad una classe I della Scuola Secondaria di I grado (scuola media), composta di

18 alunni provenienti dalla città di Cagliari o dalla provincia. Si prevede che il livello di

competenza di lingua sarda non sia omogeneo: possono esservi alunni che quotidianamente sentono

parlare il sardo e/o lo parlano, ed alunni che ne hanno una conoscenza solo approssimativa e

passiva.

Si pensa che le attività proposte sulla lingua sarda possano adattarsi alle diverse situazioni di

partenza; sarà l'insegnante, di volta in volta ad adeguare la singola attività in base al tipo di risposta

dato dalla classe.

Seguono, schematizzate, tematiche, attività, strumenti e obiettivi che costituiscono la struttura di

questo "modulo".

6 Raggiungimento di attitudini sociali: capacità relazionali, capacità di cooperare e di lavorare in gruppo, creatività.

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Tematiche:

- Le lingue cambiano nel tempo

- Meccanismi di formazione delle parole

- La derivazione

- I sinonimi e gli opposti

- Iponimi e iperonimi

- Lingue speciali

- Analisi lessicale del testo narrativo

Metodologie e strumenti:

- Lezione frontale e partecipata.

- Attività laboratoriale: giochi linguistici e scrittura creativa

- Attività col computer: utilizzo del cd-rom “Pro domo” e di altri software didattici che

permettano di sviluppare e potenziare competenze lessicali

- Libri di testo, pennarelli, cartelloni, dizionario italiano, dizionario sardo/italiano, dizionario

dei sinonimi e dei contrari, dizionario Thesaurus del programma MS Word.

Prerequisiti:

- Saper cercare le parole nel dizionario

- Capacità di ascoltare

- Capacità di scrittura e lettura

Finalità:

- Conoscere il lessico

- Ampliare e arricchire il proprio bagaglio lessicale

- Acquisire una competenza semantica che consenta di capire, selezionare e utilizzare le

parole nei diversi contesti.

Conoscenze:

- Sapere che le lingue cambiano nel tempo

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- Conoscere i meccanismi di composizione e derivazione delle parole

- Conoscere le relazioni di significato tra le parole: sinonimi e contrari, iperonimi e iponimi

- Sapere che esistono le “lingue speciali” e avere conoscenza del linguaggio dello “sport” in

italiano e di quello dell’agricoltura in sardo.

Competenze:

- Saper consultare con facilità i dizionari

- Saper utilizzare il lessico acquisito per la scrittura o riscrittura di frasi o brevi racconti

- Saper riconoscere e costruire derivati e composti

- Saper individuare, dato un vocabolo, il/i sinonimo/i e opposto/i servendosi anche del

dizionario italiano.

- Saper costruire gerarchie di significati (dall’iponimo all’iperonimo e viceversa)

- Saper analizzare fiabe, miti e altri testi dal punto di vista lessicale

Abilità:

- Costruire un vocabolario minimo di parole sarde partendo dal confronto

(analogie/differenze) con quello italiano.

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Attività in aula

CECILIA MELIS

Italiano e Sardo, figlie del Latino

Obiettivi- Sapere che la lingua varia nello spazio

- Sapere che il sardo è lingua affine, ma distinta e diversa dall'italiano

- Sapere che la lingua varia nel tempo

- Sapere che dal latino sono derivate italiano e sardo (tra le altre lingue romanze)

1 oraL'attività di seguito proposta può essere preceduta dalla lettura in aula di un breve brano tratto da

una fiaba in dialetto/italiano regionale (di una qualsiasi regione d'Italia), all'interno del quale

l'insegnante isoli e sottolinei alcuni vocaboli di uso comune, fornendone il corrispondente italiano.

L'insegnante inizia col mostrare una carta geografica dell'Italia, sulla quale si sono evidenziate

quattro grandi aree dialettali: Nord, Centro, Sud, Sardegna. Si può procedere in due modi,

consegnando ad ogni alunno/a una cartina, in modo si senta più coinvolto in un lavoro concreto,

oppure utilizzando una grande carta geografica appesa alla parete. Le quattro macroaree sono

distinte da colori diversi.

Si sceglie assieme agli alunni una parola comune, familiare, come bambino/a, casa, amico/a, della

quale siano note le varianti dialettali delle aree prese in considerazione; sulla cartina infatti gli

alunni dovranno scrivere, dietro indicazione dell'insegnante, negli spazi corrispondenti, le parole

che indicano quel determinato referente (bambino, casa, amico).

L'attività può essere ripetuta con altri vocaboli, soprattutto se gli alunni mostrino interesse e

partecipino, spinti, per es. da conoscenze personali (possono aver sentito parole nel proprio dialetto

dai familiari, o in altri dialetti attraverso la televisione) e dalla curiosità per la provenienza di certi

vocaboli.

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Ciò che interessa particolarmente in quest'attività che ha (o dovrebbe avere) un efficace impatto

visivo sugli alunni, col risultato di "collocare le cose al proprio posto" e favorire comprensione e

memorizzazione, è il fatto che gli alunni possano cominciare ad apprendere l'esistenza di certe

dinamiche all'interno delle lingue e tra le lingue stesse. In altre parole, essi sarebbero portati a

riflettere, anche se in maniera semplificata, adeguata alla giovane età, sull'esistenza di un doppio

repertorio di parole su uno stesso territorio (l'italiano e il campano, l'italiano e il sardo …), sulla

variazione del significante di un certo referente a seconda dei luoghi, in particolare le regioni

d'Italia, nei quali ci si trovi.

Si riporta qui di seguito un esempio di "cartina dialettale", nella quale sono state inserite alcune

varianti della parola bambino:

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Boccia

Figgieu Burdel

Citto Frighì

Criatura

Figghiolu

Pizzinnu

Pippiu

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2 oreCome la precedente, anche quest'attività può essere preceduta dalla lettura di un brano in italiano

antico (il Placito capuano o l'Indovinello veronese), all'interno del quale l'insegnante

sottolinei alcuni vocaboli, fornendo il corrispettivo odierno e facendo notare il mutamento o la

scomparsa di essi.

L'insegnante propone agli alunni un salto indietro nel tempo, sondando le loro conoscenze storiche

sull'epoca romana, senza però soffermarsi su date o avvenimenti particolari; ricorda semplicemente

l'esistenza dell'impero romano e della sua lingua, il latino; accenna poi in particolare

all'occupazione romana della Sardegna a partire dal III sec. a.C., sottolineando come l'isola avesse

anche a quell'epoca il medesimo governo e la medesima lingua rispetto alla penisola.

L'insegnante si serve di un'altra cartina dell'Italia nella quale figurino i nomi delle principali città e

popolazioni presenti intorno al I secolo. Sulla cartina inserisce la medesima parola utilizzata per il

precedente lavoro (bambino/a, casa …) o un'altra ritenuta significativa, nella sua forma latina.

Chiede quindi agli studenti cosa pensino: si trattava forse di un'unica parola valida per tutti, oppure

nelle diverse aree della penisola essa era pronunciata diversamente (o era totalmente diversa)?

L'insegnante spiega poi che il latino è madre dell'italiano, del sardo e degli altri dialetti italiani e,

così come accade tra genitori e figli, presenta delle somiglianze ma anche delle differenze con essi.

Propone quindi degli esempi di continuità tra latino e alcune lingue romanze. Tres > Tre (italiano),

Tres (sardo), Trois (francese) Tres (spagnolo). Ventu(m) > Vento, Bentu, Vent, Vient.

Homo/Homin(em) > Uomo, Omini/e, Homme, Hombre.

I tre gruppi di raffronti possono essere scritti in maniera chiara alla lavagna e ricopiati dagli alunni

sul quaderno (utilizzando colori diversi per lingue diverse), o riportati su cartelloni (ai quali

lavorino gli alunni divisi in 3 gruppi) sui quali si disponga, p.es., la parola latina al centro e le

diramazioni romanze tutt'intorno.

Succesivamente l'insegnante richiama l'attenzione degli alunni sulla conservatività della lingua

sarda, affrontando l'argomento tramite esempi, puntando sulla evidente somiglianza di certi

vocaboli sardi rispetto a quelli latini:

cantamus è in sardo CANTAMUS/OS, cantat è CANTAT(A), duos/as è DUOS(O)/DUAS(A). Si possono affiancare a questi altri esempi nei quali si faccia notare che il sardo, nel corso dei

secoli, rimanendo più vicino al latino, la lingua madre, si è però allontanato dall'italiano, fatto che

spinge anche a richiamare la precedente lezione sulla variazione della lingua nello spazio:

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domu(m) è DOMU/O (italiano, duomo), mentre casa(m) è presente in italiano e spagnolo come

CASA (maison, franc. è dal lat mansionem); gli articoli in italiano e in sardo derivano da pronomi

diversi del latino: il, lo, la, i, gli, le; SU, SA, SOS, SAS/IS.Non interessa, evidentemente, in questo caso rendere gli alunni capaci di trovare l'etimologia delle

parole sarde o italiane (poiché si tiene conto del fatto che essi sono privi della conoscenza, in questo

caso basilare, della lingua latina), ma, ancora una volta, attraverso esempi evidenti, portarli a

riflettere sulla propria lingua, sul fatto che essa cambia e sul rapporto tra sardo (locale) e italiano

(nazionale).

Anche questa carrellata di esempi può essere presentata dall'insegnante attraverso delle equivalenze,

chiaramente scritte alla lavagna; ma si può anche pensare di partire dalle conoscenze degli alunni e

chiedere loro se ricordino l'equivalente sardo delle parole italiane due, cantare, casa, ecc., e

mostrare poi la forma latina.

Da dove vengono le parole e come si formano: derivazione

Obiettivi:

- Conoscere il concetto di lessico

- Sapere che il lessico italiano contiene anche parole straniere

- Saper individuare in un enunciato i casi più evidenti di prestiti

- Conoscere il meccanismo della derivazione

- Saper individuare in un derivato la radice

- Saper individuare in un derivato prefissi e suffissi

- Conoscere i significati dei più diffusi prefissi e suffissi

- Conoscere alcuni derivati (+ parola base) in sardo

- Saper individuare i diminutivi in sardo

2 oreLa prima parte della lezione è di tipo introduttivo, riguardo al concetto e alla definizione di

lessico; l'insegnante avrà cura di chiarire agli alunni il collegamento tra le lezioni precedenti e la

presente. Con quelle si voleva infatti farli riflettere sul duplice (almeno) patrimonio lessicale di cui

dispongono in quanto Sardi e sulla provenienza di questo.

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Con una lezione frontale e partecipata spiega dunque che le parole sono i mattoni che costituiscono

il lessico o vocabolario di una lingua, che lo utiliza per costruire frasi e discorsi. Per destare la

curiosità si può porre la domanda: "quante sono le parole dell'italiano, ovvero, quanto è grande il

bagaglio lessicale dell'italiano?"

Si aggiunge anche che il numero approssimativo di 120.000 vocaboli (che si trova nei dizionari più

comuni) non rimane fisso, ma è destinato a variare e a crescere. Non sarà difficile portare gli alunni

a pensare alle numerose parole inglesi entrate in italiano, soprattutto in ambito sportivo e

informatico, dal momento che già studiano questa lingua straniera e, d'altra parte, seguono i

programmi televisivi, nei quali è alta l'incidenza di vocaboli non italiani.

L'insegnante offre anche un confronto con la lingua sarda, la quale non rimane immune da tali

fenomeni di prestito, così come tutte le lingue parlate/vive. Molte parole italiane sono diventate

anche sarde, per non parlare poi dei prestiti dall'inglese che generano frasi come: "Seu andau a su

cinema a biri unu film"; "D'ogna dì deppu pigai su pullman po' andai a traballai"; si possono citare

anche parole come "password" e "internet".

L'insegnante spiega inoltre che se è vero, da una parte, che il numero di parole di una lingua cresce

perché servono nuovi vocaboli per indicare nuovi oggetti, è anche vero, d'altra parte, che le lingue,

anche l'italiano e il sardo, tendono in genere a "fare economia", a risparmiare. Le lingue, si può dire,

riciclano materiale già presente nel lessico e, a partire da quello, creano nuovi prodotti lessicali.

In questo modo l'insegnante introduce il fenomeno della derivazione, processo con il quale la

lingua, appunto, a partire da parole-base genera nuove parole, aggiungendovi dei "pezzi" (morfemi).

Scrive poi alla lavagna alcune parole:

MARENIDO ZUCCHERARE MAREGGIATA NIDIFICARE.Chiede quindi agli alunni di indicare le parole che appaiono loro "base" e quelle che si possono

scomporre in porzioni più piccole e si possono definire derivate, guidandoli con suggerimenti; non

si chiede di indicare la suddivisione esatta di tali parole, ma di individuare semplicemente i due

gruppi.

L'insegnante chiarisce poi quali sono le parti con le quali sono costruite le parole derivate e

sottolinea (e fa sottolineare sul quaderno con un diverso colore) la parola-base in esse contenuta:

NID IFIC ARE; introduce quindi i termini di radice, per la prima porzione, e suffisso per

indicare i morfemi aggiunti (gli alunni conoscono già il morfema di infinito are, del quale ci si

occupa in apposite lezioni sulla morfologia).

L'insegnante prosegue con la lezione partecipata e propone alcuni giochi esemplificativi; scrive alla

lavagna la parola CANE e chiede agli alunni che la scrivano al centro di una pagina del

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quaderno. Li sollecita quindi, aiutandoli con suggerimenti, laddove non riescano autonomamente, a

fornire vocaboli che contengano questa parola, cioè derivati della parola CANE:

CANINO CANILE CAGNESCO CAGNETTO

CANE ACCANIRSI

CAGNOLINO CAGNACCIO CAGNONE ACCANIMENTOL'insegnante fa notare che la parola base o radice è stata "riciclata" e figura in tutti i suoi derivati

accompagnata da morfemi che possono precederla, prefissi (ac-) o seguirla, i già noti suffissi.

Precisa inoltre che la radice può cambiare, anche se poco, la propria forma (CAN-, ma anche

CAGN-) e che ciò può accadere anche con suffissi e prefissi (in-colpare, im-pastare) in base

agli altri suoni ai quali si uniscono.

3 oreL'insegnante riprende l'argomento della derivazione a partire da altri giochi esemplificativi; scrive

alla lavagna (gli alunni ricopiano in modo chiaro e con diversi colori sul quaderno) la parola VASO con alcuni suoi derivati:

INVAS-ARE VASAIO TRAVAS-ARE

Propone poi altre due parole base, STANZA e SCUOLA, delle quali gli alunni dovranno trovare

autonomamente i derivati (SCOLARO, SCOLARESCA, SCOLASTICO, SCOLARETTO, STANZONE, STANZINO…); si può procedere in questo modo: si divide la lavagna con una

linea verticale, due alunni si occupano di scrivere le proposte dei compagni, i quali interverranno a

turno e specificando di quale tra le due parole hanno trovato il derivato. Altri due alunni saranno

invece addetti alla ricerca sul dizionario (uno per ciascuno; uno per il gruppo STANZA, l'altro per

il gruppo SCUOLA) dei termini poco chiari o sconosciuti. L'esercitazione mira a rendere familiare l'operazione di scomposizione delle parole e la ricerca della

loro origine; introduce inoltre l'uso del dizionario e quindi anche la riflessione sul fatto che gli

affissi non modificano solamente la forma dei vocaboli, ma anche il loro significato in maniera

diversa a seconda del proprio intrinseco significato.

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L'insegnante chiede, successivamente, agli alunni di scrivere alcune brevi frasi con i derivati che

hanno incontrato, in particolare, cagnetto, cagnolino, cagnone, cagnaccio, canile, canino, vasaio,

travasare, scolaro, scolaresca, scolastico, stanzone, stanzino; la lettura ad alta voce delle frasi

consentirà loro, sotto la guida dell'insegnante, di distinguere i contesti in cui si utilizza, p. es., un

derivato in -one, da altri in cui se ne utilizza uno in -ino o -accio.

L'insegnante disegna una tabella alla lavagna (quello che segue è solo un esempio di

schematizzazione: non si pretende con esso di esaurire tutta la gamma dei suffissi e delle loro

sfumature semantiche) nella quale riassume il significato e quindi l'effetto dei più frequenti suffissi

e distingue tra derivati e derivati-alterati; nel commentarla distingue le diverse categorie di alterati -

diminutivi, dispregiativi…-, precisa a quale/i categoria/e grammaticale/i appartengono i derivati o

alterati creati con determinati suffissi -in ibile si formano aggettivi, in aio/aro sostantivi che

indicano professioni, ecc.:

Derivati (Derivati) Alterati-ino che è proprio di

marino: del mare-ino-etto

di piccole dimensionicagnetto: piccolo cane

-ile un luogo pieno diporcile: la casa dei maiali

-one di grandi dimensionistanzone: grande stanza

-aio che compie una certa attivitàcalzolaio: fa o ripara calzature

-accio di cattiva qualità/aspettotempaccio: tempo molto brutto

-esco che ha le caratteristiche digigantesco: grande come un gigante

-otto-occio-uccio

di aspetto tenero e simpaticograssotto: un bambino paffutotesoruccio: figlio coccolato

-ico alla maniera di/che appartiene sferico: che ha forma di sfera

-ibile che si può …punibile: che si può punire

Per concludere la lezione, l'insegnante fa circolare tra gli alunni una scatola , al cui interno sono dei

foglietti ripiegati; in ognuno è scritto un derivato o un alterato. Ogni alunno estrae un biglietto e lo

tiene chiuso sin quando non arrivi il suo turno; allora, spiega il foglietto, legge a voce alta la parola

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e rapidamente deve dire di quale categoria si tratti: CARTOLINA= derivato, FIASCHETTO= alterato, LIBRAIO= derivato, LIBRICCINO= alterato, e così via. Anche in questo caso,

due alunni a turno (p. es. quelli che abbiano già "indovinato") diventano addetti al dizionario e

cercano le parole non chiare o verificano la correttezza delle spiegazioni fornite dai compagni dietro

richiesta dell'insegnante.

A casa gli alunni possono svolgere questi due compiti: 1) specificare i tipi di alterazione delle

seguenti parole: giovinastro, cagnaccio, campetto, botteguccia, vecchiaccio, servetta, parolona,

ragazzino, orticello, mostriciattolo, nanerottolo; 2) ricavare il maggior numero di derivati dalle

seguenti parole base: carta, cavallo, braccio, casa, libro, muro, pesca.

2 oreDopo aver controllato l'esatto svolgimento dei compiti assegnati per casa, con il coinvolgimento

attivo degli alunni, l'insegnante riprende e arricchisce il discorso sui suffissi portando alcuni esempi

tratti dalla lingua sarda: spiega che il sardo si comporta come l'italiano e presenta alcuni suffissi

simili a quelli già incontrati; scrive quindi alla lavagna alcune parole sarde:

CANI/E CALLELLEDDU CACCIUCCEDDU CACCIUCCIUPIPPIU PICCIOCCU PIZZINNU PICCIOCCHEDDUPIPPIEDDU PIZZINNEDDUChiede agli alunni se siano in grado di identificare i derivati e la categoria alla quale appartengono;

in caso di risposta negativa, sottolinea con un colore diverso il suffisso di diminutivo, facendo

notare la corrispondenza con quello italiano -EDDU = ETTO- e spiega il significato delle parole

non note (in particolare quelle in logudorese).

Scrive poi alla lavagna altri esempi di derivazione in sardo, evidenziando i diversi tipi di suffisso:

-ile Puddile (puddu), foghile/foxili (fogu)un luogo pieno di

Pollaio, focolare

-alla o-adza

Piccioccalla / pizzinnadzaun insieme disordinato di

Ragazzaglia

-esa Beccesa (becciu), mannesa (mannu)caratteristica di chi è in un certo modo

Vecchiaia, grandezza

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L'insegnante lascia alcuni minuti agli alunni perché confrontino liberamente le proprie conoscenze

di lingua sarda e le singole esperienze; evidenzia i contributi corretti ed utili (fa riportare sul

quaderno le nuove parole proposte) e corregge le imprecisioni e le errate convinzioni.

Riprende quindi il discorso generale sulla derivazione per fornire maggiori indicazioni sui prefissi,

servendosi di alcuni vocaboli citati in precedenza: INVASARE, TRAVASARE, ACCANIRSI (in

quest'ultimo caso fa notare la corrispondenza col verbo sardo logudorese ACCANIDZARE = perseguitare, aizzare); aggiungendone altri: RIDEFINIRE, PREVENIRE, AMMORTIZZARE, SGONFIARE.Discute con gli alunni del significato delle parole (con l'ausilio del dizionario), nel tentativo di

rendere chiara la fusione delle forme di prefisso e radice, ma soprattutto quella dei loro significati, e

riassume tutto in una serie di equivalenze:

IN- = dentro ; TRA- = attraverso/da un punto a un altro ; A- = verso/contro/accanto ; RI- = di nuovo ; PRE- = prima ; S- = non.Aggiunge inoltre alcuni prefissi frequenti negli aggettivi, riservandosi di trattare più estesamente

questo argomento nelle lezioni su sinonimi ed opposti:

DIS- S- IN- A- ANTI- posti davanti ad aggettivi hanno valore negativo; RI- ha valore

ripetitivo o rafforzativo:

facile difficilecontento scontentofelice infelicelecito illecitopolitico apoliticoeroico antieroicocolmo ricolmosorto risortofatto rifattoChiede agli alunni di formulare a turno, oralmente, frasi con i vocaboli derivati precedentemente

citati e di spiegare il significato del prefisso.

Con 10 (circa) minuti di lezione frontale, in conclusione delle lezioni sulla derivazione, l'insegnante

spiega che, come si è potuto notare dai numerosi esempi, questo meccanismo crea parole che

possono appartenere a categorie grammaticali diverse da quella della parola-base:

STANZA → STANZONE STANZINO sostantivi

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CANE → ACCANIRSI → ACCANIMENTO sost. → verbo → sost.

Propone infine un gioco sulle catene di derivati: pronuncia a voce alta una parola base e chiede agli

alunni di trovarne i derivati; li guida poi alla costruzione di catene, aggiungendo le parole che essi

non sono stati in grado di produrre e che devono essere scritte sul quaderno e cercate (a casa) sul

vocabolario:

Es. STATO → STATALE → STATALIZZARE.FOSSO, FRETTA, ACQUA, DISCIPLINA … .

Come si formano le parole: composizione

Obiettivi - Conoscere il meccanismo della composizione

- Saper individuare in un composto i costituenti

- Saper individuare le categorie grammaticali dei costituenti di un composto

- Saper creare parole composte, dati gruppi di vocaboli

- Conoscere alcuni composti in sardo e il relativo significato

- Saper individuare i costituenti di tali composti in sardo

3 oreL'insegnante con 10 minuti di lezione frontale richiama il concetto di facoltà creatrice della lingua e

spiega che vi è un altro meccanismo tramite il quale possono nascere nuove parole: la

composizione, cioè l'accostamento e la fusione di due parole in una sola.

Propone alcune frasi con lacune (può scegliere di fornire alla rinfusa le immagini degli oggetti il cui

nome è stato omesso, in modo da rendere più semplice il completamento):

La lettera giunge a destinazione solo se vi attacchiamo il -----------.Senza il ---------- non si oltrepassa la frontiera.I ladri sono entrati in banca e hanno scassinato la ----------.L'attore fu sostituito dalla ------------ in una scena paricolosa.Si evidenziano le parole inserite (francobollo passaporto cassaforte controfigura) e si

scindono nei due componenti. L'insegnante spiega le parole che possono risultare meno chiare e

propone ancora altri composti:

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I neroazzurri sono i tifosi e i giocatori dell'Inter; Dopo la scossa, nel paese ci fu un fuggifuggi generale; La città di Cagliari è dotata di un vasto portocanale.

Ciascun alunno divide le parole nei due blocchi costituenti, inserendoli in due colonne tracciate sul

quaderno e qualificandoli in base alla categoria grammaticale di appartenenza:

NERO AZZURRO Aggettivo + aggettivo PASSA PORTO Verbo + sostantivo FRANCO BOLLO Aggettivo + sostantivo CASSA FORTE Sostantivo + aggettivo CONTRO FIGURA Avverbio + sostantivo FUGGI FUGGI Verbo + verbo PORTO CANALE Sostantivo +

sostantivo

L'insegnante propone un gioco: fornisce, scritti alla lavagna, gruppi di aggetivi, sostantivi, verbi,

avverbi, preposizioni, con i quali sia possibile formare dei composti (gli alunni hanno la possibilità

di leggere tra sé gli elenchi per qualche minuto). Ogni alunno estrae da una scatola due biglietti con

su scritta una combinazione, es.: nome + aggettivo. A turno, servendosi del materiale lessicale

fornito, pronuncerà ad alta voce la parola composta secondo le indicazioni del biglietto, e tutti la

scriveranno sul quaderno con la corrispondente struttura.

Prima di dare il via al gioco, l'insegnante precisa che alcune parole possono essere usate più di una

volta; non sono presenti distrattori, cioè tutte le parole possono combinarsi tra loro.

Si richiama l'attenzione, infine, sulla forma plurale dei composti, la quale non sempre è di

immediata intuizione. Con l'aiuto del vocabolario e dell'insegnante gli alunni scriveranno anche il

corrispettivo plurale dei vocaboli precedentemente costruiti e cercheranno i significati poco chiari.

SOSTANTIVI: terre, cielo, piedi, arco, palco, roba, porto, uomo, capo, acqua, baleno, canale,

dischi, vite, sole, grillo, pesce, fango, spada, storie, talpa, rilievo, fortuna, campo, brezza, verso,

luogo, stazione, classe, banda, famiglia, branco, treno, fila, lista, moto, auto, spino, mano, figura,

lavoro, cassa

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AGGETTIVI: scenico, gentile, chiaro, basso, santo, scuro, forte, nero, rosso, verde, mobile, bianco

VERBI: parare, grattare, marciare, guardare, passare, mangiare, girare, cantare, portare, salire,

fuggire, asciugare, lavare, scendere, scrivere

AVVERBI E PREPOSIZIONI: contro, sotto, piano, dopo, anti, sopra, forte

ES.: BIANCOSPINO = aggettivo + sostantivo.ANTIUOMO = preposizione + sostantivoSALISCENDI = verbo + verbo

1 oraIn circa 15 minuti di lezione frontale l'insegnante riprende i concetti più importanti riguardanti la

composizione, e fornisce chiarimenti. Fa inoltre notare che, così come accade col meccanismo della

derivazione, anche in questo caso le parole che nascono da composizione possono appartenere a

categorie grammaticali diverse da quelle alle quali appartengono le singole componenti:

SALISCENDI = verbo + verbo → sostantivoCHIAROSCURO = aggettivo + aggettivo → sostantivo

Nei restanti 45 minuti l'insegnante propone alcuni composti in lingua sarda, dei quali richiede un

tentativo di scomposizione e analisi; mentre gli alunni dettano a turno le proprie soluzioni,

l'insegnante scrive alla lavagna e li guida con suggerimenti e chiarimenti sul significato delle parole.

Infine disegna una tabella:

Conchemallu conca (sost.) + mallu (sost.) Dalla testa grossa

Alipedde ala (sost.) + pedde (sost.) Pipistrello

Barrimannu barra (sost.) + mannu (agg.) Chiacchierone

Alipintu ala (sost.) + pintu (agg.) Fringuello

Tratacasu tratai (verbo) + casu (sost.) Grattugia

Conchitusu conca (sost.) + tusu (agg.) Calvo

Pilinieddu pilu (sost.) + nieddu (agg.) Dai capelli neri

Murribianca murru (sost.) + biancu (agg.) Dal viso pallido

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Barbilonga barba (sost.) + longu (agg.) Dalla barba lunga

Laboratorio

Obiettivi:

- Comprendere il senso generale del brano in sardo

- Saper individuare nel brano derivati ed alterati e saperli ricondurre alla parola base

- Saper individuare i sinonimi

- Saper individuare il rapporto iperonimo/iponimo

- Individuare affinità e divergenze delle medesime parole nelle due diverse redazioni, sarda ed

italiana

2 oreL'insegnante lentamente ed espressivamente legge la fiaba nella versione originale sarda, mentre

gli alunni seguono su fotocopie precedentemente distribuite; chiede poi agli alunni se siano chiari il

senso generale e la successione degli eventi. Li fa quindi concentrare sulle prime 10 righe del testo

e chiede se notino alcuni dei fenomeni lessicali visti nelle precedenti lezioni; col colore arancione

gli alunni devono sottolineare i diminutivi, con quello rosso altri derivati, in celeste evidenziano

l'iperonimo, in giallo l'iponimo, in verde evidenziano i sinonimi. L'insegnante chiede inoltre che gli

alunni individuino le parole base dei diversi derivati e, qualora si trovino nel testo, le evidenzino in

rosso (Es. cantidadi / cantu ).Assegna come compito per casa la lettura della versione italiana della fiaba; gli alunni dovranno

sottolineare nel testo derivati, sinonimi, iponimi e iperonimi, così come già fatto per il brano in

sardo.

Ma, in aula, tenendo presenti entrambe le versioni, fa notare agli alunni le corrispondenze canarieddu/canarino ; serbidori/servo, servitore ; sportellittu/sportellino, ecc. Fa inoltre notare la somiglianza tra rei e re, palaziu e palazzo, maestadi e maestà, ecc., la divergenza di altre parole (pappai/mangiare), il rapporto di sinonimia tra goppai e compare (di battesimo)/amico ….

Su pilloni fuiu

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Una borta ci fiada unu rei chi teniada unu bellissimu canarieddu, e du stimada meda, e iad’incarrigau apposta unu serbidori po di donai a pappai e po d’attendi in tottu, po chi no si fuessidi.

Ma una bella dì, in d’unu momentu chi su serbidori iada lassau su sportellittu de sa cabbia obertu, su canarieddu si ‘nci fiada fuiu. Su serbidori fiada disperau, puita scidiada chi su rei chi boliada beni a su canariu, no iad’a porri sunfrì ch’issu ‘nci d’essidi lassau fuì. Infatti, benniu su rei e scipiu su fattu, iada donau s’ordini chi ‘nc’essinti bogau po sempri su serbidori de su palaziu. Su serbidori iada cumenzau insaras a prangi, e a domandai perdonu e grazia, po sa famiglia manna chi teniada, promittendi e giurendi chi una simili mancanza non d’iada a essi fatta prusu.

Insaras su rei moviu a cumpassioni, d’ia’fattu zerriai a sa presenzia sua, e d’iada nau: «Ascurta: si tui mi spiegas duas cosas chi deu ti domandu, t’appu a lassai in su palaziu miu; si no, ti ‘nci fazzu bogai de mala manera». - «Neridi, Maestadi – iada arrispostu su serbidori – deu seu prontu a tottu»- - «Ebbeni tui depisi nai crasi sa distanzia ch’inc’esti de innoi a su xelu, e cantu perdas ci funti boffias po fabbricai su palaziu miu». Su serbidori promittidi chi iad’a essi arrispostu a sa domanda, mancai in su coru suu scidessidi de non essi bonu.

Infatti ‘nci fiada bessiu prangendi de su palaziu, e iada agattau in s’arruga un goppai suu chi bidendiddu prangi, d’iada’ domandau su motivu. E issu d’iada contau su fattu. «Esti po cussu chi si disperais? – d’iada nau su goppai – sa risposta è facili a d’agattai, e deu si da nau subitu. Pigai un rotulu de ‘spagu mannu mannu, e narai a su rei chi cussa è sa distanza chi’nc’esti de sa terra a su xelu, e po sa cantidadi de is perdas, naraiddi chi ‘nci ‘ndi funti dus millionis. Si issu circada de fai osseravzionis, naraiddi chi misuridi sa distanza, e chi contidi is perdas».

Su serbidori si ‘ndi fiada andau tottu contentu, e s’uncrasi si fiada presantau a su rei. «Ebbeni – d’ia’nau su rei – ita hasi fattu po su chi t’happu ordinau?» «Eccu, Maestadi, sa risposta: sa distanza chi’nc’esti de sa terra a su xelu è custa». E di presentada su rorulu. Su rei iada nau: «No, no esti berus, no esti custa». E su serbidori: «Misuridda, e ad’ a bi’ si happu a tenni arresgioni». Su rei insaras si fia’ cittiu, poita no ‘scidiada ita arrespondi: «E is perdas chi funti in su palaziu miu?» iada nau su rei. «In su palaziu suu ci funti dus millionis

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de perdas» - «Oh - arrispondi su rei – custu poi no e esti berus assolutamenti». «Si, si – iada nau su serbidori – custu è berissimu, fezasiddas contai, e ad’a bi’ si happo nau sa beridadi».

Su rei, meravigliau de su spiritu de su serbidori, non solu d’iada tentu in domu sua, ma d’iada donau una summa de dinai, chi su serbidori iada dividiu cun su goppai, pota d’iada cunzillau su modu de si ‘ndi bessì de s’impicciu.

Per un canarino in libertà

C'era una volta un re che aveva un bellissimo canarino, di rara specie e di fantastici colori. Gli voleva bene più che ai suoi figli, e gli aveva messo a disposizione un servo, perché lo accudisse in tutto, gli desse da mangiare e sopratutto stesse attento a non farlo fuggire.

Ma un bel giorno (bello, cioè, solo per l'uccellino), Vanni, questo era il nome del servo, dimenticò per un attimo (proprio uno, non di più) lo sportellino della gabbia aperto e... il canarino riprese la sua libertà.

«Oh povero me — gemette Vanni accortosi della fuga — II re andrà su tutte le furie. Forse mi farà impiccare. Amava quell'uccello più del suo denaro!».

A parte l'impiccagione, che non avvenne, il servo aveva visto proprio giusto: il re, saputo dell'accaduto, dopo aver urlato tanto da far ciondolare, per lo spostamento d'aria, la gabbia ormai vuota, licenziò in tronco l'ex guardiano del canarino.

Ma Vanni, che aveva famiglia da sfamare, cominciò a piangere e ad implorare pietà.

Il re, che aveva imparato a voler bene al servitore, forse perché a furia di stare col canarino ne aveva preso addirittura l'odore, e la sua stessa voce sembrava un cinguettio, si impietosì.

«Ascolta» — tuonò — «se vuoi salva la paga, devi rispondere a due domande che io ora ti farò. Ma se non ci riuscirai assaggerai le pedate dei miei soldati».

«Dite pure maestà — rispose Vanni con un filo di speranza — sono pronto a tutto».

Con fare solenne, il re sentenziò:23

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«Entro domani, devi sapermi dire qual’è la distanza dalla terra al cielo e quante pietre ci sono volute per fabbricare il mio palazzo».

Il servo, con l'aria sicura sul viso, ma con la disperazione nel cuore, promise: «Sciocchezzuole. Ben altro ci vuole per mettermi nei pasticci. Domani avrete la risposta».

Uscito dal palazzo, cominciò ad arrabattarsi il cervello. Piangeva come un bambino e camminava senza sapere dove i piedi lo portassero.

Per strada incontrò Pasquale, suo compare di battesimo.Questo Pasquale era un tipo piuttosto originale. Basso basso, aveva lo

stomaco grande come un'anguria, perché mangiava più che parlare.Aveva il naso rosso come un peperone, perché beveva più che mangiare.

Ma le rare volte che apriva bocca diceva cose serie. Sapeva far lavorare bene, più che lo stomaco, il cervello. Un caso più unico che raro, come vedete.

Si accorse da lontano che il compare stava piangendo e, avvicinatesi, gli chiese spiegazioni. Sempre in preda alla disperazione, Vanni, tra un singhiozzo e l'altro, gli raccontò tutte le disgrazie.

«Ih — gli disse il compare — ti spaventi per così poco? Stammi bene a sentire: la soluzione non è difficile».

Sedettero tutti e due su un muretto, e il servo, in religioso silenzio, ascoltò i consigli.

«Prendi un rotolo di spago molto grande — cominciò Pasquale — e di al re che la lunghezza dello spago è uguale alla distanza che c'è dalla terra al cielo. Ma bada: il rotolo deve essere proprio molto grosso».

«E per il numero di pietre — chiese Vanni con ansia — che cosa gli dico?»«Per le pietre — rispose il compare — è molto più facile. Digli che ce ne

sono due milioni. Se poi il re avesse qualche dubbio e ti dicesse che non è vero, ebbene, tu digli che misuri lui la distanza dalla terra al cielo e che conti lui le pietre».

Questi furono i consigli di Pasquale che, data una pacca sulle spalle al compare per incoraggiarlo, se ne ritornò per i fatti suoi.

Il servo, tutto contento, la notte non dormì (tanto più che non aveva avuto il coraggio di tornare a casa) e all'alba stava già sotto il palazzo reale.

All'ora stabilita si presentò al re.«Ebbene — gli disse il re — hai trovato la soluzione ai problemi?»

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Con l'aria di chi la sa lunga, Vanni disse: «Ecco la distanza che c'è dalla terra al cielo» — e mostrò un enorme rotolo di filo.

Il re dapprima rise, poi serissimo disse: «Non è vero, non è questa».E il servo: «Misuratela voi stesso, di persona, e vedrete se ho ragione».Il re restò dapprima un po’ impacciato. Quindi chiese: «Come potrò

farlo?»«Con la sinistra — cominciò Vanni (ridendo sotto i baffi) — tenete ben

fermo il capo della matassa. Nello stesso tempo applicate all'altro capo del filo un bell'amo da pesca, che funzioni da ancora. Allora potrete lanciare il rotolo verso il cielo. L'amo si aggancerà a quella nuvoletta che sta proprio sopra di voi».

Il re si fece portare subito un grosso amo e seguì le istruzioni del suo ex-guardiano. Dopo vari tentativi mal riusciti, l'amo si agganciò, non a quella nuvoletta, ma soltanto ad un ramo di pesco che c'era nel giardino.

A quel punto il sovrano si rese conto dell'astuzia di Vanni. Ma non volle dargliela vinta e passò all'altro quesito.

«E le pietre che ci sono nel mio palazzo, eh? Quante sono, quante sono?»Il servo, ormai più spavaldo, disse: «Due milioni»«Ah, ha, — fece eco il re, scoppiando in una risata — questa poi non è

assolutamente la verità».«Si, si — insisté Vanni — è verissimo. Contatele di persona, voi stesso, e

vedrete se ho detto bugie».Il re, meravigliato dalla prontezza di spirito del servitore, non solo non lo

scacciò dal palazzo, ma gli diede in premio una grossa somma di danaro.Vanni corse subito a dividere il premio con compare Pasquale.

Mangiarono e bevvero a sazietà per giorni e notti.Dell'uccellino non si seppe più nulla.Un tordo che l'ha conosciuto ci ha raccontato di averlo visto: ha detto che

si divertiva un mondo a giocare con le lucertole e a saltellare sui rami e che aveva imparato a cantare in maniera straordinaria. Effetto della libertà.

Verifica sommativa

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La presente verifica mira a rilevare il grado di apprendimento degli argomenti trattati nelle

precedenti lezioni (in particolare, derivazione e composizione) e l'acquisizione o il rafforzamento di

alcuni elementi del lessico sardo.Obiettivi

- Conoscere i meccanismi di derivazione

- Saper estrarre da un gruppo di derivati la parola base

- Conoscere i principali prefissi e suffissi con relativi significati

- Saper individuare prefissi e suffisi e scinderli dalla parola derivata

- Saper riconoscere i composti

- Saper individuare costituenti di composti e loro categorie d'appartenenza

- Data una definizione in italiano, saper esprimere il lessema sardo

Durata della verifica: 1 ora

Criteri di valutazione. Il voto più alto che gli allievi possono ottenere è 10; si assegnano punti 1,5

all'esercizio1, punti 3 all'esercizio 2, punti 1,5 all'esercizio 3, punti 2 agli esercizi 4 e 5. Il punteggio

assegnato quindi ad ogni risposta esatta è di 0,25 punti per gli esercizi n. 1 e n. 3; 0,3 punti per

l’esercizio n. 2 e 0,2 punti per gli esercizi n. 4 e 5.

I voti saranno poi convertiti in giudizi in base alla seguente tabella:

Ottimo = 10Distinto = 9Buono = 8Discreto = 7Sufficiente = 6Mediocre = 5Insufficiente = fino a 5

Esercizio 1

Per ogni gruppo di 3 parole scrivi accanto la parola base e i 3 suffissi/prefissi che originano i

derivati:Annacquare, acquoso, acquatico ______________________________________________Alberato, inalberare, alberello ______________________________________________

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Fossato, affossare, infossare _______________________________________________Infarinatura, farinoso, sfarinare _______________________________________________Sfarfallone, sfarfallare, sfarfallio ______________________________________________Insabbiare, sabbiatura, sabbione ______________________________________________

Esercizio 2

Scomponi le seguenti parole nei singoli costituenti e inserisci questi negli appositi spazi della

tabella. Affiancare ai suffissi/prefissi individuati il loro significato.

PAROLE PREF. SIGNIFICATO RADICE SUFF. SIGNIFICATO 0 CATEGORIA

Es. rispedire ri di nuovo sped ire (verbo IV con.)GrandezzaIncertezzaLupettoDisoccupatoVasaioImbottigliareRiscaldareInattivoSvogliatoCanzonaccia

Esercizio 3

Per ognuna delle seguenti frasi riconosci le parola composta e scrivi accanto a quali categorie

grammaticali appartengono le due componenti:

1. Per salire le scale, reggiti al corrimano.2. Se non ho il segnalibro non trovo la pagina giusta.

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3. Mario ha sempre quell'aria presuntuosa: non scende mai dal suo piedistallo.

4. L'asciugacapelli si è rotto, bisogna farlo riparare.5. L'arcobaleno è un effetto ottico che compare in cielo dopo un temporale.6. Mia zia è piuttosto pignola: ogni giorno spolvera gli intarsi della sua

antica cassapanca

Esecizio 4

Suddividi, con un trattino verticale, le seguenti parole composte; indica nella colonna accanto la

categoria delle componenti e le parole di congiunzione che mancano tra queste (di, che sembra,

a/verso, e). In alcuni casi non vi sono parole di congiunzione; spiega allora il composto in questo

modo: es. Asciugamano = che asciuga la/le mano/i.

PAROLE CATEGORIE CONGIUNZIONEEs. Capo/branco sost. + sost. (capo) del (branco)TerrafermaPescespadaCavolfioreCapobandaTirassegnoTiremmollaScansafaticaPortafoglioBattipanno Verderame

Esercizio 5

Immagina di parlare con un turista romano che conosce poco il sardo, ma mostra grande curiosità

per la nostra lingua e ti pone continue domande. Prova a rispondergli con i corretti termini sardi:

Come si dice pollaio in sardo? E pollo? ______________________________________

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Come si dice bambino? Ricordami il diminutivo… _______________________________Voi Sardi usate spesso una parola strana per le persone che hanno la testa grossa. Come dite? __________________________________________________________Mi piacerebbe visitare le vostre grotte, ma ho paura dei pipistrelli. Come li chiamate qui? _______________________________________________________________Se volessi parlare in sardo a tavola e mi servisse la grattugia, cosa dovrei chiedere? __________________________________________________________________Come dite per vecchio? E per vecchiaia? ______________________________________Sono proprio un chiacchierone… Come me lo diresti in sardo? __________________

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LORELLA PINNA

Creazione di rapporti di significato:

Monte orario: 14 ore

Iperonimi e iponimi (3 ore)

Alcuni minuti alla fine della lezione saranno impiegati per l’assegnazione di esercizi da svolgere a

casa.

Conoscenze:

- Sapere che cosa sono gli iponimi e gli iperonimi

Competenze:

- Saper distinguere iponimi e iperonimi

- Saper costruire una gerarchia di significati a partire da un iponimo e viceversa

- Saper usare il dizionario sardo-italiano

- Saper costruire delle tabelle

Competenze sociali:

- Saper partecipare attivamente alle attività proposte

- Saper lavorare in gruppo

Lezione frontale: (10 minuti): L’insegnante spiega che le parole possono essere generali o

specifiche.

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Si scrive sulla lavagna la parola frutto e la parola mela. Frutto è una parola più “generale” di mela.

Quando dico: “ho mangiato un frutto” non è possibile capire di quale frutto si tratta, mentre se dico

“ho mangiato una mela” si sa esattamente quale frutto ho mangiato. Si spiega che la parola

“generale” frutto è detta “iperonimo” mentre la parola “particolare” mela si chiama iponimo. Si

fanno ulteriori esempi verdura/carota ecc.

Lezione partecipata: (50 minuti) L’insegnante distribuisce in fotocopia il testo di un mito

cosmogonico Maya (questo mito sarà oggetto di analisi nel modulo IV). Si procede quindi alla

lettura e all’identificazione di eventuali iponimi e iperonimi: i ragazzi dovranno sottolineare con un

colore diverso iponimi e iperonimi. L’esempio più evidente nel testo è dato da animale/ gatto,

coyote, pappagallo, corvo. L’insegnante invita i ragazzi a trovare altri iponimi della parola animale

che saranno scritti sulla lavagna e che i ragazzi trascriveranno sul quaderno. L’insegnante a questo

punto fa notare che nel testo ci sono altri iperonimi e chiede ai ragazzi di provare a trovarli. Un

esempio può essere dato dalla parola albero di cui i ragazzi devono indicare gli iponimi.

Testo del mito

Mille e mille anni fa il mondo era vuoto. Non c’era alcun uomo, né un solo animale, né pietre, né

erbe, né alberi; solo il cielo ed il mare esistevano. Tepeu e Gucumatz, il dio creatore e il dio

formatore, decisero di creare la terra e il sole. In un attimo dalla nebbia scaturirono montagne e

boschi. Tepeu e Gucumatz crearono poi gli animali e ad ognuno di essi assegnarono una casa:

chi viveva tra i cespugli, chi sugli alberi, chi nelle buche del terreno. I due dèi si rivolsero agli

animali dicendo: -Parlate, gridate e cantate i nostri nomi!- Gli animali gridavano, ululavano, ma

non riuscivano a pronunciare i loro nomi.

-Così non va- dissero Tepeu e Gucumatz. E provarono a creare l’uomo. Lo fecero di fango, ma

subito videro che non andava bene. L’uomo non aveva forza, cadeva giù molte volte e la testa

non stava su. Allora i due dèi dissero: “Proviamo a scolpire l’uomo nel legno”. I fantocci di

legno assomigliavano all’uomo, ma non avevano anima e neppure cervello. Tepeu e Gucumatz

erano sconsolati: la creazione dell’uomo era proprio difficile.

Ma ecco avvicinarsi quattro animali: il gatto, il coyote, il pappagallo e il corvo, che portarono ai

due creatori una pannocchia matura di mais. Tepeu e Gucumatz presero la pannocchia e

macinarono i chicchi con una pietra. Poi impastarono la farina con l’acqua del mare e crearono

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i muscoli e la forza dell’uomo. Finalmente la loro opera era perfetta. L’uomo aveva anima e

cervello e cantava lodi a Tepeu e Gucumatz, creatori del cielo e della terra.

Lezione partecipata (1 ora): l’insegnante pone la seguente domanda-stimolo: “conoscete il nome

degli animali in sardo?. Proviamo a trovare in sardo gli iponimi e gli iperonimi riguardanti il mondo

degli animali”. Gli allievi, a turno, indicano la parola sarda che corrisponde a quella italiana

aiutandosi eventualmente con il dizionario Sardo-Italiano.

L’insegnante divide la classe in quattro gruppi, due composti da cinque e due da quattro allievi.

I ragazzi dovranno costruire, sui cartelloni distribuiti alla classe, una gerarchia di significati

partendo dalla parola sarda animali.

Sinonimi (2 ore):

Alcuni minuti alla fine della lezione saranno impiegati per l’assegnazione di esercizi da svolgere a

casa.

Conoscenze:

- Sapere che cos’è un sinonimo e perché è importante conoscerli

- Sapere che non tutte le parole hanno un sinonimo e che i sinonimi non sempre sono

equivalenti

- Sapere che l’uso di un sinonimo non può prescindere dal contesto.

Competenze:

- Saper utilizzare il dizionario dei sinonimi

- Saper scrivere brevi testi utilizzando le parole date

- Saper utilizzare i sinonimi in maniera adeguata al contesto

- Saper ricavare il significato di una parola in base al contesto

Competenze sociali:

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- Partecipare attivamente alle attività proposte

Lezione frontale. (15 minuti)

L’insegnante spiega che cos’è un sinonimo: per molte parole ne esistono delle altre che hanno lo

stesso significato.

Spiega inoltre l’importanza di conoscere i sinonimi per arricchire il proprio lessico in modo tale da

evitare, quando si scrive, di ripetere la stessa parola e per poter usare il termine giusto in ogni

situazione. Si procede scrivendo alla lavagna degli esempi: porta/uscio, pistola/rivoltella,

preciso/esatto, servono a dimostrare che l’uso dell’una o dell’altra parola è indifferente.

Non sempre però i sinonimi sono perfettamente equivalenti: si può distinguere tra sinonimi propri e

apparenti. A volte si usano sinonimi apparenti come ad esempio macchina/automobile, sono

apparenti perché non tutte le macchine sono automobili.

I sinonimi tuttavia non sono sempre intercambiabili: cosa vuol dire?. Si fa un esempio: ”oggi ho

preso il caffè” e “ oggi ho bevuto il caffè”. Le due frasi esprimono lo stesso significato, le due

parole “preso” e “bevuto” in questo caso sono sinonimi. Se diciamo invece “oggi ho preso il tram”

non posso sostituire alla parola “preso” la parola “bevuto” perché non posso dire “oggi ho bevuto il

tram”, quindi in questo contesto “prendere” e “bere” non sono sinonimi.

Lezione partecipata (15 minuti): l’insegnante scrive le seguenti parole alla lavagna: CONTO /

SOMMA, poi scrive le frasi:

“Finiti gli acquisti sono andata alla cassa e ho chiesto di farmi …….di quello che avevo speso”

I ragazzi sono invitati a completare le frasi inserendo il termine che ritengono più adatto

“Alla fine della vacanza, prima di lasciare l’albergo, ho pagato………”

L’insegnate fa analizzare le frasi agli alunni: “si può scrivere indifferentemente conto o somma

nelle due frasi?”

A questo punto si fa riflettere i ragazzi sul fatto che un sinonimo non può sostituire una parola in

ogni situazione.

Attività laboratoriale (1 ora e 30 minuti):

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L’insegnante scrive alla lavagna quattro aggettivi che esprimono stati d’animo e affida la seguente

consegna: utilizzando queste quattro parole, scrivete quattro cartoline, indirizzando ciascuna a un

compagno diverso. Ogni cartolina deve contenere una di queste parole e almeno altre dieci parole.

Arrabbiato

Raggiante

Triste

Spensierato

L’insegnante chiede agli alunni di costruire una tabella, in cui, accanto a ogni parola, vi sia lo

spazio per scrivere i suoi sinonimi, quindi propone la seguente consegna: scrivete accanto a ogni

aggettivo i suoi sinonimi, utilizzando il dizionario dei sinonimi e dei contrari

Aggettivo Sinonimi

Arrabbiato

Raggiante

Triste

Spensierato

L’insegnante fa quindi costruire sul quaderno due tabelle, disegnandole alla lavagna, quindi

assegna il seguente compito: scegliete un sinonimo e provate a riscrivere la cartolina con questo

nuovo aggettivo per vedere se il significato della frase rimane lo stesso.

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Sinonimo di…… Scrivi una cartolina………….

Arrabbiato

Raggiante

Triste

Spensierato

Alla fine si leggono in classe le cartoline che i ragazzi hanno scritto.

Opposti (1 ora)

Alcuni minuti alla fine della lezione saranno impiegati per l’assegnazione di esercizi da svolgere a

casa.

Conoscenze:

- Sapere che le parole hanno un opposto

- Sapere che l’opposto di alcune parole si può costruire con l’utilizzo di prefissi o locuzioni

avverbiali negative

- Sapere che non tutte le parole hanno un opposto

Competenze:

- Saper utilizzare il dizionario dei sinonimi e dei contrari

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- Saper ricavare da una parola il suo opposto

Competenze sociali:

- Partecipare attivamente alle attività proposte

Lezione frontale(10 minuti):L’insegnante scrive alla lavagna le parole PULITO/SPORCO e invita a

riflettere sul fatto che una cosa pulita non può essere anche sporca. A questo punto spiega che

Per molte parole ne esistono altre che esprimono un significato opposto: in questo caso il significato

di una parola esclude quello dell’altra. Si fa un ulteriore esempio: la parola caldo si trova in

opposizione a freddo, se c’è l’uno non può esserci l’altro.

Brainstorming (20 minuti): i ragazzi sono invitati a proporre delle parole. Tutte vengono scritte alla

lavagna e sui quaderni. In seguito si prova a trovare l’opposto, con l’aiuto del dizionario dei

sinonimi e dei contrari, e viene scritto a fianco. È possibile che di alcune parole scritte non esista

l’opposto. L’insegnate pone un'altra domanda stimolo: “secondo voi tutte le parole hanno un

opposto?. Si scrive alla lavagna la parola “bocca”, “esiste il suo contrario”?

Lezione frontale (15 minuti): un modo di costruire il contrario di una parola è quello di mettere

davanti alla parola dei prefissi con significato negativo:

IN + ADATTO

DE + COLORARE

DIS + ATTENTO

S + CONTENTO

Un altro modo per costruire un opposto è quello di far precedere la parola da NON

NON ADATTO

NON COLORATO

NON ATTENTO

NON CONTENTO

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Attività laboratoriale (15 minuti):

L’insegnante fa prendere agli alunni il libro di testo e fa fare in classe due esercizi sugli opposti

Consegna: 1) Unisci con una freccia ciascuna parola del gruppo di destra con quella del gruppo di

sinistra:

Gentile forestiero

Allegro Generoso

Lento Inetto

sensibilità Trascurare

Controllare Forestiero

Abile triste

Avaro Veloce

Rattristarsi Diverso

Indigeno Sgarbato

Uguale Apatia

Consegna: 2) Mettendo davanti alle parole i morfemi DIS, IN, IM, S, AN scrivi gli opposti

Amare- legare- abbagliante- possibile- successo- contento- capace- onore- attento

Il Lessico della fiaba (1 ora)

L’analisi del lessico della fiaba viene utilizzata anche per il recupero e consolidamento di

conoscenze e competenze.

Conoscenze:

- Conoscere il lessico proprio della fiaba

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Competenze:

- Saper riconoscere gli opposti

- Saper individuare i prefissi.

- Saper utilizzare, adeguandoli al contesto, i sinonimi proposti dal programma Word

- Saper seguire sul computer la lettura fatta dal docente

Competenze sociali:

- Saper collaborare in base alle proprie conoscenze

- Saper mettere a disposizione degli altri le proprie competenze (informatiche in questo caso)

- Partecipare attivamente alle discussioni proposte dal docente

Competenze trasversali:

- Saper utilizzare, nelle sue componenti fondamentali, il programma Word (es. copiare e

incollare, evidenziare le parole con colori diversi).

- Saper utilizzare la funzione sinonimi di Word

Premessa

La seguente attività si svolge nel laboratorio di informatica. Solitamente le scuole non possono

offrire un computer per ogni allievo per cui, ogni attività sarà svolta in coppia. Si cercherà di

formare le coppie affiancando a un ragazzo meno esperto uno più esperto nell’utilizzo del

computer.

Attività laboratoriale (1 ora): L’insegnante fa aprire ai ragazzi il programma Word e il file,

precedentemente caricato su ogni PC, in cui è contenuta la versione elettronica della fiaba

“Biancaneve”. La fiaba viene letta dal docente mentre i ragazzi seguono la lettura sul computer.

Finita la lettura inizia l’analisi lessicale: l’insegnante fa notare che all’interno del testo ci sono delle

parole che si trovano spesso nelle fiabe. Si procede ad una discussione guidata: “Chi sono i

personaggi delle fiabe”. “ Quali sono i luoghi dove si svolgono le vicende?”. L’insegnante invita i

gruppi a sottolineare con l’evidenziatore verde il lessico che viene individuato dai ragazzi come

proprio della fiaba. L’insegnante ricorda inoltre che anche espressioni come c’era una volta e

vissero tutti felici e contenti sono tipiche delle fiabe per cui andranno segnate con il colore verde. A

questo punto gli allievi devono evdenziare con il colore giallo tutte le parole di cui non sanno

spiegare il significato, e con il colore celeste quelle che contengono prefissi o parole composte già

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studiati in precedenza7. Gli alunni sono invitati a copiare e incollare la fiaba in un altro foglio

elettronico. L’insegnante fa notare ai ragazzi che, cliccando col tasto destro del mouse su una delle

parole, si apre un menu in cui è contenuta anche la voce “sinonimi”. I ragazzi a questo punto

devono sostituire, quando possibile, le parole in precedenza sottolineate con dei sinonimi, magari

più moderni, servendosi dei suggerimenti del programma.

Le fiabe “riscritte” saranno lette dai ragazzi in classe.

Es. di analisi lessicale della fiaba Biancaneve:

“Biancaneve”

C’era una volta una regina, in attesa di un bambino, che in una giornata invernale stava

filando davanti alla finestra. Il davanzale era di legno d’ebano nero, e si stava ammucchiando già

della neve. Ad un tratto la regina si punse il dito ed alcune gocce di sangue caddero sulla neve.

Ella pensò: «Come mi piacerebbe avere una bambina dai capelli neri come l’ebano, dalle labbra

rosse come il sangue e dalla pelle bianca come la neve!». La bambina nacque e le fu imposto il

nome Biancaneve.

Ma poco dopo la mamma si ammalò gravemente e morì. Per qualche anno il re fu inconsolabile,

poi un giorno incontrò una bellissima dama e decise di dare una nuova mamma a Biancaneve. Ma

ignorava di aver sposato una strega vanitosa, con uno specchio magico al quale ogni giorno ella

chiedeva: «Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?» per il gusto di farsi

rispondere «La più bella, mia regina, sei tu!».

Biancaneve intanto cresceva e diventava sempre più bella, finché un giorno la regina chiese

di nuovo alla specchio chi fosse la più bella del reame e lo specchio le rispose: «Tu, mia regina, sei

sempre bellissima, ma Biancaneve è più bella di te!».

La regina non poteva tollerare una rivale, e così convocò un guardiacaccia fidato e gli disse:

«Conduci la principessa nella foresta, uccidila e portami il suo cuore come prova!». Ma il

guardiacaccia, dopo aver portato Biancaneve nella foresta, non ebbe il coraggio di fare quanto gli

era stato ordinato, così disse alla bambina di fuggire, e uccise un cervo al suo posto.

7 Si veda supra il lavoro di Cecilia.

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Biancaneve corse a perdifiato, fino a quando non arrivò in una radura dove sorgeva una

minuscola e graziosa casetta: entrò e vide sette ciotole sul tavolo e sette lettini; assaggiò un po’ di

minestra da ognuna delle sette ciotole, poi provò i sette diversi lettini, finché non si addormentò

sull’ultimo. Gli abitanti della casa erano sette nanetti che lavoravano nella miniera vicina.

Rientrando, trovarono Biancaneve, si fecero raccontare la sua storia e decisero di tenerla sempre

con loro.

Ma un brutto giorno la regina cattiva chiese di nuovo allo specchio chi era la più bella del

reame, e lo specchio magico le rispose: «Al di là dei sette monti, al di là delle sette valli c’è la casa

dei sette nani, in cui vive Biancaneve che è ancora più bella di te». La regina decise di trovare

Biancaneve: si travestì da mercantessa e portò con sé un bel cesto di bellissimi nastri. Giunta alla

casa dei sette nani, riuscì a convincere Biancaneve a comprare un nastro. La strega chiese di

poterla aiutare a mettere il nastro, ma strinse così forte il collo della bambina da farle perdere i

sensi. Per fortuna i nanetti stavano per rincasare: rianimarono Biancaneve e la sgridarono per

essere stata così imprudente. Qualche giorno dopo la regina scoprì grazie allo specchio quanto era

successo.

Allora si travestì da venditrice ambulante di pettini e ribussò alla porta della casetta.

Convinse Biancaneve a comprare un pettine, a cui aveva fatto un incantesimo. Con una scusa volle

pettinarla e appena toccò i capelli di Biancaneve, ella cadde a terra addormentata. I nani

tornarono a sera e riuscirono a salvarla togliendole il pettine dai capelli.

Ma la regina riscoprì tutto e questa volta si travestì da mendicante, prese una mela bellissima

e la immerse in un potente veleno. Poi andò alla casa dei nani. Biancaneve stava preparando una

torta e impietosita gliene offrì una fetta. In cambio la strega travestita le diede la mela e

Biancaneve l’addentò. Subito cadde a terra, addormentata per sempre.

I nani stavolta non riuscirono a risvegliarla, così, disperati, per non poterla più vedere, non

la seppellirono, ma la sistemarono in una bara di cristallo nella foresta, dove avrebbero potuto

vegliarla in continuazione. Un giorno il figlio di un re vicino passò di lì. Vide Biancaneve e se ne

innamorò; chiese di poterla vedere da vicino e volle baciarla.

Subito lei si risvegliò dall’incantesimo: i nani festeggiarono il suo ritorno con una grande festa, la

regina cattiva morì di rabbia e Biancaneve sposò il principe e vissero felici e contenti.

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Giochi linguistici (1 ora)

Conoscenze:

- Sapere che, combinando in modo diverso le lettere, si possono ottenere altre parole

- Conoscere i meccanismi per la ricerca internet

- Conoscere il software “scassaparola” e le regole per il suo utilizzo

Competenze:

- Saper individuare, data una frase, le parole in essa nascoste

- Saper costruire e proporre una frase

- Saper trovare un sito internet di cui viene indicato l’indirizzo

- Saper utilizzare il software “Scassaparola”

- Saper interagire con il computer

Competenze sociali:

- Saper lavorare insieme ai compagni

- Saper accettare e rispettare le regole del gioco

Attività laboratoriale (1 ora). L’attività si svolgerà nel laboratorio d’informatica. L’insegnante

guiderà in un primo momento i ragazzi nell’utilizzo di un gioco linguistico on line chiamato

“scassaparola”.Tutti i computer saranno collegati al sito internet

http://www.verbapolis.it/scassaparola/scassa.html e saranno lette e spiegate le istruzioni da seguire

per utilizzare il programma, riportate nella pagina iniziale del sito.

Da una frase (o da una successione di lettere senza senso) digitata nell’apposito spazio “Scegli una

frase” oppure da una frase generata a caso, il giocatore e il computer estraggono, a turno, delle

lettere con cui formano, ogni volta, una parola di senso compiuto (non si possono usare parole

contenute nella frase iniziale).

Ogni parola totalizza tanti punti quante sono le lettere che la compongono. L’ultimo dei due

contendenti che riesce a comporre una parola di senso compiuto, con le lettere a disposizione, si

aggiudica 10 punti aggiuntivi.

All’inizio di ogni manche, il giocatore deve fissare la difficoltà (Alta/Media/Bassa) del gioco e la

lunghezza minima (1/2/3) delle parole ammesse. Inoltre, deve scegliere, agendo sugli appositi

pulsanti, se introdurre personalmente la frase iniziale (o la successione di lettere senza senso), o far

generare a caso la frase iniziale dal computer, e se giocare per primo, o lasciare la prima mossa al

computer. Giunto il proprio turno, il giocatore deve scrivere la parola prescelta nell’apposito spazio

“invia la tua mossa” e premere il pulsante relativo.

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Le coppie di ragazzi si alterneranno nel gioco contro il computer: chi in quel momento non è

impegnato a digitare la frase e le parole proposte, avrà il compito di cercare nel dizionario le parole

di cui non si conosce il significato e di verificare eventualmente l’esistenza delle parole che

vengono proposte.

Il lessico dello sport (2 ore):

Conoscenze:

- Sapere che cos’è una “lingua speciale”

- Sapere che esistono delle parole usate solo in un determinato ambito professionale

- Sapere che molte parole vengono “prestate” allo sport dal linguaggio comune e sono

impiegate con un altro significato.

- Conoscere il lessico fondamentale di alcuni sport

Competenze:

- saper riconoscere il lessico dello sport

- saper riconoscere le parole che vengono “prestate” allo sport dal linguaggio comune e sono

impiegate con un altro significato nel linguaggio sportivo

Competenze sociali:

- saper lavorare con i compagni mettendo a disposizione degli altri le proprie conoscenze e

competenze

Attività (1ora)

Lezione frontale (10 minuti) L’insegnante spiega che cosa sono le lingue speciali. In una lingua

esistono tante parole che non sono usate da tutti ma solo da gruppi di persone e categorie

professionali. Si scrivono alla lavagna parole come sfigmomanometro/macchinetta per la pressione

e si spiega che Sfigmomanometro è una parola usata dai medici e fa parte della lingua “speciale”

della medicina.

Le lingue speciali sono tantissime e anche lo sport ha un suo linguaggio, anzi si potrebbe dire che

ogni sport ha il suo.

Lezione partecipata. (50 minuti) L’insegnante distribuisce in fotocopia un articolo di cronaca

sportiva tratto dal “Giornale di Sardegna”. L’insegnante, dopo aver letto l’articolo, pone alcune

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domande ai ragazzi: “secondo voi di che sport si tratta?. Quali sono le parole che vi hanno fatto

capire che si sta parlando di calcio?”. Tutte le parole individuate saranno sottolineate. A questo

punto l’insegnante fa notare che termini come atterrato, insaccare, rimessa, punizione, affondo,

conclusione ecc. sono parole che esistono anche nel linguaggio comune, ma nel calcio sono usate

con un significato diverso. Queste parole saranno sottolineate con un colore diverso e, sul quaderno,

accanto a quello calcistico, sarà scritto anche i significati o il significato comune spiegato dal

docente. L’insegnante fa notare inoltre che la parola contropiede, tipica del linguaggio del calcio e

della pallacanestro, è passata poi nel linguaggio comune: prendere qualcuno in contropiede significa

prendere alla sprovvista. In questo caso quindi abbiamo il fenomeno opposto: dalla lingua speciale

una parola passa alla lingua comune.

Sfatata la sindrome da trasferta. Ma Katergiannakis ha provato a rendere tutto più difficile. Bravo,

il portiere greco, quando ferma una conclusione di Saudati al primo tentativo dei nerazzurri. Ma

subito dopo, e siamo al 2’, ecco la frittata: cercando di servire Agostani su rimessa dal fondo, offre

un bell’assist a Pazzini che parte in contropiede, inseguito dai difensori rossoblu, e piazza un

pallonetto facile facile. Al 9’ Saudati si libera di Maltagliati ma viene atterrato pochissimi

centimetri fuori dall’area. L’arbitro guarda l’assistente e poi decide di concedere una punizione

dal limite dell’area di rigore. Al 12’ Zola fa cenno a Esposito di incrociare, il numero 7 taglia

l’area, salta il portiere e insacca senza problemi. Alla mezz’ora si vede Suazo: al primo affondo in

velocità costringe al fallo (e all’ammonizione) Natali.

Attività laboratoriale (1 ora)

L’insegnante divide la classe in quattro gruppi, due composti da cinque e due da quattro allievi.

Distribuisce a ciascun gruppo un articolo di pallacanestro, ciclismo, pallavolo, tennis preso da un

quotidiano sportivo. I gruppi dovranno fare l‘analisi lessicale individuando il lessico specifico di

quello sport, le parole di uso comune che vengono utilizzate con un diverso significato ed

eventualmente quelle che, magari proprie di quello sport, sono passate all’uso comune. Oltre a

questo gli allievi dovranno integrare, con l’aiuto del dizionario, il lessico ricavato dall’articolo. A

questo punto, saranno distribuiti dei cartelloni e dei pennarelli sui quali sarà scritto il lessico dello

sport preso in esame. Ogni gruppo potrà strutturare il cartellone accompagnandolo anche da disegni

che possano aiutare nella comprensione del lessico che viene scritto.

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Il linguaggio dell’agricoltura (3 ore)

Conoscenze:

- conoscere alcune attività legate al mondo contadino del passato

- conoscere il lessico sardo campidanese legato all’agricoltura

Competenze:

- Saper navigare all’interno del cd rom “Pro Domo”

- Saper ricostruire le fasi che portano dalla lavorazione del campo alla panificazione

- Saper attribuire, anche con l’aiuto del dizionario, a ciascun oggetto o attività presa in esame

il nome sardo

Competenze sociali:

- Saper lavorare in gruppo ascoltando e accettando le idee altrui e proponendone di proprie

L’attività sarà svolta nel laboratorio d’informatica.

Lezione frontale (5-10 minuti). L’insegnante spiega brevemente che la società sarda era per lo più

agro-pastorale e proprio per questo esistono tantissime parole legate al mondo contadino e

pastorale. che indicano le varie fasi della lavorazione dei campi, gli arnesi utilizzati. Spesso esiste

una parola che indica ogni parte dell’utensile.

Attività laboratoriale (1 ora e 30 minuti). A questo punto gli studenti saranno invitati ad aprire il cd

rom “Pro Domo” installato su tutti i computer. L’insegnante in un primo momento, per circa 20

minuti, illustra le varie sezioni del cd, permettendo ai ragazzi di navigare tra dialoghi, dizionario,

campi semantici ecc.

Successivamente, per un’ora, si concentra l’attenzione sull’analisi della lingua dell’agricoltura e ci

si sposta quindi sulle unità didattiche che riguardano quest’argomento. Si tratta delle “unità

didattiche” 12, 17, 28, 29, 34, 35 che illustrano numerose fasi della vita contadina: il lavoro del

terreno, gli utensili utilizzati, la mietitura del grano, la panificazione, il lavoro della vigna, la

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produzione del vino. Su ogni illustrazione è possibile spostarsi col mouse e scoprire il nome degli

oggetti o delle attività rappresentate, oltre che in sardo campidanese e logudorese, anche in italiano,

francese, spagnolo e inglese. Di ogni parola può essere inoltre ascoltata la pronuncia. Una volta

esplorata la sezione disegno si procederà a visitare la sezione appunti che contiene approfondimenti,

e in alcuni casi foto e brevi filmati, sul tema in questione. L’esame del cd rom sarà sempre guidato

dall’insegnante che si soffermerà a spiegarne e integrarne il contenuto.

Attività laboratoriale (1 ora e 30 minuti). L’insegnante divide la classe in quattro gruppi, due

composti da cinque e due da quattro allievi e fornisce a ciascuno di essi, in fotocopia, un piccolo

dizionario dei vocaboli esaminati. A ciascun gruppo verrà assegnato un tema fra quelli trattati nelle

unità didattiche del cd rom: la preparazione del campo per la semina, la mietitura, la panificazione,

il lavoro della vigna. I vocaboli legati a ciascun tema assegnato andranno scritti su un cartellone e

accompagnate da disegni esemplificativi.

Verifica sommativa (1 ora)

Durata della verifica: 1 ora

Criteri di valutazione. Il voto più alto che gli allievi possono ottenere è 10, pertanto ad ognuno degli

esercizi proposti viene assegnato un punteggio massimo di 2 punti. Il punteggio assegnato quindi ad

ogni risposta esatta è di 0,4 punti per gli esercizi n. 1 e n. 4; 0,2 punti per l’esercizio n. 5 e 0,5 punti

per gli esercizi n. 2 e 3.

I voti saranno poi convertiti in giudizi in base alla seguente tabella:

Ottimo = 10

Distinto = 9

Buono = 8

Discreto = 7

Sufficiente = 6

Mediocre = 5

Insufficiente = fino a 5

Obiettivi.

Gli allievi devono dimostrare di:

- Saper individuare il sinonimo adatto al contesto

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- Saper indicare, data una parola, iponimo e iperonimo

- Saper indicare l’opposto adeguato al significato della frase

- Conoscere il lessico della fiaba, dello sport, dell’agricoltura.

1) Sottolinea tra i due sinonimi tra parentesi quello più adatto ad essere inserito nella frase.

1. Mio fratello è uno (scolaro-studente) universitario

2. Il problema era così (arruffato-intricato) che dopo un’ora di tentativi, Giorgio non

era ancora riuscito a risolverlo.

3. La madre di Maria è una avvocatessa molto (brillante-luminosa)

4. Il padre era (dispiaciuto-disperato) per la morte improvvisa del figlio

5. Mio zio è un (istruttore-insegnante) di inglese della scuola superiore

2) Scrivi almeno due iponimi per ciascuna delle parole date

Abito-gioco- abitazione- fiore

3) Scrivi gli iperonimi delle parole date

Sci-conillu-margherita-segugio

4) Scrivi al posto dei puntini l’opposto della parola sottolineata che sia adeguato al

significato della frase.

1. Ti devi sedere con la schiena dritta, non con la schiena ………….

2. Le paste sono dolci, ma le pizzette sono…………….

3. Dopo pranzo offrite agli ospiti un liquore dolce, oppure un…………

4. Giuseppe è spesso triste, mentre Luca è sempre …………………….

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5. Giovanna ieri era adirata, Mario invece era ………………….

5) Scrivi sui puntini a quale tipologia di lessico (fiaba, mito, sport, agricoltura) appartengono le

seguenti parole

1. Semenai …………

2. Magia…………..

3. Parallele ……….

4. Argiola ………………..

5. Strega………………………

6. Torneo…………………….

7. Trigu……………………….

8. Principessa…………………

9. Contropiede …………………….

10. Farra………………………..

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