Il Dantino 2013 2014
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Transcript of Il Dantino 2013 2014
EVE
IO SONO EVE.
SONO NATA IN RUSSIA MA ORA VIVO A ISOLA.
IO HO 7 ANNI. SO PARLARE RUSSO, ITALIANO, SLOVENO
E UN PO’ DI INGLESE. MI PIACE BALLARE, FARE COME
TARZAN E PATTINARE.
NON MI PIACE GIOCARE CON MIO FRATELLO PERCHÉ
MI FA I DISPETTI.
Eve Kulkina
I classe
DANILA
IO MI CHIAMO DANILA. SONO UN BAMBINO. ABITO A ISOLA MA SONO
NATO IN RUSSIA. HO 7 ANNI E MEZZO. SO LEGGERE, SCRIVERE E PARLARE IN
RUSSO, ITALIANO E SLOVENO. MI PIACE MOLTO NUOTARE.
NON MI PIACE IL KETCHUP.
Danila Kulkin
I classe
Ian Širca Stubelj
I classe
JAKA
IO MI CHIAMO JAKA. ABITO A ISOLA CON LA MAMMA E IL PAPÀ. IO SONO
BRAVO A SCUOLA. SO SCRIVERE DA SOLO, DISEGNARE, LEGGERE I LIBRI E
FARE I CALCOLI. MI PIACE MANGIARE GLI SPAGHETTI. NON MI PIACE
MANGIARE I POMODORI.
Jaka Kržičnik
I classe
ROCSI
IL NOSTRO CANE SI CHIAMA ROCSI. È GRANDE, VECCHIO,
BIANCO E NERO. DORME NELLA CUCCIA. MANGIA CROCCHETTE.
GLI PIACE GIOCARE CON ME. HA PAURA DEL TEMPORALE. Timothy Dassena Ček
I classe
ARPO
ARPO È UN CANE. ARPO È PICCOLO, BIANCO E NERO.
QUALCHE VOLTA È AGGRESSIVO.
QUANDO LO ACCAREZZO È CONTENTO.
Noam Lusa Costamagna
I classe
HEPI
HEPI È UN CANE. HEPI È PICCOLO,
BIANCO E MARRONE.
È CARINO E QUALCHE VOLTA
MORDE.
Jan Auber
I classe
BLU
BLU È IL MIO PAPPAGALLO
È GRANDE, BIANCO E BLU.
VIVE NELLA GABBIA.
MANGIA I SEMI E BEVE
L’ACQUA. QUANDO MI SVEGLIO GRIDA PERCHÉ VUOLE LA
MERENDA. Mattia Hrboka Pugliese
I classe
LA MARGHERITA
LA MARGHERITA È UN FIORE. CRESCE NEL PRATO.
IL SUO GAMBO È LUNGO.
LE FOGLIE SONO PICCOLE E STRETTE.
HA TANTI PETALI .
LE MARGHERITE SONO BIANCHE, GIALLE E ARANCIONI.
LA MARGHERITA BIANCA NON HA UN BUON ODORE.
Ian Širca Stubelj
I classe
IL TULIPANO
IL TULIPANO È UN FIORE. IL TULIPANO È ALTO. LE FOGLIE SONO LUNGHE E
LISCE. HA 6 PETALI. HA UN BUON ODORE. I TULIPANI SONO ROSSI, ROSA,
ARANCIONI E GIALLI. I TULIPANI SONO BELLI.
Adil Tairoski
I classe
Quando ero piccolo
Quando ero un piccolo bambino,
ero birichino. Mi piaceva andare
con la bicicletta e con il motorino.
Ogni tanto giocavo col pallone, ma
il mio sport preferito era il nuoto.
Adesso che sono cresciuto questi
sport mi piacciono ancora. Ero
spesso ammalato e sono stato
anche in ospedale. Parlavo in
continuazione, avevo lo stesso carattere del mio papà.
Testo e disegno di Arben Vatovci, II classe
Quando ero piccolo
Quando ero piccolo, ero molto
calmo e quando guardavo fuori
dalla finestra, vedevo i bambini
più grandi di me che giocavano a
calcio. Per questa ragione volevo
diventare grande anch’io. Quando
ero piccolo volevo essere anche un
pilota d’aereo.
Testo e disegno di Galip Hopi, II classe
A scuola
A me piace molto andare a scuola. Mi piacciono tanto la matematica e
l’inglese. A scuola ho tanti amici. Mi piace anche lo sport. Voglio andare
ancora a scuola per imparare tante cose nuove.
Tim Šviligoj, II classe
A scuola
Ogni giorno vado a scuola. Frequento la
Scuola elementare Dante Alighieri di Isola.
La nostra è la classe più numerosa. Nella
nostra classe ci sono 21 alunni. La nostra
capoclasse si chiama Sandra Marchesan. È
brava e ci insegna tante cose. La mia materia
preferita è la matematica. La materia più
difficile è l'inglese. Mi piace quando
andiamo fuori per il riposo. Qualche volta
abbiamo la giornata sportiva e andiamo
all'aperto a fare i giochi. Poi torniamo a
scuola e già c'è il pranzo.
Testo e disegno di Matjaž Petrič , II classe
Quando ero piccolo
Quando ero piccolo ero
bravissimo, tranne che per
dormire e per mangiare. Stavo
sempre vicino alla mia mamma e
se non la vedevo per un secondo,
cominciavo a piangere. La
seguivo in tutto quello che
faceva e la aiutavo nelle
faccende domestiche. Mi
divertivo a lavare i piatti, così
potevo giocare con l'acqua, quasi sempre con le barchette, e non mi
interessava se erano di plastica, legno o carta. Mi faceva tanto felice
quando me ne faceva una il mio papà. Una volta ne ha costruita una con
un pezzo di polistirolo. Poi io aggiungevo l'albero, che era un ramo. La
vela invece la facevo con un pezzo di foglio di carta. E così la mia barca
era la prima ad arrivare in porto. Quando ero piccolo ero curioso ed
entusiasta di imparare cose nuove. Ero calmo e timido, ma parlavo in
continuazione. Mio papà dice che questa dote l'ho presa dalla mamma.
Testo e disegno di Toni Benčič, II classe
Quando ero piccolo
Quando ero piccolo, così mi racconta la mia
mamma, ero un bambino molto calmo e
ubbidiente. Quasi all'incontrario di oggi, che
sono più vivace e qualche volta non ubbidisco.
Da piccolo mi piaceva tanto giocare al parco
giochi e andare al mare. Ero solare e
ubbidiente, così vedo sulle foto scattate da
piccolo.
Testo e disegno di Jan Frank, II classe
Quando ero piccolo
Quando ero piccolo la mia
mamma era sempre a casa con
me. Andavamo a passeggiare
con il passeggino. Quando
avevo due anni e mezzo sapevo
andare in bicicletta senza le
rotelle laterali e il mio babbo mi
teneva dietro. Quando ero
piccolo è nato il mio fratellino.
Crescendo ho imparato ad usare la forchetta e il coltello. Fin da piccolo ho
sempre dormito nella mia cameretta.
Testo e disegno dI: Mattia Pagnanelli, II classe
Quando ero piccolo
Quando ero piccolo andavo
volentieri in asilo e mi piaceva
tanto quando facevamo i
laboratori. Appena tornavo a casa
giocavo sempre in giardino. Ho
cominciato già da piccolino ad
andare con l’aereo, mi piaceva
tantissimo. Non volevo
mangiare senza giocare al tavolo.
Testo e disegno di David Črnac, II classe
Quando ero piccolo
Quando ero piccolo andavamo in
spiaggia. Avevo tre anni, prima
nuotavo con i braccioli e dopo anche
senza. Quando sono andato senza i
braccioli sono scivolato sotto acqua.
Il papà mi ha preso e mi ha portato
nella piscina per bambini. Lì giocavo
con i giocattoli. Dopo siamo entrati
in albergo, mi sono cambiato e siamo
andati a mangiare e poi a dormire. Il
giorno dopo abbiamo fatto colazione
e siamo andati di nuovo in piscina.
Testo e disegno di Marko Paradžik
Dragan, II classe
Quando ero piccolo
Sono nato il ventisei ottobre
del duemilasei. Da allora per
mamma e papà sono il
piccinino. Quando avevo sei
mesi sono andato con mamma
e papà con l’aereo a Roma. A
Roma ho saputo che avrei
avuto un fratellino. Fin da
piccolo ero molto dolce e lo
sono tuttora. Stavo abbracciato
al pancione di mamma e ascoltavo il fratellino che si muoveva. Da quando
è nato giochiamo sempre insieme. Mi piaceva frequentare l’asilo. Già da
piccolo ho tanti amici.
Testo e disegno di Matia Benčič Lukač, , II classe
Quando ero piccola
Quando ero piccola mia mamma mi diceva
spesso che ero una piccola birichina. Infatti
non stavo mai ferma e nemmeno zitta. Ero,
e sono ancora, molto diversa da mia sorella
Petra. Da piccola piangevo sempre, non
dormivo la notte, oppure mi svegliavo più
volte. Volevo sempre e solo la mamma. Poi
non volevo mangiare, ma solo bere. Mi
piaceva molto lo yogurt. Quando ero
piccola, il mio papà mi ha fatto una foto
dove ero seduta sul divano, con davanti a
me uno yogurt enorme e io ero tutta sporca.
Testo e disegno di Gaja Šurla Toth, II classe
Quando ero piccola
Quando ero più piccola
abitavamo in una casa con due
nonni e una bisnonna, che ha
compiuto più di novant’anni.
Di lei ho dei bellissimi ricordi,
perché spesso giocava con me,
mi coccolava e mi voleva tanto
bene.
Testo e disegno di Sarah Božič, II
classe
Una giornata speciale
Un giorno sono andato dalla nonna
e ho visto un cane. Ero molto felice.
Ho chiesto alla nonna di chi fosse
quel cane e lei mi ha risposto che il
cane era di una signora e che per
una settimana lo avremmo tenuto
noi. Quando sono arrivati i miei
genitori a prendermi, ho chiesto
loro se il cane poteva dormire da
noi. I genitori hanno detto di sì.
Dopo una settimana è arrivata la
padrona del cane e lo ha preso. Io
ero molto triste, ma anche felice di
averlo avuto per una settimana.
Testo e disegno di Musap Hopi, II classe
Una giornata speciale
Quando avevo sei anni, una mattina mi sono
svegliato alle sette e mezza. Sono andato a
scuola alle ore otto. A scuola ero molto bravo.
Dopo qualche ora c’era il riposo e a calcio
abbiamo vinto per sei a tre. Dopo siamo
tornati in classe e ho fatto i compiti. Poi mi è
venuto a prendere il papà. Sulla strada di casa
ho visto la mia nonna, la mia mamma, i miei
amici Luca e Tai. Arrivato a casa, mi sono
messo il pigiama, mi sono lavato i denti e
sono andato a dormire. Mi sono addormentato
subito.
Testo e disegno di Gal Aleksej Komljanec, II classe
Quando ero piccola…
… dormivo poco, piagnucolavo
tanto, mangiavo poco, ma
nonostante ciò ero una bambina
dolcissima, dice mia madre.
Quando ero piccola mi piaceva
tanto stare in braccio, oppure
fare lunghissime passeggiate con
il mio passeggino lilla. Quando
ero piccola, la prima canzoncina
che ho imparato è stata “La bella lavanderina”, che canto volentieri anche
oggi. Quando ero piccola, la prima amicizia che ho fatto è stata con Mattia
Pagnanelli. Quando ero piccola non sapevo scrivere, adesso che ho
imparato vedo che è una meraviglia.
Testo e disegno di Anja Orel, II classe
Una giornata speciale
Una giornata che ricordo con
piacere l’ho vissuta in vacanza
in Egitto. Al mattino siamo
partiti con la moto a quattro
ruote verso il deserto. Lì
abbiamo visto come vivevano i
beduini. Al ritorno abbiamo
cavalcato i cammelli e i cavalli.
In sella al cammello mi sono
addormentato.
Testo e disegno di Tai Simonovich Zajelšnik, II classe
Quando ero piccola
Quando ero piccola ero brava e
intelligente. Giocavo con le Barbie
e con gli album di figurine.
Quando ero piccola ho imparato a
camminare.
Testo e disegno di Natalija Radišić, II classe
Quando ero piccolo
Quando ero piccolo piangevo spesso. Quando ero piccolo sono caduto
dall’albero. Quando ero piccolo ho rotto un piatto. Quando ero piccolo
andavamo in piscina. Quando ero piccolo avevo cinque anni.
Luka Hameršak, II classe
Quando ero piccolo
La mia mamma dice che quando ero piccolo
ero un bambino molto buono. La notte
dormivo, non facevo problemi per mangiare
ed ero molto obbediente. Ero un bambino
curioso, andavo matto per i treni. Il mio gioco
preferito era infatti costruire rotaie e stazioni
del treno. Un’altra cosa che mi piaceva fare
era arrampicarmi sugli alberi come una
scimmietta. A volte combinavo qualche
guaio, la mamma non si arrabbiava mai molto
perché mi vuole tanto bene.
Testo e disegno di Filip Liam Mlakar, II classe
Mi presento.
Io mi chiamo Kim. Vivo a Isola con la
mia famiglia. Sono alta e magra. Ho un
naso piccolo e una bocca sempre
sorridente. Ho gli occhi azzurri e i miei
capelli sono lunghi e biondi. Mi vesto di
solito in modo sportivo e alla moda. A
scuola sono brava e a casa anche. Ho un
carattere abbastanza tranquillo. Sono
allegra, mi piace divertirmi. Mi muovo
tanto e faccio anche molto sport. A
scuola gioco a pallamano e faccio
ginnastica artistica. Nel tempo libero
faccio equitazione perché mi piace
cavalcare. Frequento la scuola di musica
e suono il pianoforte. Mi piacciono gli
animali e vorrei tanto aiutare quelli in
difficoltà. Non mi piacciono le pellicce o altri indumenti ricavati dagli animali. Da
grande farò la biologa marina, perché mi piacerebbe conoscere tutto l’ambiente
marino.
Testo e disegno di Kim Novak, III classe
Mi presento.
Sono Kristina Petrič, ho otto anni,
quasi nove. Frequento la terza
classe della scuola elementare
Dante Alighieri di Isola. Sono
abbastanza alta e di media
corporatura. Ho un viso ovale, gli
occhi azzurri e luminosi. I capelli
lunghi di colore biondo scuro. Il
mio naso è piccolo e regolare. La
bocca è piccola e allungata. Le
labbra sono di spessore regolare. Sono sorridente ma a volte anche imbronciata.
Ho le spalle dritte, le braccia abbastanza dritte. Le mie mani sono medie e le
unghie regolari e corte. Ho le gambe abbastanza lunghe e forti. I miei piedi sono
regolari. Mi vesto in un modo curato e comodo. Porto spesso pantaloni elastici e
magliette colorate. Ho un carattere socievole e amichevole. Sono una ragazza
serena. Di solito sono di buon umore. Sono una ragazza tranquilla e brava a
scuola. Frequento il corso di ballo sia a scuola che fuori da scuola. Mi piace
leggere e ballare, ma la cosa che mi piace di più è stare in compagnia con i miei
amici.
Testo e disegno di Kristina Petrič III classe
Con la mamma ho imparato…
Con la mamma ho imparato tante cose, posso dire
che ogni giorno imparo qualcosa di nuovo da lei.
Come comportarmi bene, come portare rispetto
alle persone, come aiutare gli anziani, o quelli che
hanno bisogno. Grazie a lei so sbrigare le
faccende di casa adatte alla mia età. Ho un ricordo
che risale a quando avevo cinque anni. Andai con la mamma a fare una delle tante
passeggiate. Passeggiando davanti ad un negozio di giocattoli vidi un triciclo a
forma di cane che mi piaceva davvero tanto. Pregai la mamma di comprarmelo ma
lei mi disse: - Mitja, non è in programma un triciclo nuovo. Non si può avere
sempre tutto ciò che si desidera. - Dopo un po’ le venne un’idea e mi disse: - Te lo
farò io questo triciclo con le cose che possiamo riciclare a casa. Sarà ancora più
bello e unico di quello che sta in negozio. - Di corsa siamo andati a casa. La
mamma era così veloce che in una giornata abbiamo fatto il mio triciclo. Era
veramente unico, nessuno lo aveva uguale al mio. Tutti lo volevano provare e io
ero molto contento di averlo fatto con la mia mamma.
Testo e disegno di Mitja Frank, III classe
La mia aula.
La mia aula è grande e di forma
quadrata. È luminosa. Ha le pareti
colorate di colore ocra e bianco. Ci
sono otto banchi piccoli e sei
grandi. Subito dopo l’entrata a
destra c’è il lavandino. Più avanti a
sinistra c’è la cattedra della maestra
Carmen. Ci sono sei finestre grandi
e sei finestre piccole. Alle pareti
sono appese quattro lavagne e una
lavagna interattiva. C’è una grandissima lavagna con le applicazioni. In fondo
all’aula ci sono tre armadi, due con le porte di vetro e uno con le porte di legno. A
sinistra degli armadi ci sono i giochi. A me l’aula piace perché c’è la lavagna
interattiva.
Testo e disegno di Ijan Ukovič, III classe
Nel vigneto col mio papà.
Per chi non lo sapesse, il mio papà è un viticoltore. Il mio papà va ogni giorno nel
vigneto a potare o a legare le viti. Ogni giorno si sveglia alle 6.55 del mattino e
alle 7.00 e già al lavoro. Io spesso lo aiuto a lavorare anche quando finisco di fare i
compiti.. Io per lui suono anche la chitarra. Insieme studiamo le tabelline. Spesso
parliamo anche di scuola e di natura. Io
e il mio papà usiamo vari mezzi di
trasporto come l’automobile, il trattore e
il furgone. Sono felice di poter aiutare
mio papà in campagna ma vi dico che è
molto faticoso. Oltre a questo penso che
sia anche pericoloso.
Testo e disegno di Nicola Štule, III classe
Io e il mio pianoforte.
Il mio pianoforte è alto. Ogni giorno suono cinque
canzoni. Quando suono il pianoforte mi sento molto
felice. Suono un’ora al giorno. Il mio pianoforte è di
colore marrone. Mi piace suonare il pianoforte. Quando
vado ai concerti mi sento nervosa. Prima mi applaudono,
dopo faccio l’inchino e dopo mi siedo e incomincio a
suonare le canzoni. Quando sono con la maestra sono
nervosa come fossi una piccola neonata. La maestra di
pianoforte è gentile.
Emily Feder, III classe
La mia camera
La mia camera la divido con mia sorella. Ci sono due armadi. In un armadio ci sono le mutande
,i pantaloni,le magliette e le calze . Ho il letto a castello . Attorno al letto c'e` la tenda bianca con
disegni e sopra il letto cI'e` uno scaffale per i libri . Ci sono anche armadietti pensili e scaffali .
Sugli scaffali ci sono i libri . Vicino al letto ci sono gli armadi per i giocattoli . Vicino al letto c'e`
una sedia per la mamma che ci legge le storie. Vicino al letto c'e` uno specchio dove sono appese le
mie medaglie di judo. C'e` anche una finestra-porta, vicino alla quale ci sono le tende che si
chiudono e aprono. Vicino alle tende ci sono tre luci a forma di pesce . Sotto alle luci a forma di
pesce c'e` un radiatore. Al centro della camera c'e` un
lampadario con uno pterodactilo appeso sopra.
Ivo Furlan Sfarčič III classe
Da grande voglio fare…
Quando ero piccolo sognavo sempre di essere
un poliziotto. Adesso invece che sono un po’
più grande voglio fare il pilota degli aerei.
Mi piacerebbe fare questo lavoro perché mi piacciono gli aerei, l’altezza e la
velocità. Ma per fare il pilota ci serve anche molto coraggio! È bello perché si
possono fare nuove amicizie, fare un giro attorno al mondo e visitare diverse città.
Di sicuro anche lo stipendio è buono. Credo che fare il pilota sia molto faticoso.
Qualche volta è avventuroso e qualche volta invece no. La cosa più bella di questo
lavoro è che si sente la libertà nel cielo azzurro.
Testo e disegno di Luka Vujičič, III classe
Io e mio fratello ci vogliamo bene.
Mio fratello si chiama Amir. Ha cinque
anni. È alto e magro. Il suo viso è
rotondo. Ha i capelli corti, lisci e
biondi. Ha gli occhi piccoli, marroni e
luminosi. Il suo naso è piccolo, anche la
sua bocca è piccola e rossa. Le sue
orecchie sono pulite e piccole. Si veste
sportivo, qualche volta anche elegante.
È gentile, bravo e carino. Si comporta
bene. Gli piace giocare a calcio,
pallamano e pallavolo. Lui mi vuole molto bene e anche io gliene voglio.
Testo e disegno di Amira Avmedi, III classe
Ho ricevuto una nuova sorellina.
Il 17 novembre 2013 quando mi sono svegliata
era ancora mattina presto. Ho visto che il papà
era solo. Io gli ho chiesto dove fosse la mamma..
Il papà emozionato mi ha risposto che la mamma
è in ospedale e mi ha detto che ho una nuova
sorellina che si chiama Melek. Quando ho
sentito la notizia ero molto felice. L’ho
abbracciato forte e piangevamo insieme di
felicità. Quando la mia sorellina Razije si è
svegliata, noi le abbiamo dato la bella notizia.
Anche lei era molto felice. Dopo ci siamo
preparati, siamo entrati in auto e siamo partiti per Etienne Gregorič Pohlen, III classe
l’ospedale per vedere la nuova sorellina. Quando abbiamo visto la mamma, era
seduta e aveva Melek in mano. Non posso descrivervi come mi sono sentita in
quel momento. Ho abbracciato e baciato la mamma. Lo stesso hanno fatto il papà
e Razije. La mamma, facendo molta attenzione, mi ha dato in mano Melek.
Quando l’ho presa in mano era così piccola e bella. Un vero angelo, come il suo
nome. Melek infatti in macedone significa angelo. Con il cuore colmo di gioia, io,
il mio papà e Razije siamo andati a comprare i fiocchi. Abbiamo comprato due
fiocchi, uno da mettere sulla porta e uno da mettere sull’auto. Dopo siamo tornati a
casa. Dopo tre giorni la mamma è tornata a casa con Melek. Giorno dopo giorno
Melek sta crescendo. Melek ha gli occhi azzurri e i capelli castani. La sua bocca è
sottile. A Melek piace giocare con gli altri, ma soprattutto con la mamma. Io le
voglio molto bene.
Hasibe Bilali, III classe
Quando gioca la mia squadra del
cuore.
La mia squadra del cuore è il Milan.
Ho incominciato a tifare per questa
squadra circa un anno fa. Mio
fratello Martin è un grande tifoso del
Milan. Proprio lui mi ha trasmesso
la passione per questa squadra. I
miei giocatori preferiti sono Kakà e
Balotelli. Per me loro sono i
giocatori più forti del mondo.
Balotelli è il più forte della squadra
per tirare i calci di rigore, quasi
sempre fa un gol. A me non piace
quando commenta il giudizio
dell’arbitro. Vuole sempre fare
baruffa. Di conseguenza riceve il
cartellino giallo. A volte ne riceve
due e allora deve uscire dal gioco.
Ai miei genitori non piace tanto guardare le partite di calcio. Quando gioca il
Milan chiamo sempre la nonna e chiedo se posso dormire da lei. Mi prendo un
paio di biscotti e mi metto nel suo lettone a guardare la partita in pace. Qualche
mese fa si è avverato il mio desiderio di ricevere la tuta del Milan. Con i miei
risparmi volevo comprarmi la tuta però non l’abbiamo trovata in nessun negozio.
Dopo una lunga ricerca finalmente l’abbiamo trovata. Quando sento l’inno del
Milan mi emoziono tanto. Anche se il Milan non vince sempre, resta ugualmente
per me la mia squadra del cuore.
Testo e disegno di Tomi Pugliese Štuva, III classe
Quando gioca la mia squadra del cuore.
Il Barcellona è una delle squadre di calcio più forti del mondo. Io sono tifoso del
Barcellona. Prima di ogni partita sono
emozionatissimo. Quando c’è una partita mi
preparo già al mattino per seguirla. Se il
Barcellona dà un gol sono contento, salto,
grido e urlo per tutta la casa. Quando gioca
la mia squadra del cuore, la guardo con
molto piacere. Mi piacciono le azioni dei
giocatori. Sono veloci, abili e furbi. Spesso
fanno gol Messi e Neymar e così fanno
vincere la loro squadra.. Il Barcellona ha
vinto pure il Trofeo del Re. Ero
contentissimo e l’ho subito detto a tutti
quelli che non lo sapevano. L’allenatore della squadra si chiama Gerardo Martino
e proviene dall’Argentina. È un allenatore bravo e forte. I migliori giocatori di
sempre sono: Messi, Neymar, Ronaldinho, Xavi e Puyol. Quando giocano mi
sembra di guardare dei maghi con il pallone.
Etienne Gregorič Pohlen, III classe
Il mio animale preferito.
Il mio animale preferito è il gatto. Uno dei miei gattini preferiti si chiama Mini.
Mini è una gattina molto simpatica ed io le voglio molto bene. Lei ha tre anni ed è
alta venti centimetri. Ha già partorito cinque piccoli gattini. Ha una sorella che si
chiama Misa. Di mattina entra in casa e va a mangiare subito i croccantini. Dopo
va a dormire sulle sedie del tavolo da cucina. Quando vado a scuola l’abbraccio
forte. Dopo scuola vengo a casa e la saluto. Quando faccio i compiti dorme vicino
a me. Alla fine della giornata gioco con lei e vado a dormire.
Laura Fermo, III classe
IL SUONO DEL MARE
I suoni del mare sono molto belli e
rilassanti.
Ci sono suoni di tutti i colori: il grido
dei gabbiani, il mormorio delle onde che
vanno ad infrangersi contro gli scogli, il
suono delle navi che girano da tutte le
parti, i pesciolini piccoli che scappano
dai rumori e sono spaventati dalle navi.
In estate ci sono i suoni dei bambini e
anche degli adulti che gridano e parlano
sulla spiaggia. Testo e disegno di Nikola Zafiroski, IV classe
IL SUONO DEL MARE
Il suono del mare ѐ un suono che non senti ogni giorno.
Come quello delle onde del mare che battono sulla spiaggia, dei pesci che saltano
fuori dall'acqua… Mi piace il suono del mare perché ogni volta che lo sento, mi sento
rilassato e sono di buon umore. Mi piace sentirlo quando butto i sassolini, quando mi
tuffo, faccio il sub, gioco con il mio fratellino, ascolto gli altri quando si tuffano.
Testo e disegno di Matija Santin, IV classe
IL SUONO DEL MARE
Il suono del mare ѐ bello e
romantico.
Le persone fanno già il bagno in
quel mare romantico. I pesciolini
già nuotano, i motori delle barche
sono già accesi e io mi sto
godendo il profumo e il suono del
mare guardando i pesciolini e i
gabbiani.
Quel giorno i gabbiani volavano
sopra di me in gruppo e i pesci
cercavano da mangiare. Io buttavo ai pesciolini delle briciole di pane. Il calore del
sole era forte. Io giocavo sulla sabbia con i contenitori e facevo dei castelli di sabbia.
Cercavo delle conchiglie, disegnavo sulla sabbia tutta calda e bevevo dell'acqua
fresca. Quando mettevo sulle gambe la sabbia calda provavo una sensazione
caldissima. Dopo un po' ѐ arrivato il mio fratellino e ha proposto di andare a buttare
dei sassolini e dopo abbiamo cercato delle conchiglie. Le conchiglie erano di vari
colori e cioè: giallo, verde, rosso e rosa chiaro. Poi sono andata a fare il bagno e
l'acqua all'inizio era un po' fredda. Sguazzavo felice nell'acqua e la sensazione di
freddo era sparita. Dopo sono uscita dall'acqua e avevo freddo. Mi sono avvolta
subito nell'asciugamano per riscaldarmi un po'. Mi sono riscaldata, sono andata a
giocare e ho incontrato Sara e siamo andate ad ascoltare il suono del mare che era di
nuovo bello e romantico. In seguito siamo andate a fare il bagno e al tramonto siamo
ritornate a casa, felici di aver trascorso una bella giornata al mare.
Testo e disegno di Xava Tajroska, IV classe
IL SUONO DEL MARE
Un bel giorno d'estate, quando il sole si faceva
sentire, mi sono recata a fare una passeggiata in
riva al mare. Si sentivano le onde del mare che
sbattevano contro le rocce e il rumore del vento che
faceva sbattere i rami degli alberi fra di loro.
I gabbiani volavano nel cielo e tra le onde del mare
cercavano qualche preda da mangiare. Io stavo lì a
guardare e mi pareva di sentire come una voce che arrivava dal mare. Ad un tratto
sentii dei ticchettii sulla superficie del mare; erano le prime gocce di pioggia che
cadevano sul mare. Il cielo si fece nero e incominciò a piovere ed io me ne andai
verso casa. Testo e disegno di Sara Jakomin, IV classe
IL SUONO DEL MARE
Ero seduto su una panchina in riva al
mare. Osservavo e guardavo le sue
onde che sbattevano sugli scogli. In
lontananza ho visto un piccolo
peschereccio che tirava le sue reti col
suo vecchio motore e gabbiani che
volavano attorno, sperando di ricevere
qualche pesce.
Sono nato qui, in questa città sul mare.
Sento l'odore del mare, il suono lento e
bello quando ѐ calmo e il suono forte
quando ѐ arrabbiato.
Ma ѐ sempre il mio mare. Testo e disegno di Rocco Zuliani, IV classe
IL SUONO DEL MARE
Il rumore del mare viene prodotto dalle
vibrazioni che formano le onde.
Il rumore del mare ѐ forte quando ci sono le
onde grandi. Invece quando le onde sono
piccole, il rumore del mare ѐ più debole.
Non dipende solo dalle onde il rumore, ma
anche da altri motivi (movimenti in
profondità, esplosioni vulcaniche, terremoti
marini…). Il rumore può essere piacevole o
sgradevole. A Zara hanno inventato un
progetto per dare ancora più vita al rumore
del mare. Viene chiamato organo marino.
Questo organo sono delle scale con canali che trasformano il rumore dell'onda in un
suono. A me piace molto guardare ed ascoltare questo organo che trasforma il rumore del
mare in diverse tonalità. Il rumore del mare può essere sentito anche dentro una
conchiglia a chiocciola. A me piace andare a passeggiare vicino al mare e ascoltare il
rumore del mare che sbatte verso le rocce. Qualche volta ci sono anche i gabbiani e a quel
punto il rumore del mare ѐ ancora più piacevole. Testo e disegno di Rok Božič, IV classe
IL SUONO DEL MARE
Il suono del mare ѐ il vento che soffia nelle onde del
mare, i pesci che saltano uno dietro l'altro nelle onde, i
gabbiani che volano nel cielo azzurro, i delfini che
nuotano nel mare, le stelle marine che sono nel mare,
incollate sulle rocce e io sono felice quando ne trovo
una. Con il mio amico Luka mi piace andare sugli
scogli a prendere un granchio. Mi piace quando viene
l'estate e non vado a scuola, ma vado in spiaggia.
Testo e disegno di Voen Hvala, IV classe
IL SUONO DEL MARE
Sono un bambino di nove anni. Da quando pratico vela il mare mi accoglie ogni
giorno.
D'estate sono molto felice, però mi dispiace vedere le barche a motore che inquinano
il mare e con il loro rumore ne coprono
il suono naturale. Il suono, quando con i
miei amici facciamo vela, lo sentiamo
ogni singolo secondo. Noi ascoltiamo
vari tipi di suoni: le onde che si
infrangono sulla barca, le raffiche del
vento che accarezzano l'acqua. A volte
siamo ancora più fortunati perché il
mare ci regala i suoni dei suoi abitanti
come per esempio il magico canto dei
delfini. Il mare ci porta davvero suoni
meravigliosi. Sto molto a contatto con l'acqua del mare. Quando finiamo gli
allenamenti vado sempre ad ascoltare il suono delle onde sulla spiaggia e a guardare
il tramonto il riva al mare.
Non potrei vivere senza il mare.
Con i miei amici vogliamo fare sempre il bagno e tante volte ascoltiamo anche lì il
suono del mare che accoglie i nostri tuffi rumorosi.
Mi piace fare vela e mi auguro che ascolterò il suono del mare molto a lungo, perché
ѐ uno dei suoni più belli che io conosca.
Testo e disegno di Daniel Cante, IV classe
CON LA MAMMA HO IMPARATO A…
Con la mamma ho imparato a
fare tante cose.
Come prima cosa mi ha insegnato
come mi devo comportare a casa, a
scuola e con le altre persone. La
mia mamma mi ha insegnato a
ripetere le cose che facciamo a
scuola, a studiare e quando faccio i
compiti mi aiuta, specialmente
quando non capisco qualche cosa.
Mi ha insegnato anche a cucinare le
uova, la pizza, a fare il pane, il toast
e anche le pulizie di casa.
La mamma mi dovrà insegnare anche molte altre cose che sono importanti per la
vita. Testo e disegno di Nikola Zafirovski, IV classe
CON LA MAMMA HO IMPARATO A…
La mamma mi ha insegnato a cucinare, a pulire la casa, a mettere a posto i vestiti e a
lavare i piatti. Quando la mamma mi ha insegnato a cucinare mi ha detto: "Quando
bollirà l'acqua, come prima cosa versi la pasta e aspetti una decina di minuti. Ogni
tanto devi mescolare, quindi devi scolare e metterla in una padella con del burro."
Poi mi ha insegnato a pulire la casa. Ho preso lo straccio e ho incominciato a pulire la
vasca del bagno, il bidet, il water e il lavabo. Poi ho preso l'aspirapolvere e ho
cominciato a pulire il soggiorno, poi la cucina, la camera e l'entrata. Alla fine ho
pulito anche i vetri. Dopo mi ha insegnato a mettere in ordine i vestiti. Prima di tutto
mi ha mostrato come metterli in ordine e poi ha messo tutto in disordine. Io ho
provato a fare ciò che la mamma mi aveva mostrato e mi ѐ riuscito. Dopo qualche
giorno la mamma mi ha insegnato a lavare i piatti. Ho preso la spugnetta e ho
iniziato. Alla fine ho pulito anche il tavolo e il lavabo.
Alla fine tutto era pulito.
Kerin Perne, IV classe
CON LA MAMMA HO IMPARATO A…
Con la mamma ho imparato a
parlare, a camminare, a mangiare
dal piatto, a leggere e a scrivere.
La prima cosa che ho imparato ѐ
stato camminare. Prima un piccolo
passettino, poi il secondo, il
terzo… e dopo tanti passi
camminavo. Poi ho imparato a
parlare. La mia prima parola ѐ
stata papà. La mamma mi ripeteva
papà, papà, papà, papà, papà.
La seconda ѐ stata mamma. Non
serviva ripetermi tante volte come
la parola papà, ma mi diceva solo una volta e io ripetevo. Le ultime parole che mi ha
insegnato sono state enciclopedia e otorinolaringoiatra. La terza cosa ѐ stata mangiare
dal piatto. Il primo cucchiaio me lo ha dato la mamma, il secondo, il terzo e il quarto
li ho presi da solo. La quarta cosa ѐ stata leggere e scrivere. Prima mi ha insegnato le
lettere e come scrivere e poi tutto l'altro. Mi ha insegnato come comportarmi, aiutare
gli altri. Mi ha insegnato come fare le cose, con che cosa e di che cosa. Mi ha
insegnato i nomi delle verdure e della frutta. Mi ha insegnato a giocare con i giochi.
L'ultima cosa che mi ha insegnato ѐ stata a seminare e a nuotare.
Tutto questo ho imparato dalla mamma.
Testo e disegno di Matija Santin, IV classe
CON LA MAMMA HO IMPARATO A…
Quattro giorni dopo la mia mia nascita la mamma mi ha portato a casa. A un anno mi
ha insegnato a dire mamma, a camminare, a parlare, a giocare e a disegnare. Quando
sono cresciuto un po’, mi ha insegnato a calcolare, a cucinare e a tagliare.
Con la mamma ho imparato tante cose belle.
Voen Hvala, IV classe
CON LA MAMMA HO IMPARATO A…
Con la mamma ho imparato molte
cose: giocare a tennis, andare in
bici, guidare il monopattino e la
barca a vela, disegnare, scrivere,
comportarmi bene ed essere
educato, mangiare sano, nuotare e
correre.
Fino ai nove anni mi sono divertito
molto con la mamma; a volte però
la faccio arrabbiare un po' troppo.
Spesso la mamma ѐ così divertente
quando mi insegna, che mi
vengono le lacrime agli occhi dal
ridere. La mamma soprattutto ѐ molto coraggiosa, ma a volte un po’ paurosa; quando
ѐ arrabbiata con le altre persone parla solo con me. La mia mamma mi ha insegnato a
credere in me stesso, ma a non vantarmi di quello che faccio. Con la mamma ho
imparato a rispettare gli altri e mantenere la calma e la pazienza..
Spero che continui ad essere così, perché ѐ una mamma stupenda e perfetta.
Daniel Cante, IV classe
CON LA MAMMA HO IMPARATO A …
La mia mamma ѐ bella e buona, piccolina, ma carina.
Mi ha insegnato i miei primi passi e quando cadevo diceva: "Alzati che guardo dove ti fa
male!"
Quando di notte avevo paura diceva: "È solo il sole che va a dormire." Mi ha insegnato che
non si deve avere paura della notte. La mamma mi ha insegnato a rispettare la natura. Gli
alberi danno riparo agli uccellini e danno ossigeno a noi che possiamo vivere meglio. Con
la mamma ho imparato a voler bene a tanta gente che ha poco o niente. La mamma mi ha
sempre detto: "Dai che ti sarà dato!" Ed ѐ questa la magia della vita che mi ha insegnato…
Rocco Zuliani, IV classe,
CON LA MAMMA HO IMPARATO A…
Quando avevo circa un anno la mamma mi ha insegnato a mangiare da solo. A un
anno mi ha insegnato anche a camminare. A circa due anni mi ha insegnato a correre
e a giocare. A circa tre anni mi ha insegnato a parlare e a disegnare. A quattro anni mi
ha insegnato a guidare la bicicletta con le rotelle. A cinque anni mi ha insegnato a
Kerin Perne, IV classe
fare il tѐ. A sei anni mi ha insegnato il numero di telefono della nonna e del nonno. A
sette anni mi ha insegnato a preparare il tavolo per il pranzo. A otto anni mi ha
insegnato a fare le frittelle. A nove anni mi ha insegnato a preparare l'insalata e il
radicchio.
Io credo che la mamma mi ha insegnato parecchie cose e mi sa che lo farà ancora.
Rok Božič, IV classe
CON LA MAMMA HO IMPARATO A…
Con la mamma ho imparato a mettere in ordine e a pulire. Ho imparato a leggere, a
scrivere, ad aiutare e a disegnare. Quando ero piccola non sapevo mangiare da sola,
ma la mamma mi ha insegnato anche questo. Mi era vicina e mi ha aiutato mentre
facevo i primi passettini. La mamma mi ha insegnato anche a guidare la bicicletta, a
bere dalla bottiglia. In estate mi ha insegnato a nuotare. Inoltre mi ha spiegato che
non serve avere paura quando vado dal dottore. Mi ha insegnato la lingua serba.
Con la mamma ho imparato tante cose.
Anastasija Radišić, IV classe
CON LA MAMMA HO IMPARATO A…
Alla mia nascita ho visto per la prima
volta i miei genitori. Quando sono
arrivata a casa, la mamma ha iniziato
subito a insegnarmi a dire la parola
mamma. Quando ѐ passato un anno
sono iniziati i primi passi, sempre
con l'aiuto della mamma. A dire il
vero a me piaceva di più camminare
a quattro. All'età di due anni mi ha
insegnato a mangiare da sola. Con la
mamma ho imparato a colorare i
disegni con i pastelli a cera, ad
andare sull'altalena e ad ascoltare i suoni.
Verso i quattro cinque anni mi ha insegnato ad andare con la bicicletta a quattro
ruote, a conoscere i numeri, le lettere dell'alfabeto italiano e sloveno, a legarmi i lacci
delle scarpe, a pettinarmi, a farmi le trecce e a mettermi la cintura di sicurezza in
automobile.
Verso i sei anni mi ha insegnato a fare il tѐ e a fare attenzione quando attraverso la
strada. Ancora adesso che ho compiuto nove anni la mamma mi insegna tantissime
altre cose. Testo e disegno di Sara Jakomin IV classe,
IL DINOSAURO FACHITU HAIU
Il mio dinosauro Fachitu Haiu ha
mezzo milione di anni e appartiene a
una razza poco conosciuta.
È grasso e ha gli occhi piccoli come i
bambini cinesi. La coda, lunga
duecento metri, ѐ spinata e termina a
forma di pallina fatta di letame
asciutto. Fachiti Haiu ha il pelo
morbido come un barboncino
adorabile e coccolone. Le orecchie
sono lunghe tre chilometri e alte
cinque millimetri. Le sue zampe sono sottili come un filo interdentale. I suoi nemici sono
i serpenti, gli ippopotami e i ragni velenosi. Dorme in una tana larga due metri e lunga
mezzo millimetro. Mangia formiche ai ferri e tarantole in scatola. È iperattivo
ventiquattro ore su ventiquattro. Quando si trova in qualche situazone strana e non sa
come comportarsi si nasconde dietro di me.
È un animale affidabile.
Daniel Cante, IV classe
IL CAN – BRADIPO
Il can – bradipo ѐ vecchissimo perché ha un'infinità di anni ed ѐ un animale metà
cane e metà bradipo.
È piccolo come una zecca e forte come Hulk. Vive sul Sole e mangia il fuoco. Gli
occhi sono di color nero e mentre uno ѐ grande l'altro ѐ piccolo. Non ha la coda
perché quando ѐ uscito dall'uovo non sapeva camminare ed ѐ caduto sul fuoco e la
coda si ѐ bruciata. Il pelo sulla testa ѐ lungo, mentre quello del corpo ѐ corto di color
nero. Le orecchie sono nascoste nel pelo dove vivono le formiche. Ha le zampe corte.
Il viso ѐ pelosino e chiaro con due punti neri a forma di goccia. Quando vede l'uomo
si arrabbia, quando gioca con un suo amico ѐ aggressivo e quando vede un nemico lo
caccia via dal suo territorio di nome Regabelotecatorinaiologante. Non dorme mai e
quando ha fame mangia il fuoco o la lava mettendo la bocca nel fuoco e poi lo
succhia. Si muove così veloce che
quando lo guardo non riesco a
vedere i movimenti che fa. In tutte le
occasioni si comporta da pagliaccio
e fa tantissime stupidaggini.
Il mio can-bradipo non ѐ un animale
da farsi imporre niente. Quando
scappava di casa, se ne andava per
la città e nessuno osava fermarlo.
Testo e disegno di Rok Božič, IV classe
IL RICCILEONE
Il mio riccileone si chiama Puffetto e
ha tre milioni di anni.
È cicciotello, gli occhi sono neri
come la pece, la coda ѐ corta, gli
aculei sono lunghi un metro, le
orecchie, tese come una corda di
violino, sono lunghe dieci centimetri.
Le zampe sono piccole, il musetto ѐ
nero e ha una luce birichina nello
sguardo. È un animale curioso e ama
la compagnia umana. Appena mi
vede si avvicina, mi guarda e si mette tranquillo ai miei piedi. Ama inoltre mangiare
frutta e verdura cucinata a cento gradi celsius. Ha l'abitudine di scorrazzare per il
cortile come un matto e appena vede qualcosa di estraneo si ferma e comincia a
ruggire con insistenza ossessiva. Insegue le farfalle e gli uccelli, spaventa le caprette,
corre per i campi e ogni tanto si ferma per guardare le nuvole.
È senza dubbio l'animale più bello che avessi mai visto.
Testo e disegno di Kerin Perne, IV classe
RAN – GALLINA
La mia ran–gallina si chiama Paolina e
ha novantanove anni. È in grado di
vivere in tutti gli angoli della Terra: dai
ghiacciai e le nevi, alla savana e deserti.
Raggiunge la lunghezza di un metro.
Ha la testa di rana e il corpo della
gallina. Ha gli occhi di tutti i colori e la
coda con tre piume bianche cosparse da
tanti puntini azzurri. Il pelo ѐ corto,
liscio e bianco. Non ha le orecchie
perché sente attraverso le narici del
naso. Le zampe sono sottilissime come degli stuzzicadenti.
Ha la brutta abitudine di non pulirsi mai e io sono costretto a mettermi la molletta sul
naso quando voglio accarezzarla. È un animale molto socievole e molto affettuoso. Si
nutre solo di lucertole; le afferra, le lancia in aria e queste cadono direttamente nella sua
bocca. Dorme sulla testa per circa tre ore. Non sta mai ferma, di continuo fa salti,
capriole e capitomboli.
Anche se ha una bellissima cuccia, vuole dormire a ogni costo nel mio letto. Ho un
bel gridare e cacciarla perché improvvisamente diventa sorda e cieca.
Le voglio molto bene e spero che viva ancora a lungo. Rocco Zuliani, IV classe
LA CONIGLIA-ORS
Quando sono andata a portare la
spazzatura ho visto un animale
metà coniglio e metà orso. Era
povero; tremava e mi guardava
terrorizzato. L'ho preso in braccio
e l'ho portato a casa. Era un
animale minuscolo, con il dorso
bianco e il pancino nero. Doveva
avere circa quattro anni. Gli occhi
erano neri e la coda corta. Il pelo
era appuntito e aveva dei denti molto grandi. Era molto affamato e ha iniziato subito
a rosicchiare qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. Gli ho preparato una ciotola con del
Voen Hvala, IV classe
Anastasija Radišič, quarta classe
latte e l'ha bevuto con grande avidità. Gli ho preparato anche un morbido giaciglio sul
divano. Mi piace perché mi ascolta quando gli racconto le mie avventure. Gli piace
ascoltare la musica e ballare il rock and roll.
Gli voglio molto bene.
Kristina Trivić, IV classe
LA TIGRE-DRILLO
Il mio animale si chiama Tigre-drillo.
Ha circa ventidue-ventitre anni. È un
insieme di diversi animali e cioѐ di un
uccello, un orso, un lupo, una tigre, un
pescespada e uno squalo.
Si nutre di animali feroci e forti. Vive
nella foresta e precisamente sugli alberi
ma lo possiamo trovare anche nei laghi.
La pelle ѐ di colore nero e giallo. Anche la coda ѐ nera. Al posto delle orecchie possiede
le branchie. È un abile nuotatore. Le zampe anteriori sono quelle di un lupo e le zampe
posteriori invece di un falco. Il muso ѐ prolungato e ruvido. Ha un unico difetto; se non
sei molto prudente ti può anche uccidere. È molto affettuoso e verso l'uomo si comporta
in modo amichevole. Di notte dorme sull'albero.
Questo animale non esiste ma a me piacerebbe invece averne uno proprio così.
Voen Hvala, IV classe
MUC-CAVALLO
Muc-cavallo ѐ un animale metà mucca e metà cavallo. Ha nove anni e vive a casa con
me.
È magro, alto e i suoi occhi sono neri come la notte. La coda ѐ grossa e mozza. Il pelo ѐ
liscio e corto di color marrone. Le orecchie sono appuntite e tese. Le zampe sono lunghe
e sottili. Il muso ѐ rotondo e di color bianco e nero. È un animale altruista ma qualche
volta si arrabbia quando non lo lascio mangiare troppi bocconcini squisiti. Quando vede
un insetto cerca in tutti i modi di prenderlo. Dorme con me sul mio letto. Si nutre di cibo
vegetale. Quando vuole giocare si mette a saltellare di qua e di là. Gli piace quando lo
Voen Hvala, IV classe
coccolo e lo pettino. Quando sono libera
dagli impegni scolastici gioco con lui
oppure andiamo a fare le compere oppure
andiamo a passeggiare. Tante volte salgo
sulla sua groppa e mi porta a fare dei giri
bellissimi e vedo gli uccellini che cantano e
gli scoiattoli che mangiano le noci.
Muc-cavallo e io siamo felici.
Testo e disegno di Anastasija Radišić, IV classe
AUTUNNO A ISOLA
Oggi sono andato a passeggiare per
le vie di Isola. Durante il mio
cammino ho incontrato i miei
amici Rocco e Nicola e abbiamo
deciso di proseguire per il tracciato
della Parenzana.
Meraviglioso autunno isolano! Il
cielo era ricoperto di nuvole nere e
grigie, piovigginava e la
temperatura dell'aria si era
abbassata. Dagli alberi cadevano le
foglie rosse, gialle, arancioni, marroni… Dai camini delle case usciva il fumo. Le
castagne cadevano dagli alberi. Ha incominciato a tirare vento e le foglie, a raffiche,
correvano via e volteggiavano nell'aria. Il viale che stavamo percorrendo era
cosparso da centinaia di foglie. Il vento fischiava tra i rami ormai spogli degli alberi e
l'aria diventava sempre più fresca. All'interno della grotta abbiamo visto una piccola
cascata e tanti sassolini molto belli. Gli uccelli si stavano radunando in piccoli gruppi,
cinguettando.. Mi sentivo bene con i miei amici; parlavamo e osservavamo il
paesaggio. Dopo mezz'ora di cammino siamo arrivati a Isola, ci siamo salutati e
ognuno ѐ ritornato a casa.
Testo e disegno di Oleg Bolshagin, IV classe
Con la mamma ho
imparato...
Con la mamma ho imparato tante cose
come: la felicità, il divertimento, la
gentilezza e ancora tante altre cose.
La mamma è sempre gentile. La mamma
mi ha insegnato anche a cucinare, ad
andare in bici, a leggere, a pattinare e ad
andare con i pattini in linea. La mamma
mi ha insegnato anche cos'è l'amore.
La mamma mi vuole tanto bene anche se
qualche volta non lo merito.
Testo e disegno di Bilge Imeri, V classe
Con la mamma ho imparato a...
La mamma mi ha Insegnato tante cose: una di queste era andare in bicicletta. Un giorno
mi ha chiesto di salire in bici, ma io avevo troppa paura. La mamma, invece, mi ha
calmato, messo sulla bicicletta e mi ha aiutato a guidare tenendomi per il sedile. Era passata
una settimana e sapevo malamente tenere l`equilibrio e fermarmi. Poi un bel giorno ha
cominciato a lasciarmi pedalare per pochi metri, senza tenermi per il sedile, ed io ho tenuto in
equilibrio la bici senza cadere. Ogni giorno facevo qualche metro in più senza cadere. Poco a poco
ho acquistato fiducia in me stessa e sapevo andare in bici. Quel giorno era il giorno più bello
della mia vita.
Un grande grazie alla mia mamma che con la sua pazienza e tenacia mi ha insegnato ad andare in
bici.
Tina Fermo, V classe
CON LA MAMMA HO IMPARATO A…
Con la mamma ho imparato tante cose.
Ora vi racconterò quando ho imparato ad
andare in bicicletta.
La mamma aveva partecipato ad un
gioco a premi. Il premio era di 1.000
euro. La mamma ha avuto questa fortuna
di vincere il premio. Tutta la famiglia era
felice. Proprio in quel giorno avevo
anche il compleanno. Con quei 1.000
euro mi avevano comprato una bicicletta
nuova, così potevo imparare ad andarci.
Savva Orlovski, V classe
Un sabato il papà e il fratello erano via. Era bel tempo così avevo chiesto alla mamma se mi poteva
insegnare ad andare in bicicletta. Siamo uscite e abbiamo preso la bici. La mamma mi aveva
mostrato anche come pulirla. Poi sono salita. La mamma mi teneva di dietro. Dopo un po’ mi ha
lasciato. Sono caduta subito in avanti sulla testa. Mi faceva così male che non avevo il coraggio
neanche di toccare la bici. Piangevo per ore e ore finché papà non è tornato con mio fratello. Gli ho
raccontato tutta la storia. Così di nuovo la domenica con la mamma e questa volta anche con il papà
ho provato ad andarci, però con tanta paura. Avevo chiesto se mi tenevano bene e forte, mentre mio
fratello passava velocemente vicino a me. Mi tenevano finché a papà la mano non si è
addormentata. Poi volevo scendere subito perché non avevo più tanta fiducia nella mamma.
Un giorno sono salita sola sulla bicicletta, ed è successo un miracolo; ho provato a girare i pedali ed
ecco qua` sapevo andare in bici. All’inizio certamente piano. Poi sono salita in casa e non ho detto
niente alla mamma. Semplicemente volevo tenerlo per me. Appena dopo qualche settimana le ho
detto tutta la storia. Quando lo ha saputo era così felice che mi aveva comprato il gelato. Io adoravo
il gelato. Ma il gelato non era importante, perché quella volta sapevo andare in bici. Così ogni
sabato siamo andati in bicicletta a fare un giro con la famiglia per San Simone e a Isola.
Ora sapete come ho imparato ad andare in bicicletta. Quel mese mi sono divertita tanto e ho
imparato tante cose nuove. Come ad esempio andare in bicicletta.
Ana Kozlovič, V classe
Con la mamma ho imparato a...
Con la mamma ho imparato a disegnare.
La mamma mi ha insegnato che devo rispettare gli adulti.
La mamma mi spiega sempre cos'è male
e cos'è bene. Quando ero piccolo, mi ha insegnato a parlare.
La mia mamma mi dice sempre che non devo fare male a
nessuno, non devo fare brutte cose, e anche non devo dire le
parolacce. La mamma qualche volta mi aiuta a fare i
compiti. La mamma mi insegna a mettere a posto i vestiti, i
libri e altro.
Testo e disegno di Erblin Bajraktari, V classe
Con la mamma ho imparato a...
Un giorno la mia mamma mi ha detto parole preziose che mi accompagnano ogni giorno e che ora
hanno acquistato un senso ancora più grande. Insieme a lei sono cresciuto e ho sognato, credendoci
così tanto e impegnandomi in ogni momento della mia vita, ma sempre con lei al mio fianco.
Quando mi dicevano che non potevo fare qualcosa, la mamma mi sorrideva e mi diceva: «Non è
importante la paura, non è la cosa più importante, ci sono due cose molto più importanti:
l'intelligenza e il pensiero». Sono diventato un pittore e un ragazzo intelligente anche grazie a lei,
perché ho capito cosa è importante nella vita. Quel giorno mi sono detto:
«Quello che ho imparato non lo dimenticherò per tutta la vita». Io non
abbandonerò mai la mamma perché le voglio bene e mi ha insegnato
tante cose. Queste cose serviranno sempre a me e non solo a me anche
agli altri. Voglio bene alla mia mamma e anche lei a me. La mamma sarà
sempre al mio fianco.
Testo e disegno di Ajdar Muratoski, V classe
CON LA MAMMA HO IMPARATO A…
Tutto è incominciato tanto tempo fa.
Eravamo dalla nonna in Italia. La nonna
faceva la maglia a uncinetto. La lana era
gialla, soffice e bella. A me piaceva tanto. Il
mio compleanno era vicino. Tutto il tempo
chiedevo alla nonna per chi era la maglietta,
ma la nonna non me lo voleva dire.
Dopo qualche giorno era arrivato il mio
compleanno. Mia nonna non stava bene ed
era in ospedale. Il compleanno l´abbiamo
festeggiato comunque, ma non così come al
solito: con tanti amici, vari giochi… Ma
erano pochi amici e la festa non era così
bella come gli altri anni. Dopo qualche
giorno ho chiesto alla mamma di insegnarmi a lavorare a uncinetto. Lei mi ha risposto di sì, ma
doveva andare dalla nonna in ospedale. Io volevo andare con lei. Alla fine dopo tanti ˝ti prego˝ me
lo ha concesso e siamo andate. Quando siamo arrivate lì, la nonna mi ha dato il maglione giallo,
soffice e splendido. Mi piaceva un sacco e lo volevo vestire subito. La mamma non mi ha lasciato,
ero vestita di altri colori. Quando siamo venute a casa, abbiamo fatto il pranzo e poi la mamma
finalmente mi ha detto:˝Vieni, Ana, ti faccio vedere come si fa a fare la maglia a uncinetto˝. Io ero
naturalmente felicissima. Ero piccola e pensavo che fosse facile da imparare, ma era molto difficile,
così io volevo smettere dopo un paio di minuti. La mamma sapeva e si era preparata.˝ Dai, Ana
vieni a fare ancora un po'. Vedrai che imparerai presto˝. Dopo un paio di ore finalmente mi è venuta
una piccolissima striscia. Ero molto felice. Il giorno dopo la volevo mostrare a tutti, così me la sono
messa nei capelli. Tutti erano molto sorpresi quando ho detto loro che l'avevo fatta da sola,
naturalmente avevo solo 4 anni. Dopo un paio di giorni si è rotta ed ero triste. Volevo farne
un'altra, ma la mamma non aveva più pazienza. Ma ero felice, almeno avevo imparato con la
mamma a lavorare a uncinetto.
La nonna nel frattempo si è rimessa in moto e con lei un po' io, un po' le abbiamo fatto una sciarpa
che porto ancora.
Testo e disegno di Ana Furlan Sfarčić, V classe
Il suono del mare
È un gabbiano che vola alto nel cielo.
È una melodia leggera che suona
nel vento che soffia.
Il rumore del mare è il sogno di vivere,
giocare, nuotare e di essere in amicizia.
Il suono del mare è amore a prima vista.
Tina Fermo, V classe
Il suono del mare
C'era una volta una bambina che si chiamava Acilia e voleva andare nel bosco. I genitori non la
lasciavano e hanno detto che sarebbero andati insieme, Acilia non poteva aspettare fino le vacanze
e un giorno dopo la scuola è scappata per andare verso il bosco. I suoi genitori sono andati a scuola
ma lei non c'era da nessuna parte. Acilia era già nel bosco, aveva un po' di paura. I suoni del mare
non si sentivano più. Era molto lontano e ha visto una casetta dove viveva una vecchietta. Acilia
aveva paura ma dopo la vecchietta le ha raccontato una favola dal titolo: «Il suono del mare».
Acilia si è addormentata. Il giorno dopo quando si è alzata, la vecchietta è sparita. Acilia non
sapeva dove andare, andava solo dritto e ha sentito un suono e questo era il suono del mare.
Ascoltando il suono del mare ha trovato la strada della sua casa. I genitori erano molto preoccupati,
ma quando hanno visto Acilia erano felici. Acilia ha capito che deve ascoltare i genitori.
Sara Hopi, V classe
Il suono del mare
Il suono del mare è bello
caldo ed elegante.
I gabbiani volano, i pesci nuotano,
il sole tramonta, ed io guardo,
guardo il sole che tramonta nel
bel mezzo dell'orizzonte.
Quando lo sento, il cuore
mi batte forte.
Il suono del mare è per
me un uccello che canta,
è un'aquila che vola.
Il suono del mare mi
rende felice, mi fa pensare
alle onde tonde, grandi e ovali.
Il suono del mare mi
piace tanto.
Ana Furlan Sfarčić, V classe
Vito Kavalič, V classe
Il suono del mare
Il suono del mare
tante volte mi fa sognare,
per me è una canzone d'amore
mi tocca profondamente il cuore.
Sto seduta sul molo
vedo gabbiani spiccare il volo,
il loro grido in alto
a me sembra un canto.
Ci sono le onde,
grandi, blu, bianche, tonde,
la brezza marina con allegria,
chiudo gli occhi ed ecco la sinfonia.
Guardando il tramonto,
il sole scende nel mare profondo.
Le barche ritornano a riva, gabbiani fanno a
botte,
il mare sta suonando le ultime note.
Cala la notte, escono le stelle
un vento mi accarezza la pelle,
non posso che amare
il suono del mare.
Ana Kozlovič, V classe
Il suono del mare
Una volta quando sono andato in spiaggia ho sentito il suono del mare. Quando ho sentito il suono
del mare ho chiesto al papà cos'è questo suono. Ha risposto che questo suono è del mare. Siamo
andati con gli amici in spiaggia e hanno sentito il suono del mare. Mi hanno chiesto cos’è questo
suono e ho risposto che è il suono del mare. Gli amici dicevano: «Che bello è il suono del mare!»
L'acqua ha il suono del paese.
Alla fine, quando sono andato in spiaggia, c'era un grande suono del mare.
Erblin Bajaktari, V classe
Patrik Lovrič, V classe
Svetlana Bolshagina, V classe
Il suono del mare
Che cosa è il suono del mare?
Sono i gabbiani che volano bassi
nell'onda.
Sono le sirene che cantano una
sinfonia bella da morire.
Sono le onde che ti accarezzano
cantandoti una canzone.
È il vento arrabbiato che sibila tra
gli scogli.
È il silenzio che mi piace ascoltare,
quando mi siedo sulla panchina.
Il suono del mare è amore...
Svetlana Bolshagina, V classe
Con la mamma ho imparato a…
Io con la mamma ho imparato tutto. Quando avevo quasi un anno lei mi ha insegnato a camminare,
a parlare... Quando ero un po' cresciuta non avevo tanti amici e giocavo con lei. Dopo, a quattro
anni, sono arrivati i miei fratelli, pensavo che fosse il peggiore giorno della mia vita, ero solamente
felice perché era arrivata la mamma. A sei anni abbiamo capito che mi servono gli occhiali, la
mamma era molto preoccupata, invece io avevo molta paura. La mamma giocava sempre con me, e
faceva gli esercizi giocando con me. Quando avevo da fare i compiti, lei mi aiutava. Ogni volta che
mi facevo male, lei mi baciava e non mi faceva più male. Mi innervosivo quando la mamma
baciava i miei fratelli, mi arrabbiavo molto, ma adesso non più.
Con la mamma ho imparato tutto.
Sara Hopi, V classe.
MOSTRI MARINI
In un giorno d`agosto del 1900 un marinaio di nome capitan
Mandrapula si avventurò nel mare sulla sua nave col figlio Rex.
Erano diretti all'Isola Misteriosa, al largo della costa. Era una bella
giornata e il mare era quasi piatto. Improvvisamente, non lontano da
loro, videro alcune balene che uscivano dall`acqua abbastanza
velocemente. I due erano attratti dallo spettacolo, ma nello stesso
tempo erano stupiti: cosa succedeva a tutte le balene che stavano
scappando? Partirono immediatamente per scoprire il mistero delle
balene. A metà strada scese una nebbia fitta… Dovevano fermarsi e
il padre vide nella nebbia una creatura enorme. Non si vedeva molto
bene ma si distinguevano il collo, simile a quello di un serpente, la
faccia brutta e i denti giganti. Ora sapevano perché tutte le balene Massimo Škrlič, VII classe
Rok Božič, IV classe
stessero scappando. Iniziarono a sparare con i cannoni finché il mostro non morì. Poi provarono a
metterlo sulla barca, ma era troppo grande. Quando tornarono al porto la barca era rotta a causa del
grande peso del mostro. Non scoprirono mai cosa fosse in realtà la creatura marina perché il
mare se la riportò via. Ancora oggi sta lì, nel profondo di quel mare. Aleksendar Drinič, VI classe
MISTERI MARINI
L'unico mistero marino che non è mai stato risolto, secondo le persone, è quello del mostro di Loch
Ness, una creatura misteriosa che sarebbe stata fotografata nel lontano 1933. Purtroppo la foto,
molti anni dopo, fu definita falsa. Ma questo non è l'unico grande mistero degli oceani. La più
grande domanda è questa: nei fondali più profondi esistono ancora creature come il cronosauro, il tilosauro e il plesiosauro? O ci sono creature peggiori? Queste sono domande da porsi.
Naturalmente chiunque direbbe che non esistono da milioni di anni. Ma se fosse possibile? Se
invece di estinguersi i giganti marini esistessero ancora oggi? In quel caso ci porremmo la
domanda: come sarebbe il mondo senza di loro? Saremmo ancora vivi?
Ecco come vedrei io il mondo in questo caso, cioè nel caso in cui loro esistessero davvero.
Noi non avremmo mai scoperto l'America perchè Colombo sarebbe stato divorato neanche a cento
metri dalla costa. La nosta paura per il mare sarebbe immensa: l'acqua non sarebbe mai diventato il
divertimento che è oggi. Sì, sarebbe ancora un divertimento, ma nessuno oserebbe andare in mare.
Solo i laghi forse sarebbero stati luoghi tanquilli per un bagno. E il sale? Anche quest'ultimo
sarebbe stato raccolto in qualche golfo ben protetto, e probabilmente sarebbe stato più costoso
dell'oro. Le enormi balene di quest'oggi sarebbero quasi estinte. Se il loro numero fosse diminuito i
grandi sauri sarebbero morti, se invece il loro numero si fosse triplicato i loro carnivori avrebbero
banchettato con molto gusto. Il mare sarebbe stato come nell'era preistorica, cioè un luogo perfetto
per dei giganti sauri marini! Beh, questa è una descrizione molto piccola se confrontata con le
enormi dimensioni di quei giganti, ma spero che basterà per il mio tema di italiano!
Spero che le basti, prof. Credo che lei non si intenda di giganti sauri marini, non è vero?
Alessia Steffè, VIII classe
IL MISTERO MARINO DI AMADEO
Un giorno un appassionato di pesca di nome Amadeo andò in barca a pescare in un lago dove
c'erano pesci giganti. Tutti i compagni gli dissero che era meglio se restasse a casa, perché una
leggenda raccontava che in quel lago
misterioso c'era una balena carnivora
che mangiava tutto quello che
vedeva.
Il sole brillava nel cielo. Amadeo
prese con sé uno zaino con un
panino alla Nutella, l'esca e qualcosa
da bere. Si sentivano soltanto gli
uccelli che cantavano. Ad un tratto
l'acqua iniziò a muoversi. Dopo
un'ora venne ingoiato dalla balena
carnivora. Amadeo non sapeva che
cosa fare e iniziò a gridare:
"AIUTO". Gridò per quasi un'ora.
Suo padre, dopo un giorno, andò a
cercare il figlio. Amadeo in quel momento scalciava dentro la pancia della balena. Ma a lei quei
calci le facevano soltanto il solletico. Amadeo era stanco e si addormentò nella pancia della balena.
Di mattina, quando si svegliò, era affamato e iniziò a mangiare i pesci ingoiati dalla balena. I pesci
erano marci e disgustosi. Poi, ad un certo punto, in quel lago affondò una gigantesca petroliera. La
balena, mentre inspirava l’aria, si soffocò e vomitò fuori il bambino. Il papà, che era un subacqueo,
lo vide risalire in superficie e salì anche lui. Quando arrivarono a riva c’era un mucchio di
giornalisti che chiedevano come fosse la balena carnivora. Amadeo rispondeva a tutte le domande
perché era di carattere estroverso. Quando arrivò a casa era molto felice quando vide la mamma e il
fratello minore Marco.
Il giorno seguente Amadeo si ammalò. Dopo una settimana disse che in futuro, quando fosse andato
a pescare, avrebbe sempre dovuto avere qualcuno con lui. Tutti i suoi compagni quasi non
credevano che fosse sopravvissuto.
Testo e disegno di Amadej Prelc, VI classe
MISTERI MARINI
Una notte nebbiosa io e i miei amici abbiamo deciso di andare a visitare la “spiaggia misteriosa”.
Erano le 11.30 quando sono uscita da casa. Ci siamo trovati davanti al condominio di Luca e tutti
insieme siamo andati alla spiaggia.
La spiaggia non era mai visitata, nessuno ci andava perché la leggenda dice che nel mare vicino la
spiaggia misteriosa viva un mostro. Però io e i miei amici non crediamo se non vediamo, perciò
quella notte siamo andati a risolvere quel mistero.
Non avevamo con noi tanti oggetti. Avevamo due torce, una macchina fotografica subacquea per
fare delle foto al mostro e degli occhiali per vedere sott’acqua.
Luca voleva entrare in mare per primo, allora è andato sul molo con i suoi occhiali ed è saltato
dentro. Subito dopo di lui sono entrata anch’io con la macchina fotografica. Gli altri tre sono rimasti
sulla spiaggia e ci guardavano.
Dopo aver cercato il mostro per un’ora senza trovarlo, io e Luca abbiamo deciso di uscire e far
entrare Anna, Alessandro e Alex. Ma proprio quando Luca è andato sott’acqua per un’ultima volta,
non è risalito più. Ho preso paura e ho nuotato verso i miei amici più veloce che potevo, ma il
mostro mi ha raggiunto e mi ha morso la gamba sinistra. Faceva male ma il dolore mi ha spinto a
nuotare più velocemente. Quando sono arrivata al molo, Anna mi ha aiutato a fasciare la mia gamba
ferita mentre Alex, il più coraggioso, è saltato in mare con la macchina fotografica che gli avevo
consegnato ed è andato a cercare Luca.
Mi sono sdraiata sulla sabbia vicino ad Anna e Alessandro e ho chiuso gli occhi per riposarmi un
po’ ma, nonostante ciò, ogni tanto osservavo il mare per tenere d’occhio Alex. E quando ho
guardato ancora una volta verso di lui, Alex non c’era più. Anche lui era sparito nel nulla.
Anna aveva molta paura e voleva andarsene, ma io e Alessandro abbiamo insistito. Non volevamo
andare senza la prova dell’esistenza del mostro.
Anna è rimasta sul molo, invece io e Alessandro siamo andati in cerca della macchina fotografica:
poteva darsi che Alex avesse scattato un paio di foto al mostro.
Ho preso Alessandro per mano e siamo saltati in mare insieme. Prima di andare in cerca della
macchina fotografica, ci siamo girati verso Anna e l’abbiamo salutata, nel caso non l’avessimo vista
mai più.
Alessandro ha proposto di separarci, così avremmo trovato la macchina fotografica più
velocemente. Ho accettato. Io sono andata a sinistra e lui a destra. Dopo mezz’ora di ricerca ho
visto qualcosa che luccicava sul fondo del mare. Ho gridato, chiamando Alessandro, e lui ha
nuotato velocemente verso di me. Gli ho mostrato l’oggetto luccicante sul fondo del mare, che era
ricoperto di sabbia, e lui è andato a vedere cosa fosse. Ha preso l’oggetto in mano e l’ha dato a me.
Era la nostra macchina fotografica. Insieme abbiamo nuotato lentamente fino al molo, sperando che
il mostro non ci mangiasse.
Quando siamo arrivati alla spiaggia ci siamo sollevati. Poi mi sono seduta in mezzo ad Anna e
Alessandro e abbiamo guardato le foto che aveva scattato Alex prima che il mostro lo mangiasse.
La maggior parte delle foto erano sfocate ma abbastanza chiare per capire che quello sulle foto era
un mostro.
Erano le 3.45 di mattina quando sono tornata a casa dalla nostra avventura. Mi sono sdraiata sul
letto e sono andata a dormire.
Il giorno dopo io, Anna e Alessandro abbiamo portato le foto alla stazione di polizia, così che anche
gli agenti potessero vedere di cosa si trattasse. Gli agenti di polizia hanno ritenuto necessario
chiudere la spiaggia e catturare la bestia.
Io e i miei amici abbiamo risolto il mistero della spiaggia misteriosa ma purtroppo abbiamo perso
due dei nostri preziosi compagni.
Angela Carolina Killough, VII classe
MISTERI MARINI
Quello era un giorno speciale. Il sole splendeva in Croazia e le vacanze estive erano ancora lunghe.
Io e mio fratello avevamo deciso di fare un bagno nell’acqua cristallina di una piccola città in
Croazia di nome Brist. Io mi misi la mascherina da sub e mi tuffai dal mio materassino gonfiabile.
Vidi pesci di tutti i colori: gialli, rossi, verdi e blu. Risalii sulla superficie per prendere un respiro
profondo e mi rituffai. Nell’acqua
sentii delle voci che mi condussero
nel più profondo degli abissi. Mi
accorsi che potevo respirare, subito
davanti a me vidi una sirena
bellissima con i capelli giallo sole,
la pelle bianca come la neve. La
sua coda era verde come l’insalata
che avevo mangiato la sera
precedente. La sirena mi spiegò
che mi trovavo nel castello delle
sirene. La sirena, che si chiamava
Aurora, mi fece vedere tutto il
castello. Al piano terra c’era la
cucina, piena di deliziosi dolci,
nella stanza accanto c’era la sala di
danza e lì vidi tante sirene e sireni
che danzavano senza fermarsi. C’erano ancora tante stanze al piano terra che mi fece vedere. Nel
piano di sopra c’era la stanza da letto della principessa, che purtroppo non vidi perché aveva la cena
regale nella stanza accanto. L’ultima stanza, che per me era la più bella, era quella dove c’erano i
più bei pesci dell’universo. I colori erano più vari di quelli sulla tela di un pittore. Non avevo
nemmeno il tempo di ammirarli tutti quando una voce mi chiamò: “Anna, Anna, Anna svegliati!!!”
Mi ritrovai distesa sul mio materassino. Chiesi spiegazioni a mio fratello, che mi spiegò che mi ero
addormentata. Subito dopo gli raccontai il mio sogno magnifico, che non dimenticherò mai e che
spererò sempre che diventi realtà. Testo e disegno di Anna Toffolutti, VI classe
MISTERI MARINI
Un bellissimo giorno navigavo sul mare e, da una grande distanza, ho visto un'isola, che da lontano
era bella e piccola. Sulla mia mappa non la trovavo. Ma come mai nessun altro capitano l'aveva mai
vista prima di me? Ho controllato tutta l'isola con i miei aiutanti e non c'era nessuno. Per due anni
non ho detto niente a nessuno, ho fatto ricerche sull’isola e ho scoperto che al suo interno c’è un
albero largo otto metri e alto diciotto, esattamente in mezzo all’isola. Dopo, quando ho trovato
l’albero, non potevo credere che fosse così alto: era il più alto albero che avessi mai visto nella mia
vita. Poi sono andato al porto dall’architetto, affinché mi facesse degli schizzi per la mia casa, che
avevo intenzione di ricostruire dal momento che era molto malandata. Ritornato dalla mia isola, ho
incominciato a lavorare alla mia casa. L’interno era pieno di humus, animali morti, legno secco ma
con tanto lavoro ho riparato tutto e ho trasformato la mia casa in una villa di diciotto metri. Dopo
aver finito tutti i miei lavori sono ritornato al porto a cercare Lorenzo e Kevin, che sono i miei due
aiutanti: Lorenzo è l’architetto più conosciuto di tutti e invece Kevin è il capitano di sei barche, le
più forti e conosciute al porto. Io invece sono il capitano di una nave elegante che è anche la mia
casa. Quando ho trovato Kevin e Lorenzo, li ho portati a vedere la mia isola ma, quando siamo
arrivati, non c’era più. Allora ho deciso di tornare indietro al porto. Dopo essere ritornati, li ho
salutati e sono andato a cercare l’isola da solo. Dopo l’ho trovata e così ho scoperto che solo io
posso vedere l’isola perché io l’avevo trovata per primo. Questo è proprio un mistero marino. Arjan Bešić, VII classe
MISTERI MARINI
Caro diario,
Oggi mi è capitata una cosa fantastica. Mentre stavo nuotando con un paio di amici a San Simon,
abbiamo deciso di andare a vedere i resti dell’antico molo romano che si trova di fronte alla villa
romana. Mentre tutti si tuffavano a bomba dagli antichi resti, io avevo notato che qualcosa stava
luccicando sott’acqua. Ho richiamato l’attenzione degli amici, ma non siamo riusciti a capire cosa
fosse. A quel punto Jure, che di tutti i miei amici era quello che abitava più vicino di tutti, ha
deciso di andare a prendere la maschera da sub. Dopo una decina di minuti di attesa è tornato con
una maschera da sub color rosso fuoco nuova di zecca. Abbiamo tirato a sorte chi avrebbe dovuto
immergersi per capire cosa fosse quell’oggetto
luccicante. Ambarabà ciccì coccò tre civette sul
comò… E come sempre il dito è finito ad indicare
me. Mi sono messo in testa la maschera e mi sono
immerso negli “abissi”. Nuotai e nuotai finchè potei
raggiungere l’oggetto misterioso. Era grande e
pesante, ma riuscii a portarlo fuori dall’acqua. Era un
tridente vero e proprio. Era bellissimo. Abbiamo
deciso di tenerlo ognuno per una settimana a casa.
Poi lo avremmo rigettato in mare. Siccome l’ho
recuperato io, spettava a me la mia prima settimana.
In questo momento ce l’ho proprio qui accanto a me.
È fantastico!
Ciao e a domani. Dal tuo caro amico Jan! Testo e disegno di Jan Toffolutti, VII classe
MISTERI MARINI
Molti anni fa viveva un marinaio di
nome Frank, che aveva una barca con la
quale andava a pescare. La barca era
vecchia ed era tutta malandata. Quando
l'aveva comprata era di colore azzurro,
ma in seguito era diventata nera. Frank
viveva in una casetta vicino al mare,
così poteva stare attento alla sua
bellissima barca, il cui nome era
SUSANNA. Quando andava a dormire
aveva sempre paura che qualcuno gli
rubasse la barca. Un mattino alle 7:30 qualcuno suonò alla porta della sua casetta. Si alzò di scatto
dal divano e aprì con prudenza la porta. Era un signore che voleva che qualcuno andasse in mezzo
al mare per vedere cosa ci fosse lì. Frank era entusiasta che potesse avere lui l'onore di fare questo
viaggio. Però Frank chiese al signore cosa avrebbe ricevuto in cambio. Il signore gli disse che, se
fosse tornato, sarebbe diventato ricco. Il signore gli chiese se avesse una barca, e lui rispose di sì,
anche se era tutta malandata. La mostrò al signore che, quando la vide, non poteva credere che con
questa barca avrebbe potuto compiere un viaggio così grande. Il signore gli disse che gli avrebbe
comprato una nuova barca. Però Frank non voleva. Il signore gli diede tre giorni per preparasi per il
lungo viaggio. Poteva prendere con sè solo una persona. Si ricordò subito al suo amico Dido, che
anche lui era marinaio. Si misero d'accordo che tre giorni dopo, cioè venerdì, alle 6.30 del mattino
sarebbero partiti. Erano le 5.30 di venerdì e Frank e Dido erano pronti per partire. Misero ancora le
ultime cose sulla barca. Alle 6:30 eccoli pronti per salpare. Il tempo era sereno, il sole era fortissimo
e loro erano in pantaloncini corti e maglietta, anche se era la metà di ottobre. Viaggiarono per due
giorni e tutto procedeva bene. Il terzo giorno invece erano previsti un tornado e un vento gelido.
Erano le due del pomeriggio quando videro che le onde si alzarono, il vento soffiava a 200km/h.
Frank e Dido pensavano che fosse solo un temporale. Però ad un tratto un mostro marino saltò fuori
dall'acqua sulla loro barca. Un tornado marino fortissimo e altissimo li risucchiò dentro all’oceano
Pacifico. Nessuno seppe più niente di loro. Leila Mujanović, VIII classe
MISTERI MARINI
L’anno scorso, finita la scuola, siamo partiti per una vacanza.
Abbiamo preso l’aereo per il Venezuela. Il viaggio è durato molte ore: non vedevo l’ora di vedere le
spiagge lunghe e bianche.
Quando siamo atterrati era notte, così siamo andati in albergo. Il mattino seguente mi sono svegliata
molto presto e siamo andati subito in spiaggia vicino all’albergo. L’acqua era splendida e molto
calda. Vicino alla spiaggia c’era una vegetazione di palme e sono andata a stendermi all’ombra,
cercando un posticino carino. Ho visto qualcosa che luccicava. Mi sono avvicinata e ho visto una
creatura strana, simile a un tritone o una sirena. Era tutta bianca con una lunga coda di pesce un
metro e settanta centimetri. Non aveva capelli ma delle strane lunghe orecchie e denti lunghi e
aguzzi. Sono rimasta senza fiato e, tutta tremante, sono scappata via, correndo veloce a chiamare i
miei genitori. Tante persone sono accorse a vedere cosa fosse successo. Dopo mezz’ora sono venuti
la polizia e i biologi marini che l’hanno portata in laboratorio per studiarla e analizzarla. Dopo due
giorni, sul giornale, c’era la foto della sirena o tritone. Vicino c’era scritto che si trattava di un falso
e che era una creazione di un artista che aveva allestito una sua mostra di creature marine. Lia Auber, VI classe
Hasibe Bilali, III classe
MISTERI MARINI ISOLANI
Una mattina squillò il telefonino alle 6.00 di mattina. Era mio zio, che è un pescatore. Mi chiamò
per chiedermi di andare con lui a pescare. Mi vestii, mangiai e mi lavai i denti: in poco meno di
dieci minuti ero già pronto. Uscii dal condominio e mi recai verso il porto di Isola. Quando arrivai
al porto, mio zio mi stava aspettando per salpare. Era un giorno molto freddo, nuvoloso, privo di
luce e c'era molta nebbia quasi da non vedere Isola nè l'orizzonte. La barca si muoveva in modo
brusco a causa delle onde molto violente. Calammo la rete a strascico e aspettammo un'ora. Poi la
tirammo su e accadde un disastro. La rete era tutta aggrovigliata e strappata. Lo strappo era molto
insolito e strano. Cambiammo la rete e la calammo di nuovo. Dopo trenta minuti i fili d'acciaio
cominciarono a scricchiolare e a tirare la barca indietro. All'inizio sembrava che la rete si fosse
impigliata a qualcosa, ma tirandola su scoprimmo che non era così: la rete non c'era nemmeno.
Qualcosa urtò la nave bruscamente dal basso verso l'alto. Il motore della barca si fermò, non voleva
più partire. La barca si era rotta.
Sapevamo di essere da soli a quattro miglia da Isola e che nessun'altra barca quel giorno stava
pescando, quindi non potevamo chiedere aiuto a nessuno. Non sapevamo cosa fare, la barca
incominciava ad oscillare sempre di più. La barca incominciò ad imbarcare acqua. Non c'era più
niente da fare: mio zio sparò un razzo segnaletico e chiamò aiuti. Saltammo in acqua e ci
allontanammo il più possibile dalla barca. L'acqua era molto fredda. Non sapendo dove dirigerci
aspettammo lì. Dopo due fredde ed interminabili ore dei turisti ci avvistarono e ci presero a bordo.
Non potevo credere di essere rimasto vivo e neanche chi o che cosa avesse provocato
quell'incidente. Resterà sempre un mistero.
Testo e disegno di Niki Lorenzo Pugliese Radočaj, VIII classe
MISTERI MARINI: POLIPUS
Un bel giorno d'ottobre andai in una locanda vicino al mare in cui si radunano i pescatori di Isola
per mangiare qualcosa oppure per bere o giocare a carte. Quando entrai mi avvicinai ad un amico
pescatore e gli domandai come fosse andata la giornata di pesca. Lui mi rispose dicendomi che
quello era stato un giorno disastroso perché non aveva pescato neanche uno sgombro. Io, stupito, gli
domandai come mai non fosse riuscito a pescare niente. Lui mi guardava e disse che era colpa della
maledizione di Polipus. "Ma chi è questo Polipus?". Lui mi guardò e cominciò a raccontare: ''Più' di
cento anni fa un pescatore di nome Franc andò a pescare nel profondo Adriatico e lasciò scivolare
la rete nel mare. Dopo tre ore in mare aperto cominciò a tirare la rete sull'imbarcazione. Quando
arrivò alla fine della rete, c'era un polpo grande come un quarto dell' imbarcazione. Lui subito lo
liberò e il polpo cominciò a cantare, ma cantare così bene che neanche le sirene in confronto erano
così melodiose. Dopo dieci minuti, dal profondo del mare, si sentì risalire un essere gigantesco:
era la madre del polipo: il Polipus. Il povero Franc era quasi morto di paura. Polipus afferrò con i
suoi tentacoli l'imbarcazione, la alzò e la fece affondare per la rabbia di non riuscire a trovare suo
figlio. Quando mandarono una nave a cercare Franc trovarono solamente la scritta del nome della
sua barca: CLOREIDONK. Dopo questa vicenda, questo giorno è maledetto''. Dopo questa storia io
ringraziai il mio amico e me ne andai. Mentre stavo tornando a casa pensai che quello era
veramente un mistero marino. Massimo Škrlič, VII classe
I MISTERI MARINI
Spesso d’estate andavo al mare. Mi divertivo molto. Giocavo con la sabbia a costruire i castelli e mi
inventavo giochi in mare. Un giorno molto caldo, mentre nuotavo, ho incontrato un marinaio di
nome Luca. Aveva i capelli grigi e ricci e gli occhi azzurri come il mare. La pelle era ruvida per il
vento. Cominciai ad incontrarlo molto spesso. Il tempo che passavo con lui era molto bello perché
giocavamo e chiacchieravamo. Ogni giorno passavamo in barca ore e ore. Mi insegnava a guidare la
barca. Una sera mi invitò a cena. Mi cucinò un pesce che avevamo pescato insieme. La serata è
passata molto in fretta tra scherzi, risate e buon cibo. La mamma sospettava dove trascorrevo le
ultime giornate. Io, come ogni giorno, mi stavo preparando per uscire e andare dall’amico marinaio,
ma la mamma mi fermò per chiedermi dove stessi andando. Io le risposi che avevo conosciuto un
nuovo amico di nome Luca, che era marinaio e viveva in una casa poco distante da noi. La mamma
era molto sorpresa perché vicino a noi non c'erano case in cui abitavano persone. Poiché le
sembrava strano, decisi di portarla a conoscere il marinaio Luca. Ci recammo verso la casa ma, con
mia grande sorpresa, la casa non c’era più. La mamma era molto arrabbiata con me, perché pensava
che avessi inventato tutto. Volevo convincerla che non era una bugia, ma lei non mi credette.
Deluso, me ne sono andato a dormire. Il giorno dopo, molto incuriosito, andai a vedere se la casa
esistesse ancora. Già da lontano vidi che la casa c’era, però il marinaio Luca non c’era più. Triste,
correndo, me ne sono andato a casa mia. Per giorni non sono uscito dalla mia camera. Per tutto
questo tempo pensavo al marinaio. Un pomeriggio decisi di guardare l’album della nostra famiglia.
Trovai una foto dove c’era il mio bisnonno, che assomigliava moltissimo all’amico marinaio. Così
capii che mi era successo un incredibile miracolo. Il desiderio di trascorrere qualche giorno con il
mio bisnonno si era avverato.
Con gli occhi bagnati mi appoggiai alla finestra. Davanti a me vidi il mare calmo e, all’orizzonte, la
barca che galleggiava e respirava con le onde, ma il marinaio Luca non lo vidi più. Tutto rimase
solo un bellissimo ricordo. Matija Penca, VI classe
MISTERI MARINI
Era un bel giorno d’estate. Io e la mia famiglia siamo andati al mare. Mi stavo divertendo finché
non andai sotto l’acqua…e lì mi è comparsa una coda azzurra, una coda come quella della sirenetta.
Ma quando ho messo la testa fuori dall’acqua la coda era scomparsa… mi sono spaventata! Volevo
dirlo alla mamma ma non ne ho avuto il coraggio. Dopo mezz’oretta siamo andati a casa. Non mi
usciva dalla testa quello che mi era successo. Di sera mi sono fatta la doccia. I miei biondi capelli si
trasformarono in capelli verde-blu. Le mie mani diventarono ruvide come un pesce. Uscii subito dal
bagno e corsi nella mia stanza. I capelli erano di nuovo biondi, ma le mie mani erano ancora sempre
come quelle di un pesce. Questa volta chiamai la mamma. Lei è subito corsa su. Quando le ho detto
di tutto quello che mi era successo era spaventata, ma non mi credeva… le mostrai la mano…ma la
pelle di pesce scomparve. Credeva che scherzassi, ma le ho detto di venire con me in bagno e che
avrebbe visto la verità. Aprii il rubinetto dell’acqua… mi ritornarono i capelli verdi e la pelle di un
pesce. Quella volta chiamai il papà. Quando mi vide cambiata corsi dalla mamma, non sapevamo
cosa fare…alla fine i miei genitori hanno deciso di chiamare un dottore speciale. Dopo qualche
giorno finalmente È arrivato. Quando mi vide rimase con la bocca aperta. Non sapeva cosa fare …la
mamma disse che mi doveva curare in qualche modo. Il dottore mi prelevò del sangue. Mi uscì il
sangue viola. La mamma ha iniziato a piangere. Il dottore quella volta si era spaventato. Andò a
casa. Pensò e pensò cosa fare. Ad un certo momento gli venne un’idea. Pescò un pesce e controllò il
sangue del pesce. Sorpresa: il sangue era uguale al mio. Il giorno successivo venne a casa nostra. Ci
siamo seduti e ci raccontò cosa avesse fatto e la sua scoperta. I miei genitori aspettavano con ansia
la continuazione del discorso. Alla fine il dottore disse che probabilmente io sono una sirenetta.
Non potevamo crederci. Ma la notizia più scioccante era che io dovevo diventare una sirena per
sempre, altrimenti nessuno sapeva cosa potesse succedere. Non sapevamo cosa fare, ma alla fine
abbiamo deciso con i miei genitori di proseguire e diventare una sirena. Dopo una settimana ci
salutammo… piangendo molto. Mi tuffai nell’acqua e diventai una sirenetta. Prima di andare
promisi ai miei genitori che sarei tornata. È successo dopo 3 anni. Era il 17 marzo. Quella volta
successe una cosa molto strana. Quando vidi i miei genitori vicino al mare si è compiuto un
miracolo e diventai di nuovo una ragazza come ero prima. Gridai a tutta voce affinché mi
sentissero. Quando hanno visto che i miei capelli erano come prima, avevo una pelle normale e non
avevo la coda, mi portarono subito in ospedale. Hanno chiamato il dottore. Quando il dottore mi
vide di nuovo normale mi prelevò del sangue. Era rosso…nessuno poteva crederci. Io non credevo
che questo fosse vero. Corsi fino in acqua e mi buttai dentro. Ero la ragazza di prima. Non potevo
credere di essere stata una sirenetta. Anche se l’acqua era gelida io rimasi dentro. Anche i miei
genitori si buttarono per la felicità. Ritornammo tutti a casa, e in quel momento sentii un pianto.
Chiesi ai miei genitori da dove provenisse e loro mi dissero che avevano una sorpresa per me: una
sorellina. Petra Šurla Toth, VII classe
MISTERI MARINI
Un bel giorno d’estate mi è successa una
cosa strana e non l’ho mai raccontata a
nessuno.
Stavo sul molo grande di Isola, pronto a fare
un tuffo nell’acqua. Preso una bella boccata
d’aria, mi sono tuffato. Avevo abbastanza
aria nei polmoni, così ho deciso di rimanere
sotto l’acqua per vedere se trovavo qualche
conchiglia. Un po’ distante da dove mi
trovavo, una cosa splendente ha disturbato i Kristina Petrič, III classe
miei occhi. Piano piano mi avvicinai per vedere cosa fosse. Era una scatola antica, aperta a metà.
Dentro la scatola c’erano due squali d’oro che proteggevano un cuore. La statua aveva un
particolare potere. Il cuore aveva la magia di portare nella vita degli altri amicizia, coraggio e gioia.
Cosi scriveva all’interno della scatola! La magia potevo vederla solo di notte. Così ho deciso di
tornare di sera, per vedere cosa sarebbe successo quando sarebbe calato il buio. Scese la notte e mi
recai al mare. Ed era vero! Dall’acqua splendeva una luce, la luce del cuore d’oro. Era bellissimo,
tanto che decisi di portare la scatola con me a casa. E così feci! I giorni seguenti tutti intorno a me
erano sereni, contenti, pieni di vita. La magia funzionava davvero.
Però un giorno il cuore smise di splendere. Non sapevo che cosa fare. Di nuovo era tutto più triste,
la gente di malumore. Cosi ho deciso di riportare la scatola dove l’avevo trovata, nel mare, sperando
che così splendesse di nuovo.
Dopo un paio di giorni ho visto che tutti erano tornati normali, di buona voglia e gioia. Il cuore
tornò a splendere più che mai. Rok Rustja, VI classe
MISTERI MARINI
Un signore aveva un campo
vicino a un lago bellissimo. Un
giorno, venerdì diciassette, un
bambino aveva il compleanno e,
poiché era estate, andò a
nuotare. Però lui non sapeva
nuotare e cosi sparì nel lago.
Allora, quando i poliziotti scoprirono cosa fosse successo,
questi chiusero il campeggio
e iniziarono a svolgere
un’indagine su quel bambino
scomparso. Due sub andarono
in quel campeggio e si tuffarono
nel lago sotto l´acqua, però non trovarono traccia di quel bambino. Andarono alla stazione di
polizia e così il campeggio rimase chiuso per diversi anni. Dopo dieci anni il signore chiese se
si potesse riaprire il campeggio. Disse che lui avrebbe potuto riordinarlo. I poliziotti erano insicuri perché non sapevano cosa fosse successo realmente a quel bambino scomparso, però lo
stesso gli dissero di sì. Il signore finì di riordinarlo. In estate sette professori vennero al
campeggio. Erano molto felici e andavano ogni giorno a nuotare però, quando arrivò il venerdì
diciassette, di mattina andarono nel lago a nuotare. Un professore scomparve ma gli altri sei
rimasti pensarono che fosse uno scherzo, così continuarono a nuotare e giocare finché non
scomparve un altro professore. Per i cinque rimanenti professori la situazione incominciò a
diventare strana, così loro andarono fuori dal lago. Comunque non presero troppo sul serio
l´accaduto perché quei due professori scomparsi facevano tante volte scherzi. Questa volta
erano scomparsi sul serio, ma questo loro non lo sapevano. Di sera due professori innamorati andarono a fare un bagno notturno e a baciarsi. Il bambino ancora vivo nel lago creò un buco
d´acqua e li risucchiò nel lago. Così anche loro scomparvero. Un professore andò a vedere dove
fossero i due innamorati e vide nel lago una mano che annaspava. Volle prenderla, perché gli
pareva che fosse della prof. Però il bambino era più furbo e lui la prese, perché era sotto l´acqua
Tim Širca Stubelj, VII classe
bene nascosto. Così scomparve. Rimanevano soltanto due professori .Tutti e due andarono al
lago e videro l´acqua piena di sangue e i professori morti che stavano sull´acqua. I due
pensarono che fosse soltanto un grande scherzo e così andarono in una barchetta con
l´intenzione di spaventare gli altri prof. Però il bambino del lago rovesciò la barca e così anche
loro annegarono e morirono. I poliziotti trovarono tutti morti e così dovettero chiudere ancora
una volta il campeggio.
Questa e´ la storia del bambino ancora vivo nel lago che aspetta il suo compleanno e qualcuno che vada a nuotare per prenderlo e farlo annegare.
Temim Petretič, VI classe
MISTERI MARINI
Un bel giorno d'estate io e le mie amiche ci siamo immerse nell'acqua. Era bellissimo fino ad un
certo punto. Più in fondo mi immergevo, più succedevano cose strane, ad esempio c'erano dei
pesci cantanti. Quello era già il primo mistero, ma non mi sono soffermata più di tanto a
pensarci.
Il giorno dopo le mie amiche dovevano partire per Londra con i loro genitori, e così io sono
rimasta sola. Allora mi sono messa ad indagare sui pesci cantanti. Arrivata alla spiaggia, mi
sono subito immersa nel mare. Quel giorno però non è successo nulla. Tra me e me ho pensato
di essere una sciocca. Dopodiché sono ritornata a casa. C'era mio nonno: lui è un pescatore e
perciò ho pensato che avrebbe saputo dirmi se quei pesci esistevano. Ha incominciato a ridere:
pensava che fossi pazza. Il giorno seguente però ero sempre più curiosa, e allora mi sono immersa nel mare, in un punto
più profondo. Ero lontana un chilometro da casa mia. Quel giorno ho capito che era proprio
quello il mare dove succedevano i misteri.
Nuotavo felice nel mare. Poi però mi sono accorta che potevo respirare sott'acqua. Avevo molta
paura, però lì c'era una sirena. Mi sono detta: ˝Io sto impazzendo!˝ Ma la sirena mi ha portato
ad Oceana. In quel posto c'erano tante sirene e mi hanno dato persino una coda. Tutto mi pareva
molto strano, ma mi divertivo un sacco.
Poi ho dovuto andarmene. Mentre nuotavo c'era un'ombra grandissima dietro di me. Mi sono
voltata e ho visto un mostro. Era tutto verde, peloso e grande. Aveva due occhi a forma di
bruco, una coda di topo e delle orecchie da elefante. Era molto ridicolo ma cattivo. Nuotavo più
veloce possibile. Pensavo di cavarmela ma dopo è sopraggiunto un pescecane, che mi ha chiesto
cosa ci facessi lì. Tutta spaventata sono fuggita. Mentre nuotavo via vedevo delle cose
stranissime. Ad esempio, dei pesci-sogno, che realizzano ogni tuo desiderio, poi c'erano delle
alghe marine che, se le mangiavi, diventavi tutto verde. Infine c'erano dei serpenti che, se
toccati, ti facevano diventare uno di loro. Insomma, era tutto molto strano.
Di sera, dopo aver nuotato, camminato per un chilometro e visto molti misteri marini, ero
finalmente nella mia dolce casa. Sono andata subito a cenare. A cena i miei genitori mi hanno
chiesto dove fossi stata tutto il giorno. Ho risposto che avevo nuotato. Dopodiche´ sono andata a lavarmi i denti e a dormire. Ero molto stanca.
Il giorno successivo ho pensato che fosse tutto un sogno, ma poi ho visto la coda che mi ha
regalato la sirena.
Mi sono subito spaventata e ho gridato: ˝Aaaa!˝ Vita Šturm, VI classe
LJUBEZEN
Ljubezen je lepa, vesela, zabavna. Ko
se fant zaljubi v punco, komaj čaka,
da jo poljubi. Punca pa se dela važno.
Fant si želi imeti lepo punco, ne grde.
Punca pa si želi imeti kul fanta, ne
brezveznega.
Tudi starši ljubijo svoje otroke,
čeprav se včasih jezijo nanje. Ko
otroci povedo svojim mamam, da so
se zaljubili, skačejo kot opice od
veselja. Zato je ljubezen lepa!
Fantje pravijo, da so bolj pametni od
punc, ampak to ni res! Emily Feder, 3. r.
KAKO SEM PRIŠEL NA SVET
Ker sta bila mama in očka srečna, ko
sta bila skupaj, sta si zaželela otroka.
Nekega dne je zdravnik rekel mami,
da je noseča. Z očkom sta bila
presrečna. Ko sem se rodil, je
zdravnik povedal mami, da bom
moral na operacijo. Odpeljala sta me
v London, kjer so me operirali na
srcu. Starša sta bila v skrbeh zame.
Ko je bilo operacije konec, je
zdravnik povedal mami in očku, da je
operacija lepo uspela in da bom moral
hoditi na preglede v Ljubljano.
Vesel sem, da se je takrat vse uredilo.
Zelo sem živahen in zanima me
veliko stvari. Najraje pa pojem in
igram kitaro. Nicola Štule, 3. r.
LJUBEZEN
Pomlad je čas ljubezni, ker rože
cvetijo in se narava prebuja.
Ljubezen je res lepa in romantična
stvar! Mame ljubijo otroke in
otroci svoje mame. Tisti, ki so
zaljubljeni, si pomagajo in se
imajo radi. Ljubezen je tudi med
prijatelji. Ko smo zaljubljeni, se
nam oseba, v katero smo
zaljubljeni, zdi še lepša. Ko si
zaljubljen, se ti zdi ves svet veliko
lepši.
Etienne Gregorič Pohlen, 3. r.
LJUBEZEN
Ljubezen je nekaj čudovitega,
kot da se ponovno rodiš.
Ko si zaljubljen,
ti gre vse lažje od rok.
Ampak, ljubezen ni samo
veselje in sreča,
včasih je tudi razočaranje.
Ko se zaljubiš,
misliš ponoči nanjo ali nanj.
Brez ljubezni bi bil svet pust!
Luka Vujičić, 3. r.
LJUBEZEN
Spomladi se veliko ljudi zaljubi.
Ljubezen je zelo pomembno čustvo.
Pred časom sem bil tudi jaz zaljubljen.
Zaljubljenci si kupujejo rože,
sladkarije, ... Ljubezen prinaša srečo.
Brez ljubezni bi bil svet brez pomena.
Najraje imam mamo in očka. Tomi Pugliese, 3. r.
MOJA DRUŽINA
Smo srečna družina. Oče in mama se
imata zelo rada. Mami je ime Romina,
očetu pa Sandi. Živimo v Izoli. Imamo
kužka Dastija. Očka in mama mi
pomagata pri nalogi, če česa ne
razumem. Moj očka rad igra nogomet
in kolesari, z mamo pa hodim na
sprehode. Jaz pa najraje jaham konja.
Moj kužek pa se najraje igra s svojo
žogico.
Starše imam zelo rada. Kim Novak, 3. r.
LJUBEZEN
Ljubezen pomeni, da imaš nekoga rad.
Ljubezen med fantom in punco je lepa,
tudi med mamico in očkom.
Rada imam mamo, očeta in bratca.
Tudi učiteljico imam rada. Rada imam
tudi Hasibe in ona mene.
Spomladi je več ljubezni, ker se
prebuja narava. Ko se spomnim na
ljubezen, sem srečna. Zato rišem srčke.
Amira Avmedi, 3. r.
MOJA DRUŽINA
Živimo v Jagodju: mama Kristina, očka
Fabio, sestra Tina in jaz, Laura. Z nami
živi tudi nona. Imamo se radi. Očka se
rad heca z mano in Tino. Kjer živimo,
je narava lepa. Pri hiši imamo hlev in
veliko dvorišče. Tukaj so kokoši, muce,
koze in osliček. Vse živali imam rada. Laura Fermo, 3. r.
LJUBEZEN
Fant in punca se imata rada. Ko
postaneta mama in očka, se imata tudi
rada. Brez ljubezni bi bil svet žalosten.
Ljubezen je lepa in romantična. Ko si
zaljubljen, je lepo, če ljubljeni osebi
napišeš lepo ljubezensko pesem Jaz
sem tudi zaljubljen v Lauro Arianno
Rivera. Bila je moja sošolka. Sedaj živi
na Irskem. Komaj čakam, da jo spet
vidim. Ijan Ukovič, 3. r.
LJUBEZEN
Poznamo več vrst ljubezni: ljubezen
med fantom in punco, ljubezen do
staršev, do babice in dedka, do bratov
in sester. Ljubezen je čustvo, ki ga
čutimo v naših srcih. Če dajemo
ljubezen, jo bomo dobili tudi nazaj. Le
kdor ljubi ve, kaj pomeni izgubiti
ljubezen.
Ljubim lep sončni zahod. Ni boljšega
od z ljubeznijo skuhanega kosila. Kristina Petrič, 3. r.
TEHNIČNI DAN
Izvedeli smo, kako s pinceto izpulimo
klopa. To smo tudi poskušali narediti.
Previjali smo rane in tudi dojenčke -
lutke. Nisem verjel, da je dojenček
težek kot pravi. Zelo je bilo zabavno in
zanimivo. Filip Liam Mlakar, 2. r.
Ta dan smo se naučili veliko novega.
Previjali in oblačili smo dojenčka.
Previjali smo tudi rane na rokah, nogah
in glavi. Iz kože smo pulili klopa, ki ni
bil pravi. Komur je uspelo, je dobil
bonbonček.
Anja Orel, 2. r.
Včeraj je bilo v šoli zelo zanimivo, saj
sem se učil previjati dojenčka, ki je bil
zelo težak. Poskušali smo tudi izpuliti
klopa. Seveda ni bil pravi. Tudi roka ni
bila prava, ampak iz gume. Arben Vatovci, 2. r.
Povil sem si roko, nogo in glavo.
Spekla me je meduza. Dojenček je bil
težek kot pravi. Jan Frank, 2. r.
Dijakinje Zdravstvene šole so nas učile
previjati dojenčka, ki je bil kot pravi.
Rane so nam razkužile z vodo.Mi smo
jim pomagali. Potem smo se učili s
pinceto izpuliti klopa. Naučili smo se,
kako z lopatko odstranimo lovke od
meduze, ki se nam zalepijo na kožo.
Bilo je zelo zanimivo.
Matia Benčič Lukač, 2. r.
Jaz nisem verjel, da je dojenček lahko
tako težak.
Galip Hopi, 2a classe
V učilnici tretjega razreda so bile
dijakinje Zdravstvene šole. Previjali
smo dojenčka, ki je bil težak kot pravi.
Iz roke, ki ni bila prava, smo pulili
klopa. Po rokah smo si z rdečim
flomastrom risali rane in potem smo si
jih povijali. Povijali smo si tudi glavo
in roko. Bilo je zanimivo. Marko Paradžik Dragan, 2. r.
Na tehnični dan smo počeli marsikaj.
Previjali smo dojenčka, učili smo se
odstraniti klopa in lovke od meduze. Te
se odstranijo z lopatko. Bilo je zelo
zanimivo. Sarah Božič, 2. r.
Včeraj ni bilo običajnega pouka. Imeli
smo tehnični dan. Bilo je zanimivo in
smešno. Smešen je bil Filip, ko je
previjal dojenčka. Tudi David je bil
smešen, ko se je vozil v vozičku po
hodniku. Tim je bil smešen s povito
glavo. Všeč mi je bilo, ko smo se učili
izpuliti klopa. Luka Hameršak, 2. r.
Na tehničnem dnevu mi je bilo
zanimivo in smešno. Najprej sem pulil
klopa, ki ni bil pravi. Gal me je vsega
povil s povojem. Postal sem prava
mumija. Ko sem jaz povil njega, je
postal pravi invalid. Smešno je bilo
tudi ko smo dojenčku zamenjali
pleničko,. Matjaž Petrič, 2. r.
Včeraj je bil tehnični dan. Razkuževali
smo si rane in potem smo jih povijali.
Preoblačili smo dojenčka. Zelo je bil
težak. Filip je bil posebno smešen, ko
ga je previjal. Učili smo se tudi, kako
izpuliti klopa. Mattia Pagnanelli, 2. r.
Previjali smo dojenčka, ki je bil težak
kot pravi. Učili smo se puliti klopa s
pinceto. Narisali smo si rane in jih
povijali. Učili smo se tudi, kaj narediti,
ko te opeče meduza. Natalija Radešič, 2. r.
Včeraj smo imeli tehnični dan.
Najlepše mi je bilo, ko sem pulil klopa
iz roke, ki ni bila prava. Zabavno je
bilo tudi, ko smo si povijali roke in
noge s povoji. Za konec smo
preoblačili dojenčka. Tudi ta ni bil
pravi.
Janoš Petrič, 2. r.
PRVA POMOČ NA JADRNICI
Ko je potekal v šoli tehnični dan, sem
bil bolan. Ker v družini jadramo, bom
opisal, na kaj moramo paziti, ko
jadramo.
Pozoren moraš biti na bum, ker te
lahko udari v glavo in naredi: bum.
Paziti moraš, kod stopaš in kam vtikaš
prste. Ko močno piha, se jadrnica
nagne, zato nam lahko spodrsne in
pademo. Zato je bolje, da se vedno za
kaj držimo. Ob slabem vremenu
oblečemo reševalni jopič.
Jadrati je zelo lepo, imeti pa moramo
primerno obleko, zaščititi se moramo,
da nas sonce ne opeče in imeti moramo
klobuk. In seveda veliko dobre volje! Toni Benčič, 2. r.
KO SEM BIL MAJHEN
Ko sem imel tri leta, je moja sestrica
Ula imela eno. Moja mama ni nič
razumela moje sestrice, jaz pa sem jo.
Ko je Ula rekla »čučko«, sem rekel
mami, da bi rada hruško. Nekega dne je
sestrica vzela v roke kamero in me
hotela snemati. Zbežal sem ji. Nisem
vedel, kdaj jo je prižgala. Zvečer pa mi
je rekla: »Gal, Gal, jaz sem ti šlikala
čopate.« Zelo sem se ji smejal. Gal Aleksej Komljanec, 2. r.
NEVIHTA
Prvomajske praznike sem s starši
preživela na Krasu.
Nekega dne sva se s tatijem odpravila v
vinograd. Vzela sva samokolnico,
nekaj orodja in dežnik. Ko sva prispela
v vinograd in začela delati, je naenkrat
začelo deževati. Odprla sva dežnik in
čakala, da gre nevihta mimo. Nekajkrat
je v daljavi zagrmelo, nato je naenkrat
močno počilo in udarilo v naju. Vrglo
naju je na tla. Prestrašena sva se
spogledala in ugotovila, da je z nama v
redu. Zbežala sva domov.
Očetom in mene je udarila strela. Imela
sva veliko srečo, da se nama ni nič
hudega zgodilo. Anja Orel, 2. r.
VESELA NOVICA
Nekega dne mi je mamica povedala, da
je noseča. Dojenček se v njenem
trebuhu zelo premika in brca. Rodil se
Tomi Pugliese Štuva, III classe
bo 10. julija. Zelo se veselim njegovega
rojstva. Julija Cvetko, 2. r.
TO SEM JAZ
Imenujem se Mitja in imam zelo rad
svojo družino. Po naravi sem bolj tih.
Imam psička Spenka in dve ribici. Rad
se igram s Spenkom in tečem.Veliko se
ukvarjam s športom, saj igram nogomet
in rokomet. V šoli sem zelo priden.
Sem najhitrejši v razredu. Ko bodo
počitnice, bom šel za kakšen teden k
babici v Maribor. Tam bova z bratom
Janom igrala nogomet na posebnem
igrišču, ki ima napihljivo ograjo. Zelo
se veselim. Mitja Frank, 3. r.
Cicido
Med uro slovenščine smo se igrali trgovino. Sara in Anastasija sta nakupovali, Rocco, Oleg in jaz smo
prodajali hrano: ribe, jajca, bonbone, hrenovke, mleko, sadje, zelenjavo in kruh. Vsaka stvar je stala 5
evrov, prodajali so tudi pripomočke za kuhinjo: kozarce, žlice, vilice, nože in krožnike. Vsak predmet
je stal 50 evrov. V tej trgovini so imeli še obliže po 100 evrov, igrače, star denar v albumu in daljinec
igrače so bile po 10 ali 20 evrov, vrečke po 2 evra in flomastri 1 evro. Ime trgovine je bilo Cicido. Rok
in Nikola sta tudi prodajala, a ne vem natančno, kaj. Voen je imel svojo trgovino. V njej je prodajal
igrače.
Kerin Perne, 4. razred
IZLET V LJUBLJANO
8. aprila 2014 zjutraj smo se morali zbuditi že ob šestih, da bi prišli
pravočasno na avtobusno postajo. A ko sem prišla tja, ni bilo še
nikogar, zato sem šla do sošolk in ju poklicala. Na moje veliko
začudenje je prišla k vratom prijateljičina mama in rekla, da je
ekskurzija predraga in da zato nanjo ne bosta šli. To se mi je zdelo
malo čudno, ker prejšnji dan v šoli nista rekli ničesar. Meni se
strošek ni zdel pretiran.
Vrnila sem se na postajo, kjer je bilo že nekaj učiteljev in dva moja
sošolca. Takoj sem povedala učiteljici, ki je skrbela tisti dan za nas,
da na kulturni dan v Ljubljano ne bomo šli vsi. Ona je bila zelo
presenečena. Ko je avtobus končno prišel in smo vsi vstopili vanj,
so nas učitelji prešteli in ugotovili, da nas veliko manjka. Malo smo
še počakali na dva zamudnika in potem le odpotovali.
Čez uro in pol smo prispeli v Ljubljano. Zaradi začetne zamude
smo kar na avtobusni postaji pomalicali in se odpravili proti
Cankarjevemu domu. Tam smo šli na stranišče in v garderobi odložili nahrbtnike, nekateri pa tudi
bunde in plašče. Že se je naredila gneča pred vhodom v Gallusovo dvorano. Zato smo morali malo
pohiteti. Ko smo prišli na balkon, smo se usedli tako, da smo mi, učenci petega razreda, zavzeli
najboljša mesta, drugi so pa bili pri straneh. Trije učenci 8. in 9. razreda, ki so sedeli v vrsti za menoj,
Tim Korošec, VIII classe
so nenehno drezali v moj stol in me pri poslušanju koncerta strašansko motili. Predstava je bila zelo,
ampak res zelo lepa, a tudi malo smešna. Smešne so bile predvsem lutke.
Potem smo se sprehodili po Ljubljani. Ustavili smo se ob Tromostovju pod Prešernovim spomenikom,
od koder smo lahko šli sami na sladoled pa na kakšno palačinko. Potem smo se sprehodili po Stari
Ljubljani in mimo čokoladnice in si tam kupili bonbone. Ustavili smo se na Starem trgu, učitelj in
učiteljice pa so na prostem tik ob nas pili kavo. Fantje so v glavnem nagajali in se škropili, punce smo
pa jedle kosilo. Ko smo pojedli, smo imeli še kar nekaj prostega časa. Takrat me je od vročine začela
boleti glava.
Potem smo se končno odpravili v šolski muzej. Najprej smo si v krajšem hodniku ogledali razstavo, ki
me ni posebej zanimala in se mi je zdela »brezvezna«. Potem pa smo šli v drugi del muzeja, kjer je
bilo zelo zanimivo. Tam so nam pokazali, kakšne so bile učilnice pred 1. svetovno, med 1. in 2. in po
2. svetovni vojni. Sledil je najbolj zanimiv del kulturnega dneva: udeležili smo se učne ure lepega
vedenja iz leta 1907. Tim in jaz sva bila reditelja. Jaz sem morala povedati, kateri mesec je bil, vendar
tega nisem vedela, zato me je učiteljica »nadrla«. Potem sem se nekako znašla.
Iz muzeja smo se odpravili še v park Tivoli, od tam pa domov.
Meni je bil ta dan zeloooooooooo všeč.
Ana Furlan Sfarčić, 5. razred
Moj marsovec
Moj marsovec se imenuje Hula Pilo.
Star je petsto let, vendar je močan, spreten in zelo bister. Je
temne polti in visoke postave. Njegov obraz je okrogel.
Ima zlate oči, dolg nos, rdeča lica kot jagode. Hula Pilo je
oblečen v srebrno vesoljsko obleko.
Je vesel kot klovn in vedno pripravljen pomagati drugim.
Hula Pilo je pogumen, korajžen, priden in dobrega srca.
Živi na planetu Star Wars, ki je oddaljen od zemlje tisoč
svetlobnih let.
Zelo rad potuje s svojim vozilom NLP, vendar samo ponoči.
Tako me obišče vsako noč, kar me zelo razveseli.
Pripoveduje mi zanimive dogodivščine iz vesolja. Jaz
pripravim posteljo za njega in hrano, da ni lačen. Najraje je
palačinke s čokolado, nonin toast in mineralno vodo.
Hula Pilo je prav dober marsovec.
Daniel Cante, 4. razred
Robon Ćosić, VIII classe
Moj vesoljček
Nekega dne sem videla NLP, ki je letel okoli naše hiše in pristal
na tleh. Ven je prišel marsovček Marsek. Pride k meni in me
vpraša: ,,Imaš kaj za pod zob?''
Jaz ga vprašam: ,,Kaj najraje ješ?''
On odgovori: ,,Vse, kar jedo ljudje.''
Postala sva prijatelja in sva se večkrat pogovarjala. On je bil suh,
nos je imel kot krompir.
Zdel se mi je kot Elmo, lik iz Muppet-showa.
Kerin Perne, 4. razred
Moj vesoljček
Moj vesoljček se imenuje Mač. Živi na Luni, kjer je mnogo
snega. Obleko ima modre barve. Ima rumene noge in antene.
Obraz ima okrogel in zelene barve. Oči ima črne. Na Luni ima veliko hišo. V svoji hišici ima pet
prostorov. To so: kuhinja, dnevna soba, kopalnica, jedilnica in soba, v kateri vesoljček Mač spi.
Sara Jakomin, 4. razred
Moji vesoljčici
Moji vesoljčici se imenujeta Čera in Lizika. Sta zelo majhni in lepih barv. Ena je rožnata in vijoličasta,
druga pa zelena, modra in rdeča. Živita v vesolju, ki je iz sonca. Tam sta zelo veseli. Jesta raznoliko
pestro hrano - rastline, ki tam rastejo, sadje in zelenjavo. Veliko mi pomagata. Radi spančkata na
sončnem pesku. Veliko mi pomenita.
Anastasija Radišić, 4. razred
Moji marsovčki
Nekega dne so se nekje na Marsu rodili trojčki marsovčki: Jaka, Žiga in Jan. Odraščali so brez mame
in očeta. Nekega dne sta namreč šla mama in oče z vesoljskim plovilom pogledat, kaj se dogaja na
Zemlji, a nikoli več se nista vrnila. Trije bratje so tako počeli, kar so hoteli, ker na Marsu ni pravil.
Niso hodili v šolo, jedli so same dobrote: torte, čokolade, pizze. Najraje so pili kokakolo. Ker so bili
radovedni, so tudi oni nekega dne obiskali Zemljo.
Tistega dne, ko sem z očetom kolesaril, sem na travniku ob cesti zagledal ogromno vesoljsko plovilo.
Ker sem tudi jaz zelo radoveden, sem šel pogledat, kaj se tam dogaja. Ob plovilu so sedeli trije
marsovčki. Ko so me zagledali, so se me zelo prestrašili, a jaz sem se njih bal še bolj kot oni mene.
Vseeno so me vprašali za pomoč, ker niso vedeli, kje so. Z veseljem sem jim povedal in postal njihov
prijatelj. Vsako leto me obiščejo in z njimi se imam zelo lepo, ker počnemo mnogo zabavnih stvari.
Nekoč bi rad šel z njimi na Mars!
Rocco Zuliani, 4. razred
Ivo Furlan Sfarčić, III classe
Trgovina
V petek smo se v šoli igrali trgovino.
Anastazija in jaz sva si naredili bankovce in kovance iz papirja. Potem sva šli nakupovat: volno,
zelenjavo, sadje, kuhinjski pribor, časopis, kupili sva tudi žogo, ravnilo, pajka in vrečke.
V prvi trgovini so prodajali: Kerin, Rocco in Oleg.
V drugi trgovini so prodajali: Voen, Nikola in Rok.
Bilo mi je lepo. Želim si, da bi se med poukom še igrali trgovino.
Sara Jakomin, 4. razred
Dear friend, 30 October, 2013
I'm writing to you for the first time.
My name is Vita and my surname is Šturm. I'm eleven years old. My birthday is in December.
I was born in Izola, on the first of December 2002. I live in Izola in Sloveni, in a big, green house. It
has three floors and a big garden.
I have blue eyes and long brown hair. I'm tall and thin.
I go to the Italian elementary school ’’Dante Alighieri’’ in Izola. I'm in the sixth year with other twelve
schoolmates.
I like nutella, dancing, singing, listening to music, climbing and swimming. I also pratice HIP HOP at
Izola.
Lia Auber, VI classe
This is my family. My mum has blue eyes and long blond hair. Her name is Virna. My dad has blue
eyes and short brown hair. His name is Valter.I have one sister. Her name is Valentina but her
nickname is Valy. She has long blond hair and blue eyes.
I have one pet, a fish. Her name's Pika. That is me!
I'm waiting for your letter.
Best regards,
Vita Šturm
Dear friend, 29 October, 2013
I want to introduce myself.
My name is Matija. My surname is Penca. I'm 11 years old.
I was born on July 24 2002 in Izola. Izola is a small town on the Slovenian coast.
I live with my family, dad, mom and little sister Luana.
She is five years old. I go to the sixth class of the school Dante Alighieri at Izola.
I have got lots of friends.
I'm waiting for your reply.
Best regards,
Matija Penca
Dear e-friend, 4 November , 2013
That's me. My name is Daniil Golovaciuc. I live at Izola in Slovenia.
I'm 12. I have one cat. Its name's Milko.
My favourite sport is dancing. I love tennis, football, and basketball.
My father is a tennis coach. He's 38. He has played tennis for thirty years. He is a famous tennis
coach.
My mother is Nona Golovaciuc. She is 35. She works in the hotel Kampinski. She is from Moldavia,
but she lives in Izola.
I want to be a translator, because I can speak many languages (Russian, English, Slovene, and a little
bit of Italian).
I have many Internet friends. They are from: Slovenia, Russia, England, and many other countries.
I'm waiting for your reply.
Best regards,
Daniil Golovaciuc
Hallo! Izola, den 6. November 2013
Ich bin Petra. Ich bin zwölf Jahre alt.
Meine Mutter heißt Loredana. Sie ist zweiundvierzig. Mein Vater heißt Roman. Er ist einundvierzig.
Die Eltern von meiner Mutter sind Dorjan und Mira. Die Eltern von meinem Vater sind Cirilka und
Ivan.
Meine Schwestern heissen Lana und Gaja. Lana ist drei Jahre alt. Gaja ist sieben Jahre alt. Mein
Bruder heißt Matej und er ist ein Jahr alt.
Und wie ist deine Familie?
Tschüs
Petra Šurla Toth, 7. Klasse
MY FAVOURITE COMPUTER GAME
My favourite game is because you can do what ever you like. You
can interact with other players in the server and kill all the
monsters like creepers, spiders, zombies, skeletons, and endermen. You can create your own server
and invite your friends to play. Minecraft is a world made out of cubes of different types of material,
stone and liquids.
Stampylong head is a very famous British Minecraft player that makes video reviews in Stampys lovley
world. He can tame dogs and cats and give them names. Theballisticsquid is also a known British
player. He is Stampy’s best friend.
In Minecraft there are lots of different modes. They are basically special ways to play and battle.
There are two different types of modes, there is survival mode where you have to kill animals and
monsters to survive and there is a creative mode where all you do is create whatever you like.
Minecraft can also be used for architecture and building construction. I think this game is very useful
and fun, that is why I like it.
Mark Antony Feder 7th class
MY FUTURE
I start to imagine my future from now…
When I finish elementary school, I will go to the grammar school or to the sports grammar school. I
haven’t decided yet. But I know that I want to be a sports doctor or physiotherapist. In order to
become one, I will have to study hard, but this is not a problem, because I like studying. My favourite
subjects are Mathematics, Biology and PE. I like school and I will do my best.
In my private life, I want to be a good friend, a beautiful and good partner as well as a good mum. I
hope, I will get married, I think I will wait until I am twenty-five. I hope my partner will be intelligent,
kind and friendly. I don’t want to be rich, but I hope to be important, happy and a little famous. With
my partner we will have two children. We will live in a house in a beautiful city. My house will be big,
modern and with a pool.
The city where I will live won't be big but significant and I will be important, too.
To sum it up, I hope I will have a good-looking and kind partner, a family and a good job. I want to
have a healthy and long life.
Leila Mujanovič, 8th class
My best friends
I have lots of best friends.
My best friend since I was a little girl has been a girl that
trains handball. Now we are older and still, after all this time,
we are best friends. My other besties are my schoolmates and
we always do stupid stuff at school. We like to disobey the
teachers and not to listen to them. Sometimes we even run
away from them. Once we went to the beach with a teacher
and we ran away from him.
A boy is usually the leader of all the pranks we pull. The rest
of us ALWAYS follow. Another boy joins in sometimes and
plays a joke on the teacher, so all five of us go to the
principal's office for stupid stuff like: throwing footballs in the
sewage. That's why they're my best friends. I like how they
always have some good ideas to do stupid things. They all
fight with me sometimes, but we manage to stay best friends,
because we have a lot in common. I love them!
Unknown author
Alessia Steffè, VIII classe
Giornalino della Scuola elementare “Dante Alighieri”
di Isola
Redazione: Sabrina Simonovich, Jelka Morato Vatovec e Marino Maurel
Impaginazione elettronica: Marino Maurel
Elaborazione grafica e stampa: Scuola elementare “Dante
Alighieri”, Isola
Si ringraziano tutti gli insegnanti e gli alunni che hanno contribuito alla
realizzazione della pubblicazione.
Isola, giugno 2014
www.dantealighieri.si