IL FILO - Milano

20
PERIODICO DELLA PARROCCHIA SS. TRINITÀ DI MILANO - Anno XI, n° 58 ter IL FILO

Transcript of IL FILO - Milano

Page 1: IL FILO - Milano

P

ER

IOD

ICO

DE

LLA

PA

RR

OC

CH

IA S

S. T

RIN

ITÀ

DI M

ILA

NO

- A

nno

XI,

n° 5

8 te

r

IL FILO

Page 2: IL FILO - Milano

INDICEPAGINA

3 3 4 7

17 19

... e finalmente I documenti Già da tempo Domande in libertà Primi segni di ripartenza

PARROCCHIA SS. TRINITÀ - via G. Giusti 25, Milano, tel. 02 36 72 7100 - fax: 02 31 820 144 IBAN IT 72 R 03069 09606 100000009678 presso Banca Intesa San Paolo don Mario Longo parroco - tel. 02 33 11 831 - 02 36 72 7100.7 - 338 79 85 284 mail: [email protected] don Sergio Gianelli - tel. 02 36 72 7101 cell. 339 84 28 068 don Francesco Zhao Shu - cell. 3778228967 - [email protected] don Dennees Joseph - cell. 349 61 42 456 - [email protected] Segreteria: via Giusti, 27 aperta dal lun. al ven. ore 15.30 - 18 - tel. 02 36 72 7100 int. 4 Oratorio: via Giusti 27-29 mail: [email protected] Bar: tel. 02 36 72 7100.2; Sacrestia: tel. 02 3672 7100.5; Radio tel. 02 3672 7100.6 Centro Ascolto mercoledì e giovedì ore 16.30 - 18.30 - tel. 02 36 72 7100 int. 3 Basket, Volley, calcio: s.r.l. TRI - via Giusti 27 - tel. 02 36 72 7100 / [email protected] Sala Padovese - Teatro del Borgo - via Giusti 29 [email protected] cell.331 31 14 001 Orario SS. Messe feriali 8.30 - 18.30 vigiliare 18.30 festive 8.30 - 10.30 - 15.45 (cinese) - 18.30 Tutte le celebrazioni sono trasmesse in diretta audio e video sul sito: www.trinita.tv Email della redazione: [email protected]

2

In copertina: Quattro passi verso la cima (Valle del Carro - Ceresole Reale)

Pensiamo

Page 3: IL FILO - Milano

… No, non è un errore di stampa ma è la prima pro vocazione di questo fascicolo. Se andate avanti a leggere, non troverete interventi troppo allineati o politically correct e così con questo primo articolo vorrei cominciare ad abituarvi a ve-dere la realtà anche da un altro punto di vista. In pratica, con questo articolo fate un po’ di pale-stra… È importante quindi cominciare a cambiare pro-spettiva perché i problemi sono davvero molto importanti e riguardano tutti i campi del nostro vivere quotidiano. Pensiamo alla sanità salvata da eroi, (grandi donne e uomini comuni) che hanno fatto il loro dovere in un contesto straordinario ma forse sono da ripensare alcune scelte… Pensiamo alla scuola il cui problema più impor-tante ora sembra essere quello dei distanzia-menti e del reperimento degli spazi. Per anni e ancora oggi si sono affossate e asfissiate le scuole paritarie che fanno un servizio pubblico con la forzata chiusura di tanti luoghi educativi e formativi e ora non ci sono i fondi per accogliere gli alunni che allo stato e quindi a tutti noi, co-stano quasi il doppio della retta di ogni alunno di scuola paritaria non statale. Non è che forse bisogna davvero arrivare a una scuola seriamente formativa, liberamente scelta e gratuita per tutti? Lo stato risparmierebbe un mucchio di soldi… nostri Pensiamo al lavoro, molti vivono il lavoro come

gli schiavi delle Piramidi, ore intere buttate ogni giorno e rubate alla famiglia per trasporti, per straordinari molte volte non pagati… abbiamo fi-nalmente scoperto il telelavoro, non dimentichia-molo, facciamo qualche sciopero in più per ottenerlo e per ottenere un lavoro dignitoso per tutti con un orario più umano che lasci il tempo per gli affetti e la ri-creazione personale… Pensiamo alla famiglia, dall’inizio alla fine, dal problema della casa, dei mutui che ti rendono la vita impossibile, che ti costringono a lavorare il più possibile, pensiamo alle preoccupazioni nel mettere al mondo dei figli, pensiamo alla incapa-cità di stare insieme (vissuta molte volte in questi giorni di lockdown), proviamo a quantificare il tempo dedicato ogni giorno alla famiglia e so-prattutto ai figli? Pensiamo alla Chiesa e alla comunità cristiana e su questo tema in particolare vi lascio ai prossimi interventi. Buona lettura

E finalmente arrivò la fase 2, cioè la lenta ripresa di tutte le attività.

Il pensiero comune è che tutto non doveva continuare come prima, ma forse il desiderio più nascosto era quello, invece, di ri-prendere da capo lo stesso stile di vita. Il titolo di questo terzo numero del Filo è “PRO-VOCAZIONI” perché vuol essere un aiuto a ri-flettere su tutto quanto è successo perché ciascuno di noi possa trovare e comprendere qual è la sua vocazione in questo tempo. Questo numero conterrà una serie di documenti e riflessioni che dovrebbero stimolare ciascuno di noi a pro-porre percorsi nuovi e a fare un profondo discernimento sui «segni dei tempi».

di Don Mario

... e finalmente

3

di Don Mario

Pensiamo

Page 4: IL FILO - Milano

I documenti

4

Il 21 aprile la Diocesi di Milano lanciava un ap-pello a tutti i fedeli della Diocesi per offrire consigli e riflessioni sulla Fase 2. La sera stessa ho inviato in Curia questo documento. ( https://www.chiesadimilano.it/news/chiesa-dio-cesi/fase-2-la-diocesi-lancia-una-consultazione-tra-i-fedeli-317291.html ) “Alcune riflessioni sull’esperienza vissuta in que-sto tempo, esperienza bella perché è stata l’oc-casione per riscoprire il silenzio, la preghiera, uno stile di vita monacale, i lavori casalinghi quoti-diani e anche approfondire il pensiero sulla morte. 1. Sulla partecipazione ai sacramenti e in parti-colare all’Eucarestia: • I “social” almeno per chi li ha potuti utilizzare sono stati strumento importante per mantenere i legami e i contatti con la comunità anche se a distanza. Attraverso questi si è data la possibilità ai fedeli di adempiere il precetto festivo, si è ri-cordato anche la possibilità del perdono dei pec-cati (naturalmente seguito al più presto possibile dalla confessione individuale) e si ha concesso anche l’indulgenza plenaria. • La comunità cristiana però, qualcuno afferma, non è certamente una comunità virtuale. • Non si tratta secondo me, né di esaltare più del dovuto i social ma nemmeno di demonizzarli, sono uno strumento e possono continuare ad es-serlo anche nella fase 2, 3…. • Allora una proposta per risolvere la questione è stata quella di organizzare momenti di pre-

ghiera in famiglia, lodevole ma forse troppo au-tonomo con il rischio di far passare l’idea che la liturgia celebrata in parrocchia (soprattutto nel triduo santo) non fosse così indispensabile. • Come parrocchia noi abbiamo riscoperto l’im-portanza della Famiglia come piccola chiesa do-mestica (Concilio Vat.) e abbiamo coniugato la bontà di questi due modi di essere chiesa, quello social e quello tradizionale. Alle celebrazioni che facciamo in streaming non abbiamo chiesto di seguirle, vederle, partecipare ma di “concele-brarle” insieme in famiglia e cioè mentre si se-guiva la Messa sullo schermo, le famiglie erano invitate a fare alcuni gesti (accensione della can-dele, accensione di un cero pasquale, preparato in settimana con disegni, accensione della can-dela del Battesimo, suono di campanelli o ap-plausi alla finestra o ai balconi durante il suono delle campane all’annuncio della Resurrezione nella veglia del Sabato, preparazione della ta-vola, offerta del pane, al centro della tavola, pre-parato in casa da tutti i componenti che hanno offerto una manciata di farina come segno delle cose belle fatte in settimana, aspersione con acqua benedetta in ricordo del Battesimo, bene-dizione del pane e distribuzione da parte di un genitore ribadendo e ricordando che NON è Eu-carestia ma segno della comunione in famiglia, genuflessione, scambio della pace, in piedi al vangelo, seduti alle lettura, vestiti almeno con un indumento festivo…. Così che la celebrazione in streaming è entrata nelle case quasi in 4D. I dati di riscontro, documentati mi hanno fatto capire

Page 5: IL FILO - Milano

5

che hanno partecipato ancora meglio e più atti-vamente che non quando la domenica ci si tro-vava in chiesa. • Una riflessione su questo ci pone delle do-mande. • È vero che la comunità si esperimenta anche nella presenza fisica ma sempre e solo necessa-riamente in una chiesa parrocchiale? Non si può sottolineare e trovare anche alcune forme di par-tecipazione “ecclesiale” anche con la partecipa-zione attiva della piccola Chiesa domestica (se no che chiesa è?). Anche in casa faccio espe-rienza di chiesa, magari piccola, ma chiesa. • Il fatto che molti “cristiani” soprattutto a Milano ormai hanno l’abitudine di andare a fare week end (non solo per svago ma anche per visita a parenti…) e saltare completamente la Messa, non si potrebbe insistere che almeno partecipino (come detto sopra alla Messa della propria par-rocchia in streaming, certo sottolineando solo in casi eccezionali…? Una comunità si costruisce sull’Eucarestia partecipata e certamente non senza una messa o con una messa anonima presa per comodo. • Forse è giunto il tempo di riscoprire gesti della tradizione che ritmavano il tempo e le giornate delle nostre famiglie (vedi riflessione di C. M. Martini nel commento a 2Tim.), per celebrare vere liturgie familiari (magro del venerdì, l’ange-lus, confessione frequente, celebrazione delle grandi feste della nostra fede anche con gesti e preghiere in famiglia…) • Abbiamo fatto in questi ultimi anni la scelta che ha fatto la sanità del nostro paese cioè costruire grandi ospedali e dimenticare i piccoli presidi sa-nitari nei quartieri. Nella fase 2 non potremo più pretendere di avere poche messe con tanta gente ma forse, purtroppo, dovremo aumentare il numero delle messe per distribuire le pre-senze…. Ma queste messe in parrocchia corre-ranno il rischio come nel passato di creare comunità a sé stanti con caratteristiche a volte troppo omogenee. (Messa dei bambini, messa degli anziani, messa dei ricchi, messa dei vacan-

zieri…) come risolvere il problema? E soprattutto il problema del numero dei sacerdoti. • Bisogna anche riflettere e far riflettere il popolo di Dio e noi preti sul perché andare a Messa, se l’unico motivo è un precetto, cercherò la messa che mi fa più comodo non quella della mia co-munità! Magari pesante, brutta, ma MIA. Oggi tutti sentono o dicono di sentire la nostalgia della Messa in parrocchia e della comunione, fac-ciamo leva su questo per farli riflettere. Certo che le messe andranno davvero preparate accurata-mente assieme a tutti i ministri che servono alla celebrazione, dai lettori, ai fiori, dagli arredi, dai canti, dai ministranti… e dal celebrante (vedi pre-dica…) Piccola bibliografia: Pastorale 4.0 – Armando Matteo – Ancora Il segno delle chiese vuote – Tomas Halik – Vita e pensiero Triduo pasquale in famiglia – Anselm Grum – San Paolo Il potere della speranza – Josè Tolentino Men-donça – Vita e pensiero Carlo Maria Martini – Commento a 2 Tim. 2. Per quanto riguarda la riapertura degli oratori, dei centri estivi e dei campi estivi. • Innanzitutto si dovrà far capire che i ragazzi non potranno stare chiusi in casa ancora per troppo tempo e che ci saranno problemi per chi avrà i genitori entrambi al lavoro insistendo però sulla validità sotto tutti i punti di vista del lavoro a casa, magari alternando padri e madri. • Gli oratori sono disponibili, a determinate con-dizioni, a svolgere questo servizio educativo già a partire da giugno fino a settembre. • Le condizioni sono naturalmente dettate dalle norme igienicosanitarie che verranno stabilite. • Nel frattempo pensiamo che • Come primo impegno è quello di sanificare mediante l’impiego di ditte certificate tutti gli ambienti sia all’aperto che al chiuso della parroc-chia, e stipulare un contratto di igienizzazione continuo, offrendo anche dispositivi di prote-zione e distributori di gel disinfettante. Sarebbe

Page 6: IL FILO - Milano

6

giusto che venissero dati dei contributi da parte del Comune, della Regione o dello stato. Si chiede che tipo di sanificazione preferire, quello mediante ozono o quello con perossido di idro-geno. È sempre buona norma anche verniciare i muri con vernice catalitica (cosa già fatta da tempo nel nostro bar) e verificare l’efficacia anche di lampade a raggi ultravioletti. Tenere conto anche della sanificazione importante dove ci sono apparecchiature a conduzione di aria (Condizionatori). • Organizzare un corso di conoscenza, di infor-mazione e di formazione per tutti coloro che si assumeranno la responsabilità di fare da educa-tori-animatori nei confronti di un numero di ra-gazzi adeguato e agli spazi destinati alla attività. • Ricordare che il parroco è responsabile della sicurezza e della salute di chi frequenta la par-rocchia e quindi anche l’oratorio per cui pure lui dovrà avere una adeguata e certificata prepara-zione. • Fatto questo si dovrà calcolare la superficie e il numero degli spazi all’aperto e/o al coperto (aule, palestre, portico, cappella…) per poter calcolare secondo i parametri stabiliti il numero massimo di presenze contemporanee. • Per non creare assembramenti, dove è possi-bile stabilire più ingressi in oratorio (per esempio il nostro ne ha 5 su tre vie differenti). con percorsi di accesso dedicati e con la minima possibilità di contatto fisico con le strutture (porte, corri-mani…) Ad ogni ingresso verrà provata la tem-peratura e verificata l’adeguatezza delle protezioni, mascherina e guanti. A questo pro-posito, invece della solita maglietta dell’oratorio di colore diverso, ci potrà essere una mascherina o guanti di colore diverso. Ogni colore avrà un ingresso a lui dedicato e un accesso diretto a un settore dell’oratorio. Per metà maggio dovreb-bero essere in produzione mascherine in gomma trasparenti di per sé riutilizzabili e igienizzabili

così da non creare problemi di smaltimento. Le mascherine naturalmente hanno ottenuto il bre-vetto e la certificazione prevista. La fabbrica è la Cappello Group di Ragusa con la quale ho già avuto contatti. • Dove è possibile invece di turnare i ragazzi a giorni alterni o tra mattina e pomeriggio, sa-rebbe meglio dare l’accesso a ore alterne in spazi diversi, per esempio le prime due ore i rossi sono nelle aule, poi altre due vanno sul campo di calcio poi sul campo di basket al chiuso e poi su un altro campo all’aperto e così possono durante la giornata turnare 4 squadre. Anche la visione di un film, per esempio, può es-sere possibile mantenendo le distanze regola-mentari. Per quanto riguarda i giochi di squadra penso non ci siano problemi come sembra non ci siano per i campionati (altrimenti vorrebbe dire che dove regna il dio denaro si può mentre…) • Per il pranzo insieme, sarebbe bene farlo gestire da un service con porzioni preconfezio-nate e sigillate. I ragazzi potrebbero mangiare uno per tavolino e in numero adeguato alle norme, magari su due turni se il numero fosse eccessivo. Ogni oratorio, poi, dovrà fare i conti con gli animatori e gli adulti disponibili. • Per quanto riguarda invece le vacanze e i campi scuola, forse trovare un albergo o una struttura abbastanza isolata sarebbe possibile pensare qualcosa. • È possibile un monitoraggio anche di tutti gli educatori animatori con tamponi? • Forse non tutti gli oratori avranno le caratteri-stiche minime ma si deve insistere con le autorità affinché stabiliscano norme precise e non diano il parere negativo sulla apertura di qualsiasi cen-tro estivo o di aggregazione come invece è suc-cesso per le chiese. (La nostra, per esempio, potrebbe contenere almeno 230 persone osser-vando anche le distanze di sicurezza di 2 mt.)”

Page 7: IL FILO - Milano

di Don Mario

Già da tempo

7

Già da tempo, prima della pandemia, era in atto nella Chiesa una riflessione profonda sulla pa-storale. Alcuni libri che vi consiglio avevano già evidenziato alcune criticità e sofferenze. Per esempio:

Un certo disagio, soprattutto dei parroci e in genere dei sacedoti, era stato messo in evidenza, anche se a volte in maniera scherzosa, da alcuni testi che vi propongo

In particolare per chi non ha voglia di leggere tutto questo contributo, che comunque ne vale la pena, può soffermarsi sul capitolo 10 - La Chiesa del futuro. Dieci cose che si possno fare subito.

Armando Matteo Pastorale 4.0 Eclissi dell’adulto e trasmissione della fede alle nuove generazioni

Thomas Frings Così non posso più fare il parroco. Vi racconto perchè

Jean Mercier Il signor parroco ha dato di matto

Page 8: IL FILO - Milano

8

Altri contributi interessanti prima della pandemia possono essere i due seguenti:

Ma se già prima del lockdown c’erano questi fermenti, il piccolo virus ci ha invitato forte-

mente a riflettere sul futuro della chiesa e della pastorale. Uno dei contibuti più significativi,

anche perché fatto in collaborazione con altri teologi, è quello del vescovo di Pinerolo Derio

Olivero, che si è ammalato di Covid e ha visto il volto di Dio rischiando la morte.

Lettera a un Vescovo

Mattino del 27 Aprile 2020 Carissimo Vescovo, permettimi di condividere con te la riflessione di questa mattina. Penso alla reazione forte della CEI alla dichiarazione del Presidente del Consiglio circa la famigerata "fase 2". Se ho capito bene, si invoca la "libertà di culto" per reagire alla delusione del mantenimento delle restrizioni circa le celebrazioni liturgiche con la sola eccezione per i funerali. Non ritengo assolutamente di co-noscere l'insieme della questione e non penso di avere né soluzioni da proporre, né approcci

Sempre Semeraro ci viene offerta una sua riflessione sotto forma di una lettera a un vescovo.

Tomáš Halík Il segno delle chiese vuote Per una ripartenza del cristiamesimo

José Tolentino Mendonça Il potere della speranza

Mani che sostengono l’anima del mondo

In questo libro, fra gli altri, c’è il contributo di padre MichaelDavide Semeraro, che ho avuto il piacere di incontrare per riflettere e confrontarci insieme du questo tema.

Derio Olivero Non è una parentesi Una rete di complici per esser assetati di novità

Page 9: IL FILO - Milano

9

più saggi di quello di chi è costituito in autorità nella Chiesa. Ma condivido con te questa sug-gestione che mi è salita dal cuore passando dalle “ultime notizie” all'angolo della mia cella in cui mi dedico alla Lectio divina: Libertà di culto o libertà nel culto? Proprio in forza del Vangelo e del mistero pasquale di Cristo Signore, ciò che ci caratterizza non è solo la libertà di culto, ma anche la libertà da un certo culto, che permette di maturare un bene cristiano prezioso: una libertà nel culto. Se con le altre religioni condividiamo la giusta rivendica-zione della libertà di culto per tutti, precipuo di ciò che il Cristo ci ha "guadagnato" è che la no-stra pratica di fede non si identifica con il culto. In alcuni momenti, il culto si può trascendere, senza venir meno alla fedeltà discepolare. Un miracolo che era avvenuto fin qui era la serena alleanza tra la Chiesa, lo Stato e persino la scienza. Gli unici che si sono opposti a questa serena assunzione di responsabilità sono stati i tradizionalisti e quei politici stigmatizzati da papa Francesco in Gaudete et Exsultate 102. Taluni invocano la "religio" e la "christianitas", ma così poco conoscono del profumo sottile e sempre eccedente del Vangelo di Cristo. Mi auguro vivamente che i vescovi del nostro Paese non prestino oltre il fianco alla tentazione, in nome del culto, di perdere un appuntamento storico per rimettere al primo posto il Vangelo. Anche quando i sacramenti non possono essere celebrati, il Vangelo è sufficiente come sorgente di comunione tra i discepoli e di carità verso tutti. Spero tanto che la nostra Chiesa in Italia non ceda alla tentazione di passare dalla testimonianza appassionata, serena e creativa ad una denuncia di non riconoscimento del "diritto di culto" as-sumendo la postura di "perseguitata". Questo rischia di rendere vano il grande guadagno di queste settimane difficili in cui siamo stati capaci di vivere in regime di alleanza nella consape-volezza che nessuno sa bene come comportarsi per evitare il peggio e cercare il meglio. Non penso che si possa accusare il Governo in carica della colpa di "incertezza", quando la situazione non permette di capire l'evoluzione della pandemia. Sarebbe un peccato passare dall'accompagnamento dei fedeli a vivere serenamente le restrizioni imposte, a lanciarsi in una "crociata" sul diritto alla "libertà di culto". Sinceramente, penso non si possa nemmeno minimamente immaginare che il nostro Governo attuale voglia calpestare la libertà di culto proprio mentre persino i nostri fratelli musulmani, nel tempo sacro del Ramadan, hanno serenamente accettato di viverlo in modo diverso. Forse è più vero che le forze politiche potrebbero approfittare di questa crepa che si è creata nelle ultime ore per far rientrare alcune pressioni tanto "cattoliche" quanto poco "evangeliche". Penso in particolare al senso ampio della vita di fede e l'attenzione ai più poveri. Come discepoli del Risorto possiamo andare al Tempio come facevano i primi cristiani e "spez-zare il pane" a casa. Se questo non è possibile o diventa troppo pericoloso o semplicemente in-certo abbiamo sempre le nostre “serene catacombe” dove con fiducia attendiamo tempi migliori senza inutili agitazioni. Il Cristo Signore ci dona, con le sue parole e i suoi gesti, di vivere il culto senza identificarci con il culto. Il dialogo magnifico tra il Signore Gesù e la Samaritana può esserci di guida, di luce, di pace. Vedo il rischio di sprecare ciò che siamo stati capaci di recuperare stupendamente in queste set-timane prestando il fianco a posizioni che difendendo la religione, in realtà, hanno a cuore la

Page 10: IL FILO - Milano

10

Fioriscono anche libri e sussidi anche da parte dei responsabili della pastorale giovanile per celebrazioni familiari che, secondo me, però, hanno il limite di non tenere conto della possibilità di pregare insieme non solo in famiglia ma con tutta la comunità attraverso lo streaming o in-ternet. Uno di questi sussidi:

preservazione di un mondo di privilegi e di egoismi. La nostra fede in Cristo ci spinge piuttosto ad una rinuncia unilaterale ai nostri diritti per portare insieme agli ultimi i <pesi> di doveri con-divisi per rendere più prossimo il Regno di Dio. Se anche fossimo gli ultimi tra gli ultimi a ritrovare la possibilità di radunarsi nelle nostre chiese, potremmo portarlo con grazia e perfino con ele-ganza. Quando parla un Vescovo si esprime il Collegio dei vescovi, successori degli apostoli. Quando si parla ad un Vescovo, ci si rivolge al Collegio dei vescovi, successori degli apostoli. E' quello che sto facendo all'alba di questo giorno nel tempo che dedico abitualmente alla Lectio divina: attraverso di te chiedo ai Vescovi della Chiesa che è in Italia di non rendere vana la libertà che Cristo ci ha conquistato con la sua morte in croce. Di questo mistero l'Eucaristia è memoria irrinunciabile. Eppure, la nostra vita di battezzati - anche senza Eucaristia - è incarnazione nella realtà che rimane più grande di ogni idea dogmatica e di pratica anche cultuale. In ultimo, mi sento di rammentare che sempre si debba vigilare nel purificare ogni presa di po-sizione sugli ideali e i principi, dalla nostra paura di aprirci all'inedito e al nuovo accettando anche di rinunciare alla nostra influenza e, persino, al nostro potere religioso. Ti chiedo scusa di importunarti così presto al mattino e spero tu possa accogliere la confidenza di un monaco che spera di morire cristiano. Ti chiedo di benedirmi e di correggermi se ti sembra necessario.

fr MichaelDavide

Anselm Grün Celebriamo il Triduo Pasquale in famiglia

Tra i numerosi documenti consigliati non sarebbe il caso ogni tanto di andare a rileggersi gli articoli della Costituzione italiana?

Page 11: IL FILO - Milano

11

Per lasciarvi un po’ di respiro, vi offro questi versi:

E la gente rimase a casa E la gente rimase a casa

e lesse libri e ascoltò e si riposò e fece esercizi

e fece arte e giocò e imparò nuovi modi di essere

e si fermò e ascoltò più in profondità

qualcuno meditava qualcuno pregava qualcuno ballava

qualcuno incontrò la propria ombra e la gente cominciò a pensare in modo differente

e la gente guarì. E nell’assenza di gente che viveva

in modi ignoranti pericolosi

senza senso e senza cuore, anche la terra cominciò a guarire

e quando il pericolo finì e la gente si ritrovò

si addolorarono per i morti e fecero nuove scelte

e sognarono nuove visioni e crearono nuovi modi di vivere

e guarirono completamente la terra così come erano guariti loro.

Art. 30. È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli

Art. 33. L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato. La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve as-sicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali. È prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l'abilitazione all'esercizio professionale.

Page 12: IL FILO - Milano

12

Un valido contributo profondo e conciso mi sembra sia quello della Conferenza Episcopale Campana. Un intervento profondo e sintetico che vale la pena di leggere.

1. Introduzione Nel messaggio ai sacerdoti del 13 maggio noi vescovi ci impegnavamo ad offrire una lettura sa-pienziale di quanto sta accadendo: «Su questa lettura sapienziale e sulla ricaduta pastorale di quanto sta avvenendo noi vescovi ci impegniamo a riflettere per accompagnare le nostre comu-nità e aiutarle a leggere i segni dei tempi con gli occhi della fede». È quello che facciamo oggi, ed è un momento significativo della nostra Conferenza: non siamo riuniti per affrontare aspetti particolari, ma stiamo dedicando un intero incontro esclusivamente al discernimento, guidati dalle parole di Papa Francesco e tenendo lo sguardo fisso alle nostre comunità. 2. Leggere questo tempo con gli occhi della fede «Il popolo di Dio, mosso dalle fede, per cui crede di essere condotto dallo Spirito del Signore, che riempie l’universo, cerca di discernere negli avvenimenti, nelle richieste e nelle aspirazioni, cui prende parte insieme con gli altri uomini del nostro tempo, quali siano i veri segni della pre-senza o del disegno di Dio» (GS n. 11). Come interpretare la crisi attuale, quali lezioni ricavarne, e come riconoscere il “nuovo” di Dio? Quali cose lasciar cadere e quali mantenere? «Come cam-bieranno le cose? Come saremo? Cosa ci chiede il Signore in questo tempo? ... Senza dubbio, ci sarà una profonda cesura rispetto al passato. Per questo, sono necessari strumenti di riflessione per capire alla luce della fede quanto stiamo vivendo … Quello presente è un Kairós, che porta con sé delle opportunità» (Comunicato del Consiglio Permanente della CEI, 16 aprile). Dobbiamo riconoscerlo: noi non siamo abituati a questo esercizio della fede, a leggere cioè i “segni dei tempi”, a cogliere, attraverso gli avvenimenti, i richiami, gli appelli. È un esercizio a cui non siamo abituati, come purtroppo dimostra il fatto che, anche in questa emergenza, siamo forse più preoccupati della ripresa della celebrazione dei sacramenti piuttosto che di “discernere l’oggi di Dio”. Eppure una Chiesa dovrebbe essere capace di leggere in maniera sapienziale la storia. La storia è un luogo teologico, è il luogo di rivelazione, è il luogo attraverso il quale Dio interpella la nostra vita e la nostra missione. Il Signore chiama attraverso la storia, attraverso il vissuto del mondo e dell’umanità; oggi siamo tutti tentati, noi operatori pastorali, di portare avanti una pastorale di iniziative e di attività. La pastorale, prima di essere attività, è discernimento, ascolto dello Spirito e ascolto delle domande delle persone. Una corretta pastorale presuppone una corretta teolo-gia. 3. La barca nella tempesta Vogliamo leggere quanto è accaduto e sta accadendo come un appello, un richiamo, e vedere la crisi come grazia. Leggere con gli occhi della fede la situazione presente significa chiedersi: cosa vuole il Signore da noi, cosa vuole dirci attraverso questi fatti, quale lezione imparare dagli avvenimenti che viviamo? È quello che ha fatto in questo tempo Papa Francesco, il quale ha ac-

Page 13: IL FILO - Milano

13

compagnato il popolo di Dio lungo il periodo della pandemia, in particolare in quella stupenda meditazione nella sera del 27 marzo. Già leggere e meditare quel testo sarebbe sufficiente per un esercizio di discernimento. Il Papa, in quella meditazione, dopo aver descritto quanto stava accadendo con l’immagine evangelica della “tempesta”, aggiunge: «Signore, tu ci rivolgi un ap-pello, un appello alla fede. In questa Quaresima risuona il tuo appello urgente: “convertitevi”, “ritornate a me con tutto il cuore”. Ci chiami a cogliere questo tempo come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di te, Signore, e verso gli altri». La tempesta ci invita a rivedere “le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità”. E questo a livello personale, sociale, ed ecclesiale. 4. “È il tempo di reimpostare la rotta della vita” (Papa Francesco) Non è possibile qui indugiare analiticamente sulle cose da imparare da quanto stiamo vivendo. Le abbiamo lette o apprese dai tanti mezzi di comunicazione, dalla rete, ecc. Sia pure come esemplificazioni, tentiamo di esplicitarne alcune. Il senso del limite, personale e sociale; il ridimensionamento dell’illusione di onnipotenza; nessuno si salva da solo; il valore del tempo che viviamo; l’importanza di essere vicini e di essere distanti; il grande sentimento di solidarietà… Cosa siamo diventati dopo questa pandemia, sia come comunità ecclesiale sia come comunità civile? A cosa siamo chiamati? Cosa possiamo diventare? Quando potremo tornare finalmente alla normalità? Era “normale” il nostro modo di vivere prima? O forse Dio ci chiede proprio di non tornare a quella “normalità”, che fa sistematicamente a meno di Lui emarginandolo? 5. “Perché tutto non sia come prima” La crisi che stiamo vivendo è un giudizio, ma anche certamente una grande occasione che non possiamo permetterci di sprecare. Certo, essendo la situazione in evoluzione, non è possibile formulare programmi “ad ampio respiro” e indicare con precisione le cose da cambiare e quelle da assumere oggi e per l’immediato futuro. In questo tempo di pandemia la Chiesa si è trovata a vivere un passaggio di grave difficoltà e in-sieme l’apertura di inattese possibilità. Questo tempo ha fatto emergere con più evidenza tutte le problematiche pastorali, teologiche e spirituali con cui la Chiesa si confronta da decenni. Certamente, tuttavia, questa pandemia ci costringe a ripensare la pastorale e ad accelerare quel rinnovamento prospettato dal Concilio e continuamente sollecitato da Papa Francesco, il quale ci dice, in molti modi di ripensare le pratiche pastorali in nome di un cambiamento d’epoca che stiamo vivendo e nella direzione di una Chiesa “in uscita”: «La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre così”» (EG n. 33). «Ci troviamo dinanzi ad una situazione per noi nuova ed inattesa, che costringe a maturare un diverso modo di pensare, a cercare vie nuove per servire il popolo di Dio. Il Signore parla nella storia e ci chiede di accogliere con fiducia la Sua volontà, la quale si manifesta anzitutto nell’evidenza dei fatti» (Libanori). «Non è una parentesi! Questo tempo parla, ci parla, urla. Ci suggerisce di cambiare» (Derio Olivero). Insomma una lettura sapienziale dell’esperienza della pandemia «non può prospettare il semplice ritorno alla situazione di prima, augurandosi di riprendere l’aratro da dove si era stati costretti a lasciarlo» (Commissione Episcopale per la Dottrina della Fede e la

Page 14: IL FILO - Milano

14

Catechesi, “È risorto il terzo giorno”. Una lettura biblico-spirituale dell’esperienza della pandemia, pag. 19). Prima che sia troppo tardi: «Mi chiedo se questo tempo di chiese vuote e chiuse non rappresenti una sorta di monito per ciò che potrebbe accadere in un futuro non molto lontano: fra pochi anni esse potrebbero apparire così in gran parte del nostro mondo. Non ne siamo già stati avvertiti più volte da quanto è avvenuto in moti paesi, dove sempre più chiese, monasteri e seminari si sono svuotati o hanno chiuso? … Forse questo tempo di edifici ecclesiali vuoti mette simbolica-mente in luce il vuoto nascosto delle chiese, e il loro possibile futuro se non si compie un serio tentativo per mostrare al mondo un volto del cristianesimo completamente diverso» (T. Halik, “Il segno delle chiese vuote. Per una ripartenza del cristianesimo”, Vita e pensiero – e-book). 6. “Una nuova immaginazione del possibile” (Papa Francesco) Come si è detto prima, non è possibile indicare con precisione le cose da cambiare e quelle da assumere oggi e per l’immediato futuro, considerata la situazione in evoluzione. Più che il tempo di dare risposte, questo è il tempo di intercettare domande. Bisogna con co-raggio innanzitutto cogliere le domande e, poi, con pazienza e costanza, lasciandosi guidare dallo Spirito Santo e illuminare dalla Parola di Dio, operare un “discernimento comunitario”, che permetta alle nostre Chiese di rivedere il proprio cammino alla luce del passaggio doloroso del Covid-19. Tuttavia, proviamo a suggerire forme nuove di azione pastorale, che sono state già sperimentate, anche se in piccolo, in questo periodo che abbiamo vissuto. Proprio in epoche come queste lo Spirito Santo ha suscitato nuovi santi, iniziative inedite, modelli nuovi di vita pastorale. Svilup-piamo quei germi di novità pastorale che già sono emersi in questi mesi. Proviamo ad elencarli velocemente. 6.1 In questo periodo, per esempio, proprio grazie ai social media, le nostre comunità hanno raggiunto molte persone: come continuare a coinvolgerle anche dopo? La pandemia ha toccato nell’animo diverse persone: è a loro che dovremo guardare con nuove proposte di evangelizza-zione. Il passaggio dell’epidemia, infatti, ha confermato, se ce n’era ancora bisogno, che “non siamo nella cristianità, non più!” (Papa Francesco). 6.2 Da fine febbraio non abbiamo più potuto vivere la normalità del nostro essere gente di Chiesa: niente messe, niente catechismo, niente prove di canto, niente riunioni di ragazzi e gio-vani, di giovani sposi, niente attività di oratorio, niente feste parrocchiali, ma è nelle case che stava succedendo qualcosa di veramente buono ed è da lì che dobbiamo partire. In preparazione alla Pasqua, le Diocesi hanno elaborato sussidi su come celebrarla in casa attra-verso la preghiera, anche con i segni. Parecchi hanno pregato nelle case il Giovedì santo: hanno pregato sul pane, lo hanno spezzato, hanno lavato i piedi ai propri familiari; il Venerdì santo, l’adorazione della Croce al centro del tavolo; a Pasqua, la benedizione della mensa. Abbiamo scoperto la preghiera in famiglia; non abbiamo mai visto tanta gente pregare in famiglia come adesso, malgrado non ci siano state le messe con i fedeli. Spesso nelle nostre parrocchie, al di là dei sacramenti e poco altro, non c’è più niente: sacramenti, messe, qualche gruppo, il ca-techismo. Invece sta nascendo e vivendo di più la dimensione domestica, familiare: questa sarà la nostra salvezza! Nelle famiglie, nella preghiera in famiglia.

Page 15: IL FILO - Milano

15

Bisogna recuperare quello che il Concilio ha detto da cinquant’anni, ma che abbiamo trascurato: il sacerdozio battesimale. Tutti i battezzati sono sacerdoti: c’è un sacerdozio ministeriale, quello dei presbiteri certo, ma c’è un sacerdozio di tutti i battezzati. Ebbene, noi crediamo che questo non deve andare perduto! Dobbiamo riconoscerlo: come Chiesa ci siamo concentrati nel passato solo sulla Messa, a cui, riconosciamolo, è abbastanza facile “assistere”; e senza Messa non sap-piamo più cosa dire al Signore! Solo Messa, e niente più? Tutto Messa? Certo, la Messa è il mas-simo, il culmine, è la forma più perfetta della preghiera cristiana ma non esiste solo la Messa! Ecco: recuperare questo sacerdozio battesimale che si è manifestato in questi mesi, soprattutto in famiglia, nella preghiera in casa. Ma le nostre comunità sono in grado di pregare con la Parola? Le abbiamo educate alla riflessione sulla Parola di Dio? A fare Centri del Vangelo nei condomini, nelle case, ad essere loro i prota-gonisti della vita pastorale? 6.3 La catechesi Le forme normali di catechesi sono state sospese, perché richiedevano il radunarsi di più persone in luoghi chiusi, ma forse sta nascendo un modo nuovo di formare un pensiero a partire dalla fede. In questi giorni è nata l’esigenza di interpretare il tempo che stiamo vivendo. Un desiderio di riflessione, pensieri, interpretazioni che, alla luce della fede, aiutino a dare un senso, a trovare una saggezza, a vivere da credenti il tempo perché diventi un tempo di grazia. Questo desiderio ha trovato nuove vie di comunicazione: sono circolate riflessioni, testimonianze che poi le persone facevano circolare per mezzo dei social media. È vero, nella rete circola anche molta spazzatura, anche religiosa, forme di “devozionalismo sel-vaggio”. Ma se creassimo gruppi che invece selezionassero testi, riflessioni di qualità, e li propo-nessero ai fedeli, alla gente, per aiutare a riflettere e meditare, anche per un desiderio di confrontarsi, di incontrarsi, per scambiare le riflessioni, insieme o a piccoli gruppi: non è forse questa una forma di catechesi? Non potrebbe ispirare nuove modalità di formare un pensiero alla luce della fede? 6.4 La liturgia Non si può negare che siamo stati colti alla sprovvista da questa situazione. Il senso di smarri-mento ha portato anche a forme di pseudoliturgia selvaggia. A chi, in queste settimane, non è capitato di ricevere sui social dei video di sacerdoti che hanno fatto un uso improprio della liturgia o di alcuni aspetti cultuali? Abbiamo visto di tutto e di più. Abbiamo sorriso di fronte a questi video, ma poi, riflettendoci, abbiamo pensato che il fenomeno potesse nascondere cause ben più serie sulle quali vale la pena interrogarsi. Comunque nei giorni della pandemia si sono aperti nuovi spazi di celebrazione che potrebbero essere valorizzati. 6.5 La carità Nel tempo dell’epidemia si è sviluppata la “fantasia della carità” (Giovanni Paolo II). Non solo il solito pacco – necessario, oggi la gente non riesce neanche a riempire la tavola! – ma anche nuove iniziative come: la disponibilità a fare la spesa per chi non poteva uscire di casa; un numero sempre attivo per il Centro di ascolto; un telefono amico per le persone sole, in difficoltà; l’arrivo di nuovi volontari; l’utilizzo dei social media per contattare e tenere in rete i bisogni; il legame con altri Centri di ascolto coordinandosi meglio.

Page 16: IL FILO - Milano

16

6.6 Prendersi cura delle relazioni Ad essere stato provato in questa fase è il tessuto delle nostre comunità ecclesiali, a rischio di di-spersione e di smarrimento. A questo scopo è necessario prendersi cura delle relazioni personali. I fedeli vanno cercati uno per uno, con la discrezione necessaria, ma anche con la cordialità e l’interessamento sincero. Abbiamo bisogno di riscoprire la bellezza delle relazioni all’interno, tra collaboratori, praticanti… Abbiamo bisogno di creare in parrocchia un luogo dove sia bello tro-varsi. E che ciò traspaia all’esterno, a quelli che compaiono qualche volta per far celebrare i sa-cramenti. Ai nostri presbiteri bisogna dire che è emersa in questo tempo una forte domanda di ascolto che va recepita. Abbiamo scoperto l’importanza delle relazioni. Se il vuoto di questi giorni ha fatto crescere in noi la nostalgia dell’amicizia, delle relazioni, perché non ci bastano le relazioni virtuali, allora chie-diamo allo Spirito di farci tornare in comunità, non per riprendere il ritmo forsennato delle tante attività ma per curare meglio la qualità delle relazioni. 6.7 Impegno profetico Insieme con gli uomini e le donne di buona volontà le nostre comunità sono chiamate ad un im-pegno profetico, denunciando il taglio che negli ultimi anni è stato operato nel nostro Paese verso la sanità. Inoltre un impegno profetico per la salvaguardia del creato. In questo tempo, infatti, si è constatato come è vero che c’è connessione tra gli uomini e il creato; la crisi del Covid-19 ha evidenziato che “tutto è connesso” e che «non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale» (Laudato si’ n. 139). 7. Conclusione Il periodo che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo ha fatto emergere quella crisi nella quale già vivevamo. Nella “ripartenza” stanno venendo fuori forti resistenze da parte di quelli che con-siderano questo periodo una parentesi da superare. Esortiamo presbiteri, religiosi e operatori pastorali a superare le resistenze e ad “investire” su quello che lo Spirito in questo tempo dice alle nostre Chiese. Pompei, 3 luglio 2020

Il Vescovi della Conferenza Episcopale Campana

Un altro documento, certamente più corposo, ma che vi invito a leggere è l’Istruzione “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizza-trice della Chiesa” a cura della Congregazione per il Clero, 20.07.2020, di cui vi do il link

https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2020/07/20/0391/00886.html

Page 17: IL FILO - Milano

di Don Mario______________

Domande

in libertà

17

Dopo tutto quanto abbiamo visto sopra vi propongo queste domande per provocarvi a suggerire risposte per programmare insieme il prossimo anno pastorale.

S ono tante le domande che sorgono dopo questi eventi epocali e purtroppo sono domande che richiedono risposte serie,

richiedono un dibattito libero da condiziona-menti, richiedono la collaborazione di più per-sone possibili con diverse competenze, purtroppo è difficile trovare qualcuno innanzi-tutto che si faccia delle domande e poi qualcuno che possa iniziare un dialogo, sembra quasi che ci sia una paura ad affrontare seriamente e radi-calmente gli interrogativi nati da questa pande-mia. Il nostro Arcivescovo Delpini ci invita quest’anno a chiedere al Signore il dono della Sapienza leggendo il libro del Siracide, ma non ci segnala ambiti di riflessione e soprattutto linee guida per le scelte pastorali….. Vorrei esprimere un po’ queste domande e rifles-sioni, tenete conto che non sono affermazioni apodittiche, ma solo pro-vocazioni (cioè aiuto alle vocazioni di ciascuno) sulle quali riflettere in-sieme, chiedo a voi che leggete, se volete, di ri-spondere, di aggiungere, di criticare, di ampliare…. Insomma, di instaurare un dialogo così da costruire insieme un progetto futuro che non sia un ritorno al passato ma che sappia leg-gere i segni dei tempi. 1. In questo tempo abbiamo scoperto, qualcuno riscoperto, un ministero, quello dell’accoglienza. Non è però solo un servizio di diagnosi medica

(febbre, mascherine, sanificazione…) e nem-meno un compito da buttafuori. Chi accoglie non è un Kapò che controlla le file, il corretto uso della mascherina, mette tutti in riga, ma pur fa-cendo questo, come può svolgere davvero un ministero di accoglienza? 2. Abbiamo scoperto il valore della famiglia e dello stare insieme, attaccati. Il vero senso della piccola chiesa domestica. Non è che dovremmo sforzarci sempre di più a entrare nelle case, a ce-lebrare anche liturgie in famiglia (in occasione di eventi speciali della famiglia, anniversari…). Il fu-turo è nelle mega comunità pastorali o nelle co-munità diffuse che si riconoscono in una parrocchia nella quale celebrano insieme l’Euca-restia? 3. È proprio indispensabile l’Eucarestia quoti-diana celebrata ogni giorno in Chiesa o si po-trebbe pensare invece a celebrazioni in famiglia o gruppi di famiglie, ad un orario possibile anche a chi lavora, magari anche come catechesi per la preparazione ai sacramenti che forse dovremmo celebrare a gruppi di numeri più ristretti? 4. Ci lamentiamo da secoli che la gente non va più a Messa la domenica, i ragazzi stessi della prima comunione, la domenica precedente, sal-tano la Messa. Dove vanno? Molti non hanno ac-quisito l’abitudine, molti partecipano a eventi che magari non occupano tutta la giornata ma certamente tutto il loro interesse, tanti vanno a fare il Week end e dobbiamo riconoscerlo, se possono, fanno bene perché ormai le nostre città sono diventate invivibili ed è uno sbaglio grosso pretendere che stiano a casa …. Per andare a

?

Page 18: IL FILO - Milano

18

Messa! Allora a furia di pretendere abbiamo ot-tenuto che la maggior parte salta il “precetto” festivo e i più eroici e motivati, vanno a “pren-dere una Messa e l’Ostia” nella prima Chiesa che capita, scindendo il principio che l’Eucarestia della domenica è fonte e culmine della comunità. Non si può pensare di chiedere di seguire al-meno via streaming in diretta la Messa della pro-pria comunità parrocchiale? Alla domenica nelle parrocchie “normali” ogni messa è un evento, ogni predica parla alla comunità ben precisa, legge e celebra una realtà precisa, è vero che la partecipazione richiede la presenza fisica, ma dobbiamo intendere per fisico solo il corpo este-riore o anche gli sguardi, la mente, il cuore, … le panche allora sarebbero più avvantaggiate per-ché fisicamente ci sono! Non si potrebbe dare la possibilità di adempiere al precetto settima-nale anche in una sera feriale se si è partecipato almeno in streaming alla messa domenicale. Vo-lendo non occorrono grandi permessi perché formalmente uno si confessa che non ha parte-cipato alla messa domenicale e poi al lunedì o in qualsiasi altro giorno della settimana va a messa e fa la comunione nella sua Parrocchia. È vero, sine dominico non possumus ma quel do-minico bisogna solo intenderlo come la celebra-zione dell’eucarestia o come la celebrazione del giorno del Signore (in cui l’Eucarestia è impor-tante certamente ma non esclusivo modo di vi-vere la Domenica), che andrebbe vissuto nella pace, nella carità, nel riposo, nella natura, nella lettura della Prola, negli affetti famigliari (soprat-tutto in questi tempi). 5. Anche la catechesi per la quale spendiamo la maggior parte delle energie, non sarebbe da ri-vedere, più mistagogica, più personalizzata, più casalinga, sempre tenendo conto che per quanto riguarda i ragazzi, il trovarsi assieme, oratorio, gruppi… è già una catechesi. Forse dovremmo sviluppare di più il nostro essere chiesa in uscita, e non insistere sempre che la gente venga, par-tecipi in parrocchia…. 6. La parrocchia non potrebbe anche offrire

come servizio caritativo, oltre a quello che già lo-devolmente fa anche un servizio di aiuto medico sanitario, un infermiere o un medico che possa ascoltare, consigliare, seguire tante persone che hanno bisogno di un aiuto. Potrebbe fare da tra-mite con il medico di base, troppe volte ridotto a fare ricette. Abbiamo capito che i grandi ospe-dali non possono essere l’unica risposta ai pro-blemi quotidiani della gente, ci vorrà una sanità più diffusa. D’altra parte anche Gesù guariva e mandava i discepoli a curare. 7. Come comunità cristiane non dovremmo insi-stere di più sul rispetto del creato con scelte eco-logiche profonde, sostenendo il lavoro a distanza, la possibilità di poter svolgere il com-pito della paternità e maternità, schiavizzati dal lavoro. Cosa può fare una comunità per venire in-contro ai giovani sposi anche dal punto di vista del problema della casa e del sostegno nei primi anni di matrimonio? I cammini di fede dei fidan-zati, organizzati a gruppi, non devono finire con la celebrazione del matrimonio ma continuare a frequentarsi e creare piccole comunità anche dopo il matrimonio, dovremmo investire di più e dovremmo proporre questi cammini solo a chi verrà ad abitare nella parrocchia…altrimenti fa-remo solo un servizio ma la comunità non è una stazione di servizio o un centro commerciale. A questo punto, raggiunto il numero biblico di sette, smetto di scrivere. Lo so che molti diranno “ma, queste cose noi le facciamo già da sem-pre!”, bene, allora spiegateci come state fa-cendo. Altri diranno “ma chi si crede di essere?”, solo uno che si fa domande e che cerca risposte. Qualcuno invece scandalizzato, scriverà al Ve-scovo o alla congregazione per la dottrina e chie-derà la scomunica, almeno potrò avere l’onore di un confronto, pronto a cambiare completamente idea. Comunque a quelli di buona volontà o che hanno tempo da perdere chiedo che mi rispon-dano, e prometto di pubblicare i loro contributi ringraziandoli per l’aiuto che mi e ci daranno.

Page 19: IL FILO - Milano

19

Primi semi di ripartenza

La scuola «bella» In questo momento difficile della scuola, per venire incontro anche alle esigenze di genitori e ragazzi, avendo ben presente il diritto di ogni genitore di provvedere all’educazione sco-lastica dei propri figli sancito dall’articolo 30 della Costituzione, l’oratorio si è reso dispo-nibile ad offrire un servizio per supportare i genitori che hanno optato per questo tipo di educazione (detta parentale). Dal 7 settembre un gruppetto di ragazzi (per ora tre) inizieranno questa esperienza e si prepareranno per sostenere gli esami di prima media a giugno 2021. L’orario sarà personalizzato e deciso a partire dalle esigenze della famiglia. Sará possibile usufruire anche di un tempo «molto prolungato» e si potrà pranzare assieme con quanto preparato a turno dai ragazzi naturalmente guidati da un esperto. Il metodo sarà ispirato alla scuola di Don Milani ed al metodo Montessori, coordinatore sarà Don Mario affiancato da 12 adulti qualificati nelle varie discipline. Saranno valorizzate le uscite e il lavoro pratico. È ancora possibile l’adesione di max tre ragazzi. Naturalmente non c’è nessun costo. Per info don Mario 3387985284

9 settembre ore 20:45 Consiglio pastorale parrocchiale odg:

riflessione su quanto trovate su questo numero 58 ter del Filo.

Le date dei prossimi battesimi, per ora, sono 11 settembre e 20 ottobre alle 10:30

Nell‛ottica di favorire la ripresa scolastica abbiamo risposto con favore alla richiesta di spazi che abbiamo ricevuto dal liceo paritario Enrico Fermi di via Alfieri, quindi alcune aule dell‛oratorio, la mattina, saranno destinate al Liceo.

Anche per il prossimo anno scolastico, si potrà usufruire del servizio di doposcuola per tutti.

Per quanto riguarda le Cresime e le Comunioni, in attesa di proposte da parte dei genitori e dei catechisti, cominciamo già a dire che naturalmente non saranno più amministrate comunitariamente ma i ragazzi saranno divisi

in gruppetti in date diverse da concordare.

Page 20: IL FILO - Milano