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Page 1: Il fatto. SCANDALOSA Azzardo, argine ora REINVENTARE José Tolentino Mendonça a piccola via delle grandi domande no dei film di Woody Allen impossibili da dimenticare è Io e Annie

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Giovedì 9 febbraio2017

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José Tolentino MendonçaAMARE, REINVENTARE

a piccola via delle grandi domande

no dei film di Woody Allenimpossibili da dimenticare èIo e Annie (1977).

L’argomento, in apparenza, non èniente di speciale. Si segue la storia diAlvy Singer (Woody Allen) e di AnnieHall (Diane Keaton) quasi comefossero dei personaggi reali, senzaartifici, che davanti a noi sono alleprese con il tempo che scorre e conemozioni che sembrerebbero lenostre. Non c’è un inizio dichiaratoné un finale esplicito: il senso vasvolgendosi, accadendo,insinuandosi quotidianamente,senza che quasi ce ne accorgiamo. Mipiacciono in particolare la manieradi filmare distesa e il ricorsoall’improvvisazione e a dialoghi

occasionali e imperfetti, quasi senzatagli, che finiscono per coinvolgerciancor di più nella narrazione. Un po’alla maniera del cinema di CharlieChaplin, Io e Annie ci commuove eci fa ridere, anche se ci lascia unnodo alla gola, perché l’allegria cheproviamo è fragile e i nostri sorrisi sifrantumano a volte come un vetroche cade. Ma non dimentico ladichiarazione d’amore di Alvy adAnnie. Quando lei gli domanda:«Tu mi ami?», lui risponde: «Sì, tiamo… Amore è un termine troppodebole per… Io ti straamo, sai, tiadamo… abramo…». Amare èsempre reinventare il modo in cuisi scrive, no?

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U

Il fatto. Un documento finora riservato indica guasti e necessari rimediOggi incontro Stato-Regioni. Pressing del M5S. Associazioni mobilitate

Azzardo, argine oraIl ministero della Salute incalza il Tesoro: 12 azioniper limitare i danni delle slot. Il Governo è al bivio

E D I T O R I A L E

STUDIO SU CASI DI VITA «LOCKED IN»

UNA FELICITÀSCANDALOSA

ASSUNTINA MORRESI

ei felice?» «Sì». È que-sta la vera notizia delrecente lavoro pubbli-cato sulla rivistascientifica “Plos Bio-

logy”, dove si dà conto di una nuovatecnica con cui, per la prima volta, èstato possibile interrogare quattropersone nello stato di «completalocked in», cioè totalmente paralizza-te, tanto da non poter muovere nep-pure gli occhi e quindi impossibilita-te a comunicare, ma al tempo stessoancora vigili e coscienti.Lo studio è stato proposto da un’équi-pe internazionale, a cui partecipa an-che personale dell’Irccs San Camillodi Venezia: gli studiosi hanno messo apunto una nuova interfaccia compu-ter-cervello che sfrutta la misurazio-ne della concentrazione dell’ossigenonel sangue mediante spettroscopiafunzionale nel vicino Infrarosso, inmodo non invasivo, cioè con “senso-ri” esterni al cranio. Questa nuova me-todica ha aperto per la prima volta uncanale di comunicazione con personela cui condizione appare come il peg-giore degli incubi: lo stato in cui si tro-vano è l’esito finale della Sclerosi late-rale amiotrofica (Sla), una terribile pa-tologia degenerativa che compromet-te progressivamente ogni movimentodel corpo, ma non la mente.I pazienti oggetto di studio sono tredonne e un uomo, di 24, 68, 76 e 61 an-ni, nell’impossibilità di comunicare al-cunché da diversi anni (dal gennaio2015 la persona più giovane, dal 2010quella malata da più tempo). La piùanziana ha pure una degenerazione vi-siva per problemi alla cornea, dal 2013.Condizioni terribili, nelle quali, ovvia-mente, nessuno vorrebbe ritrovarsi névedere i propri cari. Ed è spontaneo enaturale chiedersi “che vita sia que-sta?”, e quanto e “se valga la pena” vi-vere così, e poi magari si continua nelragionamento e si conclude che sa-rebbe meglio farla finita anziché spen-dere soldi, tempo, risorse umane, tec-niche, economiche, per persone in ta-li condizioni, per continuare una vitache non sembra più vita. E molto pro-babilmente così avrebbero detto an-che i malati di cui stiamo parlando, seinterrogati quando stavano bene.Ma alla domanda: «Sei felice?», hannorisposto «Sì». Lo hanno fatto adesso. Equando l’operatore ha detto «Io amovivere», anche in quel caso hanno con-cordato.

S«LUCA MAZZA

È un ministero che scrive a unaltro ministero. L’oggetto del-la comunicazione, datata 31gennaio 2017, riguarda l’of-ferta da immettere sul mer-cato per l’azzardo che verrà,ovvero le caratteristiche del-le slot machine del prossimofuturo. È qualcosa di più di u-na semplice lettera. È la pro-va che almeno un’anima delgoverno è consapevole dellanecessità di rimediare ai dan-ni causati dalla ludocrazia im-perante negli ultimi anni. Co-me? Riducendo i rischi di"gioco" problematico.

IL CONVEGNO ECCLESIALE A NAPOLI

Giovani e lavoroLa speranzapossibile al Sud

MIMMO MUOLO

Il luogo innanzitutto. Evocativo come pochi, a Napoli e nel Mezzogiorno.Quella stazione marittima dalla quale un tempo «partivano i bastimentiper terre assai luntane», per citare una famosa canzone partenopea...

PRIMOPIANO A PAGINA 4

AzzardopatiaÈ tempo di agire

ANTONIO MARIA MIRA

«Danni alle persone», «in-sorgenza di patologie», «ri-schi di patologia»... Non sitratta delle conseguenze diqualche epidemia, ma diquelle dell’azzardo. Co-munque un gran male. Dicui si conoscono le causesulle quali, però, si fatica in-credibilmente a interveni-re. Si conoscono i sintomi,ma le medicine...

L’assessore Paolo Berdini si e-ra dimesso dopo un colloquiocon "la Stampa" in cui defini-va la sindaca «impreparata».Lei lo "congela": si è scusato.

LUCIANO MOIA

Tanti auspici di buon senso.Alcune proposte condivisi-bili. E, purtroppo, un’aper-tura problematica. Quellache riguarda la possibilità diadottare per le coppie omo-sessuali e i singoli, visto chela «responsabilità genitoria-le non deve ritenersi più vin-colata ad un mero fattore dicarattere biologico». È la Re-lazione finale sulle adozionipresentata ierialla Camera.

continua a pagina 2

LIVERANI A PAGINA 5A PAGINA 2

SANTAMARIA A PAGINA 7DALOISO A PAGINA 9

Roma. Berdini

Raggi respingele dimissionidell’assessoreMa è tensione

Camera. Apertura nella relazione sulla legge 184

Adozioni gayIl Parlamentole «sdogana»

StoriaTrattato del 1947Così Alcide De Gasperi rilanciò l’ItaliaGIOVAGNOLI E M.R. DE GASPERI A PAG. 22

IntervistaGiornalismo, un futuro di qualità. Parla Molinaridirettore della “Stampa”

OGNIBENE A PAG. 23

SpettacoliFestival di Sanremoboom di ascoltiper la prima serataCALVINI E CASTELLANI A PAG. 24

ChiesaChierichetti, il fascinodi servire all’altareI parroci: non c’è crisi

LAURA BADARACCHI

“Chierichetti cercansi”, titolava un’agen-zia di stampa nei giorni scorsi. Ma a sen-tire le parrocchie non si registra una crisi.

A PAGINA 16

EditoriaLa Civiltà Cattolicaesce il numero 4.000La storia in un libro

ANTONIO SPADARO E GIOVANNI SALE

«La Civiltà Cattolica», nata nel 850, è unarivista che ha solcato decenni nei quali ilsignificato della comunicazione è mutato.

A PAGINA 3

CulturaLa cruna dell’egoNarciso, lo specchioè colmo di odio

PIERANGELO SEQUERI

Il primo santo del calendario post moder-no non è più Prometeo, come annunciavaMarx, proiettando sul soggetto collettivo...

A PAGINA 21

I NOSTRI TEMI

Stati UnitiTrump dà la caricacontro i SiouxVia all’oleodotto

MOLINARI A PAGINA 11

L’AUTOMOBILE CHE VOLANON È PIÙ FANTASCIENZASARÀ PRONTA A FINE ANNO

èVita

FINE VITA SENZA INTESA:C’È FRETTA PER L’AULA«MA SI EVITI AI MEDICIDI CAUSARE LA MORTE»

Le politiche Ue sui migrantiMulte ai Paesi che non rispettanole quote di redistribuzione. Più arrivi

FASSINI, GUERRIERI E MAZZEI A PAGINA 8

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anni allepersone»,«insorgenza dipatologie»,«rischi di

patologia»... Non si tratta delleconseguenze di qualche epidemia,ma di quelle dell’azzardo. Comunqueun gran male. Di cui si conoscono lecause sulle quali, però, si faticaincredibilmente a intervenire. Siconoscono i sintomi, ma le medicinenon sembrano mai le più adatte e lacura completa non viene mai avviata.Le parole virgolettate vengono dalMinistero della Salute, neldocumento - che "Avvenire" anticipaoggi con l’articolo di Luca Mazza -inviato all’Agenzia dei Monopoli conil quale i "custodi della salutepubblica" chiedono alcuni precisiinterventi sulle slot (e affini) e sullesale che le ospitano. Per contrastare ilgioco d’azzardo patologico, perevitare la rovina di persone efamiglie.Anche la Conferenza unificata dioggi, tra Governo, Regioni e Entilocali, potrebbe finalmenteapprovare delle regole comuni daapplicare sul territorio percontrastare quella che "Avvenire" hadeciso di chiamare col suo veronome azzardopatia. Un’intesa tra lediverse istituzioni è prevista dallaLegge di bilancio 2016, ed è via viaslittata da più di un anno. Anche oggiè quasi certo un nuovo rinvio. Moltecritiche alla bozza governativaarrivano infatti dai Comuni stessi eanche dalle associazioni che, da annie spesso da sole, combattono questaforma di dipendenza e le lobby che lafavoriscono. La proposta del governoè certamente un passo avanti, puntaa un forte taglio del numero delleslot, ma il gran difetto di limitare lepossibilità di intervento degli entilocali in particolare sulle distanzedelle sale dai luoghi sensibili (scuole,oratori, luoghi di culto, impiantisportivi, ecc.). E si parla solo di slot.Certo queste "macchinette" da sole(sono 418mila) si sono "mangiate" loscorso anno ben 26,3 miliardi dieuro, dei 95 miliardi che in tutto gliitaliani hanno speso nell’azzardo, manon sono certo l’unica tipologia disucchiasoldi. Eppure è l’unica di cuisi parla. Sicuramente ad alto rischio,come ci racconta nelle pagine delgiornale un giocatore patologicouscito dal tunnel della dipendenza.Ma c’è altro. E di peggio.

Peggiori sono sicuramente le Vlt(videolottery) «di cui si conosce lamaggior pericolosità», scrivono alMinistero della Salute, proponendoche anche queste sianoregolamentate finalmente inmaniera rigorosa, per evitaredipendenza. Perché con queste"macchinette" si può giocare di più epiù velocemente. Lo confermano idati. Sono "appena" 52mila, ma gliitaliani ci hanno "buttato" nel 2016ben 22,8 miliardi, poco meno delle418mila slot. Il paragone è evidente:ogni apparecchio slot, al netto dellevincite, ha fatto perdere ai "giocatori"quasi 16mila euro, una Vlt, quasi51mila, più di tre volte. Inoltre letasse sono più basse e questiapparecchi sono molto "appetibili"per le mafie come ottimo strumentodi riciclaggio, come denunciano laBanca d’Italia, la Guardia di Finanzae la Procura nazionale antimafia. Cisarebbe da preoccuparsi, e da agirecon serietà e urgenza. Ma nelleproposte di nuove regole non se neparla.Così come non si parla di tutte lealtre tipologie di azzardo. Non siparla di scommesse che nel 2016hanno avuto un vero e proprioboom, con un +34%, soprattuttograzie all’on line. (Già, l’azzardo suinternet, nuova e ricca frontieraaperta di Azzardopoli. Dove èpossibile anche puntare su slotvirtuali, ovunque, anche a casa o perstrada, senza problemi di distanza odi orari. Ma chi se ne occupa tra iregolatori?). Non si parla delle salescommesse, che spesso ospitanoanche le Vlt. Non si parla, né sipropongono regole più stringenti, digratta-e-vinci, disponibili ovunque,anche nel bar vicino alla parrocchia oalla scuola di nostro figlio. Soloqualche Comune, in testa Bergamo,ha provato a intervenire con civiledeterminazione, affrontando il solitomare di ricorsi. E non si parlanemmeno delle cifre record di Lotto(+11%) e Superenalotto (+52%),anche questi ormai telematici. Tuttociò, però, lo sanno bene quelli cheamano il silenzio rassegnato esuddito, le mafie.Anche l’ultima operazione di duegiorni fa della Dda di Napoli sugliaffari del clan dei "casalesi"nell’azzardo conferma che lamalavita organizzata punta su slot,Vlt, scommesse on line, poker e altretrappole che si fa fatica a definirevirtuali. La camorra sa bene comefare i soldi sulla "malattia" di tantiitaliani. Lo Stato cincischia. E restaun po’ complice e troppo«biscazziere».

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L’EUROPA RESTA L’UNICASOLUZIONE REALISTICACaro direttore,nel Risorgimento c’era chi irrideva la cri-tica dei democratici alla società dell’epo-ca, divisa in classi sociali rigidamente de-finite da confini quasi inespugnabili. Tra-scorsi due secoli il tema si ripropone ag-giornato dall’evoluzione dei tempi. Gli e-goismi individuali e di categoria sembra-no prendere il sopravvento su una visionepiù aperta del convivere. Diviene semprepiù ampio il divario fra i grandi possiden-ti e i meno fortunati, mentre il ceto mediosi va impoverendo. La visione federalistaeuropea è distorta dalle classi politiche na-zionali che, incapaci di incidere sulla realtàper i limiti obiettivi del livello nazionale,accusano “L’Europa” di ostacolare la libertàdelle proprie scelte e alternano promesseirrealizzabili a semplice demagogia pree-lettorale. In realtà le scelte dell’“Europa”non sono che le decisioni prese dagli stes-si Capi di Stato e di Governo nazionali nel-le loro riunioni semestrali. Anche il pro-blema delle grandi migrazioni è mondia-le e deriva principalmente dalle sacche dipovertà conseguenti agli eccessivi squili-bri economici internazionali. Questi ulti-mi sono inoltre spesso alla base di guerreche prendono a pretesto le differenze direligione. È pura illusione credere di risol-vere i problemi con rinnovate chiusure na-zionaliste e con l’innalzamento di muri.La visione federalista europea, talora tac-ciata di utopia, appare invece ancora oggil’unica possibile soluzione alle tante dina-miche negative internazionali. Ciò mentrel’involuzione autoritaria di tanti grandiPaesi e i focolai di guerra non lontani co-stringeranno l’Europa a considerare conmaggiore concretezza l’ipotesi di una Di-fesa Comune, perché la democrazia non èmai una conquista definitiva ma va quo-

tidianamente protetta dai pericoli internied esterni che la minacciano.

Mario BarnabèMovimento federalista europeo

RIMPIANTO PER DE GASPERISTIMA PER MARIA ROMANACaro direttore,condivido appieno la lettera della lettriceMariarosa Rosi (venerdì 3 febbraio) sugliinterventi della signora Maria Romana DeGasperi. Parlo di tutti gli interventi che an-ch’io, da vecchio degasperiano (ho 87 an-ni), leggo con ammirazione. Rimpiango inmolti politici attuali l’assenza delle carat-teristiche che distinguevano De Gasperi(che però si firmava Degasperi): prepara-zione culturale e politica, esperienza par-lamentare (rappresentante a Vienna di u-na minoranza), visione politica lungimi-rante (Comunità europea del carbone edell’acciaio, Comunità europea di difesa),disinteresse personale, spirito di servizio,laicità (si oppose a un’idea “politica” di PioXII, pur da cattolico soffrendo). Per nonparlare della coerenza nel vivere la fede re-ligiosa. Nello scritto del 4 febbraio la figliasi dimostra ancora una volta degna del pa-dre. Complimenti per il giornale.

Tarcisio TilomelliVigarano Mainarda (Fe)

Giovedì9 Febbraio 20172 I D E E

Lapreoccupazionedi un giovane

e acutoeducatore.

Ma ogni vitache cresce

è «terraverticale»,

difficileda arare

e seminareeppure capacedi portare frutto

in modospeciale.

E non siamonoi a conoscere

il tempodel germoglio

Gentile direttore,c’è una storia di cronaca nera che hapreso grande spazio sui mass media. Maha lasciato qualcosa? Ha fattoadeguatamente riflettere? Le scrivo aproposito della vicenda che ha vistoprotagonisti i due ragazzi diPontelangorino, Manuel e Riccardo,divenuti complici nell’assassinio deigenitori di quest’ultimo. Non può ridursisolo a un tragico evento; perché andandoa scavare nelle vite di questi due ragazzisi troverà qualcosa di impensabile, disorprendente, di straordinariamentetriste: si capirà che non c’è nulla dascavare, la loro vita è vuota. Per loro, lavita – la loro stessa, prima ancora di

quella dei genitori di Riccardo – «non valeniente». Leggendo delle giornate sempreuguali, senza desideri e senza sogni diquesti due giovani si coglie l’urlo didisperazione di molti ragazzi di oggi; eanche qui, ascoltandolo bene, si capisceche è un grido senza voce, un gridoinascoltato perché inudibile. L’unicomodo per accorgersi che c’è, è ascoltarela sua assenza. È un urlo che parla dimancanza di speranze, di obiettivi e disogni da realizzare. Invece, giocare conquesta o quella piattaforma digitale,vagare per le strade “facendo niente”,andare al parchetto a fumarsi spinelli è ilparadigma di troppi ragazzi, dalla finedelle medie alla fine delle superiori.Quello che fanno nella vita è cercarepassatempi: medicinali con cui credonodi combattere il vuoto che si crea dentrodi loro, ma che in realtà non danno loroniente. Si combatte il vuoto con il vuoto.

Eppure, si ripete, «al giorno d’oggi, igiovani hanno tutto». E se fosse qui ilproblema? Avere tutto prima di capire ciòche realmente serve, ciò che davvero facrescere e sentire realizzati. Quando si hatutto a disposizione, certamente non sisceglie la fatica. E perché mai sidovrebbe? Così ci si tuffa su ciò che è piùappetibile, su ciò che mette il sorriso, matralascia il cuore; ciò che scintilla inapparenza, e non importa se ciò che stasotto, in profondità, è il nulla, è il vuoto.La fatica è ciò che riempie i sogni epermette la loro realizzazione,l’apparenza illude di essere felici senzaun sogno. C’è un oceano di distanza,oceano che andrebbe riempito conl’impegno e la determinazione. Ma sultavolo del «tutto», queste sono le ultimecose che un ragazzo sceglierebbe.

Thomas VivianiLacchiarella (Mi)

il santodel giorno

di Matteo Liut

Si gettò tra le fiammeper non abiurare

innegare la propria fede significa perdere se stessi, re-scindere il legame vitale con Dio e quindi morire den-

tro, perché noi siamo ciò in cui crediamo: può essere lettasotto questa luce la vicenda di santa Apollonia, martire adAlessandria d’Egitto nel III secolo. La sua morte è narratanella "Historia ecclesiastica" di Eusebio di Cesarea, che ri-porta una lettera di san Dionigi di Alessandria, testimonedei fatti inerenti la cattura e l’uccisione di Apollonia. Ad A-lessandria nell’anno 248 scoppiò una persecuzione popo-lare contro i cristiani: in uno degli attacchi venne presa an-che Apollonia, anziana vergine, impegnata nell’opera didiffusione del Vangelo nella sua città. Le strapparono i den-ti e accesero un fuoco minacciandola di gettarla tra le fiam-me se non avesse rinnegato la fede cristiana, ma Apollo-nia preferì gettarsi da sola nel rogo e morire.Altri santi. San Silvano di Terracina, vescovo (V sec.); bea-to Alojzije Viktor Stepinac, vescovo e martire (1898-1690).Letture. Gen 2,18-25; Sal 127; Mc 7,24-30.Ambrosiano. Sir 30,21-25; Sal 51; Mc 8,10-21.

R

Apollonia

Le lettere vanno indirizzate adAvvenire, Redazione Forum,Piazza Carbonari, 3 - 20125 Milano. Email: [email protected] 02.67.80.502I testi non devono superare le 1.500battute spazi inclusi e non devonoavere allegati. Oltre alla firma e allacittà chiediamo l’indicazione deirecapiti che non divulgheremo. Ciscusiamo per quanto non potremopubblicare.

il direttorerisponde

di Marco Tarquinio

«L'urlo vuoto dei ragazzi d'oggi»Perciò servono ascolto ed esempio

So, caro amico, che lei è molto più giovane di me, che siè appena laureato e che non sta con le mani in mano, mas’impegna sia per trovare la sua strada, sia per gli altri, comeeducatore di preadolescenti in uno dei tantissimi oratori dellagrande e vitale Chiesa ambrosiana. Continui così, continui aseminare non solo per se stesso. Nessun seme va perduto se ègettato con perizia e con amore, perché nonostante leapparenze quella specialissima «terra» che sono le vite deiragazzi (e non ce n’è una uguale all’altra) è sempre, ma propriosempre, una terra buona, fatta per ricevere e portare frutto.Come ci è stato insegnato e ci viene spesso ricordato, nonsappiamo molto, anzi quasi nulla, del «tempo del germoglio»,ma c’è Chi lo sa. E noi non possiamo e non dobbiamo smetteredi fare la nostra parte, nel tempo che ci è dato, che usiamo eche abitiamo.Le sue parole di oggi, mi hanno fatto tornare in mente ilricordo lontano della fatica dei contadini della mia terraumbra, dediti all’aratro e agli altri lavori dei campi aiutati –allora – dai buoi. Lo facevano con perizia e decisione anche supendii scoscesi. Ecco, caro Thomas, un ragazzo che cresce è

«terra verticale». Perciò, mio giovane dottore, tutto «l’impegnoe la determinazione» che vede mancanti, continui a mettercelilei. Lei è vicino per età e per scelta a ragazzi più piccoli (espesso deboli, nonostante le apparenze) che magari hannotutto e non danno valore a molto. E sa riconoscere, ascoltare ecapire persino l’«urlo vuoto» di una parte di questagenerazione... Anche a situazioni così, ne sono sicuro, pensavail grande papa Paolo VI quando esortava nel tempo nuovo edifficile che stavamo cominciando a vivere nella lunga«modernità» germinata nella seconda metà del secolo scorso aessere innanzi tutto, con tenacia e gioia evangelica,«testimoni», e così a diventare «maestri» efficaci. Questo fa echiede, oggi, papa Francesco: ascoltare, abbracciare, indicare labuona via dando l’esempio. Le illusioni, le violenze e lesofferenze che il “virtuale” rende possibili nella vita di tanti,giovani e adulti, sono un’ulteriore insidia, tentazioni e ostacoliche possono isolare e svuotare... Ma il «vuoto» non è possibilenella vita degli esseri umani, perché dove c’è il vuoto non c’è lavita. Al «vuoto», dunque, non ci si può e non ci si deveconsegnare. E niente e nessuno possiamo lasciargli prendere.Forza, allora, E avanti a occhi aperti, senza facili sicurezze e consperanza. Un augurio affettuoso per il cammino suo e deiragazzi che da giovane uomo e da cristiano contribuisce aguidare e accompagna verso un «pieno» di vita.

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a voi la [email protected]

Le ricette ci sono, lo Stato scelga il bene dei cittadini

AZZARDOPATIAÈ TEMPO DI AGIRE

orprese... Ieri un annuncio: «LaSinistra chiude il cerchio: il po-

polo non esiste»! (“La Verità”, p. 1).Francesco Borgonovo cita Miche-le Serra: «Non esiste il popolo, esi-stono le moltitudini di individuiche si raggruppano e si dividono(...) cambiano vita e cambiano i-dea». È sorpreso, Borgonovo, e ri-corda come un tempo anche Mar-garet Thatcher sentenziasse: «Nonesiste una cosa chiamata società».La Destra raggiunta e sorpassata

da quella Sinistra che un tempocantava “Avanti popolo!”, orgo-gliosa di una solidarietà detta “diclasse”, ambigua per tante ragioni,ma reale. Contrordine! Si può an-cora parlare di un «bene comune»,se non c’è più «società», ma solo«moltitudini di individui»? No! Eper caso sempre ieri su prime pa-gine aperte anche ai casi di suici-dio si pubblica la lettera di una per-sona giovane, disperata perché sisentiva tradita da tutto e da tutti.Troverà una pietà infinita – pensoe credo – mentre ascolto Francescoche all’Udienza ricorda al suo «po-polo» i poveri e i sofferenti, tutti eovunque. E già. Esiste un «popo-lo», e il Vaticano II lo ha ribadito

restituendo alla Chiesa un nomeantico, «Popolo di Dio» che non e-sclude nessuno, cerca di abbrac-ciare tutti, fondato su una «frater-nità» ben più solida di quella pro-clamata e tradita nel 1789 e poi nel1917, restituendole il fondamentototale, la «paternità» universale diDio. Esiste quel «popolo» allora,che ha anche un «bene comune» alservizio del quale tutto va messo,ovunque e sempre, senza confinidi razza, di sesso e perfino di reli-gione chiusa su misure umane no-stre. Controtendenza di Chiesa?Certo, e constatata in tanti modi,terra terra e anche più in alto. An-cora ieri leggo (“La Stampa – Vati-can Insider”): il 13 marzo in SanPietro «per la prima volta i Vesprianglicani». Un popolo si fa anchepreghiera, e apre cammini un tem-po inattesi, ora reali...

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S

A proposito di idoli vani e in crisidi «bene comune» e di «popolo»

di Antonio Maria Mira

Lupusin paginadi Gianni Gennari

ell’articolo, in particolare, viene spiegato che tranne la più gio-vane, che ha potuto rispondere solo alla metà delle domande,

gli altri tre pazienti «alle domande aperte contenenti un giudizio sul-la qualità della vita hanno risposto ripetutamente con “sì”, indican-do un’attitudine positiva verso la situazione presente e verso la vitain generale, come riportato in campioni più ampi di pazienti colpi-ti dalla Sclerosi laterale amiotrofica», e seguono, per ulteriore ap-profondimento, indicazioni bibliografiche di articoli su riviste scien-tifiche internazionali. Per esempio dal titolo “Può valer la pena vive-re la vita con la sindrome locked in” (Lulé et al. Prog. Brain Res. 2009;177(C): 339-51), di cui consigliamo vivamente la lettura.Evidentemente le percezioni e i sentimenti sono diversi, prima e du-rante le malattie. Condizioni terribili viste dal di fuori non lo sonopiù se le vivi in prima persona, o – meglio – ancora lo sono, ma por-tano a conclusioni differenti da quelle che, ragionevolmente, cia-scuno di noi si aspetterebbe.Perché? Anche questo andrà approfondito e compreso, magari pro-prio grazie alle nuove possibilità di comunicazione che si stanno a-prendo. Ma intanto, qualche indizio c’è. Oltre la patologia mortale,i quattro malati descritti nello studio di “Plos Biology” hanno in co-mune la ventilazione e la nutrizione artificiale, e, soprattutto la ho-me care: stanno cioè a casa, custoditi dalle loro famiglie, pienamen-te coinvolte nell’esperimento degli studiosi.Non sono soli, non sono ospedalizzati. Combattono la loro battagliainsieme ai propri cari, con cui, peraltro, condividono tutta la vita (inun caso, su suggerimento della famiglia, i ricercatori hanno chiestoal paziente se fosse d’accordo che sua figlia sposasse il fidanzato,Mario, e la risposta è stata decisamente “no”). E se fosse la scienzapiù sofisticata a confermarci un sapere antico: che vale sempre la pe-na vivere, quando si sente di essere importanti per qualcuno, quan-do ci si sente amati?

Assuntina Morresi© RIPRODUZIONE RISERVATA

N

SEGUE DALLA PRIMA

UNA FELICITÀ SCANDALOSA

Chi favorisce la tratta di persone è responsabile davanti a Dio.Preghiamo per la conversione dei cuori. @M_RSezionePapa Francesco

LA VIGNETTA