IL DOSSIER. I danni per la salute...
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CRONACA■ 4
@MARTEDI 14 FEBBRAIO 2012
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Sono sette le zone industrialiconsiderate altamente pericoloseMa nel mirino ce ne sono altre 50
La strage non è finita. Il mesotelioma puòrestare latente anche per 40 anni e ilnumero di malati è destinato a crescere
L’amiantoUn italiano su tre esposto alle polveriecco la mappa delle aree più a rischio
IL CASO ETERNITPER SAPERNE DI PIÙwww.epiprev.itwww.repubblica.it
IL DOSSIER. I danni per la salute
I siti
Dal Piemonte alla Siciliaprodotti 3,7 milioni di tonnellate
L’ITALIA è stato il secondo produttore euro-peo di asbesto, o amianto: solo tra il 1946 e il1992 ne sono state estratte e lavorate 3,7 mi-lioni di tonnellate. Ma il brevetto del ce-mento-amianto, conosciuto con il marchiodi fabbrica Eternit, risale al 1901 e da allorala produzione è andata crescendo. Un trend
che continua anche oggi vistoche nella maggior parte dei Pae-si il divieto di uso per questa fi-bra killer non è ancora scattato.
La regione italiana più espo-sta è il Piemonte. Qui c’è il gran-
de stabilimento di Casale Monferrato, dovenegli anni di maggior produzione nella fab-brica Eternit lavoravano 2 mila persone. Equi troviamo la più grande miniera europea,quella di Balangero. Altri due punti critici so-no non troppo lontani: la miniera Emarese,in Val d’Aosta, e la Fibronit di Broni, in pro-vincia di Pavia. A completare il quadro infi-ne gli impianti di Bari, Bagnoli e Siracusa.
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Gli usi
Pannelli, tubi, vernici e fiorierecosì l’asbesto entra nelle nostre vite
SIAMO abituati ad associare l’Eternit al pro-filo delle tettoie ondulate che sono entrate afar parte del paesaggio urbano un po’ tra-sandato, o ai vecchi cassoni dell’acqua chefino a qualche anno fa nei condomini veni-vano smantellati da squadre di operai at-trezzati con tute protettive modello astro-
nauta per evitare il rischio di re-spirare le fibre di asbesto. È l’a-spetto più visibile di un’invasio-ne che ha tenuto banco per tuttoil ventesimo secolo.
Ma, purtroppo, la presenzadell’amianto non si è limitata a questo. È sta-ta più invadente e mascherata. L’asbesto sitrova in edilizia anche nei pannelli isolanti,nelle vernici, negli intonaci, nei rivestimen-ti delle condutture. E in città è stato a lungonascosto nei freni e nelle frizioni, nella coi-bentazione delle metropolitane e degli auto-bus. E ancora: nelle fioriere, nei tubi dell’ac-qua, negli oggetti d’arredo disegnati quandol’amianto era considerato innovativo.
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Le vittime
Ogni anno almeno tremila mortima il picco arriverà dopo il 2020
SI CHIAMA Eternit ma non dura in eterno. E quista il problema: appena questo materiale co-mincia a cedere, eroso dal vento e dalla pioggia,si liberano le fibre killer, che sono estrema-mente sottili e penetrano in profondità all’in-terno del nostro apparato respiratorio ri-schiando di provocare due possibili malattie
strettamente legate all’esposizio-ne a questa sostanza. La prima èl’asbestosi, una malattia polmo-nare progressiva che causa la mor-te per soffocamento. La seconda èil mesotelioma pleurico. Tra il
1993 e il 2004 sono stati censiti 9 mila casi diquesto tumore che porta la firma dell’amianto:in 7 casi su 10 si è trattato di un’esposizione pro-fessionale.
Si calcola che in Italia l’amianto provochi cir-ca 3mila morti l’anno, con un picco di tumoriatteso per il prossimo decennio. Per ridurre i ri-schi, in attesa della bonifica, bisogna evitarequalsiasi intervento che possa spezzare, dan-neggiare o perforare una lastra di Eternit.
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Le bonifiche
Cinquantamila edifici da ripulirema le Regioni sono in ritardo
IN ITALIA, secondo le stime del Cnr, ci sono ingiro 32 milioni di tonnellate di materiali conte-nenti amianto, un censimento parziale perchéprende in considerazione solo le lamiere ondu-late in cemento-amianto. Le Regioni hanno in-vece elencato 50 mila edifici da ripulire dell’a-sbesto. Anche in questo caso i numeri sono sot-
to stimati (solo 11 Regioni hannofatto il calcolo) ma rivelano una di-mensione del problema inquie-tante: 100 milioni di metri quadra-ti di strutture in Eternit.
Tra le Regioni più avanti con lebonifiche troviamo la Lombardia che è comun-que ferma al 18,5 per cento del totale, la Puglia(15 per cento), il Molise (7 per cento). Il Lazio di-chiara di aver compiuto 3 mila interventi ri-muovendo 10 mila tonnellate di amianto. In Ita-lia abbiamo pensato a scavare le miniere per ti-rar fuori l’amianto, a creare le fabbriche per la-vorarlo, a costruire le infrastrutture per assor-birlo. Ma ci siamo dimenticati di pensare a unluogo in cui collocarlo a fine carriera.
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Quanti sono gli italiani a rischio amianto? Perché intere zone del Paese sono minacciate da un minerale classificato come cancerogeno da mezzosecolo? Per rispondere a queste domande conviene partiredalle date. 1962: risulta provato il rapporto causa effetto tral’amianto e una malattia incurabile, il mesotelioma pleurico.1986: chiude la fabbrica Eternit di Casale Monferrato. 1992:l’amianto viene bandito. 2020: è atteso il picco dei tumori provocati daquesta fibra letale.«Tra il verdetto scientifico di estrema pericolosità e la reazione legislativa è passato untempo troppo lungo», commenta Stefano Ciafani, responsabile scientifico diLegambiente. «Perciò oggi milioni di italiani, probabilmente un terzo della popolazione,si trovano esposti a un rischio che poteva essere evitato con un intervento tempestivo».A questo numero si arriva mettendo assieme le 7 aree con attività produttive basatesull’amianto (75 mila ettari, quasi quanto la provincia di Lodi), alcune discariche e glialtri 50 siti da bonificare, dove con buona probabilità ci sono materiali in Eternit. Infineva considerato a rischio chi ha vissuto vicino a un tetto o a un serbatoio in Eternitdanneggiato dal vento e dalla pioggia. Dunque la vicenda giudiziaria non chiude il caso.Restano le bonifiche da fare e — come ha documentato un lungometraggio appenauscito, Polvere — una contraddizione globale eclatante: solo in 53 paesi l’usodell’amianto viene proibito. Il 70 per cento della popolazione mondiale è esposta aquesta fibra mortale: 100 mila persone muoiono ogni anno per averla respirata.
ANTONIO CIANCIULLO
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I tetti dellostabilimentoEternitdi Casale
Repubblica Nazionale
ECONOMIA■ 6
MARTEDÌ 14 FEBBRAIO 2012
la RepubblicaLA CRISI FINANZIARIA
Se non verrà posta la fiducia,potrebbero passare molte modificheche ripristinano una serie di ostacoli
IL DOSSIER. Le misure del governo
Liberalizzazioni, la carica dei partititra boicottaggi e prove di dirigismoDalla difesa di taxi e professioni alle illusioni su banche e Rc auto
PARTITO DEMOCRATICO
Dal mio punto di vista è il caso più intri-gante, perché gli emendamenti del PD neconfermano la natura di Dr. Jekyll e Mr. Hy-de in materia economica. Ora, nessunopretende che i Democratici diventino deiliberisti (o degli ultraliberisti, come vienedefinito con sgomento chi è a favore dell’e-conomia di mercato), non è nella loro na-tura di partito (quasi) socialdemocratico.Però se vogliono, come dicono, dare unamano alla spinta liberalizzatrice, dovreb-bero distinguere tra cosa è tale e cos’è diri-gismo a favore dei consumatori, favore chepoi nemmeno si realizza. Ad esempio, laportabilità gratuita del conto corrente daloro proposta, sembra una bella cosa, nonfosse che se la banca ha dei costi per le ope-razioni di chiusura, li caricherà –in modoopaco- in altro modo ai correntisti. Se si co-stringono le assicurazioni a concedere unosconto al cliente che non ha incidenti (enon ad offrirlo liberamente come stru-mento di marketing), beh esse aumente-ranno il prezzo della polizza in generale.Inoltre cosa vuol dire che le banche nonpossono condizionare l’erogazione di unmutuo all’apertura di un conto correntepresso i propri sportelli? Che hanno l’ob-bligo di contrarre? Tale obbligo vale per imonopolisti, non per le imprese in concor-renza.L’equo compenso per i tirocinantinelle professioni, poi, sarà sicuro elemen-to di contenzioso per intasare i nostri giàstracolmi tribunali e porterà … all’assun-zione di meno tirocinanti da parte di queiprofessionisti non benestanti che però of-frivano al praticante almeno l’opportunitàdi imparare il mestiere portandosi a casa
così com’è successo finora, concedereb-bero nuove licenze col contagocce.
Va bene invece la possibile riduzione dellimite di partecipazione azionaria di Eni inSnam Rete Gas al 5%. Una volta che si deci-de la separazione essa deve essere reale enon fittizia.
IL TERZO POLO
Gli emendamenti più significativi Ter-zopolisti vanno viceversa in direzione piùliberale. Per le farmacie si vuole abolire laprelazione dei comuni per l’apertura dinuove farmacie in certi siti, allargare il nu-mero dei farmaci vendibili in esercizi com-merciali, concedere pari opportunità aiparafarmacisti nell’apertura di farmacie eabbassare la soglia di numero di abitantidei comuni ove valgono le norme liberaliz-zatrici da 12.500 a 5.000.
Sull’affidamento dei servizi pubblici in-house da parte dei comuni si prevede unparere non solo “obbligatorio” ma anchevincolante da parte dell’Antitrust, chepresumibilmente sarà più severa deglienti locali nel giudicare le eccezioni allaregola dell’affidamento dei servizi in gara.
Inoltre, si vorrebbe togliere il limite de-gli sconti sui libri introdotti dalla legge Le-vi alle vendite online. Essendo la legge Le-vi un’assurdità, qualsiasi cosa ne dimi-nuisca la portata è benemerita. Infine si ri-pristina l’immediata separazione socie-taria di Rete Ferroviaria Italia da Trenita-lia.
Sono ottimi emendamenti, peccatoche il Terzo Polo abbia già detto che è di-sposto a rinunciarci pur di far passare in-tonso il resto del decreto.
(segue dalla prima pagina)
Tuttavia nella partita che si gioca suldecreto liberalizzazioni, pressioni dilobby, mania di protagonismo e sin-
ceri afflati ideologici stanno facendo emer-gere un panorama sconcertante: sono sta-ti presentati ben 2299 emendamenti!
Mentre in molti casi abrogazioni ed inte-grazioni sarebbero pertinenti al tema libe-ralizzazioni, in altri si è scambiato il decre-to liberalizzazioni per una legge omnibus eci si vuol infilare dentro un po’ di tutto, co-me nelle buone vecchie finanziarie.
Per mettere un po’ d’ordine tratteremosolo degli emendamenti legati al tema del-le liberalizzazioni, dividendoli a secondadella provenienza politica.
IL PDL
Il Popolo della Libertà fa fatica a declina-re Libertà in liberalizzazione. Ad esempio,viene richiesto di modificare o addiritturaabrogare del tutto l’articolo 9 che prevedel’abolizione delle tariffe professionali. Ta-le accanimento è stupefacente anche inconsiderazione del fatto che il decreto fer-ragostiano del governo Berlusconi, già pre-vedeva la derogabilità delle tariffe e la pie-na informativa al cliente.
Molti spazi di libertà previsti nel decretosono sotto attacco: per le società di profes-sionisti si prevede un limite del 25% del ca-pitale sociale con diritto di voto ai soci dimero capitale. Naturalmente pensare chequesto tetto salvaguardi “l’indipendenza”del professionista è illusorio: un volta den-tro, il socio di capitale vorrà far sentire (giu-stamente) la propria voce sulla conduzio-ne economica della società e se i suoi sociprofessionisti vorranno ottenere altro ca-pitale non potranno fare di testa loro. E se iprofessionisti non avessero avuto bisognodi denaro fresco, beh, non avrebbero cer-cato l’ingresso di un azionista esterno.
Sulle farmacie ci si propone di innalzareda 3.000 a 3.500 il numero minimo di abi-tanti per farmacia: un codicillo tanto perfarne aprire qualcuna in meno senza chevenga messo in discussione l’impianto di-rigistico del decreto che allarga sì gli spazidi concorrenza, ma non basandosi sul gio-co della domanda e dell’offerta, bensì suuna stima governativa di quante farmacieabbiano bisogno un tot numero di italiani.
Anche il ripristino richiesto dal PdL (epure dal PD) del massimo dell’1,5% dicommissioni bancarie sul pagamento concarta elettronica è illusorio. Se si fissano deitetti ai prezzi di qualsiasi servizio, chi lo for-nisce si rifarà in qualche altro modo, adesempio aumentando il canone annualedella carta di credito, provocando cosìun’allocazione inefficiente delle risorse:invece che pagare il consumo del servizio,si pagherà il possesso della carta.
La richiesta che l’Authority dei Traspor-ti debba decidere il numero delle licenzedei taxi “d’intesa” , invece che semplice-mente “sentiti” i sindaci, potrebbe sem-brare una ragionevole estensione del prin-cipio di sussidiarietà: chi è vicino al territo-rio sa i suoi bisogni. In realtà, i sindaci sonopiù vulnerabili di un’authority nazionale alpotere di interdizione dei tassisti e quindi,
Le lobby
ALESSANDRO DE NICOLA È in atto al Senato il pressing delle categorie coinvolte per svuotare il decreto.Ma dietro gli emendamenti proposti ci sono anche tentazioni ideologiche da parte di alcune forze politiche. E c’è il tentativo di trasformare ilprovvedimento in una vera legge omnibus in cui infilare un po’ di tutto, comenelle vecchie Finanziarie
BANCHE
Il Pd riservaun certonumero diproposte arafforzareil capitolobanche eassicurazioniSi propone diimpedire ilconnubiopolizza-mutuo
PROFESSIONI
Il Pdl, più dialtri partiti, sibatte perripristinarele tariffe eabolirel’obbligo delpreventivo
FAMIGLIA
Il Terzo Polo,in primisl’Udc,chiede diconsiderare ilnumero deicomponentidella famigliacomeparametrodi favorenell’applicarele norme deldecreto
Dal Pdl vengono messi sotto attaccovari spazi di libertà. I limiti delleproposte Pd sugli istituti di credito
PER SAPERNE DI PIU’
www.adamsmith.itwww.brunoleoni.it
SFOLTIRE
Dopo l’appello diSchifani gliemendamenti si sono“ridotti” a 1570Sull’art.9 il recorddelle proposte: 180
pochi soldi. Stessi rilievi critici possono es-ser fatti sui limiti alla partecipazione di so-ci di mero capitale alle società di professio-nisti.
Buoni sono altri emendamenti, invece.Ad esempio sulla possibilità di aprire self-service di carburante anche in città, sul-l’accelerazione dei tempi della separazio-ne tra rete e compagnia di trasporto delleFS o dell’istituzione dell’Autorità dei tra-sporti o della separazione tra Eni e Snam.Commendevole anche l’abolizione deivincoli alla vendita dei farmaci di classe C ela semplificazione delle procedure per iconcorsi per le nuove sedi di farmacie.
IDV E LEGA
In genere i due partiti ripropongono gliemendamenti restrittivi, magari con qual-che chiusura in più. Da notare la propostadella Lega di immediata privatizzazionedella Rai, che sarebbe un buon viatico perla liberalizzazione del settore televisivo e laseparazione tra Poste e Banco Posta avan-zata dall’IdV che ne permetterebbe unapiù spedita privatizzazione.
Ecco, questa e la “pancia” dei partiti po-litici in Italia. E non è una gran consolazio-ne constatare che, se non verrà posta la fi-ducia, la stragrande maggioranza del Par-lamento potrebbe ritrovarsi su alcuniemendamenti che restringono la libertàeconomica, ma quasi mai su quelli che la-sciano più spazio alle forze di mercato. Co-sì la pensano i politici: la speranza è che lamaggioranza dell’elettorato abbia idee di-verse. Chissà.
Appello del presidente del Senato. Alla fine si prevede la loro riduzione a un centinaio
Schifani: “Tagli agli emendamenti”e arrivano proposte bipartisan Pd-Pdl
Il caso
VALENTINA CONTE
ROMA — Un numero «elevatissimo», quei2.300 emendamenti al decreto liberalizza-zioni, depositati venerdì scorso a PalazzoMadama. E così interviene il presidente delSenato Renato Schifani che, attraverso unalettera inviata alla Commissione Industria,invita i gruppi parlamentari a «ritirare quel-li che non toccano i punti su cui intendonoconcentrarsi» e ad «evitare qualsiasi sconfi-namento verso temi aggiuntivi ed estranei».Un appello che ieri ha già ridotto a 1.570 ilcorposo pacchetto di modifiche. Uno sfolti-mento reso possibile dall’esclusione di 530
emendamenti fotocopia e di altri 200 “estra-nei per materia” e che consentirà - a detta deirelatori, i senatori Bubbico (Pd) e Vicari (Pdl)- di rispettare la stretta tabella di marcia delCresci-Italia: due settimane in Commissio-ne (la prossima si voterà) e uno in aula (dal27 febbraio), dove il governo potrebbe por-re il voto di fiducia. L’orientamento è a velo-cizzare, concentrando gli emendamenti aun centinaio, di cui una ventina di rilevanzapolitica e per i quali occorrerà un’ampiaconvergenza.
Si parte oggi con l’illustrazione degliemendamenti in Commissione Industria.In parallelo, prosegue l’esame della Bilancio
che fornirà, via via, i pareri sulla copertura fi-nanziaria del decreto. I relatori presenteran-no nei prossimi giorni emendamenti a firmacongiunta. Tra i capitoli più bersagliati, nelprimo assalto alla diligenza dell’era tecnica,si conferma l’articolo 9 sulle professioni cheraccoglie ben 180 proposte di modifica, dal-l’abolizione totale all’ammorbidimento delpreventivo obbligatorio e al ripristino delletariffe. La richiesta di Schifani a scremare infretta trova il plauso condizionato delle for-ze politiche. «Sfoltire sì, ma anche migliora-re», per Finocchiaro (Pd). «Non comprime-re il confronto», per Gasparri (Pdl).
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COMUNI
La Lega èpronta ad unabattaglia furiosasulla norma chetrasferisce lacassa degli entilocali allaTesoreriacentrale
Repubblica Nazionale
POLITICA INTERNA■ 9
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La soluzione trovata dal governo permette diriportare il regime fiscale della Chiesa nelcampo della legalità pur mantenendo leesenzioni per gli enti che fanno operapuramente caritatevole o spirituale, ovvero noprofit. Il problema giuridico più complesso darisolvere è quello delle attività “miste”: come
comportarsi quando in un palazzo cisono quattro piani adibiti ad albergo,e dunque commerciali, e una mensaper i poveri? La soluzione è quella discorporare anche per il fisco le due
attività seguendo lo schema previstoper le società che svolgono in parte servizi
pubblici e in parte attività in concorrenza.Soluzione giuridicamente inattaccabile mache provocherà più di un problema nella suaattuazione pratica vista la difficoltà adistinguere i due aspetti.
La soluzione
Separazione nello stesso edificiotra esercizio “sociale” e “d’impresa”
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Tutte stime per difetto visto che gli stessicomuni hanno difficoltà a mappare leproprietà in mano alla Chiesa: buona partedi esse, infatti, non è mai stata registrata alfisco con migliaia di immobili fantasma cheaffollano centri storici, paesi e campagne.
Ecco perché l’imminente fine deiprivilegi fiscali potrebbe non bastarea far emergere tutto il sommersogenerato dagli enti ecclesiastici. Cosìse con lo stop alle esenzioni lo Stato
solo di Ici dovrebbe incassare circa400 milioni all’anno, con un imponente
lavoro di mappatura degli immobili sipotrebbe superare il miliardo. Ecco perchéla fine delle esenzioni dovrebbe essereaccompagnata da una legge che obblighi laregistrazione degli immobili fino ad oggisconosciuti ai comuni.
Il sommerso
Migliaia di costruzioni fantasmaarriva l’obbligo di registrazione
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ROBERTO PETRINI
ROMA — Due provvedimenti, unocon norme anti evasione (probabil-mente un decreto) e uno per rivisi-tare la legge delega destina a sfron-dare le 270 agevolazioni fiscali con-tenute nel nostro sistema. Il pac-chetto-fisco che alcuni davano al-l’esame del consiglio dei ministri giàper oggi, è alle battute finali e, contutta probabilità, sarà varato gio-vedì della prossima settimana. Nonè escluso che durante la riunione dioggi del governo si faccia un giro ditavolo sull’argomento.
Il piatto forte del decreto anti-evasione dovrebbe essere il ritornodel cosiddetto elenco clienti-forni-
tori, cancellato dal governo Berlu-sconi: in pratica tutte le aziende e iprofessionisti dovranno comunica-re all’ Agenzia delle Entrate le fattu-re emesse o pagate. Un meccani-smo che sembrerebbe accettato an-che dalle categorie interessate e chepotrebbe sostituire lo «spesometro»che attualmente impone di comu-nicare al fisco gli acquisti, oltre i3.600 euro, ma che pesa soprattuttosui consumatori finali.
Dopo la stagione del blitz, checontinua con l’azione della Guardiadi Finanza e dell’Agenzia, dovreb-bero arrivare anche norme volte al-la semplificazione degli adempi-menti per favorire l’adesione spon-tanea al versamento delle tasse oltre
alle nuove regole per contrastarel’abuso di diritto e l’elusione fiscale.
Nel menù anche una proroga deitermini per i Comuni, che sarannoin ritardo, per l’approvazione deipropri bilanci al 30 giugno (oggi è illimite è fissato al 31 marzo). Di con-seguenza il 16 giugno, data in cuidebutterà l’Imu sulla prima casa al 4per mille e al 7,6 per le seconde case,si pagherà l’acconto del 50 per cen-to sull’aliquota-base. I Comuni tut-tavia avranno tempo fino al 30 giu-gno per aumentare o diminuire del-lo 0,2 (prima casa ) e 0,3 (seconda ca-sa) le aliquote Imu e a fine anno, il 16dicembre, in sede di conguaglio siapplicheranno le nuove aliquotedeliberate (dunque anche con gli
eventuali aumenti). Si tratterà for-malmente di un debutto per la nuo-va Imu per la prima casa, che non sipagava dal 2008, e per l’Imu sui fab-bricati rurali che fino ad oggi eranoesenti dall’imposta e che da que-st’anno saranno soggetti al quattroper mille come aliquota base. Pertutti gli immobili da quest’annocambierà anche la base imponibileche subirà un aumento fino al 160per cento della rendita catastale.
Tornando al pacchetto fisco, ter-reno più difficile è quello della ri-scrittura della delega fiscale dell’exministro dell’Economia Tremonti.Sembra assai difficile che possa es-sere scongiurato l’aumento dell’Iva
Nell’ottobre del 2010 la Commissioneeuropea ha aperto un’indagine per aiuti diStato contro l’Italia e una decisione finale èattesa per la primavera. Tanto a Bruxellesquanto a Roma la condanna è data per certa.Cancellando i privilegi l’Italia spera invece di
evitare una decisione negativa cheoltretutto dovrebbe essere
accompagnata dall’ingiunzione direcuperare quanto non pagato dallaChiesa in violazione delle regole Ue. Maanche cambiando la legge e chiudendo
il contenzioso la condanna per il periodo2006-2011 potrebbe arrivare. Almeno così lapensano gli autori della denuncia che haattivato Bruxelles - guidati dal radicaleMaurizio Turco - che annunciano: «Se non cisarà l’ordine di recupero del pregressoandremo in Corte di giustizia Ue».
Il contenzioso
L’Italia nel mirino di Bruxelles“Quel privilegio è aiuto di Stato”
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La prima legge sull’Ici del 1992 consentiva achi riteneva di poter accedere alle esenzioni dinon registrarsi al fisco. Privilegio consolidatodal governo Berlusconi che nel dicembre2005, in vista delle elezioni della primaverasuccessiva, ha regalato agli enti ecclesiastici
l’esenzione totale dall’Ici anche inpresenza di attività commerciali e
mettendo a tacere la Cassazione chenel 2004 aveva stabilito l’obbligo dipagare l’imposta per tali enti adeccezione di chi svolgeva attività
puramente sociale. L’anno successivo -per bloccare le indagini poi avviate dalla Ue -il governo Prodi aveva rimesso mano allanorma generando un mostro giuridico conl’esenzione per gli enti «non esclusivamentecommerciali» (o l’attività è commerciale, onon lo è) che non ha risolto il problema.
L’esenzione
Per le attività commercialiuna norma ancora ambigua
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Al Vaticano è riconducibile un imperoimmobiliare che genera un giro d’affari dicirca 4 miliardi l’anno. Scuole private,ospedali, palestre e alberghi gestiti da ordinireligiosi e fondazioni che fanno concorrenza aquelli laici con prezzi più accessibili anche
grazie al mancato pagamento delle tasse. Siparla di circa 100 mila fabbricati, ma
potrebbero essere di più. Un quinto diRoma è in mano alla Curia: alle 140case di cura private accreditate nelLazio, ad esempio, si aggiungono 800
scuole, 65 case di cura, 43 collegi, 20 casedi riposo e tanto altro. A Milano le scuoleparitarie sono oltre 450 e le cliniche 120. Il solopatrimonio di Propaganda Fide ammonta a 8-9 miliardi. C’è poi il turismo religioso: 200 milaposti letto sparsi per l’Italia con 3.300 recapititra case per ferie e hotel per i pellegrini.
Il giro d’affari
Da scuole, ospedali e alberghientrano quattro miliardi l’anno
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La proposta finale da spiegare dopodomani allegerarchie ecclesiastiche è pronta. In tempi disacrifici per tutti e nell’imminenza di unacondanna Ue per aiuti di Stato illegali, le esenzionifiscali per le attività commerciali della Chiesa nonsono più sostenibili: gli enti ecclesiastici dovrannopagare le tasse, anche se il governo si impegna afare salve le attività puramente no profit. È questolo schema che giovedì Mario Monti e i suoi ministrisottoporranno ai vertici vaticani - a partire dalsegretario di Stato Bertone e dal presidente dellaCei Bagnasco - in occasione delle celebrazioni deiPatti Lateranensi. Le esenzioni per la Chiesa leaveva introdotte il governo Berlusconi nel 2005 epermettono ad alberghi, scuole ed ospedali deglienti religiosi che operano in regime di concorrenzadi non pagare le tasse grazie alla presenza di unsemplice cappella al loro interno. Un vantaggiorispetto ai competitor laici, che devono fare prezzipiù alti visto che le tasse le pagano. E con un dannoper l’erario italiano di almeno un miliardo l’anno.C’è l’esenzione totale dell’Ici alla quale si sommauno sconto del 50% sull’Ires. Privilegi che sarannocancellati pur salvando le Chiese e le attivitàpuramente benefiche come oratori o mense per ipoveri.
LA CRISI FINANZIARIAPER SAPERNE DI PIÙ
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I numeri
270Le agevolazioni nel nostro sistema
7,6L’aliquotasulle seconde case
0,2la variazioneaffidata ai Comuni
Gli enti ecclesiastici dovranno pagarePalazzo Chigi s’impegna peròa esentare le iniziative no-profit
La celebrazione dei Patti Lateranensi,giovedì, sarà l’occasione per esaminarela nuova regolamentazione
Ici anche per gli immobili della Chiesail governo pronto a rivedere l’esenzione
Le tasse
ALBERTO D’ARGENIO
DOSSIER.Fisco e Vaticano
Prima rata a giugno, poi i comuni potranno decidere gli aumenti per il conguaglio. Evasione, l’esecutivo prepara il ripristino dell’elenco clienti-fornitori
Imu prima casa, debutto con aliquota al quattro per milleLa legge
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Repubblica Nazionale
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PER SAPERNE DI PIÙwww.imf.orgwww.european-council.europa.eu
L’unica bella notizia di questeore è l’annuncio che ad aprileil Paese tornerà alle urne
I partiti perdono pezzi econsensi: nessuno, compresoil Pasok, ha più la maggioranza
I sacrifici
DANIELE MASTROGIACOMO
IL DOSSIER. Un Paese sul baratro
ATENE — La Grecia torna alle urne. Si vota ad aprile e questo, per la gente, è forse l’unica bella notizia diqueste ore. C’è aria di cambiamento, una svolta radicale. I partiti perdono pezzi e consensi; nessuno, compresoil Pasok, ha più la maggioranza in Parlamento. Non accadeva dal 1993. Tutti pagano la sofferta approvazionedel pacchetto di austerità imposto dalla Troika (Fmi, Bce, Ue). Le misure sono state divise in quattro distintiprovvedimenti: lavoro e stipendi, creditori privati, ricapitalizzazione delle banche, pensioni. Il più contestato èquello sulla riforma del lavoro: taglio del 22% dei salari nel privato, 150 mila dipendenti pubblici da licenziareentro il 2015. Quindici mila solo quest’anno. Contratti congelati e validi solo due anni. Alla scadenza, rinnovoannuale. La Troika chiede nuove garanzie. Non si fida. Entro domani, quando si riunirà l’Eurogruppo, pretendeuna lettera di impegno sottoscritta dal governo e dai leader dei tre partiti che lo sostengono. Ma nel carniere deisacrifici mancano ancora 300 milioni: se non saranno trovati il prestito da 150 miliardi rischia di saltare. Silavora sulle spese dei ministeri. Difesa e Sanità. I creditori privati avranno i loro soldi, ma decurtati del 70%.
Giovani, impiegati, operaitutti in ginocchio per l’austerityViaggio tra gli umori della gente, in arrivo nuovi disagi
Essere "bamboccioni" in Grecia è unlusso. Accade solo nelle famigliebenestanti, che alla fine un lavoro telo trovano o te lo programmano. Pertutti gli altri giovani è una vera corsaad ostacoli. Dovrebbero esserefavoriti e stimolati. Nella realtà sonoi più penalizzati. Accade anche danoi. Ma qui, in Grecia, è peggio. «Alprimo impiego - ci conferma Stathis
- prendi 752 euro lordi.Devi lavorare dieci ore,anche se ufficialmente, alivello di contributi, sono8 come da contratto.Sabato compreso». Labeffa scatta se hai meno
di 25 anni. «A tutto c'è un limite - sisfoga Stathis -. Il nuovo pacchetto dimisure colpisce soprattutto gentecome me. Prevede la riduzione del32 per cento del salario. Capisce? 32per cento. Significa 510 euro lordi,410 netti». E' l'inizio. «Non ci pagonemmeno l'affitto di una stanza. Quicosta 450 euro». Soluzioni? «Restaretappato in casa, risparmiare sututto. Niente cellulare, niente tv viacavo, niente auto, niente cene conamici. A meno di rubare. Lo fanno inmolti. Rischiamo di diventare unPaese dell'illegalità».
IL GIOVANE
“Noi generazione 400 eurocosì non si può vivere”
La scure dell'austerità si abbatte suipiù garantiti. Che ora diventano i piùdeboli. I dipendenti. Per quelli delcomparto pubblico scatterà la libertàdi licenziamento: saranno decurtati150 mila posti di lavoro entro il 2015.Almeno 15 mila andranno a casa perla fine dell'anno. Per risanare ildeficit, bisogna ridurre un esercitoformato da 965 mila impiegati e
funzionari.Ogni 5 licenziamenti ci
sarà una sola nuovaassunzione. Con stipendiridotti del 20 per cento. «Difatto», ci spiega Gergiouche preferisce evitare il
cognome, «perderemo il valore di trestipendi l'anno, circa 2.100 euro».Secondo stime attendibili, il potered'acquisto scenderà del 40 per cento.La classe media e piccola greca siritroverà nelle stesse condizioni del1960. Ma 42 anni dopo. «Per arrivarealla fine del mese», aggiungeGeorgiou, «dovremo ricorrere aimercati rionali, ai bonus offerti daigiornali, ai maxisconti dei negozi diperiferia. I più frequentati sono quelligestiti dagli extracomunitari». Moltitornano in campagna. Coltivare laterra procura almeno da mangiare.
LO STATALE
“Persi tre stipendi l’annospesa solo con maxisconti”
Nemmeno i dipendenti della Difesa sisentono tranquilli. Anche loro sononel mirino dell'austerità e rischiano diperdere posti di lavoro consideratiinossidabili. In Grecia ci sono moltisettori gestiti da uomini con lestellette. Un poliziotto, al primoimpiego, percepisce uno stipendio di600 euro. Poi usufruisce degli scatti dicarriera. Ma i tagli hanno bloccato
avanzamenti e indennità. I poliziotti sembranoessere i più tartassati.Spiros, con ruolo dicapitano in uncommissariato, ci fanotare alcuni segnali
eloquenti: «I tagli iniziano dallascuole. Ne abbiamo prestigiose emolto frequentate. Ma da quest'annoi posti disponibili sono stati decurtatidell'80%. Questo significa un pianopreciso. Niente scuola, nientediplomati, niente future assunzioni».Cosa accadrà? «Si rivolgeranno dinuovo ai militari. Almeno di pensaread una privatizzazione della polizia».Una battuta provocatoria. Molti sonoconvinti che i 300 milioni chemancano nel pacchetto promessoalla Troika arriveranno proprio dallaDifesa.
IL POLIZIOTTO
“Alt a promozioni e indennitàprezzo del piano della Troika”
Dimitri lavora da 15 anni in unasocietà elettrica. E' una di quelleprivatizzate. Gode ancora delvecchio contratto che scade tra dueanni. «Ci hanno già decurtato il 22per cento del salario», denuncia.«Non hanno nemmeno atteso il varodelle misure. Questo significa che adicembre percepivo 1030 euro.Nella busta di gennaio si sono ridotti
a 804. Parliamo di lordi».Nel 2013 si rinnovanomoltissimi accordi. Allascadenza, il pacchettodella Troika prevede lascadenza annuale. «Difatto», spiega con
cinismo, «significa licenziamento.Perché l'accordo va raggiunto entrotre mesi. In caso contrario siprocede d'ufficio: il datore di lavoroha la libertà di farti retrocedere alprimo livello. Ricominci daccapo.Difficile poter accettare. E' un chiaroricatto e finisci strangolato. Megliolasciare perdere e mettersi sulmercato. Se esiste un mercato».Anche in questo settore, checomprende le partecipate concapitale pubblico, ci sono 68 milaimpiegati. E' previsto un taglio,entro quest'anno, del 20 per cento
L’OPERAIO
“Il nuovo contratto annualeper noi significa licenziamento”
LA PROTESTA
Un’immaginedegli scontri chestannosconvolgendo Atene
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Il collocamento
Rendimenti in caloall’asta dei Bot
ROMA — Nuovo se-gnale di stabilizzazioneper i titoli di stato italianidall’asta dei Bot annua-li. Ieri sono stati intera-mente assegnati i Botall’asta, per un ammon-tare di 12 miliardi di eu-ro, con rendimenti scesiai minimi da luglio scor-so per i buoni annuali,con un tasso medio al2,23% (dal 2,735% delcollocamento del 12gennaio). La domanda èstata largamente supe-riore all’offerta, «non al-tissima, per un proble-ma tecnico nell’immis-sione degli ordini dell’a-sta» ha informato laBanca d’Italia, spiegan-do che sono in corso ve-rifiche, per capire la ra-gione del problema.
dal nostro inviato
Repubblica Nazionale
POLITICA INTERNA■ 15
@MARTEDÌ 14 FEBBRAIO 2012 POLITICA E GIUSTIZIA
PER SAPERNE DI PIÙwww.repubblica.itwww.pdl.it
Si sono ritrovati iscritti militanti di Pde Lega. Dopo le denunce, i carabinierihanno bussato alla sede nazionale
Alcuni casi segnalati dall’interno dellostesso partito. Mantovano: “Quei pochitruffatori vanno individuati e cacciati”
Tessere false, arruolati anche avversarii congressi azzurri finiscono in procura
Il Pdl
GIULIANO FOSCHINI E LELLO PARISE
IL DOSSIER. La campagna adesioni 2012
Congressi con il trucco. Quelli del Pdl. Piovono esposti nelle procure persedicenti iscritti nelle liste del partito. A fronte di un milione di cittadini cheavrebbero aderito al Pdl per eleggere rappresentanti alle assemblee comunali,provinciali e nazionali, c’è chi all’interno dello stesso Pdl denuncia «anomalie»orchestrate da «pochi truffatori». L’accusa è dell’ex sottosegretario agli Interni,Alfredo Mantovano: «Non c’è da meravigliarsi che qualcuno ci provi, accade intutti i partiti. Non deve però accadere che non si accerti come stanno le cose. Iosono onorato di far parte del Pdl, chiedo quindi linea dura contro questi truffatori:vanno espulsi». Il materiale non manca. Da Bari a Savona, da Cosenza a Casapesenna, da Modena aVicenza fioccano le denunce. C’è l’iscritta del Pd che si trova fedelissima diBerlusconi, la dj leghista con la foto sulla tessera firmata da Alfano. Nei giorni scorsi icarabinieri di Vicenza hanno sequestrato tessere e documenti nella sede di viadell’Umiltà per accertare, per esempio, come mai tutti i cacciatori veneti fosseromiracolosamente diventati iscritti al Pdl. A Bari, invece, 139 aderenti risultanoresidenti in un sottoscala. In mezzo a queste discussione, l’ex ministro Raffaele Fittoappare comunque entusiasta: «Il Pdl sta celebrando in tutta Italia una fortunata stagionecongressuale. Ci confermiamo un grande partito capace di discutere e scegliere».
Puglia
L’anomalia dei 139 di Bariresidenti in un sottoscala
E’ una militante del Pd, ma si ritrovaiscritta al Pdl barese. Si chiama ConcettaLadalardo, ha 38 anni: «Non volevocrederci, poi ho scoperto che nome,cognome e data di nascita sono quellidella sottoscritta e la cosa mi ha datomolto fastidio. Presenterò un espostoalla magistratura, voglio giustizia». Ilcaso salta fuori dopo la denuncia di dueconsiglieri comunali “azzurri”, FilippoMelchiorre e Massimo Posca, che alcongresso cittadino segnalano le«adesioni anomale» di 139 cittadini.Risultano tutti, compresa la Ladalardo,residenti in via Colaianni, 10: èl’indirizzo di un sottoscala. Il senatoreLuigi D’Ambrosio Lettieri, segretario delpartito, per metà impacciato e per metàseccato, assicura: «Stiamo verificando».
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Campania
Pullman con 120mila schedema è in arrivo il commissario
Nel momento della maggior crisi diconsenso per il Pdl, in Campania questoè stato un anno straordinario. Tanto cheil presidente della Provincia LuigiCesaro, indagato in inchieste di camorradalla procura di Napoli, è stato costrettoad affittare un pullmino per portare tuttele tessere a Roma: 120mila gli iscritti inCampania, con un vero e proprio boomin provincia di Napoli dove i fan del Pdlsono 45mila, quasi tutti proprio vicini aCesaro. La situazione a Napoli città nonè diversa. È scontro aperto tra ildeputato Amedeo Laboccetta el’assessore regionale MarcelloTaglialatela, una guerra che potrebbespingere il commissario regionaleFrancesco Nitto Palma a nominare unaltro commissario: quello cittadino.
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Veneto
Verifiche su novemila nomici sono tutti i cacciatori
Il primo sequestro i magistrati veneti lohanno effettuato nella sede di viadell’Umiltà a Roma. Ora i carabinieri diVicenza, coordinati dal pm Sergio Berlato,stanno spulciando le carte: l’ipotesi è di falsocontinuato in scrittura privata. Il caso deifinti iscritti nel Pdl in Veneto ha davverodell’incredibile: a Vicenza le tessere sospetteall’attenzione degli investigatori sono 8mila,a Treviso più di un migliaio. Ci sono militantidi Rifondazione e della Lega, morti,l’onorevole Massimo Calearo eletto nel Pd. Ilcaso più bizzarro è quello dei cacciatori:praticamente tutti gli iscritti all’Associazionecacciatori veneti si sono trovati con unatessera del Pdl in tasca. Nel mirino - come hadenunciato tra gli altri l’ex ministro Galan - èfinito l’europarlamentare Sergio Berlato.
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Calabria
Due big agli arrestiper collusioni mafiose
La campagna di tesseramento del Pdl inCalabria si incrocia con due inchieste moltoimportanti di ‘ndrangheta. Due dei “signori”delle tessere del partito calabrese sono statiarrestati dall’antimafia, per altri reati, pocodopo aver chiuso la campagna ditesseramento: il consigliere regionale FrancoMorelli (13.671 preferenze alle ultimeelezioni) è finito in manette su ordine del pmIlda Boccasini. Mentre il 21 dicembre la Ddadi Reggio Calabrina ha arrestato il consiglierecomunale Giuseppe Plutino. Per entrambil’accusa è di contiguità alle cosche. Cosìmentre il coordinatore regionale del Pdl,Giuseppe Scopellitti, brindava alle 50milatessere sul tavolo di Alfano, su quelli dellaprocura arrivavano esposti che spingevano atenere gli occhi aperti sull’incredibile boom.
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Emilia-Romagna
A Modena è polemicasull’iscrizione dei casertani
Il caso Emilia Romagna nasce a Modenadove il 25 febbraio si candideranno treaspiranti coordinatori provinciali. Lacoordinatrice uscente, l’onorevole IsabellaBertolini, usa parole molto forti accusandogli avversari della sua candidata di averprodotto una serie di tesseramenti assidubbi. «Ci sono città che hanno duplicato inumeri degli iscritti. E la cosa bizzarra —dice — è che i nuovi tesseramenti arrivanoquasi tutti da una area geografica bencircoscritta: nel Pdl di Modena gli aderenti diCaserta e provincia sono 240, quelli originaridell’intera Calabria 93 su circa 5.800 iscritti:sono numeri che si commentano da soli». Ilprocuratore Vito Zincani, in attesa di unpasso ufficiale, ha fatto già sapere cheleggerà attentamente tutte le carte.
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Liguria
Quote pagate con Postepay91 iscritti subito cancellati
Tesserati di altri partiti, persone agli arrestidomiciliari, anche nomadi. Sono alcunidegli iscritti al Pdl in provincia di Savona.Nelle liste, tra gli altri, c’erano anche ilconsigliere comunale del Pd, ReginaldoVignola e suo figlio Alessio che hannopresentato una denuncia in procura. Ilpartito ha prontamente provveduto acancellare circa 91 iscrizioni, ritenute“inattendibili”, tutte arrivate al fotofinish dauno stesso indirizzo mail e con la quota(10euro a testa) pagata tramite una Postepay. Acompiere l’operazione un peritoinformatico che giura di aver eseguitosoltanto «una prestazione professionale»ma nulla vuole dire su chi gli ha fornito glielenchi. È possibile, però, che a farlo parlareci pensi direttamente la magistratura.
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Repubblica Nazionale