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Il giornalismo Barbareschi Marco Cesana Federico Ferrari Paolo Merisio Aurora Giornalismo Opinione Pubblica Nascita della Stampa Il Seicento L’Inghilterra Rivoluzione Giornalismo 2.0 La Stampa a Stelle e Strisce

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Il giornalismo Barbareschi Marco

Cesana Federico Ferrari Paolo

Merisio Aurora

Giornalismo

Opinione Pubblica

Nascita della Stampa

Il Seicento

L’Inghilterra

Rivoluzione Giornalismo

2.0

La Stampa a Stelle e Strisce

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L’Opinione Pubblica

La vicenda storica del giornalismo si accompagna all’emergere di una nuova categoria della realtà: l’opinione pubblica, intesa come l’insieme di cittadini che leggono i giornali e attraverso essi si informano degli avvenimenti capaci di condizionare le loro esistenze.

Le rivoluzioni del XVII secolo in Gran Bretagna e quelle che, alla fine del secolo successivo, in America e in Francia mettono fine all’antico regime determinano una vera e propria esplosione del numero di giornali e giornalisti.

L’opinione pubblica diventa così un soggetto attivo sulla scena della storia, in grado di esercitare un vincolo sull’azione dei governi. La stampa, che ne interpreta gli umori con uno spazio variabile di autonomia e di libertà (quindi di forzatura), si colloca accanto al parlamento, all’esecutivo e alla magistratura, come un quarto potere.

Il tema dell’indipendenza dal potere politico contribuisce a fondare una nuova identità dal giornalista, la cui libertà di indagine e di espressione si pone a tutela del diritto all’informazione di ogni cittadino.

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L’ invenzione della stampa e lo sviluppo nei secoli.

o Cina

o Corea

o Europa

Queste tre terre possono essere considerate le patrie della invenzione della stampa.

C’è stato un tempo in cui nessuno aveva ancora inventato un modo per imprimere dei caratteri su carta e oggi la carta stampata, i quotidiani, i libri, le riviste, hanno un nuovo concorrente e cioè il Web, ma difficilmente saranno soppiantati definitivamente…

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Iniziò la Cina, proseguì la Corea ed infine l’Europa

Già in Cina circa 2000 anni fa avevano messo a punto una tecnica di stampa che consisteva nell’incidere su dei cubetti di legno caratteri e disegni al contrario (a specchio), successivamente i blocchetti venivano inchiostrati e si usavano per stampare su fogli di carta.

Passarono secoli prima che qualcuno pensasse di incollare insieme dei fogli per “costruire” un libro stampato. Il primo tentativo di libro stampato ed edito in diverse copie fu fatto in Corea nel 1409.

Infine arrivò l’Europa che, tramite Gutenberg, perfezionò le tecniche di stampa: Il procedimento di stampa di Gutenberg consisteva nell’allineare i singoli caratteri in modo da formare una pagina, che veniva cosparsa di inchiostro e pressata su un foglio di carta o di pergamena. L’innovazione stava nella possibilità di riutilizzare i caratteri. La lega per i caratteri di Gutenberg era formata da piombo, antimonio e stagno, raffreddava velocemente e resisteva bene alla

pressione esercitata dalla stampa.

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Il Quattrocento

*Il termine Canard deriva dal francese e significa ‘anatra’, si riferisce ovviamente allo starnazzare dell’animale apparentemente immotivato, come ad esempio le notizie sulle guerre contro i turchi oppure miracoli, catastrofi e principi.

Accanto ai testi sacri e classici, si iniziano a stampare già negli ultimi anni del 400 manoscritti circolanti tra banchieri e commercianti. Comunemente noti come canard*, essi:

o stampati in numero unico, dedicati ad un unico argomento di carattere generale o locale

o contengono numerose illustrazioni a corredo di notizie particolarmente fantasiose

o hanno toni abbastanza forti e per questo conoscono una fortuna crescente

Si inizia a delineare un sistema di comunicazioni laiche e popolari potenzialmente capace di sfuggire al controllo delle élite aristocratiche: o i sovrani concedono il diritto di stampa in

esclusiva ad un solo stampatore o vengono impartite delle norme severe che

assegnano un nome ed un marchio distinto ad ogni stampatore per evitare confusioni e definire le responsabilità individuali di carattere eventualmente penale

o si sancisce il principio dell’imprimatur

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Il Seicento Il Rinascimento e la Riforma hanno posto in primo piano le esigenze della libertà individuale, mentre i sovrani assoluti cercano con ogni mezzo di dare potenza di controllo allo stato centrale. Il giornalismo degli esordi si colloca in mezzo a questa contraddizione: rappresenta uno dei mezzi principali per legare gli individui fra loro, ma al tempo stesso il potere delle istituzioni ne ha intuito le potenzialità d’uso e si adopera per ricondurre la stampa sotto il proprio dominio

In Olanda iniziano a diffondersi i corantos: o fogli di notizie che non hanno alcun visto

ufficiale delle autorità, con frequenza settimanale e talvolta bisettimanale

o che possono contare sulla potente rete commerciale olandese che fornisce una trama informativa di corrispondenti in tutte le maggiori città del continente e che, quindi, garantisce notizie di prima mano; il loro contenuto è la politica internazionale

o dallo stile impersonale che tende a nascondere la figura del redattore e a ricercare un tono ufficiale, sottolineato dal carattere quasi esclusivamente politico delle informazioni e dal disinteresse per le notizie di human interest (cronaca più minuta e quotidiana)

o l’ordine delle notizie risponde a un criterio di importanza

o basati sul metodo di trattamento delle informazioni, riflettono uno sforzo di sinteticità che allontana lo stile giornalistico da quello letterario

In Svizzera compare un periodico mensile di dimensioni variabili tra le 6 e le 12 pagine, il cui formato è ancora simile al libro ed il cui contenuto è essenzialmente un riassunto degli avvenimenti più importanti del mese. In estremo Oriente la stampa periodica di corte non è una novità: le gazzette ufficiali di corte risalgono a diversi secoli prima; dopo il 1600 il sistema si perfeziona con la comparsa dei primi bollettini settimanali destinati alle province più lontane dell’impero ed assume per brevi periodi una frequenza addirittura quotidiana.

In Francia compare il Bureau d’adresses et des rencontres, il primo periodico interamente dedicato alla compravendita di beni e alle domande-offerte di lavoro: la stampa occupa così uno spazio quotidiano dell’attualità, lontano dai clamori della politica e vicino ai bisogni privati della popolazione. Richelieu concede a Renaudot il permesso di stampare la Gazette: o settimanale a 4 pagine di piccolo formato, che in

seguito passa a 8 pagine o che, a differenza dei fogli inglesi, è un giornale in

livrea, un organo ufficioso del potere o di cui buona parte è dedicata a corrispondenze

dall’estero o i cui testi sono brevi e scarni, privi di ogni

commento: prevale una prosa anonima, grigia, burocratica

o la cui attendibilità è basata sulla voci che corrono

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L’Inghilterra

Tra il Seicento ed il Settecento il governo inglese abolisce di fatto la censura preventiva sulle pubblicazioni: il contenuto di giornali e libri è perseguibile dalla magistratura solo a posteriori in caso di violazioni della legge ordinaria.

Nel modello autoritario di rapporto tra stampa e potere cominciano ad aprirsi delle crepe che lasciano intravedere gli inizi di un nuovo modello liberale, entro il quale la stampa non è più soggetta a regimi speciali ed è governata nei limiti della giurisdizione ordinaria dal sistema di tasse e sussidi imposto dai governi e dalle leggi del mercato economico.

Accanto ad una cultura della notizia che ne privilegia il valore commerciale, e quindi la tempestività e la completezza delle informazioni rispetto al commento, si affaccia un’altra cultura dell’informazione che sottolinea il ruolo e la vocazione politico-educativa del giornalismo.

Richard Steele e «Il Chiacchierone»

Il 12 aprile 1709 lo scrittore irlandese Richard Steele (1672-1729) diede alla stampe il primo numero di un nuovo foglio periodico londinese: «The Tatler». Il giornale sarebbe uscito tre volte al settimana fino al 1711, quando Steele con l’amico Joseph Addison fonderà una delle più celebri testate del settecento: «The Spectator». «The Tatler» fu un prototipo dei nuovi giornali d’opinione, un giornale composto da pochi fogli, scritti interamente o quasi da un unico giornalista, con il preciso scopo di diffondere le proprie idee. Il registro stilistico privilegiava l’ironia e il sarcasmo, mentre era molto semplice e poco erudito sotto l’aspetto linguistico.

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The 18th-century

In the past Today

LENGHT The text are extramely shorts The text are long or reasonable long

TOPIC o The subjects are treat with superficiality, no details.

o Short exposition about the fact, no comment or personal opinion

o The aren’t the FIVE ‘Ws’ of journalism

o The subjects are treated with more attention and the journalist do research to found information

o Long exposition with (sometimes) personal opinion

o Who, what, when, where, why

STRUCTURE

PEOPLE WHO READ JOURNAL

They want to informated about what append and kwon that the criminals are justly punished

Understand how the crime had been committed and they want to kwon a great deal of details about crime

The 18°-century newspapers dealt with subject from general interest and also informated people of the lastest events. The articles in the newspapers of that time were not exacly the same as those of today.

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Il Novecento: secolo della nuova rivoluzione della stampa

Nel Novecento vengono costruite le macchine da stampa di tipo industriale come le rotative. Il ruolo principale nello sviluppo dell’arte tipografica è dato dalle applicazioni delle tecniche fotografiche che danno il modo di stampare immagini a colori: dal dopoguerra nascerà la stampa a colori .

Per tutto il ‘900 si assiste quindi ad un velocissimo processo di trasformazione nella stampa e negli ultimi anni del secolo irrompono i sistemi digitali che stravolgono ancora una volta le industrie di arti grafiche che, per restare competitive in termini di velocità e qualità, investono grosse somme di denaro per l’acquisto di nuovi macchinari e per l’addestramento dei dipendenti impegnati nel loro utilizzo.

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Anni Ottanta e Novanta : la nascita dell’ editoria elettronica

Tutto quello che veniva realizzato da un grafico in una tipografia (impaginazione, scontornature, montaggio, controllo del colore di stampa) poteva a partire da ora essere fatto in tempi rapidissimi dal computer.

Nel 1990 la Apple di Steve Jobs lancia il Macintosh LC (LC = low-cost = basso costo). Un computer con modalità d’uso altamente intuitive per l’editoria elettronica (desk top publishing) che da quel momento in poi stravolgerà la stampa negli ultimi 10 anni del XX secolo.

L’uso di un’ infinita disponibilità di caratteri che possono essere trasformati per crearne di nuovi e più fantasiosi, la possibilità di poter impaginare interi lavori da stampare controllando sul monitor ogni più piccola variazione, la possibilità di poter già inserire nell’impaginato elettronico le immagini in file opportunamente scannerizzate, non fanno altro che aumentare la velocità di produzione degli stampati aumentandone pertanto la quantità stessa.

Inoltre, fanno il loro ingresso le macchine da stampa digitali che danno la possibilità di abbassare i costi di stampa per piccole tirature stampate con inchiostro a toner.

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Oggi l’informazione non può prescindere dalla rete e dall’interazione con l’utente, il vecchio giornalista non esiste più. Le notizie si apprendono, modifi-cano e diffondono in tempo reale. Il 20 – 30 % delle informazioni pubblicate arrivano dalla rete (dati Linkiesta) e in particolare da Twitter, il social che più si adatta ad essere un canale di informa-zione tempo zero. Spesso e volentieri il titolo del giorno – su un quotidiano, è già vecchio, è stato già superato da notizie fresche. Siamo passati dalle agenzie stampa ai commenti su blog e social media, ai feedback real time. Aspetti positivi dall’interazione tra giornalismo e Rete? L’interesse pubblico, il ricordarsi che il primo referente e la prima persona verso cui sono responsabili i giornalisti è il lettore e non l’editore, uno degli elementi che s’era perso nel giornalismo ‘tradizionale’ , più incline al compromesso e meno attento alla realtà, e che vive sul web una stagione nuova. E quelli negativi? Spesso i blogger per attirare attenzione usano un linguaggio sopra le righe, o attaccano a testa bassa senza qualche forma di delicatezza. Non sempre le notizie vengono sempre date dopo aver verificato l’attendibilità della fonte. Privacy minacciata e uso dei dati sensibili, scandali, truffe e inganni non mancano e spesso ci si è interrogati su quando sarebbe stato il caso di fermarsi prima di mandare alla gogna alcuni personaggi.

L’informazione e la Rete

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La Stampa a Stelle e Strisce

Articolo apparso sullo speciale La Stampa «For President» del 16 settembre 2012.

«Da Grant a Obama, le elezioni Usa su La Stampa»

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Un secolo e mezzo di prime pagine del giornale raccontano come è cambiata la nostra percezione dell’America.

La prima volta fu soltanto una breve a pagina 3: «Nuova York, 3 novembre. Grant venne eletto presidente, Colfox vice-presidente. I repubblicani rimasero vincitori in quasi tutti gli Stati del Nord».

In quel 1868 la Gazzetta Piemontese era nata da meno di due anni e gli Stati Uniti erano lontanissimi. Allora a riempire le pagine c’erano la Francia, la Prussia, gli Imperi di Vienna e Londra e quello Ottomano.

Per tutto il finire dell’Ottocento le notizie dall’altra sponda dell’Atlantico arrivavano per telegrafo attraverso il cavo sottomarino che attraversava l’Oceano. Gli errori erano all’ordine del giorno, figli anche della lentezza.

Nel novembre 1876 venne annunciata l’elezione del democratico Samuel Tilden «a grandissima maggioranza», ma sei giorni dopo fu necessario spiegare che invece non c’era alcuna certezza del risultato definitivo, che arrivò solo nel marzo dell’anno dopo, al termine di una battaglia piena di colpi bassi che ci racconta come non sia mai esistita un’età dell’oro della politica.

Navigando nell’archivio online de «La Stampa» (lo si può fare sul sito www.lastampa.it), si capisce come l’America sia stata veramente scoperta, dalla nostra opinione pubblica, solo nel Novecento. Perché un Presidente a stelle e strisce conquistasse la prima pagina, di quella che nel frattempo era diventata «La Stampa», ci fu bisogno di un attentato: la morte di William McKinley. La notizia, pubblicata l’8 settembre 1901, occupò le quattro colonne di apertura del giornale.

La prima elezione ad avere l’onore di dell’intera testata arrivò invece un decennio dopo la fine della Grande Guerra e fu quella che portò al potere Herbert Hoover nel 1928, quando ormai gli Stati Uniti stavano per entrare nella Grande Depressione.

Ma non fu un dato acquisito, tanto che durante il fascismo l’Atlantico tornò ad allargarsi: nel 1936 la rielezione di Franklin Delano Roosevelt fu relegata a pagina 8, allora l’ultima del giornale.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, con l’Italia ormai alleata degli americani e membro della Nato, nel 1952 l’elezione del generale Eisenhower, uno dei protagonisti della liberazione dell’Europa dal nazismo, occupò tutta la prima della «Nuova» Stampa. Per trovare però foto, cartine e grafici - l’armamentario che caratterizza il giornalismo contemporaneo - bisogna attendere il 1960, quando a conquistare la Casa Bianca e l’attenzione del mondo fu John F. Kennedy. Da quel momento niente è stato più come prima: il romanzo delle elezioni presidenziali è diventato un appuntamento fisso, le pagine si sono moltiplicate e ogni aspetto è diventato familiare anche ai lettori italiani. A fare breccia a casa nostra hanno contribuito l’emozione per gli assassini dei fratelli Kennedy, raccontati con una moltiplicazione di spazi che non aveva precedenti nel nostro giornalismo. Oggi ci siamo abituati a questa epopea che si rinnova ogni quattro anni, che si tinge di giallo come nella battaglia legale sui voti della Florida tra George W. Bush e Al Gore, o si fa avvincente come nella sfida alle primarie tra Hillary Clinton e Barack Obama. [M. Cal.]