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IL LAVORO EDITORIALE: TRA CREATIVITA’ E INDUSTRIA MASTER IN EDITORIA TECNICA DELLA PRODUZIONE DEL LIBRO GIUSEPPE ORLANDO

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IL LAVORO EDITORIALE: TRA CREATIVITA’ E INDUSTRIA

MASTER IN EDITORIA

TECNICA DELLA PRODUZIONE DEL LIBRO

GIUSEPPE ORLANDO

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“Posso dire a un operaio di venire domani mattina Posso dire a un operaio di venire domani mattina alle sette e produrmi dei bulloni, ma non posso alle sette e produrmi dei bulloni, ma non posso

dire a un ricercatore di venire domani mattina alle dire a un ricercatore di venire domani mattina alle sette e produrmi delle ideesette e produrmi delle idee”

Akio Morita, fondatore di Sony

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G. ORLANDOMASTER EDITORIA

PROCESSO CREATIVO E PROCESSO INDUSTRIALE

A M B I E N T E E S T E R N O

G E N E R A Z I O N E I D E E

L A V O R O A U T O R A L E

M A N O S C R I T T O

P R O T O T I P O

R I P R O D U Z I O N E I N D.

D I S T R I B U Z I O N E

M E R C A T O

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QUALE CULTURA ORGANIZZATIVA PER UNA CASA EDITRICE?

• L’editore opera nello spazio di interconnessione tra due mondi, quello della creatività individuale dell’autore e quello della riproducibilità industriale dell’opera d’arte.

• La forma organizzativa della casa editrice aggiunge alle prime due una terza dimensione, quella della organizzazione di gruppi creativi.

• Come è possibile generare una cultura organizzativa che consenta a questa peculiare forma di impresa di raggiungere i propri obiettivi economici e sociali valorizzando la creatività dei singoli e dei gruppi?

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LA FUNZIONE PRODUTTIVA NELLE AZIENDE EDITORIALI

• La produzione è il processo con cui si creano beni e servizi.

• L’organizzazione della produzione si occupa delle decisioni relative ai processi di produzione, in modo che i beni o i servizi risultanti siano prodotti secondo certe prescrizioni, nei quantitativi e nei tempi richiesti e al costo minimo.

• Nelle aziende editoriali il processo produttivo confina con il processo creativo vero e proprio lungo una frontiera definita dalla “consegna dell’impianto per la stampa”.

• Quali fattori organizzativi regolano il processo creativo dalla molteplicità delle idee, dalla fatica della scrittura, dalle innumerevoli revisioni verso l’unicità del prototipo, matrice del processo di riproduzione a stampa?

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L’ORGANIZZAZIONE DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE

• Il primo economista a riconoscere l’importanza della produzione e della sua organizzazione fu Adam Smith che in “The Wealth of the Nations” (1776) individuò i vantaggi derivanti dall’organizzazione razionale della produzione:– Lo sviluppo di un’abilità derivante dal ripetere sempre lo stesso

lavoro;

– Il risparmio dei tempi perduti in ogni cambio di attività;

– La possibilità di inventare macchine specializzate per ciascuna fase del processo produttivo.

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L’ORGANIZZAZIONE DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE

• Nel 1919 Frederick W. Taylor enunciò i quattro principi dello “Scientific Management”:– Studio di un metodo razionale per organizzare ciascun lavoro

umano, abbandonando la tradizione empirica;

– Scelta e addestramento degli operai su base scientifica in funzione dei compiti da svolgere;

– Collaborazione tra operai e direzione aziendale per assicurare il rispetto delle regole stabilite;

– Equa ripartizione del lavoro tra operai e direzione aziendale, ad esempio affidando a risorse specifiche la funzione di programmazione precedentemente svolta dagli stessi operai

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ALCUNE CARATTERISITICHE DELLO SCIENTIFIC MANAGEMENT

• A livello della produzione i riferimenti sono la serialità, la standardizzazione, la specializzazione del lavoro e delle mansioni

• A livello dello scambio, il mercato di massa e l’orientamento al prodotto e alla qualità

• Le organizzazioni sono fondate sulla centralità del comando e su un’attenzione ossessiva ai processi di esecuzione

• Il modello cognitivo sottostante mira alla massimizzazione dei risultati nel minor tempo possibile, alla riduzione delle varianze, alla deresponsabilizzazione personale

• Il processo decisionale è lineare – sequenziale

• Il modello comunicazionale è quello one way(M.Minghetti e F.Cutrano)

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L’ORGANIZZAZIONE DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE

• Nel corso del XX secolo le teorie tayloristiche hanno trovato vasta applicazione, supportate dalle tecniche di misurazione del lavoro e dall’applicazione di modelli matematici e statistici.

• Per contrasto si sono sviluppate diverse teorie tendenti a dimostrare che solo attraverso una ricomposizione delle mansioni che il taylorismo andava separando si sarebbe potuta ottenere una reale partecipazione dei lavoratori alle sorti dell’impresa. Negli anni ’80 i giapponesi hanno dimostrato come fosse possibile migliorare i processi e i prodotti grazie al contributo intellettuale dei lavoratori.

• La leva più importante di cambiamento è però stata quella tecnologica: laddove la combinazione degli sviluppi della meccanica,dell’elettronica e infine dell’informatica hanno consentito di affidare a macchine automatiche i lavori più parcellizzati e ripetitivi il ruolo dell’uomo si è trasformato da quello di esecutore a quello di controllore.

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ORGANIZZARE I PROCESSI CREATIVI

• I MODELLI ORGANIZZATIVI LEGATI ALLA PRODUZIONE INDUSTRIALE NON SONO PERO’ ADEGUATI ALLA GESTIONE DEI PROCESSI CREATIVI INDIVIDUALI E DI GRUPPO.

• AD OGGI NON ESISTONO NUOVI E DIFFERENTI MODELLI CONSOLIDATI.

• IN ITALIA DOBBIAMO A DOMENICO DE MASI UN’INTENSA ATTIVITA’ DI RICERCA E DI SISTEMATIZZAZIONE DEI MODELLI ORGANIZZATIVI MESSI IN ATTO DAI GRUPPI CREATIVI (vedi “La fantasia e la concretezza”, Rizzoli, 2003)

• MOLTO INTERESSANTE E’ LA PROSPETTIVA DELLO “HUMANISTIC MANAGEMENT” (vedi “Le nuove frontiere della cultura d’impresa”, a cura di M. Minghetti e F. Cutrano, Etas, 2004)

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L’ORGANIZZAZIONE OCCAMISTA

• “Entia non moltiplicanda sunt sine necessitate”(Guglielmo da Occam)

• Se l’organizzazione taylorista si fonda sulla distinzione delle specializzazioni, nell’organizzazione occamista tutte le funzioni manageriali sono attratte le une verso le altre.

• Le competenze sono “metadisciplinari” consentono cioè a ciascun manager di :– Porre in relazione il contenuto della propria disciplina con quelli

delle altre

– Saper dialogare con gli operatori di altre discipline

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IL MODELLO DI KELLY

• In un contesto turbolento, ovvero soggetto a rapidi cambiamenti e ad un’altissima competitività, in cui la capacità di ricevere la massima quantità di stimoli esterni e di elaborarli tempestivamente, per adottare di volta in volta il profilo più appropriato, è inversamente proporzionale all’intensità del comando e del controllo, l’organizzazione vincente:– È una rete fatta di nodi autonomi e cooperanti– Non risponde a una funzione di comando centralizzata– E’ in grado di autoprogettarsi

(Kevin Kelly, Out of Control,Addison Wesley,1994)

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FATTORI ESTERNI CHE POSSONO FACILITARE LE ORGANIZZAZIONI CREATIVE

• DISPONIBILITA’ DI MEZZI CULTURALI E MATERIALI

• ESPOSIZIONE E APERTURA A STIMOLI CULTURALI DIVERSI E PERSINO CONTRASTANTI

• PROPENSIONE AL FUTURO

• TOLLERANZA E INTERESSE VERSO PUNTI DI VISTA DIVERSI

• POSSIBILITA’ DI INTERAZIONE TRA PERSONE SIGNIFICATIVE

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FATTORI INTERNI CHE POSSONO FACILITARE LE ORGANIZZAZIONI CREATIVE

• CREARE UN CLIMA INTERNO FAVOREVOLE ALL’INNOVAZIONE, CHE NON PENALIZZI GLI ERRORI E GLI INSUCCESSI E PREMI GLI APPROCCI ECCENTRICI AI PROBLEMI

• ASCOLTARE I SUGGERIMENTI DEL MERCATO• OPERARE ATTRAVERSO UNITA’ OPERATIVE SNELLE E

RIDURRE AL MINIMO LA BUROCRAZIA• ASSEGNARE LE GIUSTE RISORSE DI TEMPO E DI DANARO• FAVORIRE I RAPPORTI INFORMALI• EVITARE CHE GLI INNOVATORI ENTRINO IN CONFLITTO

CON I FINANZIATORI• COMUNICARNE EFFICACEMENTE I CONTENUTI E

SOSTENERE L’INNOVAZIONE PRESSO L’OPINIONE PUBBLICA E I GRUPPI DI PRESSIONE

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LE FASI DEL PROCESSO CREATIVO(D. DE MASI)

• LA FASE DELLA RICERCA PURA

• LA FASE DELLA RICERCA APPLICATA

• LA FASE DEL DECISION MAKING

• LA FASE DELLO SVILUPPO

• LA FASE DELLA PRODUZIONE

• LE FASI DELLA COLONIZZAZIONE E DELL’UTENZA

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LA FASE DELLA RICERCA PURA

– E’ IL MOMENTO IN CUI SI GENERANO LE NUOVE IDEE– I SOGGETTI SONO I “PRODUTTORI DI IDEE”, GLI

SPONSOR, I FINANZIATORI E I MECENATI– ALL’INTERNO DEL GRUPPO LE INTERAZIONI SNO

FREQUENTI E IMPRONTATE A NOTEVOLE INFORMALITA’

– SCOPO DELL’ORGANIZZAZIONE E’ ALIMENTARE UN CLIMA “CREATIVOGENICO”, FORNIRE I SUPPORTI ADATTI, OFFRIRE LA POSSIBILITA’ DI FALLIRE E RIPROVARE, ASSICURARE IL TEMPO NECESSARIO E PERSINO QUELLO SUPERFLUO, OFFRIRE VALORI ETICI, MEZZI PRATICI, COLLEGAMENTI CON ALTRI CREATIVI,

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LA FASE DELLA RICERCA PURA

– I CREATIVI COINVOLTI ATTRIBUISCONO AL LORO LAVORO UN VALOR ESPRESSIVO, ADOPERANO UN LINGUAGGIO SPECIALISTICO, HANNO UN FORTE SENSO ESTETICO.

– IL CONTESTO FISICO IN CUI OPERANO TENDE AD ESSERE PERSONALIZZATO, PRATICO, ESTETICAMENTE RICERCATO

– LA CULTURA DEL GRUPPO E’ CARATTERIZZATA DA FORTE COMPENETRAZIONE TRA VITA E LAVORO, SENSO GERARCHICO, CONFLITTI ORIZZONTALI, APPARENTE SPRECO DI TEMPO E RISORSE, SCARSA DISPONIBILITA’ A SUBIRE CONTROLLI, SCARSA CAPACITA’ DI MEDIAZIONE

– LE GRATIFICAZIONI PROVENGONO PIU CHE DAL DENARO DALLA NOTORIETA’, DA RICONOSCIMENTI, DAL PRESTIGIO.

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LA FASE DELLO SVILUPPO

• IN QUESTA FASE I GRUPPI CREATIVI OPERANO NELL’AMBITO DI UN OBIETTIVO CHE LA DIREZIONE AZIENDALE HA ASSEGNATO E DI UN BUDGET DI COSTI DA RISPETTARE

• VI SONO ANCHE QUI I PRODUTTORI DI IDEE, GLI SPONSOR E I FINANZIATORI, MA L’ORGANIZZAZIONE E’ PIU’ PROCEDURALIZZATA E LA DIVISIONE DEI COMPITI E’ PIU’ ELEVATA

• GLI ADDETTI A QUESTA FASE SONO PIU’ PROFESSIONISTI CHE CREATIVI, ATTRIBUISCONO AL LAVORO UN VALORE ESPRESSIVO MA ANCHE STRUMENTALE, USANO UN LINGUAGGIO ANCORA SPECIALISTICO, MA ANCHE INTERDISCIPLINARE, HANNO UN BUON SENSO PRATICO E UNA BUONA CAPACITA’ DI RELAZIONE, SI PONGONO PROSPETTIVE A MEDIO TERMINE

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LA FASE DELLO SVILUPPO

• IL LORO CONTESTO FISICO E’ PIU STANDARDIZZATO, ASETTICO

• LA CULTURA DEL GRUPPO E’ IMPRONTATA A TEMPI FLESSIBILI, SCISSIONE NON DRASTICA TRA VITA E LAVORO, SENSO DELLA GERARCHIA, USO DEL TEMPO LIBERO COME SVAGO. I CONFLITTI SONO SIA ORIZZONTALI SIA VERTICALI. SI ACCETTANO I CONTROLLI E C’E’ PROPENSIONE A MEDIARE.

• LE GRATIFICAZIONI SONO ECONOMICHE, MA ANCHE LAVORARE CON UN LEADER AMMIRATO, AVERE OPPORTUNITA’ DI FORMAZIONE E DI RELAZIONI CON PERSONAGGI FAMOSI.

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LA FASE DELLA PRODUZIONE

• LA DIVISIONE DEL POTERE E DEL LAVORO E’ PIU MARCATA, LA GERARCHIA E’ PIRAMIDALE

• I SISTEMI INFORMATIVI SONO PREDETERMINATI

• LA PIANIFICAZIONE DELLE ATTIVITA’ E DEI COSTI E’ RIGIDA

• IL CONTROLLO DELLE QUANTITA’ PRODOTTE E DELLA LORO QUALITA’ E’ MINUZIOSO

• IL LAVORO E’ VISSUTO COME STRUMENTALE. IL LINGUAGGIO E’ TECNICO. E’ PIU AVVERTITO L’IMPEGNO POLITICO - SINDACALE

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LA FASE DELLA PRODUZIONE

• IL CONTESTO FISICO E’ STANDARDIZZATO, POCO CURATO ESTETICAMENTE, A VOLTE POTENZIALMENTE PERICOLOSO.

• I RITMI DI LAVORO TENDONO AL SINCRONISMO, GLI ORARI SONO RIGIDI, IL TEMPO DI LAVORO E’ SEPARATO NETTAMENTE DAL TEMPO LIBERO

• I CONFLITTI SONO PREVALENTEMENTE VERTICALI. I CONTROLLI BUROCRATICI, ISTITUZIONALI.

• LE GRATIFICAZIONI SONO ECONOMICHE, DI SICUREZZA, DI IDENTITA’ PROFESSIONALE, DI SOLIDARIETA’.

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FENOMENOLOGIA DEL GRUPPO CREATIVO(D. DE MASI)

“Quanto ai fattori individuali,colpisce, nei singoli membri di un gruppo creativo, la forte motivazione all’attività ideativa e realizzativa, spesso intervallata o definitivamente interrotta da fasi di abulìa, disinteresse persino ostentato, improvvise repulsioni. Le skills intellettuali e la preparazione puntigliosa dei singoli sono esaltate da un intenso coinvolgimento emotivo e, quasi sempre, da un’ammirevole correttezza professionale, da un forte senso di appartenenza al proprio gruppo.

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FENOMENOLOGIA DEL GRUPPO CREATIVO(D. DE MASI)

“Spirito d’iniziativa, reciproca fiducia, forte volontà, dedizione totale, flessibilità, precedenza accordata all’espressività del lavoro piuttosto che alla sua strumentalità, orientamento verso il compito creativo piuttosto che verso la vita extra-lavorativa ma anche molteplicità di interessi, emulazione nei confronti dei gruppi concorrenti e solidarietà verso i colleghi interni al proprio gruppo, sicurezza delle proprie idee e capacità organizzativa, a volte accompagnate da smaccate ingenuità e da azzardata propensione al rischio, culto per l’estetica, per i valori, per la dignità, per la supremazia dell’arte e della scienza su ogni altra espressione dell’attività umana”

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LE CARATTERISTICHE DEL LEADER NEI GRUPPI CREATIVI

• DEDIZIONE QUASI EROICA ALL’OBIETTIVO• CAPACITA’ DI GENERARE ENERGIA ED

ENTUSIASMO ATTORNO AL PROGETTO• CAPACITA’ DI ESSERE ORIENTATO AL SE’, AL

GRUPPO E ALL’OBIETTIVO• CAPACITA’ DI ESSERE CARISMATICO E

AUTORITARIO• CAPACITA’ DI GESTIRE I CONFLITTI • ATTENTO AD ALIMENTARE LA MEMORIA DEL

GRUPPO CON NOTE AUTOBIOGRAFICHE, FOTO, FILM, ECC.

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LA PROSPETTIVA DEL “SENSE MAKING”

• Questo indirizzo di studi pone al centro la figura del leader e fonda la sua efficacia sulla sua capacità di dare significato al lavoro per coloro che hanno con lui relazioni di ruolo, non modificando i loro comportamenti, ma dando loro la sensazione di capire che cosa stiano facendo e, soprattutto, articolandolo in modo che essi possano comunicare i significati del loro comportamento

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IL MODELLO “VARVELLI”(Laura, Luca, M. Ludovica e Riccardo)

• Emozionate l’ambiente: fatevi emozionare dalle novità, lasciate aperta la porta della passione. Sono le emozioni che attivano nelle organizzazioni le energie più profonde, promuovono lente o improvvise metamorfosi, creano modelli desiderabili o degni di essere seguiti con entusiamo.

• Fidatevi dell’intuito: l’intuito altro non è che la massima velocità del pensiero che segue strade percettive e decisionali più rapide.

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IL MODELLO “VARVELLI”(Laura, Luca, M. Ludovica e Riccardo)

• Muovetevi nell’incertezza: adattattatevi in modo flessibile ai cambiamenti o anticipateli in modo proattivo; allenatevi a pretendere molto da voi stessi; cercate ogni giorno nuovi stimoli e guardate verso nuovi orizzonti; cercate il calore del sole là dove tutti si affannano per avere un posto nell’ombra.

• Usate le intelligenze: sforzatevi di usare contemporaneamente il pensiero parallelo e quello sistemico, la logica e l’immaginazione, il pragmatismo e l’emozione

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IL MODELLO “VARVELLI”(Laura, Luca, M. Ludovica e Riccardo)

• Sviluppate le potenzialità : Abbiate il coraggio di proporre e di provare, accettate di perdere, di sbagliare, di essere sconfitti, di dover rinunciare…ma solo dopo aver tentato con onestà e passione. Scaricate la vostra potenza con l’entusiasmo, comunicate con calore, mettete calore e colore nelle vostre azioni, regalate energia a chi non ne ha.

• Testimoniate i valori: la condivisione dei valori elimina la necessità di controlli formali. L’esempio è il primo passo verso la meta.

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IL MODELLO “VARVELLI”(Laura, Luca, M. Ludovica e Riccardo)

• Generate felicità: la felicità è possibile solo nel rispetto delle differenze, nella salvaguardia dei diritti e dei doveri di ognuno, nella realizzazione di un’economia di “scopo”, anziché di “scala”.

• Giocate con l’originalità: l’azienda ludica sarà il solo modello capace di attrarre e trattenere i talenti. Giocate con le idee e diverrete creativi, divertitevi con i problemi e li risolverete, trastullatevi con le difficoltà e scompariranno.

• Esprimete vitalità: usate la vostra energia per diventare artefici del vostro futuro.

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RITRATTO DI UN LEADER (D. DE MASI)

“Il leader di un gruppo creativo deve ottenere risultati tali da apparire quasi miracolosi. Anzi tutto deve creare il gruppo, con la fortuna di trovare e con la capacità di attrarre tutte le persone giuste e giustamentecomplementari.Poi deve ottenere che queste persone lo seguano a lungo, anche nei momenti di scoraggiamento, affidandosi alle sue indicazioni, con fede e fiducia, senza bisogno di troppe spiegazioni razionali.Poi deve fare in modo che la meta indicata risulti ai suoi compagni di avventura affascinante come un sogno smagliante e raggiungibile come una realtà concreta.Poi deve riuscire a coinvolgerli emotivamente fino a entusiasmarli non solo per l’obiettivo proposto ma anche per i tempi e i metodi con cui raggiungerlo.

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RITRATTO DI UN LEADER (D. DE MASI)

Poi deve riuscire a cavare da ciascuno il meglio, appassionandolo all’impresa e alla comitiva.Poi deve trasformare i conflitti nascenti in emulazione solidale, i vincoli in opportunità, la carenza di risorse in accettazione della sfida, in disponibilità al sacrificio, in volontariato.Poi deve essere capace di mantenere ciascun componente del gruppo in bilico tra autonomia individuale e organizzazione complessiva, tra identità e partecipazione, tra crescita e attesa, tra coordinamento e libertà, senza che le regole necessarie degenerino mai in procedure insensate.Poi deve avere la capacità di trasformare il lavoro in ozio creativo: cioè in sintesi dinamica di lavoro, studio e gioco.Poi deve saper dosare l’arte della parola con quella dell’ascolto, dando all’interno e all’esterno del gruppo la corretta sensazione che l’opera creata non sia di uno solo ma dell’intero collettivo.

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RITRATTO DI UN LEADER

“ Poi deve mantenere il gruppo in uno stato di continua fibrillazione, di sistole e diastole, alimentandone parimenti il bisogno di chiudersi in se stesso, autopoieticamente, e il bisogno di aprirsi alle relazioni col mondo, eteropoieticamente. Poi deve essere capace di coniugare passato e futuro, memoria e innovazione, distruggendo tutto ciò che è obsoleto senza provocare sentimenti di vuoto e di colpa.Poi deve precedere il gruppo tanto da esserne apprezzato ma non tanto da risultare incomprensibile e irraggiungibile .Poi deve essere capace di ispirare e suggestionare, organizzare disorganizzare e riorganizzare, cambiare tanto da sorprendere ma non tanto da disorientare, con una giusta combinazione di scaltrezza e ingenuità.Poi deve sapere attrarre e coinvolgere ma anche dileguarsi e sparire senza che il gruppo si sgretoli sotto il peso del lutto o la sensazione di impotenza.”

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“Ai tifosi che pagano devi offrire qualcosa di divertente, ma ad alto livello conta anche il risultato.

Per questo io dico che il calcio è un gioco serio. Gioco, perché in campo il calciatore deve fare quello

che ha nel cuore e mettere la passione e l’allegria che si porta dietro da bambino. Serio, perché ci vuole anche tattica, preparazione, mentalità. Non ci si deve fissare troppo né sull’uno né sull’altro aspetto. Serve

la gioia di andare in campo e la coscienza delle proprie responsabilità.”

(Frank Rijkaard, allenatore)