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52 SCIENZE FILOLOGICO-LETTERARIE | SCIENZE E RICERCHE • N. 31 • 15 GIUGNO 2016 Il falso storico come la “legge di Gresham”. Il processo ai Templari EMILIANO VENTURA Dottorando di ricerca presso la Pontificia Università Lateranense “Ma lei del Graal, una volta che l’ha trovato che se ne fa?” Benjamin Disraeli INTRODUZIONE D a tempo avrei voluto scrivere un saggio approfondito sul Professor Umberto Eco. Il titolo di quel breve contributo avrebbe dovuto essere Minor Eco, l’intento sareb- be stato di mettere in risalto gli aspetti e i testi “minori” o almeno quelli che non hanno goduto della stessa eco, appunto. Il noto saggista e scrittore, recentemente scomparso, è au- tore di numerosi libri di semiotica oltre a famosi bestseller tradotti in molte lingue. Non tutti sanno però che Umber- to Eco è tra i pochi, insieme a Italo Calvino (Se una notte d’inverno un viaggiatore), ad aver dedicato al lettore studi importanti (Lector in fabula). È proprio in questo ambito che verterà la tematica dello scritto, più esattamente nella so- vrainterpretazione di un testo. Memorabile l’introduzione a un saggio di Paul Aranold sui Rosa Croce e poi il romanzo Il cimitero di Praga (Bompiani 2010) in cui l’oggetto è proprio la cattiva interpretazione del docu- mento falso I Protocolli dei savi di Sion. Nel testo Sei passeggiate nei boschi nar- rativi si trova, al sesto capitolo, lo schema storiografico di questa mistificazione, la sto- ria di un grande complotto eretico e segreto (inesistente) che partendo dai Templari ap- proda ai Protocolli di Sion . Lo stesso argo- mento è stato il nucleo del più noto romanzo Il pendolo di Foucault del 1988. Ripercorriamo i fatti mettendo in rilievo cose che non sempre sono state prese nella giusta considerazione. Le idee possono viaggiare come monete e come le monete sono soggette alla legge di Gresham, questa si può semplifi- care nella formula “moneta cattiva scaccia moneta buona”, così le idee, se sono ‘cattive’, viaggiano rapidamente e più a lungo che se fossero ‘buone’. Con le categorie di ‘buo- no’ e ‘cattivo’ si intende ‘vero’ e ‘falso’. Proprio seguendo questa metafora economica della circolazione della moneta, si vuole mettere in rilievo come un falso storico possa viag- giare ed acquistare credito molto di più della verità storica, o almeno della verità storiografica e documentabile. Esem- plare al riguardo è la vicenda dei Cavalieri Templari e il loro processo; la verità storica, attestata dalle fonti è stata soppiantata dalla leggenda nera, la visione eretica/esoterica che imperversa nella pubblicistica. Umberto Eco ne Il pen- dolo di Foucault e ne Il cimitero di Praga si prende gioco proprio di questa leggenda nera. Oggetto dello scritto che segue consiste nel mettere in risalto come la ‘cattiva moneta/ leggenda nera’ dei Templari sia stata avallata e creduta vera nonostante le evidenze storico-documentali dimostrassero il contrario. La ‘moneta buona’ del processo ai Templari è sta- ta in realtà una manovra politica per rafforzare il potere del monarca volto a ‘neutralizzare’ la Chiesa. Il testo che se- gue è una riela- borazione e un approfondimento inedito di due ca- pitoli della mono- grafia Templari, storia di complot- ti errori e terrori- smo (2014) dello stesso autore del saggio. Umberto Eco

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SCIENZE FILOLOGICO-LETTERARIE | SCIENZE E RICERCHE • N. 31 • 15 GIUGNO 2016

Il falso storico come la “legge di Gresham”. Il processo ai Templari EMILIANO VENTURADottorando di ricerca presso la Pontificia Università Lateranense

“Ma lei del Graal, una volta che l’ha trovato che se ne fa?”

Benjamin Disraeli

INTRODUZIONE

Da tempo avrei voluto scrivere un saggio approfondito sul Professor Umberto Eco. Il titolo di quel breve contributo avrebbe dovuto essere Minor Eco, l’intento sareb-be stato di mettere in risalto gli aspetti e

i testi “minori” o almeno quelli che non hanno goduto della stessa eco, appunto.

Il noto saggista e scrittore, recentemente scomparso, è au-tore di numerosi libri di semiotica oltre a famosi bestseller tradotti in molte lingue. Non tutti sanno però che Umber-to Eco è tra i pochi, insieme a Italo Calvino (Se una notte d’inverno un viaggiatore), ad aver dedicato al lettore studi importanti (Lector in fabula). È proprio in questo ambito che verterà la tematica dello scritto, più esattamente nella so-vrainterpretazione di un testo.

Memorabile l’introduzione a un saggio di Paul Aranold sui Rosa Croce e poi il romanzo Il cimitero di Praga (Bompiani 2010) in cui l’oggetto è proprio la cattiva interpretazione del docu-mento falso I Protocolli dei savi di Sion.

Nel testo Sei passeggiate nei boschi nar-rativi si trova, al sesto capitolo, lo schema storiografico di questa mistificazione, la sto-ria di un grande complotto eretico e segreto (inesistente) che partendo dai Templari ap-proda ai Protocolli di Sion . Lo stesso argo-mento è stato il nucleo del più noto romanzo Il pendolo di Foucault del 1988.

Ripercorriamo i fatti mettendo in rilievo cose che non sempre sono state prese nella giusta considerazione.

Le idee possono viaggiare come monete e come le monete sono soggette alla legge di Gresham, questa si può semplifi-care nella formula “moneta cattiva scaccia moneta buona”, così le idee, se sono ‘cattive’, viaggiano rapidamente e più a lungo che se fossero ‘buone’. Con le categorie di ‘buo-no’ e ‘cattivo’ si intende ‘vero’ e ‘falso’. Proprio seguendo questa metafora economica della circolazione della moneta, si vuole mettere in rilievo come un falso storico possa viag-giare ed acquistare credito molto di più della verità storica, o almeno della verità storiografica e documentabile. Esem-plare al riguardo è la vicenda dei Cavalieri Templari e il loro processo; la verità storica, attestata dalle fonti è stata soppiantata dalla leggenda nera, la visione eretica/esoterica che imperversa nella pubblicistica. Umberto Eco ne Il pen-dolo di Foucault e ne Il cimitero di Praga si prende gioco proprio di questa leggenda nera. Oggetto dello scritto che segue consiste nel mettere in risalto come la ‘cattiva moneta/leggenda nera’ dei Templari sia stata avallata e creduta vera nonostante le evidenze storico-documentali dimostrassero il contrario. La ‘moneta buona’ del processo ai Templari è sta-ta in realtà una manovra politica per rafforzare il potere del monarca volto a ‘neutralizzare’ la Chiesa.

Il testo che se-gue è una riela-borazione e un approfondimento inedito di due ca-pitoli della mono-grafia Templari, storia di complot-ti errori e terrori-smo (2014) dello stesso autore del saggio.

Umberto Eco

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Il 14 settembre 1307 Filippo il Bello invia messaggi sigil-lati a tutti i balivi, siniscalchi e soldati del regno ordinando l’arresto dei cavalieri Templari e la confisca dei loro beni, l’ordine viene eseguito dalla gens du roi il venerdì 13 ottobre 1307 (la credenza che venerdì tredici porti cattivo augurio si fa risalire a questo evento).

La mossa riesce in quanto astutamente avviata in contem-poranea contro tutte le sedi templari di Francia; i cavalieri, convocati con la scusa di accertamenti fiscali, vengono tutti arrestati.

A questo punto inizia la ‘seconda’ storia dei Templari, la cattiva moneta che si diffonde meglio della buona. Segue il lungo processo, lo scioglimento dell’ordine e il rogo dell’ul-timo Gran Maestro.

Una delle leggende vuole che sul rogo Jacques De Moly abbia lanciato una maledizione al pontefice e al monarca che hanno segnato la rovina dell’Ordine, invitandoli a raggiun-gerlo da lì a breve.

Questo mito è alimentato dal fatto che nei mesi successivi al marzo del 1314, data del rogo, sia Clemente che Filippo siano realmente morti.

In verità De Molay non pronunciò mai nessuna profezia né minaccia, sembra che sia stato un non precisato Templare del regno di Napoli a farlo, lo riporta Ferreto de’ Ferreti da Vicenza nella sua Historia rerum in Italia, mentre la Crona-ca dell’anonimo Templare di Tiro afferma che sul rogo De Molay abbia chiesto che gli venissero allentate le catene per poter rivolgere una preghiera alla Vergine.

Una prova dell’ortodossia che regnava nell’ordine, altro che eresia, il gesto eretico è quello di Giordano Bruno che sul rogo gira e allontana il volto dal crocefisso che gli viene mostrato per redimersi l’anima; il suo è un rifiuto totale.

Lentamente una distorta visione dell’eretico, del segreto, della setta che complotta contro l’ordine (Monarchia e Chie-sa) si radicalizza nel pensiero e nella storia, come siamo arri-vati a questa visione? Ne ripercorriamo brevemente i capitoli più significativi; la distorsione delle verità inizia già durante la fase processuale (1307-1314).

Raimondo Lullo, catalano contemporaneo del processo ai Templari è un visionario e propagandista delle crociate, influenzato dalla corte francese considera i Templari colpe-voli delle accuse a loro rivolte. Lullo era anche un sosteni-tore della fusione degli ordini del Tempio e dell’Ospitale, si aspettava che la corona francese si mettesse alla testa di un’altra Crociata. È probabile che sia stato il primo a credere che i Templari fossero in possesso di una ‘rivelazione terri-bile’ e di segreti tali da mettere in pericolo il ‘vascello di San Pietro’. L’alchimista Arnau di Villanova si allinea alla tesi colpevolista di Lullo.

Henry Cornelius Agrippa è uno di più noti scrittori di ma-gia del XVI secolo, nel De occulta philosophia (1531) par-lando della possibilità della magia di attirare demoni maligni e di maghi gnostici cita l’eresia dei Templari: «Né tali pra-tiche dovevano essere molto diverse dalla detestabile eresia

Intorno al 1300 gli affari degli ebrei di Francia erano molto floridi e prosperi, all’inizio del suo regno Filippo il Bello si è mostrato ben volente con loro, poi improvvisamente quella ricchezza comincia a far gola.

Oltre al reparto degli arcieri, il re possedeva un altro corpo di fiducia, la gens du roi, la gente del re, una sorta di ‘corpo di polizia’ con uomini reclutati tra la nascente ‘borghesia’ e nella classe sociale più bassa. All’ordine del sovrano fran-cese, la gens du roi arresta tutti gli ebrei e li tiene in catene finché non consegnano tutte le proprietà. È la prova generale per il processo ai Cavalieri Templari.

Nel 1305, Esequiu de Floryan, un ex recluso nelle carceri di Bèziers, se ne va in giro per l’Europa in cerca di un so-vrano che ascolti le sue delazioni (confessioni) sui cavalieri Templari. Incarcerato in compagnia di un ex Templare, ha avuto il privilegio di ascoltare il racconto di tutte le pratiche eretiche e le atrocità commesse dai cavalieri del Tempio. In Spagna non trova credito, ma gli viene consigliato di rivol-gersi al monarca francese Filippo il Bello.

Esequiu aveva i suoi motivi per denunciare i Templari, oltre al denaro chiesto per le informazioni, il novello Efial-te aveva avuto un nonno cataro denunciato all’inquisizione proprio dai monaci Templari; aveva due buoni motivi per andare a denunciare l’Ordine.

Andreas Beck scrive nel suo testo: «Significativamente la tattica messa in atto dopo l’impri-

gionamento dei Templari fu la medesima con cui il re già aveva depredato gli ebrei. Anche il motivo era probabilmen-te lo stesso: il denaro»1.

La possibilità di mettere le mani sull’ingente patrimonio dell’Ordine spinge il monarca, pieno di debiti, a ripetere l’e-sperimento già usato con successo contro gli ebrei. Ma per processare un ordine cristiano che risponde solo al pontefice, per quanto allineato alla monarchia francese come Clemen-te V, ci vuole un espediente giuridico solido. Ecco che la delazione-denuncia di Esequiu de Floryan torna utilissima ai consiglieri del re Nogaret e l’inquisitore Imbert. Le ac-cuse contro i Templari vanno dall’eresia, alla sodomia, fino all’idolatria.

Il priore dei Domenicani di Parigi, Guillaume de Paris, ha la facoltà di indagare su tutte le eresie del regno di Fran-cia, questo già dal 1290 su disposizione del papa Nicolò IV. Per convincere Guillaume ad accettare il ruolo d’inquisitore contro l’Ordine del Tempio, i collaboratori di Filippo gli mo-strano una lettera di Clemente in cui si lasciava al sovrano l’arbitrio decisionale in merito ai Templari.

Il documento a firma del papa è un falso manipolato dai collaboratoti del sovrano stesso, come era già stato fatto nel caso di Bonifacio VIII, l’inquisitore francese, ignaro della falsità del documento papale, accetta di prendere parte al pia-no contro i cavalieri. In questa lunga vicenda di errori e di orrori, il ‘falso’, inteso come documento contraffatto o apo-crifo, ha da subito un ruolo decisivo.

1 Beck A., La fine dei Templari, un feroce sterminio in nome della lega-lità. Piemme, Alghero, 1994, p. 18.

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all’altro, da un pe-riodo storico all’al-tro: «dai Catari agli Albigesi, ai cavalieri del Tempio e di con-seguenza ai masso-ni giacobini, tutto indica una comune origine»3.

Barruel ha fatto sue le teorie di Nico-lai secondo cui una dottrina perversa si è tramandata dagli gnostici ai Templa-ri, attraverso l’ere-sia Albigese, fino ai moderni massoni (di ascendenza tem-plare); attraverso Barruel l’idea di co-spirazione politica massonica divenne un luogo comune accettato, i Templari divennero un gruppo di cospiratori sospet-to di eresia e segre-tezza.

Il ragionamento di Barruel, palesemen-te falso, era costruito

con logica coerente e con una documentazione apparente-mente schiacciante, il suo libro è stato creduto e venduto moltissimo in Europa. Un inglese smaliziato e acuto come Thomas De Quincey, in un saggio sulle Società segrete4, ri-mane sconcertato di fronte alla ‘logica’ assurda di Barruel, pochi sapranno seguire un esempio così illuminato.

Se conservatori e monarchici come l’abate Barruel diffa-mano i giacobini (rivoluzionari e repubblicani) dal canto loro quest’ultimi non stanno a guardare, attaccano i cattolici e i gesuiti con la stessa moneta e con la stessa idea della cospi-razione dei gesuiti, in particolare i romanzi di Eugène Sue hanno accenti anticlericali e antigesuiti e per questo contra-stati dalla Chiesa.

Un certo capitano Simonini recapita una lettera all’abate Barruel in cui conferma che in tutte le società segrete sono presenti e ben inseriti gli ebrei, la fonte non viene accettata dall’ex gesuita ma la lettera circola ugualmente e la diceria sugli ebrei ormai si diffonde.

In queste visioni romanzate della storia si intrecciano in-trighi giacobini, massonici, il Conte Cagliostro e una setta di

3 Ivi., p. 151.4 De Quincey T., Secret Societies, in Works, vol. VI, Edimburgo, 1836. Questo saggio rimane una delle introduzioni migliori a Barruel.

dei Templari, se ciò che leggiamo è ve-rità e non fantasia»2. Agrippa non si limi-ta a parlare di eresia ma associa libera-mente i Templari alle streghe, in un momento storico in cui il Malleus Male-ficarum, il manuale ad uso degli inquisi-tori per individuare le streghe, è molto diffuso.

Il secolo XVIII, quello che condur-rà alla Rivoluzione francese, vuole i Templari come vitti-me della monarchia che stava per essere travolta dalla Rivo-luzione.

È proprio il se-colo dei Lumi che vede radicalizzarsi e affermarsi l’im-magine dei Templari come eretici, stre-goni e possessori di un’antica e segreta sapienza, a dimostrazione del fatto di quanto gli illuministi, in alcuni casi, fossero enormemente distanti da un’analisi ra-zionalistica dei fatti.

Luis de Gassicourt con il suo Le Tombeau de Jacques de Molay istituisce un parallelo tra la morte del Gran maestro templare (il ventiduesimo) e Luigi XVI (ventiduesimo suc-cessore di Filippo il Bello).

La sua è una teoria molto libera che vede nei cavalieri del Tempio il principale nesso di una lunga catena di segreti co-spiratori anarchici (ecco l’inizio della filiera dell’errore), i cui maligni esordi si riconducono al Vecchio della monta-gna, proseguendo fino all’assalto alla Bastiglia e agli anni del Terrore. Con de Gassicourt la teoria della vendetta templare contro la monarchia francese raggiunge il suo apice.

Subito dopo l’ex abate Augustin Barruel, un gesuita che scriveva in esilio, propone la sua ricostruzione di quella dot-trina antisociale che partendo dal manicheismo passava per l’eresia templare per arrivare ai giacobini.

Il suo libello Mémoires pour servir à l’histoire du Jaco-binisme diventa un classico della ‘teoria della cospirazione’, usa i metodi degli occultisti contro di loro. Per il gesuita Bar-ruel tutto si collega, il pensiero si trasmette da un gruppo

2 Partner P., I Templari, Einaudi, Torino, 1991, p. 106.

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Consiglio dei rappresentanti delle Dodici Tribù di Israele, Goedsche immagina un’assemblea segreta di rabbini, che si riuniscono ogni 100 anni, con lo scopo di pianificare la co-spirazione giudaica.

Di questo racconto di finzione si impadroniscono i russi che però ne fanno una narrazione realistica, alimentando an-cor di più la confusione.

Qui entra in gioco il russo Petr Ivanovic Rachosvkij, un estremista legato prima alla sinistra e poi a terroristi di estre-ma destra (Centurie Nere), che per difendere un suo protetto-re politico diffonde e falsifica un documento trovato in casa del suo oppositore, un tale Elie de Cyon. Rachosvchij è un acceso antisemita e in questo documento falso denuncia un complotto ebraico segreto.

Questo testo dell’estremista russo rappresenta probabil-mente una delle fonti (oltre al libro di Joly con Machiavelli e Montesquieu) usate per la compilazione del famoso apocrifo di Sergeij Nilus, I Protocolli dei Savi Anziani di Sion all’in-terno del volume Il grandioso dell’infimo del 1905.

I Protocolli furono inizialmente pubblicati a puntate sul quotidiano di San Pietroburgo La Bandiera, tra agosto e set-tembre del 1903.

Sergeij Nilus afferma che I Protocolli sono opera degli in-contri dei Savi anziani tenuti nel1902-1903. Tutto ciò non poteva essere vero, Nilus dichiara e scrive apertamente di aver ricevuto la sua copia prima di quegli anni, ma quando?:

«Tramite un mio conoscente, riuscii a procurarmi un manoscritto che

rivelava con insolita perfezione e chiarezza il corso e lo sviluppo del

complotto segreto giudeo-massonico [...] Questo documento venne

tra le mie mani quattro anni fa (nel 1901, n.d.r.). La persona che mi

consegnò questo manoscritto mi aveva garantito che si trattava di

una traduzione fedele dei documenti originali rubati da una donna a

uno dei più importanti e influenti capi della Massoneria [...] durante

un incontro segreto in Francia, paese della cospirazione massonica

ebraica»6.

Sui Protocolli si baserà la teoria hitleriana, sarà una delle cause e delle fonti che porterà alla persecuzione e allo ster-minio degli ebrei da parte dei nazisti:

«C’è un esempio terribile, in cui tutti potevano accorgersi che si trat-

tava di finzione, perché erano evidenti le citazioni da fonti romanze-

sche, e tuttavia molti hanno preso quella storia come se fosse Storia»7.

Così scrive Umberto Eco e per maggiore chiarezza si ri-pete che tutti potevano accorgersi che si trattava di storia romanzata e non di storia reale, ma l’intreccio narrativo era troppo seducente e rispondeva a precise esigenze economi-che e politiche.

La natura di falso storico dei Protocolli fu appurata fin dai

6 Eco U., Il cimitero di Praga, Bompiani, Milano, 2010, cap. Inutili pre-cisazioni erudite, p. 521.7 Eco U., Sei passeggiate nei boschi narrativi, Bompiani, Milano, 1999, p. 163.

Superiori Sconosciuti, tutti rivolti a tramare per la conquista del potere; ma è solo con la contraffazione di Simonini che entra in gioco l’assioma che unisce la cospirazione templare, giacobina e gli ebrei. Proprio su questo singolare Capitano Simonini, un falsario, Umberto Eco costruisce la trama del suo Il cimitero di Praga.

Nel 1805 un avvocato francese, Francois Raynouard, scri-ve un’opera teatrale Les templiers, la commedia riscuote un grande successo anche se è mediocre e dai ritmi lenti, tutta-via ha il merito di interessare Napoleone. Il Bonaparte non ama le parole messe in bocca a Filippo il bello riguardanti le minacce di tortura e di impiccagione; se ne ricorda anni dopo quando farà trasportare l’Archivio Vaticano a Parigi; Napoleone pensa ai Templari e a Raynouard.

Si credeva che l’Archivio dei pontefici conservasse gelo-samente delle verità sul processo ai cavalieri, dopo l’arrivo dei documenti papali nel 1810 a Parigi l’attesa e la curiosità è molto alta, Raynouard venne incaricato di prenderne visione e di pubblicarli.

I documenti però rinforzarono tutti i dubbi sulla reale col-pevolezza dei cavalieri, non fornirono alcun sostegno alle ipotesi di magia e di riti religiosi-gnostici, neanche questa documentazione valse a far cambiare idea sulla leggenda e sul mito dei Templari, la cattiva moneta era troppo seducen-te.

Particolarmente chiarificatrici sono le parole di Peter Part-ner a riguardo di questo periodo della leggenda Templare:

«Nel quarto e quinto decennio del secolo XIX i Templari simboleg-

giano ormai, agli occhi di molta gente che si riteneva informata e

illuminata, il concetto di persecuzione da parte di chi possedeva la

straordinaria conoscenza nascosta. La presunta conoscenza custodita

dai Templari poteva apparire efficace tanto in senso buono che cattivo,

a seconda del modo in cui si interpretava la letteratura della teoria

della cospirazione»5.

Come abbiamo visto da Simonini in avanti l’interpreta-zione diverrà non solo cattiva (o meno innocua) ma anche antisemita.

Un libello del 1864 intitolato Dialogue aux enfers entre Machiavel et Montesquieu (Dialogo agli inferi tra Machia-velli e Montesquieu), è scritto dal satirista francese Maurice Joly rimane in attesa di essere ulteriormente utilizzato e svi-luppato. L’autore attacca le ambizioni politiche dell’impera-tore Napoleone III mettendo in scena un immaginario dialo-go tra Machiavelli e Montesquieu all’inferno. Joly sembra si sia ispirato al famoso romanzo di Eugène Sue, I misteri del popolo, nel quale il ruolo dei cospiratori era affidato ai Gesuiti; in nessuna delle due opere sono menzionati gli ebrei.

Verso il 1870 Hermann Goedsche, un antisemita tedesco, pubblica con lo pseudonimo di Sir John Retcliffe il testo Biarritz nel quale riporta gran parte dei dialoghi di Joly.

Nel capitolo del libro Il cimitero ebraico di Praga e il

5 Partner P., I Templari, Einaudi, Milano, 1991, p. 182.

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Sion. Sono basati su un falso, grida e lamenta il Frankfurter Zeitung

ogni settimana: in ciò sta la miglior prova che essi siano autentici.

[...] la cosa importante è che con terrificante certezza essi rivelano la

natura e l’attività del popolo ebraico ed espone i loro contesti interni

come i loro scopi finali»11.

I Protocolli continuano a essere ampiamente disponibili grazie al web. Dalla sconfitta della Germania e dell’Italia nella Seconda guerra mondiale, i governi e i politici in gran parte del mondo si sono astenuti dal promuovere o citare i Protocolli.

Fa eccezione il Medio Oriente, dove un gran numero di regimi e leader arabi-musulmani li hanno riconosciuti come autentici. Così come nell’Europa del passato i Protocolli sono stati utilizzati dai presidenti dell’Egitto, dell’Irak, dal re dell’Arabia Saudita e da Gheddafi in Libia, nella politica antisraelitica. Con l’estendersi a tutto il Medio Oriente del conflitto arabo-israeliano nella seconda metà del XX secolo, molti governi arabi hanno sostenuto nuove edizioni dei Pro-tocolli facendone libri di testo per le scuole dei loro paesi. Questi fatti testimoniano ulteriormente la fondatezza della ‘legge di Gresham’ sulla cattiva moneta che scaccia la buo-na; nonostante la falsità del documento sia stata ampiamente dimostrata, lo stesso testo viene ancora utilizzato a fini poli-tici come se fosse storicamente autentico.

La trattazione più realistica della vicenda dei Templari non è (solo) opera della storiografia contemporanea ma anche di uno teorico politico rinascimentale, Jean Bodin.

Nella sua opera apre una discussione sul potere dei prìn-cipi di opprimere ingiustamente le minoranze, secondo lui i monarchi cercano con ogni mezzo di “nutrirsi della ricchezza e del sangue di altri uomini”, porta con esempio la persecu-zione degli ebrei, qui il teorico rintraccia l’esempio supremo di ingiusta persecuzione.

Pochi ricordano che Filippo il Bello è stato accusatore an-che degli ebrei; nel 1300, sette anni prima delle accuse ai Templari, la gens de roi, il corpo di polizia del sovrano, cat-tura gli ebrei del regno espropriandone le proprietà e i beni.

La dissertazione di Bodin mette in risalto una linea politica volta all’infondata diffamazione di gruppi o individui impo-polari: la sua analisi costituisce la prima classica discussione moderna sul potere e la possibilità dei prìncipi di opprimere le minoranze. Bodin sosteneva l’assoluta innocenza dell’Or-dine, a testimonianza di questo accomunò la persecuzione che fu perpetrata contro i Templari a quella che Filippo il Bello pose contro gli ebrei. Il Rinascimento riuscì a far emergere una nuova verità sull’Ordine dei Templari, i quali venivano percepiti come delle vittime del rancore politico.

Ma la svolta nella letteratura relativa al Tempio avviene con il Settecento, lo straordinario proliferare degli interessi che si andarono concentrando sull’idea di nobiltà e di ca-valleria, poi lo svilupparsi di quei riferimenti simbologici ed

11 A. Hitler Mein Kampf cit in Eco U. Op.cit., p. 521.

primissimi tempi successivi alla pubblicazione; in partico-lare una serie di articoli pubblicati sul Times di Londra nel 1921 dimostrò come gran parte del materiale fosse frutto di plagio da precedenti opere di satira politica non correlate agli ebrei. Il ritratto migliore di quegli anni lo rende Peter Sloter-dijk nel suo Critica della ragion cinica: «Se esiste un’epoca da psicopatologia degli eventi storici, essa è la quindicina di anni che va dalla caduta dell’Impero al consolidamento del potere nazista »8.

Per quanto concerne il racconto della ‘teoria del complot-to’ lo stesso filosofo afferma:

«Devastantissima, tra tutte queste equazioni mafiose e dietrologie de-

miurgiche, fu una gran pensata dell’intelligence russa fin de siècle:

la fantasmagoria dei “Saggi di Sion” [...] Questo costrutto antisemita

[...] approdò dapprima alla mente malata di un mistico russo, indi vi

fece giro di boa e rientrò in Europa occidentale, dove questi sedicenti

‘Protocolli’, poterono assurgere a nucleo documentario della paranoia

antiebraica e – previo filtro mentale di Adolf Hitler – sortirono fino ad

Auschwitz i loro effetti»9.

Tutti si allinearono nel contrario dell’evidenza, nonostante la comprovata falsità dei documenti, questi riscossero credito in ambienti antisemiti e antisionisti10 (la moneta cattiva che scaccia quella buona); tuttora sono la base per avvalorare la teoria della cosiddetta cospirazione ebraica.

I Protocolli sono l’esposizione di un piano operativo degli anziani ai nuovi membri, si descrivono i metodi per ottenere il dominio del mondo attraverso il controllo dei media e la finanza e la sostituzione dell’ordine sociale tradizionale con un nuovo sistema basato sulla manipolazione delle masse. L’opera è stata divulgata inizialmente da coloro i quali si op-ponevano al movimento rivoluzionario russo, e diffusa ulte-riormente dopo la Rivoluzione russa del 1905.

Dopo la Rivoluzione d’ottobre l’idea che il bolscevismo fosse una cospirazione ebraica per il dominio mondiale se-gnò un rinnovato e più diffuso interesse per i Protocolli. Si unisce in questo modo in Europa la paura per l’ebreo e per il comunista.

Dopo la rivoluzione bolscevica, le fazioni nemiche usa-rono i Protocolli per alimentare l’odio e la violenza contro gli ebrei.

La prima traduzione in lingua tedesca è del 1919. A questa segue nel 1923 l’edizione di Alfred Rosenberg Die Protokol-le der Weisen von Zion und die judische Weltpolitik. Il leder del movimento Nazista, Adolf Hitler, non si fa sfuggire il documento e lo cita nel suo Mein Kampf nel 1925:

«Come l’intera esistenza di questo popolo sia fondata sulla menzo-

gna continua è incomparabilmente mostrato dai Protocolli dei Savi di

8 Sloterdijk P., Critica della ragion cinica, Raffello Cortina Editore, Mi-lano, 2013, p. 19.9 Ivi. p. 58.10 Si ricorda che il Sionismo è il nazionalismo ebraico e che non ha ni-ente a che vedere con I Protocolli di Sion, come sa o dovrebbe sapere ogni studente che si appresta allo studio di storia contemporanea.

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CONCLUSIONI

Quello che hanno subito i Templari è un arbitrio e una pre-potenza illegale, per essere eleganti, da parte di una monarca astuto e scaltro, volto ad aumentare il proprio potere a scapi-to di un pontefice remissivo, ricattabile e malato.

Da parte loro i cavalieri del Tempio, dopo la perdita di San Giovanni D’Acri nel 1291, erano ormai anacronistici e suscitavano una certa antipatia per via dei privilegi di cui hanno sempre goduto. Hanno pagato con un ‘processo farsa’ montato da un’ abile e scaltra politica giudiziaria della mo-narchia francese, non hanno ricevuto l’aiuto da parte di chi aveva concesso loro tanti privilegi. Gli scontri e le inimicizie con gli altri ordini religiosi (soprattutto con i Gerosolimita-ni) hanno fatto in modo che nessuna voce si levasse in loro difesa.

La leggenda e il fascino che ancora li circonda è legata so-prattutto alla fine rovinosa con pochi acuti di fierezza, un’e-stetica affascinante legata al cavaliere, al mantello bianco con la croce rossa. Al fatto di aver unito per la prima volta la fede e la spada, di aver spesso sprezzato la morte e di aver operato in luoghi carichi di fascino e mistero, il Tempio di Gerusalemme, il Santo Sepolcro, la Terrasanta, i contatti con l’Islam e con la loro cultura sofisticata e affascinate. Que-sto non è sufficiente a farne i possessori del Graal, dell’Ar-ca dell’Alleanza, della Sindone, di segreti gnostici, esseni o proto cristiani, di scopritori dell’America, di fini cospiratori che attraversano i secoli.

Tutta questa bigiotteria esoterica è frutto di fantasiosi au-tori che hanno alimentato una sorgente molto ricca di diversi minerali, non tutti di ottima qualità.

Ma questi autori hanno fatto bene il loro lavoro di ‘narrato-ri’ perché questo mito non accenna a decrescere. I Templari furono uomini ordinari figli del loro tempo, come tutti i ca-valieri furono ignoranti e ortodossi, sinceramente devoti alla Chiesa, al pontefice, alla Vergine e alla monarchia francese.

La monarchia francese non si lascia sfuggire l’occasione di rafforzare la propria posizione a scapito della Chiesa, un potere temporale si assunse il diritto di processare un intero ordine religioso, Filippo IV e il suo ministro Nogaret pie-gano a proprio favore il diritto medievale facendo uso della tortura per raccogliere confessioni.

Il sovrano e Nogaret su consiglio di Imbert fanno leva sui nuovi giuristi definiti ‘legisti’; un nuovo ceto, per la maggior parte d’estrazione borghese, che mirava a sostituire il diritto feudale con quello romano, si cercava così di rafforzare il potere del monarca contro i privilegi della Chiesa, con loro la tortura diviene un mezzo legittimo del diritto.

Questa borghesia fornisce una nuova forma di funzionari provenienti dall’università di Montpellier dove si approfon-diva il diritto romano. Per loro il re era sovrano nel suo regno e poteva, come l’imperatore, fare leggi e abrogarle; comin-ciava a prendere forma un’idea statale modellata su quella romana antica, è il tentativo di creare uno stato centralizzato che si contrapponesse al potere della Santa sede.

Questo è il nucleo del processo ai Templari, un’azione

ermetici che si concentravano attorno alle idee propagandate dagli ambienti rosacrociani e dalle logge massoniche.

Il secolo che più doveva splendere di ragione finisce per essere quello più credulone, lo riporta magistralmente Walter Benjamin in un saggio riguardante la fortuna dell’imbonitore e truffatore Cagliostro; il sottile fascino per una conoscenza segreta ed esoterica si diffonde e seduce personaggi di diver-sa levatura intellettuale.

L’esoterismo è una questione che nasce con la filosofia stessa, con Platone e con Aristotele fino a Damascio con la chiusura dell’accademia di Atene volute nel 529 d.c. da Giustiniano: in questi secoli la relazione tra esoterico e es-soterico riguarda l’insegnamento orale e scritto, linguaggio comunicativo e metalinguaggio filosofico.

Esoterico, per la visione greca, era l’insegnamento all’in-terno di una scuola filosofica, come nell’accademia plato-nica, qui Platone tratta delle argomentazioni solo per i suoi allievi, sono le famose dottrine non scritte.

Giovanni Reale, studioso di fama internazionale si fa por-tavoce di un «meditato ritorno alle radici della nostra cultu-ra» attraverso la riproposta dei classici, in particolare Pla-tone. Reale rinnova l’interpretazione su Platone mettendo in luce la primaria importanza delle «dottrine non scritte» (agrafa dogmata) di cui riferiscono gli allievi di Platone e lo stesso Aristotele. Lo stesso corpus degli scritti platonici, giuntoci nella sua interezza (circostanza unica nella storia del pensiero greco), non presenta quell’unitarietà sistematica che ci si dovrebbe attendere: il che depone, secondo Reale, a fa-vore della tesi secondo cui il vero Platone andrebbe cercato altrove, e precisamente nelle «dottrine non scritte».

Oggi per esoterismo si intende ben altro, tutta una vasta gamma di argomentazioni che oscillano dall’erudizione filo-logica al chiacchiericcio mediatico su satanismo e new age, tra ermetismo e gnosi, da Atlantide al Sacro Graal, compresi i Templari.

Districarsi in questo labirinto non è facile ed esula dalla capacità di chi scrive.

Che nei secoli che vanno dai primi grandi concili ecume-nici (IV secolo d.c.) del cristianesimo al Rinascimento (XV) sia rimasto e si sia tramandato un insegnamento esoterico (nel senso orale e non scritto) della filosofia e della mitolo-gia greca (pagana), è attestato dagli studi attendibili e seri di Silvia Ronchey e di Moreno Neri12, soprattutto nei confini dell’Impero romano d’Oriente. Il Rinascimento e le Accade-mie italiane che nascono tra il ‘400 e il ‘500 attestano questa sopravvivenza del paganesimo; ma questo è un ambito sto-rico filosofico che poco ha a che fare con la visone moderna dell’esoterismo.

12 Rinvio ai loro testi per meglio comprendere la questione: Silvia Ronchey, Ipazia. La vera storia, BUR, 2011 e della stessa autrice L’enig-ma di Pietro, BUR, 2007, inoltre si rinvia a Pletone Trattato delle virtù, a cura e con introduzione di Moreno Neri, Bompiani, 2010.

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SCIENZE FILOLOGICO-LETTERARIE | SCIENZE E RICERCHE • N. 31 • 15 GIUGNO 2016

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Stato sono concetti teologici secolarizzati». Per Schmitt i si-stemi concettuali della modernità non vengono considerati qualcosa di nuovo, ma una semplice mondanizzazione (se-colarizzazione) dei principi teologici della Scolastica. Al ‘predominio’ della teologia sta per subentrare il secolo del razionalismo con Cartesio e la rivoluzione scientifica che condurrà all’illuminismo e alla tecnica dell’Ottocento.

Che l’alba del XVII secolo sia stato l’inizio di una ‘svolta’ epocale è reso nel breve testo dal titolo L’epoca delle neu-tralizzazioni e delle spoliticizzazioni in cui è possibile segui-re la dinamica della neutralizzazione del teologico:

«Ricostruiamo le fasi attraverso cui si è sviluppato lo spirito europeo

negli ultimi quattro secoli […] Si tratta di quattro grandi, semplici

passi secolari. Essi corrispondo ai quattro secoli e vanno dal teologico

al metafisico, da questo al morale-umanitario e infine all’economico

[…] come conversione storica unica è il passaggio dalla teologia del

XVI secolo alla metafisica del XVII […] il successivo XVIII secolo,

con l’aiuto delle costruzioni di una filosofia deistica accantonò la me-

tafisica e divenne volgarizzazione in grande stile, illuminazione […]

umanizzazione e razionalizzazione […] Poi segue, nell’Ottocento, un

secolo di commistione apparentemente ibrida e impossibile di tenden-

ze romantico-estetiche e tecnico-economiche»14.

A più di settecento anni dal rogo del gran maestro Jacques De Molay, e a più di settanta anni dalla fine della seconda guerra mondiale, c’è ancora qualcuno pronto a dar credito alla teoria del complotto segreto dei Templari e degli ebrei, capillarmente diffuso, esotericamente custodito.

14 C. Schmitt, L’epoca delle neutralizzazioni e delle spoliticizzazioni, ne Il concetto di politico, Il Mulino, Bologna, 1972, p. 169.

politica del potere ‘statale’ volta depotenziare il ruolo del-la Chiesa, un’azione singolare e particolare in un processo ben più ampio che avrebbe portato, secoli dopo, agli stati nazionali.

Per accusare i Templari i legisti appellano al principio dell’epikeia13, un caso legittimo non previsto dal legislatore, avallando e sostenendo così l’uso da parte degli inquisitori francesi della tortura, nonché la diretta possibilità dell’inqui-sizione francese ad agire su un ordine religioso che legal-mente rispondeva solo al pontefice.

Processando il Gran Maestro e considerandolo colpevole si attacca pour cause tutto l’ordine aggirando così il ruolo della Chiesa.

Nelle carceri del re gli arrestati furono abilmente e siste-maticamente torturati dagli incaricati del re, la gens du roi, finché non iniziarono ad ammettere qualsiasi accusa loro ri-volta.

Con i legisti torna in vigore un’eredità della paganità, la tortura come mezzo del diritto, il medio evo non la cono-sceva.

Nell’anno 1308, con la bolla Faciens misericordam furono definite le accuse portate contro il Tempio. L’abile monarca francese teneva il pontefice in pugno sotto la minaccia di pro-cedere con un processo di eresia contro Bonifacio VIII, met-tendo Clemente nella scomoda posizione di dover processare un suo predecessore.

Nel generale clima di condanna francese si contrapposero altri regni, Rinaldo da Concorezzo, arcivescovo di Ravenna e responsabile del processo per l’Italia settentrionale, assolve i cavalieri e condanna l’uso della tortura per estorcere con-fessioni (concilio provinciale di Ravenna 1311). Anche in Germania e in Portogallo i Templari non vengono creduti responsabili delle illazioni mosse in Francia.

Le accuse contro i Templari, eresia, idolatria, sodomia, fu-rono ‘confermate’ e ‘accettate’ solo in territorio francese, lì dove si aveva la ferma intenzione di eliminarli.

Come visto la ‘buona moneta’ del processo ai Templari non è seducente come la ‘cattiva moneta’, la leggenda del complotto e dell’eresia, del Santo Graal e di conoscenze se-grete ha avuto un presa più facile ed immediata; la storia è stata ben altra e riguarda il lento processo politico iniziato nel XIV secolo che porterà, nel XVI secolo, alla nascita degli stati nazionali. Filippo il Bello e i suoi legisti vogliono ‘neu-tralizzare’ e indebolire il potere temporale della Santa sede, ma è solo l’inizio del processo che sarà ancora lungo. È nota la teoresi di Carl Schmitt che vede nella secolarizzazione delle categorie teologiche lo sviluppo dello stato moderno; «Tutti i concetti più pregnanti della moderna dottrina dello

13 Termine della teologia morale, l’epikeia, ha assunto un significato tecnico, per indicare il caso in cui una persona decide di violare una legge in nome di un bene più alto. Secondo la definizione di S. Alfonso Maria de’ Liguori, possiamo definirla anche come: «l’eccezione fatta in un caso, quando nella situazione si può giudicare con certezza, o per lo meno con grande probabilità, che il legislatore non aveva intenzione di far rientrare tale caso sotto la legge».