Il Dantino 2013 2014

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Giornalino della scuola elementare "Dante Alighieri" - anno scolastico 2013/2014

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EVE

IO SONO EVE.

SONO NATA IN RUSSIA MA ORA VIVO A ISOLA.

IO HO 7 ANNI. SO PARLARE RUSSO, ITALIANO, SLOVENO

E UN PO’ DI INGLESE. MI PIACE BALLARE, FARE COME

TARZAN E PATTINARE.

NON MI PIACE GIOCARE CON MIO FRATELLO PERCHÉ

MI FA I DISPETTI.

Eve Kulkina

I classe

DANILA

IO MI CHIAMO DANILA. SONO UN BAMBINO. ABITO A ISOLA MA SONO

NATO IN RUSSIA. HO 7 ANNI E MEZZO. SO LEGGERE, SCRIVERE E PARLARE IN

RUSSO, ITALIANO E SLOVENO. MI PIACE MOLTO NUOTARE.

NON MI PIACE IL KETCHUP.

Danila Kulkin

I classe

Ian Širca Stubelj

I classe

JAKA

IO MI CHIAMO JAKA. ABITO A ISOLA CON LA MAMMA E IL PAPÀ. IO SONO

BRAVO A SCUOLA. SO SCRIVERE DA SOLO, DISEGNARE, LEGGERE I LIBRI E

FARE I CALCOLI. MI PIACE MANGIARE GLI SPAGHETTI. NON MI PIACE

MANGIARE I POMODORI.

Jaka Kržičnik

I classe

ROCSI

IL NOSTRO CANE SI CHIAMA ROCSI. È GRANDE, VECCHIO,

BIANCO E NERO. DORME NELLA CUCCIA. MANGIA CROCCHETTE.

GLI PIACE GIOCARE CON ME. HA PAURA DEL TEMPORALE. Timothy Dassena Ček

I classe

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ARPO

ARPO È UN CANE. ARPO È PICCOLO, BIANCO E NERO.

QUALCHE VOLTA È AGGRESSIVO.

QUANDO LO ACCAREZZO È CONTENTO.

Noam Lusa Costamagna

I classe

HEPI

HEPI È UN CANE. HEPI È PICCOLO,

BIANCO E MARRONE.

È CARINO E QUALCHE VOLTA

MORDE.

Jan Auber

I classe

BLU

BLU È IL MIO PAPPAGALLO

È GRANDE, BIANCO E BLU.

VIVE NELLA GABBIA.

MANGIA I SEMI E BEVE

L’ACQUA. QUANDO MI SVEGLIO GRIDA PERCHÉ VUOLE LA

MERENDA. Mattia Hrboka Pugliese

I classe

LA MARGHERITA

LA MARGHERITA È UN FIORE. CRESCE NEL PRATO.

IL SUO GAMBO È LUNGO.

LE FOGLIE SONO PICCOLE E STRETTE.

HA TANTI PETALI .

LE MARGHERITE SONO BIANCHE, GIALLE E ARANCIONI.

LA MARGHERITA BIANCA NON HA UN BUON ODORE.

Ian Širca Stubelj

I classe

IL TULIPANO

IL TULIPANO È UN FIORE. IL TULIPANO È ALTO. LE FOGLIE SONO LUNGHE E

LISCE. HA 6 PETALI. HA UN BUON ODORE. I TULIPANI SONO ROSSI, ROSA,

ARANCIONI E GIALLI. I TULIPANI SONO BELLI.

Adil Tairoski

I classe

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Quando ero piccolo

Quando ero un piccolo bambino,

ero birichino. Mi piaceva andare

con la bicicletta e con il motorino.

Ogni tanto giocavo col pallone, ma

il mio sport preferito era il nuoto.

Adesso che sono cresciuto questi

sport mi piacciono ancora. Ero

spesso ammalato e sono stato

anche in ospedale. Parlavo in

continuazione, avevo lo stesso carattere del mio papà.

Testo e disegno di Arben Vatovci, II classe

Quando ero piccolo

Quando ero piccolo, ero molto

calmo e quando guardavo fuori

dalla finestra, vedevo i bambini

più grandi di me che giocavano a

calcio. Per questa ragione volevo

diventare grande anch’io. Quando

ero piccolo volevo essere anche un

pilota d’aereo.

Testo e disegno di Galip Hopi, II classe

A scuola

A me piace molto andare a scuola. Mi piacciono tanto la matematica e

l’inglese. A scuola ho tanti amici. Mi piace anche lo sport. Voglio andare

ancora a scuola per imparare tante cose nuove.

Tim Šviligoj, II classe

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A scuola

Ogni giorno vado a scuola. Frequento la

Scuola elementare Dante Alighieri di Isola.

La nostra è la classe più numerosa. Nella

nostra classe ci sono 21 alunni. La nostra

capoclasse si chiama Sandra Marchesan. È

brava e ci insegna tante cose. La mia materia

preferita è la matematica. La materia più

difficile è l'inglese. Mi piace quando

andiamo fuori per il riposo. Qualche volta

abbiamo la giornata sportiva e andiamo

all'aperto a fare i giochi. Poi torniamo a

scuola e già c'è il pranzo.

Testo e disegno di Matjaž Petrič , II classe

Quando ero piccolo

Quando ero piccolo ero

bravissimo, tranne che per

dormire e per mangiare. Stavo

sempre vicino alla mia mamma e

se non la vedevo per un secondo,

cominciavo a piangere. La

seguivo in tutto quello che

faceva e la aiutavo nelle

faccende domestiche. Mi

divertivo a lavare i piatti, così

potevo giocare con l'acqua, quasi sempre con le barchette, e non mi

interessava se erano di plastica, legno o carta. Mi faceva tanto felice

quando me ne faceva una il mio papà. Una volta ne ha costruita una con

un pezzo di polistirolo. Poi io aggiungevo l'albero, che era un ramo. La

vela invece la facevo con un pezzo di foglio di carta. E così la mia barca

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era la prima ad arrivare in porto. Quando ero piccolo ero curioso ed

entusiasta di imparare cose nuove. Ero calmo e timido, ma parlavo in

continuazione. Mio papà dice che questa dote l'ho presa dalla mamma.

Testo e disegno di Toni Benčič, II classe

Quando ero piccolo

Quando ero piccolo, così mi racconta la mia

mamma, ero un bambino molto calmo e

ubbidiente. Quasi all'incontrario di oggi, che

sono più vivace e qualche volta non ubbidisco.

Da piccolo mi piaceva tanto giocare al parco

giochi e andare al mare. Ero solare e

ubbidiente, così vedo sulle foto scattate da

piccolo.

Testo e disegno di Jan Frank, II classe

Quando ero piccolo

Quando ero piccolo la mia

mamma era sempre a casa con

me. Andavamo a passeggiare

con il passeggino. Quando

avevo due anni e mezzo sapevo

andare in bicicletta senza le

rotelle laterali e il mio babbo mi

teneva dietro. Quando ero

piccolo è nato il mio fratellino.

Crescendo ho imparato ad usare la forchetta e il coltello. Fin da piccolo ho

sempre dormito nella mia cameretta.

Testo e disegno dI: Mattia Pagnanelli, II classe

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Quando ero piccolo

Quando ero piccolo andavo

volentieri in asilo e mi piaceva

tanto quando facevamo i

laboratori. Appena tornavo a casa

giocavo sempre in giardino. Ho

cominciato già da piccolino ad

andare con l’aereo, mi piaceva

tantissimo. Non volevo

mangiare senza giocare al tavolo.

Testo e disegno di David Črnac, II classe

Quando ero piccolo

Quando ero piccolo andavamo in

spiaggia. Avevo tre anni, prima

nuotavo con i braccioli e dopo anche

senza. Quando sono andato senza i

braccioli sono scivolato sotto acqua.

Il papà mi ha preso e mi ha portato

nella piscina per bambini. Lì giocavo

con i giocattoli. Dopo siamo entrati

in albergo, mi sono cambiato e siamo

andati a mangiare e poi a dormire. Il

giorno dopo abbiamo fatto colazione

e siamo andati di nuovo in piscina.

Testo e disegno di Marko Paradžik

Dragan, II classe

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Quando ero piccolo

Sono nato il ventisei ottobre

del duemilasei. Da allora per

mamma e papà sono il

piccinino. Quando avevo sei

mesi sono andato con mamma

e papà con l’aereo a Roma. A

Roma ho saputo che avrei

avuto un fratellino. Fin da

piccolo ero molto dolce e lo

sono tuttora. Stavo abbracciato

al pancione di mamma e ascoltavo il fratellino che si muoveva. Da quando

è nato giochiamo sempre insieme. Mi piaceva frequentare l’asilo. Già da

piccolo ho tanti amici.

Testo e disegno di Matia Benčič Lukač, , II classe

Quando ero piccola

Quando ero piccola mia mamma mi diceva

spesso che ero una piccola birichina. Infatti

non stavo mai ferma e nemmeno zitta. Ero,

e sono ancora, molto diversa da mia sorella

Petra. Da piccola piangevo sempre, non

dormivo la notte, oppure mi svegliavo più

volte. Volevo sempre e solo la mamma. Poi

non volevo mangiare, ma solo bere. Mi

piaceva molto lo yogurt. Quando ero

piccola, il mio papà mi ha fatto una foto

dove ero seduta sul divano, con davanti a

me uno yogurt enorme e io ero tutta sporca.

Testo e disegno di Gaja Šurla Toth, II classe

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Quando ero piccola

Quando ero più piccola

abitavamo in una casa con due

nonni e una bisnonna, che ha

compiuto più di novant’anni.

Di lei ho dei bellissimi ricordi,

perché spesso giocava con me,

mi coccolava e mi voleva tanto

bene.

Testo e disegno di Sarah Božič, II

classe

Una giornata speciale

Un giorno sono andato dalla nonna

e ho visto un cane. Ero molto felice.

Ho chiesto alla nonna di chi fosse

quel cane e lei mi ha risposto che il

cane era di una signora e che per

una settimana lo avremmo tenuto

noi. Quando sono arrivati i miei

genitori a prendermi, ho chiesto

loro se il cane poteva dormire da

noi. I genitori hanno detto di sì.

Dopo una settimana è arrivata la

padrona del cane e lo ha preso. Io

ero molto triste, ma anche felice di

averlo avuto per una settimana.

Testo e disegno di Musap Hopi, II classe

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Una giornata speciale

Quando avevo sei anni, una mattina mi sono

svegliato alle sette e mezza. Sono andato a

scuola alle ore otto. A scuola ero molto bravo.

Dopo qualche ora c’era il riposo e a calcio

abbiamo vinto per sei a tre. Dopo siamo

tornati in classe e ho fatto i compiti. Poi mi è

venuto a prendere il papà. Sulla strada di casa

ho visto la mia nonna, la mia mamma, i miei

amici Luca e Tai. Arrivato a casa, mi sono

messo il pigiama, mi sono lavato i denti e

sono andato a dormire. Mi sono addormentato

subito.

Testo e disegno di Gal Aleksej Komljanec, II classe

Quando ero piccola…

… dormivo poco, piagnucolavo

tanto, mangiavo poco, ma

nonostante ciò ero una bambina

dolcissima, dice mia madre.

Quando ero piccola mi piaceva

tanto stare in braccio, oppure

fare lunghissime passeggiate con

il mio passeggino lilla. Quando

ero piccola, la prima canzoncina

che ho imparato è stata “La bella lavanderina”, che canto volentieri anche

oggi. Quando ero piccola, la prima amicizia che ho fatto è stata con Mattia

Pagnanelli. Quando ero piccola non sapevo scrivere, adesso che ho

imparato vedo che è una meraviglia.

Testo e disegno di Anja Orel, II classe

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Una giornata speciale

Una giornata che ricordo con

piacere l’ho vissuta in vacanza

in Egitto. Al mattino siamo

partiti con la moto a quattro

ruote verso il deserto. Lì

abbiamo visto come vivevano i

beduini. Al ritorno abbiamo

cavalcato i cammelli e i cavalli.

In sella al cammello mi sono

addormentato.

Testo e disegno di Tai Simonovich Zajelšnik, II classe

Quando ero piccola

Quando ero piccola ero brava e

intelligente. Giocavo con le Barbie

e con gli album di figurine.

Quando ero piccola ho imparato a

camminare.

Testo e disegno di Natalija Radišić, II classe

Quando ero piccolo

Quando ero piccolo piangevo spesso. Quando ero piccolo sono caduto

dall’albero. Quando ero piccolo ho rotto un piatto. Quando ero piccolo

andavamo in piscina. Quando ero piccolo avevo cinque anni.

Luka Hameršak, II classe

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Quando ero piccolo

La mia mamma dice che quando ero piccolo

ero un bambino molto buono. La notte

dormivo, non facevo problemi per mangiare

ed ero molto obbediente. Ero un bambino

curioso, andavo matto per i treni. Il mio gioco

preferito era infatti costruire rotaie e stazioni

del treno. Un’altra cosa che mi piaceva fare

era arrampicarmi sugli alberi come una

scimmietta. A volte combinavo qualche

guaio, la mamma non si arrabbiava mai molto

perché mi vuole tanto bene.

Testo e disegno di Filip Liam Mlakar, II classe

Mi presento.

Io mi chiamo Kim. Vivo a Isola con la

mia famiglia. Sono alta e magra. Ho un

naso piccolo e una bocca sempre

sorridente. Ho gli occhi azzurri e i miei

capelli sono lunghi e biondi. Mi vesto di

solito in modo sportivo e alla moda. A

scuola sono brava e a casa anche. Ho un

carattere abbastanza tranquillo. Sono

allegra, mi piace divertirmi. Mi muovo

tanto e faccio anche molto sport. A

scuola gioco a pallamano e faccio

ginnastica artistica. Nel tempo libero

faccio equitazione perché mi piace

cavalcare. Frequento la scuola di musica

e suono il pianoforte. Mi piacciono gli

animali e vorrei tanto aiutare quelli in

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difficoltà. Non mi piacciono le pellicce o altri indumenti ricavati dagli animali. Da

grande farò la biologa marina, perché mi piacerebbe conoscere tutto l’ambiente

marino.

Testo e disegno di Kim Novak, III classe

Mi presento.

Sono Kristina Petrič, ho otto anni,

quasi nove. Frequento la terza

classe della scuola elementare

Dante Alighieri di Isola. Sono

abbastanza alta e di media

corporatura. Ho un viso ovale, gli

occhi azzurri e luminosi. I capelli

lunghi di colore biondo scuro. Il

mio naso è piccolo e regolare. La

bocca è piccola e allungata. Le

labbra sono di spessore regolare. Sono sorridente ma a volte anche imbronciata.

Ho le spalle dritte, le braccia abbastanza dritte. Le mie mani sono medie e le

unghie regolari e corte. Ho le gambe abbastanza lunghe e forti. I miei piedi sono

regolari. Mi vesto in un modo curato e comodo. Porto spesso pantaloni elastici e

magliette colorate. Ho un carattere socievole e amichevole. Sono una ragazza

serena. Di solito sono di buon umore. Sono una ragazza tranquilla e brava a

scuola. Frequento il corso di ballo sia a scuola che fuori da scuola. Mi piace

leggere e ballare, ma la cosa che mi piace di più è stare in compagnia con i miei

amici.

Testo e disegno di Kristina Petrič III classe

Con la mamma ho imparato…

Con la mamma ho imparato tante cose, posso dire

che ogni giorno imparo qualcosa di nuovo da lei.

Come comportarmi bene, come portare rispetto

alle persone, come aiutare gli anziani, o quelli che

hanno bisogno. Grazie a lei so sbrigare le

faccende di casa adatte alla mia età. Ho un ricordo

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che risale a quando avevo cinque anni. Andai con la mamma a fare una delle tante

passeggiate. Passeggiando davanti ad un negozio di giocattoli vidi un triciclo a

forma di cane che mi piaceva davvero tanto. Pregai la mamma di comprarmelo ma

lei mi disse: - Mitja, non è in programma un triciclo nuovo. Non si può avere

sempre tutto ciò che si desidera. - Dopo un po’ le venne un’idea e mi disse: - Te lo

farò io questo triciclo con le cose che possiamo riciclare a casa. Sarà ancora più

bello e unico di quello che sta in negozio. - Di corsa siamo andati a casa. La

mamma era così veloce che in una giornata abbiamo fatto il mio triciclo. Era

veramente unico, nessuno lo aveva uguale al mio. Tutti lo volevano provare e io

ero molto contento di averlo fatto con la mia mamma.

Testo e disegno di Mitja Frank, III classe

La mia aula.

La mia aula è grande e di forma

quadrata. È luminosa. Ha le pareti

colorate di colore ocra e bianco. Ci

sono otto banchi piccoli e sei

grandi. Subito dopo l’entrata a

destra c’è il lavandino. Più avanti a

sinistra c’è la cattedra della maestra

Carmen. Ci sono sei finestre grandi

e sei finestre piccole. Alle pareti

sono appese quattro lavagne e una

lavagna interattiva. C’è una grandissima lavagna con le applicazioni. In fondo

all’aula ci sono tre armadi, due con le porte di vetro e uno con le porte di legno. A

sinistra degli armadi ci sono i giochi. A me l’aula piace perché c’è la lavagna

interattiva.

Testo e disegno di Ijan Ukovič, III classe

Nel vigneto col mio papà.

Per chi non lo sapesse, il mio papà è un viticoltore. Il mio papà va ogni giorno nel

vigneto a potare o a legare le viti. Ogni giorno si sveglia alle 6.55 del mattino e

alle 7.00 e già al lavoro. Io spesso lo aiuto a lavorare anche quando finisco di fare i

compiti.. Io per lui suono anche la chitarra. Insieme studiamo le tabelline. Spesso

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parliamo anche di scuola e di natura. Io

e il mio papà usiamo vari mezzi di

trasporto come l’automobile, il trattore e

il furgone. Sono felice di poter aiutare

mio papà in campagna ma vi dico che è

molto faticoso. Oltre a questo penso che

sia anche pericoloso.

Testo e disegno di Nicola Štule, III classe

Io e il mio pianoforte.

Il mio pianoforte è alto. Ogni giorno suono cinque

canzoni. Quando suono il pianoforte mi sento molto

felice. Suono un’ora al giorno. Il mio pianoforte è di

colore marrone. Mi piace suonare il pianoforte. Quando

vado ai concerti mi sento nervosa. Prima mi applaudono,

dopo faccio l’inchino e dopo mi siedo e incomincio a

suonare le canzoni. Quando sono con la maestra sono

nervosa come fossi una piccola neonata. La maestra di

pianoforte è gentile.

Emily Feder, III classe

La mia camera

La mia camera la divido con mia sorella. Ci sono due armadi. In un armadio ci sono le mutande

,i pantaloni,le magliette e le calze . Ho il letto a castello . Attorno al letto c'e` la tenda bianca con

disegni e sopra il letto cI'e` uno scaffale per i libri . Ci sono anche armadietti pensili e scaffali .

Sugli scaffali ci sono i libri . Vicino al letto ci sono gli armadi per i giocattoli . Vicino al letto c'e`

una sedia per la mamma che ci legge le storie. Vicino al letto c'e` uno specchio dove sono appese le

mie medaglie di judo. C'e` anche una finestra-porta, vicino alla quale ci sono le tende che si

chiudono e aprono. Vicino alle tende ci sono tre luci a forma di pesce . Sotto alle luci a forma di

pesce c'e` un radiatore. Al centro della camera c'e` un

lampadario con uno pterodactilo appeso sopra.

Ivo Furlan Sfarčič III classe

Da grande voglio fare…

Quando ero piccolo sognavo sempre di essere

un poliziotto. Adesso invece che sono un po’

più grande voglio fare il pilota degli aerei.

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Mi piacerebbe fare questo lavoro perché mi piacciono gli aerei, l’altezza e la

velocità. Ma per fare il pilota ci serve anche molto coraggio! È bello perché si

possono fare nuove amicizie, fare un giro attorno al mondo e visitare diverse città.

Di sicuro anche lo stipendio è buono. Credo che fare il pilota sia molto faticoso.

Qualche volta è avventuroso e qualche volta invece no. La cosa più bella di questo

lavoro è che si sente la libertà nel cielo azzurro.

Testo e disegno di Luka Vujičič, III classe

Io e mio fratello ci vogliamo bene.

Mio fratello si chiama Amir. Ha cinque

anni. È alto e magro. Il suo viso è

rotondo. Ha i capelli corti, lisci e

biondi. Ha gli occhi piccoli, marroni e

luminosi. Il suo naso è piccolo, anche la

sua bocca è piccola e rossa. Le sue

orecchie sono pulite e piccole. Si veste

sportivo, qualche volta anche elegante.

È gentile, bravo e carino. Si comporta

bene. Gli piace giocare a calcio,

pallamano e pallavolo. Lui mi vuole molto bene e anche io gliene voglio.

Testo e disegno di Amira Avmedi, III classe

Ho ricevuto una nuova sorellina.

Il 17 novembre 2013 quando mi sono svegliata

era ancora mattina presto. Ho visto che il papà

era solo. Io gli ho chiesto dove fosse la mamma..

Il papà emozionato mi ha risposto che la mamma

è in ospedale e mi ha detto che ho una nuova

sorellina che si chiama Melek. Quando ho

sentito la notizia ero molto felice. L’ho

abbracciato forte e piangevamo insieme di

felicità. Quando la mia sorellina Razije si è

svegliata, noi le abbiamo dato la bella notizia.

Anche lei era molto felice. Dopo ci siamo

preparati, siamo entrati in auto e siamo partiti per Etienne Gregorič Pohlen, III classe

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l’ospedale per vedere la nuova sorellina. Quando abbiamo visto la mamma, era

seduta e aveva Melek in mano. Non posso descrivervi come mi sono sentita in

quel momento. Ho abbracciato e baciato la mamma. Lo stesso hanno fatto il papà

e Razije. La mamma, facendo molta attenzione, mi ha dato in mano Melek.

Quando l’ho presa in mano era così piccola e bella. Un vero angelo, come il suo

nome. Melek infatti in macedone significa angelo. Con il cuore colmo di gioia, io,

il mio papà e Razije siamo andati a comprare i fiocchi. Abbiamo comprato due

fiocchi, uno da mettere sulla porta e uno da mettere sull’auto. Dopo siamo tornati a

casa. Dopo tre giorni la mamma è tornata a casa con Melek. Giorno dopo giorno

Melek sta crescendo. Melek ha gli occhi azzurri e i capelli castani. La sua bocca è

sottile. A Melek piace giocare con gli altri, ma soprattutto con la mamma. Io le

voglio molto bene.

Hasibe Bilali, III classe

Quando gioca la mia squadra del

cuore.

La mia squadra del cuore è il Milan.

Ho incominciato a tifare per questa

squadra circa un anno fa. Mio

fratello Martin è un grande tifoso del

Milan. Proprio lui mi ha trasmesso

la passione per questa squadra. I

miei giocatori preferiti sono Kakà e

Balotelli. Per me loro sono i

giocatori più forti del mondo.

Balotelli è il più forte della squadra

per tirare i calci di rigore, quasi

sempre fa un gol. A me non piace

quando commenta il giudizio

dell’arbitro. Vuole sempre fare

baruffa. Di conseguenza riceve il

cartellino giallo. A volte ne riceve

due e allora deve uscire dal gioco.

Ai miei genitori non piace tanto guardare le partite di calcio. Quando gioca il

Milan chiamo sempre la nonna e chiedo se posso dormire da lei. Mi prendo un

paio di biscotti e mi metto nel suo lettone a guardare la partita in pace. Qualche

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mese fa si è avverato il mio desiderio di ricevere la tuta del Milan. Con i miei

risparmi volevo comprarmi la tuta però non l’abbiamo trovata in nessun negozio.

Dopo una lunga ricerca finalmente l’abbiamo trovata. Quando sento l’inno del

Milan mi emoziono tanto. Anche se il Milan non vince sempre, resta ugualmente

per me la mia squadra del cuore.

Testo e disegno di Tomi Pugliese Štuva, III classe

Quando gioca la mia squadra del cuore.

Il Barcellona è una delle squadre di calcio più forti del mondo. Io sono tifoso del

Barcellona. Prima di ogni partita sono

emozionatissimo. Quando c’è una partita mi

preparo già al mattino per seguirla. Se il

Barcellona dà un gol sono contento, salto,

grido e urlo per tutta la casa. Quando gioca

la mia squadra del cuore, la guardo con

molto piacere. Mi piacciono le azioni dei

giocatori. Sono veloci, abili e furbi. Spesso

fanno gol Messi e Neymar e così fanno

vincere la loro squadra.. Il Barcellona ha

vinto pure il Trofeo del Re. Ero

contentissimo e l’ho subito detto a tutti

quelli che non lo sapevano. L’allenatore della squadra si chiama Gerardo Martino

e proviene dall’Argentina. È un allenatore bravo e forte. I migliori giocatori di

sempre sono: Messi, Neymar, Ronaldinho, Xavi e Puyol. Quando giocano mi

sembra di guardare dei maghi con il pallone.

Etienne Gregorič Pohlen, III classe

Il mio animale preferito.

Il mio animale preferito è il gatto. Uno dei miei gattini preferiti si chiama Mini.

Mini è una gattina molto simpatica ed io le voglio molto bene. Lei ha tre anni ed è

alta venti centimetri. Ha già partorito cinque piccoli gattini. Ha una sorella che si

chiama Misa. Di mattina entra in casa e va a mangiare subito i croccantini. Dopo

va a dormire sulle sedie del tavolo da cucina. Quando vado a scuola l’abbraccio

forte. Dopo scuola vengo a casa e la saluto. Quando faccio i compiti dorme vicino

a me. Alla fine della giornata gioco con lei e vado a dormire.

Laura Fermo, III classe

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IL SUONO DEL MARE

I suoni del mare sono molto belli e

rilassanti.

Ci sono suoni di tutti i colori: il grido

dei gabbiani, il mormorio delle onde che

vanno ad infrangersi contro gli scogli, il

suono delle navi che girano da tutte le

parti, i pesciolini piccoli che scappano

dai rumori e sono spaventati dalle navi.

In estate ci sono i suoni dei bambini e

anche degli adulti che gridano e parlano

sulla spiaggia. Testo e disegno di Nikola Zafiroski, IV classe

IL SUONO DEL MARE

Il suono del mare ѐ un suono che non senti ogni giorno.

Come quello delle onde del mare che battono sulla spiaggia, dei pesci che saltano

fuori dall'acqua… Mi piace il suono del mare perché ogni volta che lo sento, mi sento

rilassato e sono di buon umore. Mi piace sentirlo quando butto i sassolini, quando mi

tuffo, faccio il sub, gioco con il mio fratellino, ascolto gli altri quando si tuffano.

Testo e disegno di Matija Santin, IV classe

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IL SUONO DEL MARE

Il suono del mare ѐ bello e

romantico.

Le persone fanno già il bagno in

quel mare romantico. I pesciolini

già nuotano, i motori delle barche

sono già accesi e io mi sto

godendo il profumo e il suono del

mare guardando i pesciolini e i

gabbiani.

Quel giorno i gabbiani volavano

sopra di me in gruppo e i pesci

cercavano da mangiare. Io buttavo ai pesciolini delle briciole di pane. Il calore del

sole era forte. Io giocavo sulla sabbia con i contenitori e facevo dei castelli di sabbia.

Cercavo delle conchiglie, disegnavo sulla sabbia tutta calda e bevevo dell'acqua

fresca. Quando mettevo sulle gambe la sabbia calda provavo una sensazione

caldissima. Dopo un po' ѐ arrivato il mio fratellino e ha proposto di andare a buttare

dei sassolini e dopo abbiamo cercato delle conchiglie. Le conchiglie erano di vari

colori e cioè: giallo, verde, rosso e rosa chiaro. Poi sono andata a fare il bagno e

l'acqua all'inizio era un po' fredda. Sguazzavo felice nell'acqua e la sensazione di

freddo era sparita. Dopo sono uscita dall'acqua e avevo freddo. Mi sono avvolta

subito nell'asciugamano per riscaldarmi un po'. Mi sono riscaldata, sono andata a

giocare e ho incontrato Sara e siamo andate ad ascoltare il suono del mare che era di

nuovo bello e romantico. In seguito siamo andate a fare il bagno e al tramonto siamo

ritornate a casa, felici di aver trascorso una bella giornata al mare.

Testo e disegno di Xava Tajroska, IV classe

IL SUONO DEL MARE

Un bel giorno d'estate, quando il sole si faceva

sentire, mi sono recata a fare una passeggiata in

riva al mare. Si sentivano le onde del mare che

sbattevano contro le rocce e il rumore del vento che

faceva sbattere i rami degli alberi fra di loro.

I gabbiani volavano nel cielo e tra le onde del mare

cercavano qualche preda da mangiare. Io stavo lì a

Page 22: Il Dantino 2013 2014

guardare e mi pareva di sentire come una voce che arrivava dal mare. Ad un tratto

sentii dei ticchettii sulla superficie del mare; erano le prime gocce di pioggia che

cadevano sul mare. Il cielo si fece nero e incominciò a piovere ed io me ne andai

verso casa. Testo e disegno di Sara Jakomin, IV classe

IL SUONO DEL MARE

Ero seduto su una panchina in riva al

mare. Osservavo e guardavo le sue

onde che sbattevano sugli scogli. In

lontananza ho visto un piccolo

peschereccio che tirava le sue reti col

suo vecchio motore e gabbiani che

volavano attorno, sperando di ricevere

qualche pesce.

Sono nato qui, in questa città sul mare.

Sento l'odore del mare, il suono lento e

bello quando ѐ calmo e il suono forte

quando ѐ arrabbiato.

Ma ѐ sempre il mio mare. Testo e disegno di Rocco Zuliani, IV classe

IL SUONO DEL MARE

Il rumore del mare viene prodotto dalle

vibrazioni che formano le onde.

Il rumore del mare ѐ forte quando ci sono le

onde grandi. Invece quando le onde sono

piccole, il rumore del mare ѐ più debole.

Non dipende solo dalle onde il rumore, ma

anche da altri motivi (movimenti in

profondità, esplosioni vulcaniche, terremoti

marini…). Il rumore può essere piacevole o

sgradevole. A Zara hanno inventato un

progetto per dare ancora più vita al rumore

del mare. Viene chiamato organo marino.

Page 23: Il Dantino 2013 2014

Questo organo sono delle scale con canali che trasformano il rumore dell'onda in un

suono. A me piace molto guardare ed ascoltare questo organo che trasforma il rumore del

mare in diverse tonalità. Il rumore del mare può essere sentito anche dentro una

conchiglia a chiocciola. A me piace andare a passeggiare vicino al mare e ascoltare il

rumore del mare che sbatte verso le rocce. Qualche volta ci sono anche i gabbiani e a quel

punto il rumore del mare ѐ ancora più piacevole. Testo e disegno di Rok Božič, IV classe

IL SUONO DEL MARE

Il suono del mare ѐ il vento che soffia nelle onde del

mare, i pesci che saltano uno dietro l'altro nelle onde, i

gabbiani che volano nel cielo azzurro, i delfini che

nuotano nel mare, le stelle marine che sono nel mare,

incollate sulle rocce e io sono felice quando ne trovo

una. Con il mio amico Luka mi piace andare sugli

scogli a prendere un granchio. Mi piace quando viene

l'estate e non vado a scuola, ma vado in spiaggia.

Testo e disegno di Voen Hvala, IV classe

IL SUONO DEL MARE

Sono un bambino di nove anni. Da quando pratico vela il mare mi accoglie ogni

giorno.

D'estate sono molto felice, però mi dispiace vedere le barche a motore che inquinano

il mare e con il loro rumore ne coprono

il suono naturale. Il suono, quando con i

miei amici facciamo vela, lo sentiamo

ogni singolo secondo. Noi ascoltiamo

vari tipi di suoni: le onde che si

infrangono sulla barca, le raffiche del

vento che accarezzano l'acqua. A volte

siamo ancora più fortunati perché il

mare ci regala i suoni dei suoi abitanti

come per esempio il magico canto dei

delfini. Il mare ci porta davvero suoni

Page 24: Il Dantino 2013 2014

meravigliosi. Sto molto a contatto con l'acqua del mare. Quando finiamo gli

allenamenti vado sempre ad ascoltare il suono delle onde sulla spiaggia e a guardare

il tramonto il riva al mare.

Non potrei vivere senza il mare.

Con i miei amici vogliamo fare sempre il bagno e tante volte ascoltiamo anche lì il

suono del mare che accoglie i nostri tuffi rumorosi.

Mi piace fare vela e mi auguro che ascolterò il suono del mare molto a lungo, perché

ѐ uno dei suoni più belli che io conosca.

Testo e disegno di Daniel Cante, IV classe

CON LA MAMMA HO IMPARATO A…

Con la mamma ho imparato a

fare tante cose.

Come prima cosa mi ha insegnato

come mi devo comportare a casa, a

scuola e con le altre persone. La

mia mamma mi ha insegnato a

ripetere le cose che facciamo a

scuola, a studiare e quando faccio i

compiti mi aiuta, specialmente

quando non capisco qualche cosa.

Mi ha insegnato anche a cucinare le

uova, la pizza, a fare il pane, il toast

e anche le pulizie di casa.

La mamma mi dovrà insegnare anche molte altre cose che sono importanti per la

vita. Testo e disegno di Nikola Zafirovski, IV classe

CON LA MAMMA HO IMPARATO A…

La mamma mi ha insegnato a cucinare, a pulire la casa, a mettere a posto i vestiti e a

lavare i piatti. Quando la mamma mi ha insegnato a cucinare mi ha detto: "Quando

bollirà l'acqua, come prima cosa versi la pasta e aspetti una decina di minuti. Ogni

tanto devi mescolare, quindi devi scolare e metterla in una padella con del burro."

Poi mi ha insegnato a pulire la casa. Ho preso lo straccio e ho incominciato a pulire la

vasca del bagno, il bidet, il water e il lavabo. Poi ho preso l'aspirapolvere e ho

cominciato a pulire il soggiorno, poi la cucina, la camera e l'entrata. Alla fine ho

pulito anche i vetri. Dopo mi ha insegnato a mettere in ordine i vestiti. Prima di tutto

mi ha mostrato come metterli in ordine e poi ha messo tutto in disordine. Io ho

provato a fare ciò che la mamma mi aveva mostrato e mi ѐ riuscito. Dopo qualche

Page 25: Il Dantino 2013 2014

giorno la mamma mi ha insegnato a lavare i piatti. Ho preso la spugnetta e ho

iniziato. Alla fine ho pulito anche il tavolo e il lavabo.

Alla fine tutto era pulito.

Kerin Perne, IV classe

CON LA MAMMA HO IMPARATO A…

Con la mamma ho imparato a

parlare, a camminare, a mangiare

dal piatto, a leggere e a scrivere.

La prima cosa che ho imparato ѐ

stato camminare. Prima un piccolo

passettino, poi il secondo, il

terzo… e dopo tanti passi

camminavo. Poi ho imparato a

parlare. La mia prima parola ѐ

stata papà. La mamma mi ripeteva

papà, papà, papà, papà, papà.

La seconda ѐ stata mamma. Non

serviva ripetermi tante volte come

la parola papà, ma mi diceva solo una volta e io ripetevo. Le ultime parole che mi ha

insegnato sono state enciclopedia e otorinolaringoiatra. La terza cosa ѐ stata mangiare

dal piatto. Il primo cucchiaio me lo ha dato la mamma, il secondo, il terzo e il quarto

li ho presi da solo. La quarta cosa ѐ stata leggere e scrivere. Prima mi ha insegnato le

lettere e come scrivere e poi tutto l'altro. Mi ha insegnato come comportarmi, aiutare

gli altri. Mi ha insegnato come fare le cose, con che cosa e di che cosa. Mi ha

insegnato i nomi delle verdure e della frutta. Mi ha insegnato a giocare con i giochi.

L'ultima cosa che mi ha insegnato ѐ stata a seminare e a nuotare.

Tutto questo ho imparato dalla mamma.

Testo e disegno di Matija Santin, IV classe

CON LA MAMMA HO IMPARATO A…

Quattro giorni dopo la mia mia nascita la mamma mi ha portato a casa. A un anno mi

ha insegnato a dire mamma, a camminare, a parlare, a giocare e a disegnare. Quando

sono cresciuto un po’, mi ha insegnato a calcolare, a cucinare e a tagliare.

Con la mamma ho imparato tante cose belle.

Voen Hvala, IV classe

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CON LA MAMMA HO IMPARATO A…

Con la mamma ho imparato molte

cose: giocare a tennis, andare in

bici, guidare il monopattino e la

barca a vela, disegnare, scrivere,

comportarmi bene ed essere

educato, mangiare sano, nuotare e

correre.

Fino ai nove anni mi sono divertito

molto con la mamma; a volte però

la faccio arrabbiare un po' troppo.

Spesso la mamma ѐ così divertente

quando mi insegna, che mi

vengono le lacrime agli occhi dal

ridere. La mamma soprattutto ѐ molto coraggiosa, ma a volte un po’ paurosa; quando

ѐ arrabbiata con le altre persone parla solo con me. La mia mamma mi ha insegnato a

credere in me stesso, ma a non vantarmi di quello che faccio. Con la mamma ho

imparato a rispettare gli altri e mantenere la calma e la pazienza..

Spero che continui ad essere così, perché ѐ una mamma stupenda e perfetta.

Daniel Cante, IV classe

CON LA MAMMA HO IMPARATO A …

La mia mamma ѐ bella e buona, piccolina, ma carina.

Mi ha insegnato i miei primi passi e quando cadevo diceva: "Alzati che guardo dove ti fa

male!"

Quando di notte avevo paura diceva: "È solo il sole che va a dormire." Mi ha insegnato che

non si deve avere paura della notte. La mamma mi ha insegnato a rispettare la natura. Gli

alberi danno riparo agli uccellini e danno ossigeno a noi che possiamo vivere meglio. Con

la mamma ho imparato a voler bene a tanta gente che ha poco o niente. La mamma mi ha

sempre detto: "Dai che ti sarà dato!" Ed ѐ questa la magia della vita che mi ha insegnato…

Rocco Zuliani, IV classe,

CON LA MAMMA HO IMPARATO A…

Quando avevo circa un anno la mamma mi ha insegnato a mangiare da solo. A un

anno mi ha insegnato anche a camminare. A circa due anni mi ha insegnato a correre

e a giocare. A circa tre anni mi ha insegnato a parlare e a disegnare. A quattro anni mi

ha insegnato a guidare la bicicletta con le rotelle. A cinque anni mi ha insegnato a

Kerin Perne, IV classe

Page 27: Il Dantino 2013 2014

fare il tѐ. A sei anni mi ha insegnato il numero di telefono della nonna e del nonno. A

sette anni mi ha insegnato a preparare il tavolo per il pranzo. A otto anni mi ha

insegnato a fare le frittelle. A nove anni mi ha insegnato a preparare l'insalata e il

radicchio.

Io credo che la mamma mi ha insegnato parecchie cose e mi sa che lo farà ancora.

Rok Božič, IV classe

CON LA MAMMA HO IMPARATO A…

Con la mamma ho imparato a mettere in ordine e a pulire. Ho imparato a leggere, a

scrivere, ad aiutare e a disegnare. Quando ero piccola non sapevo mangiare da sola,

ma la mamma mi ha insegnato anche questo. Mi era vicina e mi ha aiutato mentre

facevo i primi passettini. La mamma mi ha insegnato anche a guidare la bicicletta, a

bere dalla bottiglia. In estate mi ha insegnato a nuotare. Inoltre mi ha spiegato che

non serve avere paura quando vado dal dottore. Mi ha insegnato la lingua serba.

Con la mamma ho imparato tante cose.

Anastasija Radišić, IV classe

CON LA MAMMA HO IMPARATO A…

Alla mia nascita ho visto per la prima

volta i miei genitori. Quando sono

arrivata a casa, la mamma ha iniziato

subito a insegnarmi a dire la parola

mamma. Quando ѐ passato un anno

sono iniziati i primi passi, sempre

con l'aiuto della mamma. A dire il

vero a me piaceva di più camminare

a quattro. All'età di due anni mi ha

insegnato a mangiare da sola. Con la

mamma ho imparato a colorare i

disegni con i pastelli a cera, ad

andare sull'altalena e ad ascoltare i suoni.

Verso i quattro cinque anni mi ha insegnato ad andare con la bicicletta a quattro

ruote, a conoscere i numeri, le lettere dell'alfabeto italiano e sloveno, a legarmi i lacci

delle scarpe, a pettinarmi, a farmi le trecce e a mettermi la cintura di sicurezza in

automobile.

Verso i sei anni mi ha insegnato a fare il tѐ e a fare attenzione quando attraverso la

strada. Ancora adesso che ho compiuto nove anni la mamma mi insegna tantissime

altre cose. Testo e disegno di Sara Jakomin IV classe,

Page 28: Il Dantino 2013 2014

IL DINOSAURO FACHITU HAIU

Il mio dinosauro Fachitu Haiu ha

mezzo milione di anni e appartiene a

una razza poco conosciuta.

È grasso e ha gli occhi piccoli come i

bambini cinesi. La coda, lunga

duecento metri, ѐ spinata e termina a

forma di pallina fatta di letame

asciutto. Fachiti Haiu ha il pelo

morbido come un barboncino

adorabile e coccolone. Le orecchie

sono lunghe tre chilometri e alte

cinque millimetri. Le sue zampe sono sottili come un filo interdentale. I suoi nemici sono

i serpenti, gli ippopotami e i ragni velenosi. Dorme in una tana larga due metri e lunga

mezzo millimetro. Mangia formiche ai ferri e tarantole in scatola. È iperattivo

ventiquattro ore su ventiquattro. Quando si trova in qualche situazone strana e non sa

come comportarsi si nasconde dietro di me.

È un animale affidabile.

Daniel Cante, IV classe

IL CAN – BRADIPO

Il can – bradipo ѐ vecchissimo perché ha un'infinità di anni ed ѐ un animale metà

cane e metà bradipo.

È piccolo come una zecca e forte come Hulk. Vive sul Sole e mangia il fuoco. Gli

occhi sono di color nero e mentre uno ѐ grande l'altro ѐ piccolo. Non ha la coda

perché quando ѐ uscito dall'uovo non sapeva camminare ed ѐ caduto sul fuoco e la

coda si ѐ bruciata. Il pelo sulla testa ѐ lungo, mentre quello del corpo ѐ corto di color

nero. Le orecchie sono nascoste nel pelo dove vivono le formiche. Ha le zampe corte.

Il viso ѐ pelosino e chiaro con due punti neri a forma di goccia. Quando vede l'uomo

si arrabbia, quando gioca con un suo amico ѐ aggressivo e quando vede un nemico lo

caccia via dal suo territorio di nome Regabelotecatorinaiologante. Non dorme mai e

quando ha fame mangia il fuoco o la lava mettendo la bocca nel fuoco e poi lo

Page 29: Il Dantino 2013 2014

succhia. Si muove così veloce che

quando lo guardo non riesco a

vedere i movimenti che fa. In tutte le

occasioni si comporta da pagliaccio

e fa tantissime stupidaggini.

Il mio can-bradipo non ѐ un animale

da farsi imporre niente. Quando

scappava di casa, se ne andava per

la città e nessuno osava fermarlo.

Testo e disegno di Rok Božič, IV classe

IL RICCILEONE

Il mio riccileone si chiama Puffetto e

ha tre milioni di anni.

È cicciotello, gli occhi sono neri

come la pece, la coda ѐ corta, gli

aculei sono lunghi un metro, le

orecchie, tese come una corda di

violino, sono lunghe dieci centimetri.

Le zampe sono piccole, il musetto ѐ

nero e ha una luce birichina nello

sguardo. È un animale curioso e ama

la compagnia umana. Appena mi

vede si avvicina, mi guarda e si mette tranquillo ai miei piedi. Ama inoltre mangiare

frutta e verdura cucinata a cento gradi celsius. Ha l'abitudine di scorrazzare per il

cortile come un matto e appena vede qualcosa di estraneo si ferma e comincia a

ruggire con insistenza ossessiva. Insegue le farfalle e gli uccelli, spaventa le caprette,

corre per i campi e ogni tanto si ferma per guardare le nuvole.

È senza dubbio l'animale più bello che avessi mai visto.

Testo e disegno di Kerin Perne, IV classe

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RAN – GALLINA

La mia ran–gallina si chiama Paolina e

ha novantanove anni. È in grado di

vivere in tutti gli angoli della Terra: dai

ghiacciai e le nevi, alla savana e deserti.

Raggiunge la lunghezza di un metro.

Ha la testa di rana e il corpo della

gallina. Ha gli occhi di tutti i colori e la

coda con tre piume bianche cosparse da

tanti puntini azzurri. Il pelo ѐ corto,

liscio e bianco. Non ha le orecchie

perché sente attraverso le narici del

naso. Le zampe sono sottilissime come degli stuzzicadenti.

Ha la brutta abitudine di non pulirsi mai e io sono costretto a mettermi la molletta sul

naso quando voglio accarezzarla. È un animale molto socievole e molto affettuoso. Si

nutre solo di lucertole; le afferra, le lancia in aria e queste cadono direttamente nella sua

bocca. Dorme sulla testa per circa tre ore. Non sta mai ferma, di continuo fa salti,

capriole e capitomboli.

Anche se ha una bellissima cuccia, vuole dormire a ogni costo nel mio letto. Ho un

bel gridare e cacciarla perché improvvisamente diventa sorda e cieca.

Le voglio molto bene e spero che viva ancora a lungo. Rocco Zuliani, IV classe

LA CONIGLIA-ORS

Quando sono andata a portare la

spazzatura ho visto un animale

metà coniglio e metà orso. Era

povero; tremava e mi guardava

terrorizzato. L'ho preso in braccio

e l'ho portato a casa. Era un

animale minuscolo, con il dorso

bianco e il pancino nero. Doveva

avere circa quattro anni. Gli occhi

erano neri e la coda corta. Il pelo

era appuntito e aveva dei denti molto grandi. Era molto affamato e ha iniziato subito

a rosicchiare qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. Gli ho preparato una ciotola con del

Voen Hvala, IV classe

Anastasija Radišič, quarta classe

Page 31: Il Dantino 2013 2014

latte e l'ha bevuto con grande avidità. Gli ho preparato anche un morbido giaciglio sul

divano. Mi piace perché mi ascolta quando gli racconto le mie avventure. Gli piace

ascoltare la musica e ballare il rock and roll.

Gli voglio molto bene.

Kristina Trivić, IV classe

LA TIGRE-DRILLO

Il mio animale si chiama Tigre-drillo.

Ha circa ventidue-ventitre anni. È un

insieme di diversi animali e cioѐ di un

uccello, un orso, un lupo, una tigre, un

pescespada e uno squalo.

Si nutre di animali feroci e forti. Vive

nella foresta e precisamente sugli alberi

ma lo possiamo trovare anche nei laghi.

La pelle ѐ di colore nero e giallo. Anche la coda ѐ nera. Al posto delle orecchie possiede

le branchie. È un abile nuotatore. Le zampe anteriori sono quelle di un lupo e le zampe

posteriori invece di un falco. Il muso ѐ prolungato e ruvido. Ha un unico difetto; se non

sei molto prudente ti può anche uccidere. È molto affettuoso e verso l'uomo si comporta

in modo amichevole. Di notte dorme sull'albero.

Questo animale non esiste ma a me piacerebbe invece averne uno proprio così.

Voen Hvala, IV classe

MUC-CAVALLO

Muc-cavallo ѐ un animale metà mucca e metà cavallo. Ha nove anni e vive a casa con

me.

È magro, alto e i suoi occhi sono neri come la notte. La coda ѐ grossa e mozza. Il pelo ѐ

liscio e corto di color marrone. Le orecchie sono appuntite e tese. Le zampe sono lunghe

e sottili. Il muso ѐ rotondo e di color bianco e nero. È un animale altruista ma qualche

volta si arrabbia quando non lo lascio mangiare troppi bocconcini squisiti. Quando vede

un insetto cerca in tutti i modi di prenderlo. Dorme con me sul mio letto. Si nutre di cibo

vegetale. Quando vuole giocare si mette a saltellare di qua e di là. Gli piace quando lo

Voen Hvala, IV classe

Page 32: Il Dantino 2013 2014

coccolo e lo pettino. Quando sono libera

dagli impegni scolastici gioco con lui

oppure andiamo a fare le compere oppure

andiamo a passeggiare. Tante volte salgo

sulla sua groppa e mi porta a fare dei giri

bellissimi e vedo gli uccellini che cantano e

gli scoiattoli che mangiano le noci.

Muc-cavallo e io siamo felici.

Testo e disegno di Anastasija Radišić, IV classe

AUTUNNO A ISOLA

Oggi sono andato a passeggiare per

le vie di Isola. Durante il mio

cammino ho incontrato i miei

amici Rocco e Nicola e abbiamo

deciso di proseguire per il tracciato

della Parenzana.

Meraviglioso autunno isolano! Il

cielo era ricoperto di nuvole nere e

grigie, piovigginava e la

temperatura dell'aria si era

abbassata. Dagli alberi cadevano le

foglie rosse, gialle, arancioni, marroni… Dai camini delle case usciva il fumo. Le

castagne cadevano dagli alberi. Ha incominciato a tirare vento e le foglie, a raffiche,

correvano via e volteggiavano nell'aria. Il viale che stavamo percorrendo era

cosparso da centinaia di foglie. Il vento fischiava tra i rami ormai spogli degli alberi e

l'aria diventava sempre più fresca. All'interno della grotta abbiamo visto una piccola

cascata e tanti sassolini molto belli. Gli uccelli si stavano radunando in piccoli gruppi,

cinguettando.. Mi sentivo bene con i miei amici; parlavamo e osservavamo il

paesaggio. Dopo mezz'ora di cammino siamo arrivati a Isola, ci siamo salutati e

ognuno ѐ ritornato a casa.

Testo e disegno di Oleg Bolshagin, IV classe

Page 33: Il Dantino 2013 2014

Con la mamma ho

imparato...

Con la mamma ho imparato tante cose

come: la felicità, il divertimento, la

gentilezza e ancora tante altre cose.

La mamma è sempre gentile. La mamma

mi ha insegnato anche a cucinare, ad

andare in bici, a leggere, a pattinare e ad

andare con i pattini in linea. La mamma

mi ha insegnato anche cos'è l'amore.

La mamma mi vuole tanto bene anche se

qualche volta non lo merito.

Testo e disegno di Bilge Imeri, V classe

Con la mamma ho imparato a...

La mamma mi ha Insegnato tante cose: una di queste era andare in bicicletta. Un giorno

mi ha chiesto di salire in bici, ma io avevo troppa paura. La mamma, invece, mi ha

calmato, messo sulla bicicletta e mi ha aiutato a guidare tenendomi per il sedile. Era passata

una settimana e sapevo malamente tenere l`equilibrio e fermarmi. Poi un bel giorno ha

cominciato a lasciarmi pedalare per pochi metri, senza tenermi per il sedile, ed io ho tenuto in

equilibrio la bici senza cadere. Ogni giorno facevo qualche metro in più senza cadere. Poco a poco

ho acquistato fiducia in me stessa e sapevo andare in bici. Quel giorno era il giorno più bello

della mia vita.

Un grande grazie alla mia mamma che con la sua pazienza e tenacia mi ha insegnato ad andare in

bici.

Tina Fermo, V classe

CON LA MAMMA HO IMPARATO A…

Con la mamma ho imparato tante cose.

Ora vi racconterò quando ho imparato ad

andare in bicicletta.

La mamma aveva partecipato ad un

gioco a premi. Il premio era di 1.000

euro. La mamma ha avuto questa fortuna

di vincere il premio. Tutta la famiglia era

felice. Proprio in quel giorno avevo

anche il compleanno. Con quei 1.000

euro mi avevano comprato una bicicletta

nuova, così potevo imparare ad andarci.

Savva Orlovski, V classe

Page 34: Il Dantino 2013 2014

Un sabato il papà e il fratello erano via. Era bel tempo così avevo chiesto alla mamma se mi poteva

insegnare ad andare in bicicletta. Siamo uscite e abbiamo preso la bici. La mamma mi aveva

mostrato anche come pulirla. Poi sono salita. La mamma mi teneva di dietro. Dopo un po’ mi ha

lasciato. Sono caduta subito in avanti sulla testa. Mi faceva così male che non avevo il coraggio

neanche di toccare la bici. Piangevo per ore e ore finché papà non è tornato con mio fratello. Gli ho

raccontato tutta la storia. Così di nuovo la domenica con la mamma e questa volta anche con il papà

ho provato ad andarci, però con tanta paura. Avevo chiesto se mi tenevano bene e forte, mentre mio

fratello passava velocemente vicino a me. Mi tenevano finché a papà la mano non si è

addormentata. Poi volevo scendere subito perché non avevo più tanta fiducia nella mamma.

Un giorno sono salita sola sulla bicicletta, ed è successo un miracolo; ho provato a girare i pedali ed

ecco qua` sapevo andare in bici. All’inizio certamente piano. Poi sono salita in casa e non ho detto

niente alla mamma. Semplicemente volevo tenerlo per me. Appena dopo qualche settimana le ho

detto tutta la storia. Quando lo ha saputo era così felice che mi aveva comprato il gelato. Io adoravo

il gelato. Ma il gelato non era importante, perché quella volta sapevo andare in bici. Così ogni

sabato siamo andati in bicicletta a fare un giro con la famiglia per San Simone e a Isola.

Ora sapete come ho imparato ad andare in bicicletta. Quel mese mi sono divertita tanto e ho

imparato tante cose nuove. Come ad esempio andare in bicicletta.

Ana Kozlovič, V classe

Con la mamma ho imparato a...

Con la mamma ho imparato a disegnare.

La mamma mi ha insegnato che devo rispettare gli adulti.

La mamma mi spiega sempre cos'è male

e cos'è bene. Quando ero piccolo, mi ha insegnato a parlare.

La mia mamma mi dice sempre che non devo fare male a

nessuno, non devo fare brutte cose, e anche non devo dire le

parolacce. La mamma qualche volta mi aiuta a fare i

compiti. La mamma mi insegna a mettere a posto i vestiti, i

libri e altro.

Testo e disegno di Erblin Bajraktari, V classe

Con la mamma ho imparato a...

Un giorno la mia mamma mi ha detto parole preziose che mi accompagnano ogni giorno e che ora

hanno acquistato un senso ancora più grande. Insieme a lei sono cresciuto e ho sognato, credendoci

così tanto e impegnandomi in ogni momento della mia vita, ma sempre con lei al mio fianco.

Quando mi dicevano che non potevo fare qualcosa, la mamma mi sorrideva e mi diceva: «Non è

importante la paura, non è la cosa più importante, ci sono due cose molto più importanti:

l'intelligenza e il pensiero». Sono diventato un pittore e un ragazzo intelligente anche grazie a lei,

Page 35: Il Dantino 2013 2014

perché ho capito cosa è importante nella vita. Quel giorno mi sono detto:

«Quello che ho imparato non lo dimenticherò per tutta la vita». Io non

abbandonerò mai la mamma perché le voglio bene e mi ha insegnato

tante cose. Queste cose serviranno sempre a me e non solo a me anche

agli altri. Voglio bene alla mia mamma e anche lei a me. La mamma sarà

sempre al mio fianco.

Testo e disegno di Ajdar Muratoski, V classe

CON LA MAMMA HO IMPARATO A…

Tutto è incominciato tanto tempo fa.

Eravamo dalla nonna in Italia. La nonna

faceva la maglia a uncinetto. La lana era

gialla, soffice e bella. A me piaceva tanto. Il

mio compleanno era vicino. Tutto il tempo

chiedevo alla nonna per chi era la maglietta,

ma la nonna non me lo voleva dire.

Dopo qualche giorno era arrivato il mio

compleanno. Mia nonna non stava bene ed

era in ospedale. Il compleanno l´abbiamo

festeggiato comunque, ma non così come al

solito: con tanti amici, vari giochi… Ma

erano pochi amici e la festa non era così

bella come gli altri anni. Dopo qualche

giorno ho chiesto alla mamma di insegnarmi a lavorare a uncinetto. Lei mi ha risposto di sì, ma

doveva andare dalla nonna in ospedale. Io volevo andare con lei. Alla fine dopo tanti ˝ti prego˝ me

lo ha concesso e siamo andate. Quando siamo arrivate lì, la nonna mi ha dato il maglione giallo,

soffice e splendido. Mi piaceva un sacco e lo volevo vestire subito. La mamma non mi ha lasciato,

ero vestita di altri colori. Quando siamo venute a casa, abbiamo fatto il pranzo e poi la mamma

finalmente mi ha detto:˝Vieni, Ana, ti faccio vedere come si fa a fare la maglia a uncinetto˝. Io ero

naturalmente felicissima. Ero piccola e pensavo che fosse facile da imparare, ma era molto difficile,

così io volevo smettere dopo un paio di minuti. La mamma sapeva e si era preparata.˝ Dai, Ana

vieni a fare ancora un po'. Vedrai che imparerai presto˝. Dopo un paio di ore finalmente mi è venuta

una piccolissima striscia. Ero molto felice. Il giorno dopo la volevo mostrare a tutti, così me la sono

messa nei capelli. Tutti erano molto sorpresi quando ho detto loro che l'avevo fatta da sola,

naturalmente avevo solo 4 anni. Dopo un paio di giorni si è rotta ed ero triste. Volevo farne

un'altra, ma la mamma non aveva più pazienza. Ma ero felice, almeno avevo imparato con la

mamma a lavorare a uncinetto.

La nonna nel frattempo si è rimessa in moto e con lei un po' io, un po' le abbiamo fatto una sciarpa

che porto ancora.

Testo e disegno di Ana Furlan Sfarčić, V classe

Page 36: Il Dantino 2013 2014

Il suono del mare

È un gabbiano che vola alto nel cielo.

È una melodia leggera che suona

nel vento che soffia.

Il rumore del mare è il sogno di vivere,

giocare, nuotare e di essere in amicizia.

Il suono del mare è amore a prima vista.

Tina Fermo, V classe

Il suono del mare

C'era una volta una bambina che si chiamava Acilia e voleva andare nel bosco. I genitori non la

lasciavano e hanno detto che sarebbero andati insieme, Acilia non poteva aspettare fino le vacanze

e un giorno dopo la scuola è scappata per andare verso il bosco. I suoi genitori sono andati a scuola

ma lei non c'era da nessuna parte. Acilia era già nel bosco, aveva un po' di paura. I suoni del mare

non si sentivano più. Era molto lontano e ha visto una casetta dove viveva una vecchietta. Acilia

aveva paura ma dopo la vecchietta le ha raccontato una favola dal titolo: «Il suono del mare».

Acilia si è addormentata. Il giorno dopo quando si è alzata, la vecchietta è sparita. Acilia non

sapeva dove andare, andava solo dritto e ha sentito un suono e questo era il suono del mare.

Ascoltando il suono del mare ha trovato la strada della sua casa. I genitori erano molto preoccupati,

ma quando hanno visto Acilia erano felici. Acilia ha capito che deve ascoltare i genitori.

Sara Hopi, V classe

Il suono del mare

Il suono del mare è bello

caldo ed elegante.

I gabbiani volano, i pesci nuotano,

il sole tramonta, ed io guardo,

guardo il sole che tramonta nel

bel mezzo dell'orizzonte.

Quando lo sento, il cuore

mi batte forte.

Il suono del mare è per

me un uccello che canta,

è un'aquila che vola.

Il suono del mare mi

rende felice, mi fa pensare

alle onde tonde, grandi e ovali.

Il suono del mare mi

piace tanto.

Ana Furlan Sfarčić, V classe

Vito Kavalič, V classe

Page 37: Il Dantino 2013 2014

Il suono del mare

Il suono del mare

tante volte mi fa sognare,

per me è una canzone d'amore

mi tocca profondamente il cuore.

Sto seduta sul molo

vedo gabbiani spiccare il volo,

il loro grido in alto

a me sembra un canto.

Ci sono le onde,

grandi, blu, bianche, tonde,

la brezza marina con allegria,

chiudo gli occhi ed ecco la sinfonia.

Guardando il tramonto,

il sole scende nel mare profondo.

Le barche ritornano a riva, gabbiani fanno a

botte,

il mare sta suonando le ultime note.

Cala la notte, escono le stelle

un vento mi accarezza la pelle,

non posso che amare

il suono del mare.

Ana Kozlovič, V classe

Il suono del mare

Una volta quando sono andato in spiaggia ho sentito il suono del mare. Quando ho sentito il suono

del mare ho chiesto al papà cos'è questo suono. Ha risposto che questo suono è del mare. Siamo

andati con gli amici in spiaggia e hanno sentito il suono del mare. Mi hanno chiesto cos’è questo

suono e ho risposto che è il suono del mare. Gli amici dicevano: «Che bello è il suono del mare!»

L'acqua ha il suono del paese.

Alla fine, quando sono andato in spiaggia, c'era un grande suono del mare.

Erblin Bajaktari, V classe

Patrik Lovrič, V classe

Svetlana Bolshagina, V classe

Page 38: Il Dantino 2013 2014

Il suono del mare

Che cosa è il suono del mare?

Sono i gabbiani che volano bassi

nell'onda.

Sono le sirene che cantano una

sinfonia bella da morire.

Sono le onde che ti accarezzano

cantandoti una canzone.

È il vento arrabbiato che sibila tra

gli scogli.

È il silenzio che mi piace ascoltare,

quando mi siedo sulla panchina.

Il suono del mare è amore...

Svetlana Bolshagina, V classe

Con la mamma ho imparato a…

Io con la mamma ho imparato tutto. Quando avevo quasi un anno lei mi ha insegnato a camminare,

a parlare... Quando ero un po' cresciuta non avevo tanti amici e giocavo con lei. Dopo, a quattro

anni, sono arrivati i miei fratelli, pensavo che fosse il peggiore giorno della mia vita, ero solamente

felice perché era arrivata la mamma. A sei anni abbiamo capito che mi servono gli occhiali, la

mamma era molto preoccupata, invece io avevo molta paura. La mamma giocava sempre con me, e

faceva gli esercizi giocando con me. Quando avevo da fare i compiti, lei mi aiutava. Ogni volta che

mi facevo male, lei mi baciava e non mi faceva più male. Mi innervosivo quando la mamma

baciava i miei fratelli, mi arrabbiavo molto, ma adesso non più.

Con la mamma ho imparato tutto.

Sara Hopi, V classe.

MOSTRI MARINI

In un giorno d`agosto del 1900 un marinaio di nome capitan

Mandrapula si avventurò nel mare sulla sua nave col figlio Rex.

Erano diretti all'Isola Misteriosa, al largo della costa. Era una bella

giornata e il mare era quasi piatto. Improvvisamente, non lontano da

loro, videro alcune balene che uscivano dall`acqua abbastanza

velocemente. I due erano attratti dallo spettacolo, ma nello stesso

tempo erano stupiti: cosa succedeva a tutte le balene che stavano

scappando? Partirono immediatamente per scoprire il mistero delle

balene. A metà strada scese una nebbia fitta… Dovevano fermarsi e

il padre vide nella nebbia una creatura enorme. Non si vedeva molto

bene ma si distinguevano il collo, simile a quello di un serpente, la

faccia brutta e i denti giganti. Ora sapevano perché tutte le balene Massimo Škrlič, VII classe

Rok Božič, IV classe

Page 39: Il Dantino 2013 2014

stessero scappando. Iniziarono a sparare con i cannoni finché il mostro non morì. Poi provarono a

metterlo sulla barca, ma era troppo grande. Quando tornarono al porto la barca era rotta a causa del

grande peso del mostro. Non scoprirono mai cosa fosse in realtà la creatura marina perché il

mare se la riportò via. Ancora oggi sta lì, nel profondo di quel mare. Aleksendar Drinič, VI classe

MISTERI MARINI

L'unico mistero marino che non è mai stato risolto, secondo le persone, è quello del mostro di Loch

Ness, una creatura misteriosa che sarebbe stata fotografata nel lontano 1933. Purtroppo la foto,

molti anni dopo, fu definita falsa. Ma questo non è l'unico grande mistero degli oceani. La più

grande domanda è questa: nei fondali più profondi esistono ancora creature come il cronosauro, il tilosauro e il plesiosauro? O ci sono creature peggiori? Queste sono domande da porsi.

Naturalmente chiunque direbbe che non esistono da milioni di anni. Ma se fosse possibile? Se

invece di estinguersi i giganti marini esistessero ancora oggi? In quel caso ci porremmo la

domanda: come sarebbe il mondo senza di loro? Saremmo ancora vivi?

Ecco come vedrei io il mondo in questo caso, cioè nel caso in cui loro esistessero davvero.

Noi non avremmo mai scoperto l'America perchè Colombo sarebbe stato divorato neanche a cento

metri dalla costa. La nosta paura per il mare sarebbe immensa: l'acqua non sarebbe mai diventato il

divertimento che è oggi. Sì, sarebbe ancora un divertimento, ma nessuno oserebbe andare in mare.

Solo i laghi forse sarebbero stati luoghi tanquilli per un bagno. E il sale? Anche quest'ultimo

sarebbe stato raccolto in qualche golfo ben protetto, e probabilmente sarebbe stato più costoso

dell'oro. Le enormi balene di quest'oggi sarebbero quasi estinte. Se il loro numero fosse diminuito i

grandi sauri sarebbero morti, se invece il loro numero si fosse triplicato i loro carnivori avrebbero

banchettato con molto gusto. Il mare sarebbe stato come nell'era preistorica, cioè un luogo perfetto

per dei giganti sauri marini! Beh, questa è una descrizione molto piccola se confrontata con le

enormi dimensioni di quei giganti, ma spero che basterà per il mio tema di italiano!

Spero che le basti, prof. Credo che lei non si intenda di giganti sauri marini, non è vero?

Alessia Steffè, VIII classe

IL MISTERO MARINO DI AMADEO

Un giorno un appassionato di pesca di nome Amadeo andò in barca a pescare in un lago dove

c'erano pesci giganti. Tutti i compagni gli dissero che era meglio se restasse a casa, perché una

leggenda raccontava che in quel lago

misterioso c'era una balena carnivora

che mangiava tutto quello che

vedeva.

Il sole brillava nel cielo. Amadeo

prese con sé uno zaino con un

panino alla Nutella, l'esca e qualcosa

da bere. Si sentivano soltanto gli

uccelli che cantavano. Ad un tratto

l'acqua iniziò a muoversi. Dopo

un'ora venne ingoiato dalla balena

carnivora. Amadeo non sapeva che

cosa fare e iniziò a gridare:

"AIUTO". Gridò per quasi un'ora.

Suo padre, dopo un giorno, andò a

Page 40: Il Dantino 2013 2014

cercare il figlio. Amadeo in quel momento scalciava dentro la pancia della balena. Ma a lei quei

calci le facevano soltanto il solletico. Amadeo era stanco e si addormentò nella pancia della balena.

Di mattina, quando si svegliò, era affamato e iniziò a mangiare i pesci ingoiati dalla balena. I pesci

erano marci e disgustosi. Poi, ad un certo punto, in quel lago affondò una gigantesca petroliera. La

balena, mentre inspirava l’aria, si soffocò e vomitò fuori il bambino. Il papà, che era un subacqueo,

lo vide risalire in superficie e salì anche lui. Quando arrivarono a riva c’era un mucchio di

giornalisti che chiedevano come fosse la balena carnivora. Amadeo rispondeva a tutte le domande

perché era di carattere estroverso. Quando arrivò a casa era molto felice quando vide la mamma e il

fratello minore Marco.

Il giorno seguente Amadeo si ammalò. Dopo una settimana disse che in futuro, quando fosse andato

a pescare, avrebbe sempre dovuto avere qualcuno con lui. Tutti i suoi compagni quasi non

credevano che fosse sopravvissuto.

Testo e disegno di Amadej Prelc, VI classe

MISTERI MARINI

Una notte nebbiosa io e i miei amici abbiamo deciso di andare a visitare la “spiaggia misteriosa”.

Erano le 11.30 quando sono uscita da casa. Ci siamo trovati davanti al condominio di Luca e tutti

insieme siamo andati alla spiaggia.

La spiaggia non era mai visitata, nessuno ci andava perché la leggenda dice che nel mare vicino la

spiaggia misteriosa viva un mostro. Però io e i miei amici non crediamo se non vediamo, perciò

quella notte siamo andati a risolvere quel mistero.

Non avevamo con noi tanti oggetti. Avevamo due torce, una macchina fotografica subacquea per

fare delle foto al mostro e degli occhiali per vedere sott’acqua.

Luca voleva entrare in mare per primo, allora è andato sul molo con i suoi occhiali ed è saltato

dentro. Subito dopo di lui sono entrata anch’io con la macchina fotografica. Gli altri tre sono rimasti

sulla spiaggia e ci guardavano.

Dopo aver cercato il mostro per un’ora senza trovarlo, io e Luca abbiamo deciso di uscire e far

entrare Anna, Alessandro e Alex. Ma proprio quando Luca è andato sott’acqua per un’ultima volta,

non è risalito più. Ho preso paura e ho nuotato verso i miei amici più veloce che potevo, ma il

mostro mi ha raggiunto e mi ha morso la gamba sinistra. Faceva male ma il dolore mi ha spinto a

nuotare più velocemente. Quando sono arrivata al molo, Anna mi ha aiutato a fasciare la mia gamba

ferita mentre Alex, il più coraggioso, è saltato in mare con la macchina fotografica che gli avevo

consegnato ed è andato a cercare Luca.

Mi sono sdraiata sulla sabbia vicino ad Anna e Alessandro e ho chiuso gli occhi per riposarmi un

po’ ma, nonostante ciò, ogni tanto osservavo il mare per tenere d’occhio Alex. E quando ho

guardato ancora una volta verso di lui, Alex non c’era più. Anche lui era sparito nel nulla.

Anna aveva molta paura e voleva andarsene, ma io e Alessandro abbiamo insistito. Non volevamo

andare senza la prova dell’esistenza del mostro.

Anna è rimasta sul molo, invece io e Alessandro siamo andati in cerca della macchina fotografica:

poteva darsi che Alex avesse scattato un paio di foto al mostro.

Ho preso Alessandro per mano e siamo saltati in mare insieme. Prima di andare in cerca della

macchina fotografica, ci siamo girati verso Anna e l’abbiamo salutata, nel caso non l’avessimo vista

mai più.

Alessandro ha proposto di separarci, così avremmo trovato la macchina fotografica più

velocemente. Ho accettato. Io sono andata a sinistra e lui a destra. Dopo mezz’ora di ricerca ho

visto qualcosa che luccicava sul fondo del mare. Ho gridato, chiamando Alessandro, e lui ha

nuotato velocemente verso di me. Gli ho mostrato l’oggetto luccicante sul fondo del mare, che era

ricoperto di sabbia, e lui è andato a vedere cosa fosse. Ha preso l’oggetto in mano e l’ha dato a me.

Page 41: Il Dantino 2013 2014

Era la nostra macchina fotografica. Insieme abbiamo nuotato lentamente fino al molo, sperando che

il mostro non ci mangiasse.

Quando siamo arrivati alla spiaggia ci siamo sollevati. Poi mi sono seduta in mezzo ad Anna e

Alessandro e abbiamo guardato le foto che aveva scattato Alex prima che il mostro lo mangiasse.

La maggior parte delle foto erano sfocate ma abbastanza chiare per capire che quello sulle foto era

un mostro.

Erano le 3.45 di mattina quando sono tornata a casa dalla nostra avventura. Mi sono sdraiata sul

letto e sono andata a dormire.

Il giorno dopo io, Anna e Alessandro abbiamo portato le foto alla stazione di polizia, così che anche

gli agenti potessero vedere di cosa si trattasse. Gli agenti di polizia hanno ritenuto necessario

chiudere la spiaggia e catturare la bestia.

Io e i miei amici abbiamo risolto il mistero della spiaggia misteriosa ma purtroppo abbiamo perso

due dei nostri preziosi compagni.

Angela Carolina Killough, VII classe

MISTERI MARINI

Quello era un giorno speciale. Il sole splendeva in Croazia e le vacanze estive erano ancora lunghe.

Io e mio fratello avevamo deciso di fare un bagno nell’acqua cristallina di una piccola città in

Croazia di nome Brist. Io mi misi la mascherina da sub e mi tuffai dal mio materassino gonfiabile.

Vidi pesci di tutti i colori: gialli, rossi, verdi e blu. Risalii sulla superficie per prendere un respiro

profondo e mi rituffai. Nell’acqua

sentii delle voci che mi condussero

nel più profondo degli abissi. Mi

accorsi che potevo respirare, subito

davanti a me vidi una sirena

bellissima con i capelli giallo sole,

la pelle bianca come la neve. La

sua coda era verde come l’insalata

che avevo mangiato la sera

precedente. La sirena mi spiegò

che mi trovavo nel castello delle

sirene. La sirena, che si chiamava

Aurora, mi fece vedere tutto il

castello. Al piano terra c’era la

cucina, piena di deliziosi dolci,

nella stanza accanto c’era la sala di

danza e lì vidi tante sirene e sireni

che danzavano senza fermarsi. C’erano ancora tante stanze al piano terra che mi fece vedere. Nel

piano di sopra c’era la stanza da letto della principessa, che purtroppo non vidi perché aveva la cena

regale nella stanza accanto. L’ultima stanza, che per me era la più bella, era quella dove c’erano i

più bei pesci dell’universo. I colori erano più vari di quelli sulla tela di un pittore. Non avevo

nemmeno il tempo di ammirarli tutti quando una voce mi chiamò: “Anna, Anna, Anna svegliati!!!”

Mi ritrovai distesa sul mio materassino. Chiesi spiegazioni a mio fratello, che mi spiegò che mi ero

addormentata. Subito dopo gli raccontai il mio sogno magnifico, che non dimenticherò mai e che

spererò sempre che diventi realtà. Testo e disegno di Anna Toffolutti, VI classe

Page 42: Il Dantino 2013 2014

MISTERI MARINI

Un bellissimo giorno navigavo sul mare e, da una grande distanza, ho visto un'isola, che da lontano

era bella e piccola. Sulla mia mappa non la trovavo. Ma come mai nessun altro capitano l'aveva mai

vista prima di me? Ho controllato tutta l'isola con i miei aiutanti e non c'era nessuno. Per due anni

non ho detto niente a nessuno, ho fatto ricerche sull’isola e ho scoperto che al suo interno c’è un

albero largo otto metri e alto diciotto, esattamente in mezzo all’isola. Dopo, quando ho trovato

l’albero, non potevo credere che fosse così alto: era il più alto albero che avessi mai visto nella mia

vita. Poi sono andato al porto dall’architetto, affinché mi facesse degli schizzi per la mia casa, che

avevo intenzione di ricostruire dal momento che era molto malandata. Ritornato dalla mia isola, ho

incominciato a lavorare alla mia casa. L’interno era pieno di humus, animali morti, legno secco ma

con tanto lavoro ho riparato tutto e ho trasformato la mia casa in una villa di diciotto metri. Dopo

aver finito tutti i miei lavori sono ritornato al porto a cercare Lorenzo e Kevin, che sono i miei due

aiutanti: Lorenzo è l’architetto più conosciuto di tutti e invece Kevin è il capitano di sei barche, le

più forti e conosciute al porto. Io invece sono il capitano di una nave elegante che è anche la mia

casa. Quando ho trovato Kevin e Lorenzo, li ho portati a vedere la mia isola ma, quando siamo

arrivati, non c’era più. Allora ho deciso di tornare indietro al porto. Dopo essere ritornati, li ho

salutati e sono andato a cercare l’isola da solo. Dopo l’ho trovata e così ho scoperto che solo io

posso vedere l’isola perché io l’avevo trovata per primo. Questo è proprio un mistero marino. Arjan Bešić, VII classe

MISTERI MARINI

Caro diario,

Oggi mi è capitata una cosa fantastica. Mentre stavo nuotando con un paio di amici a San Simon,

abbiamo deciso di andare a vedere i resti dell’antico molo romano che si trova di fronte alla villa

romana. Mentre tutti si tuffavano a bomba dagli antichi resti, io avevo notato che qualcosa stava

luccicando sott’acqua. Ho richiamato l’attenzione degli amici, ma non siamo riusciti a capire cosa

fosse. A quel punto Jure, che di tutti i miei amici era quello che abitava più vicino di tutti, ha

deciso di andare a prendere la maschera da sub. Dopo una decina di minuti di attesa è tornato con

una maschera da sub color rosso fuoco nuova di zecca. Abbiamo tirato a sorte chi avrebbe dovuto

immergersi per capire cosa fosse quell’oggetto

luccicante. Ambarabà ciccì coccò tre civette sul

comò… E come sempre il dito è finito ad indicare

me. Mi sono messo in testa la maschera e mi sono

immerso negli “abissi”. Nuotai e nuotai finchè potei

raggiungere l’oggetto misterioso. Era grande e

pesante, ma riuscii a portarlo fuori dall’acqua. Era un

tridente vero e proprio. Era bellissimo. Abbiamo

deciso di tenerlo ognuno per una settimana a casa.

Poi lo avremmo rigettato in mare. Siccome l’ho

recuperato io, spettava a me la mia prima settimana.

In questo momento ce l’ho proprio qui accanto a me.

È fantastico!

Ciao e a domani. Dal tuo caro amico Jan! Testo e disegno di Jan Toffolutti, VII classe

Page 43: Il Dantino 2013 2014

MISTERI MARINI

Molti anni fa viveva un marinaio di

nome Frank, che aveva una barca con la

quale andava a pescare. La barca era

vecchia ed era tutta malandata. Quando

l'aveva comprata era di colore azzurro,

ma in seguito era diventata nera. Frank

viveva in una casetta vicino al mare,

così poteva stare attento alla sua

bellissima barca, il cui nome era

SUSANNA. Quando andava a dormire

aveva sempre paura che qualcuno gli

rubasse la barca. Un mattino alle 7:30 qualcuno suonò alla porta della sua casetta. Si alzò di scatto

dal divano e aprì con prudenza la porta. Era un signore che voleva che qualcuno andasse in mezzo

al mare per vedere cosa ci fosse lì. Frank era entusiasta che potesse avere lui l'onore di fare questo

viaggio. Però Frank chiese al signore cosa avrebbe ricevuto in cambio. Il signore gli disse che, se

fosse tornato, sarebbe diventato ricco. Il signore gli chiese se avesse una barca, e lui rispose di sì,

anche se era tutta malandata. La mostrò al signore che, quando la vide, non poteva credere che con

questa barca avrebbe potuto compiere un viaggio così grande. Il signore gli disse che gli avrebbe

comprato una nuova barca. Però Frank non voleva. Il signore gli diede tre giorni per preparasi per il

lungo viaggio. Poteva prendere con sè solo una persona. Si ricordò subito al suo amico Dido, che

anche lui era marinaio. Si misero d'accordo che tre giorni dopo, cioè venerdì, alle 6.30 del mattino

sarebbero partiti. Erano le 5.30 di venerdì e Frank e Dido erano pronti per partire. Misero ancora le

ultime cose sulla barca. Alle 6:30 eccoli pronti per salpare. Il tempo era sereno, il sole era fortissimo

e loro erano in pantaloncini corti e maglietta, anche se era la metà di ottobre. Viaggiarono per due

giorni e tutto procedeva bene. Il terzo giorno invece erano previsti un tornado e un vento gelido.

Erano le due del pomeriggio quando videro che le onde si alzarono, il vento soffiava a 200km/h.

Frank e Dido pensavano che fosse solo un temporale. Però ad un tratto un mostro marino saltò fuori

dall'acqua sulla loro barca. Un tornado marino fortissimo e altissimo li risucchiò dentro all’oceano

Pacifico. Nessuno seppe più niente di loro. Leila Mujanović, VIII classe

MISTERI MARINI

L’anno scorso, finita la scuola, siamo partiti per una vacanza.

Abbiamo preso l’aereo per il Venezuela. Il viaggio è durato molte ore: non vedevo l’ora di vedere le

spiagge lunghe e bianche.

Quando siamo atterrati era notte, così siamo andati in albergo. Il mattino seguente mi sono svegliata

molto presto e siamo andati subito in spiaggia vicino all’albergo. L’acqua era splendida e molto

calda. Vicino alla spiaggia c’era una vegetazione di palme e sono andata a stendermi all’ombra,

cercando un posticino carino. Ho visto qualcosa che luccicava. Mi sono avvicinata e ho visto una

creatura strana, simile a un tritone o una sirena. Era tutta bianca con una lunga coda di pesce un

metro e settanta centimetri. Non aveva capelli ma delle strane lunghe orecchie e denti lunghi e

aguzzi. Sono rimasta senza fiato e, tutta tremante, sono scappata via, correndo veloce a chiamare i

miei genitori. Tante persone sono accorse a vedere cosa fosse successo. Dopo mezz’ora sono venuti

la polizia e i biologi marini che l’hanno portata in laboratorio per studiarla e analizzarla. Dopo due

giorni, sul giornale, c’era la foto della sirena o tritone. Vicino c’era scritto che si trattava di un falso

e che era una creazione di un artista che aveva allestito una sua mostra di creature marine. Lia Auber, VI classe

Hasibe Bilali, III classe

Page 44: Il Dantino 2013 2014

MISTERI MARINI ISOLANI

Una mattina squillò il telefonino alle 6.00 di mattina. Era mio zio, che è un pescatore. Mi chiamò

per chiedermi di andare con lui a pescare. Mi vestii, mangiai e mi lavai i denti: in poco meno di

dieci minuti ero già pronto. Uscii dal condominio e mi recai verso il porto di Isola. Quando arrivai

al porto, mio zio mi stava aspettando per salpare. Era un giorno molto freddo, nuvoloso, privo di

luce e c'era molta nebbia quasi da non vedere Isola nè l'orizzonte. La barca si muoveva in modo

brusco a causa delle onde molto violente. Calammo la rete a strascico e aspettammo un'ora. Poi la

tirammo su e accadde un disastro. La rete era tutta aggrovigliata e strappata. Lo strappo era molto

insolito e strano. Cambiammo la rete e la calammo di nuovo. Dopo trenta minuti i fili d'acciaio

cominciarono a scricchiolare e a tirare la barca indietro. All'inizio sembrava che la rete si fosse

impigliata a qualcosa, ma tirandola su scoprimmo che non era così: la rete non c'era nemmeno.

Qualcosa urtò la nave bruscamente dal basso verso l'alto. Il motore della barca si fermò, non voleva

più partire. La barca si era rotta.

Sapevamo di essere da soli a quattro miglia da Isola e che nessun'altra barca quel giorno stava

pescando, quindi non potevamo chiedere aiuto a nessuno. Non sapevamo cosa fare, la barca

incominciava ad oscillare sempre di più. La barca incominciò ad imbarcare acqua. Non c'era più

niente da fare: mio zio sparò un razzo segnaletico e chiamò aiuti. Saltammo in acqua e ci

allontanammo il più possibile dalla barca. L'acqua era molto fredda. Non sapendo dove dirigerci

aspettammo lì. Dopo due fredde ed interminabili ore dei turisti ci avvistarono e ci presero a bordo.

Non potevo credere di essere rimasto vivo e neanche chi o che cosa avesse provocato

quell'incidente. Resterà sempre un mistero.

Testo e disegno di Niki Lorenzo Pugliese Radočaj, VIII classe

Page 45: Il Dantino 2013 2014

MISTERI MARINI: POLIPUS

Un bel giorno d'ottobre andai in una locanda vicino al mare in cui si radunano i pescatori di Isola

per mangiare qualcosa oppure per bere o giocare a carte. Quando entrai mi avvicinai ad un amico

pescatore e gli domandai come fosse andata la giornata di pesca. Lui mi rispose dicendomi che

quello era stato un giorno disastroso perché non aveva pescato neanche uno sgombro. Io, stupito, gli

domandai come mai non fosse riuscito a pescare niente. Lui mi guardava e disse che era colpa della

maledizione di Polipus. "Ma chi è questo Polipus?". Lui mi guardò e cominciò a raccontare: ''Più' di

cento anni fa un pescatore di nome Franc andò a pescare nel profondo Adriatico e lasciò scivolare

la rete nel mare. Dopo tre ore in mare aperto cominciò a tirare la rete sull'imbarcazione. Quando

arrivò alla fine della rete, c'era un polpo grande come un quarto dell' imbarcazione. Lui subito lo

liberò e il polpo cominciò a cantare, ma cantare così bene che neanche le sirene in confronto erano

così melodiose. Dopo dieci minuti, dal profondo del mare, si sentì risalire un essere gigantesco:

era la madre del polipo: il Polipus. Il povero Franc era quasi morto di paura. Polipus afferrò con i

suoi tentacoli l'imbarcazione, la alzò e la fece affondare per la rabbia di non riuscire a trovare suo

figlio. Quando mandarono una nave a cercare Franc trovarono solamente la scritta del nome della

sua barca: CLOREIDONK. Dopo questa vicenda, questo giorno è maledetto''. Dopo questa storia io

ringraziai il mio amico e me ne andai. Mentre stavo tornando a casa pensai che quello era

veramente un mistero marino. Massimo Škrlič, VII classe

I MISTERI MARINI

Spesso d’estate andavo al mare. Mi divertivo molto. Giocavo con la sabbia a costruire i castelli e mi

inventavo giochi in mare. Un giorno molto caldo, mentre nuotavo, ho incontrato un marinaio di

nome Luca. Aveva i capelli grigi e ricci e gli occhi azzurri come il mare. La pelle era ruvida per il

vento. Cominciai ad incontrarlo molto spesso. Il tempo che passavo con lui era molto bello perché

giocavamo e chiacchieravamo. Ogni giorno passavamo in barca ore e ore. Mi insegnava a guidare la

barca. Una sera mi invitò a cena. Mi cucinò un pesce che avevamo pescato insieme. La serata è

passata molto in fretta tra scherzi, risate e buon cibo. La mamma sospettava dove trascorrevo le

ultime giornate. Io, come ogni giorno, mi stavo preparando per uscire e andare dall’amico marinaio,

ma la mamma mi fermò per chiedermi dove stessi andando. Io le risposi che avevo conosciuto un

nuovo amico di nome Luca, che era marinaio e viveva in una casa poco distante da noi. La mamma

era molto sorpresa perché vicino a noi non c'erano case in cui abitavano persone. Poiché le

sembrava strano, decisi di portarla a conoscere il marinaio Luca. Ci recammo verso la casa ma, con

mia grande sorpresa, la casa non c’era più. La mamma era molto arrabbiata con me, perché pensava

che avessi inventato tutto. Volevo convincerla che non era una bugia, ma lei non mi credette.

Deluso, me ne sono andato a dormire. Il giorno dopo, molto incuriosito, andai a vedere se la casa

esistesse ancora. Già da lontano vidi che la casa c’era, però il marinaio Luca non c’era più. Triste,

correndo, me ne sono andato a casa mia. Per giorni non sono uscito dalla mia camera. Per tutto

questo tempo pensavo al marinaio. Un pomeriggio decisi di guardare l’album della nostra famiglia.

Trovai una foto dove c’era il mio bisnonno, che assomigliava moltissimo all’amico marinaio. Così

capii che mi era successo un incredibile miracolo. Il desiderio di trascorrere qualche giorno con il

mio bisnonno si era avverato.

Con gli occhi bagnati mi appoggiai alla finestra. Davanti a me vidi il mare calmo e, all’orizzonte, la

barca che galleggiava e respirava con le onde, ma il marinaio Luca non lo vidi più. Tutto rimase

solo un bellissimo ricordo. Matija Penca, VI classe

Page 46: Il Dantino 2013 2014

MISTERI MARINI

Era un bel giorno d’estate. Io e la mia famiglia siamo andati al mare. Mi stavo divertendo finché

non andai sotto l’acqua…e lì mi è comparsa una coda azzurra, una coda come quella della sirenetta.

Ma quando ho messo la testa fuori dall’acqua la coda era scomparsa… mi sono spaventata! Volevo

dirlo alla mamma ma non ne ho avuto il coraggio. Dopo mezz’oretta siamo andati a casa. Non mi

usciva dalla testa quello che mi era successo. Di sera mi sono fatta la doccia. I miei biondi capelli si

trasformarono in capelli verde-blu. Le mie mani diventarono ruvide come un pesce. Uscii subito dal

bagno e corsi nella mia stanza. I capelli erano di nuovo biondi, ma le mie mani erano ancora sempre

come quelle di un pesce. Questa volta chiamai la mamma. Lei è subito corsa su. Quando le ho detto

di tutto quello che mi era successo era spaventata, ma non mi credeva… le mostrai la mano…ma la

pelle di pesce scomparve. Credeva che scherzassi, ma le ho detto di venire con me in bagno e che

avrebbe visto la verità. Aprii il rubinetto dell’acqua… mi ritornarono i capelli verdi e la pelle di un

pesce. Quella volta chiamai il papà. Quando mi vide cambiata corsi dalla mamma, non sapevamo

cosa fare…alla fine i miei genitori hanno deciso di chiamare un dottore speciale. Dopo qualche

giorno finalmente È arrivato. Quando mi vide rimase con la bocca aperta. Non sapeva cosa fare …la

mamma disse che mi doveva curare in qualche modo. Il dottore mi prelevò del sangue. Mi uscì il

sangue viola. La mamma ha iniziato a piangere. Il dottore quella volta si era spaventato. Andò a

casa. Pensò e pensò cosa fare. Ad un certo momento gli venne un’idea. Pescò un pesce e controllò il

sangue del pesce. Sorpresa: il sangue era uguale al mio. Il giorno successivo venne a casa nostra. Ci

siamo seduti e ci raccontò cosa avesse fatto e la sua scoperta. I miei genitori aspettavano con ansia

la continuazione del discorso. Alla fine il dottore disse che probabilmente io sono una sirenetta.

Non potevamo crederci. Ma la notizia più scioccante era che io dovevo diventare una sirena per

sempre, altrimenti nessuno sapeva cosa potesse succedere. Non sapevamo cosa fare, ma alla fine

abbiamo deciso con i miei genitori di proseguire e diventare una sirena. Dopo una settimana ci

salutammo… piangendo molto. Mi tuffai nell’acqua e diventai una sirenetta. Prima di andare

promisi ai miei genitori che sarei tornata. È successo dopo 3 anni. Era il 17 marzo. Quella volta

successe una cosa molto strana. Quando vidi i miei genitori vicino al mare si è compiuto un

miracolo e diventai di nuovo una ragazza come ero prima. Gridai a tutta voce affinché mi

sentissero. Quando hanno visto che i miei capelli erano come prima, avevo una pelle normale e non

avevo la coda, mi portarono subito in ospedale. Hanno chiamato il dottore. Quando il dottore mi

vide di nuovo normale mi prelevò del sangue. Era rosso…nessuno poteva crederci. Io non credevo

che questo fosse vero. Corsi fino in acqua e mi buttai dentro. Ero la ragazza di prima. Non potevo

credere di essere stata una sirenetta. Anche se l’acqua era gelida io rimasi dentro. Anche i miei

genitori si buttarono per la felicità. Ritornammo tutti a casa, e in quel momento sentii un pianto.

Chiesi ai miei genitori da dove provenisse e loro mi dissero che avevano una sorpresa per me: una

sorellina. Petra Šurla Toth, VII classe

MISTERI MARINI

Un bel giorno d’estate mi è successa una

cosa strana e non l’ho mai raccontata a

nessuno.

Stavo sul molo grande di Isola, pronto a fare

un tuffo nell’acqua. Preso una bella boccata

d’aria, mi sono tuffato. Avevo abbastanza

aria nei polmoni, così ho deciso di rimanere

sotto l’acqua per vedere se trovavo qualche

conchiglia. Un po’ distante da dove mi

trovavo, una cosa splendente ha disturbato i Kristina Petrič, III classe

Page 47: Il Dantino 2013 2014

miei occhi. Piano piano mi avvicinai per vedere cosa fosse. Era una scatola antica, aperta a metà.

Dentro la scatola c’erano due squali d’oro che proteggevano un cuore. La statua aveva un

particolare potere. Il cuore aveva la magia di portare nella vita degli altri amicizia, coraggio e gioia.

Cosi scriveva all’interno della scatola! La magia potevo vederla solo di notte. Così ho deciso di

tornare di sera, per vedere cosa sarebbe successo quando sarebbe calato il buio. Scese la notte e mi

recai al mare. Ed era vero! Dall’acqua splendeva una luce, la luce del cuore d’oro. Era bellissimo,

tanto che decisi di portare la scatola con me a casa. E così feci! I giorni seguenti tutti intorno a me

erano sereni, contenti, pieni di vita. La magia funzionava davvero.

Però un giorno il cuore smise di splendere. Non sapevo che cosa fare. Di nuovo era tutto più triste,

la gente di malumore. Cosi ho deciso di riportare la scatola dove l’avevo trovata, nel mare, sperando

che così splendesse di nuovo.

Dopo un paio di giorni ho visto che tutti erano tornati normali, di buona voglia e gioia. Il cuore

tornò a splendere più che mai. Rok Rustja, VI classe

MISTERI MARINI

Un signore aveva un campo

vicino a un lago bellissimo. Un

giorno, venerdì diciassette, un

bambino aveva il compleanno e,

poiché era estate, andò a

nuotare. Però lui non sapeva

nuotare e cosi sparì nel lago.

Allora, quando i poliziotti scoprirono cosa fosse successo,

questi chiusero il campeggio

e iniziarono a svolgere

un’indagine su quel bambino

scomparso. Due sub andarono

in quel campeggio e si tuffarono

nel lago sotto l´acqua, però non trovarono traccia di quel bambino. Andarono alla stazione di

polizia e così il campeggio rimase chiuso per diversi anni. Dopo dieci anni il signore chiese se

si potesse riaprire il campeggio. Disse che lui avrebbe potuto riordinarlo. I poliziotti erano insicuri perché non sapevano cosa fosse successo realmente a quel bambino scomparso, però lo

stesso gli dissero di sì. Il signore finì di riordinarlo. In estate sette professori vennero al

campeggio. Erano molto felici e andavano ogni giorno a nuotare però, quando arrivò il venerdì

diciassette, di mattina andarono nel lago a nuotare. Un professore scomparve ma gli altri sei

rimasti pensarono che fosse uno scherzo, così continuarono a nuotare e giocare finché non

scomparve un altro professore. Per i cinque rimanenti professori la situazione incominciò a

diventare strana, così loro andarono fuori dal lago. Comunque non presero troppo sul serio

l´accaduto perché quei due professori scomparsi facevano tante volte scherzi. Questa volta

erano scomparsi sul serio, ma questo loro non lo sapevano. Di sera due professori innamorati andarono a fare un bagno notturno e a baciarsi. Il bambino ancora vivo nel lago creò un buco

d´acqua e li risucchiò nel lago. Così anche loro scomparvero. Un professore andò a vedere dove

fossero i due innamorati e vide nel lago una mano che annaspava. Volle prenderla, perché gli

pareva che fosse della prof. Però il bambino era più furbo e lui la prese, perché era sotto l´acqua

Tim Širca Stubelj, VII classe

Page 48: Il Dantino 2013 2014

bene nascosto. Così scomparve. Rimanevano soltanto due professori .Tutti e due andarono al

lago e videro l´acqua piena di sangue e i professori morti che stavano sull´acqua. I due

pensarono che fosse soltanto un grande scherzo e così andarono in una barchetta con

l´intenzione di spaventare gli altri prof. Però il bambino del lago rovesciò la barca e così anche

loro annegarono e morirono. I poliziotti trovarono tutti morti e così dovettero chiudere ancora

una volta il campeggio.

Questa e´ la storia del bambino ancora vivo nel lago che aspetta il suo compleanno e qualcuno che vada a nuotare per prenderlo e farlo annegare.

Temim Petretič, VI classe

MISTERI MARINI

Un bel giorno d'estate io e le mie amiche ci siamo immerse nell'acqua. Era bellissimo fino ad un

certo punto. Più in fondo mi immergevo, più succedevano cose strane, ad esempio c'erano dei

pesci cantanti. Quello era già il primo mistero, ma non mi sono soffermata più di tanto a

pensarci.

Il giorno dopo le mie amiche dovevano partire per Londra con i loro genitori, e così io sono

rimasta sola. Allora mi sono messa ad indagare sui pesci cantanti. Arrivata alla spiaggia, mi

sono subito immersa nel mare. Quel giorno però non è successo nulla. Tra me e me ho pensato

di essere una sciocca. Dopodiché sono ritornata a casa. C'era mio nonno: lui è un pescatore e

perciò ho pensato che avrebbe saputo dirmi se quei pesci esistevano. Ha incominciato a ridere:

pensava che fossi pazza. Il giorno seguente però ero sempre più curiosa, e allora mi sono immersa nel mare, in un punto

più profondo. Ero lontana un chilometro da casa mia. Quel giorno ho capito che era proprio

quello il mare dove succedevano i misteri.

Nuotavo felice nel mare. Poi però mi sono accorta che potevo respirare sott'acqua. Avevo molta

paura, però lì c'era una sirena. Mi sono detta: ˝Io sto impazzendo!˝ Ma la sirena mi ha portato

ad Oceana. In quel posto c'erano tante sirene e mi hanno dato persino una coda. Tutto mi pareva

molto strano, ma mi divertivo un sacco.

Poi ho dovuto andarmene. Mentre nuotavo c'era un'ombra grandissima dietro di me. Mi sono

voltata e ho visto un mostro. Era tutto verde, peloso e grande. Aveva due occhi a forma di

bruco, una coda di topo e delle orecchie da elefante. Era molto ridicolo ma cattivo. Nuotavo più

veloce possibile. Pensavo di cavarmela ma dopo è sopraggiunto un pescecane, che mi ha chiesto

cosa ci facessi lì. Tutta spaventata sono fuggita. Mentre nuotavo via vedevo delle cose

stranissime. Ad esempio, dei pesci-sogno, che realizzano ogni tuo desiderio, poi c'erano delle

alghe marine che, se le mangiavi, diventavi tutto verde. Infine c'erano dei serpenti che, se

toccati, ti facevano diventare uno di loro. Insomma, era tutto molto strano.

Di sera, dopo aver nuotato, camminato per un chilometro e visto molti misteri marini, ero

finalmente nella mia dolce casa. Sono andata subito a cenare. A cena i miei genitori mi hanno

chiesto dove fossi stata tutto il giorno. Ho risposto che avevo nuotato. Dopodiche´ sono andata a lavarmi i denti e a dormire. Ero molto stanca.

Il giorno successivo ho pensato che fosse tutto un sogno, ma poi ho visto la coda che mi ha

regalato la sirena.

Mi sono subito spaventata e ho gridato: ˝Aaaa!˝ Vita Šturm, VI classe

Page 49: Il Dantino 2013 2014

LJUBEZEN

Ljubezen je lepa, vesela, zabavna. Ko

se fant zaljubi v punco, komaj čaka,

da jo poljubi. Punca pa se dela važno.

Fant si želi imeti lepo punco, ne grde.

Punca pa si želi imeti kul fanta, ne

brezveznega.

Tudi starši ljubijo svoje otroke,

čeprav se včasih jezijo nanje. Ko

otroci povedo svojim mamam, da so

se zaljubili, skačejo kot opice od

veselja. Zato je ljubezen lepa!

Fantje pravijo, da so bolj pametni od

punc, ampak to ni res! Emily Feder, 3. r.

KAKO SEM PRIŠEL NA SVET

Ker sta bila mama in očka srečna, ko

sta bila skupaj, sta si zaželela otroka.

Nekega dne je zdravnik rekel mami,

da je noseča. Z očkom sta bila

presrečna. Ko sem se rodil, je

zdravnik povedal mami, da bom

moral na operacijo. Odpeljala sta me

v London, kjer so me operirali na

srcu. Starša sta bila v skrbeh zame.

Ko je bilo operacije konec, je

zdravnik povedal mami in očku, da je

operacija lepo uspela in da bom moral

hoditi na preglede v Ljubljano.

Vesel sem, da se je takrat vse uredilo.

Zelo sem živahen in zanima me

veliko stvari. Najraje pa pojem in

igram kitaro. Nicola Štule, 3. r.

LJUBEZEN

Pomlad je čas ljubezni, ker rože

cvetijo in se narava prebuja.

Ljubezen je res lepa in romantična

stvar! Mame ljubijo otroke in

otroci svoje mame. Tisti, ki so

zaljubljeni, si pomagajo in se

imajo radi. Ljubezen je tudi med

prijatelji. Ko smo zaljubljeni, se

nam oseba, v katero smo

zaljubljeni, zdi še lepša. Ko si

zaljubljen, se ti zdi ves svet veliko

lepši.

Etienne Gregorič Pohlen, 3. r.

Page 50: Il Dantino 2013 2014

LJUBEZEN

Ljubezen je nekaj čudovitega,

kot da se ponovno rodiš.

Ko si zaljubljen,

ti gre vse lažje od rok.

Ampak, ljubezen ni samo

veselje in sreča,

včasih je tudi razočaranje.

Ko se zaljubiš,

misliš ponoči nanjo ali nanj.

Brez ljubezni bi bil svet pust!

Luka Vujičić, 3. r.

LJUBEZEN

Spomladi se veliko ljudi zaljubi.

Ljubezen je zelo pomembno čustvo.

Pred časom sem bil tudi jaz zaljubljen.

Zaljubljenci si kupujejo rože,

sladkarije, ... Ljubezen prinaša srečo.

Brez ljubezni bi bil svet brez pomena.

Najraje imam mamo in očka. Tomi Pugliese, 3. r.

MOJA DRUŽINA

Smo srečna družina. Oče in mama se

imata zelo rada. Mami je ime Romina,

očetu pa Sandi. Živimo v Izoli. Imamo

kužka Dastija. Očka in mama mi

pomagata pri nalogi, če česa ne

razumem. Moj očka rad igra nogomet

in kolesari, z mamo pa hodim na

sprehode. Jaz pa najraje jaham konja.

Moj kužek pa se najraje igra s svojo

žogico.

Starše imam zelo rada. Kim Novak, 3. r.

LJUBEZEN

Ljubezen pomeni, da imaš nekoga rad.

Ljubezen med fantom in punco je lepa,

tudi med mamico in očkom.

Rada imam mamo, očeta in bratca.

Tudi učiteljico imam rada. Rada imam

tudi Hasibe in ona mene.

Spomladi je več ljubezni, ker se

prebuja narava. Ko se spomnim na

ljubezen, sem srečna. Zato rišem srčke.

Amira Avmedi, 3. r.

MOJA DRUŽINA

Živimo v Jagodju: mama Kristina, očka

Fabio, sestra Tina in jaz, Laura. Z nami

živi tudi nona. Imamo se radi. Očka se

rad heca z mano in Tino. Kjer živimo,

je narava lepa. Pri hiši imamo hlev in

veliko dvorišče. Tukaj so kokoši, muce,

koze in osliček. Vse živali imam rada. Laura Fermo, 3. r.

Page 51: Il Dantino 2013 2014

LJUBEZEN

Fant in punca se imata rada. Ko

postaneta mama in očka, se imata tudi

rada. Brez ljubezni bi bil svet žalosten.

Ljubezen je lepa in romantična. Ko si

zaljubljen, je lepo, če ljubljeni osebi

napišeš lepo ljubezensko pesem Jaz

sem tudi zaljubljen v Lauro Arianno

Rivera. Bila je moja sošolka. Sedaj živi

na Irskem. Komaj čakam, da jo spet

vidim. Ijan Ukovič, 3. r.

LJUBEZEN

Poznamo več vrst ljubezni: ljubezen

med fantom in punco, ljubezen do

staršev, do babice in dedka, do bratov

in sester. Ljubezen je čustvo, ki ga

čutimo v naših srcih. Če dajemo

ljubezen, jo bomo dobili tudi nazaj. Le

kdor ljubi ve, kaj pomeni izgubiti

ljubezen.

Ljubim lep sončni zahod. Ni boljšega

od z ljubeznijo skuhanega kosila. Kristina Petrič, 3. r.

TEHNIČNI DAN

Izvedeli smo, kako s pinceto izpulimo

klopa. To smo tudi poskušali narediti.

Previjali smo rane in tudi dojenčke -

lutke. Nisem verjel, da je dojenček

težek kot pravi. Zelo je bilo zabavno in

zanimivo. Filip Liam Mlakar, 2. r.

Ta dan smo se naučili veliko novega.

Previjali in oblačili smo dojenčka.

Previjali smo tudi rane na rokah, nogah

in glavi. Iz kože smo pulili klopa, ki ni

bil pravi. Komur je uspelo, je dobil

bonbonček.

Anja Orel, 2. r.

Včeraj je bilo v šoli zelo zanimivo, saj

sem se učil previjati dojenčka, ki je bil

zelo težak. Poskušali smo tudi izpuliti

Page 52: Il Dantino 2013 2014

klopa. Seveda ni bil pravi. Tudi roka ni

bila prava, ampak iz gume. Arben Vatovci, 2. r.

Povil sem si roko, nogo in glavo.

Spekla me je meduza. Dojenček je bil

težek kot pravi. Jan Frank, 2. r.

Dijakinje Zdravstvene šole so nas učile

previjati dojenčka, ki je bil kot pravi.

Rane so nam razkužile z vodo.Mi smo

jim pomagali. Potem smo se učili s

pinceto izpuliti klopa. Naučili smo se,

kako z lopatko odstranimo lovke od

meduze, ki se nam zalepijo na kožo.

Bilo je zelo zanimivo.

Matia Benčič Lukač, 2. r.

Jaz nisem verjel, da je dojenček lahko

tako težak.

Galip Hopi, 2a classe

V učilnici tretjega razreda so bile

dijakinje Zdravstvene šole. Previjali

smo dojenčka, ki je bil težak kot pravi.

Iz roke, ki ni bila prava, smo pulili

klopa. Po rokah smo si z rdečim

flomastrom risali rane in potem smo si

jih povijali. Povijali smo si tudi glavo

in roko. Bilo je zanimivo. Marko Paradžik Dragan, 2. r.

Na tehnični dan smo počeli marsikaj.

Previjali smo dojenčka, učili smo se

odstraniti klopa in lovke od meduze. Te

se odstranijo z lopatko. Bilo je zelo

zanimivo. Sarah Božič, 2. r.

Včeraj ni bilo običajnega pouka. Imeli

smo tehnični dan. Bilo je zanimivo in

smešno. Smešen je bil Filip, ko je

previjal dojenčka. Tudi David je bil

smešen, ko se je vozil v vozičku po

hodniku. Tim je bil smešen s povito

glavo. Všeč mi je bilo, ko smo se učili

izpuliti klopa. Luka Hameršak, 2. r.

Na tehničnem dnevu mi je bilo

zanimivo in smešno. Najprej sem pulil

klopa, ki ni bil pravi. Gal me je vsega

povil s povojem. Postal sem prava

mumija. Ko sem jaz povil njega, je

postal pravi invalid. Smešno je bilo

tudi ko smo dojenčku zamenjali

pleničko,. Matjaž Petrič, 2. r.

Včeraj je bil tehnični dan. Razkuževali

smo si rane in potem smo jih povijali.

Preoblačili smo dojenčka. Zelo je bil

težak. Filip je bil posebno smešen, ko

ga je previjal. Učili smo se tudi, kako

izpuliti klopa. Mattia Pagnanelli, 2. r.

Previjali smo dojenčka, ki je bil težak

kot pravi. Učili smo se puliti klopa s

pinceto. Narisali smo si rane in jih

povijali. Učili smo se tudi, kaj narediti,

ko te opeče meduza. Natalija Radešič, 2. r.

Včeraj smo imeli tehnični dan.

Najlepše mi je bilo, ko sem pulil klopa

iz roke, ki ni bila prava. Zabavno je

bilo tudi, ko smo si povijali roke in

Page 53: Il Dantino 2013 2014

noge s povoji. Za konec smo

preoblačili dojenčka. Tudi ta ni bil

pravi.

Janoš Petrič, 2. r.

PRVA POMOČ NA JADRNICI

Ko je potekal v šoli tehnični dan, sem

bil bolan. Ker v družini jadramo, bom

opisal, na kaj moramo paziti, ko

jadramo.

Pozoren moraš biti na bum, ker te

lahko udari v glavo in naredi: bum.

Paziti moraš, kod stopaš in kam vtikaš

prste. Ko močno piha, se jadrnica

nagne, zato nam lahko spodrsne in

pademo. Zato je bolje, da se vedno za

kaj držimo. Ob slabem vremenu

oblečemo reševalni jopič.

Jadrati je zelo lepo, imeti pa moramo

primerno obleko, zaščititi se moramo,

da nas sonce ne opeče in imeti moramo

klobuk. In seveda veliko dobre volje! Toni Benčič, 2. r.

KO SEM BIL MAJHEN

Ko sem imel tri leta, je moja sestrica

Ula imela eno. Moja mama ni nič

razumela moje sestrice, jaz pa sem jo.

Ko je Ula rekla »čučko«, sem rekel

mami, da bi rada hruško. Nekega dne je

sestrica vzela v roke kamero in me

hotela snemati. Zbežal sem ji. Nisem

vedel, kdaj jo je prižgala. Zvečer pa mi

je rekla: »Gal, Gal, jaz sem ti šlikala

čopate.« Zelo sem se ji smejal. Gal Aleksej Komljanec, 2. r.

NEVIHTA

Prvomajske praznike sem s starši

preživela na Krasu.

Nekega dne sva se s tatijem odpravila v

vinograd. Vzela sva samokolnico,

nekaj orodja in dežnik. Ko sva prispela

v vinograd in začela delati, je naenkrat

začelo deževati. Odprla sva dežnik in

čakala, da gre nevihta mimo. Nekajkrat

je v daljavi zagrmelo, nato je naenkrat

močno počilo in udarilo v naju. Vrglo

naju je na tla. Prestrašena sva se

spogledala in ugotovila, da je z nama v

redu. Zbežala sva domov.

Očetom in mene je udarila strela. Imela

sva veliko srečo, da se nama ni nič

hudega zgodilo. Anja Orel, 2. r.

VESELA NOVICA

Nekega dne mi je mamica povedala, da

je noseča. Dojenček se v njenem

trebuhu zelo premika in brca. Rodil se

Tomi Pugliese Štuva, III classe

Page 54: Il Dantino 2013 2014

bo 10. julija. Zelo se veselim njegovega

rojstva. Julija Cvetko, 2. r.

TO SEM JAZ

Imenujem se Mitja in imam zelo rad

svojo družino. Po naravi sem bolj tih.

Imam psička Spenka in dve ribici. Rad

se igram s Spenkom in tečem.Veliko se

ukvarjam s športom, saj igram nogomet

in rokomet. V šoli sem zelo priden.

Sem najhitrejši v razredu. Ko bodo

počitnice, bom šel za kakšen teden k

babici v Maribor. Tam bova z bratom

Janom igrala nogomet na posebnem

igrišču, ki ima napihljivo ograjo. Zelo

se veselim. Mitja Frank, 3. r.

Cicido

Med uro slovenščine smo se igrali trgovino. Sara in Anastasija sta nakupovali, Rocco, Oleg in jaz smo

prodajali hrano: ribe, jajca, bonbone, hrenovke, mleko, sadje, zelenjavo in kruh. Vsaka stvar je stala 5

evrov, prodajali so tudi pripomočke za kuhinjo: kozarce, žlice, vilice, nože in krožnike. Vsak predmet

je stal 50 evrov. V tej trgovini so imeli še obliže po 100 evrov, igrače, star denar v albumu in daljinec

igrače so bile po 10 ali 20 evrov, vrečke po 2 evra in flomastri 1 evro. Ime trgovine je bilo Cicido. Rok

in Nikola sta tudi prodajala, a ne vem natančno, kaj. Voen je imel svojo trgovino. V njej je prodajal

igrače.

Kerin Perne, 4. razred

IZLET V LJUBLJANO

8. aprila 2014 zjutraj smo se morali zbuditi že ob šestih, da bi prišli

pravočasno na avtobusno postajo. A ko sem prišla tja, ni bilo še

nikogar, zato sem šla do sošolk in ju poklicala. Na moje veliko

začudenje je prišla k vratom prijateljičina mama in rekla, da je

ekskurzija predraga in da zato nanjo ne bosta šli. To se mi je zdelo

malo čudno, ker prejšnji dan v šoli nista rekli ničesar. Meni se

strošek ni zdel pretiran.

Vrnila sem se na postajo, kjer je bilo že nekaj učiteljev in dva moja

sošolca. Takoj sem povedala učiteljici, ki je skrbela tisti dan za nas,

da na kulturni dan v Ljubljano ne bomo šli vsi. Ona je bila zelo

presenečena. Ko je avtobus končno prišel in smo vsi vstopili vanj,

so nas učitelji prešteli in ugotovili, da nas veliko manjka. Malo smo

še počakali na dva zamudnika in potem le odpotovali.

Čez uro in pol smo prispeli v Ljubljano. Zaradi začetne zamude

smo kar na avtobusni postaji pomalicali in se odpravili proti

Cankarjevemu domu. Tam smo šli na stranišče in v garderobi odložili nahrbtnike, nekateri pa tudi

bunde in plašče. Že se je naredila gneča pred vhodom v Gallusovo dvorano. Zato smo morali malo

pohiteti. Ko smo prišli na balkon, smo se usedli tako, da smo mi, učenci petega razreda, zavzeli

najboljša mesta, drugi so pa bili pri straneh. Trije učenci 8. in 9. razreda, ki so sedeli v vrsti za menoj,

Tim Korošec, VIII classe

Page 55: Il Dantino 2013 2014

so nenehno drezali v moj stol in me pri poslušanju koncerta strašansko motili. Predstava je bila zelo,

ampak res zelo lepa, a tudi malo smešna. Smešne so bile predvsem lutke.

Potem smo se sprehodili po Ljubljani. Ustavili smo se ob Tromostovju pod Prešernovim spomenikom,

od koder smo lahko šli sami na sladoled pa na kakšno palačinko. Potem smo se sprehodili po Stari

Ljubljani in mimo čokoladnice in si tam kupili bonbone. Ustavili smo se na Starem trgu, učitelj in

učiteljice pa so na prostem tik ob nas pili kavo. Fantje so v glavnem nagajali in se škropili, punce smo

pa jedle kosilo. Ko smo pojedli, smo imeli še kar nekaj prostega časa. Takrat me je od vročine začela

boleti glava.

Potem smo se končno odpravili v šolski muzej. Najprej smo si v krajšem hodniku ogledali razstavo, ki

me ni posebej zanimala in se mi je zdela »brezvezna«. Potem pa smo šli v drugi del muzeja, kjer je

bilo zelo zanimivo. Tam so nam pokazali, kakšne so bile učilnice pred 1. svetovno, med 1. in 2. in po

2. svetovni vojni. Sledil je najbolj zanimiv del kulturnega dneva: udeležili smo se učne ure lepega

vedenja iz leta 1907. Tim in jaz sva bila reditelja. Jaz sem morala povedati, kateri mesec je bil, vendar

tega nisem vedela, zato me je učiteljica »nadrla«. Potem sem se nekako znašla.

Iz muzeja smo se odpravili še v park Tivoli, od tam pa domov.

Meni je bil ta dan zeloooooooooo všeč.

Ana Furlan Sfarčić, 5. razred

Moj marsovec

Moj marsovec se imenuje Hula Pilo.

Star je petsto let, vendar je močan, spreten in zelo bister. Je

temne polti in visoke postave. Njegov obraz je okrogel.

Ima zlate oči, dolg nos, rdeča lica kot jagode. Hula Pilo je

oblečen v srebrno vesoljsko obleko.

Je vesel kot klovn in vedno pripravljen pomagati drugim.

Hula Pilo je pogumen, korajžen, priden in dobrega srca.

Živi na planetu Star Wars, ki je oddaljen od zemlje tisoč

svetlobnih let.

Zelo rad potuje s svojim vozilom NLP, vendar samo ponoči.

Tako me obišče vsako noč, kar me zelo razveseli.

Pripoveduje mi zanimive dogodivščine iz vesolja. Jaz

pripravim posteljo za njega in hrano, da ni lačen. Najraje je

palačinke s čokolado, nonin toast in mineralno vodo.

Hula Pilo je prav dober marsovec.

Daniel Cante, 4. razred

Robon Ćosić, VIII classe

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Moj vesoljček

Nekega dne sem videla NLP, ki je letel okoli naše hiše in pristal

na tleh. Ven je prišel marsovček Marsek. Pride k meni in me

vpraša: ,,Imaš kaj za pod zob?''

Jaz ga vprašam: ,,Kaj najraje ješ?''

On odgovori: ,,Vse, kar jedo ljudje.''

Postala sva prijatelja in sva se večkrat pogovarjala. On je bil suh,

nos je imel kot krompir.

Zdel se mi je kot Elmo, lik iz Muppet-showa.

Kerin Perne, 4. razred

Moj vesoljček

Moj vesoljček se imenuje Mač. Živi na Luni, kjer je mnogo

snega. Obleko ima modre barve. Ima rumene noge in antene.

Obraz ima okrogel in zelene barve. Oči ima črne. Na Luni ima veliko hišo. V svoji hišici ima pet

prostorov. To so: kuhinja, dnevna soba, kopalnica, jedilnica in soba, v kateri vesoljček Mač spi.

Sara Jakomin, 4. razred

Moji vesoljčici

Moji vesoljčici se imenujeta Čera in Lizika. Sta zelo majhni in lepih barv. Ena je rožnata in vijoličasta,

druga pa zelena, modra in rdeča. Živita v vesolju, ki je iz sonca. Tam sta zelo veseli. Jesta raznoliko

pestro hrano - rastline, ki tam rastejo, sadje in zelenjavo. Veliko mi pomagata. Radi spančkata na

sončnem pesku. Veliko mi pomenita.

Anastasija Radišić, 4. razred

Moji marsovčki

Nekega dne so se nekje na Marsu rodili trojčki marsovčki: Jaka, Žiga in Jan. Odraščali so brez mame

in očeta. Nekega dne sta namreč šla mama in oče z vesoljskim plovilom pogledat, kaj se dogaja na

Zemlji, a nikoli več se nista vrnila. Trije bratje so tako počeli, kar so hoteli, ker na Marsu ni pravil.

Niso hodili v šolo, jedli so same dobrote: torte, čokolade, pizze. Najraje so pili kokakolo. Ker so bili

radovedni, so tudi oni nekega dne obiskali Zemljo.

Tistega dne, ko sem z očetom kolesaril, sem na travniku ob cesti zagledal ogromno vesoljsko plovilo.

Ker sem tudi jaz zelo radoveden, sem šel pogledat, kaj se tam dogaja. Ob plovilu so sedeli trije

marsovčki. Ko so me zagledali, so se me zelo prestrašili, a jaz sem se njih bal še bolj kot oni mene.

Vseeno so me vprašali za pomoč, ker niso vedeli, kje so. Z veseljem sem jim povedal in postal njihov

prijatelj. Vsako leto me obiščejo in z njimi se imam zelo lepo, ker počnemo mnogo zabavnih stvari.

Nekoč bi rad šel z njimi na Mars!

Rocco Zuliani, 4. razred

Ivo Furlan Sfarčić, III classe

Page 57: Il Dantino 2013 2014

Trgovina

V petek smo se v šoli igrali trgovino.

Anastazija in jaz sva si naredili bankovce in kovance iz papirja. Potem sva šli nakupovat: volno,

zelenjavo, sadje, kuhinjski pribor, časopis, kupili sva tudi žogo, ravnilo, pajka in vrečke.

V prvi trgovini so prodajali: Kerin, Rocco in Oleg.

V drugi trgovini so prodajali: Voen, Nikola in Rok.

Bilo mi je lepo. Želim si, da bi se med poukom še igrali trgovino.

Sara Jakomin, 4. razred

Dear friend, 30 October, 2013

I'm writing to you for the first time.

My name is Vita and my surname is Šturm. I'm eleven years old. My birthday is in December.

I was born in Izola, on the first of December 2002. I live in Izola in Sloveni, in a big, green house. It

has three floors and a big garden.

I have blue eyes and long brown hair. I'm tall and thin.

I go to the Italian elementary school ’’Dante Alighieri’’ in Izola. I'm in the sixth year with other twelve

schoolmates.

I like nutella, dancing, singing, listening to music, climbing and swimming. I also pratice HIP HOP at

Izola.

Lia Auber, VI classe

Page 58: Il Dantino 2013 2014

This is my family. My mum has blue eyes and long blond hair. Her name is Virna. My dad has blue

eyes and short brown hair. His name is Valter.I have one sister. Her name is Valentina but her

nickname is Valy. She has long blond hair and blue eyes.

I have one pet, a fish. Her name's Pika. That is me!

I'm waiting for your letter.

Best regards,

Vita Šturm

Dear friend, 29 October, 2013

I want to introduce myself.

My name is Matija. My surname is Penca. I'm 11 years old.

I was born on July 24 2002 in Izola. Izola is a small town on the Slovenian coast.

I live with my family, dad, mom and little sister Luana.

She is five years old. I go to the sixth class of the school Dante Alighieri at Izola.

I have got lots of friends.

I'm waiting for your reply.

Best regards,

Matija Penca

Dear e-friend, 4 November , 2013

That's me. My name is Daniil Golovaciuc. I live at Izola in Slovenia.

I'm 12. I have one cat. Its name's Milko.

My favourite sport is dancing. I love tennis, football, and basketball.

My father is a tennis coach. He's 38. He has played tennis for thirty years. He is a famous tennis

coach.

My mother is Nona Golovaciuc. She is 35. She works in the hotel Kampinski. She is from Moldavia,

but she lives in Izola.

I want to be a translator, because I can speak many languages (Russian, English, Slovene, and a little

bit of Italian).

I have many Internet friends. They are from: Slovenia, Russia, England, and many other countries.

I'm waiting for your reply.

Best regards,

Daniil Golovaciuc

Hallo! Izola, den 6. November 2013

Ich bin Petra. Ich bin zwölf Jahre alt.

Page 59: Il Dantino 2013 2014

Meine Mutter heißt Loredana. Sie ist zweiundvierzig. Mein Vater heißt Roman. Er ist einundvierzig.

Die Eltern von meiner Mutter sind Dorjan und Mira. Die Eltern von meinem Vater sind Cirilka und

Ivan.

Meine Schwestern heissen Lana und Gaja. Lana ist drei Jahre alt. Gaja ist sieben Jahre alt. Mein

Bruder heißt Matej und er ist ein Jahr alt.

Und wie ist deine Familie?

Tschüs

Petra Šurla Toth, 7. Klasse

MY FAVOURITE COMPUTER GAME

My favourite game is because you can do what ever you like. You

can interact with other players in the server and kill all the

monsters like creepers, spiders, zombies, skeletons, and endermen. You can create your own server

and invite your friends to play. Minecraft is a world made out of cubes of different types of material,

stone and liquids.

Stampylong head is a very famous British Minecraft player that makes video reviews in Stampys lovley

world. He can tame dogs and cats and give them names. Theballisticsquid is also a known British

player. He is Stampy’s best friend.

Page 60: Il Dantino 2013 2014

In Minecraft there are lots of different modes. They are basically special ways to play and battle.

There are two different types of modes, there is survival mode where you have to kill animals and

monsters to survive and there is a creative mode where all you do is create whatever you like.

Minecraft can also be used for architecture and building construction. I think this game is very useful

and fun, that is why I like it.

Mark Antony Feder 7th class

MY FUTURE

I start to imagine my future from now…

When I finish elementary school, I will go to the grammar school or to the sports grammar school. I

haven’t decided yet. But I know that I want to be a sports doctor or physiotherapist. In order to

become one, I will have to study hard, but this is not a problem, because I like studying. My favourite

subjects are Mathematics, Biology and PE. I like school and I will do my best.

In my private life, I want to be a good friend, a beautiful and good partner as well as a good mum. I

hope, I will get married, I think I will wait until I am twenty-five. I hope my partner will be intelligent,

kind and friendly. I don’t want to be rich, but I hope to be important, happy and a little famous. With

my partner we will have two children. We will live in a house in a beautiful city. My house will be big,

modern and with a pool.

The city where I will live won't be big but significant and I will be important, too.

To sum it up, I hope I will have a good-looking and kind partner, a family and a good job. I want to

have a healthy and long life.

Leila Mujanovič, 8th class

My best friends

I have lots of best friends.

My best friend since I was a little girl has been a girl that

trains handball. Now we are older and still, after all this time,

we are best friends. My other besties are my schoolmates and

we always do stupid stuff at school. We like to disobey the

teachers and not to listen to them. Sometimes we even run

away from them. Once we went to the beach with a teacher

and we ran away from him.

A boy is usually the leader of all the pranks we pull. The rest

of us ALWAYS follow. Another boy joins in sometimes and

plays a joke on the teacher, so all five of us go to the

principal's office for stupid stuff like: throwing footballs in the

sewage. That's why they're my best friends. I like how they

always have some good ideas to do stupid things. They all

fight with me sometimes, but we manage to stay best friends,

because we have a lot in common. I love them!

Unknown author

Alessia Steffè, VIII classe

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Giornalino della Scuola elementare “Dante Alighieri”

di Isola

Redazione: Sabrina Simonovich, Jelka Morato Vatovec e Marino Maurel

Impaginazione elettronica: Marino Maurel

Elaborazione grafica e stampa: Scuola elementare “Dante

Alighieri”, Isola

Si ringraziano tutti gli insegnanti e gli alunni che hanno contribuito alla

realizzazione della pubblicazione.

Isola, giugno 2014

www.dantealighieri.si