Il Divino Socrate Di Platone

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IL DIVINO SOCRATE DI PLATONESINTESI E COMMENTO DEL "FEDONE " DI PLATONE La cornice narrativa del "Fedone",è la seguente: Socrate è in prigione,e in attesa della propria condanna a morte,si ritrova,nell'ultimo giorno della sua esistenza terrena,a conversare con amici e seguaci. "Noi uomini,siamo in una sorta di residenza obbligata,dalla quale non è concesso liberare sè stessi,nè evadere; noi siamo un possesso degli dèi." Dopociò,Socrate inizia ad enumerare ipotesi razionali a valore dell'esistenza dell'anima: " La morte è la separazione dell'anima dal corpo. " "Finchè possediamo un corpo, esso ci impedisce la ricerca dell'essere." "Per conoscere con chiarezza,dobbiamo imparare abbandonare il corpo e contemplare con la sola anima le cose in sè stesse. "La purificazione consiste nel separare il più che si può l'anima dal corpo,e nell'abituarla a riconvertirsi dagl'influssi corporei,educandola a concentrarsi da sola in sè stessa,liberata dal corpo come se fosse sciolta dalle catene. E'questo il compito dei filosofi:lo scioglimento e la separazione dell'anima dal corpo. Vi è poi un passo ove vi è citazione riguardo i "riti misterici"antichi: "Non rischiano certo di passare per ingenui quelli che istituirono i riti misterici;essi di- cono,in forma di enigma,che chiunque vada nell'Ade senza aver intrapreso e compiuto la sua iniziazione giacerà nella melma,mentre chi vi giunge dopo la purificazione ed iniziazione,avrà dimora fra gli dei. Come dicono gli iniziati ai misteri:"sono molti quelli che portano la ferula,(il tirso,bastone decorato d'edera,vite e pigne)ma pochi i bacchi". Socrate poi,nell'annoverarsi fra le schiere di "quegli" iniziati,dice: "E anch'io per essere uno di loro,mi sono impegnato in ogni modo." A tal punto interviene uno degli ascoltatori,Cebete,il quale asserisce: "Riguardo a ciò che si è detto sull'anima,c'è molta incredulità fra gli uomini;questi temono che essa,una volta abbandonato il corpo,si disperda come soffio o fumo,ten- da a dissolversi e non esita più in nessun altro posto." "L'uomo che crede a queste cose,si auguri che nel giorno della sua morte non vi sia bufera o forte vento,affinchè la sua anima,trovandovisi in mezzo, non ne venga da essi dispersa!" "C'è un'antica dottrina secondo la quale nell'Ade si trovano le anime giunte da quassù,e che poi fanno ritorno ancora una volta in questo mondo,generandosi dai morti. Dai vivi si generano i morti;dai morti si generano i vivi. Ma per sostenere tale tesi,occorre indagare non solo ciò che riguarda l'uomo,ma tutti gli animali e le piante,ossia tutti gli esseri che sono soggetti a generazione. Quando qualcosa si accresce,è necessario che diventi più grande da più piccola che era prima;potrà diventare più forte da più debole,più veloce da più lenta,peggiore da migliore,più giusta da più ingiusta.

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Studi di Tiziano Bellucci

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“IL DIVINO SOCRATE DI PLATONE” SINTESI E COMMENTO DEL "FEDONE" DI PLATONE

La cornice narrativa del "Fedone",è la seguente: Socrate è in prigione,e in attesa della propria condanna

a morte,si ritrova,nell'ultimo giorno della sua esistenza terrena,a conversare con amici e seguaci.

"Noi uomini,siamo in una sorta di residenza obbligata,dalla quale non è concesso liberare sè stessi,nè evadere; noi siamo un possesso degli dèi."

Dopociò,Socrate inizia ad enumerare ipotesi razionali a valore dell'esistenza dell'anima:

" La morte è la separazione dell'anima dal corpo. "

"Finchè possediamo un corpo, esso ci impedisce la ricerca dell'essere." "Per conoscere con chiarezza,dobbiamo imparare abbandonare il corpo e contemplare con la sola anima le cose in sè stesse. "La purificazione consiste nel separare il più che si può l'anima dal corpo,e nell'abituarla a riconvertirsi dagl'influssi corporei,educandola a concentrarsi da sola in sè stessa,liberata dal corpo come se fosse sciolta dalle catene. E'questo il compito dei filosofi:lo scioglimento e la separazione dell'anima dal corpo. Vi è poi un passo ove vi è citazione riguardo i "riti misterici"antichi: "Non rischiano certo di passare per ingenui quelli che istituirono i riti misterici;essi di- cono,in forma di enigma,che chiunque vada nell'Ade senza aver intrapreso e compiuto la sua iniziazione giacerà nella melma,mentre chi vi giunge dopo la purificazione ed iniziazione,avrà dimora fra gli dei. Come dicono gli iniziati ai misteri:"sono molti quelli che portano la ferula,(il tirso,bastone decorato d'edera,vite e pigne)ma pochi i bacchi". Socrate poi,nell'annoverarsi fra le schiere di "quegli" iniziati,dice:

"E anch'io per essere uno di loro,mi sono impegnato in ogni modo." A tal punto interviene uno degli ascoltatori,Cebete,il quale asserisce:

"Riguardo a ciò che si è detto sull'anima,c'è molta incredulità fra gli uomini;questi temono che essa,una volta abbandonato il corpo,si disperda come soffio o fumo,ten- da a dissolversi e non esita più in nessun altro posto." "L'uomo che crede a queste cose,si auguri che nel giorno della sua morte non vi sia bufera o forte vento,affinchè la sua anima,trovandovisi in mezzo, non ne venga da essi dispersa!" "C'è un'antica dottrina secondo la quale nell'Ade si trovano le anime giunte da quassù,e che poi fanno ritorno ancora una volta in questo mondo,generandosi dai morti. Dai vivi si generano i morti;dai morti si generano i vivi. Ma per sostenere tale tesi,occorre indagare non solo ciò che riguarda l'uomo,ma tutti gli animali e le piante,ossia tutti gli esseri che sono soggetti a generazione. Quando qualcosa si accresce,è necessario che diventi più grande da più piccola che era prima;potrà diventare più forte da più debole,più veloce da più lenta,peggiore da migliore,più giusta da più ingiusta.

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Ciò dimostra che tutti gli esseri,gli enti,si generano in questo modo:i contrari dai loro contrari. Di conseguenza le nostre anime esistono nell'Ade." Socrate diceva che che l'intelletto umano riconosce agli esseri o alle cose sempre un opposto, un

antitetico ma che solo riguardo alla morte, non trova il suo contrario.

Ogni cosa ha il suo contrario, il suo opposto. Perciò il raffredarsi e il riscaldarsi,il decomporsi e il ricomporsi si generano l'uno dall'altro in un movimento generativo che va da un contrario all'altro e viceversa. L'esser morto è il contrario dell'esser vivo. Eppure mai si dice che dal morto si genera il vivo. La morte non ha quindi il suo opposto? Se così facessimo la natura risulterebbe zoppa! Se dal morto c'è il tornare in vita, cos'altro sarebbe questo tornare in vita se non un processo di generazione che va dai morti ai vivi? I vivi si generano dai morti,non meno che i morti dai vivi. Le anime dei morti quindi esistono in qualche luogo,poi rinascono." Per convalidare la tesi della"reminescenza"ossia della preesistenza dell'anima,afferma poi quanto

segue:

"L'apprendere non è altro che una specie di ricordare;è infatti necessario che noi

abbiamo,in qualche modo,appreso prima,ciò che ora ricordiamo. Se qualcuno dopo aver visto,udito o provato una particolare sensazione su un soggetto,non si limita al solo conoscerlo,ma gliene viene in mente subito un altro,il quale non dipende dalla sua conoscenza,ma da un'altra,sconosciuta,allora non è giusto dire che egli l'abbia già conosciuta in passato,pur non conoscendola?" "E' necessario che noi si sia entrati in possesso delle conoscenze di tutti gli "enti" in sè

(in senso assoluto)in qualche modo,quindi ciò è da intendersi avvenuto prima di nascere." Avendo acquisito quelle nozioni prima di nascere,le perdiamo una volta venuti al mon-do,e poi,mediante l'uso dei sensi,possiamo riacquisirle." "Quando si dice che gli esseri apprendono,in realtà si deve intendere che non fanno altro che ricordare in un secondo momento ciò che già sapevano: l'apprendimento è quindi una specie di ricordo." Vi è poi a questo punto un accenno evidentissimo riguardo la trasmigrazione delle anime e il

karma:

"Al momento del suo congedo dal corpo,qualora l'anima abbia condotto una vita in condizioni di purezza,ossia senza portare con sè nulla di ciò che è fisico e corruttibile, allora si sentirà attratta da ciò a cui è più affine,ovvero andrà alle cose divine. E come dicono gli "iniziati ai misteri :sarà in compagnia degli dei. Inveramente,un'anima intrisa di corporeità,ne sarà appesantita,e avendo paura dell' invisibile,perchè in vita non lo ha conosciuto,nè cercato,nè creduto,finirà per essere attratta nuovamente verso il mondo visibile. Esse si muoveranno ancora errabonde, con il loro corpo invisibile,nel mondo visibile e si aggireranno finchè,per il desiderio della corporeità, dato che null'altro di alternativo suppongono che esista,-on finiranno di nuovo per legarsi con un corpo. E si legheranno a corpi il cui comportamento è affine o simile alla condotta,allo stile di vita che esse tennero,a loro volta nella passata vita."

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Socrate poi inizia a discorrere circa gli influssi malevoli del corpo sull'anima:

"I veri filosofi si tengono in disparte da tutti i desideri del corpo;resistono a questi desideri e rifiutano di abbandonarvisi. Si tengono lontani dai piaceri,dai dolori, e da ciò che causa angoscia. Tali mali,quasi fossero chiodi,affiggono l'anima al corpo,facendole passare per vero ciò che il corpo dice; viene indotta a credere che l'oggetto delle sue passioni sia la cosa più evidente e reale,anche se non è così. In tal modo essa non arriverà mai pura nell'Ade. Essa uscirà dal corpo contaminata,ben presto ricadrà in un'altro corpo,e come un seme,vi germoglierà. L'anima è prigioniera delle passioni:il filosofo dichiara ingannevole l'indagine condotta a mezzo dei sensi,l'anima deve convincersi a raccogliersi e a concentrarsi in sè stessa,verso le cosi immutabili e divine." In tal merito,sorridendo,egli per dimostrare la sua piena serenità afferma:

"Ai vostri occhi io valgo meno dei cigni,che,quando si accorgono di dover morire,pur sapendo cantare già prima,levano un canto più forte e più bello, lieti perchè sono sul punto di raggiungere la divinità di cui sono servitori." Segue poi un'enunciazione sempre da Socrate tratta dalla sua "antica dottrina"Orfica:

" Al momento della morte il demone (ossia angelo) protettore che l'ha avuto in sorte da vivo si affretta a condurlo in quel luogo dove l'anima verrà sottoposta a giudizio:quan-do essa ha ottenuto la sorte che gli spetta,ed è rimasta nell'Ade per la durata neces-saria,al compiersi di molti e lunghi cicli di tempo,un altro "demone guida" la riconduce su questo mondo. Durante questo viaggio,l'anima regolata e saggia si lascia guidare dalla sua guida,e non ignora il significato di ciò che le sta accadendo;mentre quella che serba in sè il desiderio del corpo resta ancora per molto tempo attratta dal mondo visibile. Ma tale anima impura una volta giunta anch'essa nell'Ade,essa è fuggita ed evitata da tutti e nessuno è disposto a diventare suo compagno di viaggio,nè a farle da guida. Quest'anima si trova sola,in uno stato di totale incertezza,finchè non sia trascorso il lasso di tempo necessario affinchè essa venga condotta dalla necessità stessa alla dimora che le si addice." Socrate illustra poi con una similitudine,la condizione dell'uomo rispetto le sue idee concernenti

la verità delle cose:

"Noi ci troviamo nella medesima condizione di un essere che,abitante degli abissi marini,"credesse" che il fondo del mare,fosse la superficie del mare,e che vedendo la luce del sole e degli astri attraverso le acque,scambiasse la superficie del mare per il cielo. Supponiamo poi che a causa della sua pigrizia o debolezza,esso non si sia mai spinto fino alla superficie del mare,e mai sia riuscito a vedere,emergendo dalle onde e solle-vando il capo,quanto più nitida sia la visione rispetto cio che lui immagina o vede laggiù. Noi siamo proprio nella stessa condizione! Allo stesso modo se qualcuno di noi potesse raggiungere l'estrema superficie dell'-aria sollevando il capo fuori dall'aria,potrebbe vedere le cose del mondo celeste. Quest'uomo allo stesso modo,riuscirebbe a scorgere come quaggiù,i pesci,sollevan- do la testa fuori del mare riescono a vedere gli oggetti di questo mondo." Bevve in un sol sorso ,il veleno mortale;le sue ultime parole saranno:

"Critone,dobbiamo un gallo ad Asclepio,fatelo e non dimenticatevene." Asclepio era il dio guaritore,della medicina:si suppone che lo aveva,in quel momento,guarito dalla

"malattia" del vivere.

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"SINTESI E COMMENTO DI REPUBBLICA DI PLATONE"

Tutti i discorsi,contenuti in Repubblica,(il cui testo è uno dei più voluminosi,suddiviso in 10 libri) mirano

all'enunciazione,su piano teorico,di come ordinare,costituire,reggere la città,ossia la "nazione" perfetta.

Ciò,viene illustrato riguardo a come devono essere educati i bambini,gli uomini,con conseguenti citazioni

inerenti a quali leggi,quali principi occorre fondare per istituire la "patria" ideale.

Per quanto concerne l'educazione dei fanciulli:

Occorre insegnare alle madri,alle balie,a raccontare ai bambini solo

quelle favole raccomandate da noi; tali racconti,plasmano gli animi molto di più che le

mani sui corpi.

"Le favole da respingere sono quelle cantate da Esiodo,Eschilo e Omero;essi sono autori di racconti falsi

e per nulla verosimili.(pure forme allegoriche,non utili all'educazione)

Tutti i poeti,e Omero per primo,essi sono imitatori di immagini,e non raggiungono la verità. Colorano in

parole e frasi ogni arte senza saper far altro che imitare.

Affermare che gli dèi si combattono,s'ingannano e lottano fra loro(mossi quindi da una logica umana,non

divina) è sbagliato;e se anche ciò fosse fatto in veste allegorica,un giovane non sa distinguerlo,intenderlo.

Occorre sempre e comunque rappresentare la divinità solo qual è veramente.

Socrate parla poi delle affinità fra musica,(armonia) e anima:

"L'educazione decisiva,da impartire,è quella musicale perchè il ritmo e l'armonia pene-

trano fino in fondo all'animo,e lo toccano nel modo più vigoroso infondendogli eleganza; chi possiede una

sufficiente educazione musicale può accorgersi con grande acutezza di ciò che è brutto o imperfetto nelle

opere d'arte o in natura.

Segue poi,un'enunciazione dottrinale ritrovatosi anche presso le usanze spartane,secondo la

quale Socrate asserisce che al fine di ottenere un giusto equilibrio in una "perfetta

comunità",occorre istituire:

-la comunione dei beni materiali,delle donne e dei figli;

-l'eliminazione del concetto di famiglia,ma non del matrimonio,affinchè tutti si sentano una sola famiglia;

-conseguente distruzione della gelosia,o senso di possesso;

-il tendere tutti al medesimo fine,ossia al medesimo interesse comune,essendo tutti,una sola cosa,

-il divieto di usare denaro;

-i pasti in comune;

-l'accampamento nel cuore della città;

-l'eliminazione dei neonati fisicamente deboli o minorati;

-la pratica assoluta delle 4 virtù cardinali:la sapienza,il coraggio,la temperanza e la giustizia.

Vi è poi un'esortazione a convincersi che colui o coloro che guideranno la "citta ideale" dovranno,per

forza, essere uomini dediti,"iniziati" alla filosofia,quindi saggi ed equilibrati.

" Lo stato non potrà prosperare se non verrà disegnato da "pittori" che si servano di un

modello divino.

Coloro che sono privi di conoscenza,non avendo nell ' anima nessun modello chiaro,sono come i ciechi; il

filosofo è colui che ama sempre apprendere ciò che può chiarire a lui quell'essenza eterna che non può

essere alterata dalla generazione e dalla corruzione. Il filosofo è dotato della grandezza e della visione

d'insieme dei tempi e degli esseri; egli non considera la vita umana in un modo troppo importante,e non

ritiene neppure la morte come un male.

Si accende poi un discorso concernente il "mondo delle idee":

"Le cose sono molteplici,ma l'idea è una sola;ossia,ognuna delle qualità facenti parte

di cose molteplici,corrisponde ad una sola idea."

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All'inizio del libro VII° vi è la celebre narrazione del "mito della caverna":

"Immagina alcuni uomini,i quali vivono,rinchiusi sin dall'infanzia,in una caverna sotterranea,i quali sono

obbligati,da pesanti catene,a rivolgere lo sguardo verso una lunga parete,di fronte a loro.

Dall'apertura della caverna,dietro le loro spalle,la quale non possono assolutamente

vedere,filtra un raggio di luce la quale si proietta,riflettendosi su quella parete che essi

ogni giorno vedono.

Ecco che fuori della caverna,innanzi all'apertura,passano,avanti e indietro uomini che

portano oggetti di ogni sorta;alcuni parlano,altri stanno zitti.

I prigioneri,nella caverna,possono vedere le sagome riflesse,tutte dissimili,proietatte

dalla luce sulla loro parete;essi considerano reali quelle immagini che vedono.

La realtà,per essi,consiste soltanto nelle ombre degli oggetti che passano davanti all'

apertura della grotta; essi si possono considerare simili a noi,ossia posti in un luogo

ove il vedere dalla loro prospettiva li rende ignoranti,ripetto la verità dei fatti.

Ipotizziamo ora che uno di essi,si liberasse dalle catene e alzatosi,volgesse il collo;

camminando e vedendo la luce,soffrirebbe molto facendo tutto ciò,rimarrebbe abba-gliato e sarebbe

dapprima incapace di vedere ciò di cui prima vedeva solo le ombre.

Vedendo le cose,da quella nuova prospettiva,egli rimarrebbe molto imbarazzato e

stupito nell'accorgersi che prima vedeva solo apparenze vane e che ora invece,può

intendere la vera realtà perchè il suo sguardo è più vicino alle cose reali.

Nel vedere la luce del sole,uscendo,rimarrebbe accecato da tale luminosità,tanto da

abbisognare di doversi pian piano abituare;contemplando la nuova realtà capirebbe

che sino ad allora egli viveva nell'errore,insieme ai suoi compagni,che anzi era lo stesso Sole la causa di

ciò che sino ad poco prima,nella caverna,essi vedevano.

Ricordandosi della sua vecchia dimora e della sapienza errata di laggiù, ritenendosi fortunato del

mutamento della sua sorte,proverebbe per coloro sicuramente pietà.

Quando viveva nella caverna,fra i suoi compagni vigeva una conoscenza,una tradi-

zione che si fondava su considerazioni e interpretazioni ricavate da quella prospettiva

e condizione sbagliata; essi si attribuivano onori,elogi e premi a vicenda per chi ve-

desse meglio il passaggio delle ombre,e chi si ricordasse o indovinasse quali passa-

no per prime e quali per ultime,generando una sorta di arte divinatoria,quali noi attri-

buiamo all'astrologia o alla profezia o all'oracolo.

Egli di certo non proverebbe ora,certo invidia per la loro condizione e per la loro anti-

ca arte? No di certo.

Ma se egli scendesse di nuovo al suo posto,non sentirebbe male agli occhi per l'oscurità,venendo dalla

luce?

E non verrebbe egli deriso,dapprima,vedendolo confuso per non aver ancora riac-quistato l'abitudine del

buio,e si direbbe di lui che l'ascesa gli ha rovinato la vista e

che non vale neppure la pena di affrontare la scalata?

E non verrebbe ucciso colui che tentasse di liberare gli altri,ottusi dalle loro convinzioni,per farli salire?"

"Nell'anima di ognuno c'è tale facoltà,insieme ad un organo che rende possibile la co-

noscenza; a tal merito,riguardo la verità,occorre assolutamente dire che la "cultura", non è tale quale

alcuni proclamano che sia.

Vi è dunque un'arte per far "voltare" nel modo più facile ed efficace quell'organo della comprensione:

occorre,presupponendolo già presente,distorglielo dalla sua abitudine scorretta e volgerla verso dove

deve guardare.

Le facoltà cosidette "psichiche",sono affini a quelle del corpo,si possono creare con l'abitudine e

l'esercizio;se tale attività fosse esercitata sin dall'infanzia,l'essere, adulto, vedrebbe con la stessa

acutezza con cui vede le cose sensibili,le cose divine."

Riguardo il punto di riferimento umano che è certo relativo,rispetto all'assoluto ordinamento, egli

dice:

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"Gli uomini,ignorando la verità si formano idee errate su moltissime cose:se egli,vivesse all'interno di un

cerchio,e si muovesse dal basso verso il centro,guardando il punto da cui è partito,crederebbe di trovarsi

in alto. E se si muovesse all'indietro,crederebbe di scendere; ma non si troverebbe egli un questa

situazione perchè ignora che cosa sia davvero in alto,al centro e in basso."

Socrate passa poi ad un'enunciazione riguardo la triplice manifestazione dell"essere" divino,

del Dio,nella sua creazione,paragonandolo ai diversi gradi di purezza dell'essere:

"Il dio,creò l'oggetto,realizzandolo nell'idea dell'essenza, poi un dio artigiano,ne modellò le

forme,rendendolo tangibile e visibile; un dio pittore,ne imitò la forma,facendolo ammirare a tutti,proprio

come fanno i poeti."

Riguardo il bene e il male:

"E' male tutto ciò che porta alla rovina e alla distruzione,è bene tutto ciò che conserva e giova."

A tal punto avviene una narrazione circa uno sconosciuto personaggio,di nome "Er",il quale,etimologica-

mente,appare come di derivazione ebraica; fra gli antenati di Giuseppe,sposo di Maria, compare infatti lo

stesso nome. Addirittura,Clemente Alessandrino,propose l'identificazione di Er con il persiano Zoroastro.

In tal passo è evidente la dichiarazione circa la trasmigrazione delle anime: "Er,morì in battaglia;ricondotto a casa,il dodicesimo giorno,mentre si trovava disteso di già sul rogo,per il

suo funerale,ritornò in vita e prese a raccontare ciò che aveva visto laggiù nell'Ade.

Disse che la sua anima,dopo essere uscita dal corpo,errò insieme a molte altre,e

giunse in un luogo meraviglioso,dove c'erano due aperture comunicanti col terreno e

due altre simili nel cielo in corrispondenza delle prime.

In mezzo ad esse erano sedute dei giudici.

Essi emanavano le sentenze,poi imponevano ai giusti di avviarsi a destra,in alto e agli ingiusti di andare

invece a sinistra,in basso.

Giunto il suo turno,i giudici ordinarono a Er di riferire agli uomini tutto ciò che egli

avrebbe visto e osservato.

Er apprese che ogni anima scontava dieci volte tanto ogni colpa commessa e ogni persona offesa,e ogni

castigo durava cento anni:in media essa permane quindi,in quel-

la condizione,per un periodo di mille anni.

Ad un certo punto un araldo comparse e disse:

-anime effimere,ecco l'inizio di un altro ciclo di nascite apportatrici di morte; non un demone sceglierà

voi,ma voi sceglierete il vostro demone!

Scegliete quindi la vita che sarà necessariamente legata a lui!

La virtù non ha padroni; ognuno la possiederà di più o di meno a seconda che l'abbia onorata o

trascurata; la responsabilità è di chi fa la scelta: la divinità è innocente. -

Un sacerdote gettò in aria le sorti,ed ognuno scelse quella che gli era caduta vicino;

e di nuovo furono posti per terra davanti a loro i modelli di vita:quelli di tutti gli animali

e degli uomini.

Tali elementi erano mischiati insieme alla ricchezza,alla povertà,alla malattia,alla salu-te; quel

momento,è il massimo cimento per ogni uomo,nella speranza di riuscire a riconoscere e a trovare chi lo

renda capace ed esperto di distinguere la vita buona da

quella cattiva,di sciegliere sempre la migliore possibile a vantaggio della propria ricer-

ca verso il bene o nella caduta verso il male.

Occorre scendere nell'Ade,avendo il potere di saper scegliere la vita migliore che ci

potrà condurre verso il bello e il buono,sfuggendo i piaceri,le ricchezze,che inveramen-te,ci

condurrano,appesantendoci,verso il cattivo.

L'araldo aggiunse: -anche l'ultimo arrivato,se compirà la sua scelta giudiziosamente e

vivrà con serietà,ha davanti a sè un'esistenza accetabile,per nulla indecorosa.-

Er diceva che lo spettacolo di ciascun anima intenta a scegliere la propria esistenza era

compassionevole,ridicolo,assurdo.

Infatti le anime in genere sceglievano in base alle abitudini acquisite nella vita anterio-

re.

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Egli vide uomini mutarsi in animali,animali che si mutavano in uomini.

Le anime,una volta fatta la loro scelta,venivano condotte innanzi al fiume Amelete,e

ciascuna venne costretta a berne una certa quantità,ma quelle che non erano protette dalla prudenza ne

bevevano più del necessario: chi beveva quell'acqua,si dimenticava

tutto."

Se qualcuno si applicasse alla filosofia,potrebbe essere felice non solo in questa vita,

ma anche il suo viaggio da qui a laggiù e il suo ritorno qui non avverebbero nella soffe-rerenza,ma nella

tranquillità.

"COMMENTO E SINTESI DEL TIMEO DI PLATONE"

Nel Timeo,la struttura è ricca di contenuti di dottrine metafisiche,cosmologiche,matematiche,scienze

naturali e medicina.

"L'ATLANTIDE"

Ci sono stati tanti diluvi. Voi Greci,novemila anni fa,eravate uomini generati ed educati dagli Dèi; le nostre scritture dicono che la vostra città fece finire una grande potenza,la quale aveva invaso e voleva soggiogare tutta l'Europa e l'Asia: essa proveniva dal mare Atlantico. Infatti a quel tempo era possibile attraversare quel mare,perchè alla foce delle colon-ne d'Ercole vi era un'isola; essa era più grande della Libia e dell'Asia Minore messe insieme. Tale terra,si poteva chiamare continente. In quest'isola "Atlantide",si era formata una grande e mirabile potenza di re,che dominava tutta quanta l'isola e molte altre isole e parti del continente;avevano soggiogato anche tutte le terre sino alla Libia e l'Europa sino all'Italia occidentale. Tale potenza,all'improvviso,tentò di di sottomettere la vostra regione e la nostra; in quel momento la potenza della vostra città vinse gli invasori e così impedì che venis-simo sottomessi noi stessi,e liberò tutti gli altri che invece erano stati soggiogati. In tempi sucessivi,nel corso di un brutto giorno e di una brutta notte,essendosi verificati terribili terremoti e diluvi,tutti i vostri guerrieri e anche l'isola Atlantide,sprofondarono nel mare,ed essa,per sempre. * * * "LA TRINITA' DIVINA"

A titolo di chiarezza,onde far sussistere un'analogia con il simbolismo Cristiano,e il "concetto cosmolo-

gico e metafisico" di Platone,si può sinonimamente intendere che la divinità platonica,appare anch'essa

costituita da una Triade:

1 -l'Elemento Preesistente,o "mondo delle idee",

2 -Il Demiurgo, è l'Architetto della Creazione,il quale a guisa di un disegnatore tecnico,imposta,ordina e

stilizza,stende la squadra e il compasso onde rendere oggettiva,su un foglio celeste,il progetto nei suoi

particolari. Egli può essere inteso quale Figlio;\

3- l'Anima del mondo,è la sostanza o meglio il supporto energetico

"Bisogna considerare tre generi: ciò che è Generato conviene paragonarlo al Padre, ciò in cui è Generato al Figlio,e ciò da cui ricevendo somiglianza si genera ciò che è Generato,verrà assimilato alla Madre.

"IL PERCHE' DELLA CREAZIONE"

L'atavica domanda che risiede nell'uomo riguardo la ragione del perchè Dio creò l'universo,viene enun-

ciata da Platone nel modo seguente:

"Come se Uno,dopo aver osservato dei begli animali,sia rappresentati da una pittura, sia anche veramente vivi,ma in stato di quiete,sentisse anche il desiderio di vederli in

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movimento,mentre si cimentano in una gara,in qualcuna di quelle prove che si ritiene convenire ai loro corpi." "Dio,per necessità,per bisogno di Amore,ha generato le condizioni affinchè tale Amore,offerto da Lui alla Creazione,formando un circolo che da Egli va ad Essa,volle che tale Bene

ritornasse a Lui dopo aver percorso un cammino di evoluzione naturale e spirituale,onde essa ne prendesse coscienza, necessità,bisogno e affinchè quale ultimo fine,a mezzo degli Esseri pervenuti a tale comprensione del Suo Disegno,tramite il libero arbitrio e il discernimento,quindi "razionali",tale Amore,in modo così reciproco,ritornasse a Lui.

+ + +

* * *

"LA SEPARAZIONE DALL'UNO IN DUE"

Platone,enuncia la necessità che dall'Unità,cioè dall'Essere Uno,Dio Padre,venga tratta una Dualità,

affinchè fosse resa possibile la manifestazione sui due piani fisico e metafisico.

Dapprima il Tutto era Uno; avvenendo una sorta di "clonazione"o separazione, tale Tutto divenne intriso

di Dualità,quindi automaticamente molteplice: il positivo e il negativo,il maschio e la femmina,cioè tutti

i principi dei contrari o opposti,dell'eccesso e del difetto,del positivo e negativo fecero la loro comparsa.

Prima non vi era un plurale: esse erano "Uno".

Tale dualità rese possibile l'attuazione dei processi di scambio ciclici,che anche la scienza umana e

moderna riconosce.

Dalla scienza dello Spirito,tale separazione è riconosciuta come "il dividere il cielo dalle acque",il

"separare la luce dalle tenebre". (vedi analogia con il 1° giorno della creazione biblica)

"LA GENERAZIONE DELL'ANIMA DEL MONDO"

Avviene dunque,la generazione dell'Anima del Mondo,composta ad immagine ed ispirazione delle idee

intellegibili, quale sostanza sovrasensibile,nella quale verrà incorporato sia l'insieme delle Gerarchie

Celesti Intelligenti,che avranno funzioni motrici di attuazione e reggenza del cosmo,sia,sotto forma di

"embrione,seme,o idea",l'essenza umana,animale, vegetale,minerale.

"Questo mondo è un unico essere vivente,dotato di corpo e di anima,di intelligenza, contenente in sè,quale anima, tutti gli esseri viventi e intellegibili; esso fu generato ad opera della provvidenza del Dio Demiurgo.

Come secondo il detto:"In origine,eravamo pensieri, nell'immensità" (nella mente di Dio)

"Il Dio creò prima l'Anima,facendola per virtù,più giovane del corpo e più antica di esso,perchè essa doveva essere signora e dominatrice di esso."

L'asse portante principale su cui si fonda la Creazione,consiste in una mediazione,"manipolazione",

un operazione effettuata dal "Demiurgo" creatore,(l'Intelligenza Cosmica),quale Verbo,sinonimo di

"azione", che a mezzo della matematica, dei rapporti numerici e della geometria.

"Quando Dio intraprese a ordinare l'universo,modellò le forme con i numeri." Si deve dire che Dio,abbia armonizzato le potenze per attività spontanea e con attività di persuasione,portandole a compimento in ogni parte con esattezza e secondo rapporti numerici." Il cosmo sovrasensibile,quindi,risulta essere derivante da un'immagine di una Realtà Intelligibile Eterna,

metasensibile, dalla quale il Demiurgo ha tratto il pensiero e l'idea per intraprendere l'attività del "creare",

animare,costruire prima le gerarchie intelleggibili",(le entità,o Dèi ordinatori,"i ministri") per poter far poi a

loro stessi plasmare, modellandolo in funzione,il mondo sensibile, come egli stesso fece,a immagine e

somiglianza dell'intelligibile.(analogia Biblica,vedi Genesi)

L'Anima del Mondo appare composta di tre parti,collegate da un flusso ciclico:

- la natura dell'Identico (Anima razionale o Spirito)

- " " dell'Essere o Simile (Anima Emotiva o passionale)

- " " del Diverso (Anima concupiscibile o istintiva)

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Tuttavia,vi è una sottile e acuta differenza fra il concetto creazionistico biblico e quello platonico; Mosè

intende la creazione con il produrre l'essere dal non-essere,mentre invece per Platone il non-essere non

è affatto il "nulla",ma coincide con la nascita del principio o mondo materiale,ossia il passare da una

realtà informe ad una strutturazione logica sensibile,"formata".

"LA CREAZIONE DEGLI ELEMENTI SENSIBILI"

Demiurgo,costruisce,mediante una strutturazione atomica,usufruendo di rapporti numerici,una figura

geometrica,che risulta essere la base di sviluppo e nascita di tutte le forme fisiche: il " triangolo".

"L'Acqua quando si condensa,la vediamo diventare Terra o pietra,e quando di fonde o discioglie la vediamo mutare in vento o Aria;e l'aria quando si infiamma la vediamo divenire Fuoco. Ciò avviene anche nel senso contrario. In questo modo si trasmettono a vicenda in cerchio,come risulta,la generazione." "IL SENSIBILE E' COPIA DELL'INTELLIGIBILE, quindi non conoscibile in tutto"

Le cose sensibili risultano quindi come copie o immagine riflesse,imperfette,delle idee intelligibili.

Riguardo il concetto di possibile "conoscibilità" circa tali cose materiali ,Platone afferma che esse

possono essere conosciute solo in modo imperfetto,essendo per loro stessa natura,imitazioni,quindi

imperfette. L'umano non può penetrarle,intenderle con l'intelligenza; essendo il cosmo "immagine "del

Puro Essere Modello,esso non è conoscibile quanto il Modello,ma conoscibile solo nella misura in cui è

imitazione del modello,quindi parziale,per quanto nè è appunto parziale l'impronta intelligibile del Modello.

Conseguentemente,viene prodotta la vera e propria creazione del Corpo del mondo,ossia la sostanza

fisica. Che risulta composto di quattro qualità essenziali:

1- Una è quella di "casualità",o necessità,che significa un'essenza qualitativa,(come si è già detto) pri-

va di ordine,senza finalità,irrazionale,quindi non sospinta verso il Bene; essa,pur essendo in stato di

caos,viene convinta dall'Intelligenza a collaborare con la formazione del cosmo,accogliendo in sè,nella

misura possibile,il razionale. Ad essa Platone attribuisce il nome di "causa errante",ossia irregolare.

2- la seconda qualità è detta:"Ricettacolo",ossia la facoltà di lasciarsi plasmare in molti modi; una real-

tà,quella materiale,in cui si realizza l'immagine delle cose,che sono imitazioni delle Idee Intellegibili,co-

me se essa fosse ciò che in genere si intende con il termine"specchio".

Tale supporto è fatto di sostanza amorfa;le immagini della realtà eterna si "riflettono" sulle pareti dello

Spazio e nel Tempo come impronte che si realizzano e poi scompaiono,come il suono che dapprima si

manifesta, poi vi perdura come "eco",rimbalzando sulle pareti,sino a sfumare e a spegnersi.

E'da intendersi anche,come Platone stesso lo chiama,"una Nutrice",

3- Come terzo elemento,grazie alla facoltà di Ricettacolo che accoglie in sè l'immagine che rispecchia il

modello,il principio materiale realizza la caratteristica della "Spazialità",ossia dello Spazio;la manifesta-

zione,su piano sensibile abbisogna infatti di un sostrato o base su cui appoggiare,nella quale si possa o

la si possa identificare,nelle tre dimensioni.

Si noti che ciò,determinando per necessità di supporto ove oggettivare tali forme la nascita del termine

"Spazio" come si vedrà in seguito,farà entrare in scena anche l'elemento "Tempo".

4- la quarta caratterizzazione,consiste nel segnalare una "presenza",in forme rudimentali,di acqua,aria,

terra e fuoco.

"La Generazione di questo cosmo si è prodotta come una mescolanza costituita da una combinazione di necessità (casualità,disordine) e di intelligenza. L'intelligenza prese dominio sulla necessità,persuadendola a condurre verso l'ottimo. Tale "persuasione",portò il principio materiale dal disordine all'ordine."

"CREAZIONE DEL TEMPO"

Avviene poi,a tal punto,la comparsa dell'elemento "tempo",il quale risulta essere un'immagine che

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imita anch'essa,come tutto del resto,il concetto di unità dell'eterno,scorrendo secondo una scansione

numerica,muovendosi ciclicamente appunto anch'esso,secondo il numero,con una logica quindi, nume-

rica.

L'è dell'eterno, (il presente assoluto),viene imitato dal tempo,con ritmi numerici dai quali nascono l'era,

(il passato) e il sarà;(il futuro) essi divengono una copia mobile numerata,del verbo "essere" eterno.

"GLI ANGELI"

Dopo la costituzione dei 4 elementi e del tempo,il Demiurgo crea le gerarchie Angeliche quali "astri"

fatti prevalemente di fuoco,dotati di anime intelligenti,esseri divini strettamente connessi con l'intelligenza

dell'Anima del Mondo,che hanno come ruolo il "reggere" in concreto,l'ordinamento universale e come

poi vedremo,il compito di "creare" le anime umane.

Occorre notare che dal Demiurgo dipendono tutti questi Dèi e Dèmoni creati,per sua volontà e scelta.

"LA CREAZIONE DELLE ANIME UMANE"

Si noti che gli Angeli,e in un primo tempo anche "i figli degli Dèi",ossia le anime umane,vengono

destinati entrambi ad una esistenza immortale,eterna,incoruttibile:

"O Dèi,figli di Dèi,Io sono Artefice e Padre di opere che,generate per mezzo mio,non sono dissolubili,se io non voglio. Non sarete disciolti e non vi toccherà un destino di morte,poichè avrete a vostro vantaggio la mia volontà,che è un legame ancora più forte di quello dal quale siete stati legati allorchè siete nati. Restano ancora da generare tre generi di mortali,(i vegetali,gli animali e gli uomini) affinchè l'opera sia completa e perfetta,ma se questi si generassero e avessero vita per opera mia,diventerebbero uguali agli Dèi. Io vi fornirò il seme e il principio,ma perchè dunque siano mortali,occupatevi voi,(Dèi

creati)secondo natura,della costituzione dei viventi,imitando la potenza che attuai nella vostra generazione. Intessendo il mortale all'immortale,producete animali e generateli,e fornendo loro il nutrimento (i vegetali) allevateli,e quando periscono riceveteli nuovamente; fra questi, genererete il più religioso degli animali".(l'uomo)

" I DESTINI UMANI"

Vengono poi assegnati i destini degli uomini,e qui,a differenza di ciò che è inversamente affermato nel

"Fedone",non vi è nè caduta,nè trasgressione peccaminosa biblica,ma gli eventi sono determinati da

un'inevitabile logica evoluzionistica ,prestabilita dallo stesso Creatore,la quale rientra,concettualmen-

te,quale base d'impostazione per molte tradizioni esoteriche antiche e moderne.

Viene,a tal punto,dichiarato il destino escatologico dell'uomo: "una volta entrata nel corpo,l'anima

sarà coinvolta nelle passioni; il suo compito o scopo sarà quello di dominarle,di non esserne

schiava e di vivere secondo giustizia,allontanandosi dall'ingiustizia."

"COMPOSIZIONE DELL'ANIMA UMANA"

"Per quanto riguarda la forma di anima che in noi è più importante,il Dio l'ha data a ciascuno come un "dèmone"; tale forma abita la parte superiore del capo,e dalla terra ci innalza verso la realtà che ci è congenere nel cielo,in quanto noi siano piante non terrestri,ma celesti."

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"COMMENTO AL FEDRO DI PLATONE" BISOGNA CONSIDERARE CHE ESISTONO IN OGNUNO DI NOI DUE TIPI DI PRINCIPI,CHE CI GOVERNANO E CI GUIDANO: -UNO E' L'INNATO DESIDERIO DEI PIACERI, (L'ISTINTO CONCUPISCENTE) -L'ALTRO E' L'OPINIONE ACQUISITA CHE ASPIRA ALL'OTTIMO. (LA RAGIONE) L'UOMO INNAMORATO NON E' UTILE COME GUIDA,NE' COME AMICO. DIFATTI,L'AMICIZIA O L'INTENZIONE DI UN INNAMORATO NON NASCE DA AFFETTO,MA E' COME FAME CHE CERCA DI SAZIARSI,E CHE "COME I LUPI AMAN GLI AGNELLI" COSI' GLI AMANTI ADORANO LE CREATURE. IN REALTA' L'AMORE E' UN DONO DIVINO,E NON PUO' ESSERE UN MALE;I PIU' GRANDI DONI,CI PROVENGONO PROPRIO DA QUELLO STATO DI DELIRIO. Si arriva qui ad una trattazione circa l'immortalità dell'anima: L'ANIMA E' IMMORTALE; PERCHE' CIO' CHE SEMPRE SI MUOVE DA SE' E' IMMORTALE. ORA,CIO' CHE PROVOCA MOTO,SE SUBISCE UN ARRESTO O SI ARRESTA, FA SI CHE L'OGGETTO SUL QUALE AGISCE CESSI DI MUOVERSI,QUINDI DI VIVERE. CIO' CHE MUOVE LE COSE,(i corpi) E' SCATURIGINE E PRINCIPIO DI MOTO DI TUTTE LE COSE CHE SONO MOSSE. CODESTA FORZA,CHE SI PUO' CHIAMARE PRINCIPIO,NON E' GENERATO, PERCHE' ESSENDO ESSA STESSA IL PRINCIPIO,NON PUO' AVERE UN PRINCIPIO DI ESISTENZA;INVERAMENTE,DIFATTI TUTTE LE COSE GENERATE HANNO DIVERSA NATURA,PERCHE' AVENDO INIZIO E FINE HANNO QUINDI AVUTO UN PRINCIPIO. NE CONSEGUE QUINDI CHE ESSENDO L'ANIMA PER SUA PROPRIA NATURA UN "PRINCIPIO",NON E' DERIVATA DA GENERAZIONE,E QUINDI IMMORTALE. Platone enuncia il perche' della manifestazione dell'anima nella materia sensibile: ESSA, l’anima, E' TALE PERCHE' ESSA ORIGINARIAMENTE DIMORAVA IN UN SITO ED UNA DIMORA CELESTI,INCOLORE,INFORME E INTANGIBILE; IVI HA POTUTO CONTEMPLARE LA VERITA',LA GIUSTIZIA,IL BELLO,IL BENE SUPREMO. LA BELLEZZA BRILLAVA ALLORA IN TUTTA LA LUCE,E GODEVAMO DELLA BEATIFICA VISIONE,ED ERAVAMO INIZIATI A QUELLA INIZIAZIONE CHE SI PUO' BEN DIRE LA PIU' BEATIFICA DI TUTTE. SI ERA IN MISTERICA CONTEMPLAZIONE DI INTEGRE E SEMPLICI,IMMOBILI E VENERABILI FORME,IMMERSI IN UNA LUCE PURA,PRIVI DI QUESTA TOMBA CHE ORA CI PORTIAMO IN GIRO COL NOME DI CORPO,IMPRIGIONATI IN ESSO COME UN'OSTRICA. Si giunge quindi alla tesi della "reminescenza" o "anamnesis": IL LAVORO DELL'ANIMA E' PROPRIO QUESTO: BISOGNA CHE L'UOMO COMPRENDA CIO' CHE SI CHIAMA "IDEA"(Dio) PASSANDO DA UNA MOLTE-PLICITA' DI SENSAZIONI AD UNA UNITA' ORGANIZZATA DI RAGIONAMENTO. QUESTA COMPRENSIONE E' REMINESCENZA DELLE VERITA' CHE UNA VOLTA L'ANIMA NOSTRA HA VEDUTO,QUANDO TRASVOLAVA AL SEGUITO DI UN DIO,E DALL'ALTO PIEGAVA GLI OCCHI VERSO QUELLE COSE CHE ORA CHIAMIAMO ESISTENTI,E LEVAVA IL CAPO VERSO CIO' CHE VERAMENTE E'.

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QUANDO UNO,ALLA VISTA DELLE BELLEZZE TEERENE,RIANDANDO COL RICORDO ALLA BELLEZZA VERA CHE UN TEMPO EBBE CONTEMPLATO,METTE LE ALI,DIVENENDO UN GOFFO PENNUTO AGOGNANTE DI VOLARE,MA CHE NON SA PRENDERE IL VOLO,NE' CONOSCE VERSO DOVE SI DEVE INVOLARE. OGNI ANIMA UMANA HA,PER SUA NATURA,CONTEMPLATO IL VERO ESSERE, ALTRIMENTI NON SAREBBE PENETRATA IN QUESTA CREATURA CHE E' L'UOMO. MA NON PER TUTTE E' COSI';DIFATTI,VI FURONO ANIME CHE EBBERO SOLO UNA VISIONE RAPIDISSIMA DI QUELLE REALTA',O QUELLE ,UNA VOLTE CROLLATE A TERRA,EBBERO MALASORTE TRAVOLTE DA CATTIVE CONDI- ZIONI O COMPAGNIE,DIMENTICANDO QUANTO VIDERO DI SANTO. CHI HA PERTANTO RICEVUTO,nel mondo celeste,UNA LONTANA INIZIAZIONE, O E' STATO FORTEMENTE QUAGGIU' CORROTTO,NON PUO' RAPIDAMENTE ELEVARSI DA QUESTO MONDO A CONTEMPLARE LA BELLEZZA DI LASSU'; CHI INVECE SIA STATO INIZIATO DI FRESCO,E ABBIA GODUTO DI LUNGA VISIONE LASSU',QUANDO QUANDO SORGE UN VOLTO D'APPARENZA DIVINA,O UNA QUALCHE FORMA CORPOREA CHE BEN RIPRODUCA LA BELLEZZA,SUBITO RABBRIVIDISCE E LO COLGONO QUEGLI SMARRIMENTI DI ALLORA. EGLI LA RIMIRA VENERANDOLA COME DIVINA,E SE NON TEMESSE DI ESSERE GIUDICATO IMPAZZITO,SACRIFICHEREBBE AL SUO AMORE COME AD UN IMMAGINE DI UN DIO. MAN MANO CHE EGLI GUARDA,S'ACCENDE,E COL CALORE SI NUTRE LA NATURA DELLE SUE ALI. AFFLUENDO IL NUTRIMENTO,ESSA DIVIENE TURGI-DA E RICEVE IMPULSO A CRESCERE,SU' DALLA RADICE INVESTENDO LA SOSTANZA DELL'ANIMA,PERCHE' UN TEMPO ERA TUTTA ALATA. POSSIAMO QUINDI DIRE CHE L'AMORE PURO E' UN DONO DI DIO,un mezzo tramite il quale abbiamo reminiscenza di ciò che è il vero Bene,che un tempo provam-mo; ESSO NON HA IL POTERE DI FAR SPUNTAR LE ALI ALL'ANIMA,MA FA SENTIRE IN LEI IL DESIDERIO DI COSA GRANDE SI PROVA AD AVERLE. Anche Plotino,diceva che "l'uomo,soffre i dolori del parto di fronte alla bellezza". L'Amore è desiderio del bello,del vero, dell'immortalità, dell'assoluto. Tale forza dell' amore,risulta essere quindi paragonabile alla potenza di un magnete che attira a sè il ferro,la quale si identifica nel magnete quale Amato(Dio) e nel ferro come Amante.(l'uomo) Platone prosegue quindi con l'enunciazione del "mito dell'auriga":

CI SI RAFFIGURI L'ANIMA COME LA POTENZA D'INSIEME DI DUE CAVALLI ALATI E UN AURIGA (l’io dell’uomo) CHE CONDUCE I DESTRIERI. DEI DUE CAVALLI,UNO E' BIANCO,PURO,BUONO E DOCILE (l’anima purificata); L'ALTRO,NERO,E' INVECE L'OPPOSTO,SELVAGGIO,IMPURO E PREPOTENTE (l’anima animalizzata). IL COMPITO DI TAL GUIDA E' QUINDI DIFFICILE E PENOSO. Vi è poi una citazione riguardo il cammino della coppia di veri amanti/amici terreni, LA LEGGE PRESCRIVE,CHE DUE COMPAGNI TERRENI,CHE HANNO GIA' INIZIATO INSIEME IL VIAGGIO SUPER-CELESTE, NON TORNERANNO ANCORA NELLE TENEBRE E AL CAMMINO SOTTERRANEO,(nell'Ade)MA SI RIACCOMPAGNERANNO INSIEME FELICI IN UNA VITA LUMINOSA E INSIEME SARANNO PROVVISTI DI ALI,QUANDO SARA' IL TEMPO,IN GRAZIA DELL'AMORE.

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Vi è poi una narrazione in merito al mito delle "cicale": LE CICALE SOPRA LA NOSTRA TESTA,SULL'ALBERO,SONO INCARICATE DAGLI DEI DI OSSERVARCI E DI ASCOLTARE I NOSTRI DISCORSI,AFFINCHE' POSSANO RIFERIRE I NOSTRI PENSIERI AI LORO DIVINI. UNA VOLTA LE CICALE ERANO UOMINI VIVENTI PRIMA DELLA NASCITA DELLE MUSE; QUANDO NACQUERO LE MUSE ED APPARVE IL BEL CANTO,ALCUNI DI QUESTI A TAL SEGNO FURONO STORDITI DAL PIACERE CHE,PUR DI CANTA-RE,SCORDAVANO CIBO E BEVANDA E NON SI ACCORGEVANO NEPPURE DI MORIRE. DA TALI UOMINI SALTO' FUORI LA FAMIGLIA DELLE CICALE;LE MUSE CON-CESSERO LORO DI NON AVER AFFATTO BISOGNO DA CHE SON NATE,DI ALIMENTI,MA DI POTER CANTARE SUBITO,SENZA MANGIARE O BERE,SINO ALLA MORTE,E DOPO,DI RITORNARE PRESSO LE MUSE A RIFERIRE CHI, SULLA TERRA,LE ONORI E LE ONORI.

"COMMENTO AL SIMPOSIO ( o Convivio) di PLATONE" Socrate va a cena da Agatone; prima di entrare però,egli viene colto da una strana "ispirazione",la quale lo fa porre in uno stato di meditazione,in piedi,nel vestibolo. Socrate entra quindi a metà cena. Tutti si propongono di passare la serata discutendo;il tema è: "elogio ad Amore". "AMORE E' IL PIU' ANTICO FRA GLI DEI; EGLI E' UN DIO POTENTE. VI SONO DUE TIPI DI AMORE: QUELLO "VOLGARE" E' QUELLO TRAMITE CUI SI AMA SOLO IL CORPO DELLE DONNE, QUELLO "CELESTE" E' CIO' CON CUI SI AMA INVECE SOLO IL MASCHIO." In ciò si sottintende che l'aspetto duale dell'amore non è però vero,perchè egli è in realtà uno solo; viene inteso in due modi perchè male interpretato. "LA MUSICA E' LA DOTTRINA DELLE INCLINAZIONI AMOROSE; DIFATTI IL TENDERE A FORMARE ARMONIA SIGNIFICA PROTENDERE AL BELLO." Platone,tende a vedere nell'Amore la legge universale che anima e muove tutto il reale,fa vivere la natura,muovendo così l'anima del mondo,sotto il suo triplice aspetto della Proporzione,della Bellezza e della Verità. A tal punto si parla dell'Androgino: "L'ANTICHISSIMA NOSTRA NATURA UMANA NON ERA COME L'ATTUALE,MA DIVERSA. L'UMANITA' COMPRENDEVA 3 SESSI: IL MASCHIO,LA FEMMINA E L'ANDRO-GINO. LA FORMA DELL'ANDROGINO ERA COME DI UN MASCHIO E UNA FEMMINA ATTACCATI INSIEME." IL GENERE MASCHILE DISCENDEVA IN ORIGINE DAL SOLE,IL FEMMINILE DALLA TERRA E L'ANDROGINO DALLA LUNA. ERANO MOLTO POTENTI; ESSI TENTARONO LA SCALATA AL CIELO PER ATTACCARE GLI DEI. ERANO MOLTO SUPERBI. GIOVE PREOCCUPATO,ONDE FARLI DIMINUIRE DI POTENZA,PERCHE' LI TEMEVA,DECISE DI SPACCARLI IN DUE,DIVIDENDOLI."

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"QUANDO LA NATURA UMANA FU TAGLIATA IN DUE,OGNI PARTE,VOGLIOSA DELLA PROPRIA META' PERDUTA,LE SI ATTACCAVA E GETTANDOSI LE BRACCIA ATTORNO,NELLA BRAMA DI FONDERSI INSIEME MORIVANO DI FAME E DI INAZIONE,PERCHE' NULLA VOLEVANO FARE L'UNA STACCATA DALL'ALTRA. PER OVVIARE A CIO',GIOVE POSE INNANZI I GENITALI,CHE PRIMA INVECE SI TROVAVANO DIETRO;DIFATTI PRIMA ESSI NON SI RIPRODUCEVANO FRA DI LORO,MA IN TERRA COME LE CICALE. IN TAL MODO,SE NELL'AVVINGHIARSI SI INCONTRAVANO MASCHIO E FEMMINA,SAREBBE AVVENUTA LA FECONDAZIONE; SE INVECE SI FOSSERO IMBATTUTI IN UN MEDESIMO SESSO,PROVAVANO SAZIETA' NELL'ACCOPPIAMENTO, ALLONTANANDOSI. ECCO DUNQUE DA QUANTO TEMPO L'AMORE RECIPROCO E' CONNATURATO NEGLI UOMINI; ESSO CI RESTAURA L'ANTICO NOSTRO ESSERE PERCHE' TENTA DI DI FARE DI DUE UNA CREATURA SOLA E DI RISANARE LA NATURA UMANA. OGNUNO DI NOI E' DUNQUE UNA META';E' QUINDI SEMPRE IN CERCA DELLA SUA PROPRIA META'. QUESTA BRAMA DI INTIEREZZA,AL PROSEGUIRLA,DIAMO IL NOME DI AMORE." Diotima,un commensale,rispondendo alla domanda di Socrate che gli aveva chiesto chi fosse per lui Amore dice: "E' UN DEMONE GRANDE,O SOCRATE. DIFATTI OGNI ESSERE DEMONICO STA IN MEZZO FRA IL DIO E IL MORTALE. GLI DEI NON SI MISCHIANO CON L'UOMO,MA PER MEZZO DI AMORE E' LORO POSSIBILE UNA COMUNIONE E COLLOQUIO CON GLI UOMINI,IN VEGLIA O IN SONNO. Socrate: "CHI AMA DESIDERA CHE IL BELLO DIVENGA SUO; L'AMORE E' DESIDERIO DI POSSEDERE IL BENE PER SEMPRE. "L'AMORE E'ANCHE AMORE DELL'IMMORTALITA'" "LA NATURA MORTALE CERCA,CON OGNI MEZZO,DI PERPETUARSI E DI ESSERE IMMORTALE. E PUO' RIUSCIRVI SOLO PER QUESTA VIA,MEDIANTE LA RIPRODUZIONE,LASCIANDO SEMPRE UN GIOVANE AL POSTO DEL VECCHIO. Continua Diotima: "CHI SIA EDUCATO ALLA QUESTIONI D'AMORE,GIUNTO ORMAI AL GRADO SUPREMO DELL'INIZIAZIONE AMOROSA ALL'IMPROVVISO GLI SI RIVELERA' UNA BELLEZZA MERAVIGLIOSA PER SUA NATURA,CHE NON NASCE E NON MUORE; SI ACCORGERA' CHE TUTTE LE BELLEZZE PARTECIPANO A LEI IN MODO CHE ESSA NON SI ARRICCHISCA NE' SCEMI, RIMANENDONE INTOCCATA." Qui si allude alla "contemplazione" mistica che si attua nella preghiera e nella

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meditazione. In tutto il testo del Simposio ricorre l'affermare che "AMORE E' UN'ESSENZA IN-TERMEDIA TRA IL MORTALE E L'IMMORTALE;POICHE' L'ANIMA HA VISSUTO IN MEZZO ALLE IDEE,(Dio) ESSO E' LO SFORZO CONTINUO DELL'ANIMA PER RITROVARE CIO' CHE UN TEMPO HA AMATO."

LETTERE

(Platone)

Nella 2° LETTERA (360 a.c.) Platone discorrendo con il discepolo Dionisio II°, accenna

ad una misteriosa dottrina incomunicabile scritturalmente;

“Tu sostieni, che non ti e’ stata sufficientemente rivelata la natura di “ciò che è primo”.

Bisogna dunque che te ne parli, ma per enigmi, in modo che, se a questa lettera dovesse

capitare un caso avverso nei recessi del mare o della terra, chi la legga non capisca.

Tutti gli esseri stanno intorno al Re del tutto e tutti sono in grazia sua ed esso è la causa di

tutto ciò che è bello; le cose (gerarchie) che sono seconde stanno intorno al “secondo”, le

terze intorno al “terzo.

L’anima umana aspira a conoscere quali qualità abbiano le cose (gerarchie), e guarda a

quelle (enti materiali) che le sono affini, ma nessuna di queste cose la soddisfa.

Riguardo al re ed alle cose di cui ho detto, non vi è niente di affine.

Allora l’anima si chiede: “Ma qual è la loro natura?”

Ed è questa la domanda che è la causa di tutti i mali, e nessuno mai potrà raggiungere

realmente la verità, se non riuscirà a liberarsene. Nessuno di quelli che mi hanno ascoltato,

all’inizio, se ne sono liberati con poca difficoltà.

“Bada però che questa lettera non cade nelle mani di uomini ignoranti, perchè per la

moltitudine non vi sono dottrine più ridicole di queste. Di tali cose occorre parlarne spesso e

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continuamente, per molti anni, a prezzo di molta fatica, e solo allora esse si purificano come

si purifica l’oro.

Vi sono uomini che dopo aver sentito parlare per oltre trent’anni di tali cose, i quali

dichiarano che ciò che sembrava prima assolutamente incredibile è ora credibilissimo e

chiarissimo, mentre ciò che era prima credibilissimo sembra ora contrario.

Rifletti dunque a questo e bada di non dover un giorno pentirti di aver lasciato che queste

dottrine si diffondessero in modo non degno. Il miglior modo di custodirle sarà di non

scriverle, ,a di apprenderle a memoria: perchè è impossibile evitare che le cose scritte cadano

in mano altrui.

Per questa ragione io non ho mai scritto niente su queste cose e non c’è, nè

mai ci sarà un trattato di Platone, e ciò che ora va sotto il suo nome è la

dottrina di Socrate, bello e giovane. Stammi bene e dammi ascolto: dopo aver letto

parecchie volte questa lettera, bruciala.”

Dalla VII° Lettera: “So che altri hanno scritto ispirandosi a miei insegnamenti, ma chi

essi siano, neppure essi lo sanno. Questo solo posso dire sul conto di quelli che hanno scritto

o che scriveranno affermando di conoscere ciò che è l’oggetto del mio studio, sia per averlo

appreso da me o da altri, sia per averlo scoperto da sè stessi; non è possibile, almeno

secondo la mia opinione, che abbiano capito alcunchè in questa materia. Su ciò non

esiste, nè mai ci sarà, alcun mio trattato; perchè questa disciplina non è

assolutamente , come le altre, comunicabile, ma solo dopo molte discussioni su questi

problemi e dopo una lunga convivenza, improvvisamente, come luce che si accende da una

scintilla, essa nasce nell’anima e nutre ormai se stessa. Tuttavia io so che se queste cose pur

dovessero essere scritte o dette, lo sarebbero nel modo migliore da me e so anche che mi

farebbe molto soffrire il constatare che sono state scritte male. Se ritenessi che fosse

opportuno metterle per iscritto e comunicarle a tutti in modo adeguato, che cosa avrei

potuto fare di più bello nella mia vita se non mettere per iscritto una dottrina salutare agli

uomini e portare alla luce per tutti la natura delle cose?

Ma io non ritengo che una disquisizione, come si dice, su questi argomenti, possa essere un

bene per gli uomini, se non per quei pochi che sono capaci, dopo poche indicazioni, di

trovare da soli la verità; degli altri, alcuni si gonfierebbero di un ingiustificato disprezzo per

ciò che non è bene, altri di una superba e vuota fiducia, come se avessero appreso qualcosa

di sublime.

Su questo punto io intendo parlare ancora più a lungo; così forse, quando avrò parlato,

qualcuna delle cose che dico diverrà più chiara.

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