Il grande viaggio con marco polo

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Biblioteca Librincontro

ICS Eduardo De Filippo

In viaggio

con Marco Polo

Leggere è bello Allora scrivo un libro anch’io

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In viaggio con Marco Polo

Daniele, Gabriele e Federico erano tre

ragazzi di 10 anni, che frequentavano la

stessa classe. Erano molto amici e

passavano spesso i pomeriggi a giocare

nel grande parco vicino la loro scuola.

Erano molto curiosi e sempre in cerca di

avventure.

Un giorno la maestra assegnò una ricerca

su uno degli itinerari più famosi del

Medioevo: la via della seta. I tre amici

decisero di andare in biblioteca per

documentarsi. Volevano fare un bel lavoro

e per questo presero tutti i libri che

trovarono sull’argomento.

Mentre erano intenti a sfogliare le pagine

di un grosso volume, con immagini sul

famoso itinerario, accadde una cosa molto

strana. D’improvviso una mano uscì da

una delle pagine e li trascinò dentro il

libro.

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I tre amici si ritrovano catapultati in un

altro mondo, dove tutto era strano. Non

c’erano strade asfaltate, né palazzi, la

gente intorno a loro vestiva in modo

bizzarro. Ebbero un po’ di paura, ma poi

pensarono che sarebbe stato divertente

esplorare un luogo così diverso dalla loro

città. Chissà quante avventure avrebbero

vissuto! Mentre erano assorti in queste

riflessioni, un giovane si avvicinò

guardandoli con curiosità.

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“E voi chi siete? “ chiese.

“Noi siamo tre amici e

veniamo da molto

lontano, ma dove ci troviamo? “ disse

Federico. “Siamo a Costantinopoli” rispose

l’uomo “E io sono Marco Polo”.

I ragazzi rimasero a bocca aperta: stavano

parlando con Marco Polo. Che emozione!

“Ma allora siamo tornati indietro di 744

anni! Ecco perché è tutto così strano qui. “

disse Daniele.

“Anche voi siete strani” disse Marco Polo,

“non ho mai visto un abbigliamento come

il vostro! “

“Queste si chiamano magliette…” disse

Federico, indicando i suoi vestiti. “Questi

sono pantaloni, e queste sono scarpe da

ginnastica. Sai, sono comodissime per

correre e giocare. Questo è l’abbigliamento

del futuro, noi veniamo dal 2015. “

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Marco Polo rimase molto sorpreso, poi

disse “Io sono in viaggio con la mia

famiglia, volete unirvi a noi? “

I ragazzi entusiasti risposero di si e si

unirono alla carovana.

Per passare inosservati indossarono gli

indumenti dell’epoca, lunghe tuniche e

sandali. Così si misero in viaggio sulle

piste carovaniere, che erano per lo più dei

semplici sentieri, a volte stretti e scoscesi.

Non erano facili da percorrere sia per le

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condizioni climatiche, sia per gli ostacoli

naturali che si incontravano lungo il

percorso, come i corsi d’acqua,

attraversabili solo grazie a ponti o guadi.

La loro carovana era composta da diversi

animali da trasporto, soprattutto cavalli e

muli.

I ragazzi viaggiarono verso Baldak,

l’attuale Baghdad, città attraversata dal

fiume Tigri, famosa per la produzione di

datteri e per le fabbriche di drappi, arazzi

e tappeti. Videro i mercati dei tessuti

preziosi e delle sete e rimasero affascinati

dalla torre del Califfo, che aveva enormi

quantità di oro e di argento. Il loro viaggio

proseguì poi verso la Persia, che era

composta da otto regni ed era famosa per

l’allevamento di cavalli, così belli da essere

venduti in tutto il mondo.

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Si fermarono nella città di Sabba, da cui si

diceva fossero partiti i Re Magi per recarsi

a Betlemme a rendere omaggio a Gesù

Bambino. Giunsero poi, in Afganistan fino

alla città di Chesimun, da cui si poteva

giungere l’India e proseguirono per

Samarcanda, dove videro stupendi giardini

pieni di piante. Oltrepassate queste città,

giunsero nei pressi del deserto del Gobi, o

Gran Deserto, nella città di Lop.

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Marco Polo spiegò che Lop era un luogo di

riposo per i carovanieri, che potevano

rinfrescarsi e prendere vivande per un

mese, poiché tale era il tempo per

attraversare il deserto.

Qui la carovana prese cammelli e

dromedari per proseguire il proprio

viaggio, perché questi animali chiamati

“navi del deserto” potevano percorrere

lunghe distanze in luoghi secchi e aridi,

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rimanendo giorni senza bere e mangiando

poco.

Attraversarono il deserto che era un

tutt’uno di montagna, sabbia e valli,

fortunatamente non li sorprese nessuna

tempesta di sabbia, ma le condizioni

climatiche furono difficili, caldo di giorno e

freddo di notte.

Usciti dal deserto proseguirono verso le

famose città di Ciandu, residenza estiva

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del Gran Khan e di Cambaluc, dove si

trovava la sua corte.

I tre amici videro il palazzo estivo del Gran

Khan, che era immerso in un grande

giardino ricco di alberi e ruscelli, e aveva

molte stanze fatte di marmo e di pietra,

riccamente decorate d’oro.

Nella città di Cambaluc passarono per una

delle dodici porte, dalle quali partivano

numerose strade in grado di raggiungere

ogni parte del regno. Qui confluivano

mercanti da tutto il mondo.

Daniele, Gabriele e Federico erano davvero

felici per tutte le meraviglie che avevano

avuto occasione di vedere, ma si

sentirono stanchi. Avevano viaggiato

molto, ed era tempo per loro di tornare a

casa.

Marco Polo doveva proseguire il proprio

viaggio verso le province interne del Gran

Khan, ma i ragazzi gli proposero di

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intraprendere un altro tipo di viaggio:

accompagnarli nel futuro.

Marco Polo decise di accettare, ma non

sapeva come fare per andare avanti nel

tempo.

I quattro ebbero allora un’idea, decisero di

chiedere aiuto ad uno dei più famosi

incantatori della città. Forse con un

incantesimo sarebbero riusciti a tornare a

casa!

Si rivolsero all’incantatore Senza Nome,

che era anche un potente mago che,

affascinato dalla loro storia decise di

aiutarli.

Senza Nome disse ai ragazzi di disegnare

la carta geografica del regno da cui

provenivano, poi invitò Marco Polo,

Daniele, Gabriele e Federico a prendersi

per mano per formare un cerchio intorno

alla carta.

“Osodi Aripse Repus” disse in tono

solenne. Poi aggiunse “Tenete a mente

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queste parole. E’ la formula per viaggiare

nel tempo, ed è l’unico modo che ha Marco

Polo per ritornare a Cambaluc. E

rammentate!... La porta che conduce nel

passato è il libro che vi ha trascinato fin

qui.”

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Detto questo, ord

quattro amici di r

la formula magica e di girare semp

velocemente intorno alla carta diseg

Marco Polo, Daniele, Gabriele e Fe

iniziarono a girare e girare, finch

caddero a terra e si ritrovaro

biblioteca.

“Siamo tornati nel 2015. Evviva!

Daniele.

“Presto dobbiamo uscire subito, prim

gli altri si accorgano di Marco

aggiunse Federico.

“Prendi il libro e usciamo “ disse G

rivolgendosi all’amico.

I tre ragazzi presero per mano Marc

e a gran velocità lo spinsero fino all’u

Arrivati in strada fu grande lo stup

Marco Polo! Che strane cose c’er

ordinò ai

di ripetere

empre più

isegnata.

e Federico

inché non

varono in

a! “ disse

prima che

rco Polo”

e Gabriele

Marco Polo

all’uscita.

stupore di

c’erano in

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giro: grandi scatole camminavano davanti

a loro, mostri altissimi sembravano

minacciarli. I ragazzi risero e spiegarono

che quelle scatole si chiamavano macchine

ed erano i mezzi di trasporto, e i mostri

non erano altro che palazzi, cioè case dove

abitavano le persone.

I tre amici si resero subito conto che era

necessario dare dei vestiti moderni a

Marco Polo. Così andarono a casa di

Daniele, che distava un centinaio di metri

dalla biblioteca. La casa aveva una porta

sul retro, da cui fu facile entrare senza

essere visti. Gli diedero dei jeans e una

maglietta e gli fecero vedere come

indossarli.

Dopo essersi vestito, Marco Polo fu

attratto da una strana cosa che si trovava

su un tavolo. Sembrava un grande

specchio, ma era più scuro…all’improvviso

si accese e Marco Polo si spaventò. Che

cosa era quello strano specchio magico?

Perché c’erano persone intrappolate

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dentro? I ragazzi spiegarono che si

trattava di un televisore, un’invenzione del

secolo scorso, usata per documentarsi su

ciò che accadeva nel mondo, ma anche

per vedere programmi e film.

Federico tentò di spiegare cosa fossero,

ma Marco Polo sembrava confuso.

Daniele gli fece vedere il computer e

internet, ma per Marco Polo era troppo

difficile capire tutte quelle cose. Per lui

tutto era una magia, uno strano

incantesimo che andava al di là della sua

immaginazione.

Allora i ragazzi ebbero un’idea, decisero di

lasciare stare le tecnologie e vollero,

invece, far vedere a Marco Polo quanto

fosse facile spostarsi da un luogo all’altro e

in poco tempo con i moderni mezzi di

trasporto. Forse questo sarebbe stato più

comprensibile per lui!

Così andarono in giro per la città e Marco

Polo si divertì un mondo a salire a

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scendere dagli autobus, dai tram e dalla

metro. Daniele, Federico e Gabriele

decisero, infine, di far vedere a Marco Polo

il più grande e potente mezzo di trasporto.

Andarono allora alla stazione dove presero

un treno che li condusse fino

all’aereoporto.

Arrivati lì, Marco Polo chiese cosa fossero

quelle macchine simili a uccelli. Federico

gli spiegò che si trattava di aerei, di mezzi

velocissimi che potevano volare da un

luogo all’altro in poco tempo.

Marco Polo non riusciva a credere ai suoi

occhi, l’uomo nel futuro sarebbe stato in

grado di volare!

Ripensò alle carovane della sua epoca e a

quante invenzioni aveva creato l’uomo nel

corso del tempo, per soddisfare la propria

voglia di viaggiare ed esplorare il mondo.

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Pensò che aveva visto abbastanza e volle

tornare a casa.

Marco Polo ringraziò i tre ragazzi per la

meravigliosa avventura, e indossati i suoi

vestiti, si preparò per tornare nel passato.

Federico prese il libro della biblioteca e lo

aprì esattamente alla pagina in cui era

apparsa la mano. Marco Polo, salutò i suoi

nuovi amici e girando su stesso, ripeté la

formula magica finché non si ritrovò nel

suo tempo.

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I ragazzi richiusero il libro e all’improvviso

si ritrovarono di nuovo in biblioteca.

Si guardarono intorno ed ebbero come

l’impressione di avere immaginato tutto.

Certo era che avevano vissuto una

straordinaria avventura e avevano

imparato tantissime cose sulla via della

seta.

Perciò, pieni di entusiasmo si misero a

scrivere la loro ricerca, sicuri che

avrebbero fatto un ottimo lavoro.

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