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IL DENARO 60

Viale Augusto, 43/51 - 80125 NapoliTel. 081 2394621 Fax 081 2425441

CARTOLIBRERIAdi Lieto Gianfranco

giorgio lietowww.giorgiolieto.com

E-mail: [email protected]

Sabato 20 dicembre 2003

*Consorzio librerie Pisanti, Lieto, ManciniTel. 081 476971 • www.vesuviolibri.it

VESUVIOLIBRI*

Libreria e cartoleria

Villa Bruno S. Giorgio a Cremano

Elasis - viaggio nel Centro di Ricerca e Sviluppo per l’ingegneria automotoristica:

Ottocento cervelli agli ordini diun magodI GOFFREDO LOCATELLI

Nelle campagne inumidite dal-la bruma mattutina, a Pomi-gliano d’Arco,ieri ho visto un

pezzo di Silicon Valley. Mille com-puter in funzione e ottocento cer-velli al lavoro. Ho attraversato perdue ore Elasis, una struttura di al-tissimo livello con un nome antico:la più alta concentrazione di ricer-catori e progettisti dell’ingegneriaautomotoristica, senza paragoni daRoma alla Sicilia.Ho visto camere dafantascienza dove le interiora del-l’automobile, al pari di quelle di unanimale, vengono sezionate per es-sere studiate scandagliate e analiz-zate centimetro per centimetro.Mo-tori di ogni tipo collegati con elet-trodi a calcolatori e sofisticati mac-chinari, come si fa coi pazienti sot-toposti a elettrocardiogramma.E hovisto – spettacolo bellissimo! - cen-tinaia di giovani ingegneri dai qua-rant’anni in giù - la crema sfornatadalle nostre università - alle presecon un lavoro esaltante: la proget-tazione dei motori e delle macchinedel futuro.

A guidarmi nella scoperta di que-sta autentica Università dell’Auto-mobile è un sessantatreenne sicilia-no dagli occhi azzurri e dalla vocemetallica. La stessa testa d’uovo che,giovedì sera, ha indossato la togaaccademica per ricevere,dal rettoredella Seconda Università di Napoli,la laurea honoris causa in ingegne-ria meccanica.Il salone di Città del-la Scienza, dove si è svolta la ceri-monia (e dove Luigi Nicolais ha let-to la laudatio) era gremito di catte-dratici e ingegneri venuti ad ascol-tare la lectio magistralis del lau-reando su: “Il ruolo della ricerca ap-plicata nello sviluppo del Mezzo-giorno”.

Nel suo ufficio di amministrato-re delegato,Domenico Martorana hauna grande mappa della sua Siciliaappesa alla parete. Gli chiedo comesi sente oggi, primo giorno da inge-gnere. Mi dice che la laurea honoriscausa non è un titolo alla memoria,ma un riconoscimento che gli dà sti-moli nuovi per continuare un’av-ventura entusiasmante.Subito dopoci tiene a ricordare di essere con-terraneo di Leonardo Sciascia.E par-tendo dall’autore di “A ciascuno ilsuo”, inizia a raccontare.

“A Caltanissetta,dove insegnava eaveva una figlia al liceo, Sciasciaamava parlare con noi giovani. Cidiceva che per cambiare il nostrodestino bisognava andare via dallaSicilia: sì, andare via per poi ritor-nare. E così ho fatto. Scelsi di anda-re a studiare al Nord dove mi laureaiin chimica. A dire il vero la materianon mi piaceva molto. Ma quellanuova facoltà sorta a Torino, chimi-ca industriale, fu il viatico per con-vincere mio padre a mandarmi fuo-ri dalla Sicilia. E dopo la laurea en-trai nel gruppo Fiat.Sì, lo so,un chi-mico non c’entra niente con l’auto.Ma quando nel ’70 fui assunto io mioccupavo di combustibili nucleari,perché a quel tempo l’Italia dovevafare un sottomarino nucleare.Da al-lora sono rimasto a Torino, dove hocasa e famiglia.E oggi faccio il pen-dolare tra il Piemonte e la Campa-nia”.

“Pomigliano, quando nel ’90 hocominciato,era un disastro: qui c’e-ra un ex campo d’aviazione che ab-

biamo dovuto sminare per utiliz-zarlo. Per giunta c’erano al Comunefunzionari e non amministratori,undialogo difficile all’inizio. E ritardidi anni per ottenere le licenze edili-zie.Scegliemmo Pomigliano per duemotivi.Primo: il sistema universita-rio di Napoli è stimato a livello in-ternazionale: tanto è vero che pren-demmo i nostri ingegneri tutti in lo-co.Secondo: Pomigliano era geogra-ficamente al centro del sistema pro-duttivo Fiat nel Mezzogiorno”.

“Un giudizio su Elasis? Credo siapositivo: oggi Elasis è una granderealtà, oltre ad essere consideratauno degli assets Fiat più importan-ti. In dieci anni abbiamo moltipli-cato per dieci gli assunti.Nel nostrocentro lavorano circa 800 tra ricer-catori e tecnici, di cui 350 sono in-gegneri. Inoltre abbiamo stabilitoun ottimo rapporto con l’ambienteesterno.Vede,una volta i sindaci vo-levano gli stabilimenti dai grandinumeri,ora hanno capito che i gran-di numeri non sempre sono quelliche interagiscono col territorio.Ela-sis ha invece la capacità di far na-scere nuove imprese: sì, piccoleaziende che crescono ruotando in-torno a noi per fornirci servizi e pro-gettazioni automotoristiche”.

“Quanto vale Elasis? La nostra so-cietà fattura cento milioni di eurol’anno. Ma noi amiamo paragonar-ci alle grandi società europee, comeper esempio la Porsche engeneering.Qui al Sud non vi è nulla di parago-nabile,e al Nord può competere connoi solo il gruppo di Ricerche Fiat.Ma credo sia parimenti importantel’operazione culturale. Intendo direche Elasis è la dimostrazione che alSud può nascere un centro di com-petenza elevatissimo. Lo sa quantoci vuole per far sì che un ingegnerediventi un progettista? Ecco, grazieanche alla formazione, Elasis è uncentro di cultura automobilistica,oltre che una società d’ingegneria.Abbiamo formato decine e decine digiovani assunti poi nella Fiat Auto:a riprova del nostro buon sistema

formativo.Oggi i nostri gio-vani vengono mandati a To-rino o in Usa per impararecome si fa un’automobile”.

“Come funziona Elasis? E’semplice. La Fiat vuole svi-luppare una famiglia di vei-coli? Be’,quattro anni primadi produrla ci chiede di pro-gettarla. Per esempio, lapiattaforma di cui ci stiamooccupando servirà per pro-durre un veicolo dell’AlfaRomeo: un Suv (Sport uti-lity veicle) che sarà prontonel 2005.Ci stanno lavorando già daun anno e mezzo 150 nostri tecnici”.

“Come sarà l’auto del futuro? Ilnuovo cuore,cioè il motore,è l’armavincente.Il motore è una bestia stra-na,ancora oggi non è del tutto esplo-rato perché richiede investimenti,richiede scenari. Da noi ci sono 150addetti al Centro motori.

Credo ci saranno davvero motorialternativi all’attuale motore a scop-pio.Ma occorre ricordare che,silen-ziosamente,il motore termico è cam-biato moltissimo negli ultimi anni.La tecnologia Multijet, che la Fiatha lanciato con la nuova Panda e lanuova Punto,è la dimostrazione del-le potenzialità del motore termico.

L’inquinamento da combustione?Grazie ai nuovi motori oggi è quasidel tutto scomparso, ma certo restal’inquinamento termico.

Il motore elettrico? Per ora non èuna soluzione praticabile. Servonograndi investimenti e una politicadi sostituzione che dipende in granparte dai governi dei vari paesi.

Il motore a metano? Occorrerà so-stituire tutte le stazioni di benzinaper renderlo attuabile.E questo nonsi fa dalla sera alla mattina.

Penso che in prospettiva andre-mo verso l’auto a idrogeno,una vet-tura che sarà un vero e proprio la-boratorio chimico. Sì, l’idrogeno selo produrrà la macchina con unatrasformazione chimica”.

“Venga”, dice Martorana. E attra-

verso lunghi corridoi mi porta nelcuore dell’impianto. Leggo il nomesulla targhetta: Camera anecoica.Serve per la misurazione della com-patibilità elettromagnetica e ha lepareti con migliaia di cuspidi. Alcentro della camera,una vettura-ca-via, e tutt’intorno antenne che ema-nano onde. Qui, oltre le onde, simu-lano persino i fulmini.Perché l’autodi oggi ha venti-venticinque centra-line a bordo, cioè un complesso si-stema elettronico che la governa.

In quest’altra camera viene mi-surato il tasso d’inquinamento.Sott’osservazione c’è una Panda col-legata a tubi e macchine di rileva-mento dati.

Nella struttura (25mila metri qua-drati su centomila di verde) ci sonoventi celle provamotori: dieci per leprove di qualità e dieci per l’affida-bilità. Il tutto sotto il controllo dicentinaia di computer che rilevanoin continuazione i parametri del mo-tore acceso.

Più avanti, come fosse un buesquartato, vedo una Lancia in unacella frigorifera: ondeggia e trabal-la su quattro sostegni,collegata conuna serie di cavi ai calcolatori.

La struttura di comando qui è or-ganizzata con tre capidipartimento:i responsabili sono tutti giovani in-gegneri.“Li assunsi dieci anni fa – di-ce Martorana - e ora sono direttori”.

Al primo piano dell’edificio 27 miritrovo in una grande sala con deci-ne di computer e scrivanie: sono i

progettisti, ragazzi d’ingegno che sioccupano dell’architettura del vei-colo.

Un piano più sotto c’è la Sala del-la Realtà Virtuale.Martorana mi in-troduce in un ambiente dipinto com-pletamente di blu.Un tecnico mi of-fre un paio di occhiali tridimensio-nali e proietta sullo schermo un’im-magine a colori che simula un inci-dente. Qui si analizza, quattro anniprima di costruire la vettura, l’im-patto tra un’autombile e un barrie-ra. “Questa tecnica – spiega l’inge-gnere - serve a ridurre il numero diprototipi fisici”.E così assisto ad unurto frontale di una Stilo contro unmuro. Che accade nell’interno del-l’auto? Semplice: i progettisti pos-sono osservare le deformazioni sul-la struttura per migliorarne le par-ti critiche. Intanto che osservo, unaragazza bionda al computer rileva idati della fluidodinamica”.

“Sento parlare di obiettivi impor-tanti nel campo della riduzione deiconsumi e delle emissioni allo sca-rico. E così capisco meglio perchéElasis contribuisce in modo signifi-

cativo alla ricerca e allo svi-luppo di nuovi prodotti che ri-spondano alle mutevoli esi-genze di mercato”.

Ritorno nell’ufficio di Mar-torana con mille sensazioni.Ora so che in questo centro dieccellenza si esplora il futuro.Che qui confluiscono tutte lecompetenze finalizzate all’in-novazione di nuovi concetti ar-chitetturali di veicoli. Che daquesti computer nascono le so-luzioni avanzate e competitivein termini di prestazioni,comfort e sicurezza”.

Ma lui, Domenico Martora-na, il profeta della scienza e

della tecnica, si è spogliato di ogniidentità per aderire al progetto Ela-sis? Sull’altare della produttività edell’efficienza non avverte più alcu-na nostalgia? E ancora: come riescea convivere nel suo armadio ideolo-gico la tecnologia e il ricordo di Scia-scia? Insomma, riesce ancora a me-ravigliarsi del passero che cinguet-ta su quell’antenna, anziché delcomputer? Dove cercherà Martora-na ciò che ancora non ha saputo: neimille computer di Elasis o altrove?

Mentre rimugino tante domande,scopro che il neo ingegnere non è unsonnambulo,né tiene in scarso con-to il suo passato. Al contrario, al-l’improvviso stacca la spina e dallatecnologia ritorna alle origini. “Sauna cosa? – mi dice in tono dimesso– nell’aula, durante la cerimonia diconsegna della laurea honoris cau-sa c’era mia moglie e i miei due fi-gli. Be’, la cosa che più mi ha colpi-to è stato di vedere mia figlia,che la-vora a Faenza, fare sette ore di viag-gio per essere presente. Le pare po-co?”. E a dimostrazione che il futu-ro ha un cuore antico, ecco l’ultimaconfidenza prima del congedo.

“A fine settimana esce il mio pri-mo romanzo – sussurra Martorana- s’intitola: Poesia per un paese chemuore. Sì, dopo tanti libri di carat-tere tecnico,ho avvertito il bisognodi dare sfogo a un’altra mia voca-zione, quella meno razionale e piùfantastica. Le manderò una copiadel libro e vedrà la parte di me chenon si vede…”.

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