Il dialogo 1/2012 - Soliderietà tra le generazioni

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il dialogo bimestrale d’informazione e di opinione delle ACLI Svizzere associazioni cristiane lavoratori internazionali Solidarietà Solidarietà tra le generazioni tra le generazioni febbraio 2012 numero 1 - anno XXII

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bimestrale d’informazione e di opinione delle ACLI Svizzereassociazioni cristiane lavoratori internazionali

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il dialogobimestrale d’informazione e di opinione delle ACLI Svizzereassociazioni cristiane lavoratori internazionali

Solidarietà Solidarietà tra le generazionitra le generazioni

febbraio 2012numero 1 - anno XXII

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La vignetta di Daria Lepori

Impressumil dialogoBimestrale delle ACLI SvizzeraDistribuito in abbonamentoStampa 5000 copie

Comitato di redazione:Luciano Alban, Ennio Carint,Antonio Cartolano, Moreno Macchi, Francesco Onorato,Franco Plutino, Giuseppe Rauseo, Paolo Vendola, Luigi Zanolli

Responsabili di zona:AG: Gaetano VecchioBS-BL-BE-SO: Anna GarziaGE-VD: Luciano GattoZH-LU-SG-SZ-TG: Salvatore DugoTI: Ivana Caldelari

Redazione e recapito:Redazione il dialogoVia Contrada Nuova 16982 Agnotelefono 091 921 47 [email protected]

Stampa:Tipografia Reggiani SpA Brezzo di Bedero (VA)

Progetto grafico:Daria LeporiCoordinamento e impaginazione:Ivana Caldelari

È possibile abbonarsi:sei numeri annuali a fr. 20.-CCP 65 - 272444 - 7

Il prossimo numero sarà recapitato afine aprile 2012. La chiusura di reda-zione per contributi scritti è fissataper fine marzo 2012.

Le multinazionalidevono rispettarei diritti umaniIl Consiglio federale e il Parlamento devono garantire, con regole vincolanti, che leimprese con sede in Svizzera rispettino i diritti umani e gli standard ambientaliovunque nel mondo. È quanto chiede la campagna « Diritto senza frontiere » lan-ciata da una cinquantina di organizzazioni di diritti umani e di sviluppo, tra cuiAllianceSud, Sacrificio Quaresimale, Dichiarazione di Berna, Amnesty International,ecc.Con la campagna e la petizione indirizzata al Consiglio federale e al Parlamento sichiedono disposizioni che obbligano le imprese con sede in Svizzera a rispettare idiritti umani e gli standard ambientali.

Perché è importante firmare la petizione:• perché la Svizzera ospita il più grande numero di multinazionali al mondo per abi-tante;• perché il diritto svizzero è in ritardo: le case madri non possono essere conside-rate responsabili di violazioni commesse dalle loro filiali all’estero;• perché le vittime in altri paesi non hanno la possibilità di sporgere in Svizzerareclami contro le società che hanno sede in Svizzera;• perché le imprese vogliono definire da sé che cosa si intende per responsabilitàsociale e ambientale.Firma la petizione online su http://www.dirittosenzafrontiere.ch/it/

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EDITORIALE

A r t i f i c i o s a n e c e s s i t à

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Sommarionumero 1 - anno XXII

Per un movimento come il nostro delleACLI solidarietà evoca il senso stessodel nostro desiderio di “essere”. Siamoperché ci siamo posti lo scopo di eserci-tare soprattutto una allargamento eduna diffusione della “solidarietà socia-le”. Solidarietà è un insieme di atteg-giamenti alla benevolenza ed alla com-prensione nel confronti delle persone “glialtri”, (tra le quali possiamo annovera-re anche noi stessi), costrette ai marginidi una società esclusivista e arrivista.La solidarietà dunque diviene necessa-ria dove esiste e persiste disuguaglianza.Disuguaglianza che non è solo di origi-ne economica, ma anche fisica, compor-tamentale ed etica. Eccoci allora confrontati con l’artificio-sa necessità di considerare necessariauna “solidarietà tra le generazioni”.Ho detto artificiosa, ed è proprio questala chiave del problema. In natura e nellesocietà arcaiche questo quesito non sipone nemmeno. In natura ogni soggettoè strettamente legato ai soggetti proprisimili nei confronti dei quali, e recipro-camente, ne resta strettamente legatodivenendo tutti ed ognuno, interdipen-denti. Nessuno sopravvive da solo e nes-suno può esistere se non nel contesto chelo lega agli altri e le regole sono valide eduguali per tutti. Nel regno vegetale edanimale questa è una ferrea legge nonscritta che regola ogni insieme.Tra gli umani invece le cose sono moltodiverse. L’interdipendenza tende a rom-persi ad ogni passaggio storico ed epoca-le, molto spesso già ad ogni nuovo anel-lo generazionale. Questo non tanto per-ché ciò sia intrinseco nell’indole umana,quasi una innata cattiveria, un peccatooriginale, ma per l’inconscia necessitàumana a sperimentare “liberamente”pensieri ed azioni che siano, di riflesso,in accordo, od in contrapposizione,all’ordine percepito o imposto. In realtàquesto atteggiamento non è mai preme-ditato e direttamente voluto. Spesso sonomomenti e condizionamenti “esterni”ad influire sull’atteggiamento del singo-lo divenendo una artificiosa, ed incon-sciamente recepita necessità. Questo è grave quando, per la genera-zione che definiamo di adulti, diventaregola, trasformandosi in preconcetto equando, per la generazione che definia-

mo di giovani, diventa contrarietà adogni costo e atteggiamento di sfida.Tutto questo, particolarmente nei tempinostri, dove la realtà è continuamente indivenire con l’avvento di una tecnologiasfrenata e dominante che spinge tutti edognuno ad una insana rincorsa a stareai tempi e che mette in contrapposizio-ne, per natura di cose, le generazioni;adulti e giovani. Eppure gli esempi perun equilibrio nei rapporti reciproci,senza imposizioni e ricerca di falsi com-promessi, senza sottomissioni o rinuncepersonali, sono presenti in natura.Ognuno riconosce la propria libertàsenza condizionare quella altrui.Ognuno, con il proprio atteggiamento,la propria disponibilità, il proprioimpegno e il proprio esempio ricusa sem-pre ogni forma di prevaricazione; nellasfera dei propri affetti, nella comunitàdi appartenenza, nel lavoro, nella socie-tà civile, nella comunità di fede, nellapolitica e nel rispetto dell’ambiente edella natura bene di tutti.Siamo convinti allora che non abbiamobisogno di modificare artificiosamente inostri rapporti tra generazioni, abbia-mo bisogno solamente di una lealtà reci-proca senza scendere a scimmiottareatteggiamenti innaturali per necessità dicompiacenza. Nulla di più deleterio diquesto. Un genitore resta genitore ed unfiglio rimane figlio. Non possono e nondevono diventare per forza amici, maga-ri perché asserviti a deteriori mode cor-renti, ma rimangono rispettosi e coeren-ti della propria funzione sociale eserci-tando, nel presente, la propria “solida-rietà” in tanti modi possibili validi pertutti, tra i quali per noi fondamentale,l’impegno nel volontariato ed il servizioverso gli altri.

Ennio CarintPresidente ACLI Svizzera

Il cuore e la manoUna Quaresima di sobrietà pag. 4

AcliFaiUn percorso impegnativo pag. 5

Acli SvizzeraCampagna tesseramento 2012 pag. 6

Filo diretto con SynaVuoto contrattuale nell’edilizia pag. 7

Solidarietà fra generazioniInvecchiare bene pag. 8Dialogo fra generazioni pag. 9Solidarietà generazionale? pag. 10Un nuovo patto fra generazioni pag. 11Nuova concezione dell’anziano pag. 12Un contributo di conoscenza da valorizzare pag. 13

EditoriaIl benessere arriva in casa Pucci pag. 14

ENAIPDonne migranti e reinserimento nelmondo del lavoro pag. 15

PatronatoLa riforma delle casse pensioni pag. 16Riduzione dei premi della CM pag. 17Supermercato Caritas ad Aarau pag. 17

Campagna ecumenica Più uguaglianza, meno fame pag. 18

La vita delle ACLILucerna, mercatino Venite pag. 19Lugano, una nuova presidente per il Coro pag. 20Ticino, ampliata la rete dei corrispondenti consolari pag. 20Ibach, 45 anni di Circolo pag. 21Teatro a Uster pag. 22Cena sociale a Bellinzona pag. 22Dal Ticino alla Sicilia: nascono le ACLI a Vizzini pag. 23

Sale e PepeRisotto del priore pag. 23

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IL CUORE E LA MANO

U n a Q u a re s i m a d i s o b r i e t à

Ritengo utile, prima di decretarne l’eventualecondanna, interrogarsi sulla valenza simbolica delCarnevale, sia rispetto alle sue sorgenti culturalipagane, sia in riferimento al senso religioso cri-stiano. Come movimento aclista non possiamoesimerci dal guardare oltre le apparenze e, quindi,cercare di definire il valore sociologico e spiritua-

le di quello che conserva i contorni di una festadi passaggio, precedente la Quaresima e laPasqua, la grande memoria della risurrezione diGesù Cristo, cioè l’evento fondatore del cristia-nesimo.

Il rimando quaresimale e pasquale, anche neitempi attuali, ci impone un discorso di sobrietà esacrificio. Questo, tuttavia, fa a pugni con lanostra società cosiddetta dei consumi. Non sitratta di certo di fare i moralisti, bensì di render-si conto di una reale difficoltà a conciliare il mar-tellante appello ad acquistare e consumare pro-dotti e servizi con l'invito a condivisione le nostrerisorse materiali (e non solo) con i più sfavoriti. Èquanto propongono annualmente le Chiese sviz-zere con la campagna di sensibilizzazione, dedi-cata di nuovo al diritto al cibo. L’azione quaresi-male non significa però soltanto sostenere finan-ziariamente progetti di sviluppo sociale, rinun-ciando a una parte del proprio superfluo, mamolto di più mettere in atto sul piano individualee collettivo i meccanismi virtuosi di cambiamen-to. D’altronde, non è contraddittorio auspicare lacrescita economica globale, in nome del benesse-re comune, e cercare nel contempo di moderarele spese, in nome della solidarietà e della giusti-zia? Se vogliamo spingere oltre i nostri interroga-tivi, dobbiamo riconoscere che, di fatto, non èper nulla scontato armonizzare economia di mer-cato e commercio equo, libera concorrenza e ser-vizi pubblici, mondializzazione delle transazionifinanziarie e giusta distribuzione delle risorseeconomiche.

Nondimeno, il mio auspicio per l’ormai avviataQuaresima è di ridarle un tono di frugalità, nelladirezione di una purificante autodisciplina che cipermetta di crescere come individui e comesocietà. Senza dimenticare che, con insistenza, laBibbia ricorda come la vera penitenza non sianoi digiuni alimentari, le mortificazioni corporali ole rinunce finanziarie, bensì la trasformazioneprofonda e duratura di mentalità e comporta-menti, per una maggiore giustizia sociale e peruna collettività rinnovata.3

di fra Martino Dotta, assistente spirituale ACLI Svizzera

Qualcuno sostiene, probabilmente non a torto, che è ormaiCarnevale tutto l'anno, in quanto feste in maschera sono diven-tate un modo ricorrente di sottolineare momenti particolari, infamiglia, nelle ditte, tra amici o nei vari circoli culturali e spor-tivi. Per altri, invece, il Carnevale è stata di nuovo un'occasioneper dare libero sfogo alla fantasia e magari concedersi pure unaqualche libertà, per rompere con le solite abitudini o la mono-tonia quotidiana. Seppur ampiamente secolarizzato, ai giorninostri il Carnevale ha conservato un cerimoniale che evoca ilsacro ed il misterico, rimane un rito collettivo che, salvi glieccessi, dovrebbe favorire la distensione personale e la coesio-ne sociale, essere un’opportunità d'incontro, anche nel giocodel mascherarsi.

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considerazioni raccolte da Luigi Zanolli, vicepresidente FAI

In alcune considerazioni contenute nella relazione del presidente Andrea Olivero al ConsiglioNazionale Italiano del 2-3 dicembre 2011 possiamo leggere le indicazioni del percorso che le ACLItutte sono chiamate a marcare per giungere ai Congressi delle varie nazioni acliste.

ACLIFAI

Un percorso impegnat ivo ed essenz ia le

Le ACLI hanno conosciuto continue trasformazio-ni.nel corso della loro storia, come è naturale perun’organizzazione che vuole stare nel crocevia dellastoria sociale, ma forse poche volte hanno pensatoalla loro auto-riforma come ad un compito propria-mente riformista, nella prospettiva che è cambiandose stessi che si diviene autenticamente capaci di inci-dere nella realtà per trasformarla. È quella di oggi,quindi, una scelta insieme politica e spirituale…Non siamo chiamati a pensare solo a noi stessi nelmomento in cui avviamo il processo rigenerativoassociativo, ma al nostro compito e quindi alle sfidedella nostra società. In questa prospettiva individuoalmeno quattro nodi strategici che ci pongono sfideorganizzative e insieme politiche.

1. Il primo nodo riguarda la trasparenza e il rigo-

re con cui oggi gestiamo associazione, servizi,imprese… È per questo necessario che… mettiamoa punto un sistema di controlli e garanzie, che assi-curino insieme efficacia e trasparenza in ogni ambi-to della nostra vita associativa, dalle ACLI ai servi-zi… Dovremo garantire il comune patrimonio dicredibilità e di risorse e anche promuovere una piùampia corresponsabilità di soci e dirigenti.

2. Anche il secondo nodo ha valenza sul piano orga-nizzativo ed insieme politico… Solo con la “sobrietà

condivisa”, cioè con la scelta di rendere più essenziali inostri rapporti interassociativi e più nette le compe-tenze dei singoli livelli di governo democratico, supe-reremo quella tendenza ad essere organizzazionegeneralista tipica del secolo scorso… Sarà quindinecessario… che si compiano scelte programmaticheprecise e puntuali… Solo dal basso può rigenerarsicomunità attiva, solidale, partecipe e responsabile…

3. Dovremo costruire un modello organizzativo chevalorizzi la nostra specifica storia e, al contempo, sicollochi nel solco dell’innovazione introdotta dallaCaritas in Veritate, iniziando a leggerci e a strutturar-ci come un’ autentica organizzazione di economia

civile. Non possiamo distinguere servizi, imprese edassociazioni collocandoli in scale gerarchiche o fun-zionali, ma dobbiamo integrarli nella prospettiva di

una comune mission, che ciascun soggetto deve per-seguire con le forme giuridiche che le sono proprie.Le ACLI si fanno con i Circoli, con il Patronato, conil CAF, con l’Enaip… e così via, senza eccezionealcuna.Per giungere a tale risultato saranno necessari alme-no due passaggi, insieme organizzativi e culturali: laformazione comune dei dirigenti, che debbonocogliere fino in fondo la politicità dei servizi e laforza innovativa dell’essere soggetti di economiasociale; la definizione di una governance duale, ingrado di garantire la crescita di manager aclisti moti-vati socialmente e professionalmente preparati e, alcontempo, dirigenti politici consapevoli del loro spe-cifico ruolo…

4. Vi è il nodo della promozione di rinnovata

azione sociale… Abbiamo bisogno di stare sul ter-ritorio con più passione ed insieme con più compe-tenza, per svolgere il nostro compito specifico: pro-muovere comunità e dare protagonismo a ciascuno,ai giovani, alle donne, alle famiglie, ai migranti, aitanti poveri di beni, di relazioni e di cultura che a noisi avvicinano ogni giorno….Promuovere azione sociale vuol dire, al contempo,mettere in campo una diffusa proposta di iniziative,incontri, progetti che rendano esplicito il nostromodo di porci nei confronti della realtà e dianoconto della nostra politicità sociale…

Abbiamo bisogno di ACLI schierate, leggibili anchenei territori per le cose che fanno e che promuovo-no concretamente. Solo così nuovi soggetti socialipotranno sentirci come la loro casa e provare ad abi-tarci…Non abbiamo la pretesa di essere né i primi né i piùpreparati, ma la speranza di essere l’organizzazionepiù vicina ai bisogni concreti e, quindi, più prontaalla loro traduzione in istanze sociali e politiche. Ilnostro riformismo è il modo migliore per manife-stare la fedeltà ai valori fondanti, che soltanto attra-verso la rigenerazione della loro traduzione politica– nei diritti e nei doveri – potranno ancora daresenso al nostro agire comune.3

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TESSERAMENTO 2012

Prenderò anche quest’anno la tessera, non per consuetu-dine, perché sono socio delle ACLI da più di quarant’anni,ma per una rinnovata convinzione. Perché credo che lo slogan “il vero capitale è l’uomo”sia una felice scelta dalla Caritas in Veritate di queste ACLIcosì desiderose di rigenerarsi e di rimettere sempre alcentro la persona, come protagonista del destino delmondo in tutte le sue manifestazioni, con le sue debolez-ze e la sua forza.

Anche quest ’anno prenderò la tessera

di Luigi Zanolli, vice presidente ACLI Svizzera

Perché credo in un’amicizia nata tra persone coni miei stessi ideali, cresciuta di giorno in giornonella condivisione di esperienze arricchenti,maturata nella consapevolezza di operare per ilbene comune, rafforzata dal sentimento di esseresempre “sulla frontiera” a combattere per unabuona causa, a difendere chi non ha la forza difarlo perché debole, sfortunato, emarginato, nonprevaricando, ma camminando accanto a lui,

sostenendolo nei suoi momenti di debolezza esuscitando in lui la convinzione di potermi aiuta-re quando il mio cammino si fa pesante.

Prenderò anche quest’anno la tessera, perché si èandata rafforzando in me nel tempo la certezzache sono dalla parte giusta nel cercare di mante-nermi fedele al Vangelo e alla dottrina socialedella Chiesa, nella salvaguardia della democrazia edel mondo del lavoro.Queste fedeltà mi hanno convinto del senso pro-fondo del mio agire, mi hanno motivato nel vive-re con e per l’altro, mi hanno rinfrancato neimomenti di debolezza e di scoramento, mi hannofatto capire che la cosa peggiore al mondo è quel-la di cedere senza combattere, perché è cosa vile,o per inedia, perché è cosa insensata.

Ogni giorno è stato per me fonte di una continuascoperta.Ho imparato che l’individuo è un impasto dibontà e di miseria, che il fallimento non precludela capacità di rialzarsi e di riprendere il cammino,che la vittoria può nascondere qualche insidia,che chi vince spesso lo fa attraverso la sofferenzaprovocata a chi gli sta accanto, che tutti sono allaricerca del bene, ma non tutti ne sono consape-voli e quindi adottano strumenti non idonei perraggiungerlo, quali l’egoismo, l’individualismo, laprevaricazione, l’alterigia, la menzogna, la violen-za.

Ho imparato anche attraverso questo Movimentoad apprezzare la giustizia, l’onestà, la verità, lavolontà di servizio; a vedere in chi soffre la sof-ferenza del Cristo, nel povero il suo volto, nell’e-marginato il crocefisso, in chi non crede come mela ricchezza della presenza di Dio attraverso lesue manifestazioni di bontà.

Per tutto questo prenderò ancora la tessera.

Ma non sarò soddisfatto fino a quando non avròconvinto un amico a prenderla, per condividerecon lui un’esperienza di vita che mi dà senso e miarricchisce dentro.3

Campagna tesseramento 2012“Il vero capitale è l’Uomo”

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FILO DIRETTO CON SYNA

Vuoto contrattua le nel l ’ed i l i z ia pr inc ipa leDal 1° gennaio 2012 nell’edilizia regna il vuotocontrattuale. Il 19 dicembre 2011 gli impresari-costruttori hanno rifiutato una proroga di tremesi del contratto e l’adeguamento dell’1,5% deisalari in generale e del 2% dei salari minimi. Synaprosegue la sua lotta per un nuovo CNM(Contratto Nazionale Mantello) che garantiscauna migliore protezione degli edili ed esige ilritorno immediato al tavolo delle trattative.

di Ernst Zülle *

Ora il datore di lavoro può fare quello che gliaggrada?Per il momento gli attuali rapporti d’impiego noncambiano, e le condizioni basate sul CNM 2008devono ancora essere garantite. Il datore di lavoropuò peggiorare le condizioni salariali e d’impiegosoltanto delle nuove assunzioni o delle riassunzio-ni mediante disdetta per modifica del contratto.Ciò nonostante, in simili casi vanno comunquerispettati i salari valutati dalle commissioni triparti-te cantonali d’uso nella regione e nel settore pro-fessionale.

I contributi al Parifonds-Edilizia vengono ancoradedotti?Tre anni fa le parti contraenti hanno concordatoche il Parifonds-Edilizia avrebbe mantenuto la suavalidità per almeno tre mesi oltre la validità delcontratto, e che andrebbe espressamente disdettoda uno dei partner sociali. Finora non è stato ilcaso. I contributi a favore del Parifonds-Edilizia(0,7% dell’importo salariale soggetto alla trattenu-ta SUVA) continuano dunque ad essere dedotti dalsalario. È mantenuto anche il diritto alle prestazio-ni per i perfezionamenti professionali.

Che ne è del pensionamento flessibile (PEAN)?Il contratto collettivo di lavoro per il pensiona-mento anticipato nel settore dell’edilizia principale(CCL-PEAN) mantiene la sua validità almeno finoal 31 dicembre 2016, a prescindere dal CNM, enon ha nessun rapporto con l’attuale vuoto con-trattuale. Pertanto è anche assicurata la renditaPEAN per gli edili sopra i 60 anni.

Come sarà il futuro?Syna farà tutto il possibile per riprendere le tratta-tive il più rapidamente possibile. Un vuoto con-trattuale persistente danneggerebbe tutte le partiin causa. I lavoratori non hanno nessuna tutela perle loro condizioni salariali e d’impiego; d’altrocanto, le imprese senza CCL saranno costrette adaffrontare una dura battaglia dei prezzi a scapitodei loro impiegati. A trarne profitto saranno uni-camente le imprese straniere, e non vi sarà piùalcun freno al dumping salariale.3

* Responsabile settore Edilizia principale

foto

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SÌ al l ’ iniziativa “6 settimane di vacanza per tutti”

Negli ultimi anni il carico professionale e la pressione sul luogodi lavoro sono notevolmente aumentati. Le lavoratrici e i lavo-ratori hanno bisogno di più riposo e tempo libero. In Svizzera iritmi sempre più intensi del lavoro generano costi per 10 miliar-di di franchi l’anno. Una compensazione sotto forma di più giorni di vacanza è larisposta a questa situazione. Le ACLI della Svizzera sostengono l’iniziativa del Syna eTravail.Suisse favorevole a “6 settimane di vacanza per tutti” einvitano a votare SÌ il prossimo 11 marzo.

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SOLIDARIETÀ FRA GENERAZIONI

Invecchiare bene, un anno di riflessione e di azionePerché dedicare un anno, il 2012, al tema dell'invecchia-mento attivo e della solidarietà tra le generazioni?Perché troppo spesso l’invecchiamento viene percepitocome una minaccia invece che come una conquista, siadai singoli individui che dalla società. Il numero crescen-te di persone anziane viene visto come un onere a cari-co dei più giovani e dei lavoratori. Eppure oggi si invec-chia restando molto più in salute rispetto al passato. Ele persone più in là con gli anni hanno accumulato com-petenze ed esperienze preziose che possono trasmet-tere ai giovani.Inoltre, per invecchiare bene bisogna restare attivi neglianni. Nelle intenzioni dell’Unione europea che lo ha procla-mato, questa dovrà essere quindi l’occasione per riflet-tere su come oggi gli europei vivono e restano in salu-te più a lungo e per cogliere le opportunità che ne deri-vano.L’invecchiamento attivo può dare alla generazione del“baby-boom” e agli anziani di domani la possibilità di:4restare occupati e condividere la loro esperienzalavorativa4continuare a svolgere un ruolo attivo nella società4vivere nel modo più sano e gratificante possibile.Parallelamente si vuole anche mantenere la solidarietàtra le generazioni in società che registrano un rapidoaumento del numero delle persone anziane.La sfida per i responsabili politici e tutte le parti inte-ressate è migliorare le possibilità di invecchiare restan-do attivi e di condurre una vita autonoma, intervenen-

Sotto la guida della Age Platform Europe, la Commissioneeuropea ha elaborato un decalogo per costruire, entro il2020, una società adatta a tutte le età:4mantenere un atteggiamento positivo verso l'invecchia-mento;4costruire un mercato del lavoro inclusivo che assicuri lapartecipazione al lavoro di giovani e anziani, supporti iltrasferimento intergenerazionale delle conoscenze e con-senta ai lavoratori di salvaguardare la salute e conciliare itempi lavorativi con quelli della vita privata;4creare la possibilità di accedere a spazi esterni, edifici etrasporti, a strutture per praticare attività fisica;4offrire beni e servizi che si adattino alle esigenze di tutti;4promuovere l'inclusione digitale, fondamentale in unasocietà sempre più basata sulle nuove tecnologie;4dare agli anziani la possibilità di avere una voce nel pro-cesso decisionale;4dare alla popolazione anziana l'opportunità di parteci-

do in settori tanto diversi quanto il lavoro, l’assistenzasanitaria, i servizi sociali, l’istruzione per gli adulti, ilvolontariato, gli alloggi, i servizi informativi o i trasporti.L’Anno europeo vuole dirigere i riflettori su tutti questitemi e indicare il modo migliore per affrontarli. Mainnanzitutto cerca di incoraggiare tutti i responsabilipolitici e i soggetti interessati a fissare degli obiettivi erealizzarli. Il 2012 vuole infatti andare al di là dei dibat-titi e produrre risultati concreti.

pare attivamente al volontariato, ad attività culturali, spor-tive e ricreative, creando e mantenendo delle reti sociali;4garantire l'accesso all'apprendimento permanente eintergenerazionale per acquisire nuove competenze a qual-siasi età;4costruire sistemi di protezione sociale basati sulla soli-darietà per prevenire e alleviare la povertà, garantire l'ade-guatezza delle pensioni, la sostenibilità dei regimi pensio-nistici per le generazioni future, garantire l'accesso allaqualità sociale e ai servizi sanitari;4assicurare un buono stato di salute prevenendo le malat-tie e promuovendo attività fisica e una dieta sana.

Tutte le informazioni e le notizie sull'Anno europeo del-l'invecchiamento attivo e della solidarietà fra le generazio-ni, e sugli eventi in programma sono disponibili sul sitointernet dedicato all’avvenimento: http://europa.eu/ey2012/ey2012.jsp?langId=it

Decalogo per una società adatta a tutte le età

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SOLIDARIETÀ FRA GENERAZIONI

di Pasquale Orlando, segretario nazionale FAP ACLI*

Dialogo tra generazioni: ci vogliono far litigare ma dalla crisi si esce insiemeL’Europa dedica l’anno 2012 all’”invecchiamento attivo e solidarietà tra le generazioni”. Si tratta di un’importanteoccasione per affrontare un problema complesso che occorre analizzare correttamente, senza mistificazioni e pre-giudizi, per formulare risposte adeguate e risolutorie. Sarebbe tempo drammaticamente perso se servisse solo afare celebrazioni, appelli, auspici, buoni propositi.

Auspicare l’“invecchiamento attivo” senza porsianche i problemi che riguardano le nuove genera-zioni sarebbe limitativo, parziale, inadeguato con ilrischio di lasciar crescere un conflitto intergenera-zionale dagli esiti imprevedibili. Perciò occorreinnanzitutto rimuovere le infondate accuse, palesio subdole, verso le persone anziane le cui colpesarebbero l’allungamento della vita media e conessa del periodo di pensionamento con la conse-guente crescita dei costi di welfare.Tutti gli studi compresa l'ultima rilevazione Istatparlano di Pensionati in bolletta. Uno su due vivein condizioni economiche disagiate. Rispetto adieci anni fa, un crollo. Anche delle aspettative. Senel 2000 buona parte dei pensionati pensava dipoter progettare con tranquillità gli anni della pro-pria vita, nel 2010 un over 60 su tre guarda al futu-ro con estremo timore. Per il 32% dei pensionatiitaliani l'assegno dell'Inps non basta per arrivare afine mese e per condurre una vecchiaia dignitosa.I dati sono ancora più impietosi per alcune cate-gorie. Come per gli artigiani, il 70% dei quali vivein condizioni di povertà. La pensione, insomma, da rifugio della vecchiaiarischia di diventare il ricettacolo di tutte le insicu-rezze. A dirlo, gli stessi over 60, che si sentonosempre più abbandonati dallo Stato, sebbene daidati emerga la diminuzione della tendenza a rifu-giarsi nel sistema previdenziale privato.

Altrettanto infondate sono le accuse verso lenuove generazioni di essere “bamboccioni” e dinon voler accedere alle occupazioni più umililasciandole agli immigrati, quando invece sonostati sottoposti ad umilianti ed infiniti percorsi for-mativi senza esito professionale, alla precarietà inun numero spropositato (quasi 4 milioni) e senzafine con il pretesto della mobilità, accusando padrie nonni di essersi accaparrato una quantità ingen-te di risorse. Le cause vere e strutturali del conflit-to tra le generazioni risiedono invece nei macro-scopici mutamenti demografici nei quali è eviden-te l’invecchiamento della popolazione, la diminu-

zione delle nuove generazioni dovuta aiprofondi mutamenti dell’assetto economi-co delle famiglie ed alla assenza di qualsia-si politica di sostegno; nella crisi economi-ca, la decrescita, la iniqua distribuzionedella ricchezza e dei redditi, la iniquitàfiscale e la macroscopica evasione fiscale;negli sprechi di denaro pubblico, perassenza di una adeguata ristrutturazionedella pubblica amministrazione e dei servizi; nellatotale assenza di politiche di sviluppo e di unagrande riconversione economica e produttiva erisistemazione del sistema finanziario nella disoc-cupazione giovanile crescente e nella precarizza-zione della occupazione dei giovani e degli over 40;nella disoccupazione ed inoccupazione femminile;nella marginalizzazione del lavoro di cura, con par-ticolare riferimento a quello non formale dellafamiglia. Sarebbe perciò limitativo porsi unicamente il pro-blema della lievitazione dei costi del welfare (sani-tà) e delle pensioni e del sistema previdenziale perindicare la via breve del “togliere ai vecchi per dareai giovani”. Mentre, al fine di risolvere il conflittotra generazioni, in una diffusa e crescente condi-zione di precarietà, di bassi salari e compensi per igiovani, occorre porsi immediatamente il dramma-tico problema della tenuta del sistema di solidarie-tà (le pensioni di oggi pagate anche con i bassicontributi di oggi), ma anche della assoluta incon-sistenza delle pensioni che verranno per i giovanidi oggi.3

* FAP ACLI, Federazione nazionale Anziani e Pensionati ACLI: èun’Associazione specifica statutariamente riconosciuta dalleAcli per favorire la promozione, l’azione sociale e il volontaria-to degli anziani e dei pensionati.

Pasquale Orlando

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So l idar ietà generaz ionale? Una chance per riscoprire la vera solidarietà, un’opportunità per superare i nostri limiti e per affermarci umani

di Francesco Marra, teologo laico

La solidarietà generazionale deve aiutarci a riaffer-mare la reciprocità del dovere di essere solidali,riconoscendo il valore di ogni persona.

Puntiamo ora dritti al limite del nostro senso disolidarietà. Nella nostra cultura occidentale

tendiamo spesso a mercificare ogni cosa.Siccome il principio di solidarietà è tanto radicatonel nostro modo di essere e dipende dal nostromodo di interpretare la realtà che ci circonda, vada sé che anche questo principio a volte vieneridotto a un principio di mera solidarietà economi-ca. Di conseguenza secondo un pensiero abba-stanza diffuso, soltanto alcuni sono riconosciuticome capaci di solidarietà (semplificando: i ricchi)e solo alcuni possono essere degni di solidarietà (ipoveri, per lo più i poveri buoni, perché quelli cat-tivi li aiuta solo il Padreterno).In questo modo abbiamo creato una “solidarietà asenso unico” (da chi ha di più verso chi ha dimeno), in un movimento quasi sempre in discesa(perché mediamente non costa molto al ricco esse-re un po’ solidale col povero!). Risultato: abbiamo impoverito il principio di soli-darietà, che da dovere reciproco è diventato prin-cipio attuabile in base al solo gettito fiscale e allaposizione sociale. Riesco a spiegarmi meglio con un paio di esempi:tra un milionario con barca e casa alle Bermuda e

un povero cencioso, naturalmente, riteniamo ilricco responsabile di atti di solidarietà verso ilpovero; tra un cittadino con bollo e assicurazionee uno straniero, ovviamente, il principio di solida-rietà, ad esempio nell’accoglienza, lo deve attuare ilcittadino; tra il giovane operaio e il vecchio pen-sionato il dovere di solidarietà sociale deve concre-tizzarlo di più il giovane operaio ecc.Così facendo, se da una parte abbiamo impoveritoil principio di solidarietà stesso, dall’altra abbiamoindebolito uno dei caratteri fondanti della nostrasocialità, oltre ad aver rinunciato a riconoscerequesto importante aspetto della nostra umanità inalcune persone (che di fatto non vedendosi rico-nosciuti la capacità di essere solidali diventano difatto cittadini di serie B).La cosa peggiore però (lasciatemelo dire visto cheun altro vizio della nostra cultura occidentale èquello di compiacerci di denunciare con sentimen-to i nostri errori) è che abbiamo perso la capacitàdi godere dei tanti gesti di solidarietà dei poveriverso i ricchi, degli stranieri verso i cittadini, deipensionati verso i lavoratori, dei vecchi verso i gio-vani!In altre parole: parliamo di solidarietà, e di solida-rietà generazionale, come del dovere di chi ha dipiù nei confronti di chi ha di meno, distraendo lanostra attenzione su quanto hanno fatto coloroche oggi hanno di meno e quanto ancora potreb-bero fare per chi oggi ha di più. Non commettia-mo questo errore!

Senza perderci in casistiche parziali, riconosciamoche i poveri hanno molto da dare, sono loro chestimolano il nostro senso di giustizia sociale, sonoloro che ci permettono di curare la nostra societànei suoi aspetti più malati (solo l’individualismo?).Mettiamo in evidenza l’obolo versato dalle tantevedove di oggi nella cassa dei nostri ricchi Templiodierni 2: i nostri anziani devono versare sommeimportanti ad assicurazioni sanitarie e casse malat-

SOLIDARIETÀ FRA GENERAZIONI

Prima di entrare nel merito dell’articolo, concedetemi due righeper orientare la bussola sull’argomento. Diciamo in genere che ilprincipio di solidarietà è profondamente radicato, contempora-neamente, sia nella personalità che nella socialità dell’uomo e staa indicare un dovere reciproco; quando parliamo di solidarietàquindi, non parliamo di qualcosa di esterno al nostro essereumani, ma di qualcosa che è legato al nostro stesso essere sin-gole persone capaci di socialità. Questo principio inoltre non sicolloca a metà strada tra l’individualismo e il collettivismo, marappresenta un’affermazione nuova e specifica tra singolo esocietà. In parole povere: la solidarietà non è la via di mezzo tra“farmi solo i fatti miei” e “occuparmi solo dei fatti degli altri”, maè qualcosa di nuovo e di specifico. Quando poi affermiamo ilprincipio di solidarietà come dovere reciproco tra esseri umaniintendiamo dire anche questo: chiunque è capace di solidarietà,chiunque è degno di solidarietà. Fin qui, spero, tutto chiaro.1

1) Personalmente ne sono convinto, ma se qualcuno nonconcorda vada a prendersela con JOSEPH HÖFFNER, Ladottrina sociale della Chiesa, Cinisello Balsamo 1987, pagg.31 e ss. 2) Cfr. Vangelo di Marco, capitolo 12, versetti 41-44 eVangelo di Luca, capitolo 21, versetti 1-4

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SOLIDARIETÀ FRA GENERAZIONI

di Giuseppe Failla, Giovani delle ACLI

Un nuovo patto: da l r icambio a l l ’a l leanzaPerché mai il 2012 è stato scelto come anno europeo dell’invecchiamento attivo? E come mai parlare dell’invec-chiamento e allo stesso tempo di solidarietà generazionale? Non è semplice per me rispondere a queste domandeperché le risposte potrebbero variare, e con esse i toni delle stesse, a seconda dei punti di vista che scelgo di adot-tare. Una risposta potrei darla da giovane, un’altra (e allora i toni potrebbero davvero cambiare) da giovane italia-no. Proverò, però, a dare una risposta da semplice osservatore della realtà sociale chiarendo in qualche passaggioaltri possibili punti di vista.

Gli anziani, come i giovani del resto, devono fare iconti con semplificazioni stereotipate che non ten-gono conto della multi sfaccettata realtà che liaccomuna in un’unica definizione. Chi è anzianooggi? L’allungamento delle aspettative di vita, feno-meno che ha interessato soprattutto l’Occidente apartire dal ‘900, ha avuto come conseguenza unribaltamento delle proporzioni della popolazionein termini generazionali. C'è da notare, inoltre, unulteriore invecchiamento nella stessa popolazioneanziana, con un alto numero di 85enni, di 90enni edi centenari. Quest'ultimo dato evidenzia perché èriduttivo riferirsi all’anziano in senso generico,come fosse un’unica categoria con tratti comuni,senza tenere conto delle fasce d’età cui l’anzianoappartiene, della sua capacità produttiva, delle sueaspirazioni e, perché no, delle sue legittime ambi-zioni. Gli stereotipi, al contrario, catalogano, trop-po facilmente, l’anziano come persona debole fisi-camente, lenta, fragile e improduttiva. Come per le giovani generazioni, a nulla servono imille esempi che scardinano queste convinzionisociali. Allo stesso tempo (ancora una volta fare ilparallelismo con i giovani mi pare un ottimo eser-cizio) laddove questi esempi emergono vengono,spesso, utilizzati per creare fratture o per metterein concorrenza soggetti sociali differenti. Gli anziani, così, invecchiano nei posti di lavorosottraendone ai più giovani, percepiscono la pen-sione per un tempo molto più lungo rispetto alpassato e le spese sanitarie e di assistenza pesanosui bilanci dello stato; il tutto, ovviamente, a scapi-to delle giovani generazioni e dei lavoratori attivi.Non bisogna nascondere che affermazioni delgenere rischiano di avere un fondo di verità inPaesi che, come l’Italia, affrontano il tema dell’in-vecchiamento solo come problema contingente alquale dare risposte di tipo economico e mai conuna prospettiva di cambiamento, innanzi tutto,culturale. Questo è il motivo per il quale l’Europaha deciso di mettere al centro del dibattito politicoil tema dell’invecchiamento associandolo al temadella solidarietà generazionale.

Una nuova cultura dell’invecchiamentonon può non passare dalla constatazioneche gli anziani sono parte del sistema pro-duttivo, innanzi tutto, in quanto produttoriattivi di capitale sociale. Una buona societàè costituita da persone adulte che si impe-gnano, responsabilmente, a lasciare allegenerazioni successive un'eredità positiva,intrisa di giustizia, fiducia e sicurezza socia-le, ma anche economica.

Questo impegno viene definito da alcuni studiosi con il termine di“generatività sociale”. La più immediata immagine di generativitàche viene in mente è la cura dei genitori nei confronti dei proprifigli. Ma la generatività non si esaurisce con la genitorialità. In gene-rale un adulto generativo è colui il quale cerca di restituire allacomunità di appartenenza qualcosa di quanto ha ricevuto nel corsodella sua vita e di rendere migliore il mondo non solo per se o peri propri figli, ma in generale per le generazioni future. C'è una presa in carico di chi viene dopo, una relazione tra genera-zioni che ribalta il concetto del mero ricambio generazionale a favo-re di un'alleanza tra le generazioni. Non c’è solo una presa in cari-co delle giovani generazioni nei confronti di chi invecchia (in Italia,in realtà, il rapporto è rovesciato quantomeno per il momento. Igiovani italiani oggi pesano sulle spalle di genitori e nonni e se lecose non dovessero cambiare allora sì che, ahimè, peseranno sullespalle dei propri figli!), ma una vera e propria circolazione di benisociali in grado di generare legami virtuosi e, purtroppo, ancora ine-diti.

Il 2012, allora, può rappresentare questo punto di svolta verso unasocietà più coesa ed equa. Non bisogna, tuttavia, farsi illusioni fintroppo ottimistiche: il tempo necessario a questo tipo di cambia-mento, innanzi tutto culturale, è sicuramente superiore all’annualitàprevista dall’Europa, né si può pensare che sia un compito esclusi-vo delle amministrazioni statali dei Paesi membri. Il ruolo di associazioni come le ACLI e, più in generale, della socie-tà civile organizzata deve essere proprio quello di utilizzaremomenti come questo per promuovere il necessario cambiamentosociale. Accanto ai pregiudizi legati alla terza età che voglionovederla come triste, improduttiva e fragile, per noi Giovani delleACLI, esiste un'altra immagine dell'anziano: il saggio, il portatore dimaturità e ragionevolezza, il narratore di storie antiche e attuali congli occhi di chi ha fatto tesoro di ogni attimo di vita vissuta. É a que-sti anziani che pensiamo quando, fiduciosi, ci apprestiamo ad ascol-tare le loro storie per poter tessere le nostre.3

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SOLIDARIETÀ FRA GENERAZIONI

Verso una nuova concez ione del l ’anz ianoL’allungamento della speranza di vita e la conseguente crescitanumerica della popolazione anziana è la componente più vistosadella “sfida demografica” del prossimo futuro.

di Claudio Franscella, GenerazionePiù-anziani Ocst*

Per la prima volta nella storia del-l’umanità, la parte di persone in etàoltre i 50 anni è superiore a quelladelle persone sotto i 50 anni.Attualmente le statistiche ci diconoche ci sono circa 600 milioni di per-sone con più di 60 anni, nel 2025 cene saranno 1,2 miliardi e 2 miliardinel 2050. In Svizzera, nei prossimidecenni, coloro che supereranno i65 anni di età raggiungeranno 2,2milioni di unità, il che si traduce in

un 30% dell’intera popolazione, mentre in Ticino,sempre nei prossimi decenni, gli over 65 raggiun-geranno le 100mila unità. Un piccolo grande eser-cito.Se poi sommiamo il fatto che questo trend èaccompagnato da un tasso di natalità decrescente equindi a un calo del numero di giovani, è facilecapire come la quota dei 70enni, 80enni, 90ennisulla popolazione complessiva, crescerà in modoancor più rapido.L’evoluzione del ventesimo secolo ha quindimigliorato le condizioni e aumentato le aspettativedi vita, facendo sì che l’anzianità sia diventata lapiù lunga fase della vita della persona. E in questocontesto l’anziano deve continuare ad essere atto-re sociale, partecipe della vita comunitaria.Essere pensionati non comporta più l’inerzia e la

* Segretario cantonale GenerazionePiù-anziani Ocst(Organizzazione Cristiano Sociale ticinese)

passività, al contrario l’essere liberati dalla necessi-tà del lavoro consente oggi innumerevoli iniziativein attività liberamente scelte.In fondo possiamo dire che la categoria deglianziani è la più libera tra tutte quelle che compon-gono la nostra società.E lo sforzo degli enti pubblici e privati preposti,come quello di GenerazionePiù, va proprio nelladirezione di occupare questa grande libertà e dioffrire un ampio ventaglio di attività e propostecapaci di stimolare quegli anziani che preferisconoancora osservare il mondo unicamente dalla fine-stra di casa, ad uscire dalla loro solitudine, favo-rendone la loro integrazione sociale. In particolarmodo si vuole dare un senso al tempo libero del-l’anziano rivalutandone l’immagine e la sua figura.Il “nuovo anziano” si deve quindi concentrare suun ruolo diverso, attivo e capace di affrontarenuovi interessi e un nuovo stato di appartenenza,diventando così una componente indispensabileper la nostra società in stretta relazione con le altregenerazioni, soprattutto quelle più giovani.Se da una parte, è vero che i giovani camminanopiù veloci, dall’altra però, gli anziani (o meglio: gliesperti della vita), conoscono la strada!È quindi evidente che l’attenzione verso questomondo dovrà aumentare e tutti gli attori in gioco(Confederazione, Cantone, Enti pubblici e privati)dovranno impegnarsi quotidianamente per fare inmodo che l’interazione tra l’anziano e il giovane siasempre più facilitata.E questo nell’interesse di tutti!3

tia sempre più care (e non certo povere); gli affittie i mutui versati dai nostri pensionati e dai nostridisoccupati vanno a banche che registrano profittiesorbitanti e che seguono il rincaro dei prezzi, nonil limite delle pensioni!

Troppo sindacalista? Non lo so. A me piace com-prendere il senso della solidarietà generazionaleguardando alle nostre famiglie, dove non ci sonosolo genitori che devono occuparsi dei figli, mapersone che convivono in un ambiente umanodove il dare, il ricevere, il sostenere e il condivide-re, sono azioni che procedono secondo una dina-mica naturale e reciproca.

Troppo idealista? Forse. Ma mi sembra più oppor-tuno paragonare il senso della solidarietà genera-zionale guardando a una certa cultura contadina, incui chi non può più produrre tanto quanto in pas-sato, non è un peso, ma è comunque ritenuto fontedella ricchezza attuale e custode di un sapere con-creto e “trans-generazionale”.

Eccessivamente naïf ? Probabile. Ma credo siameglio per tutti affermare la solidarietà generazio-nale non come qualcosa da inventare o da impor-re, ma come un principio costituente la nostrastessa umanità, un principio da riscoprire certo, masoprattutto un principio da realizzare superando ilimiti stessi del nostro senso di solidarietà.3

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Un contributo di conoscenza da valorizzareL’anno che l’Europa dedica all’invecchiamentoattivo e alla collaborazione intergenerazionaleè un richiamo opportuno alla politica e allasocietà civile affinché si impegnino a favorirerisposte positive a un fenomeno epocale chesta interessando la maggior parte dei paesidell’Europa occidentale e, in modo accentuato,regioni come il Ticino.

di Pietro Martinelli, presidente ATTE *

Si tratta del fenomeno del “double aging” deldoppio invecchiamento. Doppio perché compo-sto da due cause, la prima positiva, la secondameno. Si vive di più, spesso in buona salute fisica e psi-chica e si fanno pochi figli. L’ampiezza di questofenomeno ha raggiunto e raggiungerà nei prossi-mi decenni un livello che nessuno aveva prono-sticato ancora alla fine del secolo scorso. Negliultimi cento anni la speranza di vita alla nascita èraddoppiata e l’indice di natalità è dimezzato.Quando, nel 1948, è stata creata l’AVS, 65 anniera la speranza media di vita alla nascita, oggi è di20 anni superiore. Come conseguenza e malgradol’apporto salvifico per assicurazioni sociali e svi-luppo economico dell’immigrazione, la popola-zione con meno di 20 anni, che ancora nel 1970era più del doppio di quella con più di 65 anni,nel 2030 diventerà poco più della metà.

La società e la politica non sembrano ancoraessersi accorti dell’importanza del fenomeno inatto, anzi sia l’economia che la politica sembre-rebbero in preda a un giovanilismo di manierache premia più la tecnica e l’aggressività che laconoscenza e la prudenza. Si dimentica che lamaggiore dimestichezza dei giovani con le nuovetecnologie, in mancanza di esperienza e di sag-gezza, invece che essere utile può portare a dis-astri economici e sociali. Come in parte sembre-rebbe essere il caso per il mondo finanziario.Ritengo che il contributo di conoscenza di quadriche raggiungono l’età canonica per il pensiona-mento non dovrebbe essere buttato al vento, ma,con il loro consenso, valorizzato con ruoli di con-sulenza come avviene per esempio in Svezia. Per chi non ha questa possibilità il volontariatooffre vastissime occasioni per restare attivi ren-dendosi utili in quelle attività “che produconobeni che il settore privato non ha interesse di pro-durre (perché non generano sufficienti profitti) e

per i quali il settore pubblico non ha mezzi finan-ziari a sufficienza”. Stefano Zamagni (economista e presidentedell’Agenzia del terzo settore in Italia) indica adesempio i settori della “diffusione del know-howtecnologico per coloro che ne sono rimasti esclu-si”, i settori dei “servizi di cura nei confronti digenitori, nipoti, persone bisognose di assistenza”,oppure ancora i settori “che contribuiscono arendere fruibile a quote crescenti di popolazionel’immenso patrimonio culturale dell’umanità”.Come, ad esempio, viene fatto dall’ATTE con icorsi dell’università della terza età, ma anche coni viaggi.

Secondo dati pubblicati recentemente il volonta-riato degli anziani in Svizzera nel 2008 ha pro-dotto 172 milioni di ore di lavoro di cui 25 milio-ni per cure ad altri membri del proprio ménage,102 milioni per cure a membri di altri ménages(spesso della propria famiglia), e 45 milioni perattività in associazioni del terzo settore (volonta-riato organizzato). Per avere un confronto con lapossibilità dell’ente pubblico e del settore privatodi rispondere a questi bisogni ricordo che le oreprestate dai “servizi di aiuto e cura a domicilio”nel medesimo periodo sono state solo 12 milioni.Ben venga quindi un anno di riflessioni su comesta cambiando la nostra società anche dal puntodi vista demografico e su come si possonocostruire risposte positive nell’interesse generale.Se un fenomeno positivo come l’allungamento(spesso in buona salute) della vita dovesse tradur-si in uno scontro intergenerazionale sarebbe dav-vero desolante.3

SOLIDARIETÀ FRA GENERAZIONI

* Associazione Ticinese Terza Età

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EDITORIA

I l b e n e s s e re a r r i v a i n c a s a P u c c i

di Moreno Macchi

Gianni Celati

Il benessere arriva in casa Pucci (racconti)Quodlibet Compagnia Extra

L’autore (di cui già parlammo in unaprecedente edizione a proposito diLunario del paradiso, ormai divenutoun classico), dopo aver lasciatoBologna, vive da molti anni inInghilterra.“Sotto il titolo generale Costumidegli italiani, Gianni Celati raccoglieuna serie di racconti che sarannopubblicati in più volumetti, ciascunodei quali prende il titolo da una dellestorie in esso presenti1”. La secondadi queste raccolte è appunto Il benes-

sere arriva in casa Pucci.

Siamo nell’Italia del boom economi-co, nel momento in cui arrivano latelevisione, la 500 per tutti e i mobi-li Italian style.Nel primo racconto di questo gusto-so trittico2, scopriamo dapprima ifrequentatori del salotto Annoiati (èun cognome, non un aggettivo!), chericordano (alto alto) quelli del pre-tenzioso salotto Verdurin di prou-stiana memoria3, e che hanno fattodello scrittore Tritone una loro illu-stre creatura. Ma questo Tritone,sarà poi così bravo come dicono gliinvitati del salotto, la vox populidella città e come lui stesso crede?Saranno davvero tutti così unaniminell’elogiare i suoi monumentaliromanzi storici dai titoli altisonanti?Ostici interrogativi… Un giorno, alCaffè Nazionale, dietro le sue spalle,uno studente irriverente commenta a(troppo) alta voce un suo volumegiudicandolo “fiacco e noioso”. Apartire da quel momento, il trarlodell’incertezza comincia a rodereincessantemente il vanesio autore...Rossana, stufa di stare a servizio incasa della madre di Tritone a VillaPeruzzi (questo il cognome della

madre), vorrebbe cambiar vita eandate a lavorare in città… Il narra-tore e Malaguti, il suo fedele compa-re (e fedifrago “critico letterario” delcaffè di cui sopra), vivono una spen-sierata vita da studenti liceali tra pas-seggio in piazza, lezioni e sala dabiliardo… I loro destini si intreccia-no nel primo racconto.

Il narratore (quasi certamente lostesso del racconto precedente) è uncompagno di scuola dell’infelice gio-vane Pucci che ha “il cervello un po’fuori squadra”, come dice suo padreed è un allievo talmente mediocreche nessuna scuola lo vuole più. Ilsignor Pucci, venditore indipenden-te, trova che le tasse lo tartassano,che la vita è troppo grama, e quindisi vendica delle ingiustizie lanciandotonanti irripetibili bestemmie. La suaconsorte, ancora per poco belladonna, spera in un modo o nell’altro,di trovare un più onorevole lavoroper il marito e di far acchiappare, inun modo o nell’altro, la licenza difine studi al figlio un po’ duro dicomprendonio. A completare lafamiglia ci sono poi il ricco e brut-tissimo (ma elegantissimo) cuginoOsvaldo, commerciante in pellicce eputtaniere (secondo il signor Pucci),

e la cugina Tiziana dagli illuminaticonsigli.I vicini del vicolo, tutto fango e caniche fanno puntualmente i loro biso-gni su tutti i muri malgrado le sono-re bastonate, hanno coloratissimeabitudini e nomi inverosimili. Comearrivi poi il benessere in casa Pucci,ve lo lasciamo scoprire.

Se su tutto il volume spira un’ariettadecisamente felliniana, è certo nelterzo racconto che la si sente alitarecon più forza. Sarà per la presenza,nelle loro ricche e mitiche ville, dicerti nobili che di nobile hanno con-servato solo le strane abitudini e ilnome (non parliamo poi dell’alluci-nante cognome: il conte LupoBaiocchi, la contessa Tinti-Altoforni, il nobiluomo VigoProsdocimi, la marchesa Cecchi-Mammullà - imparentata col papa -,il conte Manunzio Cadrega-Vanelli);sarà per quell’aviatore che atterrainaspettatamente in paese con tantodi sahariana, pantaloncini corti ecasco coloniale e che ipnotizza labella Cornelia Prosdocimi, ispiran-dole poi articoli giornalistici impre-gnati di affascinanti ed esoticheimmagini create dalla sua inesauribi-le fantasia e senza alcun nesso con larealtà; sarà per quell’aria da“Amarcord” che veleggia sul raccon-to del narratore ormai adulto, cherievoca i lontani splendori della suaadolescenza.Un’anticipazione ce la permettiamo:la bella Cornelia sarà presente anchenei prossimi racconti. Ma per quellidovremo attendere qualchetempo.3

1 dal secondo risvolto di copertina2 il volumetto è composto di 3 racconti:Un episodio nella vita dello scrittore Tritone, Ilbenessere arriva in casa Pucci, Le avventure di

Cornelia

3 Marcel Proust Un amour de Swann

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ENAIP SVIZZERA

di Paolo Vendola, direttore ENAIP Svizzera

Donne migranti e inserimento nel mondo del lavoroRapporto finale del progetto Retravailler promosso dall’UFU (Ufficio fede-rale per l'uguaglianza fra donna e uomo).

Lo scorso anno si è concluso con iltransfer delle corsiste e l’accompagna-mento nei vari percorsi di inserimen-to lavorativo, un progetto ENAIPpromosso anche dall’UFU. Lo stessoprogetto è stato replicato su tutto ilterritorio (Lugano, Lenzburg eZurigo). Ecco in sintesi il rapportofinale del progetto.

Attività, risultati, prestazioniNell’ambito dell’intero progetto sisono realizzate sia attività d’aula siaattività di lavoro di gruppo finalizzatoalla condivisione delle esperienze trale varie partecipanti del percorso for-mativo. Tra i risultati attesi e di mag-gior interesse è stato quello di “mette-re in rete” un gruppo di donne didiverso livello e che per diverse ragio-ni viveva una sorta di disparità nelmondo del lavoro e, soprattutto,durante il re-inserimento nel mondodel lavoro. Oltre alle persone diretta-mente coinvolte vi è stata una grandemobilitazione di persone “sensibili” alproblema delle pari opportunità conesempi e seminari “ad hoc” realizzatisul territorio dalla nostra reteENAIP-ACLI-Patronato ACLI eSindacato SYNA/OCST. Aver inserito questo tipo di interven-to formativo nel catalogo delle attivi-tà ENAIP Svizzera ha portato ad unaprima sensibilizzazione al tema dellePari Opportunità dal punto di vista diinformazione a chi si è rivolto alnostro Front Office. Infatti, da unaprima valutazione, molti non sonoconsapevoli di un reale problema didiscriminazione lavorativa a maggiorragione se parliamo di un pubblico distranieri/straniere.

Effetti e cambiamentiObiettivo principale è stato quello diriuscire a (re)inserire le partecipanti

nel mondo del lavoro o a fare inmodo che svolgano un’attività lucrati-va in linea con le qualifiche consegui-te e/o con le esperienze acquisite nelloro Paese di origine. Da sottolineare che, durante il proget-to ed alla fine, vi sono stati casi direinserimento lavorativo o comunquerichieste da parte di alcuni datori dilavoro. In generale, il progetto ha per-messo di creare sensibilità concrete alfenomeno dell’emarginazione dalmondo del lavoro a causa di scarsecompetenze linguistiche da un lato ela non valorizzazione delle propriecompetenze professionali dall’altro. Ilprocesso di cambiamento non èimmediato ma presuppone unacostante presenza sul territorio ed unacostante campagna informativa. Lastessa, a nostro avviso, non può esse-re compiuta all’interno di un unicoprogetto, ma va identificato un siste-ma di messa a rete per condividereproblematiche simili in contestidistinti. L’idea è quella di rendere ope-rativo il progetto sotto altre forme.Partendo dalla struttura del ProgettoRetravailler si vuole individuare unaserie di associazioni sensibili alle pro-blematiche delle pari opportunità epromuovere un percorso formativogià consolidato. Non a caso questopercorso e le esperienze maturateall’interno, hanno trovato un positivoriscontro con associazioni comel’ADISPO e/o il Centro FamiliareACFE di Berna che quotidianamentesi occupano di casi di esclusione dalmercato del lavoro e che già si occu-pano di fragilità di famiglie e di con-sulenza specifica alle stesse.Le maggiori ricadute sull’ente promo-tore sono stati il trasferimento diknow-how avvenuto secondo diversemodalità: per lo più attraverso esempiconcreti (anonimi) di donne migranti

che sono riuscite a (re)inserirsi nelmondo del lavoro (analisi di casi disuccesso), attraverso piani strutturatiper la crescita personale e professio-nale (pianificazioni di carriera),costruendo dinamiche di gruppocapaci di costruire relazioni trasversa-li e paritetiche che inducono all’auto-riflessione e all’autoperfezionamento,e mettendo a disposizione immediatainformazioni sull’uso degli uffici e deiservizi della pubblica amministrazio-ne. Inoltre, questo progetto ha per-messo di esaminare i modi in cui lestrutture del mercato del lavoroinfluenzano il reinserimento lavorati-vo delle donne.

Collaborazione con altre organizza-zioniSul territorio si è collaborato con ilSindacato SYNA, con le MissioniCattoliche di lingua italiana ed altrecomunità straniere, con i Centri par-rocchiali per la gestione delle aule eper il punto di ritrovo oltre a quello diZurigo. Inoltre si è collaborato conl’ADISPO (Associazione DonneItaliane in Svizzera per le PariOpportunità), con il Centro Familiaredi Berna e con i Circoli ACLI presen-ti sul territorio e infine con ilPatronato ACLI Svizzera per la divul-gazione nei diversi uffici del materialepubblicitario del percorso formativoRetravailler.3

La versione integrale del Rapporto fina-le consegnato all’UFU è disponibile sulsito www.enaip.ch.

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In primo piano la riforma delle Casse pensioni

PATRONATO

di Domenico Valentino, Patronato ACLI di Basilea

L’Europa sta attuando drastiche misure di risanamento dei sistemi di pre-videnza soprattutto in considerazione dell’allungamento delle speranze divita e delle difficoltà di finanziamento sul mercato finanziario. In Svizzera però, il sistema sembra più resistente alla crisi ed in grado digarantire buoni livelli di rendite pensionistiche. Questo grazie anche alla struttura dei famosi “tre pilastri”, che prevedeuna base comune.

Il pilastro principale del sistema staperò’ diventando il secondo, ovverola previdenza professionale, meglioconosciuta come Cassa pensione,che crea oggi qualche preoccupazio-ne per i motivi accennati all’inizio.Per tali motivi il Consiglio federalesta studiando da tempo le riformeche ne garantiscano l’esistenza futu-ra ed il buon funzionamento neltempo. Una riforma importante inquesto senso è stata quella propostanel 2009, che però ha incontrato unrifiuto popolare, come si ricorderà,nella votazione del 10 marzo 2010.

A differenza di altri paesi, i cuigoverni sono in grado d’imporregrossi sacrifici ai propri cittadini, inSvizzera il popolo può esprimersianche su argomenti come quello in

discussione. In quell’occasione,seguendo un referendum popolare,ha detto di no alla proposta di dimi-nuire ulteriormente il tasso di con-versione dei capitali della previdenzaprofessionale: in pratica una diminu-zione delle rendite. Dopo questovoto negativo il Dipartimento degliInterni ha commissionato uno stu-dio approfondito sulle possibilità dimigliorare la previdenza professio-nale. Ne è risultato un documento di168 pagine, le cui proposte di rifor-ma sono già state valutate dallaCommissione della previdenza pro-fessionale ed è ora posto in consul-tazione fino alla fine di marzo. Alcentro dell’esame rimane evidente-mente il tasso minimo di conversio-ne dei capitali di vecchiaia in rendite.Il “secondo pilastro” si basa infatti

sul principio della capitalizzazione,per cui ogni assicurato costituisce,con i suoi versamenti e quelli del suodatore di lavoro, un capitale che, almomento del pensionamento, vienetrasformato in rendita di vecchiaia eva a completare la rendita basedell’AVS e l’eventuale risparmio pri-vato (“terzo pilastro”). Da qui l’im-portanza del tasso di conversione,per il quale la legge prevede un mini-mo che tutti devono rispettare. Sepoi le loro finanze lo permettono, lecasse pensioni sono libere di fissareun tasso superiore.

Questo tasso ha già subito progressi-ve riduzioni che nel 2014 lo porte-ranno al 6,8%. Il rapporto suggeri-sce un tasso minimo di conversionedel 6,4% a partire dal 2015, ma indi-ca alcune possibilità di finanziamen-ti supplementari per mantenere illivello delle prestazioni. Si pensaquindi di aumentare il salario coordi-nato, cioè il salario sul quale calcola-re il contributo e di aumentare anchei bonifici di vecchiaia. Due misureche permettono alle casse in difficol-tà, con l’attuale tasso, di compensarela diminuzione. Della riduzionebeneficeranno soprattutto i redditibassi, mentre gli altri subisconoqualche diminuzione delle rendite.Sulla base di un aumento dell’1% deibonifici di vecchiaia, oppure di unaumento dei 6/8 del salario coordi-nato, il costo della riforma è valutatoin 650 milioni all’anno. Oltre al tasso di conversione, al cen-tro delle discussioni si trovano inol-tre l’età di pensionamento ed il tassod’interesse minimo da versare suicapitali di vecchiaia, cioè provvedi-

Fonte: Azione

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il dialogo 1/12

PATRONATO

La riduzione dei premi della cassamalati svizzera vale anche per i residenti nei paesi UE

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La Caritas ha aperto un supermer-cato di generi alimentari a bassocosto per persone con un redditolimitato o titolari di una renditacomplementare (Ergänzungslei-stung).Dove si trova: questo primo supermercato Caritassi trova in Rütistrasse 1A a Baden(tel. 056 221 67 67)

Orari d’apertura:lunedì dalle 14 alle 18.30martedì-venerdì dalle 9 alle 13 edalle 14 alle 18.30sabato dalle 9 alle 16.Come fare:per accedervi bisogna ritirare una“carta di compera” che viene rila-sciata dalla Caritas, dagli uffici socia-li dei Comuni, dagli Uffici della

Chiesa e dal Patronato ACLI.È un modo per aiutare chi ha unbasso reddito a potersi permetterequalche cosa in più in un altro ambi-to.

Per informazioni rivolgersi alPatronato ACLI, Feerstrasse 2,Aarau (tel. 062 822 68 37).

Aarau: il Patronato sostiene il supermercato Caritas per persone con basso reddito

Secondo la legge federale sull’assicurazione malattie, i beneficiari di rendite e dicondizioni economiche modeste che, pur essendo assicurate in Svizzera non virisiedono, hanno diritto ad una riduzione dei loro premi assicurativi. Anche ifamiliari senza attività lucrativa assicurati in Svizzera possono pagare i premi inmisura ridotta. Il diritto sussiste se i premi medi superano il 6 % del reddito deter-minante.L’ammontare della riduzione corrisponde alla differenza tra i premi medi e il 6 %del reddito determinante, ma al massimo al premio effettivamente dovuto dalbeneficiario della rendita o dai suoi familiari.

Per il reddito medio determinante vengono tenute in considerazione le entrateconseguite nell’anno per cui si chiede la riduzione dei premi. Tale reddito vienesuccessivamente convertito secondo il potere d’acquisto del paese di residenza delbeneficiario. Per quanto concerne le famiglie, il reddito medio è calcolato cumu-lando le entrate di tutti i membri per i quali viene chiesta una riduzione dei premi.La riduzione non può essere concessa ai soggetti che posseggono una sostanzanetta superiore ai 100.000 franchi, 150.000 in caso di famiglie con figli.

Per il calcolo della sostanza di una famiglia vengono prese in considerazione i benidi tutti i membri richiedenti. È considerata determinate la situazione al 1° gennaiodell’anno per il quale è stata chiesta la riduzione, sia per quanto riguarda la situa-zione economica che la residenza; mentre per le domande presentate ad anno ini-ziato, sono determinanti la sostanza netta, la situazione familiare e lo Stato di resi-denza alla nascita del diritto alla riduzione dei premi. Tale diritto è concessoannualmente e le richiesta possono essere presentate soltanto per l’anno in corsoe retroattivamente per tre mesi al massimo.L’importo delle riduzioni dei premi viene versato dall’Istituzione Comune LaMaldi Soletta, direttamente alle casse malati. Inoltre le riduzioni per un importo infe-riore a 50 franchi svizzeri l’anno non vengono prese in considerazione. 3

di Samantha Vecchio, Patronato ACLI di Basilea

Fonte: www.kvg.org

menti che avrebbero un influssodiretto sull’ammontare delle ren-dite. Nel frattempo sono però giàstate formulate critiche sulla pos-sibilità di prelevare parte dell’ave-re di vecchiaia per l’acquisizionedi un’abitazione primaria. Se oggiil 40% degli svizzeri abita in casapropria (20 anni fa era circa il30%), ciò è dovuto anche a que-sta possibilità di finanziamento.

Secondo una statistica dell’UBS,nel 2009 sono stati effettuaticirca 30'000 finanziamenti diquesto tipo, con una media di81'000 franchi per caso.L’operazione implica però anchedei rischi. L’Ufficio federale delleassicurazioni sociali ha infatti cal-colato che una persona su cinqueche ha usato questo strumento,ha poi incontrato grosse difficol-tà nel recuperare il capitale neces-sario per una rendita di pensionedecente. Si tratta soprattutto difamiglie con redditi fra i 60'000 ei 100'000 franchi annui.L’ampliarsi di queste situazionicrea chiaramente problemi allastruttura del secondo pilastro enon favorisce gli sforzi per il suorisanamento.3

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di Federica Mauri, Sacrificio Quaresimale

P i ù u g u a g l i a n z a s i g n i f i c a m e n o f a m eIl 70% delle persone che soffrono la fame sono donne. La Campagna ecu-menica di Sacrificio Quaresimale e Pane per tutti vuole mostrare la relazio-ne esistente fra fame e povertà da un lato, e i rapporti di disuguaglianza frai sessi dall’altro. Attraverso sei esempi concreti, evidenzia che quando uomi-ni e donne collaborano come pari, tutti ne traggono beneficio, al Nord comeal Sud del mondo.

CAMPAGNA ECUMENICA 2012

Donne e uomini, bambini e anziani,tutti ci dobbiamo nutrire. Eppure laproduzione di cibo, la raccolta o gliacquisti e la preparazione dei pastisembrano restare ancora oggi unaprerogativa femminile. Più di unmiliardo di persone sul nostro piane-ta soffrono la fame: di queste il 70%sono donne. E questo nonostante ilfatto che nella stragrande maggio-ranza dei casi esse rivestano il ruoloprincipale nell’approvvigionamentodi cibo. Sono loro a lavorare la terra,a sfamare la famiglia, a mettere almondo i figli, a prendersi carico dimalati e anziani, a svolgere piccoleattività per guadagnare qualchesoldo. Eppure non possono dire laloro sulla scelta di cosa coltivare,non ottengono crediti da parte dellebanche per avviare un piccolo com-mercio, da bambine non hanno ildiritto di andare a scuola e da adultenon hanno voce in capitolo nei pro-cessi decisionali all’interno delle lorocomunità.

Un rapporto dell’Organizzazionedelle Nazioni Unite per l’alimenta-zione e l’agricoltura (FAO), pubbli-cato nel 2010, rivela che le donnerappresentano il 43% della manodo-pera agricola nei paesi del Sud. Se ledonne disponessero dello stessoaccesso ai mezzi di produzionecome gli uomini (terra, acqua,sementi, ecc.), potrebbero aumenta-re i loro raccolti del 20-30%. Ciòpermetterebbe di aumentare fino al4% la produzione agricola in questipaesi e di ridurre del 12 o addiritturadel 17% il numero di persone che

soffrono la fame nel mondo.Che si tratti di Coumba Sall, unacontadina che vive nella regione diSessène in Senegal, che mobilita ledonne del villaggio per promuoverel’agricoltura biologica locale; diLisete Alexio, coltivatrice bio inBrasile, che s’impegna per potercontinuare a lavorare la terra inAmazzonia nel rispetto della natura;o ancora di Fidelina Bagusan-Yananelle Filippine, che a fianco del mari-to si oppone allo sfruttamento sel-vaggio delle risorse ittiche nella baiadi Hinatuan, tutte queste personehanno un obiettivo comune: fare delproprio meglio affinché tutti abbia-no cibo a sufficienza e condizioni divita migliori. Lo fanno attraversosoluzioni originali, innovative, soste-nibili.

“Più uguaglianza significa meno

fame” è il motto della Campagna

ecumenica 2012 di SacrificioQuaresimale, Pane per tutti, in colla-borazione con Essere solidali. Essa

si inserisce nel ciclo, iniziato nel2008, incentrato sul diritto al cibo.Attraverso sei progetti, vogliamomostrare che quando uomini edonne lavorano fianco a fianco dapari, collaborando e fornendo il pro-prio specifico contributo al migliora-mento di vita della comunità, tuttiquanti ne traggono beneficio, Creatocompreso, e anche lo spettro dellafame può essere allontanato.

In occasione del Summit ONU chesi terrà a Rio in giugno, le nostre treorganizzazioni ricorderanno che difronte ai gravi problemi mondiali(crisi finanziaria, climatica e alimen-tare), i modelli economici attualihanno mostrato i loro limiti. Nonbasta cambiare il nostro stile di vitaimprontato al consumismo, portareavanti politiche climatiche rigorose oinvestire nelle energie rinnovabili. Ènecessario uno sviluppo sostenibile,quando cioè saranno messi sullostesso piano aspetti ambientali, eco-nomici, sociali (e fra questi anchequelli legati al genere). Solo così idiritti e i bisogni di tutti gli esseriumani di oggi e di domani potrannoessere garantiti, ovunque.3

A Voice in Rio

Anche il vostro contributo conta:date voce al progetto che secon-do voi merita di recarsi al SummitONU di Rio, e con la sua presen-za mostrare che soluzioni efficaciesistono contro la fame. Esprimete la vostra preferenza sulsito www.dirittoalcibo.ch, o suwww.facebook.com/voiceinrio

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VITA DELLE ACLI

Dal 15 al 18 dicembre, la Kapellplatzospita infatti il forum internazionaledi Natale, VENITE, con le caratteri-stiche casette in legno delChristkindlimarkt. Venticinque espo-sitori di tutto il mondo propongonoprodotti tradizionali artigianali, qualiaddobbi in vetro, legno e ceramica,nonché tipiche specialità gastronomi-che e deliziosi dolci natalizi. Grazie al CIL, la Comunità ItalianaLucerna, anche l'Italia era presentecon diversi prodotti italiani importatiesclusivamente per questo evento. Inquest’ultima edizione, tra i prodotti“highlights” vi era il mitico, corrobo-rante e piacevole "limoncello", fattoartigianalmente e con tanta cura daLucia. A venderlo ci hanno pensatoCarmela e le colleghe dell’affiatato eormai collaudato “team”, che con illoro ben noto “savoir faire” sonoriuscite a promuovere degnamente labontà del prodotto e concluderebuoni affari.

Emozionante è stata la presenza deglizampognari, venuti appositamentedall’Italia. Con le loro melodie hannocreato un’atmosfera natalizia tipica-mente italiana per le strade di Lucerna(Altstadt). Non potevano poi manca-re sul palcoscenico del VENITE,

Lucerna, VENITE al mercatino internazionale

di Ippazio Calabrese

Lucerna, città nel cuore della Svizzera è da sempre punto d'incontro ancheinternazionale per la sua rinomata Casa dei Congressi. Ogni fine anno si tra-sforma e si veste di luci, suoni e colori del Natale. L'ingresso della città èilluminato da centinaia di luci (creando un effetto “Champs Elysées”) e cosìtutte le vie del centro storico fino alla Kapellplatz, accanto al Kapellbrückee la piccola chiesa di San Pietro.

Qui sopra: gli zampognari con la pre-sidente del Circolo ACLI di Lucerna,Maria Alonso-Ricci; a sin. la casetta inlegno con le specialità italiane.

dove, a grande richiesta, sono statoacclamati più volte, sorprendendoanche gli stessi organizzatori. Il saba-to 17 dicembre alla festa folcloristica,Sandro e Roberto, suonatori non solodi Zampogna e Ciaramella ma anchedi organetto abbruzzese hanno allie-tato la serata con musiche folk tradi-zionali. Una serata speciale grazieanche al contributo del coordinamen-to Donne ACLI di Lucerna che, congrande sforzo organizzativo, ha pre-parato una cena tutta tradizionale,Sagne e Fagioli, Salsicce caserecce econtorno. In pochi hanno saputo resi-stere!Visitare il Mercatino di Natale VENI-TE di Lucerna - che è ormai un tradi-zionale appuntamento di fine anno -

significa tuffarsi nella magica tradizio-ne del Natale lucernese, immergersi inun'atmosfera fiabesca apprezzata, tral’altro, anche da illustri maestri dimusica come Claudio Abbato eAlbert von Karajan, ospiti di passateedizioni.

Un doveroso grazie va rivolto a colo-ro che hanno reso possibile la manife-stazione e contribuito alla sua riuscita:il Circolo ACLI di Lucerna,BackNine, Electronova, Caputo Bus,Bartolini Turismo, Bioshop Natur,René’s Quartierladen, ItalsaporiImport Saxer & Gallo e tantissimialtri. Il ricavato netto della lotteria èdestinato a favore degli alluvionatidella Liguria.3

L u c e r n a“Antichi sapori”

L’appuntamento con gli AntichiSapori, al Circolo Acli, è per: 18 marzo, 15 aprile, 13 maggio, 10 giugno, 9 settembre, 14 otto-bre, 11 novembre e 9 dicembre.Per informazioni: Maria Alonso041 360 28 50, Ippazio Calabrese079 384 91 06.

L u g a n oIn vacanza col Circolo

Tour in Normandia e Bretagnadal 26 maggio al 2 giugnoCosto (tutto compreso): fr. 1500.-

Per informazioni rivolgersi a:Circolo ACLI, tel. 091 923 66 46; Cartolano Angela: 077 423 77 90,091 923 97 16.

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VITA DELLE ACLI

Ticino: si amplia la rete dei corrispondenti consolari

di Antonio Cartolano

Le ACLI del Ticino hanno accolto la proposta del Consolato Generaled'Italia a Lugano e hanno predisposto diverse sedi sul territorio per rispon-dere all’esigenza di decentramento dei servizi consolari.

Il Consolato d'Italia di Lugano si èinfatti rivolto a tutte le Associazionied ai Patronati presenti nella circo-scrizione per realizzare un decentra-mento di approccio ai servizi conso-lari che ne potenziasse la resa facili-tando l’utenza più distante dalla Sede.Le ACLI hanno così offerto strutturee personale per poter soddisfare que-sta esigenza. Il progetto ha compor-tato la nomina di 7 corrispondenticonsolari: Aversa Giovanna, CardellaAnna, Ferrante Elisa, CartolanoAntonio, Fontana Andrea, PoeteGiovanni e Currenti Mariano, che siaggiungono ai due già tradizional-mente operanti a Bodio e Bellinzona.

I corrispondenti consolari hanno ilcompito di raccogliere le richiestedell’utenza e di fornire informazionidi carattere generale. Si faranno inol-tre carico di far pervenire alConsolato generale i documenti rac-colti (per richiesta di passaporto ocarte d’identità, atti notarili e ammini-strativi, ecc.) e di restituirli all’utentequando la procedura sarà terminata.I Corrispondenti consolari hanno unrapporto diretto e costante conl’Ufficio consolare e possono cosìfacilitare la soddisfazione dei bisognidell’utenza. È importante anchericordare che i servizi prestati in que-st’ambito sono gratuiti.3

Il Coro ACLI di Lugano ha una nuova presidente

a cura della redazione

Angela è tra i fondatori del Coro nellontano 1996. Attiva silenziosamentema costantemente nel Circolo e nelComitato del Coro, da tempo rivesti-va un ruolo trainante, in particolarenell’organizzazione di gite e uscitericreative come pure nell’impegnativoveglione di fine anno. La sua elezioneè apparsa naturale. Con l’arrivo delnuovo maestro Paolo Sala, il Coro

ACLI ha un forte binomio, un collau-dato Comitato, e guarda al futuro congrande ottimismo.L’assemblea ha manifestato gratitudi-ne a Franco Plutino che, dopo 16 annialla guida del gruppo, vede scadere il

Angela Guzzetta Cartolano è lanuova Presidente del Coro delCircolo ACLI di Lugano. L’assembleadel Coro, diretta da GiuseppeRauseo, l’ha eletta all’unanimitàdomenica 5 febbraio. Il Comitatouscente è stato riconfermato nelsegno della continuità, con l’aggiun-ta di Stefano Troga.

Ecco le sedi ACLI competenti:Lugano- Via S. Balestra 19: venerdì 13.30-15.30 / tel. 091 923 97 16 [email protected] - Via Simen 9: mercoledì e giovedì 9-12, venerdì 15-18 / tel. 091 923 66 46 [email protected] Nuova 1, 6982 Agno; gio-vedì 14-17 / tel. 091 921 47 [email protected] e Valle MaggiaVia A. Nessi 22, 6600 Locarno: lune-dì 14-17 / tel. 091 752 23 09 [email protected] S. Gottardo 48, 6830 Chiasso:martedì 9-12 / tel. 091 690 02 48

Se ti piace cantare e stare in allegra compagnia, vieni nel CoroACLI di Lugano! Le prove sono i giovedì sera, alle 20.15, in viaSimen 9. Apprezziamo tutte le voci, ma un “doppio benvenu-to” oggi a tenori e bassi!

Angela Guzzetta Cartolano, neo pre-sidente del Coro ACLI.

L u g a n oA Padova e Venezia colCoro del Circolo Acli12-13 maggioCosto: fr. 300.- Per informazioni rivolgersi a:Circolo ACLI, tel. 091 923 66 46; Angela Cartolano 077 423 77 90,091 923 97 16; MariangelaTommasini 091 970 25 34.

suo mandato. Nella sua relazione egliha riassunto la storia del Coro, i pas-saggi importanti della sua evoluzione,lo stile di gestione, amichevole, comu-nitaria, trasparente, inclusiva e nellospirito delle ACLI. Un applauso èandato anche a Firmino Edera, fisar-monicista del Gruppo Folk, che dopotanti anni ha ceduto il posto al notomusicista Zeno Gianola. Il CoroACLI resta una preziosa realtà delCircolo, uno strumento di aggrega-zione e gioia per tanti, un microco-smo di aperta socialità.3

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VITA DELLE ACLI

Circolo di Ibach: una storia nata 45 anni fa

di Luciano Alban, vice presidente ACLI Svizzera

In una riunione di italiani residentiin zona, il 30 maggio 1967, si decidesu consiglio dell’allora segretarioAcli-CH, signor Dussi, di dar vita adun circolo ACLI con formale tesse-ramento ed elezione del Consigliodirettivo.Al primo tesseramento aderirono43 soci, nasceva così il circolo ACLIdi Ibach, vicino alla città di Svittodell’omonimo Cantone.

Le radici di questo evento furonoperò messe tempo prima, nel feb-braio del 1962. Dopo la secondaguerra mondiale, soprattutto neglianni cinquanta e sessanta, fu laSvizzera una delle principali mete del-l’emigrazione italiana, così pure aSvitto e dintorni. I primi ad occuparsi della situazione edei bisogni degli immigrati italianifurono i Missionari e alcuni Sacerdotidella Chiesa locale. Don Kamer, DonCassina, Don Vasella e DonGiovanni Riva furono i primi adoccuparsi delle nostre comunità. DonCarlo Schuler propose un tessera-mento alla locale sezione della KAB– Katholische ArbeitnehmerBewegung di Ibach.Il desiderio era però quello di sentirsiindipendenti da una struttura che nonsentivano propria e proposero al par-roco Schuler di chiamarsiAssociazione Cristiana LavoratoriItaliani.Gli aderenti a questa prima associa-zione hanno istituito una piccolabiblioteca nella sala parrocchiale e,per autofinanziarsi, hanno allestitouna commedia teatrale “La tempe-sta”, andando in scena dopo tre mesidi prove, sotto la regia di DonVasello. Il discreto successo fruttòloro 1500 franchi di utile, che permi-se l’acquisto di alcuni tavoli e sedie eun bigliardino per poter aprire un pic-colo ritrovo in una casupola messa a

disposizione dal signor Elsener aGrosstein.Quando sembrava andare tutto per ilmeglio, sorsero all’interno delComitato dei dissidi che fecero nau-fragare questo progetto.Nel frattempo si erano sviluppati inSvizzera il Movimento e il Patronatodelle ACLI e l’allora segretario nazio-nale, signor Dussi, il 2 ottobre 1966convocò il gruppo precedentementesciolto, illustrando loro gli scopi e lefinalità del Movimento ACLI e deiservizi, Patronato e Enaip, sviluppan-do un costruttivo dibattito sulletematiche che stavano a cuore ai lavo-ratori italiani.Tutti i presenti si trovarono d’accor-do nel dare vita ad un circolo ACLI,che trovò realizzazione nel maggiodell’anno successivo.La prima sede del circolo fu il localeKonkordia, che aveva appena chiusol’attività. L’indole un po’ rumorosadella nostra collettività provocòdiverse proteste da parte dei vicini,convenendo nella necessità di trovareuna nuova sistemazione fuori da luo-ghi intensamente abitati per non darefastidio.Avendo poche risorse finanziarie sidecise d’interpellare le ditte del cir-condario di Svitto che maggiormenteimpegnavano manodopera italiana;Elsner Messerfabrik, K. HürlimannSöhne AG e la ditta AufdermaurSöhne AG. Da questo momentonasce un rapporto, tutto particolare,del circolo ACLI di Ibach con unadelle ditte che possiede uno dei mar-chi più conosciuti della Svizzera, laViktorinox, produttrice dei famosicoltelli.Nell’anno 1969 si gettarono le basiper l’attuale “Baracca”, che avrebbe,negli anni successivi, ospitato lanostra associazione e, con l’aiuto dimolti volontari, alla presenza delleautorità locali e del Console Generaledi Zurigo, si arrivò all’inaugurazione

il 4 ottobre 1969.Le buone relazioni del circolo ACLIdi Ibach con la ditta Viktorinox, sulcui territorio si è reso possibilecostruire la “Baracca”; sono dovutein gran parte all’impegno costante diAldo Casanova, per molti anniPresidente del circolo e nel contempoun “Werkmeister” della ditta stessa,dove Aldo godeva di grande stima daifratelli proprietari della fabbrica.Oltre alle diverse attività proprie diogni circolo, è stato costituito ancheun “Boccia Club” con due piste dagioco e formato una squadra di calcio“Gli Azzurri”. A questo punto non si può dimenti-care il compianto GennaroNapodano, instancabile dirigente epromotore d’innumerevoli attività.L’attuale Presidente del circolo èFranco Stranieri, che con grandededizione e impegno fa da timonierealle attività del circolo, coadiuvato daun numeroso Consiglio direttivo e dalsuo predecessore, Vito Scarascia, checon grande senso di servizio, comeCorrispondente Consolare e divolontariato nel Patronato ACLI, fada ponte tra Ibach e Zurigo.Tanti auguri e lunga vita al circoloACLI di Ibach.3

Wo h l e nViaggio di primavera alleCinque Terredal 23 al 25 marzo Organizza il Gruppo Donne ACLIdi Wohlen. Iscrizioni e programmapresso la sede del Circolo.

Compilazione delle TasseDa sabato 3 marzo e fino al 28aprile, sarà possibile far compilarela dichiarazione delle tasse 2011presso il Circolo ACLI.Prenotazioni direttamente pressoil Circolo o telefonando al numero056 622 89 19.

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VITA DELLE ACLI

I l teatro di Peppino De Fil ippo a Uster

Il pranzo sociale delCircolo ACLI diBellinzona ha avuto luogolo scorso 4 dicembre. Larispondenza a questiincontri ricreativi da partedei soci é sempre buona(come si vede dall’immagi-ne): le persone hanno pia-cere di ritrovarsi in amici-zia apprezzando il riccomenù e la tombola.

di Marco Montanarini e Salvatore Dugo

Nella classica cornice della Stadthofsaal di Uster, il locale Circolo ACLI e lacompagnia Primo Sole hanno riproposto con successo domenica 11 dicem-bre 2011 il teatro popolare italiano.

È diventata una tradizione per la col-lettività italofona di Uster e dintorniritrovarsi fine autunno a teatro. Lacompagnia teatrale Primo Sole diBinningen (BL) ha rappresentato lacommedia capolavoro “I casi sonodue” di Armando Curcio, riadattatada Peppino De Filippo. Peppino pro-viene da una famiglia di attori e auto-ri del teatro napoletano ed è il mino-re di tre fratelli resi famosi anche dalcinema: Annunziata, detta Titina e (ilgrande) Eduardo. I tre sono figli

naturali del commediografo e attoredi successo Eduardo Scarpetta.La commedia venne presentata comefarsa in tre atti dall’attore, comico edrammaturgo Peppino De Filippo laprima volta nel 1945.Questa commedia è caratterizzatadalla brillante comicità di Peppino deFilippo attore, nel ruolo del cuocoGaetano Esposito al servizio del vec-chio barone Ottavio Del Duca. DeFilippo fa convergere in questo ruolodi simpatico furbacchione truffaldino

le tipiche maschere del teatro napole-tano. In seguito s’ispirò per il perso-naggio Pappagone, creato per la tra-smissione televisiva di successo ScalaReale. Gaetano non esita a piegare leregole pur di far quadrare il propriotornaconto che culmina nel detto“Chi ruba al papà suo non è ladro”. ÈTipica la scena dove Gaetano, ricono-sciuto come figlio illegittimo dalbarone, si ritrova improvvisamenteelevato al rango di baronetto. Egli siimpadronisce dei simboli della padro-nanza, il campanellino, e ne fa usosenza alcuna remora per maltrattare isuoi ex-simili. Nella nuova veste nonè consapevole delle proprie responsa-bilità. Si spinge fino a un discorsopolitico sul tema “Cosa è la democra-zia” che si conclude nella frase “Voitenete la roba vostra e mi lasciate laroba mia”. Il finale ha una sorpresa! La parte del cuoco Gaetano Espositoè stata interpretata magistralmentedall’attore e regista Cosimo Venneri,il barone Ottavio Del Duca dall’intra-montabile Franco Benfatto che hacurato anche le scene, la baronessaAspasia dall’elegante Maria Borrielloe l’altizzosa governante dalla simpati-ca Melina D’Angelo. Tutta la compa-gnia Primo Sole ha offerto uno spet-tacolo molto apprezzato dal pubblicoche l’ha lungamente applaudita.3

La compagnia Primo Sole alla fine dello spettacolo applaudita dal pubblico di Uster

Bellinzona, tutti al pranzo sociale L e n z b u r gSettimana ad Assisiper la terza etàdal 22 al 27 aprile Iscrizioni e programma presso lasede del Circolo.

Cene familiari al Circolosabato 10 e 24 marzosabato 14 aprilesabato 5 maggioInizio ore 19.15. Si consiglia diriservare telefonando entrovenerdì sera precedente la cena.

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VITA DELLE ACLI

Risotto del prioreIngredienti:320 g di riso, 850 g brodo vegetale o leggero di pollo,1 cipollina, 50 g di olio extra ver-gine di oliva, 100 g gherigli di noci, 50 g di vino rosso, 60 g di liquore “nocino”, 100 gdi formaggio Fontina.

Come procedere: - tritare grossolanamente i gherigli di noce, farli tostare nell’olio, toglierli e tenerli da parte; - procedere come d’uso con la preparazione del risotto, ossia tostare la cipolla tritata finemente col riso e sfumare colvino e continuare la cottura col brodo;- a cottura quasi ultimata, togliere dalla fonte di calore aggiungere il formaggio tagliato a striscioline e le noci tostate;- incorporare il liquore; aspettare qualche minuto prima di servite per dar tempo a gran parte dell’alcol di evaporare.Servire morbido all’onda.

Consigli di cucinaAvanza del brodo? Potete surgelare il brodo del bollito di carne che avete avanzato nei sacchetti per surgelati. Serviràper preparare il risotto. Potete conservarlo anche surgelandolo nella vaschetta del ghiaccio: se l’intingolo che state cuci-nando si è asciugato mettete un cubetto di brodo.Il brodo è troppo grasso? Prima di servirlo buttate un cubetto di ghiaccio nel brodo; questo attirerà a sé il grassoche poi potrete togliere.

S a l e e p e p e ( q u a n t o b a s t a )a cura di Giovanni Poete

K i l c h b e r gAssemblea e cena socialesabato 17 marzo, dalle 19.00Pranzo Anni Verdidomenica 22 marzo, 12.00-15.00Organizza il Circolo ACLI.

C a d e n a z z oCorso di computer per over 40 Corso base. Sabato 10 marzo al Circolo ACLI.Festa del papàDomenica 18 marzo

B e l l i n z o n aCineforumvenerdì 30 marzo, ore 14.00Presso la sede del Circolo.Gita a Desenzanosabato 31 marzo

Dal Ticino alla Sicilia. E nascono le ACLI di Vizzini

I giovani aclisti non mancano a Vizzini: ecco qui sopra alcuni di essi davanti allasede (in quel momento non ancora ultimata).

Giuseppe Todaro, già presidente delCircolo ACLI di Cadenazzo-S.An-tonino, ha fondato, con un nutritogruppo di amici in loco, le ACLI aVizzini (Catania). Il 14 gennaio scor-so è infatti nata l’associazione “ACLITodaro Giuseppe di Vizzini”. La sedeè aperta da poco, in Piazza Marconi,e dal 1° febbraio è attivo anche ilPatronato. Auguri e buon lavoro!

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Patronato ACLIGLI UFFICI IN SVIZZERAUfficio di Coordinamento

Via Balestra 19 - 6900 Luganotel 091 923 97 16 - fax 091 923 86 50

Canton ARGOVIAAARAU

Feerstrasse 2 - 5001 Aarautel 062 822 68 37 - fax 062 822 68 [email protected] ma a ve 9.00-12.00, da me a ve14.00-17.30, sabato 8.00-12.00

BRUGGc/o sala parrocchialeBahnhofstrasse 4 - 5200 Brugg1° e 3° mercoledì 16.00-19.00

ENNETBADENc/o Centro sociale - Sonnenbergstrasse23 - 5400 Ennetbadenma 17.00-19.00 e ve 16.00-18.30

FRICKc/o Circolo ACLI Widenplatz - 5070 Fricktel 062 871 24 882° e 4° giovedì del mese 16.45-18.45

LENZBURGc/o Circolo ACLIBahnhofstrasse 23 - 5600 Lenzburgtel 062 891 27 45martedì 16.00-19.00

MELLINGENc/o Associazione Italia NostraKleine Kirchgasse 44 - 5507 Mellingentel 056 491 18 98sabato 17.00-19.00

REINACHc/o Circolo ACLI - Färbstrasse 16 5734Reinach2° e 4° mercoledì del mese 16.00-19.00

WOHLENc/o Circolo ACLIFreiämtstrasse 1 - 5610 Wohlentel 056 622 89 19martedì e venerdì 15.00-18.00

ZOFINGENc/o Missione cattolica italianaMühlethalstrasse 13 - 4800 Zofingen1° e 3° giovedì del mese 15.00-18.00

Canton BASILEABASILEA

Aeschenvorstadt 24 - 4051 Basileatel 061 272 64 77 - fax 061 273 94 [email protected] dal lu al ve 9.00-12.00 / 14.30-17.30

LAUFENc/o Missione cattolica italiana Röschenzstrasse 39, 4242 Laufen2° e 4° martedì del mese 14.30-17.00

Canton FRIBURGOVILLARS S/GLÀNE

c/o sindacato Syna Rue du Petit-Moncor 1 1752 Villars-sur-Glâne

Canton GINEVRAGINEVRA

Rue de Carouge 76 - 1205 Ginevra CP216 - 1211 Ginevra 4tel 022 781 09 32 - fax 022 781 09 [email protected] lu al ve 9.30-11.30 / 13.00-16.30

Canton GLARONAGLARONA

c/o Missione cattolica italianaZaunstrasse 8 - 8750 Glarona1° e 3° martedì del mese 15.30-17.00

Canton LUCERNALUCERNA

Weystrasse 8 - 6006 Lucernatel 041 410 26 46 - fax 041 410 35 [email protected] lu al ve 9.30-12.30 e 14.30-17.00

SURSEEc/o centro parrocchiale italianoVierherrenplatz 2 - 6210 Sursee3° giovedì del mese14.30 - 17.00

Canton OBWALDOSARNEN

c/o GastarbeiterzentrumMarchstrasse 3 - 6060 Sarnentel 041 660 35 40sabato 9.00-12.00

Canton SAN GALLOSAN GALLO

Heimatstrasse 13 - 9008 San Gallotel 071 244 81 01 - fax 071 244 81 71 [email protected] e me 9.00-12.00 e 15.00-19.00, gio9.00-12.00 (ufficio e informazioni telefo-niche), ve 9.00-12.00 e 15.00-18.00

BUCHS (anche Lichtenstein)c/o Sala parrocchiale svizzeraPfundgutstrasse 6 - 9470 Buchssabato 9.00-11.00

FLAWILc/o Missione cattolica italianaKapellenweg 5 - 9230 Flawiltel 071 393 24 572° e 4° lunedì del mese 19.00-20.00

MARBACHc/o Missione cattolica italianaStaatsstrasse 58 - 9437 Marbach2° e 4° giovedì 15.00-18.00

RORSCHACHc/o Missione cattolica italianaRosenstrasse 7 - 9400 Rorschachtel 071 841 34 671° e 3° giovedì del mese 15.30-18.00

WILc/o Missione cattolica italianaScheibenbergstrasse 14 - 9500 Wilmartedì 19.30-21.00

Canton SOLETTASOLETTA

c/o sindacato SynaLagherhausstrasse 1 - 4500 Solettatel 032 622 10 401° e 3°mercoledì 13.30-16.30

OLTENc/o SynaAarauerstrasse 55 - 4600 Oltenvenerdì 16.30-18.00

Canton TICINOLUGANO

Via Balestra 19 - 6900 Luganotel 091 923 97 16 - fax 091 923 86 [email protected] lu al ve 9.00-12.00 / 14.00-17.30

AGNOContrada Nuova 1 - 6982 Agnotel 091 921 47 94lu e gio14.30-17.30

BELLINZONAVia Portone 9 - 6500 Bellinzonatel 091 825 43 79lu, ma e gio 9.00-12.00

BIASCAVia Pini 9 - 6710 Biascatel 091 862 23 32 - fax 091 862 42 [email protected] da lunedì a venerdì 14.00-18.00

CHIASSOCorso S. Gottardo 48 - 6830 Chiassotel 091 690 02 48 martedì 14.00-17.30

FAIDOc/o sede OCST - 6760 Faidotel 091 866 12 931° e 4° venerdì del mese15.00-17.30

GIUBIASCOc/o casa parrocchiale - Via Berta 226512 Giubiascotel 091 840 21 04mercoledì 8.00-12.00

LOCARNOVia Nessi 22 A - 6600 Locarnotel 091 752 23 09 lu e gio 9.00-12.00 / 14.00-17.30

Canton TURGOVIAFRAUENFELD

c/o Missione cattolica italiana 8500 Frauenfeld2° e 4° mercoledì del mese 17.00-19.00

KREUZLINGENBeäreenstrasse 32 - 8280 Kreuzlingentel 071 672 38 442° e 4° giovedì del mese 16.00-19.00

WEINFELDENc/o Circolo Acli - Weststrasse 148570 Weinfelden1° e 3° mercoledì del mese 18.30-20.00

Canton URIALTDORF

c/o Centro parrocchiale svizzeroTellstrasse 20 - 6460 Altdorfogni 4° venerdì del mese 15.00-17.00

Canton VAUDLOSANNA

Avenue L. Ruchonnet 1 - 1001 Losannatel 021 635 24 21 - fax 021 635 24 [email protected] da lu a ve 9.00-12.00 / 14.30-17.30

MONTREUXc/o Missione cattolica italiana - Rue del'Eglise Catholique 4 - 1820 Montreux1° giovedì del mese 18.00-19.00

NYONc/o CSR Centre Social Régional - Ruedes Marchandises 17 - 1260 Nyonmercoledì 18.30-19.30

RENENSc/o CSR Centre Social Régional - Ruede Lausanne 21 - 1020 Renensmartedì 14.00-17.30

VEVEYRue du Chablais 10 - 1800 Veveytel 021 921 65 13 - gio 14.30-17.30

Canton ZUGOZUGO

c/o Circolo Acli - Centro italianoMetalstrasse 76 - 6300 Zugomartedì 18.30-20.00

Canton ZURIGOZURIGO

Weberstrasse 3 / CP 24 - 8026 Zurigotel 044 242 63 83 - fax 044 241 13 [email protected] - ve 9.00-12.00 / 14.30-17.30

BÜLACHc/o Missione cattolica italiana -Spitalstrasse 14 - 8180 Bülach2° e 4° martedì del mese 15.30-18.00

EFFRETIKONc/o Centro parrocchiale Birchstrasse 20 - 8307 Effretikonlunedì 17.30-19.00

KLOTENc/o Missione cattolica italiana Rosenweg5 - 8302 Klotenmercoledì 18.00-19.30

USTERNeuwiesenstrasse 19 - 8610 Usterlunedì 16.00-17.00

WINTERTHURSt. Gallerstrasse 18, c/o MCI8400 Winterthurtel 052 203 10 [email protected] ma 17.00-19.00 e ve 15.30-18.30