HIS358 UNA PROPOSTA SCANDALOSA

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Michelle Stles HARLEQUIN MONDADORI

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HARLEQUIN MONDADORI

Michelle Stles

Una propostascandalosa

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Immagine di copertina: Graziella Reggio Sarno

Titolo originale dell'edizione in lingua inglese:

A Question of Impropriety Mills & Boon Historical Romance

© 2008 Michelle Styles Traduzione di Daniela Mento

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto

di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con

Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

© 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

Prima edizione Harmony History gennaio 2010

Questo volume è stato impresso nel dicembre 2009

da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd)

HARMONY HISTORY ISSN 1124 - 7320

Periodico quindicinale n. 358 del 27/1/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 624 dell'11/10/1996 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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Valle del Tyne, Northumberland, settembre 1813 Diana Clare resistette a fatica all'impulso di impre-care, cosa che non si addiceva a una fanciulla per-bene come lei. Si limitò a un piccolo grido strozzato per espri-mere la propria frustrazione, ma Jester, la giumenta che tirava il calesse, si voltò ugualmente verso di lei, stupita e scandalizzata da quell'insolito gemito della padrona, sempre tanto tranquilla e riservata. Jester aveva ragione: Diana non sarebbe mai do-vuta venire meno alla prima regola di una vera si-gnora, che prescriveva di non lasciar trapelare in nessun caso le proprie emozioni. Diana inspirò a fondo, contò fino a dieci e poi si sforzò di assumere un'espressione calma e serena. Il calesse però rimaneva bloccato nel fango e lei sen-tiva che stava per scoppiarle un forte mal di testa. Jester non condivideva affatto la sua preoccupa-zione, ma brucava tranquillamente l'erba verde sul ciglio della strada, scegliendo con cura le ultime pratoline dell'estate.

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Era colpa sua se si trovava in quella situazione, si disse Diana sistemandosi dietro l'orecchio una lun-ga ciocca di capelli neri come la notte e osservando oltre il bordo del calesse. Non avrebbe dovuto leg-gere mentre guidava, ma era l'unico modo per ri-prendersi dalla visita a casa di Lady Bolt, dove la reputazione di un'altra donna era stata fatta a pezzi davanti ai suoi occhi a forza di chiacchiere e di vol-gari insinuazioni. Aveva pensato che fosse una fortuna avere con sé l'ultimo volume di Orgoglio e pregiudizio, un ro-manzo che l'aveva appassionata dal momento in cui Mrs. Sarsfield l'aveva convinta a leggere la prima pagina. Da allora non era più riuscita a staccarsene e aveva atteso con impazienza che i tre volumi della storia arrivassero alla biblioteca circolante. Del resto, Jester conosceva la strada di casa me-glio di lei, come aveva ripetuto più di una volta a suo fratello Simon. Perciò aveva aperto il libro e aveva lasciato che la cavalla la portasse a destina-zione. Purtroppo le redini sciolte e l'erba fresca si erano rivelate una tentazione irresistibile e l'animale aveva trascinato il veicolo in mezzo al fango pro-prio durante un interessantissimo battibecco fra i due protagonisti del romanzo. Come fare a scendere a terra senza infangarsi fi-no alle caviglie? Diana calcolò la distanza dal ca-lesse al suolo asciutto. Ce la poteva fare con un pic-colo salto non troppo sgraziato. Si calcò bene in testa il cappellino di paglia e prese fiato, prima di tentare il balzo. Lo stivaletto di pelle morbidissima finì nella mo-ta, ben distante dal suolo asciutto. Il cappellino si

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inclinò e infine cadde nella melma. Diana lo raccol-se prendendolo per un nastro e un po' di fango, con suo grande orrore, le gocciolò sul vestito. «Una damigella in difficoltà?» chiese una voce maschile. Era una voce che non conosceva, profonda e dal tono un po' arrogante. Diana maledisse la propria sfortuna grazie alla quale qualcuno l'aveva sorpresa in un momento così imbarazzante. «Il calesse è finito nel fango e io sto tentando di affrontare la cosa con la dovuta calma» rispose con freddezza, sperando che lo sconosciuto se ne andas-se e la lasciasse in pace. Non si voltò verso di lui e cercò con lo sguardo un punto dove avrebbe potuto posare il piede per uscire da quel pantano. «Come ho detto, siete in difficoltà» insistette lui con considerevole faccia tosta. «Niente affatto. Fra un attimo sarò all'asciutto e tirerò fuori la mia cavalla e il calesse» ribatté Diana altrettanto ostinata. Allungò la gamba e quasi perse l'equilibrio. Per fortuna trovò un braccio forte e vigoroso che la so-stenne. Nel dilemma fra cadere nel fango e aggrapparsi indecorosamente al braccio di uno sconosciuto, pre-ferì la seconda possibilità. «Sarebbe stato un peccato rovinare un così bel vestito» dichiarò l'uomo, anche se l'abito che indos-sava Diana era così semplice da sembrare dimesso. Dopodiché le sue braccia la cinsero e la solleva-rono per portarla in salvo. Diana si irrigidì, aspet-tando che lui la rimettesse a terra.

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«Mettetemi giù» gli ordinò visto che indugiava. «Non prima di avere ricevuto la mia ricompensa» ribatté lui. «Quale ricompensa?» «Per avervi salvata.» E senza ulteriori indugi le sfiorò le labbra con un bacio, breve ma sufficiente a infiammarle il sangue. «Mettetemi subito giù!» strillò Diana battendo i pugni contro il suo petto. «Se è ciò che desiderate...» La depositò sul ciglio erboso della strada e Diana si affrettò a ricomporsi. La gonna si era alzata fino ai polpacci, ma si augurò che lo sconosciuto fosse stato abbastanza gentiluomo da guardare altrove. Giurò a se stessa che non avrebbe mai più letto un romanzo in vita sua se quell'incubo fosse finito presto. «Grazie di avermi aiutato. Adesso posso fare da sola» annunciò al suo soccorritore sollevando lo sguardo verso di lui. Grazie al cielo non lo aveva mai visto e probabilmente non lo avrebbe mai più incontrato. Era alto, bruno, con due ampie spalle e gli occhi grigi. Indossava una giacca bianca e intorno al collo un fazzoletto candido a pois neri, che contraddistin-gueva i membri del Four in Hand Club, il circolo che riuniva i gentiluomini appassionati di guida. Riconobbe, trasalendo, l'inconfondibile cicatrice, che andava dalla fronte alla guancia, di cui aveva tanto sentito parlare. Aveva davanti a sé nienteme-no che Brett Farnham, il campione dei campioni. «C'è qualcosa che non va? Mi dispiace se vi ho recato offesa, volevo soltanto esservi d'aiuto» disse

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lui notando che era impallidita di colpo. «Niente, niente» gli assicurò Diana sforzandosi di sorridere e di sembrare disinvolta mentre il suo cuore era in tumulto. «Perché dovrei essere turbata? Oggi è stata una splendida giornata.» «A parte il fatto che vi siete impantanata.» Un sorriso gli illuminò il volto. «Certo, a parte questo.» Brett Farnham era ammirato da tutti i giovani della sua età, Diana lo sapeva bene; era amico e confidente sia di Lord Brummel sia di Lord Byron. Ed era stato l'idolo anche del suo defunto fidanzato, morto cinque anni prima tentando di seguire le sue orme. Diana si era rifugiata in campagna per dimentica-re tutto quello che era successo a Londra, e adesso Brett Farnham arrivava all'improvviso a ricordar-glielo. Desiderò più che mai che se ne andasse e non si facesse più rivedere. Invece rimaneva lì, davanti a lei, e la fissava dal-l'alto della sua notevole statura. «Non mi sembra che siate molto contenta che vi abbia salvato» commentò Brett. «Non ve l'ho chiesto io.» «Un gentiluomo deve intervenire quando vede una damigella in difficoltà. E, come ho detto, sa-rebbe stato un vero peccato rovinare questo bel ve-stito.» Diana era ben consapevole di indossare un mo-dello semplicissimo, in confronto agli abiti delle donne londinesi a cui lui doveva essere abituato. Brett Farnham era noto come uno dei peggiori li-bertini d'Inghilterra e sicuramente lei doveva stare

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molto attenta a come si comportava con lui se non voleva rovinarsi la reputazione. «Vi ringrazio» gli rispose con la massima genti-lezza, ma distaccata come se si fossero incontrati per caso a un ricevimento. «Non ringraziatemi, devo ancora tirare fuori il vostro calesse dal fango. Solo allora potrete farlo come si deve.» «Sono perfettamente in grado di liberare da sola il mio calesse» replicò lei, pronta a passare all'azio-ne, ma lui glielo impedì. «Così volete davvero rovinare i vostri stivaletti, dopo tutta la fatica che ho fatto? Non ve lo permet-terò, bellezza.» Bellezza? Per chi l'aveva presa? Per la figlia di qualche ricco fattore? Come si permetteva di rivol-gersi a lei in quel modo? «Considerate la mia reputazione di gentiluomo. Come potrei lasciarvi tirare fuori da sola il calesse dal fango quando sono qui a vostra disposizione?» le domandò con un'espressione esageratamente pre-occupata. «Non sono un fragile fiorellino. Me la sono cava-ta in situazioni peggiori.» Lui le fece notare che il calesse era sprofondato di parecchio nella pozzanghera e che non sarebbe stato così semplice portarlo all'asciutto. La colpa era tutta sua, si ripeté Diana per l'ennesima volta. Non avrebbe mai dovuto leggere mentre guidava. «Il vostro calesse sta bloccando la carreggiata e potrebbe causare un incidente. A me piace trovare il passaggio sgombro quando guido la carrozza a grande velocità» sottolineò Brett Farnham.

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«È una strada pubblica» gli ricordò Diana solle-vando il mento indispettita dalla sua arroganza. «In ogni caso, avete bisogno del mio aiuto. Sono piuttosto bravo con i cavalli.» Si avvicinò a Jester e le sussurrò qualcosa all'o-recchio. In men che non si dica riuscì a convincerla a ritornare sulla carreggiata. A parte qualche schizzo di fango sui suoi lucenti stivali assiani, Brett Farnham non aveva alcuna macchia sui vestiti. «Adesso posso finalmente ringraziarvi?» gli do-mandò polemica. «Salite sul calesse. Guiderò io» fu la sua risposta. «Guiderete voi?» «Intendo riportarvi a casa.» «Mi rifiuto di tornare a casa con voi.» «Invece farete come dico. Non posso lasciarvi so-la, siete finita nel fango... chissà cos'altro potrebbe succedervi.» «La colpa non è stata mia.» «No? La vostra giumenta è un animale docile e tranquillo, non può essere stata colpa sua.» «So che cosa pensate, ma vi assicuro che non so-no un'incapace.» «Sapete quello che penso? Potete leggere nel pensiero? Che meraviglia!» la provocò. «Stavo leggendo un libro, ecco perché...» ammise a malincuore Diana. «Un libro? Non mi pare di vedere nessun libro nel calesse.» «Deve esserci. Era l'ultimo volume di Orgoglio e pregiudizio; l'autore scrive così bene...» «L'autrice, vorrete dire.»

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«Nessuno conosce il suo nome, ma Mrs. Sar-sfield mi ha assicurato che è un uomo.» «Volete scommettere che invece è una donna?» le chiese con un luccichio negli occhi grigi. «Se ho ragione io, che cosa mi concederete in cambio?» «Non intendo scommettere. Sospetto che voi co-nosciate la verità altrimenti non mi avreste proposto una scommessa.» «Comunque, sono d'accordo con voi, è un ro-manzo scritto molto bene.» «Ero convinta che i membri del Jehu Club di Cambridge disdegnassero la letteratura, Mr. Fran-ham.» «Come fate a conoscermi?» «Il mio fidanzato era un vostro ammiratore. Si chiamava Algernon Finch.» Brett divenne pensieroso e alla finse scosse il ca-po. «Questo nome non mi dice niente.» «Anche lui studiava a Cambridge, ma era un po' più giovane di voi. Cinque anni fa ci aveva perfino presentato.» Lei strinse i pugni lungo i fianchi: l'uomo che, incoraggiando la sua follia, aveva cau-sato la sua morte, si era completamente dimenticato di lui. «Cinque anni sono molti» si giustificò Brett. «Sono ansioso di incontrarlo di nuovo.» «Temo che non sarà possibile, Mr. Farnham. Al-gernon è morto poco dopo averci presentato.» «Mi dispiace. Forse però non mi conosceva bene come diceva. Inoltre il Jehu Club si è sciolto anni fa e io non sono più Mr. Farnham. Da sei mesi sono diventato il sesto Conte di Coltonby.» «Non lo sapevo, me ne scuso. Comunque sia, il

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vostro titolo non vi dà la libertà di farmi proposte sconvenienti con il pretesto di una scommessa» sot-tolineò Diana. «Non era mia intenzione farvi alcuna proposta sconveniente. Era una scommessa del tutto innocen-te e mi spiace che il mio comportamento vi abbia indotta a pensare il contrario.» «Sono molto sollevata nel sentirvelo dire.» Tuttavia Brett Farnham, anche se giurava di non aver avuto alcuna cattiva intenzione, la stava guar-dando in maniera tutt'altro che innocente. «Vorrei darvi lezioni di guida, se me lo permette-te» le propose lui a un tratto prendendole la mano e portandosela alle labbra. «Per la vostra sicurezza e per quella degli altri.» «Non credo proprio che sia il caso, e del resto non penso che ci incontreremo di nuovo» tagliò corto Diana liberando la mano. Quella conversazione non stava prendendo la piega desiderata da Brett. «Forse avete udito dei pettegolezzi sul mio conto, ma vi posso garantire che sono tutti falsi. O perlomeno esagerati» le assi-curò. «La mia risposta non cambia. In ogni caso il vo-stro ambiente naturale è Londra, la vostra perma-nenza qui sarà di breve durata.» Diana strinse le labbra, il cui colore era simile a quello di un bocciolo di rosa. Brett si chiese come sarebbe stato baciarle di nuovo. Ma decise che era meglio evitarlo perché donne come quella ambiva-no al matrimonio, una trappola da cui lui era sem-pre riuscito a tenersi alla larga. «Dovrò invece rimanere a lungo da queste parti»

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le annunciò. «Ho appena vinto una proprietà qui nel Northumberland.» «Davvero?» gli chiese spalancando i suoi grandi occhi verde azzurro. «Sir Cuthbert Biddlestone mi ha sfidato a una corsa, dopo avere bevuto un po' troppo. Lo avevo avvisato che avrei vinto, ma non ha voluto credermi e ne ha pagato le conseguenze. Adesso sono il nuo-vo proprietario di Ladywell Park.» «Avete gareggiato con un noto ubriacone? Mi meraviglio di voi.» «È stato lui a insistere. L'avevo messo in guardia, ma ha preferito non darmi retta.» «Intendete tenere la sua proprietà o gli darete la possibilità di riprendersela con un'altra corsa?» «Scherzate? Non riuscirebbe mai a vincere, nem-meno se io fossi ubriaco quanto lo era lui. Quindi mi terrò quello che ho ottenuto, Miss...» Diana si ritrasse per evitare che le prendesse di nuovo la mano. «Non riuscirete a scoprire il mio nome con questi stratagemmi.» «Perché no? In fondo, come avete precisato, sia-mo già stati presentati.» «Ma voi lo avete dimenticato. Preferisco aspetta-re che ci presentino di nuovo, come sicuramente avverrà se rimarrete qui.» Brett annuì. Se pensava di essere presentata a lui in qualche occasione mondana, doveva essere una gentildonna, e non era sposata altrimenti lo avrebbe corretto quando l'aveva chiamata miss. Consideran-do la semplicità dell'abito aveva supposto che fosse la figlia di qualche ricco fattore, ma ascoltandola

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mentre parlava si rese conto che si trattava di una sua pari. Se il suo fidanzato era morto da cinque anni co-me aveva detto, era possibile che fosse vedova. Gli pareva impossibile che una donna così graziosa po-tesse rimanere sola per tanto tempo. «Guardate, ecco il vostro libro» le disse racco-gliendolo e pulendone la copertina. Diana stese la mano in attesa che glielo restituis-se. «Non vorrei che vi distraeste di nuovo. Ve lo ri-consegnerò quando saprò il vostro nome.» «Che assurdità! Ridatemelo subito.» «Nemmeno per sogno.» «Il mio libro, per favore, Lord Coltonby.» Brett ignorò la sua mano tesa e infilò in tasca il piccolo volume. «Attenderò con ansia il nostro prossimo incon-tro» le disse con un lieve inchino. «E fino ad allora rimango al vostro servizio.» Intuendo che non avrebbe ottenuto ciò che vole-va, salì sul calesse e fece schioccare le redini. Brett rimase a guardarla mentre si allontanava, pensando che le aveva fornito un'ottima scusa per venirlo a cercare. Era solo questione di tempo.

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Questo mese

357 - Il cuore di un capitanodi Carla Kelly

Inghilterra, 1808. Eleanor Massie, da tutti chiama-ta affettuosamente Nana, gestisce con la nonnauna piccola locanda sulla costa inglese. Costretta a destreggiarsi tra i problemi economici e le difficol-tà di uno stato in guerra, innamorarsi le sembradunque una chimera... finché non si trova a doveraccudire l'affascinante capitano Worthy, che giun-ge al Mulberry debole e malato.

358 - Una proposta scandalosadi Michelle Styles

Inghilterra, 1813. Diana è tornata nel Northum-berland dopo una parentesi londinese che ha se-gnato la sua vita, e per cinque anni ha cercato solo di dimenticare. Quando il Conte di Coltonby sitrasferisce nella tenuta confinante la costringe a ri-cordare quanto sia piacevole essere corteggiate e amate. Diana però non vuole più soffrire, ancheperché Brett, almeno in un primo momento, la de-sidera come amante e non come moglie!

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Il prossimo appuntamento

DAL DAL DAL DAL 24 FEBBRAIO24 FEBBRAIO24 FEBBRAIO24 FEBBRAIO

359 - Gioco di spiedi Joanna Maitland

Vienna, 1814-15. . . . Durante il Congresso, Sofia Pie-tra, una celebre cantante lirica, viene invitata a esi-birsi a Vienna. Con la sua bellezza la giovane attira l'attenzione di Leo Aikenhead, un agente segretochiamato a svolgere una delicata missione per ilsuo paese: convincere quella fanciulla a spiare lozar russo diventandone l'amante. Ma come potrà rinunciare a lei se ne è perdutamente innamorato?

360 - Una notte d'amoredi Juliet Landon

York, 1806. Helene Follet è stata per quattro anni l'amante di Linas Monkton e l'ha accudito fino algiorno della sua morte. Ora, per volontà di Linas,si ritrova a vivere sotto la protezione del Conte diWinterson. Lui l'ha sempre trattata con tale distac-co che Helene ha deciso di mostrarsi altrettantofredda nei suoi confronti. Ma la forzata convivenzacostringerà entrambi a fare i conti con la notte dipassione che hanno condiviso molti anni prima.

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Un duca da sposareKasey Michaels

Inghilterra, 1814 - Quando Rafael Daughtry, da poco diventa-to Duca di Ashurst, si rivolge a lei perché l’aiuti a far fronte a quella che ritiene un’impresa più ardua delle battaglie com-battute contro Napoleone, Charlotte Seavers accetta di buon grado anche se presentare in Società le sorelle del duca non si prospetta un compito facile. Ospite nella tenuta di Ashurst Hall dove ha trascorso molti momenti felici durante l’infan-zia, Charlie riscopre insieme a Rafael la complicità e l’affetto che li avevano legati da ragazzini e sente sbocciare in sé un sentimento più maturo e profondo. Ma qualcosa le impedi-sce di abbandonarsi all’amore, e Rafael non può fare a meno di chiedersi come mai una donna decisa e sicura di sé come lei continui a tenerlo sulla corda nonostante l’attrazione che palesemente vibra tra loro.

Maestro di seduzioneNicole Jordan

Inghilterra, 1817 - Per l’affascinante Drew, Duca di Arden ogni donna è una potenziale nemica. Per questo motivo, quando incontra la bellissima Roslyn Loring e lei si dimostra del tutto indifferente al suo charme, la sua prima reazione è di sospetto e incredulità. Presto però si rende conto che Roslyn è davvero unica: non solo lo tratta come un fratello maggiore, ma chiede addirittura il suo aiuto per far innamo-rare di sé un altro gentiluomo! E così Drew si improvvisa maestro di seduzione, insegnando all’ingenua e tuttavia vo-lonterosa allieva tutte le tecniche per conquistare il cuore e i sensi di un uomo. Inutile dire che sarà proprio lui a cadere vittima delle sue stesse smaliziate strategie.

Dal 13 gennaio