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Storia della filatelia di Berlingieri Francesco Polverazzi Aldo

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Storia della filatelia

diBerlingieri Francesco

Polverazzi Aldo

Filatelia

1 INTRODUZION

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E

Filatelia Collezionismo di francobolli e altre cartevalori postali emessi dallo stato, dagli uffici delle poste o da un singolo monopolio postale. Il termine deriva dai termini greci philos e atéleia, "franchigia, esenzione dalle tasse"; la filatelia costituisce uno degli hobby più diffusi nel mondo.

2 FRANCOBOLLI

Il francobollo postale adesivo nacque nel 1837 in Inghilterra per opera di Rowland Hill, riformatore del servizio postale inglese. Hill prese spunto dalle fascette, diffusesi in quasi tutta l'Europa un secolo prima, che fungevano da tassa sui quotidiani.

1 Il "penny black" del 1840

Il 6 maggio 1840, la Gran Bretagna emise il primo francobollo adesivo del mondo, detto "penny black" perché aveva il valore di un penny ed era di colore nero; recava l'effigie della regina Vittoria. L'8 maggio 1840 fu stampato quello da 2 pence blu, uguale al primo eccezion fatta per il valore e il colore. Il successo ottenuto dalle due emissioni fu tale che molti acquistarono il francobollo non solo per farne uso, ma anche per conservarlo come figurina o piccola stampa decorativa. Il penny black non costituisce un esemplare raro; ne furono infatti stampati svariati milioni di copie ma, in quanto prima emissione adesiva, è tenuto in grande considerazione dai filatelici.

2 Storia internazionale

Le prime emissioni di francobolli del Brasile, dei cantoni svizzeri di Zurigo e di Ginevra risalgono al 1843; quelle di Francia, Belgio e Baviera al 1849. I primi francobolli degli Stati Uniti furono stampati nel 1845: recavano l'effigie di George Washington e valevano per la corrispondenza all'interno dello stato omonimo. La prima emissione per tutti gli Stati Uniti ebbe luogo nel 1847: si trattava di due francobolli recanti rispettivamente l'effigie dell'inventore e statista Benjamin Franklin (5 cent bruno) e del primo presidente, George Washington (10 cent nero). Da quel momento sui francobolli statunitensi furono riprodotti i ritratti di presidenti o di altri uomini di spicco nella vita del paese; negli Stati Uniti è comunque vietato riportare l'effigie di personaggi ancora in vita.

I primi francobolli emessi in Italia furono quelli del Regno Lombardo-Veneto, nel 1850, mentre il primo francobollo del Regno d'Italia fu il "15 centesimi litografato". Nel 1865 fu istituita a Torino, neocapitale del Regno d'Italia, l'officina governativa delle carte valori. Resta celebre la serie commemorativa del cinquantenario dell'Unità Italiana. Nel 1928 l'officina venne assorbita dall'Istituto poligrafico dello stato di Roma.

Tale fu il consenso suscitato dall'invenzione del francobollo che entro il 1860 esso fu adottato da un grandissimo numero di nazioni. Tra il 1861 e il 1866 il numero di francobolli diversi in circolazione nel mondo passò da 1000 a 2500. Da principio le immagini stampate erano costituite

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da ritratti di capi di stato o dai simboli caratteristici del paese di emissione. Il primo francobollo con una scena di genere fu prodotto in Australia; a partire dalla fine del XIX secolo i soggetti pittoreschi si diffusero, spesso per commemorare eventi storici. Tale tendenza ha avuto seguito fino ai giorni nostri; quasi tutte le nazioni emettono, oltre alle "serie ordinarie", francobolli speciali, destinati principalmente ai collezionisti. Il precursore del primo catalogo filatelico fu un bollettino diffuso in Francia nel 1861 con il titolo di "Timbres-Poste".

3 Francobolli famosi

Il francobollo ottogonale da 1 cent recante il timbro postale di Demerara, l'odierna Georgetown, del 4 aprile 1856 – il famoso unico esemplare magenta della Guyana Britannica – fu a lungo considerato il più prezioso del mondo: a un'asta nel 1980 è stato battuto alla cifra di 935.000 dollari, la più alta in assoluto pagata pubblicamente. La maggior parte dei francobolli più preziosi fu emessa tra il 1840 e il 1875.

Un caso a parte è costituito dalla serie da 100 francobolli da 24 cent della posta aerea statunitense, emessi nel 1918: nella parte centrale riportano l'immagine rovesciata del biplano Curtiss JN-4 (soprannominato Jenny), il velivolo destinato al servizio postale. Simili "errori", assieme ad altre irregolarità (francobolli timbrati prima che venissero emessi, abbinamento di francobolli nuovi con altri fuori corso), sono oggi i più ricercati dai collezionisti, e raggiungono prezzi stratosferici.

Celebre esempio di francobollo con errore è il cosiddetto "Gronchi rosa", emesso nel 1961 in occasione della visita in Perù dell'allora presidente della Repubblica italiana: i confini del paese sudamericano sono indicati in modo sbagliato.

4 Giro

Il giro è l'insieme dei francobolli emessi in una determinata occasione, come ad esempio quelli emessi dall'UNESCO per sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema della salvaguardia della città di Venezia.

3 COLLEZIONI

La filatelia raggiunse il massimo rigoglio intorno al 1860, quando il numero dei filatelisti fu tale da giustificare la pubblicazione delle prime riviste specializzate e dei primi cataloghi. Tra i principali collezionisti vanno ricordati il nobile di origine italo-austriaca Philippe la Renotière von Ferrari, il presidente americano Franklin D. Roosevelt, il cardinale Spellman e Maurice Burrus, magnate alsaziano del tabacco; una delle collezioni europee più importanti fu quella del re inglese Giorgio V.

1 Tipi di collezioni

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I primi filatelici si orientarono verso la raccolta dei francobolli di una sola nazione o al massimo di un gruppo di nazioni. A partire dalla metà degli anni Cinquanta, tuttavia, si delineò la tendenza a collezionare i francobolli in base al soggetto raffigurato, ad esempio arte e musica, sport, volatili, fiori, letteratura, industria, imbarcazioni, telecomunicazioni.

I circoli filatelici italiani aderenti alla Federazione delle società filateliche italiane si aggirano intorno ai 250; complessivamente in Italia i circoli sono circa 300.

2 Metodi di collezione

Per chi volesse iniziare una raccolta, un buono ed economico punto di partenza è costituito dai francobolli delle lettere che arrivano in famiglia; esistono comunque migliaia di francobolli, e non solo tra quelli recenti, che possono essere acquistati per cifre ragionevoli.

L'attrezzatura di base consiste in un classificatore, un paio di pinze per maneggiare i francobolli senza danneggiarli, una lente di ingrandimento e un catalogo. Usando un catalogo si impara subito che alcuni francobolli valgono di più se nuovi, altri se hanno viaggiato. Non sempre è bene staccare dalla busta i francobolli che hanno viaggiato (immergendo il frammento di busta col francobollo in acqua fredda, e facendo asciugare il francobollo tra fogli puliti di carta assorbente); conservare il francobollo "su frammento" (su un frammento di busta) può rivelarsi altrettanto, se non più utile. In certi casi è addirittura consigliabile conservare la busta intera.

Lo scambio dei francobolli doppi costituisce uno dei massimi piaceri del filatelista. Una volta arrivati a possedere una collezione contenente pezzi preziosi, è bene prendere le opportune precauzioni e depositarla in banca in una cassetta di sicurezza.

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LA STORIA DEL FRANCOBOLLO FRAMMENTO DI UN PIU’ VASTO MUSEO DELLE COMUNICAZIONI UMANE

Quando si parla di francobollo non bisogna dimenticare che dietro questo multicolore pezzettino di carta vi è una lunga e avventurosa

storia, quella della Posta.

Il dotto Cujacio fa derivare la parola "Posta" da "Apostolis", cioè

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dall’abitudine di inoltrare "lettere apostoliche" da parte della Curia Romana e del Papato. Questo termine appare per la prima volta nei Capitolari di Carlo Magno, e poi nel terzo libro delle leggi dei Longobardi. Sta di fatto che la Chiesa ha sempre usufruito di messaggeri, detti "cursores" per comunicare con ogni parte del mondo, fin dai tempi più remoti. Le più importanti Abbazie ed i conventi avevano un servizio postale proprio con messaggeri a cavallo, o si servivano di propri frati a piedi o a cavallo. Dei frati questuanti si servivano anche i privati per l’inoltro delle loro missive. Anche se non bisogna dimenticare che in quel periodo pochissime persone sapevano leggere e scrivere e inoltre molto raramente si facevano viaggi e quindi non vi era una reale necessità di scrivere. Soltanto con il fiorire dei commerci e delle arti e la conseguente nascita di una classe sociale ricca e potente, la borghesia, aumentò il bisogno di comunicazione a distanza. Nacquero allora le cosiddette Poste universitarie e Poste dei mercanti.

Alcuni ambasciatori chiesero al Papa ed ottennero di poter ricevere la corrispondenza diplomatica mediante propri corrieri. Si diede così il via all’istituzione in Roma di uffici di "Poste Nazionali". La prima fu istituita dalla Spagna, su autorizzazione di Papa Alessandro VI nel 1499, subito seguita da quella di Napoli e di Milano. La Posta a Roma e a Firenze fu istituita nel 1536 da Paolo III.

In Gran Bretagna un educatore di nome Rowland Hill, per ovviare il problema delle tariffe postali, molto costose, propose di pagare, con un’affrancatura anticipata, una tariffa uniforme, calcolata in base al peso della missiva, valida per tutte le destinazioni. Per favorire il prepagamento Hill propose di utilizzare "un pezzo di carta grande abbastanza da contenere un bollo e coperto al retro da una cera vischiosa, che con un po' di umidità il mittente poteva attaccare al retro della lettera". Il "bollo", cioè l’impronta postale indicante la tassa pagata, era così utilizzato non solo per affrancare, ma anche come sigillo al posto della ceralacca molto usata a quei tempi. Quest’idea ancora un po’ vaga del francobollo, venne nei mesi seguenti perfezionata e il 1 maggio 1840 si attuò la riforma postale che prevedeva due diverse soluzioni: una erano i cosiddetti interi postali, cioè buste e fogli da lettera già affrancati e pronti per l’uso; l’altra era rappresentata da una "etichetta" gommata, che poteva essere incollata facilmente su qualsiasi lettera, giornale o pacchetto da inoltrare per posta. Il successo della riforma inglese varcò subito i confini del Regno Unito: la tariffa uniforme in base al peso e il francobollo furono adottati già nel 1843 dai cantoni svizzeri di Zurigo e di Ginevra e dal Brasile, nel 1845 da Basilea e poi via via e sempre più velocemente da tutti gli altri Paesi.

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In Italia quasi tutti gli staterelli che allora si dividevano la penisola introdussero francobolli e tariffe uniformi tra il 1850 e il 1852.

Lo Stato Pontificio li introdusse il 1 gennaio 1852. Nello Stato Pontificio il servizio postale era considerato della massima importanza ed era efficientissimo: dipendeva dal cardinale camerario di Santa Romana Chiesa che promulgava le leggi relative ai servizi mediante appositi editti e fissava le relative tariffe. Pio IX, in un periodo in cui si discuteva molto intorno al potere temporale del papa, non volle mai che la sua effigie comparisse sui francobolli, ma che vi figurasse solo il simbolo del potere del papato, cioè le chiavi decussate sormontate dal triregno. Per questo le serie pontificie sono forse un po’ monotone nel loro disegno, pur variato nella composizione della cornice. La stampa della prima emissione fu effettuata nella Tipografia della Reverenda Camera Apostolica, mediante stereotipi uniti in quattro blocchi da 25. La prima serie fu poi sostituita da un'altra con valori in centesimi, nel 1867, dopo la riforma monetaria. L’anno dopo fu emessa la terza serie, analoga alla precedente, ma dentellata, stampata su carta lucida e colorata al recto, e bianca al verso.

Un grosso problema restava però insoluto: il traffico postale con l’estero. La soluzione venne trovata nel 1874 con la creazione dell’Unione Generale delle Poste: in pratica una convenzione unica firmata da 21 paesi (quasi tutta l’Europa, l’Egitto, Turchia e Stati Uniti) i quali formavano "un solo territorio" per quanto riguardava il traffico postale, consentendo così di fissare regole e tariffe uniformi per tutti i paesi aderenti, qualunque fosse il percorso o il mezzo utilizzato. Anche in questo caso il successo fu immediato; il numero dei Paesi che chiesero di aderire al trattato fu tale che già nel 1878 si decise di adottare una nuova e più calzante denominazione: Unione Postale Universale. Nel 1870 esplose anche la rivoluzione della cartolina postale, il nuovo mezzo di comunicazione che, in cambio di una tariffa ridotta, chiedeva di rinunciare all’antica sicurezza del segreto epistolare. Nel 900 furono introdotte anche le cartoline illustrate che ebbero un notevole successo grazie anche al diffondersi della stampa a più colori.

In base all’art.2 dei Patti lateranensi del 2 giugno 1929, l’Italia riconobbe alla Santa Sede "la sovranità nel campo internazionale, come attributo inerente alla sua natura, in conformità alla sua tradizione, ed alle esigenze della sua missione nel mondo". Di conseguenza furono riconosciuti i diritti del nuovo Stato sotto ogni profilo, ivi compreso quello di poter avere servizi postali propri. Lo Stato della Città del Vaticano fu ammesso all’U.P.U. a partire dal 1 giugno 1929, mentre il Governo italiano si impegnò a procurare

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personale e materiale per l’istituzione dei servizi.

Il 29 luglio 1929 fu conclusa tra lo Stato della Città del Vaticano e lo Stato Italiano una convenzione per l’esecuzione dei servizi postali, in base agli accordi di Stoccolma del 28 agosto 1924, ed alla Legge Fondamentale dello Stato del Vaticano e quella sulle Fonti del Diritto, rispettivamente n.1 e n.2 del 7 giugno 1929, di emanazione pontificia. L’attivazione del servizio postale vaticano fu stabilita dall’ordinanza VIII del 30 luglio 1929 ed ebbe inizio a partire dal successivo 1 agosto.

Tutte le emissioni vaticane sono sancite da "Ordinanze", pubblicate sulle Acta Apostolicae Sedis, una sorta di "gazzetta ufficiale" della Santa Sede. Sia le ordinanze che le Acta, opportunamente affrancati e bollati 1° giorno, costituiscono anche oggetto di collezionismo e sono di particolare interesse filatelico. In un secondo tempo nello stesso modo furono autorizzate anche le emissioni di interi postali, sia cartoline postali che aerogrammi.

L’avventura della lettera continua anche oggi nell’era dei computers e dell’elettronica. Gli scritti restano, anche per raccontarci la meravigliosa storia delle comunicazioni umane nell’arco di quasi un millennio: una storia fatta di lettere e cartoline, di francobolli e di bolli postali, di segni grafici e di etichette, una storia che ognuno di noi può rielaborare, ricostruire, reinventare o usare a suo piacere entrando nell’immenso, appassionato, multiforme mondo del collezionismo filatelico. Un mondo senza confini di spazio, di tempo, di idee.

Collezionisti per hobby e per speculazione   

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Per oltre un secolo dalla nascita del penny black nessuna collezione ha mai rappresentato un utile salvo qualche eccezione.  A partire dal dopoguerra si è progressivamente creato un mercato filatelico nel quale entrarono molti nuovi adepti, che erano molto più speculatori in cerca di guadagno che collezionisti.

 

Questi ultimi, attraverso sistemi di compravendita e di cospicue quantità di pezzi nuovi o usati hanno generato una situazione in cui forti quantitativi si concentrarono nelle mani di pochi individui, creando così una rarefazione sul

mercato ed un conseguente aumento sia della domanda che del prezzo.

 

Negli anni '60, la stampa quotidiana seguiva con assiduità l'andamento del mercato ed i negozi dei commercianti del settore avevano ormai l'aspetto di una sede borsistica dove le quotazioni dei francobolli variavano quasi quotidianamente. 

 

Ma gli speculatori, che in molti casi sfruttavano l'ingenuità del giovane collezionista per guadagnare il più possibile, non avevano fatto i conti con la cultura degli appassionati, che di mese in mese diventavano sempre più esperti e sempre meno disposti a spendere il

proprio denaro in modo indiscriminale. 

 

E così si arrivò al crollo dei prezzi ed al ridimensionamento del mercato filatelico con il progressivo allontanamento degli speculatori dalla filatelia. 

 

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Oggi la filatelia è tornata ad essere ciò che gli intenditori vogliono che sia ... soprattutto un hobby

Formato

Il penny black rappresentò per molto tempo il formato tradizionale del francobollo, rettangolare e di piccole dimensioni, fu definito in gergo verticale, mentre quello orizzontale ha la base più larga dell'altezza.

 

Nel 1852 una commissione appositamente costituita nella colonia inglese di Capo di Buona Speranza, diede vita al primo francobollo triangolare. Fu, dalla commissione, definito conveniente, economico e distintivo. In realtà il formato causò molti problemi: era più difficile da tagliare e una volta tagliato molto complicato da maneggiare.

 

Francobolli in formati insoliti furono successivamente messi in circolazione nel corso di questo secolo, ma si è trattato più di stranezze che di effettive necessità. Come nel caso dei francobolli emessi dall'isola di Tonga, nel Pacifico, nel 1964 per commemorare la conferenza internazionale delle donne.

La dentellatura   

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Attualmente, come nei tempi precedenti, i francobolli sono prodotti in fogli contenenti un determinato numero di esemplari tutti dello stesso tipo ed appartenenti alla stessa emissione. Prima che il servizio postale adottasse il sistema della perforazione meccanica dei fogli, la separazione si effettuava manualmente o

con l'ausilio di forbici seguendo la linea guida stampata al centro del margine bianco tra un esemplare e l'altro. 

 

La precarietà dell'operazione ha dato al risultato della separazione il carattere di elemento fondamentale ai fini della valutazione di una grande parte di francobolli antichi definiti non dentellati. 

 

 

 

Il 28 gennaio del 1854 fu adottato per la prima volta dalle poste britanniche il sistema della perforazione meccanica dei fogli che consente, pur con le dovute

cautele, la separazione a mano dei singoli esemplari. 

 

E' possibile distinguere fra tre diversi tipi di dentellatura: la dentellatura lineare, la dentellatura a pettine e la dentellatura a blocchi. Il punto di incrocio di una dentellatura di tipo lineare non potrà mai risultare regolare, in quanto il perforatore colpisce di volta in volta una sola riga in

senso orizzontale ed una sola fila in senso verticale. Nella dentellatura a pettine il perforatore colpisce contemporaneamente a ciascun colpo i tre lati di ciascun esemplare di un unica riga. Infine nella dentellatura a blocco, oggi in uso, il perforatore, incorporato nella macchina stampatrice, dentella contemporaneamente tutti i lati dei singoli francobolli. 

 

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La dentellatura è un elemento indispensabile per l'individuazione di alcune emissioni, ed è classificata secondo il numero di denti contenuti nello spazio di due centimetri. Questo numero può variare fra sette a diciassette, ma spesso è circoscritto a valori tra l'undici e il quattordici. Nel caso in cui questi valori

non corrispondano sono indicati entrambi separati da un segno di moltiplicazione, dove il primo numero indica la dentellatura orizzontale ed il secondo quella verticale.

La filigrana

Si definisce filigrana il segno visibile in trasparenza sul retro del francobollo, cioè dalla parte non stampata per renderne difficile la falsificazione.

 

 

Il simbolo della filigrana rispecchia generalmente la forma politica dello stato emittente, oppure i suoi simboli caratteristici.

 

 

La prima filigrana fu una piccola corona al centro del francobollo ed apparsa sul primo francobollo in circolazione: il penny black inglese. 

 

 

 

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Utilizzata anche in Italia durante il regno e mantenuta fino al 1944, sarà successivamente sostituita da una ruota alata ed un tappeto di stelle. 

 

 

Si definisce filigrana a frammento la filigrana disposta su tutto il foglio di stampa, che quindi non tocca tutti gli esemplari, e filigrana multipla quella disposta sul foglio in modo ripetitivo, che quindi può

essere più d'una su ogni singolo francobollo.

La gomma   

La gomma è una caratteristica che riguarda il retro del francobollo, questa sostanza, applicata per rendere adesivo il francobollo, può essere di varia composizione. Attualmente sono in uso gomme poliviniliche mentre in precedenza si utilizzavano particolari soluzioni di gomma arabica con forti percentuali di destrina che rendevano la colla fortemente adesiva.

 

Colle di non buona qualità hanno rovinato con il tempo i francobolli stessi, mentre altre sono così tenaci da non sciogliersi neppure in acqua bollente.

 

 

 

Sulla parte gommata è possibile trovare, nel corso degli anni, diciture di vario tipo, numeri di controllo, annunci pubblicitari, carte geografiche e persino una preghiera. Tra le scritte più significative si inserisce sicuramente quella che conferiva al francobollo su cui era apposta lo stesso valore e corso della moneta d'argento. E' successo nel 1915 in territorio russo a causa della perdita di valore del rublo. 

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L'amministrazione postale della Sierra Leone dell'isola di Tonga, hanno emesso gli unici francobolli autoadesivi in circolazione applicati ad un supporto in tela

La nascita del francobollo   

Nel 1837 Roland Hill scrisse e pubblicò una proposta di riforma del servizio postale che prevedeva l'adozione di tariffe unificate per tutto il Regno Unito indipendentemente dalle distanze e del prepagamento della tassa di spedizione tramite appunto il francobollo.

Nel 1839 tale riforma venne approvata dal parlamento inglese e Roland Hill venne assunto dal ministero del tesoro per curarne l'attuazione.

 

Il 6 maggio 1840 le poste inglesi emisero il primo francobollo del mondo, il penny black, così chiamato perché aveva il valore di un penny e su sfondo nero recava il profilo della Regina Vittoria tratto da un medaglia incisa tre anni prima nell'anno della sua salita al trono.

 

 

Nel 1854 Roland Hill divenne direttore generale delle poste del Regno Unito e successivamente sarebbe stato insignito del titolo di baronetto.

 

 

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Del penny black vediamo anche un raro foglio da sei pezzi emesso nel 1842.

La stampa   

Il primo sistema adottato per la stampa dei francobolli fu la calcografia, con il quale venne stampato nel 1840 il penny black. Il disegno, preparato su carta dall'artista, veniva successivamente inciso su lastra metallica solitamente di rame o di acciaio, questa operazione richiedeva pazienza e tenacia da parte degli incisori che non riuscivano, nonostante il grande impegno, ad eliminare completamente le, sia pur lievi, differenze fra un punzone e l'altro. Il primo francobollo ottenuto con

questo metodo di stampa, presenta un impercettibile rilievo del disegno sulla parte anteriore, dovuto allo spessore creato dall'inchiostro sulla carta.

 

Un'altro sistema utilizzato in passato soprattutto perché meno costoso del precedente, fu la litografia. Il disegno veniva realizzato direttamente su pietra calcarea dove era fissato con apposite sostanze chimiche. Il risultato è di un francobollo assolutamente liscio che non presenta alcun rilievo, né sulla parte anteriore né sulla parte posteriore, ma sicuramente più modesto sia per il colore più smorto che per la stampa meno nitida.

 

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La stampa in tipografia è quasi certamente il sistema più economico ma è stato in seguito abbandonato per le differenze che si venivano a creare all'interno dei fogli nelle alte tirature. Con questo metodo l'inchiostro, con un procedimento esattamente opposto a quello utilizzato nella calcografia, si posa unicamente sulle parti che risultano in rilievo sulla matrice e che quindi appariranno nel disegno. 

 

 

La stampa in rotocalco è il sistema più utilizzato per la realizzazione dei francobolli, il metodo riprende il vecchio procedimento della stampa in calcografia dove la lastra in piano è sostituita da cilindri metallici che permettono di utilizzare, in fase di stampa, fogli di carta continua. 

 

Tutti i francobolli moderni sono realizzati con la stampa in offset, dalla quale si ottengono francobolli con le medesime caratteristiche di quelli stampati in rotocalco. Il sistema di stampa in offset deriva dal precedente processo a stampa litografica, dove la matrice è realizzata su metallo e non già su pietra calcarea e tra

il metallo e la carta viene interposto un cilindro di gomma.

 

Ed ecco alcuni tra i metodi di stampa più insoliti: la stampa a rilievografia, possibile sia a secco con inchiostro che a secco senza inchiostro. Nel primo caso la carta bianca o precedentemente colorata viene impressa da un punzone che quindi produce un rilievo dell'immagine rispetto al fondo piatto. Nel secondo caso anche la parte piatta è trattata con l'inchiostro.

 

La stampa a xilografia, con la matrice incisa su legno, quella a zincotipia, vale a dire con l'ausilio di tavole di zinco. La stampa a eliotipia, dove la matrice è incisa tramite l'esposizione a fonti di luce su una lastra metallica opportunamente trattata, ed infine la stampa a macchina da scrivere metodo che, come la stampa a xilografia, è da considerarsi di assoluto ripiego di emergenza oppure per servizi postali ancora primitivi.

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Le collezioni antiche   

Per tutto l'Ottocento la collezione tipica fu quella dei francobolli usati che si staccavano dalle buste immergendoli in acqua fredda.

 

 

 

L'attenzione verso i francobolli usati portò addirittura a disprezzare quelli nuovi portando a paradossali situazioni in cui si cercava di annullare in ogni modo i francobolli nuovi per renderli usati.

 

 

In una bella giornata di sole del 1836, Roland Hill, impiegato dello stato inglese, mentre passeggiava per la campagna, si trovò ad essere spettatore di una scena commovente: una ragazza non è in grado di pagare al postino la tassa della lettera appena giunta dal fidanzato lontano.

 

A quel tempo, la tassa era a carico del destinatario. La giovane gira e rigira la lettera tra le mani, quindi la restituisce al postino. Roland Hill, senza indugio, si fa avanti e paga la tassa al postino malgrado l'opposizione della ragazza. 

 

Andato via il postino, la ragazza svela a Roland Hill il perché della sua opposizione:la busta, non contiene altro che un foglio bianco perché lei e il fidanzato, per evadere la tassa postale, avevano deciso di inviarsi a vicenda lettere bianche recanti all'esterno alcuni

segni convenzionali.

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Questo episodio fece balenare nella mente dell'impiegato statale una brillante idea: la possibilità di adottare come ricevuta della tassa postale pagata in anticipo, un rettangolino di carta da porre sulla busta.

 

Questo rettangolino che le poste avrebbero successivamente annullato, cioè timbrato per impedirne il suo riutilizzo, fu chiamato francobollo. 

Alla fine del secolo scorso un collezionista avendo ricevuto dei francobolli nuovi dal Madagascar, li fece annullare con il timbro di un ufficio postale della provincia di Varese.