IL ENARO Sabato 20 dicembre 2003 Libreria e cartoleria CULTURA cervelli... · 2015-01-17 · IL...

1
IL DENARO 60 Viale Augusto, 43/51 - 80125 Napoli Tel. 081 2394621 Fax 081 2425441 CARTOLIBRERIA di Lieto Gianfranco giorgio lieto www.giorgiolieto.com E-mail: [email protected] Sabato 20 dicembre 2003 *Consorzio librerie Pisanti, Lieto, Mancini Tel. 081 476971 • www.vesuviolibri.it VESUVIOLIBRI * Libreria e cartoleria Villa Bruno S. Giorgio a Cremano Elasis - viaggio nel Centro di Ricerca e Sviluppo per l’ingegneria automotoristica: Ottocento cervelliagli ordini diun mago dI GOFFREDO LOCATELLI N elle campagne inumidite dal- la bruma mattutina, a Pomi- gliano d’Arco, ieri ho visto un pezzo di Silicon Valley. Mille com- puter in funzione e ottocento cer- velli al lavoro. Ho attraversato per due ore Elasis, una struttura di al- tissimo livello con un nome antico: la più alta concentrazione di ricer- catori e progettisti dell’ingegneria automotoristica, senza paragoni da Roma alla Sicilia.Ho visto camere da fantascienza dove le interiora del- l’automobile, al pari di quelle di un animale, vengono sezionate per es- sere studiate scandagliate e analiz- zate centimetro per centimetro.Mo- tori di ogni tipo collegati con elet- trodi a calcolatori e sofisticati mac- chinari, come si fa coi pazienti sot- toposti a elettrocardiogramma.E ho visto – spettacolo bellissimo! - cen- tinaia di giovani ingegneri dai qua- rant’anni in giù - la crema sfornata dalle nostre università - alle prese con un lavoro esaltante: la proget- tazione dei motori e delle macchine del futuro. A guidarmi nella scoperta di que- sta autentica Università dell’Auto- mobile è un sessantatreenne sicilia- no dagli occhi azzurri e dalla voce metallica. La stessa testa d’uovo che, giovedì sera, ha indossato la toga accademica per ricevere,dal rettore della Seconda Università di Napoli, la laurea honoris causa in ingegne- ria meccanica. Il salone di Città del- la Scienza, dove si è svolta la ceri- monia (e dove Luigi Nicolais ha let- to la laudatio) era gremito di catte- dratici e ingegneri venuti ad ascol- tare la lectio magistralis del lau- reando su: “Il ruolo della ricerca ap- plicata nello sviluppo del Mezzo- giorno”. Nel suo ufficio di amministrato- re delegato,Domenico Martorana ha una grande mappa della sua Sicilia appesa alla parete. Gli chiedo come si sente oggi, primo giorno da inge- gnere. Mi dice che la laurea honoris causa non è un titolo alla memoria, ma un riconoscimento che gli dà sti- moli nuovi per continuare un’av- ventura entusiasmante.Subito dopo ci tiene a ricordare di essere con- terraneo di Leonardo Sciascia.E par- tendo dall’autore di “A ciascuno il suo”, inizia a raccontare. “A Caltanissetta,dove insegnava e aveva una figlia al liceo, Sciascia amava parlare con noi giovani. Ci diceva che per cambiare il nostro destino bisognava andare via dalla Sicilia: sì, andare via per poi ritor- nare. E così ho fatto. Scelsi di anda- re a studiare al Nord dove mi laureai in chimica. A dire il vero la materia non mi piaceva molto. Ma quella nuova facoltà sorta a Torino, chimi- ca industriale, fu il viatico per con- vincere mio padre a mandarmi fuo- ri dalla Sicilia. E dopo la laurea en- trai nel gruppo Fiat. Sì, lo so, un chi- mico non c’entra niente con l’auto. Ma quando nel ’70 fui assunto io mi occupavo di combustibili nucleari, perché a quel tempo l’Italia doveva fare un sottomarino nucleare.Da al- lora sono rimasto a Torino,dove ho casa e famiglia. E oggi faccio il pen- dolare tra il Piemonte e la Campa- nia”. “Pomigliano, quando nel ’90 ho cominciato, era un disastro: qui c’e- ra un ex campo d’aviazione che ab- biamo dovuto sminare per utiliz- zarlo. Per giunta c’erano al Comune funzionari e non amministratori,un dialogo difficile all’inizio. E ritardi di anni per ottenere le licenze edili- zie.Scegliemmo Pomigliano per due motivi.Primo: il sistema universita- rio di Napoli è stimato a livello in- ternazionale: tanto è vero che pren- demmo i nostri ingegneri tutti in lo- co.Secondo: Pomigliano era geogra- ficamente al centro del sistema pro- duttivo Fiat nel Mezzogiorno”. “Un giudizio su Elasis? Credo sia positivo: oggi Elasis è una grande realtà, oltre ad essere considerata uno degli assets Fiat più importan- ti. In dieci anni abbiamo moltipli- cato per dieci gli assunti.Nel nostro centro lavorano circa 800 tra ricer- catori e tecnici, di cui 350 sono in- gegneri. Inoltre abbiamo stabilito un ottimo rapporto con l’ambiente esterno.Vede,una volta i sindaci vo- levano gli stabilimenti dai grandi numeri,ora hanno capito che i gran- di numeri non sempre sono quelli che interagiscono col territorio.Ela- sis ha invece la capacità di far na- scere nuove imprese: sì, piccole aziende che crescono ruotando in- torno a noi per fornirci servizi e pro- gettazioni automotoristiche”. “Quanto vale Elasis? La nostra so- cietà fattura cento milioni di euro l’anno. Ma noi amiamo paragonar- ci alle grandi società europee, come per esempio la Porsche engeneering. Qui al Sud non vi è nulla di parago- nabile, e al Nord può competere con noi solo il gruppo di Ricerche Fiat. Ma credo sia parimenti importante l’operazione culturale. Intendo dire che Elasis è la dimostrazione che al Sud può nascere un centro di com- petenza elevatissimo. Lo sa quanto ci vuole per far sì che un ingegnere diventi un progettista? Ecco, grazie anche alla formazione, Elasis è un centro di cultura automobilistica, oltre che una società d’ingegneria. Abbiamo formato decine e decine di giovani assunti poi nella Fiat Auto: a riprova del nostro buon sistema formativo. Oggi i nostri gio- vani vengono mandati a To- rino o in Usa per imparare come si fa un’automobile”. “Come funziona Elasis? E’ semplice. La Fiat vuole svi- luppare una famiglia di vei- coli? Be’,quattro anni prima di produrla ci chiede di pro- gettarla. Per esempio, la piattaforma di cui ci stiamo occupando servirà per pro- durre un veicolo dell’Alfa Romeo: un Suv (Sport uti- lity veicle) che sarà pronto nel 2005.Ci stanno lavorando già da un anno e mezzo 150 nostri tecnici”. “Come sarà l’auto del futuro? Il nuovo cuore, cioè il motore, è l’arma vincente.Il motore è una bestia stra- na,ancora oggi non è del tutto esplo- rato perché richiede investimenti, richiede scenari. Da noi ci sono 150 addetti al Centro motori. Credo ci saranno davvero motori alternativi all’attuale motore a scop- pio. Ma occorre ricordare che, silen- ziosamente,il motore termico è cam- biato moltissimo negli ultimi anni. La tecnologia Multijet, che la Fiat ha lanciato con la nuova Panda e la nuova Punto,è la dimostrazione del- le potenzialità del motore termico. L’inquinamento da combustione? Grazie ai nuovi motori oggi è quasi del tutto scomparso, ma certo resta l’inquinamento termico. Il motore elettrico? Per ora non è una soluzione praticabile. Servono grandi investimenti e una politica di sostituzione che dipende in gran parte dai governi dei vari paesi. Il motore a metano? Occorrerà so- stituire tutte le stazioni di benzina per renderlo attuabile.E questo non si fa dalla sera alla mattina. Penso che in prospettiva andre- mo verso l’auto a idrogeno, una vet- tura che sarà un vero e proprio la- boratorio chimico. Sì, l’idrogeno se lo produrrà la macchina con una trasformazione chimica”. “Venga”, dice Martorana. E attra- verso lunghi corridoi mi porta nel cuore dell’impianto. Leggo il nome sulla targhetta: Camera anecoica. Serve per la misurazione della com- patibilità elettromagnetica e ha le pareti con migliaia di cuspidi. Al centro della camera,una vettura-ca- via, e tutt’intorno antenne che ema- nano onde. Qui, oltre le onde, simu- lano persino i fulmini.Perché l’auto di oggi ha venti-venticinque centra- line a bordo, cioè un complesso si- stema elettronico che la governa. In quest’altra camera viene mi- surato il tasso d’inquinamento. Sott’osservazione c’è una Panda col- legata a tubi e macchine di rileva- mento dati. Nella struttura (25mila metri qua- drati su centomila di verde) ci sono venti celle provamotori: dieci per le prove di qualità e dieci per l’affida- bilità. Il tutto sotto il controllo di centinaia di computer che rilevano in continuazione i parametri del mo- tore acceso. Più avanti, come fosse un bue squartato, vedo una Lancia in una cella frigorifera: ondeggia e trabal- la su quattro sostegni,collegata con una serie di cavi ai calcolatori. La struttura di comando qui è or- ganizzata con tre capidipartimento: i responsabili sono tutti giovani in- gegneri.“Li assunsi dieci anni fa – di- ce Martorana - e ora sono direttori”. Al primo piano dell’edificio 27 mi ritrovo in una grande sala con deci- ne di computer e scrivanie: sono i progettisti, ragazzi d’ingegno che si occupano dell’architettura del vei- colo. Un piano più sotto c’è la Sala del- la Realtà Virtuale. Martorana mi in- troduce in un ambiente dipinto com- pletamente di blu. Un tecnico mi of- fre un paio di occhiali tridimensio- nali e proietta sullo schermo un’im- magine a colori che simula un inci- dente. Qui si analizza, quattro anni prima di costruire la vettura, l’im- patto tra un’autombile e un barrie- ra. “Questa tecnica – spiega l’inge- gnere - serve a ridurre il numero di prototipi fisici”.E così assisto ad un urto frontale di una Stilo contro un muro. Che accade nell’interno del- l’auto? Semplice: i progettisti pos- sono osservare le deformazioni sul- la struttura per migliorarne le par- ti critiche. Intanto che osservo, una ragazza bionda al computer rileva i dati della fluidodinamica”. “Sento parlare di obiettivi impor- tanti nel campo della riduzione dei consumi e delle emissioni allo sca- rico. E così capisco meglio perché Elasis contribuisce in modo signifi- cativo alla ricerca e allo svi- luppo di nuovi prodotti che ri- spondano alle mutevoli esi- genze di mercato”. Ritorno nell’ufficio di Mar- torana con mille sensazioni. Ora so che in questo centro di eccellenza si esplora il futuro. Che qui confluiscono tutte le competenze finalizzate all’in- novazione di nuovi concetti ar- chitetturali di veicoli. Che da questi computer nascono le so- luzioni avanzate e competitive in termini di prestazioni, comfort e sicurezza”. Ma lui, Domenico Martora- na, il profeta della scienza e della tecnica, si è spogliato di ogni identità per aderire al progetto Ela- sis? Sull’altare della produttività e dell’efficienza non avverte più alcu- na nostalgia? E ancora: come riesce a convivere nel suo armadio ideolo- gico la tecnologia e il ricordo di Scia- scia? Insomma, riesce ancora a me- ravigliarsi del passero che cinguet- ta su quell’antenna, anziché del computer? Dove cercherà Martora- na ciò che ancora non ha saputo: nei mille computer di Elasis o altrove? Mentre rimugino tante domande, scopro che il neo ingegnere non è un sonnambulo, né tiene in scarso con- to il suo passato. Al contrario, al- l’improvviso stacca la spina e dalla tecnologia ritorna alle origini. “Sa una cosa? – mi dice in tono dimesso – nell’aula, durante la cerimonia di consegna della laurea honoris cau- sa c’era mia moglie e i miei due fi- gli. Be’, la cosa che più mi ha colpi- to è stato di vedere mia figlia,che la- vora a Faenza,fare sette ore di viag- gio per essere presente. Le pare po- co?”. E a dimostrazione che il futu- ro ha un cuore antico, ecco l’ultima confidenza prima del congedo. “A fine settimana esce il mio pri- mo romanzo – sussurra Martorana - s’intitola: Poesia per un paese che muore. Sì, dopo tanti libri di carat- tere tecnico, ho avvertito il bisogno di dare sfogo a un’altra mia voca- zione, quella meno razionale e più fantastica. Le manderò una copia del libro e vedrà la parte di me che non si vede…”. C ULTURA RICERCA & TECNOLOGIA RICERCA & TECNOLOGIA

Transcript of IL ENARO Sabato 20 dicembre 2003 Libreria e cartoleria CULTURA cervelli... · 2015-01-17 · IL...

Page 1: IL ENARO Sabato 20 dicembre 2003 Libreria e cartoleria CULTURA cervelli... · 2015-01-17 · IL DENARO 60 Viale Augusto, 43/51 - 80125 Napoli Tel. 081 2394621 Fax 081 2425441 CARTOLIBRERIA

IL DENARO 60

Viale Augusto, 43/51 - 80125 NapoliTel. 081 2394621 Fax 081 2425441

CARTOLIBRERIAdi Lieto Gianfranco

giorgio lietowww.giorgiolieto.com

E-mail: [email protected]

Sabato 20 dicembre 2003

*Consorzio librerie Pisanti, Lieto, ManciniTel. 081 476971 • www.vesuviolibri.it

VESUVIOLIBRI*

Libreria e cartoleria

Villa Bruno S. Giorgio a Cremano

Elasis - viaggio nel Centro di Ricerca e Sviluppo per l’ingegneria automotoristica:

Ottocento cervelli agli ordini diun magodI GOFFREDO LOCATELLI

Nelle campagne inumidite dal-la bruma mattutina, a Pomi-gliano d’Arco,ieri ho visto un

pezzo di Silicon Valley. Mille com-puter in funzione e ottocento cer-velli al lavoro. Ho attraversato perdue ore Elasis, una struttura di al-tissimo livello con un nome antico:la più alta concentrazione di ricer-catori e progettisti dell’ingegneriaautomotoristica, senza paragoni daRoma alla Sicilia.Ho visto camere dafantascienza dove le interiora del-l’automobile, al pari di quelle di unanimale, vengono sezionate per es-sere studiate scandagliate e analiz-zate centimetro per centimetro.Mo-tori di ogni tipo collegati con elet-trodi a calcolatori e sofisticati mac-chinari, come si fa coi pazienti sot-toposti a elettrocardiogramma.E hovisto – spettacolo bellissimo! - cen-tinaia di giovani ingegneri dai qua-rant’anni in giù - la crema sfornatadalle nostre università - alle presecon un lavoro esaltante: la proget-tazione dei motori e delle macchinedel futuro.

A guidarmi nella scoperta di que-sta autentica Università dell’Auto-mobile è un sessantatreenne sicilia-no dagli occhi azzurri e dalla vocemetallica. La stessa testa d’uovo che,giovedì sera, ha indossato la togaaccademica per ricevere,dal rettoredella Seconda Università di Napoli,la laurea honoris causa in ingegne-ria meccanica.Il salone di Città del-la Scienza, dove si è svolta la ceri-monia (e dove Luigi Nicolais ha let-to la laudatio) era gremito di catte-dratici e ingegneri venuti ad ascol-tare la lectio magistralis del lau-reando su: “Il ruolo della ricerca ap-plicata nello sviluppo del Mezzo-giorno”.

Nel suo ufficio di amministrato-re delegato,Domenico Martorana hauna grande mappa della sua Siciliaappesa alla parete. Gli chiedo comesi sente oggi, primo giorno da inge-gnere. Mi dice che la laurea honoriscausa non è un titolo alla memoria,ma un riconoscimento che gli dà sti-moli nuovi per continuare un’av-ventura entusiasmante.Subito dopoci tiene a ricordare di essere con-terraneo di Leonardo Sciascia.E par-tendo dall’autore di “A ciascuno ilsuo”, inizia a raccontare.

“A Caltanissetta,dove insegnava eaveva una figlia al liceo, Sciasciaamava parlare con noi giovani. Cidiceva che per cambiare il nostrodestino bisognava andare via dallaSicilia: sì, andare via per poi ritor-nare. E così ho fatto. Scelsi di anda-re a studiare al Nord dove mi laureaiin chimica. A dire il vero la materianon mi piaceva molto. Ma quellanuova facoltà sorta a Torino, chimi-ca industriale, fu il viatico per con-vincere mio padre a mandarmi fuo-ri dalla Sicilia. E dopo la laurea en-trai nel gruppo Fiat.Sì, lo so,un chi-mico non c’entra niente con l’auto.Ma quando nel ’70 fui assunto io mioccupavo di combustibili nucleari,perché a quel tempo l’Italia dovevafare un sottomarino nucleare.Da al-lora sono rimasto a Torino, dove hocasa e famiglia.E oggi faccio il pen-dolare tra il Piemonte e la Campa-nia”.

“Pomigliano, quando nel ’90 hocominciato,era un disastro: qui c’e-ra un ex campo d’aviazione che ab-

biamo dovuto sminare per utiliz-zarlo. Per giunta c’erano al Comunefunzionari e non amministratori,undialogo difficile all’inizio. E ritardidi anni per ottenere le licenze edili-zie.Scegliemmo Pomigliano per duemotivi.Primo: il sistema universita-rio di Napoli è stimato a livello in-ternazionale: tanto è vero che pren-demmo i nostri ingegneri tutti in lo-co.Secondo: Pomigliano era geogra-ficamente al centro del sistema pro-duttivo Fiat nel Mezzogiorno”.

“Un giudizio su Elasis? Credo siapositivo: oggi Elasis è una granderealtà, oltre ad essere consideratauno degli assets Fiat più importan-ti. In dieci anni abbiamo moltipli-cato per dieci gli assunti.Nel nostrocentro lavorano circa 800 tra ricer-catori e tecnici, di cui 350 sono in-gegneri. Inoltre abbiamo stabilitoun ottimo rapporto con l’ambienteesterno.Vede,una volta i sindaci vo-levano gli stabilimenti dai grandinumeri,ora hanno capito che i gran-di numeri non sempre sono quelliche interagiscono col territorio.Ela-sis ha invece la capacità di far na-scere nuove imprese: sì, piccoleaziende che crescono ruotando in-torno a noi per fornirci servizi e pro-gettazioni automotoristiche”.

“Quanto vale Elasis? La nostra so-cietà fattura cento milioni di eurol’anno. Ma noi amiamo paragonar-ci alle grandi società europee, comeper esempio la Porsche engeneering.Qui al Sud non vi è nulla di parago-nabile,e al Nord può competere connoi solo il gruppo di Ricerche Fiat.Ma credo sia parimenti importantel’operazione culturale. Intendo direche Elasis è la dimostrazione che alSud può nascere un centro di com-petenza elevatissimo. Lo sa quantoci vuole per far sì che un ingegnerediventi un progettista? Ecco, grazieanche alla formazione, Elasis è uncentro di cultura automobilistica,oltre che una società d’ingegneria.Abbiamo formato decine e decine digiovani assunti poi nella Fiat Auto:a riprova del nostro buon sistema

formativo.Oggi i nostri gio-vani vengono mandati a To-rino o in Usa per impararecome si fa un’automobile”.

“Come funziona Elasis? E’semplice. La Fiat vuole svi-luppare una famiglia di vei-coli? Be’,quattro anni primadi produrla ci chiede di pro-gettarla. Per esempio, lapiattaforma di cui ci stiamooccupando servirà per pro-durre un veicolo dell’AlfaRomeo: un Suv (Sport uti-lity veicle) che sarà prontonel 2005.Ci stanno lavorando già daun anno e mezzo 150 nostri tecnici”.

“Come sarà l’auto del futuro? Ilnuovo cuore,cioè il motore,è l’armavincente.Il motore è una bestia stra-na,ancora oggi non è del tutto esplo-rato perché richiede investimenti,richiede scenari. Da noi ci sono 150addetti al Centro motori.

Credo ci saranno davvero motorialternativi all’attuale motore a scop-pio.Ma occorre ricordare che,silen-ziosamente,il motore termico è cam-biato moltissimo negli ultimi anni.La tecnologia Multijet, che la Fiatha lanciato con la nuova Panda e lanuova Punto,è la dimostrazione del-le potenzialità del motore termico.

L’inquinamento da combustione?Grazie ai nuovi motori oggi è quasidel tutto scomparso, ma certo restal’inquinamento termico.

Il motore elettrico? Per ora non èuna soluzione praticabile. Servonograndi investimenti e una politicadi sostituzione che dipende in granparte dai governi dei vari paesi.

Il motore a metano? Occorrerà so-stituire tutte le stazioni di benzinaper renderlo attuabile.E questo nonsi fa dalla sera alla mattina.

Penso che in prospettiva andre-mo verso l’auto a idrogeno,una vet-tura che sarà un vero e proprio la-boratorio chimico. Sì, l’idrogeno selo produrrà la macchina con unatrasformazione chimica”.

“Venga”, dice Martorana. E attra-

verso lunghi corridoi mi porta nelcuore dell’impianto. Leggo il nomesulla targhetta: Camera anecoica.Serve per la misurazione della com-patibilità elettromagnetica e ha lepareti con migliaia di cuspidi. Alcentro della camera,una vettura-ca-via, e tutt’intorno antenne che ema-nano onde. Qui, oltre le onde, simu-lano persino i fulmini.Perché l’autodi oggi ha venti-venticinque centra-line a bordo, cioè un complesso si-stema elettronico che la governa.

In quest’altra camera viene mi-surato il tasso d’inquinamento.Sott’osservazione c’è una Panda col-legata a tubi e macchine di rileva-mento dati.

Nella struttura (25mila metri qua-drati su centomila di verde) ci sonoventi celle provamotori: dieci per leprove di qualità e dieci per l’affida-bilità. Il tutto sotto il controllo dicentinaia di computer che rilevanoin continuazione i parametri del mo-tore acceso.

Più avanti, come fosse un buesquartato, vedo una Lancia in unacella frigorifera: ondeggia e trabal-la su quattro sostegni,collegata conuna serie di cavi ai calcolatori.

La struttura di comando qui è or-ganizzata con tre capidipartimento:i responsabili sono tutti giovani in-gegneri.“Li assunsi dieci anni fa – di-ce Martorana - e ora sono direttori”.

Al primo piano dell’edificio 27 miritrovo in una grande sala con deci-ne di computer e scrivanie: sono i

progettisti, ragazzi d’ingegno che sioccupano dell’architettura del vei-colo.

Un piano più sotto c’è la Sala del-la Realtà Virtuale.Martorana mi in-troduce in un ambiente dipinto com-pletamente di blu.Un tecnico mi of-fre un paio di occhiali tridimensio-nali e proietta sullo schermo un’im-magine a colori che simula un inci-dente. Qui si analizza, quattro anniprima di costruire la vettura, l’im-patto tra un’autombile e un barrie-ra. “Questa tecnica – spiega l’inge-gnere - serve a ridurre il numero diprototipi fisici”.E così assisto ad unurto frontale di una Stilo contro unmuro. Che accade nell’interno del-l’auto? Semplice: i progettisti pos-sono osservare le deformazioni sul-la struttura per migliorarne le par-ti critiche. Intanto che osservo, unaragazza bionda al computer rileva idati della fluidodinamica”.

“Sento parlare di obiettivi impor-tanti nel campo della riduzione deiconsumi e delle emissioni allo sca-rico. E così capisco meglio perchéElasis contribuisce in modo signifi-

cativo alla ricerca e allo svi-luppo di nuovi prodotti che ri-spondano alle mutevoli esi-genze di mercato”.

Ritorno nell’ufficio di Mar-torana con mille sensazioni.Ora so che in questo centro dieccellenza si esplora il futuro.Che qui confluiscono tutte lecompetenze finalizzate all’in-novazione di nuovi concetti ar-chitetturali di veicoli. Che daquesti computer nascono le so-luzioni avanzate e competitivein termini di prestazioni,comfort e sicurezza”.

Ma lui, Domenico Martora-na, il profeta della scienza e

della tecnica, si è spogliato di ogniidentità per aderire al progetto Ela-sis? Sull’altare della produttività edell’efficienza non avverte più alcu-na nostalgia? E ancora: come riescea convivere nel suo armadio ideolo-gico la tecnologia e il ricordo di Scia-scia? Insomma, riesce ancora a me-ravigliarsi del passero che cinguet-ta su quell’antenna, anziché delcomputer? Dove cercherà Martora-na ciò che ancora non ha saputo: neimille computer di Elasis o altrove?

Mentre rimugino tante domande,scopro che il neo ingegnere non è unsonnambulo,né tiene in scarso con-to il suo passato. Al contrario, al-l’improvviso stacca la spina e dallatecnologia ritorna alle origini. “Sauna cosa? – mi dice in tono dimesso– nell’aula, durante la cerimonia diconsegna della laurea honoris cau-sa c’era mia moglie e i miei due fi-gli. Be’, la cosa che più mi ha colpi-to è stato di vedere mia figlia,che la-vora a Faenza, fare sette ore di viag-gio per essere presente. Le pare po-co?”. E a dimostrazione che il futu-ro ha un cuore antico, ecco l’ultimaconfidenza prima del congedo.

“A fine settimana esce il mio pri-mo romanzo – sussurra Martorana- s’intitola: Poesia per un paese chemuore. Sì, dopo tanti libri di carat-tere tecnico,ho avvertito il bisognodi dare sfogo a un’altra mia voca-zione, quella meno razionale e piùfantastica. Le manderò una copiadel libro e vedrà la parte di me chenon si vede…”.

CULTURARICERCA & TECNOLOGIARICERCA & TECNOLOGIA