Il LABORATORIO DELL’INSETTO -...

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centro per l’etologia, l’ecologia e la lotta biologica Il LABORATORIO DELL INSETTO o laboratorio dell'insetto q via marzocchi 16, San Giovanni in Persiceto, tel. 051 6871051 bettina.maccagnani@museocieloeterra.org

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c e n t r o p e r l ’ e t o l o g i a , l ’ e c o l o g i ae l a l o t t a b i o l o g i c a

Il LABORATORIODELL’INSETTO

o laboratorio dell'insetto q

via marzocchi 16,

San Giovanni in Persiceto,

tel. 051 6871051

[email protected]

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un percorso che faccia della conoscenza del proprio ambiente un elemento diequilibrio, e un richiamo forte verso una dimensione del vivere più in sintonia con iritmi biologici. Nel piccolo spazio a disposizione, il Laboratorio contempla una sezione espositiva-didattica ed una dedicata alla ricerca. La sezione espositiva-didattica ospita mostrea tema, non permanenti, caratterizzate dalla presenza di elementi viventi, come for-micai artificiali, alveari con pareti trasparenti, terrari e acquari, che offrono la possibi-lità di condurre, in sicurezza, osservazioni dirette sulle forme e sui comportamentidegli insetti.

INSETTI E FIORI: PICCOLI MOSTRI, GRANDI MERAVIGLIEll primo allestimento della sezione espositiva-didattica è dedicato al rapporto trainsetti e fiori dal titolo “Insetti e Fiori, piccoli mostri, grandi meraviglie”. “I fiori sono

piccoli miracoli che noi occasionalmente scopriamo. Ma i fiori non sono qui per noi,

la loro bellezza non è per il nostro piacere. Gli insetti: Bizzarri o anonimi, leggiadri o

terrifici, 2 antenne, 4 ali, 6 zampe (troppe, per molti di noi) mirabilmente coordinate

in evoluzioni aeree intorno ai fiori che l’uomo ha potuto, finora, solo ammirare. Affa-

scinati dalla bellezza dei fiori, indifferenti, o talvolta atterriti, all’avvicinarsi degli insetti

ai fiori del nostro giardino, perdiamo di vista la che forza che ha spinto, e indissolubil-

mente legato, entrambi in una lunga coevoluzione: il commercio, ovvero cibo in

cambio di impollinazione…”E qui si gioca il grande rovesciamento che abbiamo l’ambizione di trasmettere e farcomprendere: la nostra esistenza, per quanto riguarda gli insetti, è un’esistenza di

Il Laboratorio dell’Insetto è situato presso l’Area di Riequilibrio Ecologico “La Bo-ra”, costituisce la V Sezione del Museo del Cielo e della Terra, ed è una sorta di “mu-seo vivente” dedicato all’osservazione della vita degli Insetti. La sua inaugurazione, il18 settembre 2006, costituisce la realizzazione di un progetto nato molti anni primapresso l’Istituto di Entomologia “Guido Grandi” dell’Università di Bologna dalla pas-sione di Giorgio Nicoli, ricercatore e sindaco di Persiceto e di Giorgio Celli, entomo-logo etologo, capaci di contagiare una schiera di più giovani, e alcuni amici ai quali sideve poi la realizzazione delle strutture che vi sono ospitate. Al termine di una bella ri-strutturazione dei locali, un finanziamento dell’Istituto Beni Culturali della RegioneEmilia-Romagna dedicata all’ampliamento dei musei ha consentito di curare la co-struzione delle strutture e la realizzazione di una prima mostra semipermanente. Ma perché dedicare una sezione museale proprio agli Insetti?Esistono più di un milione di specie conosciute, ma forse addirittura altri cinque so-no in attesa di essere scoperti da qualche entomologo appassionato. Gli Insetti, tratutti gli organismi viventi, sono il gruppo più numeroso, sia come specie, sia comenumero di individui, ed entrano nei cicli vitali di ogni ecosistema di terra e d’acquadolce, stringendo relazioni con ogni altro essere.vivente. Più di questo, è l’incomparabile diversità delle forme e dei costumi che ci devesorprendere, l’infinita varietà delle risorse sfruttate e delle soluzioni adottate per lasopravvivenza, la perfezione di certe abilità, affinate da una storia evolutiva lunga300 milioni di anni.Osservare il comportamento degli insetti, magari in un “Museo vivente”, consentenon solo di vedere ciò che accade in tempo reale, ma anche di svelare, almeno inparte, una storia poco conosciuta, mache coinvolge anche noi. Scopo del Laboratorio, infatti, è quel-lo di avvicinare adulti, ragazzi e bam-bini all’osservazione degli animali innatura. E gli insetti, per le loro piccoledimensioni, per la noncuranza chespesso mostrano alla presenza del-l’uomo e dell’enorme occhio che liguarda, si prestano.a far da guida in

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o Una veduta del Laboratorio dell'Insettoo Mosca scorpione

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I fiori poi sono luogo di incontro: i maschi sanno che ci troveranno femmine af-famate. E tra un corteggiamento e l’altro i fiori sfruttano le rincorse amorose perfar circolare il polline..E così sul biotopo del giardino didattico è possibile osservarein piena estate i maschi di Anthidium difendere strenuamente una pianta da qua-lunque insetto se ne voglia nutrire, come prenotasse un ristorante intero per lasua femmina.

GLI APOIDEIE poi ci sono quelli che hanno fatto delle “produzioni” dei fiori la dieta delle lorolarve: sono loro ad attestarsi come i più fedeli, e quindi migliori impollinatori perchépiù affidabili, poiché avendo necessità di grandi quantità di proteine e zuccheriper sfamare le giovani larve e i compagni di colonia sono costretti a vagare difiore in fiore, di viaggio in viaggio per raccogliere il più ricco bottino, costituito nonsolo da polline e nettare, ma, a seconda delle specie e delle necessità, anche daoli essenziali o altri lipidi.Cosa siano il polline e il nettare è possibile vederlo nelle postazioni con i micro-scopi, dove si possono preparare vetrini direttamente dalle antere dei fiori o prele-vando un po’ di polline dalle cellette degli insetti in allevamento; oppure si possonosezionare fiori alla ricerca delle ghiandole nettarifere (i nettari), o ancora osservare in-granditi particolari.Proseguendo secondo la storia evolutiva del rapporto tra insetti e fiori ci si addentrain un percorso multiplo, in cui da un lato si sviluppa l’ampio tema dei reciproci adat-tamenti morfologici dei fiori e degli insetti, e del loro sviluppo sensoriale; dall’al-tro, e contemporaneamente, si ripercorrono le tappe della nascita della socialità,ovvero del passaggio dagli impollinatori solitari a quelli sociali.

API SOLITARIELa prima postazione è dedicata alle api solitarie, in particolare a osmie e megachili.Le osmie sono Apoidei appartenenti alla famiglia dei Megachilidi. Vengono dette“api solitarie” perché a differenza delle api da miele non vivono in società, ma ogni

nessuna importanza (se non nella misura in cui noi determiniamo alterazioni del-l’ambiente in cui gli insetti abitano – insieme a noi, per la verità).. La loro esistenza, in-vece, è per noi di importanza cruciale: se gli insetti sparissero sarebbe il tracollo del-le produzioni agricole, e l’inizio di una carestia planetaria.Ciò di cui parliamo è di grande rilevanza sia concettuale che applicativa: la coevolu-zione tra gli Insetti e i fiori. Partendo dalle ragioni e dalle modalità di interazione tra i fiorie gli insetti da una punto di vista evolutivo, e sottolineando la meraviglia della simbiosimutualistica tra le piante fiorite e i pronubi, si vuole enfatizzare l’importanza della lorosalvaguardia anche per l’impatto economico sulle produzioni delle piante coltivate.Il percorso si snoda quindi tra pannelli esplicativi riccamente illustrati, con finestre diapprofondimento e postazioni di osservazione che, con l’aiuto di videocamere e mo-nitor, rendono fruibile la visita sia a chi ha interesse e pazienza per leggere i ricchi testi,sia per chi preferisce dedicarsi all’osservazione diretta degli insetti di cui si narra.

LE FARFALLE, I SIRFIDI, E MOLTI ALTRICosa spinge molti insetti sui fiori? Sono moltissime le specie di insetti che da adultisi nutrono di liquidi zuccherini. In natura questo significa cercare fiori per prelevarneil nettare. Ne hanno bisogno principalmente come fonte energetica per volare o

camminare. Tutti questi sono quindi impollinatori più o meno occasionali,visto che, soddisfatta la propria necessità personale, possono dedicarsiad altre attività. Ma alcuni strenui volatori, come i sirfidi e le farfalle, pur visitando i fiori so-

lo per uso personale, bruciano così tante energie volando qua e là da dovervisitare molto assiduamente i fiori, anche perché l’apparato boccale delle far-falle sottile e talvolta lunghissimo, è adatto solo a nettari molto fluidi, con unbasso contenuto zuccherino.

Tutto ciò si può osservare dal vivo, perché presso il Laboratorio sono in alleva-mento alcune specie di farfalle della famiglia Nymphalidae: Vanessa io, Vanessa

atalanta, e si sta avviando un progetto per la salvaguardia e l’incremento delle po-polazioni di Zerinthya cassandra, di cui parleremo più avanti.

q Il LABORATORIO DELL’INSETTO

o Vanessa io o Cimici in accoppiamento

su fiore di cardoo Ape solitaria intenta a

raccogliere polline da una

infiorescenza

o osmia cornuta di ritorno

al nido con il carico di

polline giallo sull'addome

o osmia cornuta su fiore di

pero

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o Vanessa atalanta

P. C

orte

si

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tagliati ad arte con le mandibole, come i megachili, peli raccolti raschiando le fogliedi piante particolarmente pelose, come Anthidium…I diametri delle cavità da esseabitate sono variabili a seconda della dimensione dell’ape: da 2-3 mm a più di uncentimetro.Ma il laboratorio offre la possibilità di osservare quello che anche la più paziente sedu-ta di osservazione in natura non consentirebbe: attraverso una struttura costruita in-torno ad una finestra, e costituita da un tunnel di plexiglas trasparente è possibile ve-dere come la femmina prepara il nido, marca il proprio tunnel con un secreto che di-stribuisce accuratamente, in modo da poter riconoscere a colpo sicuro il foro giustotra i tanti che si trova davanti quando ritorna da un volo di raccolta. E’entusiasmantevederla lavorare con mandibole e zampe per depositare il polline raccolto, sistemarloaggiungendo un proprio rigurgito di nettare (e forse qualche secreto ghiandolare),deporvi l’uovo quando “sa” di aver procurato cibo sufficiente per la larva che se ne nu-trirà (per inciso: come farà a sapere quanto polline ha già raccolto, visto che non vedequanto ce n’è ?... venite al Laboratorio per saperlo…), e poi chiudere la celletta conpallottoline di fango ben amalgamate e lavorate di cesello con le mandibole…Osservare questi comportamenti di cura e dedizione accorcia la distanzatra noi e loro, cioè tra noi e l’ambiente che sostiene anche noi stessi.

LE SOCIETÀ ANNUALI: I BOMBII bombi sono insetti “eusociali”, cioè vivono in colonie costituite da un numerovariabile di individui, da qualche decina a poche centinaia, a seconda delle specie.L’organizzazione sociale è basata sulla rigida divisione in caste: i riproduttori (fem-mine e maschi) e le operaie (solo femmine). Nel mondo esistono all’incirca 300 spe-cie di bombi, per lo più diffuse nei climi temperati dell’Europa, Asia e Nord America.In Nuova Zelanda sono stati introdotti dall’uomo per impollinare il trifoglio. Il corpo èrivestito da una fitta peluria, dalla livrea generalmente colorata e vistosa, spesso ne-ra a bande gialle, bianche o rosse.Il ciclo riproduttivo comincia con una fase solitaria in cui una femmina fecondata(che chiameremo regina) esce dal suo ricovero invernale, sottoterra o negli anfrattidi un tronco, avendo ormai esaurito le scorte energetiche nella lunga diapausa (sta-

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128o regina che cura le uova o colonia di bombus terrestris

all'inizio dello sviluppo 129

o Postazione dedicata alla nidificazione delle api solitarie

femmina si riproduce per conto proprio, costruen-do, all’interno di cavità preesistenti (steli di canne,cavità tra i mattoni ecc.) una serie di cellette nellequali alleva la prole. Solitarie sì, dal punto di vistariproduttivo, ma gregarie per abitudine, visto cheamano nidificare in grossi raggruppamenti.Volano dalla primavera precoce a maggio, e pre-diligono raccogliere il polline dalle Rosacee. Perquesta ragione sono ottimi impollinatori per moltepiante da frutto (mandorlo, albicocco, pero, me-lo, susino e ciliegio) e per molte altre colture a fiori-tura primaverile.Difficile vederle in azione proprio perché volano quando per noi fa ancora troppofreddo per le passeggiate. Difficile vederle perché il loro volo è molto veloce e le visiteai fiori rapidissime.Difficile vederle anche perché i pesticidi, la mancanza di fioriture spontanee e di sitidi riproduzione ne hanno decimato le popolazioni.Ecco perché al Laboratorio dell’Insetto vengono allevate le osmie, per offrire la pos-sibilità di osservare da vicino la meraviglia del rapporto tra fiori e insetti, la cura e la fa-tica di esseri così piccoli per allevare la prole, per offrire una piccola, ma significativa,possibilità di recupero ad un ambiente, anche urbano, che ha bisogno di recuperareil rapporto con le cose e i tempi della natura.Lasciando tunnel disponibili anche in piena estate è possibile vedere nidificare unagrande varietà, per forma e dimensioni, di altre api solitarie (sono 16.000 le specienel mondo) che nidificano in cavità precostituite, utilizzando i materiali più diversida costruzione: resina di conifere e pioppi, come Heriades, frammenti di foglia ri-

o osmie all'entrata dei propri

nidi

F. S

anti

F. S

anti

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festare comportamenti aggressivi, a deporre uova proprie e a distruggere, in parte,quelle deposte dalla regina o da altre operaie: è il declino che preclude la conclu-sione della vita della colonia, società a durata limitata, che affida il superamentodei rigori invernali e la perpetuazione della specie alle giovani regine figlie e alla lorocapacità di accumulare le riserve necessarie a superare diversi mesi in diapausa.Tutto ciò si può osservare, se si ha la curiosità di visitare il Laboratorio dell’Insetto piùvolte da marzo ad agosto, o collegandosi alle webcam posizionate sui nidi diBombus terrestris, situati internamene al laboratorio in nidi artificiali con pareti tra-sparenti, ma liberi di volare fuori a rifornirsi di quanto serve.Seguire la vita quotidiana di queste società così indaffarate da essere indif-ferenti alla luce che le illumina ci dà la misura di quanto incessantemente lanatura operi, mentre noi stiamo a parlarne…

LE API: LA SOCIETÀ PERFETTA ED ETERNA...La società delle api costituisce una delle più affascinanti che si possano osservare.Ogni famiglia, nel pieno del suo vigore, è composta da almeno 50-60.000 individuinon tutti uguali fra loro: c’è un individuo che ha il compito di fare le uova, che anche quichiamiamo regina, ed è la madre di tutte le api della famiglia, molte migliaia di femmi-ne che pur possedendo ovari fertili non depongono uova (le operaie) e sidedicano alla cura della prole della regina e a tutte le altre atti-vità di mantenimento del nido e della colonia, e qualchecentinaio di maschi, detti fuchi. Molta dell’attività delleapi operaie, ed il motivo per cui l’uomo fin dal neo-litico le ha sfruttate e poi, in epoche più recenti,allevate, fino a farle diventare oggi completa-mente dipendenti dall’uomo, è rivolta allaraccolta di nettare e alla sua trasformazio-ne in diversi chili di miele. Perché? Perché ilmiele costituisce la fonte di nutrimentodella colonia nei lunghi mesi d’inverno,adattamento necessario (e contestuale)

to metabolico ridotto). Va alla ricerca di nutrimento sulle fioriture più precoci. La di-sponibilità di cibo può divenire un fattore limitante per le popolazioni di bombi, parti-colarmente in aree ad agricoltura intensiva: si stima che, giornalmente, siano ne-cessari dai 3.000 ai 6.000 fiori per soddisfare il fabbisogno energetico di una reginadi B. terrestris nella fase di fondazione della colonia. Lo stesso dicasi per i siti adattialla nidificazione: le tane abbandonate di piccoli roditori o uccelli si prestano beneallo scopo, ma sono state trovate colonie nelle cavità più diverse. Quando la reginaè pronta per la fondazione della colonia prepara da 3 a 8 cellette in cui depone me-diamente 2 uova, e un cilindretto di cera (orciolo) a poca distanza per una piccola ri-serva di miele, necessaria a fornirle energia per la cova: essa, infatti, sfrutta il sofisti-cato laboratorio chimico delle sue fibre muscolari per produrre il calore con cui man-tiene la covata alla temperatura di 30-32 °C, nonostante le rigide temperature ester-ne. Le operaie della prima covata sfarfallano giusto in tempo per assistere la reginanell’allevamento delle larve della seconda covata. Da questo momento in poi siconsidera avviata la fase sociale, in cui la regina si dedica solo alla deposizionedelle uova e partecipa alla nutrizione delle larvette di I età per 1-2 giorni, mentre leoperaie si fanno carico di tutte le altre attività vitali per la colonia facendo un po’ ditutto. Con lo sfarfallamento del secondo gruppo di operaie va delineandosi un’or-ganizzazione sociale basata sulla divisione dei compiti: alcune operaie svolgonola loro attività all’interno del nido, altre, dopo qualche giorno dallo sfarfallamento, di-ventano bottinatrici.Durante la terza, e ultima, fase di ovideposizione, a un certo punto la regina comin-cia a non fecondare più le uova che depone, dando avvio alla produzione dei ma-schi. Inoltre, dall’ultimo nucleo di uova diploidi deposte alcune larvette diventeran-no le nuove regine. Ma mentre sta per raggiungere il massimo della sua espansio-ne, e lo scopo della propria esistenza con la produzione dei sessuati, la colonia vedevenir meno la coesione tra gli individui fino a minare le basi della società. Per tutta laprima fase di crescita della colonia, la regina aveva mantenuto la propria dominanzasu tutti i suoi membri, controllandone l’attività per mezzo di feromoni. Durante lo svi-luppo della terza covata, però, alcune tra le operaie più vecchie cominciano a mani-

q Il LABORATORIO DELL’INSETTO

130o ape su fiore

131o L'ape regina e la sua corte

stabilirsi in un nuovo nido

o nuova regina di bombus terrestris

su tarassaco a fine estate

P. C

orte

si

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grado di guidare comportamenti e fisiologia del ricevente, ma quello offerto dallacomunicazione gestuale della danza. La scoperta del significato dei movimenti circolari che le bottinatrici eseguonoquando tornano all’alveare cariche di polline o nettare si deve a Karl Von Frisch cheper questo ricevette il premio nobel nel 1973: la danza veicola le informazioni sulladirezione e la distanza della fonte di cibo attraverso movimenti codificati del corpo.Se la fonte di cibo è vicina all’alveare, l’ape esegue una danza circolare, indicandoalle compagne di “cercare attorno” . Se la fonte di cibo è a più di 100 metri dal nido, camminando sul favo l’ape disegnadue semicerchi riuniti da un tratto rettilineo.La verticale del favo rappresenta la direzione del sole, quindi l’angolo formato dallaverticale del favo con il tratto rettilineo della danza rappresenta l’angolo tra la fonte dicibo e la direzione del sole.Ad esempio: se l’ape percorre il tratto rettilineo esattamente lungo la verticale del fa-vo, con la testa rivolta verso l’alto è come se dicesse alle compagne: il prato fiorito èin direzione del sole. Nel caso il cibo si trovi a 60° a sinistra del sole, l’ape percorre iltratto rettilineo con quell’inclinazione, come se dicesse alle compagne: uscite,guardate dov’è il sole e volate 60° a sinistra.Tralasciando gli esempi di scimmie antropomorfe, educate ad imparare linguaggiartificiali umani, allo stato attuale delle conoscenze, l’uomo condivide un linguaggiocomposto di segni e decodificato soltanto con l’ape.Al Laboratorio dell’Insetto la danza delle api è osservabile facilmente grazie ad un

alla diffusione delle api nei climi temperati, dovel’inverno non consente la presenza di fiori e netta-re, né la temperatura esterna consente alle api divolare alla ricerca di cibo.Si ritiene che il clima cal-do della fascia tropicale, garantendo la possibilitàdi trovare fonti di nutrimenti tutto l’anno, abbia co-stituito un prerequisito fondamentale perche le apiprimordiali potessero sviluppare un livello organiz-zativo superiore alla società annuale dei bombi, eavviarsi verso il perfezionamento e la stabiliz-zazione dei meccanismi di controllo chimicodei rapporti tra operaie e regina. L’equilibrio rag-giunto è tanto sofisticato quanto perfetto, e consente alla regina di mantenere la coe-sione della colonia per diversi anni, attraverso la dominanza su molte generazioni dioperaie, e alla colonia nel suo insieme di guidare il rinnovamento e la perpetuazionedella specie. Le api, infatti, si riproducono per scissione della colonia stessa, quindicon un contributo corale della regina e delle operaie alla generazione di nuove socie-tà: la regina depone le uova, ma sono le operaie a “sentire” quando è il momento di al-levare una normale larvetta come nuova regina, a scegliere collegialmente dove do-vrà stabilirsi la nuova famiglia e quando è il momento di sciamare.Ma il linguaggio più straordinario che le api ci hanno fatto conoscere non è costituitodalla comunicazione chimica, pur strabiliante per le decine di molecole odorose in

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o uno sciame in attesa di

stabilirsi in un nuovo nido

o L'alveare con pareti di vetro e il plastico dell'ARE Borao l'ape indica con la danza l'angolo tra il prato fiorito e la proiezione del sole all'orizzonte

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o Camera di volo in cui api o bombi possono essere sottoposti a test sul

riconoscimento delle figure. A sinistra bombo durante un test di

discriminazione tra figure

IMPOLLINAZIONE E ALTRI SERVIZIGli insetti che trasportano il polline sono chiamati “pronubi”, che alla lettera significache “favoriscono le nozze” (tra un granulo di polline e un ovulo). Le api, e gli altri pro-nubi, giocano quindi un ruolo fondamentale nel mantenere in equilibrio gliecosistemi così come li conosciamo.L’agricoltura moderna, con il suo uso ampio di preparati chimici sempre più potentie con le sue pratiche colturali intensive, ha portato alla scomparsa dallecampagne di molte specie viventi, sia animali sia vegetali, in una spi-rale al ribasso, perché se mancano fioriture spontanee lungo ifossi i pronubi non hanno di che nutrire se stessi e la loro prole.Anche per molte specie coltivate il ruolo dei pronubi nell’im-pollinazione è imprescindibile.In generale nelle piante coltivate una corretta impollinazionesignifica maggior valore commerciale: frutti più grandi, dolcie regolari ed in maggiore quantità per melo, pero, susino, cilie-gio, albicocco, mandorlo, pesco, kaki, castagno, lampone, fra-gola, mirtillo, mora, peperone, melone, cocomero, cetriolo, zucca ecc.ecc senza parlare delle produzioni da seme per foraggere e orticole.Al Laboratorio dell’Insetto è stato realizzato un percorso didattico che ini-zia in giardino e si snoda poi tra microscopi e camere umide, in cui il visitatore è gui-dato nell’osservazione delle strutture dei fiori delle piante “da insetti” e di quelle ane-mofile, per cogliere le differenze macroscopiche, e poi microscopiche sui campionidi polline raccolto. Imparerà che un granulo di polline, quando viene raccolto dallazampa o dalle setole addominali di un insetto che lo deposita su uno stigma è sol-tanto all’inizio di un lungo percorso, che lo porterà a produrre un tubulo pollinicoche si accresce dentro l’organo femminile per raggiungere la cellula uovo…ma chiben comincia è a metà dell’opera, e sotto la guida di operatori del museo è possibileriprodurre questo piccolo miracolo in laboratorio.E poi ci sono i prodotti delle api: cera, miele, pappa reale, propoli… Ad essi ven-gono dedicati periodicamente laboratori didattici anche in collaborazione conl’Ecomuseo dell’Acqua di Sala Bolognese.

o Polline di anguria con tubuli

pollinici accresciuti

grande alveare composto di 6 telaini a vetri: la regina con la sua corte sono sem-pre visibili, così come le operaie intente a pulire, costruire, nutrire e anche a danzare. In collaborazione con l’ISIS Archimede di San Giovanni in Persiceto, è stato realiz-zato un plastico dell’ARE “Bora”, per offrire al visitatore la possibilità di “leggere”le danze delle api. Api marcate con colori ad acqua sono state addestrate a recarsiad un alimentatore posto in un certo punto dell’area, e trasferendo questi punti sulplastico è stato possibile verificare il significato di quello che “diceva” l’ape, ovveroche l’angolo tracciato con la danza sul favo era esattamente quello che si poteva di-segnare tirando corde sul plastico tra la posizione del sole all’orizzonte, la posizionedel nido e quella dell’alimentatore.Ma se l’ape reclutata con la danza parte in una certa direzione verso il prato fiorito enon vuole perdere tempo nell’esplorazione deve farsi guidare da qualche stimolocontestuale predittivo della categoria “fiori”: e quindi, per le api, sono fiori gli oggetticolorati, con un netto contrasto rispetto allo sfondo, con un’elevata complessitàspaziale ed una zona a diversa riflessione nell’UV.Al Laboratorio dell’Insetto abbiamo costruito una camera di volo grazie alla quale èpossibile “porre domande alle api” (ma anche ai bombi) su cosa vedono, cosa distin-guono, cosa preferiscono tra varie categorie di stimoli variamente combinati… e an-che come si orientano, grazie ad un labirinto ad Y e ad un labirinto complessocomposto di 9 camere, per saggiare la loro abilità nel costruire e ricordare percorsi.E c’è anche un olfattometro (un labirinto che costringe le api, e altri insetti a muover-si e compiere scelte destra/sinistra camminando), per mostrare come gli odori pos-sano orientare le api quando si trovano in vicinanza della meta…

o polline fotografato

con il microscopio

elettronico

a scansione

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Sono in allevamento al Laboratorio dell’Insetto specie comuni, come Polistes do-

minulus e Polistes gallicus, in cui la colonia può essere fondata da una sola o piùregine, che stabiliscono successivamente una gerarchia di dominanza (e alla fineresta una sola regina) e talvolta specie meno frequenti in quanto “parassite so-ciali” delle prime.In queste specie esistono solo riproduttori, e la femmina parassita non è in gradodi fondare una colonia da sola. Si introduce invece in un nido già avviato di unaspecie ospite grazie ad un profilo chimico neutro per non farsi riconoscere dalleguardiane. Dopo poche intrusioni la regina pa-rassita è in grado di “travestirsi chimicamente”,assumendo il profilo di idrocarburi cuticolari ti-pico della specie ospite, e particolare del nidoattaccato, e comincia a deporre uova proprie,spesso uccidendo la regina residente.Al Laboratorio dell’Insetto ci sono scatole ento-mologiche per imparare a distinguere e ricono-scere api, vespe polistine, vespe vespine e cala-broni. E i nidi di vespe in allevamento si offronoall’osservazione dei comportamenti ritualizzatiattraverso i quali si stabilisce la gerarchia tra regi-na e operaie, e tra le diverse caste di operaie.

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q Il LABORATORIO DELL’INSETTO

E chi non impollina?

LE VESPEAnche un altro ramo evolutivo ha percorso lastrada della socialità, ed è quello delle vespe, ilcui ciclo assomiglia molto a quello dei bombi,con una società fondata in primavera che si ac-cresce nel corso dell’estate, producendo dapoche decine a migliaia di operaie, a secondadella specie.Ma qual è la differenza tra api e vespe? Quellafondamentale è che le larve vengono alimentatea proteine animali, che le operaie si procuranopredando altri insetti (tra cui spesso le api). Ter-minato l’accrescimento le larve tessono un boz-zolo all’interno del quale compiono la metamorfosi in adulto (il cupolino bianco

che si vede anche ad una osservazione sommaria dei nidi. Gli adulti sinutrono invece di soluzioni zuccherine, che prelevano dai fiori,

dalla frutta… ma anche dalle lattine di bibite zuccherate… Afine stagione vengono prodotti i maschi e le nuove regine,

che, dopo l’accoppiamento, passeranno l’inverno ingruppi. I maschi di Polistes, riconoscibili per il capo com-pletamente giallo, muoiono poco dopo l’accoppiamento.Le operaie costruiscono celle, nutrono le larve, aiutano lesorelle a uscire dalla celletta. Raccolgono acqua che serve

per raffreddare il nido nel corso dell’estate e per impastareil legno con cui viene costruito il nido, dimostrandoci così di

aver inventato la carta molto prima di noi. Tra le vespe,come tra le formiche, esistono molti tipi di società, che segnano

tutti i passaggi fondamentali tra le specie solitarie e quelle sociali.

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o Fondazione di una colonia

in cattivitA,

o Nido di Polistes

dominulus

o Vespa intenta a predare

una larva di moscao Vespe intente a raccogliere

acquao Nuove regine di Polistes

si raggruppano prima

dello svernamento

o Le vespe raccolgono legno,

ma anche carta e stoffa,

grattandolo con le mandibole

o Specie di Polistes. Le prime tre nella riga superiore sono parassiti sociali, notare le

mandibole particolarmente sviluppate

P. sulcifer P. semenowi P. atrimandibularis P. dominulus

P. nimphus P. gallicus P. biglumis P. associus

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La deposizione delle uova è compito solo di certe femmine, le regine (in molte spe-cie più di una, fino a molte decine), mentre i maschi compaiono soltanto in un deter-minato periodo dell’anno. È allora che un gran numero di individui alati, maschi enuove regine, spiccano il volo in massa e si accoppiano. Dopo essere state fecon-date ed essersi strappate (e spesso mangiate) le ali, le regine fondano nuove socie-tà, mentre i maschi, fatto il loro dovere, muoiono in breve tempo. Le formiche si nu-trono di alimenti di ogni tipo e sono anche predatrici. Alcune allevano afidi e altre col-tivano funghi. Altre non sono in grado di nutrirsi da sole e sono costrette a “ridurre inschiavitù” formiche di altre specie per svolgere le attività vitali alla società. Alcunesono dannose, ma altre sono utili, e sono state impiegate da Arabi, Cinesi, ma an-che nei nostri boschi, per la lotta biologica agli insetti dannosi. Con le piante, le formiche hanno stabilito simbiosi mutualistiche di vario genere.Molte specie abitano in strutture appositamente sviluppate dalle piante per poteraccogliere le loro società in cambio della difesa dai parassiti. Altre, affidano alle for-miche i loro semi perché li disperdano.

INSETTI ESOTICIPur dando la precedenza alle specie dell’entomofauna locale, nel nostro Laborato-rio sono in allevamento anche diversi insetti provenienti da aree tropicali o subtropi-cali: alcune specie di Fasmidi e Blattoidei, utili perché è possibile allevarli tutto l’an-no, anche nei periodi in cui gli insetti dei climi temperati vanno in diapausa: la blattasoffiante del Madagascar (Gromphadorina portentosa), Fasmidi del suolo (Eu-

rychanta calcarata), l’insetto foglia secca (Extatosoma tiaratum).

GLI INSETTI E GLI ALTRIIn realtà il Laboratorio si apre con un terrario in cui è allevata una rappresentanzadi tutti quegli esseri di piccole dimensioni che non sono insetti: dalle chiocciolegiganti africane (insieme alle nostre chiocciole comuni) che sono Molluschi enon hanno alcunché da spartire con gli insetti, a diplopodi, scorpioni, ragni,

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q Il LABORATORIO DELL’INSETTO

LE FORMICHE DI “BORGOROTONDO”Una delle stazioni di osservazione più suggestiva è un formicaio realizzato sulla pian-tina del comune di San Giovanni in Persiceto. Una struttura contenuta tra due vetri.Le formiche appartengono all’ordine degli Imenotteri, quindi parenti stretti delle api edelle vespe, ma mentre api e vespe della stessa specie sono tutte più o meno delle

medesime dimensioni, in molte specie di formiche, nello stesso formicaio ce nesono di più piccole e di più grandi. Le piccole sono operaie, che svolgo-

no tutti i lavori di casa - dall’allevamen-to della prole alle pulizie – mentre quel-le più grandi sono i cosiddetti soldati(ma sarebbe meglio dire soldatesse,perché si tratta di femmine): i soldativeri di certe specie non sono in gradodi alimentarsi da soli, ma sanno unica-mente utilizzare le mandibole per la di-fesa del formicaio, o per far razzie. Inaltri casi, come nelle formiche granivo-re, il grosso capo dei soldati serve a tri-turare i semi più grandi.Tranne che ai Poli, le formiche abita-no tutti gli ecosistemi di tutto il mon-do, con più di 14.000 specie! Nei prati,nei boschi o in città, ovunque possia-mo trovare un gran traffico di formicheche vanno e vengono dai formicai.Le formiche sono insetti sociali e vivo-no in comunità con una ben precisadivisione dei compiti, spesso legataad una differenza di dimensioni .

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o Tarantola in un terrario

al Laboratorio dell'Insettoo Femmina e maschio di

Extatosoma tiaraturm

o Formicaio realizzato con tubicini di

plexiglas, con mini-videocamera

o Formicaio in ceramica tra due vetri costruito

sulla piantina del centro storico di San Giovanni in

Persiceto,Borgorotondo

o soldato e operaia del nido della stessa

specie di formica

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o strettamente connesso a questo è il rapporto di interdipendenza degli uni e deglialtri, reso esplicito attraverso piccole targhe che indicano quale insetto, e in qualestadio, si nutre di una determinata pianta,

oda ultimo, ma ugualmente importante, è l’obiettivo di far riscoprire la bellezza di ungiardino naturale, in cui le fioriture delle nostre piante erbacee e arbustive siano valo-rizzate anche dal punto di vista estetico.

LA SEZIONE DEDICATA ALLA RICERCAGrazie a collaborazioni con diversi centri di ricerca, primi tra tutti l’Università di Bolo-gna e il Centro Agricoltura e Ambiente “Giorgio Nicoli”, ma anche il Consiglio per laRicerca e la Sperimentazione in Agricoltura – Unità di ricerca in Apicoltura (CRA-Api), il CIMEC (Centro Internazionale Mente e Cervello del l’Università di Trento, so-no state condotte importanti ricerche in diversi ambiti, dall’etologia, all’agroecolo-gia alla lotta biologica, oggetto di tesi e/o tirocinio pre-laurea o formativo per stu-denti e laureati di diverse facoltà: Scienze Naturali, Biotecnologie, Scienze Biologi-che, Scienze Agrarie.Temi molto diversi, dalla percezione visiva e olfattiva di api, bombi e osmie, ap-prendimento e memoria, alle problematiche di carattere ambientale, comel’impatto degli insetticidi sulla sopravvivenza dei pronubi e sulle loro capacità cogni-tive, o la salvaguardia di popolazioni di farfalle minacciate di estinzione sono stati, esono tutt’ora, parte integrante di percorsi didattico-formativi per le scuole superioridel comprensorio, in un’ottica formativa e di avvicinamento dei ragazzi al metodo

q Il LABORATORIO DELL’INSETTO

che appartengono invece al grande phylum degli Artropodi.Fondamentale infatti è poter cogliere gli elementi che definiscono cosa è un insettoe cosa no, e come fare a riconoscere se ciò che abbiamo davanti sia o no un insetto.Un ausilio significativo in questo senso può venire dalla collezione di fotografie do-nata da Cesare Brizio al Laboratorio dell’Insetto, consultabili dal nostro sito, chehanno contribuito al progetto Tree of Life il cui scopo è l’arricchimento delle cono-scenze sulla biodiversità dell’entomofauna in ogni luogo del pianeta, alla quale tuttipossono partecipare, purchè le foto scattate siano corredate da tutte le informazio-ni utili alla identificazione della specie e del luogo ove lo scatto è avvenuto.

IL GIARDINO DIDATTICONell’area antistante il Laboratorio dell’Insetto è ospitato un giardino didattico, tuttodedicato al rapporto tra insetti e fiori, con particolare attenzione alla presenza di

piante fiorite autoctone. In un piccolo spazio sono stati ricreati diversi am-bienti: da quello lacustre, alla palude; dalla roccera drenata e asciutta

al terreno compatto e argilloso, in condizioni variabili di soleggiamento, ricreando aree di prato stabile ed aree mantenute giova-

ni con lavorazioni che consentano di mantenere le piante pio-niere. La precedenza è data alle piante tipiche della pianuraemiliana, ma sono presenti anche alcune specie a lunga fiori-tura oppure ormai considerate insediate e particolarmenteattrattive per i pronubi come il topinambur e la budleja.Il giardino è stato costruito con diversi scopi:

o poter osservare le interazioni insetti-fiori dal vivo, cogliendo,sotto la guida di pannelli esplicativi, le differenze tra le piante en-

tomofile ed anemofile e le peculiarità delle forme, delle dimensione,dei colori e dei disegni dei fiori. E come l’insieme di questi caratteri siano

stimoli capaci di guidare l’approccio dell’insetto al fiore.

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o licenide su fiore di

carota selvatica

o vi lasciamo la curiosita' di sapere quali fiori sono questi. potrete scoprirlo visitando il nostro

giardino didattico

o Labirinto complesso. L'ape deve costruire un percorso seguendo il bollino verde per

raggiungere la ricompensa. AttivitA,svolta nell'ambito del PROGETTO APENET coordinato dal

CRA-Api

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PROGETTO “FUTURE” PER IL SALVAGUARDAREE RICREARE BIODIVERSITÀ NELLE NOSTRE CITTÀIl Laboratorio dell’Insetto, insieme alla Sezione Aree Naturalistiche, in collaborazio-ne con l’Università di Bologna (Prof. Mario Marini) promuove un progetto disalvaguardia e sostegno della biodiversità nelle nostre città attraversouna riconversione in senso ecologico del verde pubblico, per farpopolare parchi, giardini, viali e aree marginali di piante che so-stengano la riproduzione e il riparo di insetti e piccoli Vertebratisulla lista rossa delle specie in estinzione.Il primo progetto pilota riguarda la salvaguardia di Zerynthia

cassandra, una splendida farfalla inserita nel “Libro Rossodelle farfalle italiane” come “Specie di farfal-la diurna minacciata e in progressiva grave

diminuzione per cause naturali o per fat-tori di origine antropica”, che sopravvive in

piccole popolazioni in alcune aree di riequili-brio ecologico, come al “Dosolo” di Sala Bolo-

gnese e al “Torrazzuolo” in provincia di Modena.Data la scarsa mobilità della farfalla, che come adultosi sposta solo di qualche centinaio di metri dal luogo

dove è nata, sono ipotizzabili interventi di sostegno allesue popolazioni introducendo la pianta nutrice delbruco, l’aristolochia (Aristolochia rotunda) sia in aree

naturali, sia in aree e corridoi frammentati all’interno deicentri urbani, e creando aiuole con piante fiorite per ilsostentamento degli adulti, che si nutrono dei fiori diun’altra pianta, Ajuga reptans. In collaborazione con ilCNR di Bologna è iniziato un programma di riprodu-zione della pianta per micropropagazione.

143

q Il LABORATORIO DELL’INSETTO

scientifico e al mondo dell’Università e della ricerca.Grazie alla presenza di una serra climatizzata, è possibile anche gestire attività distudio che richiedano l’allevamento di piante e potenziare gli allevamenti di insetti edella loro corte di predatori o parassiti. Le tesi sono oggetto di pubblicazioni scientifiche e a carattere divulgativo, conesplicito riferimento agli enti finanziatori.

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o AttivitA,di ricerca al Laboratorio dell'Insetto

o Bombus terrestris durante

un test di discriminazione

visiva in labirinto ad Y

o Api dell'alveare a vetri marcate per uno studio sugli

effetti di insetticidi sulle capacitA,di orientamento e

sul comportamento al nido dopo assunzione di dosi

sub letali di insetticidi nell'ambito del PROGETTO APENETcoordinato dal CRA-Api

o Api preparate per un test sugli effetti di dosi sub letali di insetticidi sulla capacitA,di

riconoscere gli odori, nell'ambito del PROGETTO APENET coordinato dal CRA-Api

o Accoppiamento

in laboratorio

di Zerinthya cassandra

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q Il LABORATORIO DELL’INSETTO

144

NATURA E ARTEPerfettamente integrati con le strutture espositive, sono collocati tra pannelli e te-che alcuni acquarelli e oli, che con grande delicatezza e armonia interpretano voli difarfalle, api sui favi, regine di bombi sul loro nido. Sono del pittore Gianni Sevini, cheli ha gentilmente donati al Laboratorio dell’Insetto, aprendo la strada ad un approc-

cio diverso ai cicli della natura che unisce la curiosità del biologo,che lo spinge ad osservare i dettagli per cogliere relazioni causa ef-

fetto, a quella dell’artista che in questi dettagli trova l’ispirazione per risa-lire dal particolare alla rappresentazione.

Il seguito di questo percorso si è concretizzato in una collaborazione tra il Laborato-rio dell’Insetto e l’Accademia delle Belle Arti di Bologna, ed i laboratori di Marakan-da, Sasso Marconi (BO). All'interno del progetto “Arte e Ambiente" (sponsorizzatoda Coop Adriatica) due giovani artiste, iscritte al Biennio Specialistico indirizzo De-corazione diretto dalla Prof.ssa Rossella Piergallini, Direttore del Dipartimento di ArtiVisive, hanno realizzato opere-habitat per la tesi di laurea, che sintetizzano l’aspettoartistico e quello naturalistico, poiché sono costruzioni che saranno abitate da apisolitarie e formiche .

o uno degli oli di gianni sevini

PROGETTO “ADOTTA UNA PUPA”Il progetto “Adotta una pupa” ovvero l’allevamento di bruchi di Vanessa io su orticacoltivata in vasetti, è un progetto didattico sostenuto da Coop Adriatica nell’ambitodei Progetti “C’entro anch’io” in cui la collaborazione tra il Laboratorio del-l’Insetto e il Centro Maieutica, che con i suoi ospiti diversamenteabili produce piantine di ortica, con-sente di offrire gratuitamente percorsididattici alle scuole elementari del ter-ritorio incentrati sull’osservazione delciclo vitale della farfalla. Lo scopo èquello di sviluppare curiosità, cono-scenza e rispetto per un bruco tuttonero, da cui nasce una bellissima far-falla e per una pianta non certo ama-ta, che però sostiene i cicli vitali di unamoltitudine di insetti, tra cui diversespecie di farfalle.

o Bruchetti neonati di Vanessa io su uno stelo

di ortica

o le opere di serena sciamanna e giulia neri

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Gli insetti e il ciclo della vitaCome nasce, cresce e si sviluppa uninsetto? Diversi tipi di metamorfosi.La ricerca del partner, la riproduzione:quanti figli possono fare gli insetti? Inquanti modi possono nascere?Quante volte all’anno? Gli insettimuoiono d’inverno?

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q Il LABORATORIO DELL’INSETTO

I PERCORSI DIDATTICI

Come riconoscere un insettoCome possiamo riconoscere un insetto? Lestrutture anatomiche degli insetti: lo scheletroesterno, il capo con le antenne, gli occhi, le partiboccali, il torace, con le zampe e le ali, l’addome,con gli apparati riproduttori e il pungiglione (quan-do c’è): osservazione e contatto (per chi vuole) coninsetti viventi e osservazione delle parti anatomiche albinoculare e con l’ausilio di videocamere e grandi schermi.

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o il salto di un ragno

o Un insetto si nutre da un

fiore, un mollusco si

protegge sotto il fiore

o chiocciola

o Un bambino guarda particolari di un insetto al binoculare

o una cavalletta appena natao Giovani cimici neosgusciate

o Particolare dell'addome di Vanessa io mentre deposita delicatamente l'uovo in cima al

gruppo

o Licenidi in accoppiamento

o Un gruppo di uova appena

deposte a fianco di uno

vicino alla schiusa

P. C

orte

si

P. C

orte

si

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q Il LABORATORIO DELL’INSETTO

Ah! Che paura….o no?Che direbbero del nostro aspetto gli insettise parlassero il nostro linguaggio? Avreb-

bero paura di noi come noi di loro? Impariamo a conoscerli: Chi può

pungere? Chi mordere? Cosaproduce lo spaventoso ron-zio di una cimice? Fermiamo la ciabatta eprendiamo una lente per im-parare a distinguere api e ve-

spe, xilocope e calabroni, ci-mici e coleotteri, e a compren-

dere in quali situazioni bisognausare prudenza e come osservare gli

insetti in tutta sicurezza.

148

o Niente paura, siamo vegetariani!

Primo piano di una cavallettao Come distinguere

una vespula da una

polistina?

o Cos'e,questo panciuto e peloso insetto?

E soprattutto, pungerA,? (Dittero Bombilide)

o Maschio di Antherea perni

149o un bimbo osserva incuriosito un maschio di osmia davanti a

fasci di canne-nidoo bimbi osservano la colonia di bombi

Gli insetti: mostri in tutti i sensiBrutti da far paura, belli da far meraviglia, atleti da far rabbrividire, e soprattutto mo-stri di scienza: un percorso tra le forme e le abilità che hanno consentito agli insettievolversi per 300 milioni di anni, dimostrandosi veri mostri di genio, inventiva, adat-tamento, forza, agilità…e anche intelligenza.L’ingrandimento di un “moscerino” mostra la stranezza, secondo i nostri canoni,delle forme degli insetti.. Enormi occhi variamente colorati, antenne variamenteconformate e peli su tutto il corpo, per i quali solo le analisi comportamentali posso-no chiarire se forniscono informazioni di tipo odoroso, tattile, gustativo, di gravità, ditemperatura o altre sensazioni che esulano dal nostro mondo sensoriale. E a volte sono mostri sia le preda che i predatori, come i ditteri nella foto in alto a de-stra. Un maschio di dittero empidide deve offrire una preda alla sua femmina se vuo-le accoppiarsi senza rischiare di essere mangiato…

o Un moscerino ingrandito molte volte o Asilide preda un altro dittero

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Questa cicala posata su un tronco è praticamente invisibile. Chi invece dispone diarmi di offesa o difesa si mette in mostra, come il reduvide, in modo che il predatoreche inavvertitamente “assaggia” un individuo imprima indelebilmente nella memo-ria il gusto pessimo della preda e qualche mal di pancia… non serve all’individuo maagli altri della stessa specie. E chi non ha armi finge di essere ciò che non è… travestendosi da vespa, ape o bom-bo. Oppure conta sull’effetto sorpresa: si spiegano così gli occhi che compaiono al-l’improvviso quando una farfalla apre le ali, o sul “didietro” di un bruco. Poi ci sono i mi-metismi comportamentali: gli insetti foglia che si agitano come foglie mosse dal ven-

to, ragni predatori di formiche che camminano con le zampe anteriori a mo’ di anten-na, coleotteri stafilinidi che sollevano l’addome come fossero scorpioni. E il mimeti-smo chimico di molti parassiti degli insetti sociali, che assumono profili odorosi tali dasfuggire alle guardiane, o producono sostanze di cui le operaie vanno pazze, cosìvengono accettati nei nidi delle formiche, nutrendosi poi delle loro larve.

151

q Il LABORATORIO DELL’INSETTO

Gli adattamenti all’ambienteAlcuni adattamenti sono estremi, come gli sfingidi che non si posano nemmenoper nutrirsi: un grosso vantaggio rispetto alle altre farfalle che spesso cadonopreda di ragni mimetizzati tra i petali. E che dire dei gerridi, capaci di correre ve-locissimi sull’acqua? Ancora più vario è poi il regime alimentare, e gli “attrezzi” usati per procurarsi il cibo eingerirlo: ci sono buongustai dalla dieta molto variata e insetti che definiremmo“schizzinosi”. Alcuni usano mandibole variamente conformate, altri tenaglie, can-nucce e altro ancora.

Il mimetismoNascondersi o spaventare? Dissimulare o sorprendere? Lestrategie adottate dagli insetti nell’eterno rincorrersi tra pre-datori e prede sfruttano le “regole” della percezione visiva.Ma esistono altri modi per mimetizzarsi: con gli odori, conil movimento, con il comportamento…

150

o c'e,chi ha zampe per scavare tunnel

sotterranei, come il grillotalpao L'occhio sull'ala di Saturnia pavonia o Rhynochoris iracundus e

,un predatore,

ma per gli uccelli e,anche una preda

dal pessimo sapore

o Come distinguere qual e,la vera ape?

o Gerride riposa sulla superficie di uno

stagno limpidoo Uno sfingide si nutre su un fiore di

cardo selvaticoo Qualcosa si nasconde tra le sfumature e i

licheni della corteccia

P. C

orte

si

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l’assemblaggio temporaneo di varie parti” a costituire un sistema di suzione; le se-tole che formano il pettine che serve a raccogliere il polline sul corpo per impacchet-tarlo nella cestella; osserveremo le api attuare questi comportamenti in volo in diret-ta con le due paia di zampe posteriori, mentre quelle anteriori mantengono inperfetto ordine le antenne, organi indispensabili per la sopravvivenza. Leosservazione del comportamento delle api saranno condotte in ungrande alveare tra pareti di vetro.

Le formicheSi fa presto a dire “è una formica”. Tra gli insetti sociali le formichepresentano la più vasta gamma di adattamenti e di costumi, ed è im-possibile generalizzare. Vi guideremo tra le capacità più spettacolaridi queste operaie specializzate, coltivatrici e allevatrici, cacciatrici eraccoglitrici, anche tessitrici ed esperte di tecniche di galleggiamento eincredibili ingegneri edili. Impareremo come si può costruire un formicaioda salotto, come mantenere la colonia e come decifrare i comportamenti e gliatteggiamenti delle operaie e della regina.

153

q Il LABORATORIO DELL’INSETTO

Gli insetti socialiPerché alcuni insetti si definiscono sociali e come è nata nel corso dell’evolu-

zione la socialità negli insetti? Le diverse società degli insetti: bombi, ve-spe, api, formiche, termiti, ma anche afidi. Osservazioni dirette sul com-portamento delle diverse specie allevate in nidi con pareti trasparenti: lacostruzione del nido, l’allevamento della prole, la cura della regina, la ge-rarchia e il mantenimento dell’ordine all’interno della società.

L’apeL’insetto con la più lunga storia di relazione con l’uomo. L’alveare e la regina,

i compiti delle operaie, la costruzione del favo, i prodotti dell’alveare (miele,polline, pappa reale, cera e propoli). Come è fatta un’ape? Osservazione al bino-

culare delle strutture anatomiche: l’apparato boccale “a cannuccia” formato dal-o La fase solitaria

della fondazione

della colonia

o Il prelievo del nettare o Un'ape "multitasking": impacchetta

polline e pulisce le antenne mentre

vola

o La strutture del pettine sulla zampa

dell'ape

o Un soldato sorveglia

una nuova regina

prima del volo nuziale

o Api allineate nell'alveare

152

o Una formica allevatrice

cura la sua colonia di afidi,

in cui si vede la fondatrice

alata e la sua ormai

numerosa progenie

o volo nuzialeo Molte specie raccolgono

semi e i grossi nidi di

Messor barbara possono

accumularne molti chili

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mento e di uso della memoria negli insetti sono straordinarie, e saranno oggetto dipercorsi didattici molto coinvolgenti, come pure il linguaggio della danza e le capa-cità di orientamento.Il percorso verrà svolto ad un diverso grado di approfondimento e con linguaggioappropriato a seconda dell’età. Per le classi elementari si predisporranno alcunisemplici giochi utili per tradurre in esempio i concetti di percezione, discri-minazione, apprendimento e memoria.

Gli insetti e la lotta biologicaPredatori e parassiti: gli insetti che si nutrono di altri insetti, oche se ne servono per sfamare la propria prole, diventanopreziosi alleati nella lotta contro gli insetti dannosi alle nostrecolture o alle piante del nostro giardino. Se guardate benetra le colonie degli afidi sui boccioli delle rose, o sulle fogliegiovani, troverete senz’altro afidi rigonfi: una vespina paras-sita gli ha iniettato dentro un uovo. L’afide resta “mummifi-cato”, immobile involucro dentro il quale il parassita si nutre,cresce, e compie la metamorfosi, diventando adulto eduscendo, tramite un foro praticato nella cuticola della mummia.Le coccinelle, i sirfidi (moschine che sembrano api), vespette grandiquanto una capocchia di spillo possono essere allevate e “lanciate” sulle no-stre piante per difenderle.

155

q Il LABORATORIO DELL’INSETTO

Le capacità cognitivePercepire odori, colori, forme, e discriminarli; associare tra loro stimoli diversi indiverse situazioni, e poi ricordarli: tutto questo significa apprendere. Un’ape ri-sponde con l’estensione della ligula alla percezione di un odore che preceden-temente le era stato fatto sentire ricompensandola poi con una goccia di solu-zione zuccherina. La foto con il bombo sul fiore mostra che la percezione delprofumo di un fiore sul quale il bombo si è già nutrito in precedenza, e che cono-sce come predittivo della presenza del nettare, innesca esattamente lo stessocomportamento di estensione automatica della ligula. Le capacità di apprendi-

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o Api in un labirinto

ad Y, addestrate ad

associare la

ricompensa al

colore azzurro in

uno studio sugli

effetti di insetticidi

sulla memoria

spaziale e sui colori

(Progetto APENET,

coordinato dal

CRA-Api)

o sotto: un'ape nel tubo dell'olfattometro durante uno studio sul ruolo delle antenne

nella memoria degli odori, condotto in collaborazione con il CIMEC (Centro Mente e

Cervello) di Trento

o Una larva di crisopa nell'atto di predare una

formica che verra,risucchiata attraverso

uno specializzatissimo apparato boccale

a forcipe

o Un afide parassitizzato

o Le coccinelle sono

formidabili predatori

di afidi e cocciniglie,

tra i piu,dannosi

parassiti delle piante

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RingraziamentiL’allestimento è stato curato da Bettina Maccagnani con il prezioso e insostituibilecontributo di Mario Mariani, chirurgo ortopedico appassionato di modellismo, cheha costruito la maggior parte delle strutture in legno presenti nel laboratorio.Grazie anche a Renzo Siorpaes, (LTA), che ha costruito con maestria tutte le strut-ture in ferro, e a Cristiana Boi, che ha ideato un sistema di fiori artificiali per l’alimen-

tazione del cilindro delle farfalle.Un ringraziamento speciale anche alla Professoressa Domenica Di Mira e

ai suoi studenti della II A e II B dell’Istituto Tecnico dell’anno 2005, chehanno realizzato il plastico dell’ARE Bora, e a Romano Serra per la co-struzione di un sistema che riproduce lo spostamento della proiezionedel sole all’orizzonte.Un prezioso formicaio “da salotto” è stato costruito dal signor Bellini,profondo conoscitore di formiche e scultore. Alcuni altri sono stati rea-lizzati da Matteo Vecchi, giovane entomologo e soprattutto allevatore

di ogni sorta di invertebrato.Grazie al signor Camprini per la costruzione di un elaborato sistema di trasporto

del formicaio più impegnativo,“Borgorotondo”, alla famiglia Maccagnani che hacooperato alle fasi finali della realizzazione del formicaio, e a molti amici per il sup-porto e l’aiuto nell’allestimento del Laboratorio.Infine un doveroso ringraziamento al Prof. Maini dell’Istituto di Entomologia di Bolo-gna per aver donato in comodato d’uso due preziosi modelli di ape e di bruco, vericapolavori, che fanno bella mostra di sè al Laboratorio.Tutte le foto, dove non diversamente indicato, sono di Antonio Marzocchi, cardiolo-go, appassionatosi alla fotografia. Un grazie particolare a Paolo Cortesi, fotografo naturalista, che ci ha concesso l’usodi alcuni suoi scatti.Infine un ringraziamento doveroso a Patrizia Cremonini e all’amministrazione comu-nale per aver reso possibile la realizzazione di questa impresa.

Bettina MaccagnaniResponsabile del Laboratorio dell’Insetto

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