IL EL CASO DENALI PER DIFFIDENTI, II PARA RECELOSOS, II · Pues bien: El Introísta nos señala un...
Transcript of IL EL CASO DENALI PER DIFFIDENTI, II PARA RECELOSOS, II · Pues bien: El Introísta nos señala un...
1
IL “CASO DENALI”
PER DIFFIDENTI, II
Nella prima parte, dopo segnalare otto
Denali nella mappa di Spagna, dai quali è una
replica il Denali di Alaska, un’occhiata
sull’insieme ci faceva supporre che ci sarebbero
alcuni altri punti candidati allo stesso titolo.
Ebbene, l’Introista ci
segnala un nono Denali al Nord
della sboccatura del Tajo, e
consti che né volevamo né
vogliamo anticipare avvenimenti.
Si tratta della Penisola di
“Penice”, uno spazio degradato “dall’urbani-
zzazione”, ma il cui nome ancora ci permette di
riconoscerla come un vero Denali anteriore a
quel di Alaska. In effetti:
Certe leggi della linguistica, più facili di
capire che d’incontrare, ci parlano di certo
“ballo di lettere”, e ci spiegano quello che ci sia
dietro la parola Penice:
La dentale T suole essere rimpiazzata
dalla sua sorella la D, e anche dalla sua cugina
la labiale P. Per questo possiamo intuire che il
nome originale di questa penisola era Tenice,
parola entro della radice Tana/Tena > Teni che
-ricordiamo- era quella
usata dai popoli dell’antica
Spagna per nominare i
“Finisterre”, luoghi che
mettevano limiti alla sua
marcia civilizzatrice. Que-
sto saputo posiamo am-
mettere che la penisola di
Tenice > Peniche, avan-
zando solitaria verso nes-
suna parte, nell’Oceano,
fu un perfetto Finisterre. E
possiamo aggiungere una
nona croce nella mappa.
Di fronte a questa
mappa, due giorni dopo il “plebiscito separatista
di Mas”, quanto ridicolo parlare del diritto
all’indipendenza quando la vocazione storica di
tutti i popoli e regioni di Spagna, incluso il
Portogallo, da sempre è stata l’unità.
EL “CASO DENALI”
PARA RECELOSOS, II
En la primera parte, tras señalar ocho
Denalis en el mapa de España, de los que es
una réplica el Denali de Alaska, un golpe de
vista sobre el conjunto hacía suponer que
habría algunos otros puntos
candidatos al mismo título.
Pues bien: El Introísta nos
señala un 9º Denali al Norte de
la desembocadura del Tajo, y
conste que ni queríamos ni
queremos anticipar acontecimientos.
Se trata de la Península de “Peniche”, un
espacio degradado por la “urbanización”, pero
cuyo nombre aún nos permite reconocerla
como un auténtico Denali anterior al de Alaska.
En efecto:
Ciertas leyes de la lingüística, más fáciles
de entender que de encontrar, nos hablan de
cierto “baile de letras”, y nos explican lo que
hay detrás de la palabra Peniche:
La dental T suele ser reemplazada por su
hermana D, y por su prima la labial P. Por eso
podemos intuir que el nombre original de esta
península era Teniche, palabra dentro de la raíz
Tana/Tena > Teni que -
recordemos- era la usada por
los pueblos de la antigua
España para designar los
“Finisterre”, lugares que ponían
límites a su marcha civilizadora.
Esto sabido, bien podemos
admitir que la península de
Teniche > Peniche, avanzando
solitaria hacia ninguna parte,
en el Océano, fue un perfecto
Finisterre. Ya podemos añadir
una novena cruz a nuestro
mapa.
Frente a este mapa, a dos
días del “plebiscito separatista de Mas”, ¡qué
ridículo hablar del derecho a la independencia
cuando la vocación histórica de todos los
pueblos y regiones de España, incluido
Portugal, de siempre ha sido la de la unidad.
2
Andiamo però al
nostro tema, il qualle è
confermato da altri tre
toponimi della stessa radice
che, come seguito del
“Tenice” > Penice, fanno
coro alla loro realtà di vero
Finisterre, nell’unità di
Spagna: Il cercano e Tenedo
> Penedo e i più lontani
Tondela e Tiñel > Piñel
(Pinhel, in portoghese).
Addirittura -ci chiarisce
Jorge-, tutti loro ci rimandano a Santoña, nella
regione Cantabrica che, data la sua condizione
d’isola e di “Porto” per antonomasia nel punto
più nordico della Spagna, fu il Finisterre per
eccellenza durante molti millenni, e l’origine di
tutta questa famiglia toponimica.
Perché il Toña di Santoña è il padre di
tutte le Donas catalane, della Doñana e Donadii
andalusi, del Toñanes cantabrico, così vicino al
finale della Terra dove incominciò tutta questa
storia…, del Penice portoghese e, naturalmente,
del Denali del nostro racconto.
Anche segnalate nella mappa, e per
avvallare quello detto, là ci sono le città di
Estoril e Santarem, i cui nomi ci rimandano ad
Asturias e Santander, e Coimbra a Cambria,
una vecchia denominazione di Cantabria, che
ancora perdura nel fiume Cambray di Liebana,
e in Cambray (attuale Comillas), e nel Cambrils
catalano, en nella “Cambria” scocesse, e nella
Cambridge inglese e la Cambrai francese, e in
Cambria, originale nome del Paese di Galles.
E dove ci rimanderebbe l’affamato Oporto?
Ebbene, allo stesso luogo, al “Porto” per
antonomasia che fu la
Santoña Santanderina
-per non parlare del
basco Portugalete-,
dove è stato il primo
Denali della storia. E
allo stesso luogo ci
rimanda il nome di
Portogallo, che
significa Porto Gallo”,
poiché da “O Porto”
prese nome il paese.
Pero vamos a lo
nuestro, lo cual es
respaldado por otros tres
topónimos de la misma
raíz que, como séquito
del “Teniche” > Peniche,
corean su realidad de
auténtico Finisterre, en
la unidad de España: El
cercano Tenedo >
Penedo y los más
lejanos Tondela y Tiñel
> Piñel (Pinhel, en
portugués). Además -nos aclara Jorge-, todos
ellos nos remiten a Santoña, en la región
Cantábrica que, dada su condición de isla y de
“Puerto” por antonomasia en el punto más
norteño de España, fue el Finisterre por
excelencia durante muchos milenios, y el origen
de toda esta familia toponímica.
Porque el Toña de Santoña es el padre
de todas las Donas catalanas, de la Doñana y
Donadíos andaluces, del Toñanes cantábrico,
tan cercano al final de la Tierra donde comenzó
toda esta historia…, del Peniche portugués y,
por supuesto, del Denali de nuestro cuento.
También señaladas en el mapa, y para
refrendar lo dicho, ahí están las ciudades de
Estoril y Santarem, cuyos nombres nos remiten
a Asturias y Santander, y Coimbra a Cambria,
una vieja denominación de Cantabria, que aún
perdura en el río Cambray de Liébana, y en
Cambrillas (actual Comillas), y en el Cambrils
catalán, y en la “Cambria” escocesa, y en la
Cambridge inglesa y la Cambrai francesa, y en
Cambria, original nombre del País de Gales.
¿Y a dónde nos remitiría el famoso Oporto?
Pues al mismo sitio, al
“Puerto” por antonomasia
que fue la Santoña
Santanderina -por no
hablar del Portugalete
vasco-, donde estuvo el
primer Denali de la historia.
Y al mismo sitio nos remite
el nombre de Portugal,
que significa “Puerto
Galo”, pues de “O Porto”
tomó nombre el país.
3
Un caso simile accadete
nello Stato di Santo
Domenicoo, che prese il
nome della città di
Santo Domenico,
saputo che il primo
nome dell’isola fu “La
Spagnola”.
Anche il segnalato Óbidos portoghese ci
ricorda l’Oviedo asturiano; come glielo
ricordano l’andalusi Huelva, l’aragonese Olba,
la castigliana Ólvega e le galleghe Olveda e
Olbeira. Toponimi tutti che fanno un chiaro
riferimento al “paese del OLVIDO” -oblio-,
situato nell’intorno dell’antico finale della Terra,
al Nord della Spagna, nell’originale
“Compostela” -con permesso di Jorge-, metta
dei pellegrinaggi che da millenni fa si facevano
da tutte le parti del mondo civilizzando del
Sapiens con lo scopo di venire a morire -o a
rinascere- tra le “acque primigenie”,
dove si situava il “primo Bethlemme” o
presepio della Vita; la culla
dell’umanità. Là si supponeva che
era il “Regno della Morte”, o la
“Terra dell’OLVIDO” -l’oblio-,
già s’intuisce perché, o la
“Regione degli Inferi” o “Averno”, che
così si chiamava il “Cielo”, niente a vedere
con il suo attuale significato.
Un caso parecido
ocurrió con el Estado de
Santo Domingo, que
tomó nombre de la
ciudad de Santo
Domingo, sabido que el
primer nombre de la isla
fue “La Española”.
También el señalado Óbidos portugués
nos recuerda al Oviedo asturiano; como nos le
recuerdan la andaluza Huelva, la aragonesa
Olba, la castellana Ólvega y las gallegas Olveda
y Olbeira. Topónimos todos que hacen una
clara referencia al “país del OLVIDO”, situado
en el entorno del antiguo final de la Tierra, al
Norte de España, el original “Compostela” -con
permiso de Jorge-, meta de las peregrinaciones
que desde hace milenios se emprendían desde
todas las partes del mundo civilizado por el
Sapiens con el objetivo de ir a morir -o a
renacer- entre las “aguas primigenias”, donde
se situaba el “primer Belén” o nacimiento de la
Vida; la cuna de la humanidad. Allí se
suponía que estaba el “Reino de la
Muerte”, o la “Tierra del
OLVIDO”, ya se intuye el
porqué, o la “Región de los
Infiernos” o “Aberno”, que así
llamaban al “Cielo”, nada que ver
con su actual significado.
4
Addirittura, nuovamente con il permesso
di Jorge, non voglio dimenticare quella Gaeiras
= Gadeiras che scopro mentre segnalo nella
mappa i toponimi, la quale ci rimanda alla
prima Cádiz, cioè, a Santander, sempre al Nord
della Spagna.
Se “una rondine non fa lo state”, ecco che
cui vengono a stormi. E là c’è la mappa della
pagina anteriore che ricrea la Conca Atlantica
durante il Quaternario; una mappa che parla da
se stesso e da chiare ragioni di quanto diciamo.
Ricordiamo adesso che alla prima parte
del “DENALI PER DIFFIDENTI” abbiamo
detto che la parola DAÑI, in lingua Rom,
significa montagna, e che la parola DENYURE,
in lingua Bable, o Astur, significa “non plus
ultra”. Ambedue significati rivelavano due
caratteristiche dei luoghi identificati come
Denali. Allora, se cerchiamo la radice “Den”
nelle lingue più antiche del pianeta, ci troviamo
con significati molto rivelatori. Ecco alcuni:
1) In vasco: DEN (Dono = Dios) / DEUN
(Santo, Sagrado) / DENA (che è; ricordare il
biblico “Io sono colui che SONO”) / DONA
(Santa) / DONTSU (Santo) / DONOKI (Cielo)
/ “DENBORA” (tempo).
2) In kalò: DENDESKERO (candeliere) / DEN
(don, sinonimo di Dio) / DENGUE (demonio
o diavolo, due antichi nomi del Sole, cioè, di
Dio) / DENKE (dieci, numero identificato con
Dio) / e –prendi nota lettore- ADONAY, uno
dei nomi ebraici di Dio che in kalò significa
“EMANUELE”, e già sappiamo che
“l’EMANUEL” è il Nostro Dio e Signore Gesù
Cristo.
3) In greco: DENAIOS (imperituro,
eterno) > DENARIO (denaro) / DENDRON
(albero).
Además, de nuevo con permiso de Jorge,
no quiero olvidar esa Gaeiras = Gadeiras que
descubro mientras señalo en el mapa los
topónimos, la cual nos remiten a la primera
Cádiz, o sea, a Santander, siempre al Norte de
España.
Si “una golondrina no hace verano”, aquí
van a bandadas. Y ahí está el mapa de la
página anterior que recrea la Cuenca Atlántica
durante el Cuaternario; un mapa que habla por
sí solo y da claras razones de cuanto decimos.
Recordemos que en la primera parte del
“DENALI PARA RECELOSOS” dijimos que la
palabra DAÑI, en Kaló, significa montaña, y que
la palabra DENYURE, en lengua Bable, o Astur,
significa “non plus ultra”. Ambos significados
revelaban dos características de los lugares
identificados como Denali. Pues si buscamos la
raíz “Den” en las lenguas más antiguas del
planeta, nos encontramos con significados muy
reveladores. He aquí algunos:
1) En vasco: DEN (Don = Dios) / DEUN
(Santo, Sagrado) / DENA (que es; recordar
el bíblico “Yo soy el que SOY”) / DONA
(Santa) / DONTSU (Santo) / DONOKI (Cielo)
/ “DENBORA” (tiempo).
2) En kaló: DENDESKERO (candelero) / DEN
(don, sinónimo de Dios) / DENGUE (demonio
o diablo, dos antiguos nombres del Sol, o
sea, de Dios) / DENKE (diez, número
identificado con Dios) / y -agárrate lector-
ADONAY, uno de los nombres hebreos de
Dios que en kaló significa “MANUEL”, y ya
sabemos que el “EMANUEL” es Ntro. Dios y
Sr. Jesucristo.
3) En griego: DENAIOS (imperecedero,
eterno) > DENARIO (dinero) / DENDRON
(árbol).
“Tres dioses” dicen que había en cierto pueblo,
y nombraban a los tres vecinos más ricos. Pero, aparte anécdotas indiscretas, observar en
la moneda de al lado esos dos símbolos de España. Hay versiones que hablan de ella como “Tierra de Conejos”. De lo que no hay duda es de que era “TIERRA DE OLIVOS”, a juzgar por lo bien abastecida que tenía a la ciudad de Roma, y no porque los romanos lo introdujeran o lo cultivaran.
5
Tutti questi termini, inclusi quelli che
significano tempo, albero -da ARRABALLA,
primigenia dea solare- o denano, ci parlano di
sacralità, se non direttamente di Dio, con lo
quale scopriamo un terzo concetto nascosto
dietro il toponimo Denali, che adesso possiamo
definire come…
DIVINA MONTAGNA “NON PLUS ULTRA”
Cioè, che, più lontano…,
“l’intemporal e inespaciale “Averno” e,
caro o economico, preparare la moneta
per il passaggio di “Caronte”.
4) E, già scoperto il sacro significato della
radice “DEN”, serva la seguente “sacra
ricreazione” nel nostro vecchissimo
spagnolo o castigliano per abbondare
nello stesso:
- Là c’è l’EDEN, dove Dio creó ADAMO.
- Là c’è la parola GIARDINO, che è lo
stesso di EDEN o “giardino di Dio”. Per
questo in inglese si dice GARDEN, e in francese
lo pronunciano GIARDÈN.
- Là c’è il fiume GIORDANO che, come
Jorge Mª ha dimostrato, è una replica di quel
originale GIORDANO, sito nel Nord della
Spagna, il luogo dove i Giudei Esseni situavano
il Paradiso Terrenale che, nel fondo, è lo stesso
“DENA”, cioè, lo stesso Dio.
- Là ci sono i termini ARDENTE e ORDINE
(nel doppio senso della parola), ambedue
relazionate con il Sole, cioè, con Dio.
- Là c’è la GARDENIA, che veramente è
un “gioiello del GIARDINO”, e, se
come intuiamo, Dio è lo
stesso GIARDINO, si
tratta, con permesso
degli ortodossi pertinaci,
di un fiore degno di
adorazione, benché non
tanto come il DENALI, il
“Più grande” giardino di
Alaska, dove ubicare, tara
tanti fiori e frutti, i più alti
desideri e ideali dei nostri
antenati dall’altra riva dei
mari, benché oriundi da
quest’altra.
Todos estos términos, incluidos los que
significan tiempo, árbol -de ARRABALLA,
primigenia diosa solar-, o dinero, nos hablan de
sacralidad, si no directamente de Dios, con lo
que descubrimos un tercer concepto escondido
tras el topónimo Denali, que ahora podemos
definir como…
DIVINA MONTAÑA “NON PLUS ULTRA”
O sea, que, más allá…, el
“intemporal e inespacial “Averno” y,
caro o barato, a preparar la moneda para
el pasaje de “Caronte”.
4) Y, ya descubierto el sagrado significado de
la raíz “DEN”, valga la siguiente “sacra
recreación” en nuestro viejísimo español o
castellano para abundar en lo mismo:
- Ahí tenemos el EDÉN, donde Dios creó a
ADÁN.
- Ahí tenemos la palabra JARDÍN, que es
lo mismo que EDÉN o “Jardín de Dios”. Por
eso en inglés se dice GARDEN, y en francés lo
pronuncian JARDÉN.
- Ahí tenemos el río JORDÁN que, como
Jorge Mª ha probado, es una réplica del original
JORDÁN, sito en el Norte de España, el lugar
donde los Judíos Esenios situaban el Paraíso
Terrenal que, en el fondo, es el mismo “DENA”,
o sea, el mismo Dios.
- Ahí están los términos ARDIENTE y
ORDEN (en el doble sentido de la palabra),
ambas relacionadas con el Sol, o sea, con Dios.
- Ahí tenemos la GARDENIA, que
realmente es una “joya del
JARDÍN”, y, si como
intuimos, Dios es el mismo
JARDÍN, se trata, con
permiso de los ortodoxos
pertinaces, de una flor
digna de adoración, aunque
no tanto como el DENALI,
el “Mas Grande” jardín de
Alaska, donde ubicar, entre
tantas flores y frutos, los
más altos deseos e ideales
de nuestros ancestros de
la otra “orilla del charco”, aunque oriundos de
la de acá.
6
- Là c’è l’albero che, se non
risponde alla radiche “DEN”,
risponde al loro carattere sacro ed
è simbolo per eccellenza del
Paradiso Terrenale, se non del
“celestiale”. Niente di strano
che su di esso vengano ad
apparire non poche Vergini,
come quella della Balvanera -
nella Serra di la Demanda, La
Rioja-, o quella delle Vigne -da
Quintanilla delle Vigne e Aranda di Duero
(Burgos), o “Nostra Signora di Aránzazu”…
Come veniamo di osservare, l’analisi
linguistica, trapassa gli ambiti geografico e
storico per inserirsi nell’antropologico, religioso,
politico… A quel tornando, osserviamo che la
toponimia di Portogallo è un calco di quella del
Nord della Spagna e a essa ci rimanda.
Per incominciare domanderei che cosa
fanno in Portogallo quei “Monti Cantabrici” se
non fosse perché qualche cantabrico fosse
andato là pe battezzarli con questo nome.
O che cosa fanno quelle due città che
rispondono al nome di Aveiro e Évora si non
fosse perché qualche ibero oriundo della
primigenia Iberia -nelle fonti del fiume Ebro-,
fosse andato a fondarle.
- Y ahí tenemos el árbol
que, si no responde a la raíz
“DEN”, responde a su carácter
sagrado y es el símbolo por
excelencia del Paraíso Terrenal, si
no del “celestial”. Nada de
raro que sobre él vengan a
aparecer no pocas Vírgenes,
como la de Balvanera -en la
Sierra de la Demanda, La
Rioja-, o la de Las Viñas -de
Quintanilla de las Viñas y Aranda de Duero
(Burgos)-, o “Ntra. Sra. de Aránzazu”…
Como vamos observando, el análisis
lingüístico, traspasa los ámbitos geográfico e
histórico para inserirse en el antropológico,
religioso, político… A él volviendo, observamos
que la toponimia de Portugal es un calco de la
del Norte de España y a ella nos remite.
Para empezar preguntaría qué pintan
esos “Montes Cantábricos” en Portugal si no
fuera porque algún cántabro hubiera ido allí a
bautizarlos con tal nombre.
O qué pintan esas dos ciudades que
responden al nombre de Aveiro y Évora si no
fuera porque algún íbero oriundo de la
primigenia Iberia -en las fuentes del río Ebro-,
hubiera ido a fundarlas.
7
E la mia retorica non è vana, poiché
nell’intorno dei Monti Cantabrici del Portogallo si
parla la “Llingua Mirandesa”, una variante della
“Lengua Asturiana” o “Llionesa”, che anche si
parla in qualche parte di León. Anche, leggendo
l’analisi linguistica dell’aggettivo “ibrido” (rela-
zionato con Abran, Ibrim, Habiru o hebreo) -
nella risposta di Jorge a Luz Monzón-, si vede
che questo termine ci rimanda agli antichi
halbari = eberi = iberis o iberios, i quali, effetti-
vamente erano ibridi, così fosse già soltanto
a livello mitologico; ed è che procedevano
del mare -e lo sapevano-, benché passas-
sero a regioni secche, dopo vivere durante
millenni in regioni lacustri. Per questo i
pesci, i delfini e gli uccelli acquatici hanno
giocato, e continuano a giocare, un ruolo
così rilevante nell’iconografia, come
mostra quella “Flora burgalesa”, e non se-
guo perché, da ogni luogo sia il lettore può
apportare il suo esempio più vicino.
Questi antichi halbarios
diedero il suo nome al fiume
Halbaria = Iberia = Hibero > Ebro,
che nasceva in una zona interiore
lacustre, e loro eressero e diedero nome alle
dette città portoghese di Averio e Évora.
E che cosa dire di quella “Serra della
Stella”, continuazione del Sistema Centrale?
Ebbene, che ci ricorda la Stella Solare nel
suo corso verso Occi-
dente, lo stesso che
seguivano i pellegrini
verso il “Campo de la
Estrella”, la cui precisa
ubicazione qualche gior-
no ci rivelerà Jorge Mª.
Anche le città di
Braga e di Braganza, al
Nord di Portogallo, ci rimandano alla più antica
Cantabria, quando si chiamava Cantabrigia >
Cantabria; e la seconda ci ricorda il
più potente Ducato portoghese che,
almeno per suo nome, non può
dissimulare la sua fratellanza con
Castiglia. Perché Brigia è sinonimo di
antichità; per questo si chiamò a
Castilla, la “Brigia” > la Vieja
(Vecchia).
Y mi retórica no es vana, porque en el
entorno de los Montes Cantábricos portugueses
se habla la “Llingua Mirandesa”, una variante
de la “Lengua Asturiana” o “Llionesa”, que
también se habla en alguna parte de León.
También, leyendo el análisis lingüístico del
adjetivo “híbrido” (relacionado con Abran,
Ibrim, Habiru o hebreo) -en la respuesta de
Jorge a Luz Monzón-, se ve que este término
nos remite a los antiguos halbarios = eberis =
iberis > iberios quienes, efectivamente,
eran híbridos, así fuera ya tan sólo a
nivel mitológico; y es que procedían del
mar -y lo sabían-, aunque pasaran hacia
regiones secas, tras vivir durante
milenios en zonas lacustres. Por eso los
peces, los delfines y las aves acuáticas
han jugado, y siguen jugando, un papel
tan destacado en la iconografía, como
muestra esa Flora burgalesa, y paro
porque, de cualquier lugar que sea
el lector puede aportar su ejemplo
más cercano.
Pues estos antiguos
halbarios dieron su nombre al río
Halbaria = Iberia = Hibero > Ebro, que nacía
en una zona interior lacustre, y ellos erigieron y
dieron nombre a las citadas ciudades
portuguesas de Averio y Évora.
¿Y qué decir de esa “Sierra de la Estrella”,
continuación del Sistema Central?
Pues que nos recuerda
a la Estrella Solar en su
curso hacia Occidente, el
mismo que seguían los
peregrinos hacia el “Campo
de la Estrella”, cuya precisa
ubicación algún día nos
revelará Jorge Mª.
También las ciudades de Braga y de
Braganza, al Norte de Portugal, nos remiten a
la más antigua Cantabria, cuando se llamaba
Bragia, o Brigia, de donde derivarían
Cantabrigia > Cantabria; y la segunda nos
recuerda al más poderoso Ducado portugués
que, al menos por su nombre, no puede
disimular su hermandad con Castilla. Porque
Brigia es sinónimo de Antigüedad; por eso se
llamó a Castilla, la “Brigia” > la Vieja.
8
Anche è segnata la città di Estrada, che
ugualmente ci rimanda a una località dello
stesso nome nel municipio di Val di San Vi-
cente, in Cantabria, accanto all’originale Campo
della Stella o “Compostela”, al tempo che ci
ricorda il più antico e illustre dei lignaggi del
Nord della Spagna, quel degli STRADE. Così di-
ce una strofa che puntella questa affermazione:
Questa è la Torre di STRADA, la più Nobile tra i BASKI, più vecchia dei BELASKI
e che al RE no deve NIENTE.
E chiariamo tre cose:
1) Che i “BELASKI” non sono di ieri
poiche…,
Prima che DIO fosse DIO e i macigni, macigni, i KIRÓS erano KIRÓS
e i BELASKI…, BELASKI.
2) Che “BELASKOS”, e “BASCOS”, erano
chiamati gli abitanti della “Montagna”, l’attuale
Cantabria.. e ancora si chiama con tale
gentilizio a quelli del mio
paese, Torresandino, vici-
no alla Rivera del Duero:
“CASCONES!” E non mi
costa che abbiamo Rh
negativo. Niente per tanto
di stringere il tale concetto
per pretendere designare
soltanto gli attuali abitanti
del “Paese Basco”.
3) Che da STRADA, il punto finale degli
antichi pellegrinaggi, deriva lo
STOP inglese, come anche dei
cammini che la conducevano
presero nome le STRADE in
italiano, portoghese e tedesco.
A questo punto, se per caso
ci siamo perduti tra tanto bosco,
ricordiamo che fu nel Denali di
Alaska dove iniziamo la nostra particolare
“strada”, la quale ci ha portato alla primigenia
DIVINA MONTAGNA “NON PLUS ULTRA”
della Spagna, il luogo da dove uscirono i primi
colonizzatori dell’America, cosa che ogni volta si
torna più evidente.
También está señalada la ciudad de
Estrada, que igualmente nos remite a una
localidad del mismo nombre en el municipio de
Val de San Vicente, en Cantabria, junto al
original Campo de la Estrella o “Compostela”, al
tiempo que nos recuerda al más antiguo e
ilustre de los linajes del Norte de España, el de
Los ESTRADA. Así reza una estrofa que
apuntala esta afirmación:
Esta es la Torre de ESTRADA, la más Noble entre los BASKOS,
más vieja que los BELASKOS
y que al REY no debe NADA.
Y aclaramos tres cosas:
1) Que los “BELASKOS” no son de ayer
porque…,
Antes que DIOS fuese DIOS y los peñascos, peñascos,
los KIRÓS eran KIRÓS
y los BELASKOS…, BELASKOS.
2) Que “BELASKOS”, y “BASCOS”, eran
llamados los habitantes de la
“Montaña”, la actual
Cantabria… y también se
llama con tal gentilicio a los
de mi pueblo, Torresandino,
casi en la Ribera del Duero:
¡“CASCONES”! Y no me
consta que tengamos Rh
negativo. Nada pues de
estrujar tal concepto para
pretender designar sólo a
los actuales habitantes del “País Vasco”.
3) Que de ESTRADA, el punto final
de las antiguas peregrinaciones, deriva el
STOP inglés, lo mismo que de los
caminos que allí conducían tomaron
nombre las carreteras, en italiano,
portugués y alemán: ESTRADAS.
A este punto, por si nos hemos
perdido entre tanto bosque, recordar que
fue en el Denali de Alaska donde iniciamos
nuestra particular “estrada”, la cual nos ha traí-
do a la primigenia DIVINA MONTAÑA “NON
PLUS ULTRA” de España, lugar de donde
salieron los primeros colonizadores de América,
cosa que cada vez resulta más evidente.
9
Come abbiamo detto, l’analisi linguistico
trapassa gli ambiti geografico e storico. Questo
è il caso della strada iniziata nel Denali. E
abbondando nella stessa idea, offriamo un
ultimo ritrovamento di tipo archeologico:
Jorge Mª, dopo seguire la sua particolare
strada linguistica, ha trovato il “giacimento della
spiaggia di San Vicente” -la cui antichità, come
sappiamo, si mide in centinaia di mille di anni-,
le più antiche “monete” -o “medaglie”-, con sua
testa e sua croce; questa in forma di X, e
quella come un punto. Serva la qui accanto
illustrazione come prova:
Benché queste “monete litiche” non sono
così rotonde, dalla più remota antichità, la X si
è iscritta in un cerchio più o meno
riuscito, simbolo del Sole e, pertanto,
è un segno -o un nome di Dio. Anche
si sa che equivaleva a 10; per
questo il Denaro romano era lo
stesso di 10 asi. Da parte sua, il
punto simbolizzava l’occhio di Dio.
Anche dell’analisi linguistico abbiamo
dedotto che il DENA di DENALI è sinonimo di
Dio e di Dieci, o che il dieci è il numero di Dio,
cioè, del SOLE, e anche del Denario > Dinero.
In concreto, che trovata la moneta e il
suo significato sacrale, addirittura
di scoprire il gioco del “TESTA O
CROCE” nella sua più antica
espressione, si percepisce con
tutta chiarezza la più remota
forma di realizzare il “Giudizio di Dio”.
Como dijimos, el análisis lingüístico
traspasa los ámbitos geográfico e histórico. Tal
es el caso de la estrada iniciada en el Denali. Y
abundando en la misma idea, ofrecemos un
último hallazgo de tipo antropológico:
Jorge Mª, tras seguir su particular estrada
lingüística, ha hallado el “yacimiento playero de
San Vicente” -cuya antigüedad, como sabemos,
se mide en centenas de miles de años-, las más
antiguas “monedas” -o “medallas”-, con su cara
y su cruz; ésta en forma de X, y aquélla como
un punto. Sirva la adjunta ilustración como
prueba.
Aunque estas “monedas líticas” no son
muy redondas, desde la más remota
antigüedad, la X se ha inscrito en un círculo
más o menos logrado, símbolo del Sol y, por
lo tanto, es un signo -o un nombre- del
mismo Dios. También se sabe que
equivalía a 10; por eso el Denario
romano era lo mismo que 10 ases. Por su
parte, el punto simbolizaba el ojo de Dios.
También del análisis lingüístico
dedujimos que el DENA de DENALI es
sinónimo de Dios y de Diez, o que el Diez es el
número de Dios, o sea, del SOL, y también del
Denario > Dinero.
En resumen, que encontrada la
moneda y su significado sacral,
además de detectar el juego del “CARA
O CRUZ” en su más antigua expresión,
se percibe con toda claridad la más
remota forma de realizar el “Juicio de Dios”.
10
Questo significa che, molti
migliaia di anni prima che i nostri
antenati lasciassero registrata
una X nelle pareti della “Caverna
delle Monete” (Puente Biesgo), di
un’antichità tra 40 e 50.000 anni,
già usavano il denaro, benché
soltanto fosse per giocare… e per
“giurare in nome di Dio”. Cioè,
che niente di sciabola, pistola o
bomba. A TESTA O CROCE! Così
risolvevano i suoi conflitti quele
“scimmie selvagge” che, secondo
Darwin, nemmeno sarebbero arrivati in Europa,
cento miglia anni fa.
E buono è sapere che la X di queste
antiche monete è la stessa Croce di
Sant’Andrea, la stessa che anchor orna i
copricapi di più antico sapore pellegrino
compostelano; è la croce dell’Ikurrigna, e quella
“dell’unione Jack”, e della Casa di Braganza. E
del labaro cantabrico!
A questo punto, devo confessare quanto
sbagliati erano quelli che, come me, pensavano
che la Croce di Sant’Andra ci era stata portata
in Spagna da Filippo il Bello -della Casa di
Borgogna- quando si sposò con la Regina
Donna Giovanna “la Pazza”. Quello vero era che
la detta croce era stata moneta corrente in
Spagna dai tempi di Maricastagna, e dalla
Spagna la prese la Casa di Borgogna.
Ma quanto ci ha servito il DENALI! E, in
concreto, l’indagazione toponimica in torno al
Penice portoghese.
Esto significa que, muchos
miles de años antes de que nuestros
antepasados dejaran grabada una X
en las paredes de la “Cueva de las
Monedas” (Puente Biesgo), de una
antigüedad estimada entre 40 y
50.000 años, ya manejaban el
dinero, aunque no fuera más que
para jugar… y para “jurar en nombre
de Dios”. O sea, que nada de duelos
a sable, pistola o bombazo. ¡A CARA
O CRUZ! Así resolvían sus conflictos
aquellos “simios salvajes” que,
según Darwin, ni siquiera habrían llegado a
Europa, hace más de cien mil años.
Y bueno es saber que la X de estas
antiguas monedas es la misma Cruz de San
Andrés, la misma que aún adorna los
sombreros de más rancio sabor peregrino
compostelano; es la cruz de la ikurriña, y de la
“unión Jack”, y de la Casa de Braganza. ¡Y del
lábaro cántabro!
A este punto, debo confesar lo
equivocados que estaban los que, como yo,
pensaban que la Cruz de San Andrés nos la
había traído a España Felipe el Hermoso -de la
Casa de Borgoña- cuando se casó con la Reina
Doña Juana “la Loca”. La verdad es que dicha
Cruz ya era moneda corriente en España desde
los tiempos de Maricastaña, y de España la
tomo la Casa de Borgoña.
¡Anda que no nos ha valido el DENALI! Y,
en concreto, la indagación toponímica en torno
al Peniche portugués.
11
PARLIAMO DEL
PORTOGALLO
Ho detto per due volte che
l’analisi toponimico trapassa gli ambiti
storico e geografico. Quindi,
approfittando l’assurdo spintone
separatista nel quale Artur Mas ha
voluto convertire le elezioni del 27
settembre passato -che voglio
ignorare-, reagirò postulando la
fratellanza del popolo portoghese con tutti gli
altri della Penisola Ispanica. Perché evidente e
sempre è possibile aprire una porta all’integra-
zione. Soltanto un nazionalismo stretto e idiota
può fare dimenticare tutti a ognuno dei popoli
della Spagna la sua comune vocazione verso
l’unità. E dico tutti perfino sapen-
do che “fino i cedri dal Libano
sono caduti”, che tra questi può
bene stare Portogallo, e tutti
possiamo inventare senza
ragioni mille per colpire con
l’ascia la propria “singolarità”,
invece di farla crescere in un
giardino comune.
Per appoggiare la mia affermazione
sull’unità mi reco al giudizio di Luis Camoens, il
poeta portoghese per antonomasia, dalla cui
opera “I Lusiadi”, prenderò alcuni spontanei
argomenti che la avallano.
In effetti: Lungo i dieci canti del suo
Poema Epico, Camoens dedica a Spagna 14
strofe nelle quali, come chi timbra con sua
orma digitale, gli identifica, in uno o un altro
modo, come la Patria dei portoghesi.
E questo è così non perché sia stato detto
da un grande poeta, ma proprio al
rovescio: Perché è così, lo lasciò
plasmato dalla forma più naturale;
come chi respira, che non ha bisogno
di ragionamenti; nemmeno
percepisce che respira.
Scusi il lettore italiano che non
trovi una versione di “I Lusiadi” per
trascrivere quelle 14 strofe che
soltanto vanno in spagnolo:
HABLEMOS DE
PORTUGAL
He dicho por dos veces que el
análisis toponímico traspasa los ámbitos
histórico y geográfico. Pues bien,
aprovechando el absurdo envite
separatista en que Artur Mas quiso
convertir las elecciones autonómicas del
27 de septiembre pasado -asunto que
quiero ignorar-, voy a reaccionar
postulando la hermandad del pueblo portugués
con los demás de la Península Hispánica.
Porque es evidente y siempre es posible abrir
una puerta a la integración. Sólo un
nacionalismo estrecho e idiota puede hacer
olvidar a todos y cada uno de los pueblos de
España su común vocación hacia la
unidad. Y digo todos aun sabiendo
que “hasta los cedros del Líbano
cayeron”, que entre éstos bien puedo
estar Portugal, y a ver quién no puede
inventarse sinrazones mil para golpear
con el hacha su “singularidad”, en vez
de hacerla crecer en un común jardín.
Para apoyar mi afirmación sobre
la unidad acudo al juicio de Luis
Camoens, el poeta portugués por antonomasia,
de cuya obra “Os Lusiadas”, tomaré unos
espontáneos argumentos que la avalan.
En efecto: A lo largo de los 10 cantos de
su Poema Épico, Camoens dedica a España 14
estrofas en las que, como quien timbra con su
huella dactilar, de una u otra manera la
identifica como la Patria de los portugueses.
Y esto es así, no porque el gran poeta lo
diga, sino al revés: Porque es así, lo dejó
plasmado de la forma más natural;
como quien respira, que no necesita
razonar; vamos, ni se entera de
que está respirando.
Me permito transcribir esas
14 estrofas, de la versión de Juan
de la Pezuela, Conde de Cheste,
traductor también de la Divina
Comedia, para que el lector juzgue
por sí mismo:
12
1) De los Hados oyó que llegaría una gente fortísima de España,
por alto mar, la cual sujetaría
cuanto del Indio suelo Doris baña, y con nuevas victorias vencería
toda fama anterior suya o extraña, haciéndole perder la excelsa gloria
de que Nisa aun celebra la memoria. (1,31)
2) “Luego tendida allí la noble España, como cabeza de la Europa queda,
en cuyo señorío y gloria extraña
cien vueltas de fortuna dio la rueda: Mas no será jamás que fuerza o maña
de la inconstante dominarla pueda; que siempre ha de salvarla la osadía
de los pechos magnánimos que cría. (3,17)
3) Tiene el Tarraconés, que se hace claro
sujetando a Parténope la inquieta: al Navarro, al Asturio que reparo
fuera ya contra el bárbaro Mahometa: tiene al cauto Gallego, al grande y raro
castellano, a quien hizo su planeta
que a España unificara, siendo silla de Granada y León, Murcia y Castilla. (3,19)
4) “Un Rey llamado Alfonso hubo en España
que movió al Sarraceno tanta guerra que por sangrientas armas, fuerza y maña
perder a muchos hizo vida y tierra.
Volando de este Rey la gloria extraña, Del Calpe hercúleo a la Caspiana sierra
muchos, para en la lid esclarecerse, a la muerte y a él van a ofrecerse. (3,23)
5) De cuanta raza cuenta el pueblo mismo
de África toda, horrible gente extraña,
el gran Rey de Marruecos va provisto, a la conquista de la noble España:
poder tamaño junto no se ha visto, desque el salado mar la tierra baña;
y crudos y feroces vienen tanto, que a los vivos y aun muertos dan espanto (3,103)
6) Ir nadando aves mil por el argento de la ancha espalda de la mar inquieta.
Ved, las tendidas alas dando al viento, hacia dó puso Alcides la alta meta.
De Ávila el monte y el seguro asiento toman de Ceuta, y el feroz Mahometa.
Echan fuera; y segura a toda España
dejan de otra Juliana indigna maña. (4,49)
7) Codro, porque el contrario no triunfase, vencedor de la muerte, dio la vida:
Régulo, porque Roma se librase, contento vio su libertad perdida;
y éste, porque la España no temblase,
a eterno cautiverio se convida; pues Codros, Curcios y los Decios fieles
no a más costa ganaron sus laureles. (4,53)
8) Manda a sus mensajeros, que pasaron España, Francia, Italia celebrada,
y allá en el puerto ilustre se embarcaron,
donde ya fue Parténope enterrada: Nápoles, do sus hados se vengaron,
después de verla a tantos subyugada subiéndola, tras tanto tiempo impío,
al Español excelso señorío. (4,61)
9) Dice, así, y abrazados los amigos con su licencia, trámites acorta.
Pasa León, Castiella, viendo antiguos
sitios cuyo dominio tanto importa: Navarra con los montes enemigos
de Pirene, que a España y Galia corta: Vistas de Francia, en fin, las cosas grandes,
al emporio fue rico de Flandes(6,56)
10) Y que en particular allí le diese
información muy larga, pues hacía servicio en eso al Rey, con que ejerciese
lo mejor que en el caso convendría. Y respondió Monzaide: “Aunque quisiese
decirte yo más que esto, no podría;
que todos son de allá de España do en mi patria y el mar el sol se baña. (7,68)
11) Ni menos han mostrado esfuerzo y maña
en otras varias guerras que han tenido, o con gentes belígeras de España,
o que hayan del Pirene descendido::
Así que nunca, en fin, por fuerza extraña fue su valor postrado ni vencido;
ni se sabe que salga en ningún suelo, para Aníbales tales, un Marcelo. (7,71)
12) Ve que a Silves tomando, al Moro engaña
que antes la conquistó con fuerza ingente,
Don Payo de Correa, cuya maña y valor es envidia de la gente;
y ve los tres que en Francia y en España hácense conocer perpetuamente
en torneos, en lucha, en desafíos, dejando en ellos fama de sus bríos. (8,26)
13) En tanto los Arúspices famosos de la ciencia Gentil, que en sacrificios
dicen adivinar casos dudosos por señales diabólicas o indicios,
por el Rey mismo enviados, estudiosos ejercían el arte y sus oficios
sobre esta gente y su venida extraña
del mar remoto de la ignota España. (8,45)
14) Conciertan que el Gentil armar ordene embarcaciones propias en que venga;
que aventurar sus barcos mal le viene, no el malabar los robe o los detenga.
Las almadías salen que él previene,
a traer lo de España que convenga, y Gama escribe a Pablo que disponga
Cuál mercancía por rescate exponga. (8,93)
13
Al Portogallo, per sua parte, lo nomina in
11 strofe, dalle quale annoto la referenza:
3,25 / 3,46 / 4,3 / 4,6 / 4,50 / 6,48 / 6,51
/ 6,52 / 8,11 / 8,22 / 8,83.
Chi desideri leggerle comproverà che mai
lo nomina in opposizione alla Spagna -se, per
caso, al “moro ispano”, come in 4,46-, ma in
relazione ad essa o ad qualcun altro dei regni
peninsulari, benché non sempre la relazione sia
“amorevole”.
D’altra parte, il titolo del poema epico, “I
Lusiadi”, si fa ecco di un pregiudizio storico che
già affettava a Camonens, cioè, quel di
assimilare i concetti di “Lusitania” e di
Portogallo, due realtà completamente diverse
dal punto di vista storico e geografico.
Questo pregiudizio ci sono chi lo
attribuiscono al umanista Andrè di Resende,
che rinforzò la leggenda secondo la quale
furono i portoghesi i discendenti di Luso, figlio
di Baco. Presto scoprirà il lettore che Camoens
anche imparò una sbagliata lezione. Come per
affidarci dei romanzi -o film- “storici” siamo!
Comunque, anche il poema lascia costan-
za dell’ambivalenza del termine “lusiadi”. Ad
esempio: Se in 3,21 assimila La Lusitania al
Portogallo, in 3,21 l’assimila all’Andalusia,
poiché suppone che le “Navas de Tolosa”, dove
fa morire il “Mir-Almumanim”, sta in Lusitania.
Forse questa si prolungasse fin qui, ma questa
parte appartiene alla
provincia di Jaén
(Andalusia). Ed è
importante sapere che
nella battaglia delle
“Navas” non partecipò il
Regno di Portogallo, ma
alcuni volontari
portoghesi. Cioè, che in
questo caso, Camoens è
come i volontari che s’identificarono più con la
Spagna che con il Regno di Portogallo.
Ecco i due testi per chi voglia compararli:
Questa è Lusitania, nominata
da luso o lis, che del antico Baco
sembra furono figli, o compagni,
e di essa i primi popolatori furono (3,21)
A Portugal, por su parte, lo nombra en 11
estrofas, de las que anoto la referencia:
3,25 / 3,46 / 4,3 / 4,6 / 4,50 / 6,48 / 6,51
/ 6,52 / 8,11 / 8,22 / 8,83.
Quien desee leerlas comprobará que
nunca lo nombra en oposición a España -si
acaso al “moro hispano”, como en 4,46-, sino
en relación a la misma o a alguno de los
restantes reinos peninsulares, aunque no
siempre la relación sea “amorosa”.
Por otra parte, el título del poema épico,
“Os Lusiadas”, muestra un prejuicio histórico
que ya afectaba a Camoens, a saber: el de
asimilar los conceptos de “Lusitania” y Portugal,
dos realidades completamente distintas desde
el punto de vista histórico y geográfico.
Este prejuicio hay quien lo achaca al
humanista André de Resende, que afianzó la
leyenda según la cual fueron los portugueses
los descendientes de Luso, hijo de Baco. Pronto
verá el lector que Camoens también aprendió
una tramposa lección. ¡Como para fiarnos de
novelas -o películas- “históricas” estamos!
Pero también el poema deja constancia
de la ambivalencia del término “lusiadas”. Por
ejemplo: Si en 3,21 asimila La Lusitania a
Portugal, en 3,82 la asimila a Andalucía, pues
supone que las “Navas de Tolosa”, donde hace
morir al “Miramamolín”, está en La Lusitania.
Puede que La Lusitania se prolongara hasta allí,
pero esta parte pertenece a la
provincia de Jaén (Andalucía).
Y es importante saber que en
la batalla de “Las Navas” no
participó el Reino de Portugal,
sino algunos voluntarios
portugueses. O sea, que en
este caso, Camoens es como
los voluntarios que se
identificaron más con España
que con el Reino de Portugal.
He aquí los dos textos para quien quiera
compararlos:
¡Ésa es Lusitania, nominada
de Luso o Lis, que del antiguo Baco
hijos fueron, parece, o compañeros
y de ella entonces íncolas primeros! (3,21)
14
Quello che rimasse da tanti uscì fuori
dalla Lusitania in terribile sfuggita;
il Mir-Almumanim soltanto non sfuggisse,
perché prima, triste, rimasse senza vita. (3,82)
Da quest’ultimo dato si deduce
che, a dispetto essere Camoens una
vittima, il pregiudizio storico geografico
non era così inveterato.
E voglio annotare che in miei due
scritti, “L’Ispanità d’Ispanoamerica” e
“Quando l’ignoranza è virtù”, do
ragione di questi ed altri pregiudizi che
dall’Italia -per pura e interessata
ignoranza- si coltivano e insegnano al
mondo, per il male dell’intera Spagna, incluso il
Portogallo.
Per il momento, soltanto voglio chiarire
cha l’antica Lusitania fu una demarcazione
amministrativa dell’Hispania romana, con
Capitale a Mérida, nell’attuale provincia di
Badajoz (Stato Spagnolo) e che se non si
stendeva fino a Madrid, non mancava tanto. Da
sua parte, Portogallo procede di un Regno
uscito nel s. XI al volo della Riconquista. In
sintesi:
Ambedue realtà sono state da sempre
inserite nel marco ispanico, ma non sono
equiparabile, come neanche lo sarebbe Castiglia
con la Tarraconense, en nemmeno la Betica con
la attuale Andalusia.
L’Ispanità di Portogallo mi ricorda il
paradigmatico caso di “Antonio Hispano”, che
questo era l’appellativo del Santo a chi gli
italiani ribattezzarono come “Antonio di
Padova”. Adesso, per reclamare l’originale
appellativo del Santo portoghese, gli italiani mi
deridono e quasi mi trattano d’eresse. L’unico
però che mostrano, come in tante altre cose, è
la sua interessata parzialità, e la sua ignoranza
non meno interessata, e benché gliela donnino
di ortodossi, la verità è che sono loro gli
“eressi”, per cambiare il nome alla cose
a alle persone. Ma dov’è il problema?
“Se non è vero è ben trovato”, e “lascia
stare”, “lascia passare”.
Ebbene, no, amici italiani, e bene faresti
in imparare il messaggio del seguente quadro:
Lo que quedó de tantos salió fuera
de Lusitania, en espantosa huida;
el Mir-Almumanim sólo no huyera,
porque antes, triste, se le huyó la vida. (3,82)
De este último dato se deduce
que, siendo ya Camoens una víctima,
el prejuicio histórico geográfico no es
tan inveterado.
Y quiero anotar que en mis dos
escritos, “La Hispanidad de
Hispanoamérica” y “Cuando la
Ignorancia es Virtud”, doy razón de
estos y otros prejuicios que desde
Italia -por pura e interesada
ignorancia- se explotan y enseñan al mundo,
para mal de toda “España”, incluido Portugal.
De momento, baste aclarar que la
antigua Lusitania fue una demarcación
administrativa de la Hispania romana, con
Capital en Mérida, en la actual provincia de
Badajoz (Estado Español) y que si no se
extendía hasta Madrid, poco faltaba. Por su
parte, Portugal procede de un Reino surgido en
el s. XI al vuelo de la Reconquista. En resumen:
Ambas realidades han estado siempre
inscritas en el marco hispánico, pero no son
equiparables, como tampoco lo sería Castilla
con la Tarraconense y ni siquiera la Bética con
la actual Andalucía.
La hispanidad de Portugal me recuerda el
paradigmático caso de “Antonio Hispano”, que
este era el apelativo del Santo a quien los
italianos rebautizaron como “Antonio de
Padua”. Ahora, por reclamar el original
apelativo del Santo portugués, los italianos se
me ríen y casi me tratan de hereje. Pero, como
en tantas otras cosas, lo único que muestran es
su interesada parcialidad, y su ignorancia no
menos interesada, y aunque se las den de
ortodoxos, la verdad es que son ellos los
“herejes”, por cambiar el nombre a
las cosas y a las personas. Pero
¿dónde está el problema? “Se non è
vero è ben trovato”, y “lascia stare”,
lascia passare”.
Pues no, amigos italianos, y bien haríais
en aprender el mensaje del siguiente cuadro:
15
E un’ultima cosa:
Dalla Spagna si ha detto fino non
tanto tempo fa che era “la riserva
spirituale di Occidente”. Da parte sua,
Luis Camoens la chiama “Testa
dell’Europa” (3,17), dalla quale il “Regno
Lusitano” sarebbe qualcosa come la
cresta (3,20). Ebbene:
Nel mio scritto “Quando l’Ignoranza è
Virtù”, sostengo che Spagna, senza lasciare di
essere Europa, sempre è stata un po’ diversa.
Non è il caso di estendermi, perché
è soltanto una cosa quello che
voglio segnalare: Che, dopo
conoscere le tesi di Jorge
incomincio a capire la ragione di
questa realtà speciale di Spagna:
Perché è la nazione più vecchia del
pianeta e la più europea
dell’Europa. E dobbiamo
aggiungere: E la più Americana
delle Americhe! E se questo lo
sapevamo prima di scoprire il
Denali, vediamo adesso chi sia il
leggiadro che convinca noi del contrario.
Y una última cosa:
De España se ha dicho hasta hace
no tantos años que era “la reserva
espiritual de Occidente”. Por su parte,
Luis Camoens la llama “Cabeza de
Europa” (3,17), de la que el “Reino
Lusitano” sería algo así como la cresta
(3,20). Pues bien:
En mi escrito “Cuando la Ignorancia es
Virtud”, sostengo que España, sin dejar de ser
Europa, siempre ha sido algo diferente. No es el
caso de extenderme, porque lo
que quiero es tan sólo señalar
una cosa: Que, tras conocer las
tesis de Jorge empiezo a
entender el porqué de esta
entidad tan especial de España:
Porque es la nación más vieja del
planeta y la más europea de
Europa. Y hay que añadir: ¡Y la
más americana de las Américas!
Y si esto lo sabíamos antes de
descubrir el Denali, a ver quién
es el majo que nos viene ahora a
convencer de lo contrario.
16
Hay un concepto absolutamente falso que se propone como un axioma: El supuesto
derecho de los pueblos o “naciones” a la independencia.
El problema está en que nadie sabe qué es un pueblo o una “nación”, o cada uno corta la
idea a su medida. Pues yo también tengo mi corte, y como no soy menos ni quiero sentirme
agraviado, declaro que mi pueblo -que también es una nación- tiene derecho a la independencia.
Así que, le hago una muralla con cúpula incluida… Bueno, la cúpula… mejor se la hacemos entre
todos los de alrededor, porque a ver de dónde saco yo los cuartos para que mi pueblo pueda
ejercer sus derechos con una mínima garantía. Luego, que le vendan un cañón, sin plazos ni
hipotecas, y… ¡Viva la independencia!
C’è un concetto assolutamente sbagliato che si propone come un assioma: Il supposto
diritto dei popoli o “nazioni” all’Indipendenza.
C’è però anche un problema, ed è che nessuno sa che cosa sia un popolo o una “nazione”,
o ognuno ha l’idea a sua misura. Ebbene, anch’io ho il mio taglio, e come non sono meno né
voglio sentirmi oltraggiato, dichiaro che il mio popolo -che è anche una nazione- ha il diritto
all’indipendenza. Allora, gli faccio un muro con cupola inclusa… Bene, la cupola… meglio la
facciamo tra tutti quelli dell’intorno, perché se non, vediamo da dove prendo io i soldi perché il mio
popolo possa esercitare i suoi diritti con una minima garanzia. Dopo, gli vendano un canone,
senza scadenza né ipoteche, e… Viva l’Indipendenza!
Da tutto quello detto, e prima di finire,
due convinzioni a sottolineare:
1) Quanto sbagliati sono coloro che, dal
interno o dal esterno, fomentano i nazionalismi
o la disunione di ovunque parte della Spagna,
incluso il Portogallo.
2) L’abuso, la parzialità e la doppiezza nel
ruolo di “Maestra del mondo” in cui si è eretta
un’Italia provinciale piuttosto che cattolica, con
la complicità di Roma.
E un terzo di regalo:
In un e-mail, Jorge María, mi diceva:
DIO CHE GRANDE VASSALLO SE CI FOSSE
BUON SIGNORE…!
Qualcosa che tutti possiamo applicare a
noi stessi, perché per nessuno è una buona
Signora, l’ignoranza.
Grazie!
De todo lo dicho, ya para terminar, dos
convicciones a recalcar:
1) Lo errados que están quienes, desde el
interior o desde el exterior, fomentan los
nacionalismos o la desunión de cualquier parte
de España, incluido Portugal.
2) El abuso, la parcialidad y la doblez en
el rol de “Maestra del mundo” en que se ha
erigido una Italia provinciana, más que católica,
con la complicidad de Roma.
Y un tercero de regalo:
En un e-mail, Jorge María me decía:
¡DIOS QUÉ GRAN VASALLO SI HOBIESE
BUEN SEÑOR…!
Algo que nos podemos aplicar todos,
porque para nadie es una buena Señora la
ignorancia.
¡ Gracias!