Il Foglietto dell'Istituto dei Canossiani - n.1/2 - 2014

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FOGLIETTO il dell’Istituto dei Canossiani Anno 83 n. 1 Gennaio - Marzo 2014 PUBBL. TRIMESTRALE ANNO 82 - N. 1 - Gennaio - marzo 2014 Poste Italiane spa - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Verona “Non dimentichiamo che sono proprio i santi che mandano avanti e fanno crescere la Chiesa. Nella convocazione del Concilio san Giovanni XXIII è stato per la Chiesa il Papa della docilità allo Spirito Santo. San Giovanni Paolo II è stato il Papa della famiglia. Che entrambi questi nuovi santi Pastori del Popolo di Dio intercedano per la Chiesa affinché, durante questi due anni di cammino sinodale, sia docile allo Spirito Santo nel servizio pastorale alla famiglia. Che entrambi ci insegnino a non scandalizzarci delle piaghe di Cristo, ad addentrarci nel mistero della misericordia divina che sempre spera, sempre perdona, perché sempre ama” Papa Francesco, Messa di canonizzazione, 27 aprile 2014

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Trimestrale della Congregazione dei Padri Canossiani, nato 82 anni fa come strumento di comunicazione per i tanti amici dell’Istituto e i sostenitori delle opere e delle Missioni canossiane e dei loro progetti

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FOGLIETTOildell’Istituto dei Canossiani

Anno 83 — n. 1 Gennaio - Marzo 2014

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“Non dimentichiamo che sono proprio i santi che mandano avanti e fanno crescere

la Chiesa. Nella convocazione del Concilio san Giovanni XXIII è stato per la Chiesa il Papa della docilità allo Spirito Santo.

San Giovanni Paolo II è stato il Papa della famiglia. Che entrambi questi nuovi santi

Pastori del Popolo di Dio intercedano per la Chiesa affinché, durante questi due anni

di cammino sinodale, sia docile allo Spirito Santo nel servizio pastorale alla famiglia.

Che entrambi ci insegnino a non scandalizzarci delle piaghe di Cristo,

ad addentrarci nel mistero della misericordia divina che sempre spera, sempre perdona,

perché sempre ama”

Papa Francesco, Messa di canonizzazione,

27 aprile 2014

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Sommario

AVVISO AL LETTOREL’ente morale Congregazione dei Figli della Carità – Canossiani la informa che i suoi dati (indirizzo) fanno parte dell’archivio elettronico del nostro Istituto allo scopo di poterle spedire il nostro periodico. Nel rispetto di quanto stabilito dalla legge n. 675/1996 sulla tutela dei dati personali (privacy) la informiamo che i suoi dati (indirizzo) saranno utilizzati solo per l’invio del bollettino e non saranno oggetto di comunicazione o diffusione a terzi. Per essi lei potrà richiedere, in qualsiasi momento, modifiche, aggiornamenti, integrazione o cancellazione, scrivendo all’attenzione del Direttore Responsabile de “Il Foglietto”:

P. Antonio PapaVia Santa Giuseppina Bakhita, 1 – 37142 - Poiano - VERONA

Direttore resp.: Padre Antonio PapaCon approvazione ecclesiastica

Registrato al Tribunale di Venezia n. 333 – 22-05-1962In redazione: Francesca Mauli

Stampa: Edizioni Stimmgraf – Verona Tel. 045 8731282

FOGLIETTOildell’Istituto dei Canossiani Anno 83 — n. 1 Gennaio - Marzo 2014

“Dio sceglie i piccoli!” – Meditazione di Papa Francesco alla Domus Sanctae Marthae pag. 1Istantanee di un incontro » 3Vita canossiana, vita pasquale! » 5Canonizzazione di Papa Giovanni XXIII e di Papa Giovanni Paolo II » 6Giubilei 2014 » 8Le mani del prete… – Il ricordo dell’ordinazione di p. Renato Marchioro » 9A quasi un anno dalla partenza da Milano e Caltagirone » 11“I tre Lorienti” – Castelli di Monfumo - Un’iniziativa per socializzare e per portare di casa in casa un augurio » 13Il pane fragrante della Carità – Celebrato a Pachino il Santo Patrono Corrado » 15Festa di San Giuseppe a Favignana – Tra antiche tradizioni e valori sempre attuali » 16Se il chicco di frumento… – Cresce a Favignana l’esperienza del laicato canossiano » 18“Ora la mia regola è il cielo!” – Fra Gabriele Boaro a quota 100. Diario di una grande festa » 19“Chi ha la carità nel cuore, ha sempre qualcosa da donare!” – Incontro Nazionale Operatori di Abraço Amigo » 21“In cima agli alberi… il vento dello Spirito!” – Dalla nuova missione canossiana di Aituto-Rina, Timor Leste » 23Il Vangelo è il vero antidoto contro la miseria spirituale – News dalla parrocchia di San Pablo Apostol, Tondo » 25Professione perpetua e professione temporanea – Per la prima volta nella missione di S. Bakhita a Igoma » 27“Un incondizionato e gratuito dono di sé a Dio solo, nella sequela di Cristo fino alla croce” » 30Anche a Vasai è trascorso un altro anno… – Il bilancio delle attività della missione » 33

Festoso, ma senza sprechi! – Testimonianza di un matrimonio francescano » 37Un impegno doppiamente gratuito – Come sostenere la missione “adottando” i seminaristi canossiani » 38“Luci nel Mondo” brilla anche a Igoma! – Un corso di comunicazione multimediale per i giovani dell’Oratorio » 40

Da 25 anni... “Una mano aiuta l’altra”! – Messaggio per l’anniversario della nascita dell’Associazione » 42

Un incontro inatteso di preghiera e fraternità – Week-end nella Spiritualità Canossiana a Costalunga (Bs) » 36

In ricordo di Josie Salao – Nella ricorrenza del 25° del Progetto delle Adozioni a distanza » 43

“Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato?” » 41

In ricordo di Mons. Giuseppe Berti – A 10 anni dalla morte » 43In ricordo di Gino Ceccato – Dalla comunità di Conselve (Padova) » 44

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“Dio sceglie i piccoli!”

Martedì, 21 gennaio 2014

Dio sceglie sempre «il più piccolo», lo chiama per nome e intreccia con lui

un rapporto personale: è per questo che per dialogare con lui bisogna innanzitut-to essere «piccoli». Lo ha ricordato Papa Francesco nella messa celebrata nella cappella della Casa Santa Marta martedì mattina, 21 gennaio, memoria liturgica di sant’Agnese vergine e martire.Proprio la lettura del primo libro di Sa-muele (16, 1-13a), che racconta l’unzio-ne di Davide, ha suggerito al Pontefice la riflessione per l’omelia. «Il rapporto del Signore con il suo popolo - ha detto - è un rapporto personale, sempre». Un rap-porto «da persona a persona: lui è il Si-gnore e il popolo ha un nome. Le perso-ne hanno un nome. Non è un dialogo fra il potente e la massa», ma è un dialogo

«personale». Del resto, ha proseguito il Pontefice, «le persone sono organizzate come popolo e il dialogo è con il popolo. E in un popolo ognuno ha il suo posto».È per questa ragione, ha spiegato, che «mai il Signore parla alla gente» come se si rivolgesse a una «massa». Invece «par-la sempre personalmente», chiamando ogni persona con il proprio nome. Inol-tre il Signore «sceglie personalmente», ha aggiunto il Papa suggerendo l’esem-pio del «racconto della creazione. Lo stesso Signore, che con le sue mani arti-gianalmente fa l’uomo, gli dà un nome: ti chiami Adamo. E così incomincia quel rapporto fra Dio e la persona».Papa Francesco ha poi indicato un altro aspetto fondamentale: «C’è un rapporto fra Dio e noi piccoli. Dio è grande e noi piccoli». Così «anche quando Dio deve scegliere le persone, anche il suo popo-

Meditazione di Papa Francesco durante la Messa nella cappella della Domus Sanctae Marthae

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lo, sceglie sempre i piccoli». Tanto che «al suo popolo dice: io ti ho scelto perché tu sei il più piccolo, quello che ha meno po-tere tra i popoli».Ecco, dunque, la ragione di fondo del «dialogo tra Dio e la piccolezza umana». E a questo proposito il Pontefice si è ri-ferito alla testimonianza della «Madonna che dirà: ma il Signore ha guardato la mia umiltà, ha guardato quelli che sono i piccoli, ha scelto i piccoli».Proprio «nella prima lettura di oggi – ha poi continuato il Papa – si vede questo atteggiamento del Signore, chiaramen-te. Quando Samuele sta davanti al più grande dei figli di Iesse dice: “Certo da-vanti al Signore sta il suo consacrato!”. Perché era un uomo alto, grande». Ma il Signore, ha aggiunto, dice a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uo-mo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore».Dunque «il Signore sceglie secondo i suoi criteri». Per questo, ha affermato il Pontefice, «nella preghiera all’inizio del-la messa, guardando sant’Agnese, ab-biamo pregato: Tu, Signore, che scegli i deboli e i miti per confondere i potenti della terra...».Riferendosi ancora alla lettura biblica, il Santo Padre ha ribadito che «il Signore sceglie Davide, il più piccolo, che non contava per il padre. Pensava che non era a casa, e forse gli aveva detto: ma vai a custodire le pecore perché noi dob-biamo concludere un grande affare qui e tu non conti». Invece proprio Davide, il più piccolo, «è stato eletto» dal Signore e unto da Samuele.«Tutti noi, con il battesimo, siamo stati eletti dal Signore. Tutti siamo eletti» ha affermato il Papa, spiegando che il Si-gnore «ci ha scelto uno per uno. Ci ha dato un nome. E ci guarda. C’è un dialo-

go. Perché così ama il Signore».Ma anche Davide, divenuto poi re, «ha sbagliato» e «forse ha fatto tanti sbagli». La Bibbia ce ne racconta «due forti: due sbagli pesanti». E «cosa ha fatto Davide? Si è umiliato, è tornato alla sua piccolez-za e ha detto: sono peccatore! Ha chiesto perdono e ha fatto penitenza».Così «dopo il secondo peccato, quando lui aveva sentito la voglia di guardare quanto forte fosse il suo popolo, il Si-gnore gli ha fatto vedere che quel censi-mento era un atto di superbia». E Davide «ha detto: ma punisci me non il popolo! Il popolo non ha la colpa, io sono il col-pevole!». Così facendo «Davide ha custo-dito la sua piccolezza: con il pentimento, con la preghiera». Anche con il pianto, perché «quando fuggiva dai suoi nemi-ci piangeva. E si diceva: forse il Signore vedrà questo pianto e avrà pietà di noi!».Proseguendo la riflessione su «questo dialogo fra il Signore e la nostra picco-lezza, la piccolezza di ognuno di noi», il Papa ha posto una domanda: «Dov’è la fedeltà cristiana?». E ha risposto: «La fe-deltà cristiana, la nostra fedeltà, è sem-plicemente custodire la nostra piccolez-za perché possa dialogare col Signore». Ecco perché «l’umiltà, la mitezza, la man-suetudine sono tanto importanti nella vita del cristiano: sono una custodia del-la piccolezza». Sono le basi per portare sempre avanti «il dialogo fra la nostra piccolezza e la grandezza del Signore.Papa Francesco ha concluso l’omelia con una preghiera: «Ci dia il Signore, per in-tercessione della Madonna – che canta-va gioiosa al Dio perché aveva guardato la sua umiltà – la grazia di custodire la nostra piccolezza davanti a lui».

(da: L’Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIV,

n.016, Merc. 22/01/2014)

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Istantanee di un incontro

Potrei scrivere un libro sull’incontro della Comunità di Santa Maddalena

di Canossa ha avuto con Papa France-sco la mattina del 21 gennaio, festa di S. Agnese martire, durante la Santa messa nella cappella della Domus Sanctae Mar-thae. E proprio iniziando dal sorteggio che ha determinato i 25 fortunati che avrebbero avuto la possibilità di pregare con il Santo Padre e rappresentare tutta la comunità parrocchiale. Lo stesso gior-no in cui nella Basilica a Lei dedicata si benedicono due agnelli la cui lana verrà utilizzata per il pallio degli arcivescovi, e via, via… a cominciare poi dalla sveglia alle 4.30, l’incontro gioioso con tutti stret-ti nelle quattro macchine e pulmino che ci hanno portato, attraverso una Roma ancora addormentata, fino al cancello

del Sant’Uffizio. Poi il freddo e l’umidità in cortile, durante l’attesa, quando solo l’eccitazione ci ha offerto un po’ di calore; lì vicino, sovrastante, il cupolone di San Pietro tutto illuminato nell’ora ancora buia. Poi finalmente l’ingresso in Santa Marta con altri fedeli e un certo senso di formalità pur familiare…, e finalmente l’i-nizio della Celebrazione, con il Papa che entra come un umile sacerdote di cam-pagna, senza incenso, ministranti e canti; all’omelia, le sue parole semplicemente indimenticabili, un silenzio che non si sentiva un respiro della cinquantina di fedeli presenti. Poi dopo la messa, il rien-tro del Papa in cappella, in abito bianco, per pregare in silenzio un altro po’ tra i banchi, accanto a noi, anzi… proprio ac-canto a Lalla e alla mamma di Padre Gior-

Una parrocchiana ha provato a mettere per iscritto le emozioni spirituali e i pensie-ri scaturiti dall’incontro con il Papa. La prima parte è un elenco di “istantanee” che

danno un’idea delle emozioni di quella fredda mattina di gennaio in Vaticano. Poi la più personale esperienza di quell’incontro. Grazie ancora per averci offerto questo indimen-ticabile... momento di grazia!

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gio, che ancora gli batte il cuore dall’e-mozione! Fatto il ringraziamento, il Santo Padre ci ha aspettato fuori per salutarci e noi: ”che gli diciamo? Che facciamo?”; i Padri li abbiamo mandati avanti, Padre Giuseppe rosso per l’emozione, poi Mim-mo e Fabiana portano la bella icona che il parroco p. Giorgio gli ha comprato. “Mi piace molto…”, ha detto Papa Francesco, rappresenta Maria con Gesù fanciullo in braccio, guancia a guancia con Lei, ma con le braccia allargate, a forma di cro-ce, abbraccio e rifugio nella mamma, nel momento della passione, del sacrificio salvifico. M. Silvana consegna una let-tera, Suor Beniamina un libro della sua Congregazione, Elena lo avvolge con uno dei suoi abbracci e gli dona un suo libro di poesie scritte da lei… e riabbrac-cia nuovamente il Papa con certo disap-punto dei commessi e le nostre risate. Alba e Rodolfo che gli mostrano le foto dei nipotini chiedendo una benedizio-ne, Luisa caracollante quasi gli cade tra le braccia e lui la alza come rialza anche me perché non vuole l’inchino, promet-tiamo e chiediamo preghiere, poi , Lui, il Pontefice Romano, si offre umilmente a posare con noi nella foto di gruppo. Ci saluta tutti e noi usciamo frastornati, ine-betiti, tanto che Padre Giuseppe sbaglia pure strada sulla via del ritorno! Istanta-nee di quell’ora che rimarranno impressi nella nostra memoria e che offriamo a voi perché vi abbiamo portati con noi dal papa, e tutta la Comunità possa dire: “Siamo stati da Papa Francesco!”.

IN DIALOGO COL PAPA“Tutti noi col Battesimo siamo stati eletti dal Signore. Tutti siamo eletti. Ci ha scel-to uno per uno. Ci ha dato un nome e ci guarda. C’è un dialogo, perché così ama il Signore”. Così ama il Signore, ci ha detto all’omelia, e così ha fatto anche Lui, Papa Francesco, quando al termine della S.

Messa ci ha aspettato fuori sull’atrio per salutarci, uno ad uno, come era sua abi-tudine per tanti anni nella sua Argentina. Ci ha salutati, uno per uno, noi sorteg-giati senza merito, per incontrarLo. E su-bito ha stabilito un dialogo con ognuno di noi mentre il parroco Padre Giorgio ci presentava.Io: “Padre Santo, io non ho portato nien-te… però posso pregare per Lei!”.E Lui: “Sì, di questo ho tanto bisogno”. “Però sono un’insegnante e Le chiedo anch’io una preghiera per i miei 400 alunni e per i miei colleghi”.“Ah! Una bella testimonianza…”.Poche parole, ma non formali: erano pro-prio per me.Nelle sue mani che mi tiravano su con forza dall’inchino, che anche col cuo-re stavo facendo, ho avvertito la verità dell’altra frase che mi aveva colpito della sua omelia: “Ci dia il Signore la grazia di custodire la nostra piccolezza davanti a Lui”.Papa Francesco non voleva l’inchino e il baciamano. Lui, il Papa, voleva custodire la sua piccolezza.Nei suoi occhi un po’ stanchi ho letto che ha veramente bisogno di preghiere per sopportare tanto peso, con il carico del suo ministero e con gli occhi di tutto il mondo sempre addosso.Ho promesso che avrei pregato per Lui e così farò: sto chiedendo a tutti i venticin-que fortunati presenti quella mattina, di pregare con due Ave Maria al giorno per il Santo Padre, almeno fino al 21 genna-io 2015, quando ricorrerà l’anniversario della nostra visita. Due Ave Maria che in 25 fanno 50… Un Rosario al giorno, fatto in comunione tra noi per il Papa. Questo mi ha chiesto. Di questo ha veramente bisogno. Questo faremo insieme ben vo-lentieri!

Gabriella Tiranti

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Vita canossiana, vita pasquale!

Abbiamo celebrato la Pasqua e grazie alla liturgia abbiamo rivissuto nei se-

gni il centro della vita cristiana. Ci siamo scambiati gli auguri: desideriamo per noi e per tutti la speranza di Cristo vivo. Ma guai a noi se riduciamo la celebrazione del Mi-stero pasquale a rievocazione cultuale, a belle tradizioni e riti suggestivi. L’autentico “celebrare” cristiano è accedere nella fede mediante il rito ad un contenuto sostanzio-so, appropriarsi del mistero pasquale, assi-milarlo e viverlo, senza mai ridurlo a mera rievocazione, a tradizione religiosa che non ha incidenza nella vita. La Congregazione, comunità di fede e di missione, vive del mistero pasquale e per il mistero pasquale: perché nel cuore di ogni suo membro, Cristo nasce, muore e risorge. Il suo carisma è nato nel cuore del mistero pasquale – Cristo immolato sulla croce per amore. Perciò la Congregazione, o meglio, l’intera FAMIGLIA CANOSSIANA, vive di questo mistero. Chiediamoci: come Famiglia Canossiana, come rappresentiamo Cristo, o meglio, come ripresentiamo Cristo, nella chiesa

e nel mondo? Siamo nati presso la croce di Gesù, “all’innaffio del suo preziosissimo Sangue e delle lacrime di Maria”: Sangue preziosissimo sparso, segno e memoriale dell’amare divino, rivelazione certa del più grande amore di Dio per noi. Dio ci ha ama-ti come e quanto ci ha rivelato nel mistero pasquale. Se nasciamo dal Mistero pasqua-le, di esso siamo portatori e continuazione nella vita e nella storia. Del Mistero dell’A-MORE divino, sino alla fine, noi, Famiglia ca-nossiana, dobbiamo essere siamo traspa-rente annuncio e rivelazione! AMORE che si traduce in fraternità canos-siana, accoglienza reciproca, capacità di donazione e di sacrificio; in prontezza a per-derci come Lui, con amore generosissimo e pazientissimo; in disponibilità, sempre, alle esigenze degli altri quando hanno biso-gno. Allora la nostra vita diventa “pasquale”, sempre disponibile, usufruibile, in ricerca di fedeltà. I nostri giorni allora scorrono per essere “usati dagli altri, e non per noi stessi”. Allora sarà vera la preghiera: “Vieni in no-stro aiuto o Padre, perché possiamo vivere e agire sempre in quella carità che spinse il tuo Figlio a dare la vita per noi” (V Dom. di Quaresima).Allora rimarremo in Lui, porteremo frutto e il nostro frutto sarà la sua gioia in noi, la gio-ia di servire. La nostra vita sarà un canto gio-ioso e pasquale. La stessa gioia che abbia-mo visto stampata nel volto di Fra Gabriele festeggiato per i suoi 100 anni di vita e 78 di vita canossiana, grande non per le opere, ma per la disponibilità gioiosa agli altri, per la vita pasquale piena di fraternità, di sere-nità, alimentata da autentiche celebrazio-ni pasquali. Grazie a Fra Gabriele e a tanti che nella FAMIGLIA CANOSSIANA vivono la PASQUA e portano a tutti gratuitamente la gioia del Vangelo!

P. Giorgio Valente

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P. Giorgio Valente e Fra Gabriele Boaro sotto la croce di CIma Loreto nel 1986

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Canonizzazione di Papa Giovanni XXIII e di Papa Giovanni Paolo II

Con tutta la Chiesa, la nostra congre-

gazione esulta per la proclamata santità di questi due Pontefici che hanno avuto, nelle di-verse circostanze della storia, a che fare con il nostro istituto. Ci piace ricordare Papa Giovan-ni, quando Patriarca visitò la casa Madre di san Giobbe e si fregiò del titolo di “Priore di San Giobbe”, scopren-do poi con piacere che anche i primi due Canossiani, considerati Confondatori, erano come lui di Bergamo. In tempi diversi, Papa Giovanni Paolo II, è stato vicino all’Istituto non solo nella memo-rabile udienza concessa nel 1981 in occasione del 150° anniversario di fondazione, ma soprattutto facendo dono alla famiglia Canossiana della canonizzazione della Fondatri-ce nel 1988, e della beatificazione e poi canonizzazione della nostra Sorella Universale S. Giuseppina Bakhita.Dalla Gloria del Cielo, questi due giganti della Chiesa del ventesimo secolo, continuino a benedirci e a ispirarci!

La sera del 28 ottobre, quando le campane di tutte le Chiese annun-

ciarono al mondo l’elezione del Papa, in dolce armonia di fede e di giubilo con tutti i fedeli, anche i nostri cuori esultarono a festa: la Chiesa aveva di nuovo il suo Pastore, noi cristiani il no-stro Padre.

Ma quando la voce sicura del Card. Ca-nali ci trasmise, sulle onde della radio, il nome del nuovo eletto, nelle nostre case Canossiane fu un’esplosione di incontenibile di entusiasmo e di gioa.Il nuovo Papa era… “il nostro Priore”!Sì, il nostro Priore!...Nel giugno del 1954 l’allora Em.mo Pa-

Da “IL FOGLIETTO DELL’ISTITUTO DEI CANOSSIANI”, Anno XXVII Ottobre – Dicembre1958 – N. 4

Habemus papam…

Papa Giovanni Paolo II con il nostro p. Boscardin

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triarca Card. Roncalli venne nella Casa Madre di San Giobbe a Venezia per la consacrazione sacerdotale del nostro P. Marcello Gianola.Terminato il rito sacro nella Chiesa, passammo nella sala Sacro Cuore, il luogo delle nostre riunioni solenni. Dopo l’umile atto di omaggio del Su-periore e il deferente saluto dei Con-fratelli, il Cardinale, con la sua abituale amabilità e dolcezza, ci rivolse una pa-terna parola.«Da due anni appena mi trovo a Vene-zia. E, per un motivo o per l’altro, sono già venuto più di qualche volta in questa diletta parrocchia. credo quin-di che fra i tanti titoli di cui si fregia il Patriarca: Cardinale di S. R. Chiesa, Primate della Dalmazia, Metropolita

della Regione Triveneta, Abate di S. Cipriano, ci si possa a ragione aggiungere anche quello di Pri-ore di San Giobbe. Cosa vi pare? … Mi accettate?…».I presenti, a questa uscita tanto amabile, esplosero in un sonoro battimano e in un «sì!» che non terminava più.Quando poi venne a sapere che i primi Canossiani, Fra Benedetto Belloni e Fra Giuseppe Carsana, erano della sua Bergamo, ag-giunse, sempre arguto e sorri-dente: «Si vede proprio che non ho sbagliato! Sentivo che c’era qualcosa tra me e voi…».Quante altre volte, sempre in forma amabile e squisitamente gentile, mostrò verso la nostra umile Congregazione e la nostra «provvida opera» la sua paterna predilezione!È comprensibilissima quindi la nostra gioia nella sua esaltazione

al Trono pontificio e siamo certi che il Santo Padre – sebbene oppresso da tante occupazioni e preoccupazioni – non ci dimenticherà, ma continuerà, come il santo suo Predecessore Pio X, per il nostro umile Istituto la sua sovra-na benevolenza. E noi Gli esprimiamo commossi ed entusiasti il sentimento della nostra indefettibile fedeltà e del nostro amore più ardente.Per Lui la nostra umile preghiera quo-tidiana a Dio perché Lo conservi a lun-go e Gli conceda giorni felici nell’ob-bedienza dei figli, nella tranquillità delle nazioni, nella conversione dei lontani.A Giovanni XXIII, Vicario di Cristo e Successore di Pietro, pace, vita, pro-sperità perpetua!

Il Patriarca di Venezia, futuro Papa Giovanni XXIII

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50 anni

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Giubilei 2014I compleanni

100 anniFra Gabriele Boaro

19/03/1914

90 anni

P. Giuseppe Valente 09/02/1924

80 anni

P. Sergio Pinato25/12/1934

P. Pietro Cattelan16/09/1964

P. Carlo Fadale 16/09/1964

P. Fernando Pescarolo 16/09/1964

P. Alessandro Cibin 16/09/1964

I Giubilei di professione

70 anni

P. Venanzio Menegol21/05/1944

60 anni

P. Giuseppe Valente13/06/1954

50 anniP. Renato Marchioro05/07/1964

I Giubilei di sacerdozio

P. AntonioMarchiori 16/09/1964

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“O gni volta che vedo un’Ordina-zione sacerdotale, mi guardo le

mani e rimango attonito a considerare ciò che è avvenuto un tempo in me e ciò che avviene ora in chi sta per esse-re ordinato: e mi sconcerto perché so che ormai anche loro sono impegnati per sempre, per l’eternità, ma anche perché, in un istante, l’esperienza mi dice che è impari, mancante e gretta la mia corrispondenza alla chiamata.Eppure nonostante mi senta un fedi-frago, partecipo a tutta la baldanza, all’entusiasmo e alla commozione dei neo ordinati ; è una trasformazione in-tima e sconvolgente, a cui mi preparai lungamente e lentamente, come loro.Non v’è commozione di sensi, non v’è apporto di carne, non v’è idealità ter-restre, sensibile ed immediata nell’or-dinazione sacerdotale.È l’anima che viene segnata. E perciò anche il corpo. È Cristo che mi vuole suo ed io mi sento come un volontario , entusiasta e conscio al tempo stesso, che parte per un’avventura, il più delle volte umile, contraddetta e miscono-sciuta, se non perseguitata.So chi mi ha chiamato e perché mi ha chiamato; e in questa coscienza net-ta di ciò che mi attende e di ciò che è avvenuto in me, sta la mia speranza

gioiosa e fiduciosa, forte ed umile. Per-ché di ogni cosa, io, sacerdote di Cri-sto, sono capace, perché la forza non è mia, ma sua, di Lui, di Cristo.E guardo ora le mani dei neo ordinati. Osservo i loro volti, solcati ora da guiz-zi di commozione intensa, ora da raggi di gioia, ora da un velo, terso e sereno, di mestizia.E li so uomini e loro si sentono ancora uomini, magari, proprio in quel mo-mento con un terribile mal di testa, per la notte passata insonne o per il caldo

Le mani del prete…Il ricordo dell’ordinazione di p. Renato Marchioro

Il 5 luglio 1964, per le mani del vescovo di Treviso Mons. Antonio Mistrorigo, ebbe luogo nella cattedrale di Asolo (TV) l’Ordinazione sacerdotale di due giovani chierici canos-

siani: p. Renato Marchioro e p. Leone Spinello. Come augurio per il suo 50° dedichiamo a p. Renato le riflessioni e il dipinto che ne venne fatto di lui sul Foglietto del luglio 1964.

Da “IL FOGLIETTO DELL’ISTITUTO DEI CANOSSIANI”, Anno XXXIII – luglio 1964 – N. 2

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soffocante di luglio.E continuo a guardare le loro mani e mi chiedo: ieri, forse, hanno preso an-cora in mano una scopa, e oggi, assol-veranno, benediranno, distribuiranno Gesù. E quelle loro labbra le cui parole transustanzieranno il pane e il vino?E non mi capacito: uomini si rimane, eppure non più uomini, sotto certi altri aspetti. E deve essere così perché sia-mo gli uomini del divino. Dobbiamo ri-manere consci della nostra debolezza umana per accostare tutta l’immensa miseria umana, così nauseabonda e invadente, e portarla al divino, a Dio, mediante Cristo.

(…) P. Renato la vocazione la succhiò dando calci al pallone e studiando il catechismo nel nostro Oratorio di Conselve. È quindi uno dei conselvani di cui è ricca la nostra Congregazio-ne. Gente di buon senso, che lavora e sgobba, sempre allegra, fatta per cor-rere e sudare nei cortili dei nostri ora-tori.E p. Renato conferma la tradizione. Fatto per correre, non sogna altro che il lavoro delle nostre opere … al lavoro vi è allenato, perché un tirocinio lungo di disciplina e di studio ve l’ha prepara-

to. Certo non tutto ciò che sogna sarà realtà; ma senza entusiasmo chi si lan-cerebbe nella vita? Non è detto che sia un divoratore di libri, ma nemmeno uno scansa libri. Gli piace, e come, e quanto!, giocare al pallone. È un’ala sinistra di classe! Ma se non potrà più giocare, non ci farà una malattia: la vita continua come

prima e meglio di pri-ma, se non altro per-ché non prenderà più calci negli stinchi.Sa sacrificarsi in silen-zio e ridendo, dote che è di pochi. Di buo-na compagnia, e di… buon gusto, ha un de-bole per l’industria dol-ciaria. Però, ciò che più conta, è uno che prega! Che volete di più?” .

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Carissimi Padri Carmelo, Angelo, Fi-lippo, purtroppo è arrivato il giorno

da tutti tanto temuto: quello del trasfe-rimento di tutta la comunità canossiana. A niente sono valse le nostre petizioni, le e-mail… con la vostra partenza da Calta-girone si cancella mezzo secolo e più di storia.Sono ben 52 anni che la parrocchia della Sacra Famiglia è stata fondata nel 1961. La maggior parte di noi ha visto mettere

la prima pietra. Poi lo svi-luppo, la crescita, l’avvi-cendarsi dei vari religiosi canossiani, che hanno fa-ticato non poco a farci co-noscere Santa Maddalena e poi Santa Bakhita, con le loro regole, le loro storia, il loro carisma: “Cristo non è amato perché non è co-nosciuto!”Resterà il mosaico nel cor-tile della chiesa e la sta-tua alla Città dei Ragazzi; nessuno più li nominerà a Caltagirone. Ai ragazzi del

catechismo che ci chiederanno: “Chi era quella suora?”, risponderemo che Mad-dalena è la Fondatrice dei Padri Canos-siani che per tanti anni hanno guidato la comunità parrocchiale.Ci sembra che si cancelli un pezzo di storia che Dio sa quanto s’è faticato per costruirla. Abbiamo l’impressione di per-dere qualcosa di importante, i punti di riferimento per la nostra vita… P. Carmelo è arrivato qui a Caltagiorne

A quasi un anno dalla partenza da Milano e Caltagirone

I sentimenti si sono decantati e le emozioni hanno ormai lasciato spazio a più ponderate considerazioni, dopo che a settembre 2013 la Congregazione si è trovata costretta a

lasciare due diocesi e due belle realtà apostoliche nelle quali ha lavorato per molti anni. Stiamo parlando della comunità parrocchiale di SS. Giacomo e Giovanni in Milano e del-la Sacra Famiglia in Caltagirone (CT). Inutile tentare di spiegare queste scelte dolorose, ma obbligate dal calo numerico dei religiosi e delle nuove vocazioni. Ma non ci siamo dimenticati del bene fatto da tanti nostri religiosi in quelle comunità cristiane, e del tanto bene ricevuto dalla Congregazione proprio da tanti fedeli, amici e benefattori – quanti nomi, quante persone! - soprattutto per le nostre missioni. A quasi un anno dalla partenza dei Padri da Caltagirone, riprendiamo i pensieri e le espressioni di affetto e apprezzamento per l’opera svolta dai nostri religiosi Canossiani per ben 52 anni nella parrocchia della Sacra Famiglia in Caltagirone (CT). Queste righe e queste fotografie vogliono essere un grazie reciproco, un po’ in ritardo forse, ma sincero.

La parrocchia Sacra Famiglia di Caltagirone

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10 anni fa in sostituzione di padre Saverio che ci lasciava. Eravamo tutti molto tristi per questa partenza, ma subito p. Carmelo ci conquistò con la sua cordialità e la sua allegria. Come vice parroco diventò assistente dell’Azione Catto-lica, animò il catechismo dei nostri ragazzi, la formazione degli adulti e dei catechisti attraverso le varie riunione e soprattutto con le sue omelie. Nel 2007, con la partenza di p. Mariano per Verona, p. Carmelo diventò nostro parroco, e subito ci siamo sentiti felici di collaborare nei vari compiti e set-tori della vita parrocchiale. Non stiamo qui ad elencare le tante iniziative volte a far crescere la comunità e anche ad ab-bellire la nostra Chiesa: non ultima la bel-la immagine della Sacra Famiglia posta dietro l’altare principale. Molte persone, anche lontane dalla chiesa, nei momenti lieti e tristi che portano tutti in chiesa per le celebrazioni sono state conquistate dall’accoglienza e sono tornate ad esse-re frequentatori assidui della comunità parrocchiale.Non vogliamo dimenticare p. Filippo. È arrivato alla Città dei Ragazzi di Caltagi-rone nel lontano 1961. Da allora è stato educatore dei ragazzi e dei giovani e punto di riferimento per tante persone nella Confessione e per l’assistenza re-ligiosa degli ammalati. È stato un po’ la colonna della nostra comunità, una pie-tra angolare, silenziosa ma importante. Ci ha visti diventare grandi e anziani, ha visto crescere i nostri figli, ed arrivare i nostri nipoti… e ora che come un buon nonno avrebbe potuto assaporare i frutti del suo lavoro, deve lasciare per andare altrove, alla veneranda età dei suoi 88 anni!Padre Angelo Carbone, che era arrivato

nel 2009 alla città dei ragazzi in sostitu-zione di p. Antonio Vettorato, veniva in parrocchia per la Messa delle 10, un po’ schivo per il suo carattere; ma quando nel 2010 è diventato del tutto mem-bro della parrocchia, abbiamo potuto apprezzare meglio la sua alta prepara-zione e le sue qualità soprattutto nell’a-nimazione della liturgia, nelle riunioni formative, nell’accompagnamento della catechesi dei ragazzi e degli adulti. Ci mancheranno certamente gli opuscoli con cui documentava le varie riunioni e offriva la sintesi delle sue catechesi. E infine, un’immagine. Come Mosè che dopo aver guidato per quarant’anni il popolo d’Israele nel deserto fino alle porte della terra promessa, chiamato da Signore, dovette farsi da parte e lasciare il posto a Giosuè, così sarà per i nostri Pa-dri Canossiani. Cambieranno le persone che ci guideranno. Ma la storia continue-rà. La Chiesa continuerà. Il Signore non ci abbandonerà, camminerà sempre con noi, e con voi, carissimi padri canossiani!A nome di tutti i fedeli, dei Consigli par-rocchiali, e di tutte le realtà associative parrocchiali, grazie, grazie di cuore, per il vostro amore e per il vostro sacrificio!

Clotilde Agati TaibiRappresentante del CPP

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Giochi all’oratorio della parrocchia SS. Giacomo e Giovanni di Milano

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“I tre Lorienti”Castelli di Monfumo - Un’iniziativa per socializzare

e per portare di casa in casa un augurio

Proveniente da Casella d’Asolo, sono arrivato a Castelli di Monfumo a ferra-

gosto del 1988. Un’ estate calda, mitigata dalla brezza che soffia fra i Colli Asolani. Gente tranquilla, riservata, molto labo-riosa e forgiata dai tempi e dalla fatica del lavoro della terra, che fra le colline si fa ben più dura che altrove. Un centina-io di famiglie su un territorio vasto, con molti nuclei unifamiliari, anziani soli che vivono in abitazioni spesso molto gran-di, abbandonate dai giovani in cerca di lavoro e fortuna altrove. Senza trasporti pubblici, eccetto l’autobus di servizio scolastico. Una comunità parrocchiale, fra le più piccole del Veneto (400 anime circa), amministrata dai Padri Canossiani, che a Castelli hanno la sede del Noviziato e una Casa di Spiritualità. Mi sono innamorato subito di questo po-sto e, con sacrifici e tanto lavoro, mi sono “radicato” qui in mezzo alle verdi colline asolane. Poco a poco mi sono inserito

nella vita della comunità, anche perché i miei figli frequentassero il catechismo in parrocchia, comunità vivacizzata da un giovane Parroco, aiutato dai novizi e da molti bravi giovani, guidati dall’infatica-bile e sempre presente Eugenio Pandol-fo, con cui era facile fare amicizia. Clima per me senz’altro ideale per inizia-re ad allestire, nel Natale 1990, una mo-stra missionaria. Da una idea ne nasce un’altra, come spesso succede quando ci si ritrova insieme. Nella mia ex parrocchia di Casella d’Asolo, da anni con un grup-po di giovani, durante le feste Natalizie, si passa di casa in casa a cantare “I Tre Lorienti”, un canto augurale tradizionale della nostra terra. Girare di casa in casa, è il modo migliore per conoscere il mio nuovo paese. La proposta è accolta con entusiasmo. Si tratta di trovare chi ci ac-compagni con la fisarmonica. Ci pensa Eugenio ad indicarmi un giovane della parrocchia che sa suonare bene tale stru-

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mento. Si tratta di suo fratello Pasqualino: giovane dal carattere timido e riservato, ma profondo in ogni ragionamento. Ap-passionato di canto e musica, suona la fi-sarmonica divinamente. Alleva bestiame e lavora la sua terra e la vigna con il fratel-lo, senza risparmiarsi. Convincerlo sem-bra un’impresa ardua. Invece, una volta presentato dal fratello Eugenio, fioccano lunghi, discreti e pazienti incontri, finché ne nasce una grande amicizia che supe-ra ogni ostacolo e Pasqualino, ragazzo buono e dal cuore tenero, incitato anche dalla mamma, accetta di provare questa nuova esperienza in Parrocchia.Il Natale del 1991 è il momento atteso e, armati di auto, accompagnati dai novizi, iniziamo a suonare, alla sera, fra Natale e capodanno, a tutte le porte del paese, accolti con sorpresa…Dal secondo anno della nostra espe-rienza, il Natale del 1992, ha iniziato ad accompagnarci P. Antonio Papa, padre maestro, con i suoi 8 novizi, e la fisarmo-nica si è arricchita di chitarra, bongo e altri strumenti africani e asiatici, trasfor-mando il nostro gruppo in multietnico. Vestiti di abiti tradizionali con P. Antonio irriconoscibile “Babbo Natale”, ma anche di colorate tuniche egiziane, siamo di-venuti per i più giovani esempio di ac-coglienza e di reale integrazione sociale. Non è mai mancato in tutti questi anni il sostegno dei vari parroci che si sono suc-ceduti. Con il parroco P. Carmelo Manda-là abbiamo girato il paese con ben due fisarmoniche e il loro suono echeggiava fra le valli, scorazzando in lungo e in largo con le nostre auto e, un anno, anche con un camion addobbato con una grande stella.Da cinque anni, p. Antonio Lissandrin, attuale Parroco, ci accompagna con l’en-tusiasmo d’un bambino, sobbarcandosi la fatica, sempre pronto con una parola buona ai suoi parrocchiani. È comincia-

ta allora una cavalcata lunga 24 anni di un gruppo di persone, sempre diverse nei componenti, che ad ogni Natale, con gioia ed allegria, suonano al campanello di tutte le abitazioni della parrocchia, in-tonando “Siamo qua da “I Tre Lorienti”, au-gurando “Buon Natale”, stringendo mani, prima incerte poi sempre più calorose e accompagnate da un grande sorriso di compiacimento. Sempre accolti in modo straordinario, entriamo in quasi tutte le case dei castellani per gustare ogni ben di Dio che ci viene offerto: dolciumi per i bambini ed i ragazzi che ci accompagna-no, il panettone già pronto per grandi e piccoli, e “un’ombra per la fisarmonica”. Un grazie sincero a tutti coloro che in que-sti 24 anni ci hanno accompagnati met-tendo a disposizione le loro auto e il loro tempo: a Cristina che con la sua chitarra ci segue da molti anni e con la sua voce cristallina trascina i più giovani e anima anche le nostre Ss. Messe domenicali; un grazie alle famiglie che ci hanno fatto gu-stare indimenticabili serate in allegria; un grazie ad ogni campanello suonato per l’accoglienza ricevuta; un grazie a coloro che ci spronano a continuare, dicendoci: «Quando passate, vi aspettiamo!»; un gra-zie a Pasqualino che non è mai mancato una sera, ai ragazzi e ai giovani di allora e di oggi, testimonianza certa che nelle nostre parrocchie crescono e diventano donne ed uomini di sani principi. Nel mondo di oggi, permeato dalla crisi economica, attraversato dalla crisi di va-lori e di ideali, impregnato di pessimismo e spesso anche di vittimismo, sapere che fra i colli ameni e silenziosi di Castelli di Monfumo crescono e si formano tanti bravi ragazzi, è un messaggio di speranza e di gioia, consolante iniezione di fidu-cia e vero messaggio del Natale, che ci fa ben sperare per la società di domani.

Gianni De Bortoli

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Il pane fragrante della CaritàCelebrato a Pachino il Santo Patrono Corrado

Come ogni anno, lo scorso 19 feb-braio abbiamo festeggiato il no-

stro patrono S. Corrado Confalonieri, aiutati da condizioni meteorologiche favorevoli e come sempre da una folta partecipazione di fedeli di tutta la città. Tutto si è svolto nel migliore dei modi: le varie celebrazioni culminate nella Messa solenne presieduta dal pachine-se Vescovo emerito di Noto, Mons. Giu-seppe Malandrino, e nella processione per le vie della parrocchia accompa-gnata da canti e preghiere. Come al so-lito abbiamo allestito la mostra missio-naria, con abbondante materiale, e che ha dato ottimi risultati grazie alla nu-merosa partecipazione e alla generosi-tà dei fedeli. Potremo così continuare a sostenere con quanto ricavato le ne-cessità e i progetti delle Missioni ca-nossiane. A questo impegno si è unito anche il Gruppo della Divina Misericor-dia che ha pure realizzato un proprio banchetto per continuare a garantire il sostegno di un seminarista brasiliano. Anche attraverso queste iniziative, ci sembra di po-ter vivere lo spirito di cari-tà e di condivisione che il nostro Patrono San Corra-do continua a insegnarci con il suo esempio, lui che soccorreva i poveri che ac-correvano al suo eremo, offrendo la sua benevola accoglienza e rifocillandoli con il pane fragrante an-cora caldo che miracolosa-mente spuntava dalla sua povera dispensa.

Giorgio e Melita

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Festa di San Giuseppe a Favignana

San Giuseppe è sempre stato festeg-giato dalla nostra comunità di Favi-

gnana con solennità e secondo il rituale risultato di antiche tradizioni. S. Giusep-pe era anzitutto il santo patrono dei fa-legnami, ed erano proprio loro che negli anni passati si facevano carico di orga-nizzare sia la processione che tutta la festa. Ai nostri giorni, purtroppo, non ne sono rimasti molti di falegnami e questo compito è passato alla parrocchia, che grazie all’aiuto di volontari si fa carico anzitutto di raccogliere casa per casa le

offerte della gente, necessarie per finan-ziare le varie iniziative della festa. Poi, i fedeli che hanno fatto un voto o hanno ricevuto una grazia o hanno particola-re devozione per S. Giuseppe, qualche giorno prima della festa allestiscono nel-la loro casa i cosiddetti “altari” in onore del Santo; alcuni desiderano onorare la Sacra Famiglia al completo... in questi ultimi anni si sta cercando di conservare e tener viva questa tradizione invitando la popolazione a preparare questi “altari” in modo semplice, con addobbi più so-bri, adornando con figure di angeli e fili dorati; a terra si compone un tappeto di verde erba naturale ottenuto seminan-do e facendo crescere il grano qualche settimana prima. Così sullo sfondo verde di questo prato naturale risaltano i nomi di Gesù, Maria e Giuseppe composti con fiori colorati, accanto a questo tappeto infiorato, vengono poste talvolta anche due bianche colombelle. Per tutta la giornata della vigilia di san Giuseppe, il 18 marzo, questi “altari” ven-gono messi a disposizione di chi deside-ra visitarli. Accanto ad ogni altare viene imbandita una tavola con pani preparati apposta per il Santo, frutta e dolci di va-rio tipo. il fedele che ha allestito l’altare si fa preparare dai fornai dei piccoli pa-nini che dopo essere stati benedetti dal Sacerdote, vengono offerti ai visitatori insieme ad una immaginetta del Santo. Questi sono i cosiddetti “panuzzi” che una volta venivano addirittura conserva-ti per tutto l’anno come antidoto al mare cattivo. Soprattutto durante la stagione

Tra antiche tradizioni e valori sempre attuali

L’altare addobbato a festa

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invernale, quando il mare era in tempe-sta, il primogenito della famiglia buttava a mare uno di questi “panuzzi” recitando una preghiera perché il mare si calmasse. Nel giorno della festa, poi, il 19 marzo, gli alimenti rimasti sulle tavole imbandite vengono donati alle famiglie più indi-genti; anzi in passato, queste famiglie bisognose venivano invitate a casa, per fare insieme un atto di carità e per rap-presentare la Sacra Famiglia che di ac-coglienza aveva avuto bisogno nella sua fuga in Egitto. Ed ecco che tale rappresentazione ha luogo al vivo il giorno 19, dopo la messa delle 10,30: nella piazza gremita di gente e di fedeli, arrivano in corteo Gesù, Giu-seppe e Maria accompagnati da bambini vestiti da angioletti e da piccoli San Giu-seppe; una volta arrivati alla porta chiusa della Chiesa, bussano per tre volte chie-dendo ospitalità – la cosiddetta “tuppu-liata” – non appena la porta della chiesa si apre esplode la festa e l’applauso alla Sacra Famiglia che così viene portata su un palco allestito per l’occasione e vien servita del pranzo! Tutta la comunità as-siste e gioisce con loro, mentre la ban-da del paese rallegra l’atmosfera con l’esecuzione di festosi brani musicali. Ancora una volta l’ospitalità ha avuto il sopravvento sul peregrinare angosciato;

la carità si è di nuovo ma-nifestata nell’accoglienza e nell’aiuto alle famiglie più povere; la festa ha ri-presentato valori antichi e sempre attuali. E anche la comunità isolana del buon popolo Favignanese e dei molti ospiti che hanno co-minciato ad arrivare, ritro-va identità e speranza nel rivivere le antiche tradi-zioni dei padri. E san Giu-seppe, silenzioso patrono

della Provvidenza, benedice e trasmette senza tante parole il suo insegnamento evangelico. Veramente “la c’è la Provvi-denza”, per tutti, per i più piccoli e i più poveri soprattutto, e san Giuseppe ne è ancor oggi l’araldo e l’intercessore.

Rosamaria

I “panuzzi “ di San Giuseppe

La “tuppuliata”

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Se il chicco di frumento…

“In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore,

rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12,24). Così ha rispo-sto Gesù ai discepoli che gli riferivano il desiderio di alcuni greci giunti a Gerusa-lemme per la Pasqua, di vederlo.E la Pasqua che abbiamo celebrato ci ha fatto rivivere il mistero di Gesù, chicco di grano sepolto nella morte e risorto come spiga carica di chicchi. Chi invece vive la propria vita nell’egoismo è come il seme che resta solo; invece chi rinun-cia a se stesso e si dona agli altri, come Gesù e con Gesù, diventa fonte di pace, di felicità e di vita. Il chicco seminato negli anni nella no-stra comunità cristiana di Favignana

dalla paziente opera di semina dei Padri e delle Madri Canossiane, con la nostra chiamata e risposta alla vita laicale ca-nossiana, ha prodotto frutto! Con sem-plicità e umiltà abbiamo accolto que-sto dono che arricchisce la nostra vita, quella delle nostre famiglie, dell’intera comunità cristiana di Favignana, e vo-gliamo crederlo, anche di tutta la gran-de famiglia canossiana. Maria, che Maddalena ci ha indicato come Madre della Carità sotto la croce, illumini e sostenga il nostro cammino affinché questo frutto possa essere a sua volta un seme che cade dentro la vita di altre persone.

S. T.

Cresce a Favignana l’esperienza del laicato canossiano

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“Ora la mia regola è il cielo!”Fra Gabriele Boaro a quota 100. Diario di una grande festa

Fra Gabriele festeggiato dai confratelli delle comunità del Nord Italia giovedì 27 marzo

Tutta la città di Conselve freme per i 100 anni dell’amato canossiano Fra

Gabriele Boaro, al secolo Giuseppe. Il Duomo, il Patronato, l’Istituto Canossia-no, il Comune, la Biblioteca e i negozi sono tappezzati dell’annuncio del suo 1° Centenario. Tutti ci auguriamo di festeg-giare anche il suo 2° Centenario, speran-do di esserci anche noi!Il giorno preciso del suo compleanno è stato mercoledì 19 marzo, festa anche del suo Patrono di battesimo San Giu-seppe. Ma l’occasione è troppo rara e il personaggio meritava una serie di eventi celebrativi! Domenica 23 marzo, la festa con tutta la comunità parrocchiale e la città di Con-selve. Alle ore 11 la S. Messa inizia subi-to con un grande fragoroso applauso al festeggiato. Il P. Generale dei Canossiani, P. Giorgio Valente, presiede l’eucaristia e spiega che Gesù Cristo, attraverso il se-gno dell’acqua, incontra e si relaziona con ciascuno di noi. Così avviene con la

Samaritana, col popolo d’Israele ed an-che con Fra Gabriele che è stato battez-zato il giorno successivo alla sua nascita, il 20 marzo. Ancor oggi il nostro Confra-tello centenario ha un sorriso, un saluto e una battuta per tutti. Sono segni del suo animo disponibile all’incontro, alla relazione ed alla accoglienza: doni e doti di cui oggi abbiamo tanto bisogno tutti.Al termine della S. Messa, prima della benedizione finale, Mons. Paolo Doni, Vicario Generale della Diocesi di Pado-va, ha portato i saluti e la benedizione del Vescovo, Mons. Antonio Mattiazzo. Il Sindaco, Antonio Ruzzon, ha poi espres-so con calorose parole di circostanza e con una pergamena il riconoscimento e la gratitudine di tutta la cittadinanza per la sua opera di educatore nella comuni-tà di Conselve (quest’anno è anche il 25° della sua presenza, per la quinta volta nel patronato di Conselve!). Padre Fabio, Superiore locale, ha presentato un car-tellone con la foto-storia del Confratello,

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ricordando anche la cara sorella Madre Emma, Canossiana, che invece non è ar-rivata al suo centenario per festeggiarlo in Cielo il prossimo 2 giugno. Infine Don Luciano, Parroco di Conselve, augura al festeggiato di mantenersi sempre di buono spirito e fedele parrocchiano.I parenti e i familiari di Fra Gabriele – ne abbiamo contati con lui ben 168! - gli sono sempre vicini e lui li accompagna con la sua preghiera nelle vicende liete e tristi. Per loro è riservata la domenica 30 marzo, per una grande festa di fami-glia. Ma già domenica 23 ne erano pre-senti una trentina con il fratello Ottori-no. Dopo l’Eucaristia hanno partecipato al pranzo sociale che ha avuto luogo in Patronato subito dopo la celebrazione. Anche il pranzo sociale è stato uno stra-ordinario momento di festa e fraternità. Erano presenti anche gli ex allievi, i ra-gazzi di una volta ora uomini adulti e an-ziani, che hanno gareggiato nel ricordare il servizio umile, la presenza quotidiana severa e allegra insieme, di Fra Gabrie-le nel cortile del Patronato. Associato al suo nome è stato fatto il ricordo di Fra Mario Molin al quale, insieme al venera-

to fratello Fra Vincenzo, è stata dedicata una via di Conselve. I cuochi e lo staff di volontari hanno servito con entusiasmo le circa 200 persone sedute a tavola, con un ricco menù, preparato dagli esperti e degno della feste. Tutto è stato apprez-zato con complimenti e a grande onore del Festeggiato. Ad un certo punto Fra Gabriele avrebbe deciso – e a buon diritto – di congedar-si per la stanchezza. Vorrebbe andare a riposarsi. Ma le mani, i volti, le battu-te, l’affetto lo trattengono oltremodo. Un confratello si impegna a “strapparlo” dall’abbraccio affettuoso di tante perso-ne e lo ha accompagnato nella sua cella. Tutti ci diamo appuntamento al prossi-mo suo centenario! Un ex allievo, uscen-do dal Duomo, si era preoccupato di ri-cordare che Fra Gabriele radunava tutti i ragazzi che non potevano pagare una qualsiasi tessera e li animava ugualmen-te con amore e dedizione. Questo, per Fra Gabriele, è tempo di sintesi e di sag-gezza e della sua saggezza ce ne fa dono con una delle sue sentenze più belle e abituali, proferita con la sua semplice so-lennità e il dito puntato al Cielo: “Ora non ho più regole, ora la mia regola è il cielo!”.

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“Chi ha la carità nel cuore, ha sempre qualcosa da donare!”Incontro Nazionale degli Operatori di Abraço Amigo – Piabetà (RJ)

Nos dias 15 de 16 de fevereiro na ci-dade de Piabetá no Rio de Janei-

ro aconteceu o Encontro Nacional dos Agentes do Abraço Amigo e o fio condu-tor do encontro foi uma frase de Santo Agostinho “Aquele que tem caridade no coração tem sempre qualquer coisa para dar” e a partir desse fio é que ao longo dos dois dias foram trabalhados a figura do agente para ele descobrir o que ele é; porque que ele é; e para que ele é agente da caridade. A partir dessas descobertas iniciamos um percorrido por cada uma das cidades para que cada uma delas nos apresentasse aquilo que cada uma delas tem de bom, o que é realizado mesmo diante de tantos desafios, as vezes de tantas angustias que pode ajudar a cres-cer as outras cidades, digamos uma par-tilha da nossa experiência de fé em cada uma das nossas cidades. Isso nos ajudou

a entender que falar daquilo que temos de bom é preciso já que isso nos ajuda a olhar nossa caminhada e sem duvida nos dar ânimos e força para perseverar no nosso serviço.No segundo dia foi trabalhada a propos-ta do site do abraço amigo mas de uma forma de apresentação, de explicar a im-portância do mesmo e principalmente de tirar as possíveis duvidas para com isso poder coloca-lo em pratica de uma forma mais eficiente e eficaz. Sem duvida momentos marcantes como a celebração Eucarística ao lado da co-munidade paroquial e a confraternização que ajudou a estreitar ainda mais os laços de amizade e trocar ideias e experiências abrilhantaram mais o nosso encontro. Não nos queda outra coisa a não ser agradecer a Deus por este momento lin-do na nossa caminhada e agradecer aos

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mais de 50 agentes provenientes das nossas cidades: Araras, Agostinho Porto, Nova Odessa, Ribeirão Preto, Piabetá e Santa Rita do Passa Quatro por ter acei-tado este desafio e por ter escutado a

voz de Deus para acolher este convite e com isso dar destaque é importância ao nosso encontro. Que Santa Madalena de Canossa abençoe todos e cada um de vocês!

Nei giorni 15 e 16 febbraio, a Piabetá (Rio de Janeiro) ha avuto luogo l’Incontro Na-

zionale degli Operatori del progetto Abraço Amigo. Il filo conduttore dell’incontro è stata una frase di S. Agostino: “Chi ha la carità nel cuore ha sempre qualcosa da offrire”. A partire da questo filo conduttore, nelle due giornate si è approfondita la figura e l’identità dell’ope-ratore per scoprire che egli è, perché egli è, e a che scopo egli esiste come operatore della carità. A partire da queste scoperte abbiamo iniziato quasi un itinerario attraverso ciascuna delle città presenti, perché ogni realtà potes-se presentare agli altri quello che già realizza di positivo, o che è realizzato nonostante tan-te sfide, e alle volte in mezzo a tante difficoltà, per poter così aiutare anche le altre realtà; in pratica una condivisione dell’esperienza di fede come è vissuta nelle nostre città di ap-partenenza. Questo ci ha aiutato a capire che mettere in luce quello che già facciamo di bene è necessario e ci aiuta a vedere meglio il percorso, sicuramente ci incoraggia a perse-verare nel nostro impegno e servizio. Il secondo giorno è stata elaborata e analiz-zata la proposta di un sito di Abraço Amigo,

ma in modo tale da far emergere l’importanza di questo strumento e chiarire ogni dubbio, così da poter realizzare il sito nel modo più efficiente ed efficace allo stesso tempo. Momenti significativi sono stati senza dubbio la celebrazione eucaristica insieme alla comunità parrocchiale; la confraternizzazione con la gente, che ci ha aiutato a stringere ancora di più i legami di amicizia; e lo scambio di idee e di esperienze ha arricchito ancor più il nostro incontro. Non ci dimentichiamo di ringraziare Dio per questo importante momento del no-stro cammino di associazione, e insieme ringraziare i più di cinquanta operatori provenienti dalle varie realtà: Araras, Agostinho Porto, Nova Odessa, Ribeirão Pre-to, Piabetá e Santa Rita: grazie per aver accettato questa sfida e per aver ascoltato la voce di Dio e accolto l’invito. Così si è data davvero importanza all’incontro. Che S. Maddalena di Canossa benedica tutti e ciascuno!

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“In cima agli alberi… il vento dello Spirito!”

Dalla nuova missione canossiana di Aituto-Rina, Timor Leste

I l nuovo anno ci ha portato una bella notizia. Anche se non abbiamo anco-

ra ricevuto la lettera ufficiale, il Vescovo Ricardo ci ha detto di stabilirci e comin-ciare a lavorare pastoralmente in Aitu-to-Rina. È questo il posto che avevamo visitato lo scorso anno e che abbiamo iniziato a servire dal novembre scorso, e dove il padre Generale era stato accolto in maniera così trionfale durante la sua visita. Qui stiamo imparando tante cose, e tra queste anche come scrivere cor-rettamente il nome della località, che si scrive “Aituto-Rina", e ha un suo significa-to toponomastico; secondo la lingua lo-cale Tetum, significa: “in cima agli alberi” (ai -tutun) e “rina” significa il suono del vento, che qui spira molto forte durante i mesi di febbraio e marzo.

Qui abbiamo trascorso insieme un bel Natale, il primo dal nostro arrivo a Timor Leste. Le chiese erano strapiene di fedeli, come potete immaginare. La nostra area - finalmente abbiamo un elenco defini-tivo – comprende 10 cappelle e stazioni missionarie. La prima è la sede parroc-chiale, Aituto-Rina appunto; poi abbia-mo Tatiri, Dare, Nunomogue, Leotelo 1, Leotelo 2, Mauchiga, Ernaro, Hatuquero, Golora. Ad ogni cappella corrisponde una comunità locale, che cerchiamo di visitare periodicamente, organizzando la vita liturgica e l’opera di evangelizzazio-ne e catechesi. Dopo il primo momento di studio e co-noscenza della realtà, abbiamo iniziato a fare un primo semplice piano pastorale organizzando le comunità di base. Con

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loro, per la Quaresima, abbiamo iniziato un cammino di formazione, attraverso una proposta settimanale di riflessione e condivisione sul tema della famiglia. Un gruppo di circa 25 laici catechisti ci aiu-tano in questo piano; li incontriamo al sabato mattina al centro parrocchiale, e per la loro formazione alterniamo la let-tura e commento del vangelo, cercando di trovare il collegamento con i problemi e le situazioni familiari. Poi sono loro che la domenica pomeriggio, o in un altro giorno settimanale, riportano la propo-sta nelle loro rispettive comunità. È un momento di grande entusiasmo e dispo-nibilità, e il tema della famiglia è di gran-de attualità, anche in questo contesto ancora fondamentalmente tradizionale. In questa Quaresima, ogni venerdì alle 5 pomeridiane, la Via Crucis con i ragazzi che terminano la scuola, e ogni giovedì sera abbiamo proposto pure l’adorazio-ne eucaristica, sullo stile di Taizé, e anche se qui è buio e non c’è luce, sorpren-dentemente tanta gente è venuta e ha partecipato riempiendo la chiesa quasi come alla messa domenicale. Per questo abbiamo intenzione di continuare ogni

giovedì dell’anno.Infine, abbiamo mosso i primi passi per dare vita all’o-ratorio quotidiano (quando non piove, si intende). Non ab-biamo ancora uno spazio coperto, e i ragazzi e ragazze vengono sullo spa-zio aperto di fronte alla scuola parroc-chiale e giocano dalle 5 alle 6:30 del pomeriggio (prima, no perché hanno scuola, quelli che ci

vanno). Dopo il gioco una visita in chie-sa, la preghiera dell’angelus e altre pre-ghiere. Al sabato l’incontro formativo di preparazione per alcuni animatori. Per ora abbiamo formato solo due gruppi: quello dei chierichetti, molto numerosi, e il gruppetto degli aspiranti animatori. Lentamente li prepariamo. Al momento non hanno ancora idea di cosa significhi, e abbiamo semplicemente chiesto chi ci voleva aiutare; così nove giovani si sono offerti. Il giorno 1 di marzo, grazie ad al-cuni benefattori, in onore di Santa Mad-dalena, abbiamo offerto un pranzetto ai bambini dell’asilo.Il lavoro pastorale qui si prospetta bel-lo e interessante. Siamo davvero anco-ra ai primi passi, ma senza i primi non verranno i successivi! Non mancano già i giovani che si dimostrano molto inte-ressati alla nostra vita canossiana. Siamo fiduciosi che il Signore ci aprirà le porte delle case e soprattutto dei cuori di que-sta gente che attende di conoscere più profondamente il Vangelo e di essere formata alla fede.

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Il Vangelo è il vero antidoto contro la miseria spirituale

News dalla parrocchia di San Pablo Apostol, Tondo - Manila

Varie sono le attività pastorali e cari-tative che hanno impegnato la par-

rocchia di San Pablo Apostol a Tondo. Ne segnaliamo alcune di questi ultimi mesi. Alla fine di gennaio è stato ripreso un al-tro ciclo di “Hapag-asa/Feeding program” o programma di nutrizione nell’area di “Happy Land”; il progetto è sostenuto dalla Caritas di Manila e da benefattori Italiani. È condotto nella cappella di Hap-py Land e vi sono assistiti ben 96 bambi-ni, seguiti da un gruppo di volontari della nostra Caritas parrocchiale. In Quaresima abbiamo ripreso gli incon-tri per alcuni gruppi guidati dai catechi-sti e giovani dell’oratorio la Campagna di ‘New Evangelization’ tra i baraccati di un’area denominata ironicamente “Aro-

ma”; sono circa 4-5000 famiglie povere che purtroppo vivono ancora ai margi-ni non solo della società ma anche del-la chiesa. È un programma di missione domenicale fatta di preghiera, evange-lizzazione e amicizia e che intende arri-vare alla formazione delle comunità di base; è un modo concreto di rispondere all’invito lanciato da Papa Francesco nel suo messaggio della Quaresima 2014: “Il Vangelo è il vero antidoto contro la miseria spirituale: il cristiano è chiamato a portare in ogni ambiente l’annuncio liberante che esiste il perdono del male commesso, che Dio è più grande del nostro peccato e ci ama gratuitamente, sempre, e che siamo fatti per la comunione e per la vita eterna. Il Signore ci invita ad essere annunciatori

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gioiosi di questo messaggio di misericor-dia e di speranza! È bello sperimentare la gioia di diffondere questa buona notizia, di condividere il tesoro a noi affidato, per consolare i cuori affranti e dare speranza a tanti fratelli e sorelle avvolti dal buio. Si tratta di seguire e imitare Gesù, che è an-dato verso i poveri e i peccatori come il pa-store verso la pecora perduta, e ci è andato pieno d’amore. Uniti a Lui possiamo aprire con coraggio nuove strade di evangelizza-zione e promozione umana…”.Il primo di febbraio abbiamo avuto l’or-dinazione diaconale di fratel Zaldy Cam-poso, che si è così aggiunto alla nostra comunità; mentre il 2 febbraio, dopo la S. Messa dei bambini, presso il nostro Centro Giovanile si è esibita in concerto la Manila Philharmonic Orchestra, una delle famose orchestre della città, con 50 componenti, guidata dal maestro Rodel Colmenar, che ha suonato in perfetto accordo con il primo violinista, il nostro amico Giovanni Bobisse di Adria, venu-to a trovarci; il loro intento è quello di incoraggiare i giovanissimi talenti a im-parare a suonare strumenti musicali per formare un’orchestra a Tondo! Tra marzo e aprile iniziano la scuola di musica e of-frono gli strumenti gratis! È un progetto di promozione ripreso dal Venezuela ed è un modo concreto per aiutare questi bambini a uscire dalla povertà aprendo

una strada per il futuro. Ai due eventi erano presenti mio fratel-lo Domenico, con Flora e Renata in visita a Tondo.Proprio prima di partire per Roma per il primo Concistoro di Papa Francesco, il 9 Febbraio il nostro Cardinale Luis Antonio Tagle ha voluto venire a cele-brare la Messa nella cappella di Santa Bakhita costruita tra le ba-racche di Happy Land. Il 15 feb-braio una ottantina di ragazzi/e

e giovani hanno ricevuto la Cresima, mentre l’8 marzo un’altro gruppo di circa 100 tra bambini/e della terza elementa-re e ragazzi/e delle medie hanno parte-cipato alla Messa di Prima Comunione. Sono questi il quarto ed ultimo gruppo di quest’anno.Mentre ha continuato alacremente l’atti-vità pastorale, sono rimasti fermi invece i lavori per la costruzione della nuova chiesa, e sono fermi da quasi un anno per la mancanza di fondi. Non si è arreso tuttavia l’impegno per la raccolta di fon-di, anzi! Con quello che è stato raccolto abbiamo deciso di riprendere i lavori sperando di riuscire a realizzare nei pros-simi mesi la struttura essenziale della chiesa e la copertura. Certo i fondi sono scarsi, e manca ancora molto per arrivare a completare il progetto nei dettagli, ma arrivare ad avere un luogo per le celebra-zioni è già un passo significativo che dà coraggio a tutta la comunità.Ancora una volta anche nome dei Pa-dri, della Madri Canossiane e di tutta la gente di Tondo ringrazio di cuore i con-fratelli, le sorelle Canossiane, e tanti ami-ci e benefattori per l’aiuto concreto e il sostegno costante ai progetti della mis-sione. A tutti assicuriamo la preghiera e auguriamo di cuore Buona Pasqua!

p. Carlo Bittante

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Professione perpetua e professione temporanea

Per la prima volta nella missione di S. Bakhita a Igoma-Mwanza (Tanzania)

Per la prima volta nella nostra comuni-tà parrocchiale di Igoma abbiamo ce-

lebrato la professione religiosa. Da parte mia sto ringraziando il Signore che mi ha voluto così bene, facendomi entrare a far parte della comunità Canossiana, e questo in modo particolare qui in Africa dove tanta povera gente ritrova speran-za e gioia di vivere attraverso il nostro ca-risma e la semplicità della nostra vita. Il 2 febbraio, festa della Vita Consacrata, ho fatto la professione perpetua tra i canos-siani, mentre Erick e Julius hanno fatto la loro prima professione. È stata la prima volta che si sono avute queste celebra-

zioni nella nostra comunità di Igoma, e tanti fedeli hanno ringraziato il Signore per il dono della vita consacrata nella Chiesa e in modo particolare per avere i Padri Canossiani che vivono e operano qui ad Igoma. L’evento è stato preceduto e preparato da una veglia di preghiera e riflessione, la sera del 1 febbraio, durante la quale abbiamo lavato i piedi ad alcun bam-bini, adolescenti e adulti: questo gesto ha voluto significare che la nostra vita e consacrazione è per renderci più dispo-nibili a Dio e al servizio dei fratelli. Alla fine della veglia, noi tre ci siamo messi in ginocchio, e ogni persona presente, a cominciare dai bambini, ci ha imposto le mani a significare la loro preghiera e che ci accolgono ed accettano l’offerta della nostra vita al loro servizio. Per me è stato particolarmente effica-ce soprattutto ricevere questo segno dai bambini che mi imponevano le loro piccole mani con uno sguardo tenero. Il giorno dopo, durante la Celebrazione eucaristica, il padre Generale P. Giorgio Valente ha ricevuto le nostre promesse; la pioggia torrenziale che è caduta du-rante la messa l’abbiamo sentita come una grande benedizione di Dio, anche se lavava tutte le numerose persone ri-maste fuori dalla chiesa che è ancora in costruzione. Ringraziamo p. Andrea, p. Stefano e p. Kessy che ci hanno accom-pagnato in questi ultimi giorni, e grazie anche a p. Angelo e p. Tadeo che sono venuti da Nairobi per pregare e far fe-sta con noi. Nel pomeriggio una grande

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festa per tutti nell’oratorio: bambini, ra-gazzi, e vari gruppi della parrocchia han-

no animato la festa con danze, sketch e commedie e tanti divertimenti.

I l 16 febbraio, a quindici giorni dalla pro-fessione perpetua, un nuovo motivo

per ringraziare il Signore: il dono dell’ordi-nazione diaconale. È stata un’altra dome-nica stupenda. L’arcivescovo di Mwanza, mons. Juda Thaddaeus Ruwa’ichi, OFM-Cap. mi ha ordinato diacono insieme ai quattro seminaristi diocesani. Siccome era l’ordinazione anche dei diaconi dio-cesani, tanti fedeli sono venuti dalle par-rocchie di origine dei diaconi, e la chiesa era gremita all’inverosimile, mentre tante persone sono rimaste fuori seguendo la messa dalle finestre. Un piccolo incidente ha animato la celebrazione al momento toccante della prostrazione a terra degli ordinandi. La gente seguiva in preghiera il momento e il segno tanto suggestivo. Ma finite le Litanie, quando il sacerdote che assisteva il Vescovo ci ha detto, “Ades-so potete alzarvi!”, mentre gli altri quattro

diocesani si sono alzarti, il povero canos-siano, io, ci ho provato ma senza riuscirci! Sentivo attorno a me le voci concitate che si chiedevano: “Sarà sfinito!... Che sia mor-to?! …Chiamate pronto soccorso!”; poi fi-nalmente mi hanno tirato su e mi hanno fatto sedere su una sedia, mi hanno dato un bicchier d’acqua, e ho bevuto. E il Ve-scovo: “Stai bene?” e io: “Si!” . “Allora cosa ti è successo?” mi chiede il Vescovo. “Duran-te le litanie mi sono prostrato a terra e ho appoggiato la testa sulla mano destra. Ma al momento di alzarmi, quando il sacer-dote ci ha invitati ad alzarci, nonostante i tentativi, non ci riuscivo, la mia mano era intorpidita e non aveva più la forza per sollevarmi! Ma adesso sto bene!”. E il Ve-scovo: “Ricordati: la prossima volta ti ba-sta stendere le braccia e appoggiare la te-sta sul cuscino, non sulla mano!”. E io: “Va bene, ho capito, per la prossima volta!”.

L’ordinazione diaconale di fr. Emmanuel Lyanga

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Ciao Maria Luisa, grazie di cuore per la mail e le noti-

zie da Maria Teresa, la saluto tanto e la ringrazio per avermi accompagnato e aiutato in questa strada sulla quale con fiducia e speranza sto ancora camminan-do! Il mio diaconato è andato bene, rin-grazio il Signore! ti invio alcune foto che puoi passare a Maria Teresa, sto pregan-do per lei e per sua sorella. Credo che il Signore ha messo la sua mano su tutto quello che lei ha sacrificato per me!Grazie di cuore per la vicinanza e per le preghiere vostre e dei volontari... è sta-ta una benedizione enorme per me, vi voglio bene! Anch’io vi ricordo nella mia preghiera e salutatemi tanto Maria Tere-sa, ditele che le sono accanto e prego per lei affinché il Signore continui ad essere la sua consolazione e la sua ricompensa.

Emmanuel

Una testimonianza di vicinanza tra un seminarista e la sua madrina...

Carissimo Emmanuel, la tua gioia è arrivata a Maria Teresa attraverso il tuo ri-cordo e le tue preghiere. Abbiamo provveduto a inoltrare il tuo messaggio

e lei ti ringrazia di cuore. Noi tutti dell’Ufficio Missioni ti siamo vicine per la tua Professione e per il dono del Diaconato perché tu possa essere oggi e sempre servitore e padre di molti piccoli. Tu che sai cosa significa essere orfano, ancor più saprai farti accanto. Un abbraccio nella preghiera.

Maria Luisa, Emanuela e molti volontari e amici

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Ma i fedeli che avevano seguito da lonta-no la scena, non hanno capito che cosa era successo (perche non hanno potuto seguire il mio dialogo con il vescovo!), e continuano tutt’oggi a chiedermi, “Per fa-vore, Emmanuel, raccontarci il miracolo che hai visito durante la litania dei santi!”.

Uno dei sacerdoti concelebranti aveva aggiunto: “Peccato che poi ti sei alzato… avevamo già cominciato a pensare di pro-clamarti santo subito!”. Sono felice e rin-grazio il Signore per tutto!

Diac. Emmanuel Lyanga

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My name is Eric Paluku Nyenze, I am a Congolese, I was born on the 22nd

of may 1991 in the eastern part of the Democratic Republic of Congo. I joined the Novitiate on the 2nd of February 2013.In my experience the novitiate is a par-ticular time that allowed me to enter into a relationship with God, a time of intimacy with him, a period that made me to know the one who is calling me and stay with him in special way. During that period I personally experienced His love. I met God through solitude that al-lows me to enter into myself, listening to Him through prayer and meditation as well as through my feelings. Above all I

meet him every time I exposed my self through His word and in our commu-nity Lectio Divina. Fr Andrea, my novice master, made me understand more the Word of God. I read the word of God as if God‘s word is addressed to me person-ally which allows me to check the reality around me and helped me in the process to deepen my vocation. However, there were occasions that my personal prayer is dry and destructed to meditate; but thanks to God that He is always faithful with me in spite of my weaknesses to stay with Him. For me, prayer is the readiness and will-ingness to receive and to appreciate the word of God, to say that the Lord is alive

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“Un incondizionato e gratuito dono di sé a Dio solo, nella sequela

di Cristo fino alla croce”2 febbraio 2014, Eric e Julius

alla loro Prima Professione tra i Canossiani

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in me. In addition, by meditating Christ Crucified helps me to deepen also my calling as a Canossian Son of Charity. The reality of the cross challenges me to open my mind as well as my heart to see what are the crosses of the present reality that inevitably changed my view about the word. The cross inspires me to continue and commit myself to do the will of God in spite of the many crosses that I encountered. I know now that life is not easy but with the help of God nothing is impossible. The cross through the difficulties and hardships that I expe-rienced will always remind me the Jesus who I want to follow who came to serve and not to be served.Our Blessed mother at the foot of the cross with his disciple John also inspires me to face the reality of the cross. John received the last will of JESUS because he did not run away from the cross. So it is my prayer and hope that like John I will remain faithful in spite of the many crosses that will come along my way. As St. Magdalene of Canossa says: “God

Alone”. Like St. Magdalene it is my prayer also to remain in God alone, remaining in His unconditional love that offers ev-erlasting joy.Lastly, I firmly believe that God is calling me according to the Canossian way of life that is at the service of the poor, the youth and the little ones. Our rule of life #203 says: “Even if accepted by the church and by the institute only as temporary, the profession must be the expression of an unconditional and gratuitous self giving to God alone, in the following of Christ till the cross in the spirit of generous service to the poor, in order to be totally and only for the Glory of God the Father”. Through this particular number on “profession” I discovered and understand my role as a Canossian. My life is for God alone through serving the poorest and the marginalized. I thank God for giving me this special vocation. I thank God for all the great things he did in my life. I thank also my novice master Fr. Andrea Berno who accompanied us in this journey of our formation.

Mi chiamo Eric Paluku Nyenze, e sono congolese. Sono nato 23 anni fa nella parte est della Repubblica Democratica del Congo. Sono entrato in noviziato

lo scorso 2 febbraio 2013. L’anno del noviziato è stata un tempo particolare in cui ho avuto modo di approfondire la mia relazione con Dio, un tempo di maggior intimità con il Signore, un’esperienza che mi ha portato a conoscere più da vicino colui che mi chiama a stare con Lui in un modo del tutto particolare. Durante que-sto tempo posso dire di aver sperimentato personalmente il suo amore, di averlo incontrato nella solitudine grazie alla quale sono entrato in me stesso, per ascolta-re la sua voce attraverso la preghiera e la meditazione, ma anche attraverso i miei sentimenti. Ma soprattutto ho imparato ad incontrare il Signore ogni volta che mi espongo alla sua Parola personalmente e nella lectio divina comunitaria. P. An-drea, il nostro padre maestro, mi ha aiutato a capire e approfondire la Parola di Dio, come se questa fosse indirizzata a me personalmente. Questo mi ha illuminato nel giudicare la realtà attorno a me e mi ha aiutato molto nel processo di discer-nimento della mia vocazione. Nonostante questo, ci sono stati momenti in cui la mia preghiera era arida ed ero distratto dalla meditazione. Ma grazie a Dio, Lui è

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sempre fedele con me, nonostante la mia debolezza nello stare con Lui. Per me la preghiera è essere pronto e disponibile a ricevere e apprezzare la Parola di Dio, essere consapevole che Dio è vivo in me. Contemplando Gesù Crocifisso ho capito meglio il significato della mia chiamata ad essere Figlio della Carità, ca-nossiano. La realtà della Croce mi provoca ad aprire mente e cuore per vedere le croci nella realtà attuale, e questo cambia inevitabilmente il mio modo di vedere la Parola. La croce mi ispira a perseverare nell’impegno di consegnarmi alla volon-tà del Signore nonostante le molte croci che ho incontrato. So bene che questa vita non è facile, ma con l’aiuto di Dio niente è impossibile. La croce che io ho spe-rimentato nelle difficoltà e nelle prove mi ricorderà sempre che Gesù che io voglio seguire, è venuto per servire e non per essere servito. Maria, la nostra madre ai piedi della Croce, insieme al discepolo Giovanni, mi ispira a stare davanti alla realtà della croce. Giovanni ha ricevuto l’ultima volontà di Gesù perché non è fuggito via dalla croce. Questa è la mia preghiera e la mia speranza: che io come Giovanni, possa rimanere fedele nonostante le molte croci che incontrerò lungo la mia strada. Come dice S. Maddalena: “Dio solo”, e come S. Maddalena la mia preghiera è che possa rimanere in Dio solo, rimanere nel suo incondizionato amore che dà gioia senza fine.E infine, credo fermamente che Dio mi chiama nella via della vita canossiana, nel servizio dei poveri, dei giovani e dei più piccoli. Come dice la nostra Regola di Vita “Anche se accolta dalla chiesa e dall’Istituto come temporanea, la professione deve essere espressione di un incondizionato e gratuito dono di sé a Dio solo, nella sequela di Cristo fino alla croce, in uno spirito di generoso servizio ai poveri, al fine di essere totalmente e solo per la Gloria di Dio Padre” (n. 203). Attraverso questo particolare numero della regola circa la “professione”, io ho scoperto e compreso il mio ruolo come canossiano, la mia vita per Dio solo, attraverso il servizio ai poveri e agli emarginati. Ringrazio Dio per avermi donato questa speciale vocazione! Lo ringra-zio per tutte le grandi cose che Lui ha fatto nella mia vita. E ringrazio chi – in parti-colare il nostro Padre maestro – ci ha accompagnati in questo anno di formazione.

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Con il mese di marzo arriva l’estate a Vasai. Il caldo, soprattutto nelle ore

centrali del giorno, si fa sentire. Anche l’aria è calda, sembra venire da un forno acceso. In casa i ventilatori girano alla massima velocità. La terra è secca. An-che le erbacce si riducono a sterpi aridi. L’orto e il giardino devono essere abbe-verati ogni giorno con l’acqua del pozzo. I ragazzi nostri ospiti sono impegnati in questo lavoro, dandosi il turno nei perio-di di ricreazione; altri sradicano le erbac-ce; qualcuno si concede una partitella a calcio. Ma l’occupazione principale per loro è lo studio: a metà aprile l’anno sco-lastico terminerà e ci sarà da prepararsi

per gli esami di fine anno. Ci sono, però, anche i dieci ragazzi che frequentano il 10° anno, e questi già a marzo sono alle prese con gli esami di stato: il 3 marzo la prova scritta di Lingua Marathi, il 5 quel-la di Lingua Hindi, il 7 di Inglese, l’11 e il 13 le due prove scritte di Matematica, e così via, per un totale di nove prove scrit-te. È un anno che si stanno preparando a questo importante appuntamento della loro formazione scolastica. Qualcuno di loro studia fino a tardi di notte e al mat-tino presto è di nuovo in piedi, qualcun altro se la prende, invece, con più “filo-sofia” e non rinuncia al riposo! Anche a questi il nostro augurio: in bocca al lupo !

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Anche a Vasai è trascorso un altro anno…

Il bilancio delle attività della missione

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E così, è trascorso un altro anno scola-stico. Nella nostra Casa di Accoglienza di Rajavli, un altro anno è passato per i cinquanta bambini e ragazzi da noi qui ospitati. Erano arrivati a giugno 2013 – tranne i dieci del Decimo anno che hanno iniziato la scuola in anticipo per prepararsi agli esami finali. Sono sta-ti dieci mesi intensi, volati via in fretta. Ogni giorno c’è il tempo da dedicare alle lezioni a scuola e allo studio in casa, ma anche allo svago e al gioco; per le puli-zie della casa, ogni settore è assegnato a un gruppo. Ci sono anche i piatti e le pentole da lavare tre volte al giorno, l’or-to e il giardino da curare, ecc. non sono mancate giornate particolari di festa e di anche le uscite in qualche luogo ameno. Non sono mancate le visite di amici e ospiti importanti. Tra queste, la visita canonica effettuata da p. Antonio vica-rio generale dell’istituto: per 15 giorni è stato con noi celebrando il Natale; ha vi-sitato anche Goa e Nandingam; ha potu-to incontrare noi religiosi e i seminaristi, ma anche le Sorelle Canossiane – che ci seguono e accompagnano con disponi-bilità! - , il Vescovo di Vasai che si è detto molto contento della nostra presenza in diocesi, e i Sacerdoti delle parrocchie con cui collaboriamo.Anche p. Antonio si è meravigliato nel vedere come i nostri ragazzi si responsabilizzano e si appassiona-no in certi lavori, l’attenzione che mettono nella cura degli animali del nostro piccolo zoo domestico: per chi non lo sapesse, alleviamo conigli, ci sono pesci esotici nella vasca, alcuni canarini, tre cani da guardia da accudire e perfino dei topolini bianchi. Ogni sabato po-meriggio i nostri ragazzi – assisti-ti e guidati dall’esperto brother Robert! - preparano e cuociono il pane per la colazione di domeni-

ca mattina, e la domenica sera prepara-no il chapati (la tipica piadina indiana) per la cena. Alcuni di loro hanno il pollice verde e si dedicano volentieri all’orto e al giardino, e così possiamo sia ammirare fiori e piante, che mangiare verdure del nostro orto quali fagiolini di ogni tipo, zucche e zucchine, cavoli e cavolfiori, aglio, spinaci; ma anche frutta nostrana quali banane, mango, chikù, noci di coc-co, ecc, delle varie piante da frutto che il previdente p. Vitthal aveva piantato già prima di iniziare la costruzione della casa...Qualche volta il lavoro è tanto e il pro-dotto scarso, soprattutto per colpa dei ratti che di notte fanno festa ai nostri cavolfiori e agli altri ortaggi. Questi ani-mali riescono a proliferare, nonostante la presenza dei serpenti che danno loro la caccia. Ed proprio per la presenza di un serpente cobra nel sottoscala, che un giorno abbiamo dovuto chiamare i vigili del fuoco che sono venuti a prenderselo. Per fortuna non ha morso nessuno, anzi quando è stato scoperto dai ragazzi lui ha cercato di nascondersi. Nel muro del sottoscala abbiamo scoperto un foro per far passare dei cavi elettrici. Lui era entrato di lì, probabilmente inseguendo un topo o una rana, e dopo non è stato più capace di ritrovare l’uscita. Una volta

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realizzato che era un cobra, si è pensato di non correre rischi e di rivolgersi a chi è competente. I vigili del fuoco, dopo aver-lo preso, lo hanno liberato in una foresta. In India una legge molto severa proteg-ge gli animali selvatici e ne proibisce l’uccisione, se non in caso di serio perico-lo. È capitato pure che Naresh, un nostro seminarista, nel tentativo di prendere un serpente è stato morso dallo stesso che per fortuna non era velenoso. Naresh è stato comunque ricoverato per un paio di giorni in ospedale per sicurezza. Ma in questo caso, diciamo che se l’è cercata!Ma i fastidi più grandi non vengono dai serpenti, piuttosto dalla snervante bu-rocrazia indiana… uno di questi fastidi ha riguardato la messa in servizio dello scuolabus che dal 2012 attendeva di es-sere messo in funzione per accompagna-re a scuola i ragazzi che per la maggior parte frequenta la “St. Xavier High Scho-ol” di Manickpur. Questa scuola è gesti-ta dai Padri Gesuiti, e si trova nei pressi della stazione ferroviaria di Vasai a circa 8 km da noi. L’acquisto dello scuolabus era stato possibile grazie all’aiuto di tanti generosi benefattori. In particolare il Co-mune e gli amici di Lavis (TN) e la parroc-chia di S. Andrea di Cologna Veneta (VR),

e altri. Ci eravamo affi-dati a un agente inter-mediario per sbrigare le pratiche per i relativi permessi, ma questo ha gestito così male la cosa che non se ne vedeva la fine. Ci siamo quindi ri-volti all’amministratore di una ditta di pullman del luogo, che gentil-mente ci ha aiutati a venire a capo delle pra-tiche. E finalmente il 6 marzo lo scuolabus ha

cominciato il suo servizio per i nostri ragazzi. Nessuno si meravigli se nelle foto dello scuolabus non vede il nome della nostra casa, ma quello della scuola. La legge vuole così. Il nome della nostra casa è comunque scritto in Lin-gua Marathi sotto il nome della scuola e recita: “Ashankur Father Angelo Pasa Ashram, Rajavli, Vasai (Est)”.Lo scuolabus, però non potrà servire a p. Pierantonio che proprio quest’anno ha completato il suo ciclo di studi nella scuola indiana ed ha ottenuto il “Bache-lor of Commerce” rilasciato niente meno che all’Università di Mumbai! Davvero meritato premio al suo impegno e alla sua costanza! Congratulazioni, e ora avanti, verso il master! E non servirà nemmeno ad alcuni dei nostri aspiranti che dopo un serio discernimento e gli esami finali, hanno deciso di seguire la chiamata alla vita religiosa canossiana e continueranno la loro formazione nel nostro seminario di Manila o in Italia. Lodiamo e ringraziamo il Signore che continua a manifestare in tanti modi la sua bontà e la sua benedizione alla no-stra missione in questo grande e miste-rioso paese che è l’India!

I Padri Canossiani di Vasai

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Sabato 15 e domenica 16 marzo si è tenuto a Costalunga (Brescia) presso

la casa di spiritualità delle Madri Canos-siane un incontro sul tema “Preghiera e spirito di preghiera nella vita quotidiana di un laico”. Il fine settimana prevedeva momenti di meditazione sul tema, condi-visione di gruppo, momenti di preghiera individuale e comunitaria, la Celebrazio-ne Eucaristica. Sabato sera la proiezione dell’interessante film “L’amore inatteso”, la storia di una conversione.Il tema della preghiera è stato approfon-dito dalle due relazioni di P. Antonio che ci ha aiutato a comprendere e interioriz-zare come la preghiera sia il frutto matu-ro di una ricerca e di una vita attenta. È la preghiera che ti porta a familiarizzare con Dio, a frequentarlo, ad entrare in co-munione con Lui e a conoscerlo nei ri-svolti più intimi. La preghiera è SORPRE-SA perché Dio arriva quando vuole con

le sue illuminazioni.Per aiutarci nella riflessione il relatore ci ha guidato a leggere e meditare brani della Scrittura e del Concilio Vat. II, alcu-ni testi di Santa Maddalena, ma anche interessanti brani tratti dai “Promessi Sposi” e da articoli di attualità. Di grande impatto è stato rileggere la preghiera di fra Cristoforo, quando dopo aver accolto nella chiesa del convento Renzo, Lucia e Agnese, prima di farli fuggire, li fa prega-re per chiedere a Dio la forza di amare e di «volere ciò che Egli ha voluto».Tutto questo era stato ben interiorizzato da Santa Maddalena che mirava a com-prendere il volere di Dio prima di ogni sua azione a favore dell’Opera.La Via Matris percorsa tutti insieme nel grande parco della casa, al momento del crepuscolo, ci ha fatto contemplare Maria, pellegrina come noi nel cammi-no della fede. Il sentiero della sua vita è

Un incontro inatteso di preghiera e fraternità

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Week-end nella Spiritualità Canossiana a Costalunga (Brescia)

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L'idea di un matrimonio “alternativo” ci era stata suggerita durante il corso

fidanzati organizzato dai Frati Minori del-la Porziuncola di S. Maria degli Angeli, ad Assisi. Abbiamo subito pensato che faces-se al caso nostro, una festa grande per un giorno importante, ma all’insegna della semplicità.E così nel giugno 2013 è iniziata la nostra avventura. La "mission" era che quanto più possibile delle risorse economiche impiegate andasse a sostegno dei più bi-sognosi. Abbiamo quindi affidato questo desiderio a Dio, che ci ha guidati in tutto il percorso con dei tempi da record!Il Signore ha trovato per il nostro matri-monio una chiesetta antica di rara bel-

lezza, sulle nostre colline veronesi; adia-cente alla chiesetta un grande campo da calcio, dove è stato allestito il rinfresco per i numerosi invitati. Per organizzare il rinfresco abbiamo contattato la comunità di recupero per tossicodipendenti “Nuovi Orizzonti” di Trento: i ragazzi si sono occu-pati con grande impegno all’allestimento e preparazione di un curatissimo buffet, ben oltre le nostre aspettative!Le bomboniere per gli invitati sono state realizzate ad Assisi, a sostegno delle mis-sioni francescane: i confetti in un sacchet-to chiuso con l’immancabile Tau france-scano, semplice ma realizzato con amore. Per quanto riguarda la “lista nozze” poi, il Signore ha messo sul nostro cammino le

Festoso, ma senza sprechi!Testimonianza di un matrimonio francescano

stato pieno di difficoltà proprio come il nostro. Ha conosciuto la sofferenza, l’in-comprensione, l’angoscia, ma non si è lasciata andare alla disperazione. Il film proiettato dopo cena ci ha presen-tato l’incontro sorprendente, inatteso e sconvolgente di una persona atea con Dio: attraverso una modesta catechesi in uno sparuto gruppo parrocchiale, il pro-tagonista si apre alla fede, e Dio è riuscito ad farlo emozionare, ad entrargli dentro, a toccare il suo cuore e farsi vero e intimo amico. Anche dentro di noi è nata una forte e commovente emozione che ci ha porta-to a riflettere in modo sincero sul nostro legame con Dio. Mi ha colpito il parago-nare la preghiera agli scarponi da mon-tagna: le prime volte che si indossano causano vesciche e sofferenza; ma pian piano, con l’utilizzo si adattano al piede

a tal punto che nessun altro li può indos-sare comodamente, e ti portano in alto! Così, ognuno di noi, arriva al suo perso-nalissimo modo di pregare. Abbiamo vissuto questa esperienza con grande intensità sia nei momenti di formazione e di preghiera che in quel-li conviviali. Questi due giorni ci hanno fatto sentire una grande famiglia, con i padri e le madri, con semplicità e gio-ia, dandoci anche l’opportunità di raf-forzare i legami d’amicizia fra di noi. I tanti impegni, soprattutto familiari, po-tevano essere un ostacolo alla nostra partecipazione, ma siamo riconoscenti allo Spirito Santo (…sicuramente ci ha messo lo zampino!) che ci ha accompa-gnato a questo corroborante incontro con Dio nostro Padre e con i fratelli.

Mariella e Angela

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meravigliose missioni dei Padri Canossia-ni, in particolare il progetto per la realizza-zione della Scuola elementare di Igoma, in Tanzania; e a questo sono andate le ge-nerose offerte dei nostri famigliari e amici. Ciliegina sulla torta, senza farlo apposta, ci siamo sposati il giorno in cui Francesco d’Assisi ha ricevuto le Stigmate alla Verna, il 14 settembre, in una bellissima giornata di sole! Quello che ha reso davvero spe-

ciale il nostro matrimonio, per noi e per quanti hanno partecipato, è stato il sape-re che con la nostra festa abbiamo potuto aiutare altre persone meno fortunate di noi, e di questo dobbiamo solo ringrazia-re Gesù, il vero protagonista e autore del nostro matrimonio! Noi siamo stati solo gli strumenti di questa Sua grande opera!

Riccardo e Daniela

Un impegno doppiamente gratuito

Come sostenere la missione “adottando” i seminaristi canossiani

Siamo sponsor di Guilherme Israel Oli-veira, un ragazzo brasiliano di Araras

che ha deciso di entrare nel seminario canossiano di Ribeirão Preto (SP, Brasi-le). Attraverso un’attività parrocchiale ho potuto conoscere i Padri Canossiani e le loro missioni all’estero. Sono rimasta col-

pita dalla grande necessità in cui versano i missionari: bisogno di sostegno econo-mico, ma anche di solidarietà e preghiera. Ho ricevuto del materiale informativo sui progetti grandi e piccoli che i Canossiani si propongono in paesi di missione in aiu-to a poveri, ai malati gravi, alla gioventù.

Guilherme (primo da sinistra) insieme a Padri e Sorelle

Canossiani

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Caríssimos Sr. Flavio e Sra. Lucia,É com muita alegria que escrevo esta carta para agradecer a vossa genero-

sidade. Mais um ano que se termina e muitas bençãos Deus me proporcionou. Termino de concluir meu primeiro ano de Filosofia e muitas coisas adquiri para o meu crescimento, digo que o amor ao conhecimento é maravilhoso e vale a pena.Desde a minha primeira comunhão tive um despertar em Cristo e desde então procuro imita-lo levando sempre em consideração a humildade na caridade, as-sim pra me tornar um dia um bom religioso Canossiano.Peço que sempre rezem por mim para que eu possa ser em primeiro de tudo um bom cristão e estar sempre perseverante na minha vocação, assim como eu rezo por vocês e toda sua família. Desejos e saudacoes!

Guilherme Israel de OliveiraRibeirão Preto - SP Brasil

Mentre volontari e missionari sono soli e insufficienti di fronte al bisogno. Mi sono sentita chiamata per nome, a rispondere con un impegno personale, come se quella raccolta parrocchiale di fondi fosse troppo poco. Ho riflettuto, ho atteso, e finalmente ho chiesto aiuto a Santa Maddalena perché non sapevo decidermi a chi indirizzare il nostro so-stegno. Un bimbo, una ragazzina… a chi pensare? Poi per fare il punto, rileggendo la lettera informativa sulle adozioni invia-ta da padre Gianluigi, l’occhio è caduto sulla proposta di sostenere i seminaristi… ed era pure sottolineato e in grassetto! E li è caduta la nostra scelta. Dopo poco tempo abbiamo ricevuto la scheda con la storia di un ragazzo che nella foto ci re-gala un grande sorriso. Si chiama Gugliel-mo, e la sua mamma porta anche il mio nome. Mio marito ha sorriso: “…simpatico, dev’essere un tipo sveglio; vedrai che sicura-mente lo è, se vuole studiare in seminario! senz’altro in seminario gli ricorderanno di pregare per noi!". Io ho pensato: famiglie del mondo che si incontrano nell’unico “Padre Nostro”! Anche Guilherme si è sen-

tito chiamare per nome a rispondere con un impegno personale, quello di crescere in fede, speranza e carità e forse anche nel servizio missionario.P. Gianluigi mi scriveva: “Lo aiuterai per un po’ durante il viaggio della sua vita nello scoprire quello che Dio vuole da lui… senza seminaristi la missione non ha molto futu-ro, morirà con noi“. Parole belle, ma anche tristi. E io, impulsiva come sono, vorrei subito poter fare qualcosa perché la mis-sione continui. I sacerdoti hanno bisogno di avere intorno dei laici che li aiutino “a fare” Chiesa, che credono, amano e spera-no insieme con loro. Dove, meglio di un buon seminario, avrebbe potuto andare a studiare e formarsi cristianamente il no-stro Guilherme? E se fra alcuni anni, a Dio piacendo, ci sarà un nuovo operaio per la missione canossiana in Brasile? Grazie a tutti i Canossiani. Ci sembra di essere en-trati a far parte di una nuova grande fami-glia! Che il Signore continui a condurre i nostri passi nella missione che ci ha affi-data.

Lucia e Flavio

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Non avremmo mai pensato di poter ospitare qui, nella nostra missione di

Igoma, Mwanza (Tanzania), un corso sul-la comunicazione multimediale. Andrea Sperotti, giornalista dell'Associazione Luci nel Mondo onlus di Verona, dal 12 al 20 marzo è stato con noi per insegnarci, attraverso lezioni di teoria e esercitazioni pratiche, come fare interviste, come scat-tare foto a livello professionale, come comporre video. Insieme a me, altri sei giovani hanno seguito le lezioni, e ades-so continuiamo a lavorare su quanto im-parato.Siamo molto grati all’Associazione Luci nel Mondo onlus che ci ha offerto questa opportunità e ha voluto condividere con noi questa esperienza, che apre ai nostri giovani qualche prospettiva lavorativa per il futuro. Siamo felici per questo pro-getto, non solo perché alla fine del corso ci sono stati donati un computer porta-tile, una videocamera e una macchina fotografica con le quali continueremo a esercitarci, ma soprattutto perché anche noi abbiamo ricevuto una luce…, e con questa cercheremo di illuminare il nostro ambiente!

Il corso è stato molto utile perché ci ha messo in grado di filmare e raccogliere in modo professionale la testimonianza e il ricordo degli eventi che si svolgono nella comunità e soprattutto nel nostro Oratorio. Abbiamo iniziato così a caricare su YouTube i video delle nostre attività, e questo aiuta molto i ragazzi che possono rivedere quello che fanno nell’oratorio! Vi invitiamo a dare un’occhiata! Il nostro profilo su YouTube è “ORATORIO CANOS-SA, IGOMA MWANZA TANZANIA”.Il gruppo che è nato da questa esperien-za e che si è chiamato “Oratorio Multime-dia Group”, intende trasmettere tra i gio-vani la speranza e l’impegno a prepararsi al futuro della loro vita. Tra i nostri giova-ni ci sono dei veri talenti artistici e, per loro, potersi rivedere in un video diventa un’occasione per correggersi e miglio-rare le loro performance. Quindi siamo proprio soddisfatti e ci auguriamo che Andrea possa tornare tra noi per aiutarci ad approfondire ulteriormente l’uso dei media. Grazie ancora a tutti coloro che hanno reso possibile questa esperienza.

Emmanuel Lyanga FdCC

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"Luci nel Mondo" brilla anche a Igoma!

Un corso di comunicazione multimediale per i giovani dell’Oratorio

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Oggi sono felice... e voglio confidarvi anche il perché. Dopo il primo bam-

bino che ho perso, con un parto difficilis-simo è nato mio figlio, e sembrava che per il difficile travaglio, una lesione cerebrale da asfissia lo avesse reso disabile negli arti superiori. Da appena nato, sono seguiti mesi di fisioterapia quotidiana, finché un giorno ci ha convocato il Primario della Rieducazione Funzionale - era prima di Pasqua, lo ricordo benissimo... come ora! - per dirci che era stata fatta una diagnosi errata e che mio figlio era sano, aveva solo sofferto uno stiramento muscolare al mo-mento del parto. Allora io e mio marito abbiamo pensato che “dovevamo rendere quanto ci era stato dato” dal Padreterno... e abbiamo deciso di intraprendere le prati-che per l’adozione di un altro bambino/a. Le cose andavano per le lunghe, e alla fine ci fu detto che sarebbe stato difficile otte-nere una adozione in quanto noi aveva-mo già un figlio nostro e in quel momen-to davano la precedenza alle coppie che non ne avevano. Abbiamo riprovato con le adozioni internazionali, ma iniziarono a chiederci un sacco di soldi e noi non ne avevamo proprio (mio marito artigiano,

con lavoro precario, il mutuo da pagare, io che avevo lasciato il lavoro per crescere nostro figlio). La cosa finì in niente e deci-demmo di avere noi un altro bambino: e così nacque la nostra seconda figlia. Un sacerdote nostro amico ci propose un affido, ma non abbiamo accettato soprat-tutto per paura che quando poi sarebbe stato reintegrato/a nella famiglia di ori-gine, il bambino avrebbe potuto soffrire troppo. Ora… siamo a oggi! …e vedo che "sto ren-dendo qualcosa di quanto ci è stato dato", che stiamo completando qualcosa di “ir-risolto" nella nostra vita: abbiamo deciso di sottoscrivere una adozione a distanza “adottando” Sonu, il bimbo indiano che ci avete affidato. Fateci sapere se qualcu-no andrà a Vasai, dove Sonu - anche lui "il mio bambino" - è accolto e curato, e di-tegli che un regalino, qualcosa di cui ha bisogno… insieme al nostro affetto, non mancherà mai da parte nostra!

M. G.

“Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato?”

Gentilissima M. G., grazie di cuore per aver scelto di aiutare Sonu. Da

un anno è qui nella nostra casa di Vasai insieme a suo fratello Sabi. Sonu, ispira tenerezza e simpatia, ma è anche un po' birichino, ma da subito ha fatto amicizia con gli altri ragazzi e sta bene. L'anno scolastico riprenderà a metà giugno e anche Sonu e suo fratello ora in vacanza, rientreranno. Grazie anco-ra per la sua generosità. Noi le assicu-riamo le nostre preghiere!

P. Vitthal, Fr. Robert e P. Pierantonio

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Da 25 anni... "Una mano aiuta l'altra"!

Messaggio per l'anniversario della nascita dell'Associazione

«Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalza-

to gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati». Queste parole del Magnificat ben si addicono al prezioso la-voro che i Padri Canossia-ni e tutto lo staff di "Una Mano Aiuta l'Altra" di Ton-do Manila, hanno svolto in questi 25 anni di vita e di attività del Progetto. Mi-gliaia di ragazzi e giovani hanno potuto studiare, ricevere una buona forma-zione umana, professiona-le e religiosa, e così spe-rare in un futuro migliore per se stessi, e risollevare le sorti della propria famiglia. E questi 25 anni ce lo hanno dimostrato!Noi, Soci e Volontari dell'Associazione “Mano Amica Canossiani – Onlus”, brac-cio operativo dei Padri Canossiani in Ita-lia, vediamo ogni giorno quanta speran-za, quanto amore i Benefattori italiani ripongono nei ragazzi che sostengono a distanza... ragazzi che vengono a loro affidati senza calcoli o preferenze, come il Cielo ha forse stabilito da sempre, in at-tesa solo di un "sì" che dispone il cuore all'incontro.A testimonianza di questo immenso bene, riportiamo le parole di due Bene-fattori che scrivono a noi o ai loro adottati (Non ce ne vogliano tutti gli altri!):• Lo scorso gennaio è mancato mio suo-cero. E' anche a nome suo che vorrei so-stenere Grace Ann nei suoi studi anche più avanti, se possibile, così che possa sfuggire

alla morsa della miseria che a molti ragazzi non dà al-tra scelta che frugare nelle discariche o prostituirsi. Vi ringrazio per l'impegno e la comprensione: la mail in cui mi veniva inviata la scheda di Grace Ann, è stata dav-vero un regalo, una porta aperta alla speranza, bene raro e prezioso per tutti, per me necessaria in questo mo-mento difficile … L.R.• Carissima Katrina, insieme a mio marito, desidero por-gere un affettuoso saluto a te e alla tua famiglia. Ho let-

to i voti della tua pagella, e non ti nascondo che ho provato un'emozione grandissima: mi hai reso molte felice! "Brava!". L'augurio che posso farti è quello di andare avanti con lo studio. Certamente ancora sei pic-cola, ma la scuola non solo ci arricchisce di tante nozioni, ma soprattutto di esperien-ze culturali, di relazioni e amicizie, e quindi dell’esperienza di amare ed essere amati... C. C. M.E il racconto delle testimonianze po-trebbe essere molto lungo! Felicitazioni vivissime per il traguardo raggiunto con questo 25°! Un abbraccio lungo 13.000 chilometri, come dice sempre p. Giovan-ni Gentilin, a tutti voi dello staff che ogni giorno rendete concreta la carità che pas-sa di mano in mano per giungere a tanti nostri fratelli nelle Filippine.

Soci e volontari di “Mano Amica Canossiani Onlus”

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In ricordo di Mons. Giuseppe Berti

A dieci anni dalla sua scomparsa, vo-gliamo ricordare Mons. Giuseppe

Berti, grande amico e benefattore dell’I-stituto Canossiano. Nato nel lontano 1921 a Cavaso del Tomba (TV), era entra-to giovanissimo nel Collegino canossia-no di Feltre frequentando le classi gin-nasiali dal 1936 al ‘39. Il 3 ottobre dello stesso anno veniva ammesso al novizia-to a Castelli, facendo la prima professio-ne il 5 ottobre del ’40. Sempre ammesso gli anni successivi, arrivò alla soglia del-

la professione perpetua, a San Giobbe a Venezia, quando, nell’agosto del 1945, forse per motivi di incomprensione con il Superiore, forse in occasione della pre-matura morte di una delle due sorelle, lasciò l’istituto dei Canossiani. E ciò con vivo dispiacere di P. Angelo Pasa che lo presenta così al Vescovo di Chioggia: “… è fornito di buono spirito e di bella intel-ligenza. Durante gli anni che visse nell’i-stituto dei Canossiani ha sempre tenuto lodevole condotta. Al sottoscritto è riu-

In ricordo di Josie SalaoNella ricorrenza del 25° del Progetto delle Adozioni a distanza

Mentre facciamo le felicitazioni e vivis-simi auguri al Progetto delle ADOZIONI A DISTANZA DI “UNA MANO AIUTA L’AL-TRA” che celebra quest’anno il 25° anni-versario di vita e di attività, desideriamo ricordare una delle sue attive operatrici, JOSIE SALAO, che è deceduta lo scorso 8 gennaio a Tondo – Manila. Josie si era diplomata al College Sta Isabel, Leader dei giovani, ed era diventata catechista della parrocchia di San Pablo Apostol a Tondo e nella locale scuola pubblica du-rante i primi anni ’90. Entrata a far parte del progetto delle Adozioni a distanza, fu dapprima coordinatrice molto attiva per le Elementari (seguiva circa 600 studen-ti) per 10 anni. Poi per un anno si dedicò agli studenti della scuola superiore co-ordinandone circa 400. Era una convinta Laica Canossiana, una lavoratrice gene-rosa e responsabile, creativa e piena di risorse; coraggiosa non si arresa neanche davanti al male che minava la sua salute.

Josie è stata una delle tre ragioni grazie alle quali il progetto canossiano della scholarship si è rafforzato e consolidato fino ad oggi dopo tanti anni di attività. In Cielo continui a lavorare per noi!

Amico e benefattore dell’Istituto, scomparso 10 anni fa

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scito assai doloroso l’allontanamento del chierico dall’Istituto Canossiano. Credo che potrà diventare un ottimo sacerdote” (Pellestrina, 5/12/1945). E p. Angelo fu davvero preveggente. Divenuto sacer-dote, don Giuseppe, sempre accompa-gnato prima dalla anziana mamma e poi dalla sorella Liliana, esercitò il suo ge-neroso ministero accettando incarichi pastorali nelle parrocchie più remote e difficili della Diocesi di Chioggia e nella zona del Delta, nei tempi della guerra e poi della contestazione. Prete saggio e uomo di preghiera, retto e obbediente, era ricercato per la predicazione di eser-cizi alle religiose; fu assai caro e stimato dal Vescovo Piasentini e poi dai Suc-cessori. Non venne mai meno in lui il legame affettuoso e grato verso la fami-glia canossiana che lo aveva accolto ai

suoi primi passi e gli aveva trasmes-so lo spi-rito della C o n g r e -g a z i o n e ; s e m p r e invitava i Canossia-ni in occa-sione del-le feste o di particolari circostanze. Alla sua mor-te volle generosamente ricordarsi delle missioni e delle case di formazione dei Canossiani con una generosa donazio-ne. Resta benedetto nella memoria gra-ta dell’istituto!

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In ricordo di Gino CeccatoDalla comunità di Conselve (Padova)

Lo scorso 17 febbraio, dopo una lunga e sofferta malattia, ci ha lasciato se-

renamente l’amico e collaboratore Gino Ceccato. Il 18 febbraio si è pregato per lui ed è stato ricordato da tanti amici e con-selvani con la preghiera del Santo Rosa-rio, come tradizione, nella chiesetta del Patronato. Il giorno seguente sono state celebrate le esequie cristiane nel Duomo di Conselve. Il volto di Gino, con la sua simpatia e la sua generosità, rimangono ricordo vivo in noi, in comunione con tut-ti coloro che in Patronato hanno presta-to il loro servizio e soprattutto offerto la loro vita a favore dei giovani e dei piccoli di Conselve.

P. Fabio Franchini - Comunità di Conselve

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A tutte le Sorelle Canossiane, alle Madri riunite in Capitolo, e in particolare al nuovo

Governo generale dell’Istituto, l’augurio pasquale che si fa preghiera:

che ognuno di noi, fratelli e sorelle, consacrati e laici, possa ENTRARE sempre

più nel CAMMINO per noi tracciato da santa Maddalena:contemplare, vivere e agire

sempre in quella CARITÀ che spinse Gesùa dare la vita per noi!

8 maggio 2014 festa di S. Maddalena di Canossa

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IL FOGLIETTODELL’ISTITUTO DEI CANOSSIANI

Pubblicazione trimestrale n. 1— Anno 83 — Gennaio - Marzo 2014Spedizione in abbonamento postale Art. 2 — Comma 20/c — L. 662/96 — Filiale di Verona

La corrispondenza all’Istituto dei Canossiani:Via S. Giuseppina Bakhita, 1 - 37142 Poiano - VERONA — Tel 045 528857 — Fax 045 534047

Internet: www.canossiani.org — E-mail: [email protected] C.C.P. 18530378 — IBAN IT 16 W 05034 11750 000000153743

intestato a Congregazione Figli della Carità CanossianiPresso Banco Popolare di Verona - sede di Verona - 0001

La corrispondenza per i progetti missionari: Ufficio Missioni “Mano Amica - Canossiani” ONLUS

Via S. Giuseppina Bakhita, 1 - 37142 Poiano - VERONA - Tel e Fax 045 8408891Internet: www.manoamica.canossiani.org — E-mail: [email protected]

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"L'oratorio quotidiano è nella tradizione l'opera in cui maggiormente si è identificata l’attività apostolica

dell’Istituto. Esso esprime l'efficace ed umile servizio della comunità cristiana a beneficio soprattutto dei giovani;

è aperto alle varie attività e adattabile alle esigenze dei luoghi e dei tempi, e ci permette quello stile di amicizia cordiale,

di semplicità di tratto, di presenza costante che è caratteristica precipua del nostro spirito." (RdV, Cs 83)

Nella foto: i due oratoriani più giovani nella missione di Aituto-Rina a Timor Est