Il foro di Traiano, di Cesare, di Augusto e di Nerva.

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Nella città romana era la piazza principale, luogo di incontro politico, commerciale, amministrativo e culturale, posta spesso

all’incrocio delle vie fondamentali di attraversamento Nord-Sud (il cardo) e Est-

Ovest (il decumanus).

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Il Foro di Traiano, di cui la colonna è la testimonianza più rilevante quanto a grandiosità e livello artistico, fu costruito dal 107 su progetto di Apollodoro di Damasco e ultimato sotto Adriano, la sua apertura richiese, anche per le dimensioni, ingenti lavori, tra i quali il taglio di quasi 200 metri della sella che univa il Quirinale al Campidoglio. Al Foro, che si articolava in settori

distribuiti su ripiani leggermente digradanti verso Sud, si accedeva tramite l’arco trionfale di Traiano, posto a ridosso del Foro di Augusto, che

introduceva a una piazza delimitata su 3 lati da portici – i laterali aperti sul fondo in grandi emicicli – era ornata al centro dalla statua dell’imperatore,

lo slargo è per la maggior parte coperto da Via dei Fori Imperiali e da giardini.

Le colonne che si ergono al centro dell’area scavata appartengono al fianco della basilica Ulpia, la più grande e sontuoso mai eretta a Roma, che è stata

rimessa in luce solo nella parte centrale; dalla basilica, due passaggi conducevano a un cortile porticato ornato al centro dalla colonna e

fiancheggiato dalla Biblioteca Greca e dalla Biblioteca Romana. Alle spalle della colonna, circondata da un portico, chiudeva il monumentale complesso il tempio di Traiano, terminato da Adriano; uniche testimonianze delle sue eccezionali dimensioni sono, appoggiate accanto alla colonna Traiana, una

colonna monolitica di granito e un capitello di marmo bianco.

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Iniziato da Cesare, consacrato nel 46 a.C. e ultimato da Augusto, il Foro presentava un semplice impianto; una piazza rettangolare allungata e circondata da portici, con il Tempio di Venere Genitrice addossato al fondo. In occasione della costruzione del proprio Foro, Traiano ricostruì anche questo, ampliando la piazza verso Ovest ed

erigendo la basilica Argentaria.

Al Foro – se ne osserva circa metà della piazza, con alcune colonne, ascrivibile al rifacimento operato da Diocleziano, del lato chi di pietra gabina e travertino – si

scendeva da una scala in travertino al limite del clivus Argentarius, antica strada, in parte conservatasi, che correva tra il Foro e il Campidoglio e ai lati della quale sono

resti e tracce di tabernae in laterizio. In seguito allo scavo sono state rialzate 3 colonne, sormontate da trabeazione, del tempio di Venere Genitrice, in origine con 8 colonne sulla fronte e 9 sui lati mentre il fondo ne era privo in quanto addossato al

terreno; del complesso restano il podio e, a terra, frammenti ascrivibili al rifacimento traianeo. La doppia serie di pilastri in laterizio sorreggenti volte sono da riferire alla

basilica Argentaria; sul rivestimento d’intonaco che ricopriva le pareti sono stati scoperti graffiti di versi dell’Eneide. Nel Medioevo vi venne adattata una chiesetta, di cui rimane il pavimento a marmi colorati. Oltre via del Tulliano, la parte restante del Foro è dal 1999 oggetto di una campagna di scavo volta a riportare il luce altri 3500

mq del complesso.

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Adiacente ai mercati di Traiano si stende il Foro di Augusto, votato prima del 42 a.C. ma inaugurato solo nel 2 a.C.

Il Foro si ispira nella pianta a quello di Cesare; grande piazza porticata e, sullo sfondo, il Tempio dedicato a Marte Ultore; verso il fondo il complesso era

chiuso da un grandioso muro a blocchi di peperino e pietra gabina con ricorsi e coperture di travertino.

Nell’area, che conserva parte della pavimentazione in lastra di marmo, restano tracce del portico di sinistra, all’estremità del quale era l’aula del Colosso; l’ambiente, che custodiva la statua, alta 14 m, di Augusto, era alle pareti

rivestito di marmi e decorazioni, mentre lungo i muri di fondo e lungo quelli delle esedre che si aprivano nelle pareti di fondo dei portici erano disposte

statue di marmo. Al centro si colloca il Tempio di Marte Ultore, cui si accedeva da una scalinata che conserva al centro resti dell’ara. Il podio era in blocchi di

tufo ricoperti di marmo lunense, materiale utilizzato tra le otto colonne del pronao, in parte rialzate, e le otto dei lati; la cella, coperta da un tetto a doppio

spiovente, aveva, a ridosso delle pareti interne, colonne inquadranti, nicchie con statue e, forse, del Divo Giulio. Addossati al podio del tempio erano due

archi di trionfo, dedicati a Druso e Germanico.

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Il Foro di Nerva, comunicante con quello di Augusto, era chiamato anche Forum Minervae o Palladium dal tempio dedicato dalla dea, e Transitorium

o Pervium perché punto di passaggio tra la suburra e il Foro romano.

Rimesse in luce, cui si può accedere anche attraverso il Foro di Augusto, appartengono al Tempio di Minerva, di cui resta il nucleo informe del podio, e, a destra, come parte del portico, le cosiddette Colonnacce,

sorreggenti un attico con fregio a bassorilievo. Sul lato di via dei Fori Imperiali con termine all’area archeologica del Foro Romano, la campagna

di scavo intrapresa nel 1995 ne sta portando alla luce altre strutture.