IL CROWDFUNDING NEI MODELLI DI …...CROWDFUNDING: ASPETTI DEFINITORI 1.1 Definizione e...

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SECONDA UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI DIPARTIMENTO DI ECONOMIA CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN ECONOMIA E MANAGEMENT Tesi di Laurea in ANALISI DEGLI INVESTIMENTI “IL CROWDFUNDING NEI MODELLI DI FINANZIAMENTO DI PROGETTI IMPRENDITORIALI” Indagine conoscitiva sul fenomeno del Crowdfunding tra opportunità e prospettive di sviluppo. Anno Accademico 2014/2015 Relatore: Chiar.mo Prof. Francesco Gangi Candidato: Lucia Michela Daniele Mat. A10000537 Correlatore: Chiar.mo Prof. Francesco Campanella

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SECONDA UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI

DIPARTIMENTO DI ECONOMIA

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN ECONOMIA E MANAGEMENT

Tesi di Laurea in ANALISI DEGLI INVESTIMENTI

“IL CROWDFUNDING NEI MODELLI DI FINANZIAMENTO DI

PROGETTI IMPRENDITORIALI”

Indagine conoscitiva sul fenomeno del Crowdfunding tra

opportunità e prospettive di sviluppo.

Anno Accademico 2014/2015

Relatore:

Chiar.mo Prof. Francesco Gangi Candidato:

Lucia Michela Daniele

Mat. A10000537 Correlatore:

Chiar.mo Prof. Francesco Campanella

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Indice

Abstract 6

CAPITOLO 1

CROWDFUNDING: ASPETTI DEFINITORI

1.1 Definizione e caratteristiche del Crowdfunding 11

1.2 Origine storica ed evoluzione del fenomeno 17

1.3 I modelli di crowdfunding 19

1.3.1 Il modello Donation-based 22

1.3.2 Il modello Reward-based 22

1.3.3 Il modello Lending-based 23

1.3.4 Il modello Equity-based 24

1.4 Gli attori del crowdfunding 27

1.4.1 Tassonomia delle piattaforme 30

1.5 Le cifre del Crowdfunding nel mondo 34

1.5.1 Trend internazionali 37

CAPITOLO 2 LA RACCOLTA DI CAPITALI ON LINE: OPPORTUNITA’ E CRITICITA’

2.1 Opportunità e limiti del finanziamento dal basso: SWOT ANALYSIS 43

2.2 Dalla business idea alla raccolta di capitali: gli step del processo 54

2.3 Il proponente 59

2.3.1 Aspettative e benefici 59

2.3.2 Disincentivi per il proponente 62

2.3.3 Criteri di scelta della piattaforma 64

2.4 La comunità dei crowdfunders 67

2.4.1 Benefici attesi dal finanziamento di progetti on line 69

2.4.2 Disincentivi per la comunità 72

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2.4.3 Tipologie di crowdfunders 74

2.4.3.1 Hahn: omogeneità della folla e archetipi di crowdfunders 75

2.4.3.2 Categorie di crowdfunders e criteri di scelta dei progetti 79

2.4.4 Il ruolo del consumatore nella co-produzione e nel co-sviluppo dell’investimento 90

2.5 Il ruolo delle piattaforme nella raccolta di capitali on line 98

2.6 Ruolo e impatto delle asimmetrie informative: i fallimenti di mercato 102

2.6.1 Possibili azioni di contenimento delle asimmetrie informative 113

2.7 Il capitale relazionale e il valore del network 123

2.8 Fattori critici di successo di una campagna di Crowdfunding 130

2.9 Crowdfunding e Finanza Etica: il valore sociale quale driver di crescita sostenibile 136

CAPITOLO 3 IL FINANZIAMENTO DAL BASSO PER LO SVILUPPO IMPRENDITORIALE

3.1 Forme di finanziamento all’imprenditoria: una panoramica 145

3.2 Le criticità del mercato del credito in Italia 152

3.3 Attori e tendenze del mercato del capitale di rischio in Italia 163

3.4 L’Equity crowdfunding come modello complementare di raccolta di capitale di rischio 170

3.5 Analisi del grado di complementarietà 181

3.5.1 Dimesione comportamentale 182

3.5.2 Dimesione operativa 188

3.6 Il modello reward nel ciclo di vita dell’impresa 199

3.7 Il quadro normativo dell’equity crowdfunding in Italia 205

3.7.1 Le start-up innovative 208

3.7.2 Il regolamento Consob n.18592/2013 215

3.7.3 Aspetti critici della normativa e sfide dell’equity crowdfunding 220

3.8 L’indirizzo della Commissione Europea 226

3.9 La regolamentazione oltreoceano: il Crowdfunding negli USA 228

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CAPITOLO 4 INDAGINE CONOSCITIVA SUL MERCATO DEL CROWDFUNDING IN ITALIA

4.1 Finalità dell’analisi 243

4.2 La popolazione 236

4.3 Tecnica d’indagine: il Questionario 240

4.4 Statistiche descrittive 241

4.4.1 SEZIONE A: Indagine preliminare 243

4.4.2 SEZIONE B: Il Proponente 244

4.4.3 SEZIONE C: Il Team 246

4.4.4 SEZIONE D: Il Progetto 251

4.4.5 SEZIONE E: La scelta della piattaforma 256

4.4.6 SEZIONE F: La scelta del crowdfunding, benefici attesi e criticità 260

4.4.7 SEZIONE G: Il finanziamento 263

4.5 Analisi delle corrispondenze simmetriche 269

4.6 Evidenze ed implicazioni del lavoro di analisi 284

CONCLUSIONI 289

INDICE DELLE FIGURE & DELLE TABELLE 292

APPENDICE A – Le piattaforme di Crowdfunding in Italia 297

APPENDICE B – Il Questionario 298

BIBLIOGRAFIA & SITOGRAFIA 304

RINGRAZIAMENTI 312

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Abstract

“La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta

progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura.

E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la

crisi supera sé stesso senza essere ‘superato’.”

Albert Einstein

A sei anni dallo scoppio della crisi del 2008, i suoi tragici effetti ancora sono visibili

e la ripresa economica tarda ad arrivare.

Il credit crunck che attanaglia famiglie e imprese, i tassi cronicamente alti di

disoccupazione, gli investimenti in ricerca ed innovazione insufficienti, unitamente

al clima di sfiducia e all’incapacità dei governi di adottare misure di politica

economica in grado di arginare il declino dell’economia, sono tra le principali

conseguenze della crisi globale, ma anche tra le principali condizioni che hanno

condotto gli individui e le organizzazioni verso la continua ricerca di forme

alternative e complementari di finanziamento.

La profonda recessione e lo sviluppo della tecnologia Web 2.0, hanno rappresentato

il terreno fertile per la nascita del Crowdfunding. Il termine, che letteralmente

indica “finanziamento dalla folla”, definisce lo sforzo comune di un gruppo di

individui, facenti parte di una comunità virtuale, di sostenere e rendere realizzabili,

con piccoli ma preziosi contributi, progetti e/o iniziative di persone e di

organizzazioni. Laddove il concetto di colletta non è di certo nuovo, ciò che rende

il Crowdfunding una vera innovazione è la sua ineguagliabile forza di aggregare,

non solo idee, ma soprattutto persone superando i confini geografici.

Sebbene le prime esperienze di colletta on-line si riscontrino soprattutto in ordine

a progetti ed iniziative essenzialmente culturali o a sfondo sociale, ad oggi il

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fenomeno del Crowdfunding ha assunto una dimensione economica tale da farlo

assurgere ad asset di sviluppo e di ripresa del sistema economico. Difatti, mentre i

sistemi di credito tradizionali non sono più in grado di accogliere o recepire il valore

di un’iniziativa, il finanziamento dal basso si pone come una effettiva modalità di

raccolta di capitali preziosi, utili sia al finanziamento che allo sviluppo di realtà

imprenditoriali. Si tratta di una possibilità concreta, il cui riscontro non è solo

auspicato ma ampiamente confermato dalla continua diffusione e declinazione del

fenomeno in diversi modelli, tendenza che mostra la capacità di questo nuovo

strumento di sostenere fattivamente i vari settori dell’economia, dal no-profit alle

imprese business-oriented.

In tema di Crowdfunding l’Italia vanta un importante primato. Il Bel Paese è stato il

primo a livello mondiale a dotarsi di una regolamentazione ad hoc per l’equity

crowdfunding. L’impegno del legislatore a legittimare questo nuovo strumento a

servizio delle imprese rappresenta un primo, si auspica non l’ultimo, grande passo

verso la definizione e l’adozione di regolamenti e modelli in grado di sostenere lo

sviluppo economico e, contemporaneamente, contribuire a generare un ambiente

non ostile alla nascita e alla ideazione di progetti ad alto valore innovativo.

In Italia il valore dei progetti finanziati attraverso il crowdfunding supera i 30 ml di

euro, di cui 7 ml solo da Ottobre 2013 ad oggi e 11 milioni nei dodici mesi

precedenti. Le piattaforme, che nel corso di questi due anni hanno raccolto più di

50mila progetti, sono aumentate del 30% negli ultimi sette mesi, raggiungendo

quota 54 piattaforme attive.

A valle di tali considerazioni il lavoro di tesi intende svolgere un’analisi accurata e

dettagliata dello state dell’arte in Italia. Il Crowdfunding è un fenomeno

relativamente nuovo, uno strumento dalle diverse potenzialità e implicazioni,

dunque, l’obiettivo è individuare i molteplici vantaggi che esso può offrire, nonché,

evidenziare le varie criticità che questo strumento può porre. L’analisi verterà sulle

dinamiche che governano il fenomeno, al fine di individuare modelli in grado di

indirizzare promotori ed organizzazioni nell’utilizzo di questo strumento innovativo.

Il lavoro di tesi proposto vuole offrire, dunque, un indirizzo alla istituzioni e al

tessuto imprenditoriale per comprendere e cogliere le possibilità offerte dal

Crowdfunding.

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Nel primo capitolo verranno affrontati gli aspetti definitori, l’origine ed evoluzione

del fenomeno, nonché i diversi modelli sin oggi riscontrati. Inoltre saranno

identificati gli attori coinvolti nel processo di finanziamento dal basso ed il loro

ruolo.

Il secondo capitolo si caratterizza per la specificità con cui ogni singola fase del

processo di finanziamento dal basso viene analizzata. Lo scopo principale è costruire

una finestra di discussione sui principali aspetti qualitativi e quantitativi del

fenomeno, al fine di identificare un modello di governo delle relazioni e dell’aspetto

finanziario, finalizzato ad un impiego adeguato del Crowdfunding. Alla SWOT

Analysis seguirà l’identificazione delle varie fasi del processo di finanziamento. Ogni

fase richiede di essere valutata ed analizzata alla luce delle aspettative, dei benefici

e delle modalità d’interazione tra i vari attori. Con il sostegno della teoria economica

si valuterà, inoltre, l’effetto delle asimmetrie informative, si cercheranno di

identificare i fattori key factor che, grazie al successo di campagne nazionali ed

internazionali, possono essere osservati in maniera più o meno determinante.

Saranno analizzate le forti implicazioni relazionali e la centralità del capitale sociale

dei proponenti, che nel processo di raccolta di finanziamenti dal basso si arricchisce

delle relazioni instaurate con i crowdfunders.

Infine, si esplorerà la correlazione tra il crowdfunding e la finanza etica, un connubio

in grado di rendere sostenibili le nostre economie, troppo spesso malate.

Dopo aver illustrato il meccanismo di funzionamento del Crowdfunding, le

opportunità che esso riserva e, chiaramente, le relative minacce, la nostra attenzione

si concentrerà sulle imprese business-oriented. La cronica difficoltà delle imprese,

soprattutto di piccole-medie dimensioni, di ottenere finanziamenti dal sistema

bancario o di catalizzare l’attenzione di Venture Capital e Business Angel, viene colta

nel Crowdfunding come un’opportunità. I modelli equity e reward, anche se con

modalità differenti di funzionamento, si stanno gradualmente affermando quali

strumenti di sostegno dello sviluppo d’impresa, e appaiono legittimati a divenire a

breve parte integrante delle fonti cui le imprese attingono normalmente per il loro

sviluppo. Attraverso l’equity e il reward potremmo osservare come progetti

destinati, a causa delle attuali condizioni del sistema creditizio, a rimanere in stato

embrionale si siano invece presentati alle folle riuscendo ad emergere con buone

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possibilità di sviluppo e crescita. Il Crowdfunding potrebbe divenire l’antidoto

contro l’elevato tasso di mortalità delle start-up (innovative e non) italiane. Nel terzo

capitolo verranno, dunque, illustrati i due modelli ponendo l’enfasi sul loro ruolo

nella creazione e nella definizione di strategie di crescita aziendale. Verranno inoltre

discussi gli interventi normativi del legislatore e delle Autorità di settore, nonché gli

indirizzi della Commissione Europea, cercando di porre in evidenza la matrice di

vantaggi e svantaggi che da tale disciplina potrebbero derivare per il tessuto

economico italiano.

Dopo aver inquadrato il fenomeno a livello teorico il lavoro di tesi si conclude con

una indagine conoscitiva sul mercato del Crowdfunding in Italia. L’analisi, finalizzata

alla comprensione delle dinamiche e delle prospettive di sviluppo del finanziamento

dal basso, intende offrire una chiave di lettura delle principali dinamiche quali-

quantitative che governano il fenomeno a livello nazionale. Il lavoro di tesi proposto

apre una finestra di discussione sullo stadio dell’arte in Italia, tracciando possibili

scenari d’indagine futuri, fornendo al contempo, ad istituzioni e operatori del

settore, un quadro sistemico delle possibilità e criticità che a livello nazionale

vengono prospettandosi nel mercato del Crowdfunding.

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CROWDFUNDING:

ASPETTI

DEFINITORI

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1.1 Definizione e caratteristiche del Crowdfunding

Il termine crowdfunding, che letteralmente indica il finanziamento (funding) dalla

folla (crowd), è relativamente nuovo. Fu Micheal Sullivan, nel 2006, a coniarlo in

relazione al lancio di Fundavlog, un tentativo fallito di creare un incubatore per

progetti ed eventi legati al mondo dei videoblog, che includeva una semplice

funzionalità per effettuare donazioni on line. Il ruolo crescente ed esponenziale del

crowdfunding nelle economie mondiali ha catalizzato l’attenzione della letteratura

sul fenomeno, nonostante ciò ad oggi non è ancora riscontrabile una definizione

univoca, semmai potesse esservi. Diversi autori hanno tentato di condensare in

poche proposizioni il complesso fenomeno del crowdfunding, essendo lo stesso in

continua evoluzione la letteratura sull’argomento non è vasta. Di contro è però

possibile individuare diversi interventi, ognuno dei quali enfatizza un aspetto

diverso del processo di raccolta fondi dal basso. Sigar (2012) descrive il

Crowdfunding come un metodo innovativo per gli imprenditori di raccogliere fondi

grazie allo sviluppo del Web 2.0., Lynn & Sabbagh (2012) individuano nel successo

della raccolta fondi la capacità del soggetto promotore di rivolgersi a gruppi di

persone che, condividendo medesimi interessi, sono potenzialmente disposte a

donare piccoli contributi per lo sviluppo di progetti imprenditoriali. Ramsey (2012)

identifica il Crowdfunding come processo interattivo tra promotori e potenziali

supporters, Bechter, Jentzsch & Frey (2011) lo definiscono un approccio, altri autori

invece lo associano ad una tecnica di fundraising attuata on line. Ognuna di queste

definizioni è in grado di cogliere un aspetto del crowdfunding, in relazione alle

diverse parti coinvolte nel processo stesso, e potrebbe contribuire fattivamente a

disegnare i confini del fenomeno.

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Ramsey, Y.A.

(2012)

“The process of raising money to help turn promising ideas into

business realities by connecting investees with potential

supporters.”

Betcher, C.;

Jentzsch, S.; Frey

M. (2011)

“An approach to raising capital required for a project or

enterprise by appealing to large numbers of ordinary people for

small ($1-$100) contributions.”

Lynn, D.M. (2012) “A relatively new outgrowth of social media that provides

funding for a variety of ventures”

Sigar, K. (2012) “A capital formation strategy that raises small amounts of founds

from a large group of people through online means.”

Wheat R.E.; Wang

Y.; Byrnes, J.E.;

Ranganathan, J.

(2012)

“A new Internet based method of fundraising in which individuals

solicit contributions for projects on specialized Crowdfunding

websites.”

Lynn, D.M.;

Sabbagh, H. (2012)

“A new outgrowth of social media that provides an emerging

source of funding for ventures.”

Powers, T.W.

(2012)

“A financial mechanism that allows startup companies to solicit

funds from the general public through website intermediaries.”

European

Crowdfunding

Network (2012-

2013)

“Crowdfunding is the mechanism of pooling and distributing

relatively small financial investments from a large audience of

supporters in exchange for equity or liabilities carrying financial

returns or other non-financial rewards, where supporters are

people or organization who network, usually via the Internet, to

jointly support other people or organizations.”

Tabella 1: Nozioni di Crowdfunding. Tabella a cura dell’autore.

Secondo il Framework for European Crowdfunding, “Il crowdfunding può essere

definito come lo sforzo collettivo di molti individui che creano una rete e uniscono

le proprie risorse per sostenere i progetti avviati da altre persone o organizzazioni,

solitamente attraverso o comunque con l’aiuto di Internet. I singoli progetti o le

imprese sono finanziati con piccoli contributi da un gran numero di individui,

permettendo ad innovatori, imprenditori e titolari di aziende di utilizzare le loro reti

sociali per raccogliere capitali”1. La definizione citata, ad avviso di chi scrive, appare

1 A FRAMEWORK FOR EUROPEAN CROWDFUNDING | K. De Buysere, O. Gajda, R. Kleverlaan, D. Marom | 2012

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quella maggiormente indicata a cogliere nell’immediato la rivoluzione che questo

nuovo strumento di raccolta fondi ha apportato nelle economie mondiali. Il

crowdfunding non è esclusivamente una raccolta fondi, sottende forti implicazioni

sociali e antropologiche che si sviluppano on-line, trova esplicazioni in una serie di

processi che potrebbero innovare il modo stesso in cui classicamente intendiamo la

relazione tra ideazioni, produzione e consumo. La nozione del Framework evidenzia

chiaramente i tre concetti chiave su cui si fonda la pratica del crowdfunding:

• La folla (who?)

• Il funding (what?)

• Internet (where?)

La folla (crowd) è l’anima del processo di crowdfunding. Essa rappresenta

un’aggregazione spontanea di individui, normalmente su piattaforme on-line

dedicate, che si identifica in un’iniziativa o in un progetto, o semplicemente ne sposa

la filosofia, decidendo di contribuire alla realizzazione dello stesso con uno sforzo

monetario. La centralità della folla è un attributo che il crowdfunding eredita dalla

pratica del crowdsourcing. Citando Kleeman2 “Crowdsourcing takes place when a

profit oriented firm outsources specific tasks essential for the making or sale of its

product to the general public (the crowd) in the form of an open call over the

internet, with the intention of animating individuals to make a contribution to the

firm's production process for free or for significantly less than that contribution is

worth to the firm”. Il crowdsourcing è, dunque, una sorta di modello di business

grazie al quale un’impresa affida le fasi di creazione di un prodotto o di un servizio,

dalla sua progettazione alla sua realizzazione, ad un insieme di individui (la folla),

tramite una open-call, alla quale chiunque può rispondere apportando il valore delle

proprie competenze tecniche e commerciali. Rispetto alla tradizionale forma di

outsourcing di attività aziendali, il crowdsourcing, non solo consente un elevato

risparmio di costi, ma genera un beneficio significativo in termini di capitale sociale

“Crowdfunding can be defined as a collective effort of many individuals who network and pool their resources to support efforts initiated by other people or organizations. This is usually done via or with the help of the Internet. Individual projects and businesses are financed with small contributions from a large number of individuals, allowing innovators, entrepreneurs and business owners to use their social networks to raise capital”. 2 KLEEMANN, F., VOß, G., RIEDER, K.,“Un(der)paid Innovators: The Commercial Utiliza-tion of Consumer Work through Crowdsourcing”. Science, Technology & Innovation Studies, North America, 4, Jul. 2008.

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ed innovativo a cui l’impresa può attingere per lo sviluppo dei propri progetti. Linux

è uno dei più famosi esempi di crowdsourcing: lo sviluppo di un sistema operativo

open-source interamente progettato e reso liberamente accessibile da appassionati

e specialisti del settore, ad oggi effettivi utilizzatori. Il principio su cui si basano le

pratiche del crowdsourcing e crowdfunding è dunque lo stesso, ciò che diverge è la

finalità. Mentre nel primo il coinvolgimento di un elevato numero di individui è

finalizzato a generare una comunità che scambia, in relazione ad un progetto, spunti

commerciali e progettuali, nel secondo la folla diviene centrale per l’apporto

monetario di risorse utili al lancio di un progetto che ha già, presumibilmente,

superato la fase progettuale. Lambert & Schwienbacher3, basandosi sulla definizione

di Kleemann di crowdsourcing, citano “crowdfunding involves an open call,

essentially through the Internet, for the provision of financial resources either in

form of donation or in exchange for some form of reward and/or voting rights in

order to support initiatives for specific purposes”. Il supporto allo sviluppo

dell’iniziativa ricercato nel crowdfunding si risolve, di fatto, nell’apporto di danaro.

Tale considerazione introduce il secondo concetto chiave, ossia l’attività di funding,

che a sua volta viene ricondotta al fenomeno della microfinanza. Il termine

“microfinanza” è diventato d’uso comune agli inizi degli anni’90, come evoluzione

del concetto del microcredito4, includendo sia l’aspetto di somministrazione di

prodotti assicurativi che quello della raccolta del risparmio a favore di persone con

basso profilo socio/economico, normalmente escluse a vario titolo dai circuiti

tradizionali del credito, per la creazione e lo sviluppo d’attività produttive e

commerciali. Le istituzioni di microfinanza si pongono come obiettivo principale la

riduzione della povertà, promuovendo lo sviluppo umano ed economico del luogo

in cui operano. L’idea di base è che, attraverso il credito agevolato, il povero possa

sviluppare una micro attività che gli permetta di incrementare le proprie entrate e

migliorare la propria condizione economica e sociale. A livello internazionale il

microcredito si è affermato negli anni Settanta grazie alla nascita della Grameen

Bank, la prima “banca dei poveri” fondata da Muhammad Yunus5, anche conosciuto

3 Lambert T., Schwienbacher A. (2010). An Empirical Analysis of Crowdfunding. Louvain School of Management, Working Paper Series. 4 Sulla nozione di microcredito e sulle sue origini: Cfr. M. Yunus, Un mondo senza povertà, Milano, Universale Economica Feltrinelli, 2010. 5 Muhammad Yunus (Chittagong, 28 giugno 1940), premio Nobel per la pace nel 2006 è un’economista e banchiere bengalese. Yunus consegue la Laurea in Economia presso l’Università di Chittagong (Bangladesh) e in seguito il Dottorato di Ricerca in Economia presso l'Università

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come il banchiere dei poveri per aver sostenuto e realizzato un sistema di piccoli

prestiti a favore dei propri concittadini, spesso troppo poveri per poter accedere al

sistema bancario. Il crowdfunding eredita dal concetto di microfinanza la forza

dell’agire comunitario, ogni sforzo individuale che si sostanzia in tanti piccoli

contributi, anche di entità modesta, realizzano un accumulo di ricchezza tale da far

decollare progetti che altrimenti sarebbero rimasti tali. Il collante di questi due

fattori chiave, la forza della folla e l’attività di funding, è stato lo sviluppo del Web

2.0., l’ascesa del crowdfunding negli ultimi dieci anni deriva proprio dal proliferare

e dall’affermarsi di applicazioni web, sistemi che consentono a pionieri e creativi di

dialogare con la “crowd” per ottenere idee, raccogliere fondi e sollecitare

l’attenzione su prodotti e servizi in via di sviluppo6. Applicazioni interattive,

piattaforme di condivisione dei media, social media sono gli habitat naturali della

folla, i luoghi virtuali dove i processi di aggregazione di idee e di fondi si realizzano

in tempo reale, permettendo un scambio diretto ed immediato di contenuti ed

informazioni relativo a progetti, attività commerciali, eventi sociali e culturali. Le

quattro evoluzioni tecnologiche che hanno reso la rete l’habitat naturale del

crowdfunding, a giudizio di Nesta7, sono:

Un luogo virtuale dedicato

Le piattaforme di crowdfunding rappresentano il luogo virtuale ove chiunque,

persona fisica o associazione, può presentare la propria iniziativa. Le piattaforme di

crowdfunding sono siti web che facilitano l’incontro tra la domanda di finanziamenti

da parte di chi promuove dei progetti e l’offerta di denaro da parte degli utenti. In

tali siti ogni iniziativa è presentata con un format descrittivo degli scopi, dei temi di

raccolta, delle eventuali ricompense e del relativo budget. Ogni proponente può

Vanderbilt di Nashville (Tennessee, U.S.A.) nel 1969. È stato docente di Economia presso la Middle Tennessee State University, U.S.A., dal 1969 al 1972, quindi direttore del Dipartimento di Economia dell’Università di Chittagong (Bangladesh) dal 1972 al 1989. 6 A FRAMEWORK FOR EUROPEAN CROWDFUNDING | K. De Buysere, O. Gajda, R. Kleverlaan, D. Marom | 2012 “The rise of the crowdfunding industry over the past decade comes from the advancement in web and mobile-based web applications and services. Entrepreneurs and businesses can utilize the crowd to obtain ideas, collect money, and solicit input on the product, overall fostering an environment of collective decision-making and allowing businesses to connect with potential customers.” 7 http://www.nesta.org.uk/ - “Working the crowd: a short guide to crowdfunding and how it can work for you”, Peter Baeck and Liam Collins, May 2013, NESTA.

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pubblicare la propria idea, arricchendo la stessa di contenuti multimediali quali

immagini, video o “pitch” di presentazione del team.

Spostare denaro con un click

La moneta elettronica e i sistemi di pagamento on line quali Paypal e Amazon

Flexible Payaments, garantiscono ai crowdfunders il trasferimento sicuro del danaro

dal finanziatore al proponente. Le piattaforme si dotano di tali sistemi, non

intervenendo, quindi, nel processo finanziario, ma cercando di garantire affidabilità

del trasferimento da parte di terzi e costi bassi dello stesso per i crowdfunders.

“Social Engine”

Le piattaforme rappresentano la sede virtuale del progetto, fin quando lo stesso non

giunge a scadenza per il finanziamento. L’attrazione delle folle verso i progetti

pubblicati dalle piattaforme si realizza soprattutto grazie a strumenti di condivisione

interattiva e diretta, a costi zero ma con bacini di utenza mondiali, quali Twitter e

Facebook, nonché con campagne pubblicitarie su blog tematici e indipendenti quali

Tumblr e Wordpress. Il flusso informativo per così dire “esterno” alla piattaforma si

realizza soprattutto nelle comunità on-line, attraendo potenziali investitori

interessati a quella specifica tipologia di iniziativa, ed indirizzando gli stessi verso la

piattaforma, con pochi ma determinanti click.

Gli algoritmi e l’analisi dei dati

Tutti i sistemi di aggregazione on-line sono in grado di fornire all’utilizzatore dati

analitici e sistemi statistici utili, chiaramente, alla comprensione del traffico

generato. Le piattaforme hanno sviluppato sistemi che consentono al promotore di

monitorare autonomamente il grado di penetrazione del progetto, il suo successo,

il numero di click, il numero di donazioni, frequenza degli aggiornamenti e

commenti sulla campagna. In altri termini, avere un disposizione una sorta di diario

di bordo, aumenta l’efficacia della campagna e contribuisce ad aumentare il

successo della piattaforma.

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1.2 Origine storica ed evoluzione del fenomeno

Il concetto di crowdfunding, in difetto della sua classificazione come un tendenza

passeggera, risale in realtà già ad alcuni secoli fa. Il primo evento di finanziamento

collettivo si riscontra nel lontano 1884, quando il governo francese donò agli Stati

Uniti d’America la Statua della Libertà. Il governo americano non disponeva

all’epoca di sufficienti fondi per costruire il basamento della Statua che rischiava

così di non essere installata nella baia della Grande Mela. Se il mondo intero può

godere della magnifica visione di Miss Liberty deve rendere onore all’entusiasmo e

all’intraprendenza di un unico uomo, l’editore Joseph Pulitzer8. Il fondatore del New

York World, a cui è dedicato per inciso il più prestigioso premio giornalistico

statunitense, avviò sul proprio quotidiano una raccolta fondi affinché il popolo

americano potesse comprendere il significato universale della raffigurazione e il

mondo intero potesse ammirarlo. E vi riuscì. Pulitzer catalizzò

l’attenzione dell’opinione pubblica, invitando chiunque a dare il suo contribuito,

grande o piccolo che fosse. L’editore annunciò di voler raccogliere 100.000 dollari

dichiarando che avrebbe pubblicato sul suo giornale il nome di tutti coloro che

avrebbero partecipato all’iniziativa. Furono raccolti 102mila Dollari, l’80% delle

donazioni era di importo inferiore a un dollaro. Un piccolo sforzo individuale,

moltiplicato e replicato per milioni di volte, è stato la vera scintilla del fuoco eterno

della libertà. Questa esperienza di fine ‘800 accoglie tutte le determinanti del

crowdfunding, tranne chiaramente il terzo fattore chiave, la tecnologia social, che

ha elevato il fenomeno a livello globale potenziando le sue possibilità di giungere

alla folla da e in ogni remoto angolo del mondo. I primi pionieri del funding on-line

si riscontrano soprattutto nel terzo settore e nel campo culturale, artistico e

musicale. Nel 2000 nasce la prima piattaforma JustGiving9 per la raccolta di fondi da

destinare in beneficenza, nel 2005 viene lanciata Kiva10, la prima piattaforma di

micro prestito per imprenditori di paesi in via di sviluppo, che ad oggi vanta oltre

165 milioni di dollari raccolti ad un eccellente tasso di restituzione del 98,83% dei

fondi presi in prestito. Le modalità di raccolta e impiego di Kiva hanno portato allo

8Joseph Pulitzer è stato un giornalista, editore e politico ungherese naturalizzato statunitense. Nato a Makó, in Ungheria, ed immigrato negli Stati Uniti, Pulitzer divenne un famoso giornalista ed editore. A sua memoria e per sua volontà è stato istituito un premio, il Premio Pulitzer, il più importante nel campo giornalistico, assegnato per la prima volta nel 1917. Fonte: Wikipedia. 9 www.justgiving.com 10 www.kiva.org

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sviluppo del cd. “peer to peer”, ossia prestito tra privati a tassi fortemente agevolati,

alternativa tradizionale al prestito bancario per la realizzazione di piccoli progetti

imprenditoriali e personali11. Il segmento del P2P è attualmente molto attivo e conta

diverse piattaforme in tutto il mondo, il suo successo è stato notevolmente favorito

dall’impoverimento globale sia dei paesi meno sviluppati sia di quelli che,

nonostante il costante regresso, siamo soliti definire “sviluppati”. Sino al 2008, anno

di lancio di IndieGoGo12 negli Usa, il crowdfunding non ha rappresentato una vera

innovazione, probabilmente perché i social ne hanno aumentato l’esposizione

mediatica con una serie di funzionalità di condivisione o semplicemente per carenza

di cultura sul fenomeno. Ad ogni modo dal lancio di IndieGoGo e di Kickstarter13,

attualmente le due piattaforme più popolari di crowdfunding al mondo, si è assistito

ad un proliferare di piattaforme in tutto il mondo. Rispetto alle piattaforme

precursrici, le due piattaforme statunitensi hanno introdotto un sistema di

ricompense per i finanziatori dei progetti presentati nei loro portali. Così i

crowdfunders, comunità di persone e dunque di emozioni, ottengono in cambio

premi e ricompense non monetarie come ringraziamento del loro “dono” morale e

monetario. L’importanza del crowdfunding è testimoniata dalle cifre raggiunte da

kickstarter, piattaforma sulla quale è stato lanciato il progetto pebble e-paper

watch14, una dockin station per i-phone creata da casey hopkins, che nel 2012

supera il milione di dollari raccolti (per l’esattezza 1.464.706 dollari), vincendo il

titolo del progetto più finanziato della storia. Lo scenario delle campagne di

crowdfunding si è però ulteriormente evoluto, giungendo ad affacciarsi ad attività

tipiche di investitori professionali quali venture capital, business angel e fondi

d’investimento. Agli inizi del 2010, il perdurare delle condizioni di credit crunch

hanno portato gli operatori del settore ad esplorare nuove potenzialità

dell’interazione con la folla ed a implementare gradualmente l’equity-

crowdfunding: l’investimento in capitale di rischio di start-up nascenti.

11 Don Tapscott autore di “Wikinomics. La collaborazione di massa che sta cambiando il mondo:” afferma “Ciò che queste reti di P2P consentono di fare che le banche non possono (o non vogliono) fare è lasciare che le persone associno i propri investimenti ad individui o cause in cui credono” 12 www.indiegogo.com 13 www.kickstarter.com 14 www.getpebble.com

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1.3 I modelli di crowdfunding

Le campagne di crowdfunding rappresentano una fonte di finanziamento alternativa

nell’ambito delle quali all’investitore possono essere offerte, in cambio dell’apporto

monetario, diverse tipologie di ricompense che possono consistere in premi,

ricompense emozionali, prodotti finiti o benefici riconducibili al senso

d’appartenenza e talvolta allo status. Kappel15 nel suo studio sull’industria

discografica americana distingue due tipologie di campagne: “ex post facto

crowdfunding” e “ex ante facto crowdfunding”. Nel primo caso trattasi di campagne

lanciate con riferimento a prodotti finiti, mentre nella seconda categoria l’autore fa

rientrare tutti i progetti che contestualmente al finanziamento prevedono la

possibilità per i crowdfunders di intervenire attivamente nel processo di ideazione.

Il riferimento all’industria discografica consente di cogliere con precisione la

distinzione operata: nel primo caso siamo dinanzi a progetti di finanziamento per

album già registrati, nel secondo caso autori indipendenti, liberi da etichette,

decidono di confrontarsi con la folla per ottenere il loro diretto sostegno, non solo

economico, ma soprattutto artistico. Le campagne ex ante facto crowdfunding si

caratterizzano, difatti, in quanto l’ascoltatore/finanziatore può contribuire a

scegliere le track che saranno oggetto del disco, alla cui realizzazione la campagna

di funding è diretta. Ulteriore classificazione delle campagne di crowdfunding in

base al modello di ricompensa, ci viene offerta da Lambert & Schwienbacher16

(2010), i quali identificano tre categorie di crowdfunding: investimenti attivi,

investimenti passivi e donazioni. Nel segmento delle donazioni le iniziative di

crowdfunding, piuttosto che offrire ricompense monetarie e non, solitamente sono

finalizzate alla raccolta di fondi da destinare in beneficenza. Gli investimenti attivi

comprendono tutte quelle campagne di crowdfunding nelle quali il crowdfunders

svolge un ruolo attivo, non si limita all’apporto di denaro, ma interviene

fattivamente nel processo di produzione ed ideazione del prodotto/servizio con

l’apporto di competenze. Infine ogni qual volta la campagna di crowdfunding

sottende delle promesse di ricompensa a fronte dell’investimento, senza che venga

a configurarsi alcun ingerenza del consumatore/finanziatore nel processo di

15 Tim Kappel, Ex Ante Crowdfunding and the Recording Industry: A Model for the U.S., 29 Loy. L.A. Ent. L. Rev. 375 (2009). 16 Lambert T., Schwienbacher A. (2010). An Empirical Analysis of Crowdfunding. Louvain School of Management, Working Paper Series.

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sviluppo dell’iniziativa, gli autori classificano questa fattispecie come investimenti

passivi. Gli imprenditori che ricorrono al finanziamento passivo non sono interessati

a trasformare i membri della folla in consumatori attivi, bensì esclusivamente a

raccogliere finanziamenti. Partendo dalla premessa che il capitale può essere

raccolto sotto forma di donazioni, sponsorizzazioni, preordini o prevendite, Hemer

(2011)17 offre una classificazione delle campagne di crowdfunding che tenga conto,

al contempo, della ricompensa offerta nonché del grado di complessità

dell’operazione.

Figura 1.1: Le principali forme di crowdfunding classificate in relazione al grado di complessità del processo. Fonte: Hemer (2011).

L’autore identifica cinque tipologie di crowdfunding in relazione alla tipologia di

ricompensa offerta: crowd donations, crowd sponsoring, crowd pre-selling, crowd

lending, crowd equity. Le crowd donation si identificano nelle donazioni, atti

altruistici richiesti ai crowdfunders a fronte di un beneficio morale. Le crowd

sponsoring prevedono un accordo tra il proponente e uno sponsor, in forza del

quale in cambio del finanziamento del progetto il proponente si obbliga a

concedere attività di PR o di marketing. Nelle campagne di crowd pre-selling, il

creator invita i crowdfunders a sponsorizzare la sua idea, ottenendo in cambio il

prodotto oggetto della campagna in prevendita, normalmente ad un prezzo

inferiore al lancio sul mercato. Il lending crowdfunding è invece una forma di

microcredito attuata on line, il finanziamento assume la forma di prestito la cui

ricompensa per il finanziatore è costituita dal rimborso dello stesso e dalla

17 Hemer Joachim, “A snapshot on crowdfunding”. Working paper firms and region R2/2011.

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maturazione di interessi. Sia la formula pre-selling che lending possono essere

ricondotte nel novero degli investimenti passivi individuati da Lambert &

Schwienbacher. Il lancio di una campagna di raccolti fondi, finalizzata all’offerta di

capitale di rischio in start-up, viene definita crowd equity. Il finanziatore in tal caso

si qualifica quale azionista dell’impresa tramite l’acquisto di azioni fornite sia di

diritti patrimoniali che amministrativi.

Le categorie fin ora analizzate risultano sicuramente sovrapponibili, la pratica del

crowdfunding e le sue evoluzioni costanti hanno portato all’individuazione,

generalmente accettata, di quattro categorie di modelli di crowdfunding:

• Donation-based

• Reward-based

• Lending-based

• Equity-based

I modelli rappresentano una tipizzazione per certi versi formale adottata in

letteratura talora per identificare il progetto rispetto al meccanismo di ricompense

previste dal creator, talaltra per identificare la tipologia di piattaforma. Si tratta di

una specificazione che non solo consente di indagare i profili di peculiarità e di

divergenza del modus operandi delle piattaforme che sono ricomprese nelle singole

categorie, ma anche di distinguere con riferimento a progetti con finalità

eterogenee, il diverso impatto del complesso universo delle aspettative e dei

benefici dei diversi attori che intervengono a vario titolo nel processo di

compimento della campagna di crowdfunding. Nella realtà, dal lato dell’offerta, si

riscontrano molto spesso modelli ibridi, ossia piattaforme che adottano

contemporaneamente più modelli di crowdfunding. Le piattaforme ibride offrono

l’indubbio vantaggio di riuscire ad intercettare più individui dalla folla, così a coloro

che sono particolarmente legati al progetto a livello emotivo e che probabilmente

preferiranno donare senza ottenere nulla in cambio, si affiancheranno coloro che

non essendo coinvolti emotivamente dal progetto sono spinti a donare dalla

previsione di un premio.

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1.3.1 Il modello Donation-Based

Nel modello donation-based le iniziative proposte fanno riferimento soprattutto al

terzo settore, organizzazioni no-profit, enti a scopo sociale e associazioni, che si

rivolgono alla massa affinché questa aderisca e contribuisca ad una causa sociale o

etica. Il donatore in tal caso è spinto sostanzialmente da un movente caritatevole,

egli non ottiene nessun vantaggio economico dal finanziamento dalla causa.

Questo modello è probabilmente il primo in ordine cronologico, difatti, le prime

campagne di crowdfunding erano per lo più incentrate su temi culturali e a sfondo

sociale. Lo scopo caritatevole e filantropico deve essere ricondotto al beneficio del

donatore, non anche alle modalità di funzionamento della piattaforma o allo scopo

perseguito dal proponente. In sintesi, sono ricompresi nella categoria donation, tutti

quei progetti che non prevedono un ritorno economico per il donatore, di

conseguenza la piattaforma potrà operare attraverso il trattenimento di oneri di

intermediazione o meno, così come il progetto finanziato sottendere uno scopo no-

profit o meno. A sostegno di quanto sin ora illustrato, mentre la piattaforma

Iodono18, attiva dal 2009, accoglie solo progetti no profit, Let’s donation19 accoglie

sia progetti no profit che profit oriented. Ancora, mentre Iodono non prevede

success fee per il successo della campagna, Let’s donation applica diverse tipologie

di commissioni. Nel panorama italiano è difficile riscontrare piattaforme donation

per così dire “pure”, il modello di raccolta prescinde dal modello di business che

contraddistingue la piattaforma, che può essere variamente articolato.

1.3.2 Il modello Reward-Based

Il modello in esame risulta essere attualmente quello maggiormente diffuso,

secondo il Massolution Report20 più dei 2/3 delle piattaforme mondiali sono di tipo

reward. La formula del reward crowdfunding è largamente utilizzata grazie alla sua

capacità di remunerare, seppure simbolicamente, i crowdfunders senza disperdere

però risorse utili al progetto. Le ricompense non sono mai costituite da somme di

danaro, normalmente hanno un valore inferiore alla donazione, ciò nonostante

18 http://www.iodono.com/home.asp 19 www.letsdonation.com 20 http://research.crowdsourcing.org/2013cf-crowdfunding-industry-report

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suscitano nella folla un interesse notevole grazie al valore che la stessa attribuisce a

piccoli gesti di ringraziamento quali mail, citazioni personali e Vip ticket. Il valore

delle ricompense può inoltre essere graduato in relazione all’importo donato, la

scelta delle ricompense spetta unicamente al promotore. L’evoluzione del modello

reward ha portato anche allo sviluppo on-line della pratica di pre-selling con la

quale è possibile presentare al mercato prodotti o servizi, ancora non realizzati, per

la produzione dei quali si rende necessario il finanziamento della folla. I backers,

ossia coloro che effettuano la donazione, ottengono così il diritto a ricevere il

prodotto/servizio prima del lancio ufficiale sul mercato, chiaramente ad un prezzo

scontato. Il pre-selling rappresenta una possibilità concreta per innovatori e piccole

imprese di lanciare con successo un nuovo prodotto, testandolo in via anticipata

con il consenso della folla. Il modello pre-selling e reward puro spesso sono

complementari, non alternativi, come nel caso di Hydro Jacket21 la campagna

lanciata su Kickstarter nel 2014 per la produzione di una giacca al 100% di cotone

organico, idrorepellente e windproof, interamente realizzata in Italia. I creators

hanno definito ben dodici livelli di ricompense, da una donazione minima di 5$ con

invio di etichetta personalizzata di ringraziamento, ad una donazione oltre i

4200$ con visita presso lo stabilimento di produzione, tour culturale e la possibilità

di scegliere cinque modelli di Hydro Jacket.

1.3.3 Il modello Lending-Based

Il lending crowdfunding è un modello attraverso il quale si realizza il prestito tra

privati, senza dunque il ricorso ad intermediari specializzati qualificati dall’art. 106

del Testo Unico Bancario. Le piattaforme di tipo lending pongono in contatto coloro

che hanno necessità di raccogliere denaro con coloro che sono potenzialmente

interessati a prestarlo, ottenendo un tasso di remunerazione vario ed eventuale, a

seconda delle modalità definite dalle piattaforme. Il lending ha dato vita a due

sotto-modelli, a seconda del nesso di causalità esistente tra il prestito e il progetto

da realizzare. Il social-lending consiste nella fornitura di servizi finanziari a soggetti

21 https://www.kickstarter.com/projects/202203352/the-100-cotton-hydro-jacket-naturally-water-resist

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privati con basso profilo reddituale, che necessitano di risorse finanziarie per la

realizzazione di progetti imprenditoriali, solitamente ad impatto locale. In tal caso il

processo di erogazione si svolge coinvolgendo un intermediario, definito Field

Partners, ossia un’istituzione finanziaria locale che seleziona i progetti che verranno

lanciati sulla piattaforma e ne segue interamente lo sviluppo dal punto di vista

finanziario, trattenendo e gestendo le somme donate. Diversamente, il peer-to-

peer, si basa sulla creazioni di comunità nell’ambito delle quali richiedenti e

prestatori interagiscono direttamente grazie alla piattaforma, l’incontro diretto tra

chi necessita di denaro e coloro che intendono investire i propri risparmi facilita il

raggiungimento di tassi di prestito e di impiego favorevoli per entrambi gli attori.

La prima piattaforma di tipo P2P nasce in Gran Bretagna, ma ben presto, causa le

condizioni economiche del mercato, il modello è stato importato anche in Italia ed

ha riscontrato un notevole successo. Il modello lending si presta inoltre anche alla

nascita di piattaforme specializzate rispetto alla tipologia di prestito, un esempio

interessante è Crowdmortgage, focalizzato sui mutui per l’acquisto di immobili. La

logica del prestito tra privati, nei paesi ove la regolamentazione lo consente, è stata

traslata anche alle organizzazione economiche. FundingCircle22, piattaforma

britannica di tipo lending, permette alle PMI di connettersi con piccoli risparmiatori

per ottenere prestiti finalizzati allo sviluppo dell’attività d’impresa, evitando la

lungaggine operativa e burocratica del sistema bancario tradizionale. Le imprese

abbattono il costo del capitale preso a prestito, acquisiscono maggiore flessibilità

della struttura finanziaria e spalmano il rischio sulla folla, potendo così garantire

buoni tassi d’impiego senza sottostare al rischio di credito del mercato.

1.3.4 Il modello Equity-Based

Il modello equity rappresenta sicuramente la più recente evoluzione della pratica

del crowdfunding, nonché quella maggiormente discussa, in quanto eleva il

finanziamento della folla a modalità di acquisto di quote di capitale sociale in start-

up. Attraverso le piattaforme equity, progetti ad alto valore innovativo e

22 www.fundingcircle.com

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contraddistinti da buone capacità di crescita e sopravvivenza sul mercato possono

accedere ad un mercato parallelo per la raccolta di capitale di rischio. Si tratta del

modello di crowdfunding maggiormente strutturato, soprattutto rispetto alle

relazione intercorrenti tra gli attori. Quest’ultimi, infatti, non si configurano più come

semplici prenditori e sostenitori che liberamente scelgono di ricorrere al

finanziamento della folla, ma si assiste alla qualificazione di soggetti privati come

investitori, seppur non professionali. Indubbia, quindi, è la necessità di opportune

normative e regolamentazioni che disciplinino compiutamente il fenomeno,

normative che in Italia non sono tardate ad arrivare. Il nostro Paese è stato il primo

a livello globale ad introdurre una regolamentazione dell’equity attraverso il

Regolamento Consob recante "Regolamento sulla raccolta di capitali di rischio da

parte di start-up innovative tramite portali on-line", pubblicato sul sito

dell’Authority. In Italia i portali di equity sono appena tre, ciò chiaramente deriva

dalla recente introduzione della normativa e dalla necessità di prevedere un modello

di business ad hoc, che contempli sia il dettato del legislatore sia le esigenze di

mercato. Inoltre, proprio a causa di normative differenti, rispetto alle piattaforme

reward nazionali che hanno per lo più replicato i modelli oltreoceano, le piattaforme

di tipo equity attive sullo scenario internazionale sono molto differenti. Ad ogni

modo, i risultati ottenuti con il modello equity nel mercato domestico, con il lancio

di ben tre start-up, fanno presagire un importante cambio di paradigma nella

finanza d’impresa. I principali modelli di business riscontrati sin ora sono il modello

club e il modello holding23 o cooperativa, i quali differiscono sostanzialmente per la

modalità di aggregazione degli investitori non professionali. Nel modello club,

come è possibile evincere dal termine, gli investitori non professionali sono membri

di un gruppo d’investimento, l’acquisto della partecipazione azionaria non viene

offerto indistintamente alla folla, ma ai membri del club. Crowdcube24, piattaforma

equity britannica, opera con il modello club richiedendo ad ogni persona fisica

interessata ad investire in attività d’impresa di depositare una somma di denaro da

impiegare a fronte della registrazione al sito. Specularmente ogni imprenditore-

richiedente viene sottoposto ad un accurato processo di verifica e analisi del

progetto e del team, il cui risultato determina l’accesso alla piattaforma o meno,

secondo i criteri stabiliti dagli advisor della stessa. Nel modello holding è invece

23 Castrataro D., Wright T., Bahr I., Frinolli C., “Crowdfuture – The future of Crowdfunding”, 2013. 24 www.crowdcube.com

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prevista la costituzione di una Special Purpose Vehicle (SPV) per la realizzazione

dell’investimento in capitale azionario, gli investitori non professionali divengono

così finanziatori di un apposito veicolo societario, la cui costituzione mira

all’attribuzione di specifici diritti di prelazione e all’eliminazione del cd. effetto

diluizione25. La piattaforma israeliana OurCrowd26 ha sancito il successo del

modello holding grazie alla campagna di ReWalk27, esoscheletro per i paraplegici

progettato dall’Ingegnere Amit Goffer. Il lancio della campagna nel 2012 ha

consentito la raccolta, in due step di equity crowdfunding, di 3,3 milioni di dollari.

ReWalk è la prima start-up venuta ad esistenza grazie alla pratica del crowdfunding

che ad Ottobre del 2014 ha portato a termine con successo un’offerta pubblica

iniziale (IPO), quotandosi al NASDAQ con un’offerta di 3,45 milioni di azioni per la

raccolta di 36 milioni di dollari. AltFi28 ha quantificato l’exit value dei crowdfunders

in 5,5 volte il valore del loro investimento inziale in soli diciotto mesi. Nell’ambito

dell’equity-crowdfunding si è riscontrata la nascita di un ulteriore modello di

ricompensa, definito come royalty o revenue-sharing model, nel quale la

controprestazione è rappresentata dalla partecipazione agli utili, o più

genericamente ai profitti, derivanti dall’attività finanziata. Si tratta di una fattispecie

autonoma che, a differenza dell’equity, trova già un effettivo riscontro normativo

che ne chiarisce termini e portata. Nell’ordinamento giuridico italiano il revenue

sharing può essere facilmente ricondotto al contratto di associazione in

partecipazione, grazie al quale, a fronte di un determinato apporto che in tal caso è

esclusivamente finanziario, l’associato acquista il diritto di partecipazione all’utile

generato dall’impresa o dall’affare finanziato.

25 La diluizione è la variazione in diminuzione dell’utile per azione che si realizza in relazione ad operazioni ordianrie o straordinarie relative al capitale sociale quali l’aumento dello stesso, l’esercizio delle opzioni o la conversione di titoli azionari, obbligazionari e warrant. Con riferimento all’aumento di capitale sociale, l’emissione di nuove azioni a parità di utile comporterà che lo stesso andrà spalmato su un numero maggiore di detentori, gli utili per azionista verranno quindi ad essere diluiti. 26 www.ourcrowd.com 27 ReWalk è un prodotto istraeliano, distrubuito in Italia da ADIT (www.atidtech.com). 28 http://www.altfi.com/news/461

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1.4 Gli attori del crowdfunding

Nell’accezione dinamica il fenomeno del crowdfunding risulta essere effettivamente

uno strumento alternativo di raccolta dei capitali solo se realizza una forte

cooperazione tra gli attori del processo stesso. Le vari fasi del processo di raccolta

implicano la costruzione di rapporti bidirezionali tra gli imprenditori, che aspirando

alla raccolta di capitali, operano in qualità di emittenti del messaggio, e quelli che

potremmo definire investitori insoliti, ossia coloro che sono disposti ad investire

liquidità nel progetto, che chiaramente operano in qualità di riceventi. Il mezzo di

comunicazione del messaggio è rappresentato dalle piattaforme, ossia il luogo

virtuale d’incontro tra la domanda di risorse finanziarie e l’offerta parcellizzata delle

stesse. Valenciene & Jegeleviciute29, ponendo l’enfasi sul rapporto cooperativo degli

attori, sottolineano che il crowdfunding dovrebbe essere ulteriormente indagato

quale processo informativo-interattivo, grazie al quale il creator sarà in grado di

ottenere i fondi richiesti solo se si realizza un collegamento tra le tre controparti del

rapporto, collegamento reso efficace dalla capacità comunicativa della campagna di

generare feedback in termini di apporti monetari al progetto. Gli attori del processo

di crowdfunding sono dunque:

Il proponente

Il proponente, altrimenti identificato come creator, è colui che dinanzi allo scenario

attuale di scarsità di risorse coglie l’opportunità offerta dal crowdfunding lanciando

una campagna finalizzata alla raccolta di risorse finanziarie per dar vita ad un

progetto proprio. La categoria dei preponenti è fortemente composita, essi possono

essere soggetti privati, organizzazioni, società già esistenti o in procinto di venire

ad esistenza. Ancora, la paternità del progetto può essere attribuita ad un soggetto

unico o ad un team. Allo stato dell’arte non è possibile identificare una sola

categoria dominante di creators, se non con riferimento al modello di crowdfunding

prescelto. Il modello donation vede come proponenti soprattutto le no-profit

organisation, sia che esse siano associazioni locali che enti nazionali già legittimati.

29 Valanciene L., Jegeleviciute S. (2013). VALUATION OF CROWDFUNDING: BENEFITS AND DRAWBACKS. Economics And Management, Vol.18, n°1.

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La formula reward accoglie principalmente progetti relativi al lancio di prodotti e

servizi, soprattutto innovativi, in considerazione di ciò si tratta del modello dove i

creators si identificano spesso in team di giovani creativi della tecnologia e del

design che aspirano, tramite la crowd, a potersi aprire al mercato. Nel lending

crowdfunding i proponenti sono persone fisiche che attraverso il prestito a tassi

agevolati tra privati realizzano progetti di micro sviluppo sociale ed economico.

Nella categoria dell’equity il soggetto proponente identifica in un team,

caratterizzato da specifiche competenze e capacità professionali utili al lancio di

start-up innovative, così come definite dal regolamento Consob, i cui aspetti

determinanti saranno discussi nel prosieguo.

Le piattaforme

Le piattaforme sono gli intermediari “relazionali” e per certi aspetti “finanziari” del

processo di crowdfunding, rappresentano il luogo virtuale ove i proponenti possono

accedere alle risorse offerte dalla crowd attraverso pochi click. Al fine di avviare una

campagna di crowdfunding, il proponente dovrà effettuare una semplice

registrazione sul portale: accedere alla sezione per la pubblicazione dei progetti, e

definire rispetto al proprio le caratteristiche, le finalità che s’intendono raggiungere,

il sistema delle ricompense (ove previste) e il budget. I termini del progetto sono

spesso arricchiti da una serie di contenuti multimediali quali video di presentazione

del progetto, pitch e altro. Attraverso la piattaforma il proponente potrà rendere

visibile e pubblico il proprio progetto, gli utenti della stessa potranno quindi

visionare i progetti pubblicati ed eventualmente, attraverso un sistema di

pagamento on-line, decidere di sostenere economicamente quelli che ritengono

meritevoli. I modelli di business delle piattaforme possono essere diversi e

variamente articolati, per cui il processo di pubblicazione potrà prevedere o meno

una valutazione di fattibilità dello stesso ad opera della piattaforma. Il ruolo di

intermediazione comunicativa è preponderante rispetto al ruolo finanziario, le

piattaforme pongono a disposizione di ogni progetto una pagina dedicata,

all’interno della quale si realizza un costante flusso informativo da e verso la folla. Il

proponente ha la possibilità di dialogare con i suoi sostenitori in maniera

continuativa, pubblicando periodicamente informazione e aggiornamenti, nonché,

qualora se ne ravvisino le condizioni, ricevendo dalla folla spunti interessanti su

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aspetti commerciali e progettuali dell’idea. Marginale appare invece la gestione dei

flussi finanziari da parte della piattaforma, quest’ultima si avvale di sistemi di

pagamento on line certificati e largamente diffusi per consentire il trasferimento

diretto delle somme di denaro dal sostenitore al creatore, non interviene mai quale

gestore diretto delle risorse finanziarie.

I crowdfunders

La ricchezza del crowdfunding risiede, senza dubbio, nella folla cui i proponenti

possono attingere in termini finanziari e relazionali. I crowdfunders rappresentano

coloro che aggregandosi sulla piattaforma ne rappresentano il bacino di utenza, la

community on-line, nell’ambito del quale avviene la raccolta fondi. Trattasi di

persone ordinarie, che possono essere legate o meno da interessi comuni, ciò

dipende sostanzialmente dal modello di business della piattaforma e dal suo grado

di specializzazione. I crowdfunders sono, dunque, i probabili investitori, essi

vengono attratti sulle piattaforme da diversi canali, principalmente dal meccanismo

di word of mouth dei proponenti nelle loro cerchie di familiari ed amici e dai gestori

della piattaforma. La loro affiliazione alla stessa segue un iter similare a quello del

proponente, essi possono accedere liberamente alle community on line in semplici

passaggi, attraverso una semplice registrazione potranno esplorare i progetti

pubblicati. La transazione finanziaria seguirà le modalità definite dalla piattaforma,

sia rispetto al gestore di pagamento on-line, sia rispetto al trasferimento delle stesse

al proponente. La centralità della community è un aspetto comune sia al processo

di crowdfunding che all’attività svolta della piattaforma. Tramite i progetti pubblicati

le piattaforme incentivano indirettamente i proponenti ad incrementare il loro

bacino d’utenza, permettendo così agli stessi di stabilire un dialogo diretto con gli

investitori che posso garantire agli investitori di effettuare scelte consapevoli e

quanto più ponderate rispetto al progetto. Questo contatto diretto aumenta in

maniera esponenziale le possibilità di successo della campagna, quanto più il

messaggio del proponente è chiaro tanto più permetterà l’identificazione della

community nello spirito del proponente. D’altro canto l’incremento della

community ha chiaramente effetti positivi sul business dell’intermediario, il successo

dei progetti richiama nuovi affiliati divulgatori della vision della piattaforma.

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30 | P a g .

1.4.1 Tassonomia delle piattaforme

Lo sviluppo del crowdfunding a livello mondiale e la sua rapida crescita sono i

fenomeni che hanno portato alla proliferazione delle piattaforme in tutto il mondo.

Lo scenario di crisi globale che ha generato una scarsità diffusa di risorse finanziarie

ha indotto dal lato dell’offerta le piattaforme a svilupparsi velocemente, al fine di

accogliere la crescente richiesta di forme alternative o complementari al sistema

tradizionale creditizio. L’evoluzione del crowdfunding e la sua declinazione in

differenti tipologie ha portato nell’ultimo decennio ad una specificazione e

segmentazione delle piattaforme, tutt’oggi in costante evoluzione per la continua

ricerca di modelli di business in grado di coniugare gli interessi di tutti i soggetti

coinvolti. In Italia il numero di piattaforme ad Ottobre 2013 ha raggiunto quota 41,

di cui 27 attive e 14 in fase di lancio30. L’indagine condotta da Castrataro e Pais31 ha

rilevato la segmentazione delle piattaforme rispetto al modello di crowdfunding

adottato, con i seguenti riscontri:

Figura 2: Piattaforme italiane attive segmentate secondo il modello di Crowdfunding. Fonte: Castrataro D., Pais I., Analisi delle Piattaforme Italiane di Crowdfunding, Maggio 2014.

30 Per la tassonomia completa delle piattaforme italiane attive si veda All. 1. 31 Castrataro D., Pais I., Analisi delle Piattaforme Italiane di Crowdfunding, Maggio 2014.

56%33%

11%

Piattaforme attive

Reward-Based

Donation-Based

Lending-Based

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31 | P a g .

Figura 3: Piattaforme italiane attive e in fase di lancio segmentate secondo il modello di Crowdfunding. Fonte: Castrataro D., Pais I., Analisi delle Piattaforme Italiane di Crowdfunding, Maggio 2014.

L’analisi dei grafici mostra che il modello prevalente è il Reward che copre quasi il

50% dell’offerta, seguito in un primo momento dal modello Donation. Alla luce del

recente Regolamento Consob il modello Equity ha assunto peso crescente, sino a

scalare il 22% del mercato.

Oltre la segmentazione di cui sopra le piattaforme possono essere discriminate in

relazione alla scelta settoriale, al tal fine distinguiamo tra:

• Piattaforme Generaliste: ossia tutte quelle piattaforme che accolgono

progetti relativi a diversi settori dell’economia o a diverse aree tematiche. In

tal caso il proponente potrà proporre il proprio progetto liberamente,

cercando di attrarre nella community i crowdfunders che condividono

interesse per quella tematica. Eppela32 è una piattaforma nata nel 2011 di

tipo generalista, accoglie progetti relativi a qualsiasi settore classificati in

varie categorie tra le quali l’utente può scorrere per scegliere il progetto in

relazione ai propri interessi, o semplicemente facendosi indirizzare dalla

curiosità.

32 www.eppela.it

48%

22%

8%

22%

Piattaforme attive e in fase di

lancio

Reward-Based

Donation-Based

Lending-Based

Equity-Based

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32 | P a g .

• Piattaforme Settoriali: in questi portali sono pubblicati i progetti affini a

specifici settori d’interesse. Si tratta quindi di piattaforme specializzate

rispetto ad un settore o ad un’area tematica. BookaBook33 è una piattaforma

settoriale nata nel 2014 con la mission di favorire, nel campo dell’editoria, la

pubblicazione di scrittori indipendenti. In Italia vi sono vari esempi di

piattaforme settoriali che spaziano dall’editoria al social lending, queste

offrono al proponente un target già specifico rispetto al proprio progetto, e

probabilmente, maggiormente propenso a sostenere la causa.

Le piattaforme possono essere poi discriminate sulla base della loro vocazione

territoriale, vengono così in rilievo:

• Piattaforme Nazionali: i creators possono liberamente proporre il proprio

progetto, ovunque lo stesso abbia le proprie radici e spieghi i propri effetti.

La piattaforma non ha una vocazione territoriale, non mira alla valorizzazione

della comunità locale o comunque non costituisce un pilastro della vision

della stessa. Produzioni dal basso34, nata nel 2005, è un esempio di

piattaforma nazionale-generalista, accoglie progetti provenienti da tutta la

penisola e afferenti a qualsiasi settore.

• Piattaforme Locali: accolgono progetti specificamente ad impatto territoriale,

progetti che esplicano i propri effetti rispetto ad una specifica regione o

località. Si tratta di piattaforme principalmente tematiche, che possono

accogliere anche più di un settore, con la finalità di indurre la comunità,

attraverso l’economia partecipativa, a migliorare le condizioni del tessuto

sociale ed economico attraverso la partecipazione agli eventi e alle attività

che mirano alla riqualificazione della comunità stessa. Donopernapoli,35 nata

nel 2014, è una piattaforma settoriale-locale in quanto i gestori richiedono

che il progetto abbia uno scopo sociale e che debba essere realizzato nel

territorio di Napoli e provincia.

33 www.bookabook.it 34 https://www.produzionidalbasso.com/ 35 http://donopernapoli.it/

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33 | P a g .

Nell’ambito delle sole piattaforme reward o donation possiamo ulteriormente

distinguere gli operatori dal lato dell’offerta indagando il modello di raccolta

utilizzato:

• All or nothing: la peculiarità di questo modello è che il budget prefissato dal

proponente al momento del lancio deve essere interamente raggiunto entro

il periodo di tempo prefissato per la raccolta, generalmente definito e

standardizzato per tutti I progetti dalla piattaforma. Solo al raggiungimento

del target il proponente potrà beneficiare del finanziamento e avverrà il

trasferimento del denaro dai crowdfunders al proponente. Contrariamente il

progetto sarà considerato fallito, le somme saranno nuovamente rese

disponibili ai finanziatori. Il trasferimento di danaro non opera direttamente,

l’importo donato resta solo bloccato sul conto del finanziatore, ma mai

trasferito fino al completamento della campagna.

• Take it all: in tal caso il modello di raccolta non vincola il finanziamento al

raggiungimento del budget, il proponente otterrà l’importo raccolto sino a

scadenza temporale del progetto. Alla scadenza del progetto le somme

investite saranno effettivamente trasferite al proponente.

La maggior parte delle piattaforme italiane, più del 50%, utilizza il modello All or

nothing in quanto consente di muovere il proponente verso un maggior

coinvolgimento delle proprie cerchie e di garantire gli investitori, se la comunità non

intendesse finanziare integralmente il progetto, di poter ottenere nuovamente la

disponibilità della somma investita. Nella realtà vengono implementati diversi

modelli anche ibridi, alcune piattaforme come Limoney, lasciano la scelta del

modello di raccolta al proponente, altre utilizzano formule miste volte ad incentivare

i proponenti ad utilizzare il loro portale. Tipica forma di incentivazione sono le

formule “All and More”, se la raccolta raggiunge l’obiettivo superandolo, il

proponente ottiene uno sconto sulle commissioni di transazione del portale.

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1.5 Le cifre del crowdfunding nel Mondo

Il 2013 ha rappresentato l’anno che ha sancito a livello mondiale il ruolo del

crowdfunding quale strumento alternativo di finanziamento. La crescita

esponenziale del fenomeno è chiaramente riscontrabile nel 2015CF Industry Report

della Massolution36: nel 2015 le piattaforme sono ampiamente cresciute,

raggiungendo la cifra di 1.250 portali attivi nel mondo. Al proliferare delle

piattaforme è seguita un’intensa attività di raccolta dei capitali: il report rileva che

le piattaforme hanno raccolto su scala globale $16,2 miliardi nel 2014, un

incremento del 167% rispetto ai $6,1 miliardi del 2013. La stima di Massolution si

aggira, per l’anno 2015, intorno ai 34,4 miliardi di dollari.

Figura 4: Growth Rates by Region. Grafico a cura dell’autore. Fonte: Massolution 2015CF Industry Report.

Nel complesso il mercato più attivo a livello globale si conferma nuovamente il

North America con un raccolta di capitali di 1,6 milioni, ma la forte crescita nel 2014

del mercato del crowdfunding è da attribuire all’ascesa dell’Asia, i paesi asiatici

hanno accresciuto il volume delle transazioni del 320%, raggiungendo i 3,4$ miliardi

di dollari raccolti, contro i 33 milioni del 2012. Le previsioni di Massolution

disegnano un delta tra Asia ed Europa ancora maggiore, la attuale quota europea

36 http://reports.crowdsourcing.org/?route=product/product&product_id=54.

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del 20,1% diminuirà di una manciata di punti percentuali sino ad attestarsi al 18,8%

della quota mondiale. Approcciando alle analisi del Massolution Report con un

punto di vista critico non è possibile ignorare la fattispecie che la quota di mercato

dei vari continenti è quantificata in relazione al volume di raccolta, piuttosto che in

relazione alla provenienza geografica dei progettisti. A valle di tale considerazione,

considerando che nei primi anni di sviluppo del fenomeno si è registrata una forte

migrazione di progetti italiani di successo su piattaforme estere, principalmente

statunitensi, quali Indiegogo o Kickstarter, probabilmente riclassificando i progetti

per nazionalità del proponente si giungerebbe ad una quantificazione culturale del

fenomeno. Nei primi anni di sviluppo del finanziamento dal basso, i proponenti

europei non hanno riscontrato un mercato d’offerta pronto a soddisfare i loro

bisogni, hanno così veicolato i propri progetti verso piattaforme estere, ciò ha

determinato il primato dell’America come mercato maggiormente attivo.

Segmentando il mercato rispetto ai modelli di crowdfunding, i volumi di raccolta

appaiono trainati dal modello Lending, ma si registra una crescita del modello

Equity e una maggiore propensione verso i modelli ibridi o Royalty-Based37.

37 I modelli ibridi prevedono una commistione tra più modelli, esistono ad esempio modelli ibridi di reward e donation o reward-equity. I modelli ibridi di crowdfunding hanno il pregio di lasciare ai sostenitori maggiore libertà, dando al contempo la possibilità al proponente di intercettare il maggior numero di finanziatori. Difatti, possono verificarsi casi in cui un sostenitore sia coinvolto emotivamente ma non al punto da propendere per l’acquisto di quote di capitale, in tal caso il progettista può offrire l’alternativa reward, garantendo comunque una ricompensa piuttosto che una quota di capitale sociale. Il royalty-based crowdfunding è una tipologia di reward-based nella quale la controprestazione che bilancia il finanziamento è la partecipazione ai profitti di un’attività imprenditoriale: si tratta, dunque, di un premio di natura finanziaria, corrispondente ad una quota di ricavi o degli utili dell’azienda finanziata, pagabile a determinate condizioni e per un certo periodo di tempo. Questa formula può essere utilizzata per specifici affari o singole linee di prodotto di un’azienda, senza coinvolgere gli altri affari del proponente. Nell’ordinamento giuridico italiano questa pratica rientra nel paradigma dell’associazione in partecipazione, disciplinata dagli artt. 2549 ss. CC.

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Figura 5: Growth rates by Model. Grafico a cura dell’autore. Massolution 2013CF Industry Report.

La popolarità del crowdfunding come strumento per il finanziamento di cause

sociali, filantropiche e creative prevale ancora nell’analisi dei settori maggiormente

interessati dal finanziamento da basso, anche se la domanda di crowdfunding per il

finanziamento di iniziative imprenditoriali registra una forte crescita, raggiungendo

livelli di raccolta pari a 6,7$ bilioni, seguito dalle categorie Social Causes

3,06$ bilioni, Film & Performing Arts 1,97$ bilioni, Real Estate 1,10$ bilioni, Music

and Recording Arts 736$ milioni.

Figura 6: Growth rates by Model. Grafico a cura dell’autore. Massolution 2013CF Industry Report.

50%

23%

15%

7%5%

Business &Entrepreneurship

Social Causes

Film & Performing Arts

Real Estate

Music and Recording Arts

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1.5.1 Trend Internazionali

I trend internazionali che dominano il mercato e che contribuiranno nel breve

periodo a disegnare in maniera ancor più accurata i confini dell’industria in esame

possono essere analizzati da un duplice punto di vista.

Carl Esposti, CEO di Massolution, in un’intervista rilasciata a VentureBeat38, ha

identificato 5 trend in via di sviluppo dal lato dell’offerta. In particolare:

a. Piattaforme di Nicchia

La teoria della “Long Tail” sviluppata nel 2004 da Chris Anderson39 può

aiutarci a comprendere in maniera esaustiva la forte segmentazione del

mercato dal lato dell’offerta. Lo studio di Anderson ha posto in rilievo che

nell’economia del Web il problema atavico della scarsità delle risorse, dogma

delle teorie economiche neoclassiche, appare ormai superato dalla possibilità

offerta dai sistemi informatici di proporre cataloghi potenzialmente infiniti di

beni o servizi. La teoria mette in discussione uno dei “capisaldi” delle teorie

di marketing, conosciuto come la “legge di Pareto”, secondo il quale solo

pochi prodotti (circa il 20%) di un assortimento, anche vasto, rappresentano

la maggior parte del fatturato (circa l’80%). Il Web grazie alla

“democratizzazione” degli strumenti di produzione, all’assenza di costi di

stoccaggio e magazzino, all’abbattimento di costi di distribuzione e alla

creazione di reti di collegamento tra i consumatori, ha completamente

ridisegnato le logiche dell’economia. Lo stadio attuale della tecnologia ci

consente di acquistare prodotti di qualsiasi genere e tipologia, in pochi

semplici click, in tutto il mondo. Non siamo condizionati, se non in piccola

parte, da meccanismi espositivi e dalla vastità di un’esposizione. La nostra

cultura, e dunque la nostra economia, si va affrancando via via dalla rilevanza

attribuita ad un ristretto cerchio di beni o hit che sono posizionati sulla testa

della curva di domanda. Il mercato si fraziona in un elevato numero di nicchie

posizionate sulla coda della curva di domanda. Nell’industria del

38http://venturebeat.com/2013/05/22/5-ways-the-booming-crowdsourcing-ecosystem-is-changing-in-2013/ 39 La coda lunga. Da un mercato di massa a una massa di mercati - Chris Anderson 2006.

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crowdfunding, osservando la nascita e la conformazione delle piattaforme, la

teoria di Anderson appare in piena sintonia con il proliferare di piattaforme

specializzate che calibrano la propria offerta rispetto a progetti

specificamente afferenti a segmenti e nicchie di mercato. L’individuazione e

l’offerta di servizi a nicchie del mercato globale, consente, non solo di trarre

un valore particolarmente elevato quanto maggiore è la differenziazione del

servizio d’intermediazione, ma soprattutto di centrare il bacino d’utenza o di

crearne di nuovi. I potenziali backers giungeranno alla piattaforma molto

probabilmente per accordare il loro sostegno ad una specifica campagna, ma

saranno maggiormente invogliati a rimanere nella comunità perché le

campagne riflettono i loro interessi.

b. Investimenti Locali

Tra i principali effetti positivi dispiegati dalla pratica del crowdfunding vi è

sicuramente la centralità della persona e della sua identità, che

indissolubilmente si lega all’appartenenza ad una comunità. L’ascesa a livello

globale del finanziamento dal basso e l’assenza di confini geografici

consentono ai proponenti di attrarre finanziamenti da ogni angolo del globo,

ma sempre più spesso i sostenitori sono gli stessi appartenenti della

comunità del soggetto proponente. Il web diviene la vetrina di progetti ad

impatto locale, in grado di raggiungere due effetti complementari, quali la

coscienza sociale per lo sviluppo della comunità e la propensione a divenire

sostenitori attivi di tale sviluppo socio-economico. Il trend del finanziamento

locale ha portato alla nascita di piattaforme specifiche, che operano

attraendo la comunità attraverso la promozione di progetti che spiegano i

loro effetti unicamente sul territorio o nei confronti della comunità di

riferimento.

c. Crowdfunding Imprenditoriale

L’attrazione degli attori economici verso la pratica del crowdfunding è

sempre maggiore, ogni entità economica, piccola o grande che sia ne può

trarre alcuni benefici. Le grandi imprese hanno la possibilità tramite la crowd

di testare le proprie idee di mercato preventivamente, abbattendo una buona

parte del rischio di mercato, anche eventualmente con riferimento a

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segmenti collaterali al core business. Le imprese di piccole dimensioni

possono incrementare le possibilità di permanere sul mercato di riferimento

o di approdarvi con progetti ad alto contenuto innovativo, grazie al

finanziamento dalla folla. Il crowdfunding è uno strumento trasversale, non

soggiace alle logiche dimensionali degli enti economici, né allo scopo che

contraddistingue l’attività d’impresa. Il trend in esame è dunque sicuramente

destinato a consolidarsi nei prossimi anni.

d. Sviluppo Economico

Diversi operatori sovrannazionali quali la Banca Mondiale o la Comunità

Economica Europea stanno monitorando attentamente il fenomeno del

finanziamento dalla folla ed approntando politiche in grado di sostenerne la

diffusione per lo sviluppo dell’economia. Il concetto di micro finanza che il

finanziamento dal basso ingloba consente con opportune politiche di

sostegno di intervenire in settori strategici per lo sviluppo dei paesi, quali il

settore energetico, dello sviluppo urbano e dell’educazione. Negli Stati Uniti

il MIF - Multilateral Investment Fund (MIF) – sta studiando il potenziale del

crowdfunding in America Latina, verificando come esso può indurre a

migliorare le condizioni di accesso al credito per i piccoli imprenditori.

e. Live Crowdfunding

Nonostante il crowdfunding sia un fenomeno virale, il recente trend del LIVE

Crowdfunding ha garantito una raccolta di risorse in media maggiore rispetto

alle campagne che rimangono nell’ambito del web. Normalmente le

campagne di crowdfunding sfociano nell’offerta sul mercato di un bene o

servizio reale, dunque è solo la fase di raccolta che si realizza on-line. Il

fenomeno del Live Crowdfunding si sostanzia in una serie di incontri ed

eventi dal vivo che consentono di soddisfare un bisogno latente del

finanziatore - consumatore: l’esclusività. L’organizzazione di convention o

bootcamp dedicati ai finanziatori rappresenta una tendenza ormai

consolidata negli USA, tendenza che rimarca la necessità di non abbandonare

mai il contatto personale con il finanziatore e di non porre distanze ulteriori

tra i finanziatori e gli operatori del mercato.

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L’analisi dei trend emergenti dal punto di vista dei consumatori-utenti è stata

oggetto di specifica nel Report 2013 sul crowdfunding ad opera della piattaforma

DeRev40.Trendhunter,41 piattaforma di trendsetting grazie alla sua community di

cacciatori di innovazione composta da oltre 120.000 volontari in tutto il mondo è in

grado di elaborare micro-trend in tempo reale che filtra e aggrega sino alla

determinazione di un trend quando emerge una tendenza chiara ed univoca. Il

report di Trendhunter è alla base dell’analisi condotta da DeRev, di seguito i trend

relativi agli utenti:

a. Intelligenza Collettiva

Il termine “intelligenza collettiva” indica la capacità di una comunità,

attraverso la collaborazione, di evolvere verso una capacità superiore a quella

individuale circa la risoluzione di problemi e/o la definizione di azioni da

intraprendere. Il ruolo del consumatore nel processo di ideazione e sviluppo

di un prodotto e/o servizio è sempre più accentuato, soprattutto nelle

campagne di crowdfunding. Nell’ambito di tali campagne i sostenitori

possono essere invitati a condividere le loro capacità creative e conoscenze

tecniche, il coinvolgimento è tale che il finanziatore veste anche il ruolo di

consumatore, pre-ordinando il bene o il servizio cui egli stesso ha contributo.

b. Mercato a misura di consumatore

La possibilità di pre-ordinare il prodotto oggetto dalla campagna determina

la costruzione di un mercato ad hoc per il consumatore, un mercato non

gravato da rischio di sovrapproduzione e contraddistinto dalla possibilità per

l’impresa di esplorare sistematicamente combinazioni, teoricamente infinte,

di offerte di gradimento dei finanziatori-utenti. Il contributo offerto dalla

crowd diviene così veicolo di strategie di innovazione, le imprese traggono

preziosi spunti direttamente dalla comunità di riferimento, il meccanismo di

feedback che viene ad instaurarsi pone il consumatore al centro dell’attività

d’impresa. Egli è co-creatore e fruitore di un contenuto, di un prodotto o

servizio che ha contribuito a commercializzare.

40 Cavalieri C., Esposito R. (2013). Crowdfunding 2013 World. Report, analisi e trend. 41 http://www.trendhunter.com

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c. Fiducia

Nel commercio tradizionale la fiducia del consumatore inizia a formarsi

successivamente alla fruizione del bene o del servizio, il prodotto

dell’impresa è l’unico metro di giudizio del grado di fiducia accordato dal

consumatore. Nelle campagna di crowdfunding i sostenitori di creativi ed

ideatori possono instaurare con quest’ultimi rapporti diretti di conoscenza e

condivisione. Il consumatore entra nella vision del progetto, la sostiene, la

condivide e la vive quotidianamente assimilandola nel proprio stile di vita. La

capacità del proponente di garantire un protocollo di trasparenza, non solo

finanziaria ma, soprattutto etico e comportamentale induce la comunità ad

accordare fiducia, superando il gap imposto dallo scetticismo e dalla paura

di vedere vanificato il proprio sforzo finanziario.

d. Dal “Pretail” al commercio tradizionale

La prevendita di prodotti tramite le campagne di crowdfunding spesso sfocia

in un prolungamento nei canali commerciali tradizionali. Si affermano siti e

piattaforme, come la statunitense CrowdSupply42, che consentono di reperire

prodotti finanziati grazie a campagne di crowdfunding di successo concluse

anche da diversi mesi. Dunque non è raro e non è assolutamente escluso che

il lancio di un prodotto veda nel crowdfunding uno stadio iniziale di

approccio al mercato prima della produzione su larga scala. Preme inoltre

sottolineare che le campagne di maggiore successo a livello globale hanno

avuto ad oggetti prodotti ad alto contenuto innovativo cui il mercato

tradizionale probabilmente, al momento del lancio, non volgerebbe il proprio

interesse per mancanza di riscontro dal lato della domanda. La preventiva

diffusione tra un buon numero di sostenitori potrebbe innescare la domanda

su larga scala, che a catena attiva l’offerta.

42 www.crowdsupply.com

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2

LA RACCOLTA DI

CAPITALI ON-LINE:

OPPORTUNITA’ E

CRITICITA’

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2.1 Opportunità e limiti del finanziamento dal basso

Il crowdfunding si configura come una possibilità innovativa di raccolta fondi i cui

limiti appaiono ancora inesplorati proprio in virtù della sua dinamica democratica e

partecipativa che offre, a tutti coloro che intendono finanziare un’iniziativa

interessante, di rivolgersi alla folla. Eletto da numerosi studiosi ed operatori di

settore quale strumento di ripresa economica, il crowdfunding, è stato anche

oggetto di numerose critiche. Si tratta indubbiamente di una pratica che apre nuovi

scenari economici, che offre forme alternative di finanziamento alle imprese, che

induce verso l’economia partecipativa ridefinendo il ruolo di consumatore quale

individuo piuttosto che componente di una massa indistinta. Tuttavia al fine di

comprendere le potenzialità di tale strumento non è possibile prescindere da

un’analisi quantitativa in grado di evidenziare ed investigare il fenomeno alla luce

delle opportunità e dei limiti che esso rivela. Lo strumento a supporto di tale

indagine è la Swot Analysis che consentirà di porre a sistema le criticità e le

opportunità ritraibili dall’impiego di tale modalità di finanziamento e le forze

esterne del macro ambiente come driver di successo (o insuccesso) delle campagne.

Tabella 2: SWOT Analysis. Minacce, Opportunità, Punti di Forza e Debolezza del Crowdfunding. Tabella a cura dell’autore.

PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA

Elevato grado di controllo Complessità amministrativa

Accesso facilitato alle fonti di finanziamento Transazione finanziaria

Valutazione preventiva della fattibilità Rischio di appropriazione dell’iniziativa

Benefici per le comunità locale Rischio di frodi per gli investitori

Benefici per il sistema economico

Asimmetrie Informative

Barriere Geografiche inesistenti

OPPORTUNITA’ MINACCE

Società informatizzata Cultura non sufficiente

Mitigazione degli effetti della crisi economica

Regolamentazione parziale

Mercati di nicchia

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a) Punti di forza e debolezza

Nell’ottica della raccolta del capitale di rischio il primo punto di forza evidenziabile

riguarda il grado di controllo che l’imprenditore conserva sulle decisioni relative al

business che intende avviare. A differenza delle tradizionali forme di finanziamento,

come il ricorso al capitale di debito, la partecipazione al capitale di rischio di

investitori professionali richiede il più delle volte uno stretto rapporto di

collaborazione tra l’imprenditore e l’investitore che condivide il rischio di impresa

ed è cointeressato al successo dell’impresa stessa. L’investitore professionale

qualificherà maggiormente il team proponente, contribuirà a validare l’iniziativa

economica e, dunque, potrà intervenire, citando solo alcune possibili forme

d’ingerenza nella gestione, modificando le combinazioni

prodotto/mercato/tecnologia su cui si basa la business idea o potrà eccepire

significative considerazioni rispetto a decisioni d’investimento. La conseguenza

logica di questo processo di coinvolgimento è la perdita, delle volte anche

significativa, del grado di controllo del team proponente sulla definizione delle

strategie aziendali. Il ricorso al finanziamento dal basso non comporta invece tale

rischio, il finanziamento attinto dalla folla non comporterà per l’imprenditore la

perdita di potere decisionale, egli continuerà a poter definire autonomamente ogni

aspetto strategico, l’intervento della folla sarà limitato alla fase di raccolta del

capitale.

In secondo luogo, il ricorso al crowdfunding consente di aggirare la difficoltà, ormai

cronica, di reperire fondi tramite i canali tradizionali del credito. L’incredibile facilità

di accesso al finanziamento dal basso è trasversale a qualsiasi tipologia di

proponente ed è probabilmente destinata a colmare il gap informativo e d’offerta

di investitori istituzionali che i mercati stanno vivendo. I singoli proponenti potranno

così richiedere finanziamenti alla folla senza doversi confrontare con la lungaggine

burocratica e il difetto percettivo degli istituti finanziari. Le imprese, soprattutto di

piccole medie dimensioni, potranno rivolgersi alla folla al verificarsi di numerose

condizioni ostative: mancanza di un mercato attivo di investitori istituzionali, track

record non soddisfacente, mancanza di garanzie o di tassi di crescita prospettici non

soddisfacenti.

Il terzo punto di forza del crowdfunding risiede nella possibilità concreta di

abbattere gran parte del rischio di mercato che caratterizza nuovi prodotti,

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soprattutto in fase di lancio sul mercato tradizionale. Lo sviluppo di un nuovo

prodotto, anche nell’ottica dell’ampliamento della gamma o della rivitalizzazione di

prodotti ormai in fase di declino, comporta un lungo processo le cui fasi

fondamentali possiamo osservare dal grafico sottostante:

Il meccanismo di funzionamento del crowdfunding si basa sull’attrazione di un

pubblico più ampio possibile, che trovi l’idea interessante e che decidendo di

contribuire finanziariamante, inconsapevolmente convalida l’idea come capace di

approcciare al mercato reale. Il lancio della campagna consente quindi di unificare

fasi del processo normalmente distinte e al contempo di testare preventivamente,

tramite il supporto della folla, la fattibilità e la commercialità di un’idea. Da tale

considerazione ne discendono ulteriori non meno significative. La possibilità di

testare in via anticipata la business idea renderà maggiormente efficace ed efficiente

l’azione del proponente, non solo in termini di dispendio di risorse finanziarie, ma

soprattutto consentirà azioni correttive tempestive su aspetti commerciali o tecnici

del prodotto, soprattutto nel caso di campagne che danno voce alle capacità

tecniche e commerciali dei sostenitori, nonché la possibilità di predeterminare la

quantità di beni da produrre.

In un’ottica puramente finanziaria, appare consolidata in dottrina l’opinione che il

ricorso al finanziamento dal basso consenta un notevole abbattimento del costo del

capitale, abbattimento dovuto essenzialmente alle specificità che

contraddistinguono il rapporto finanziario tra gli attori. Il costo del capitale

rappresenta, in relazione alle specifiche componenti di una data struttura finanziaria,

l’onere che l’impresa dovrà sostenre per approvviggionarsi di capitali utili, esso

quindi indica la remunerazione richiesta da ciascuna categoria di finanziatore.

L’altezza del costo del capitale è, dunque, determinata dal potere contratturale del

finanziatore e dal costo opportunità espresso da quest’ultimo, considerato che nella

Ideazione del concept

Scelta del target e posizionamento

Fattibilità e costruzione del

prototipo

Test di Marketing

Lancio

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realtà le opzioni di impiego sono molteplici, il costo opportunità indicherà la

remunerazione cui si rinuncia non impiegando quelle risorse in attività alternative

contraddisinte dal medesimo livello di rischio. La remunerazione offerta

dall’impiego di capitali ottenuti a titolo di equity o debito dovrà quindi essere in

grado di soddisfare il costo opportunità dell’investitore, garantendo a quest’ultimo

un rendimento soddisfacente rispetto alle alternative prospettabili. Nella pratica del

crowdfunding, tralasciando il segmento equity nel quale questo ordine di

considerazioni si rendono necessarie, il proponente non si trova ad affrontare un

costo opportunità eccessivamente oneroso, considerato che il contributo offerto dal

crowdfunder-finanziatore si sostanzia in somme spesso irrisorie, ed è

eventualmente ripagato, con ricompense simboliche o con la possibilità di ottenere

un prodotto in pre-vendita ad un prezzo vantaggioso. La sensazione è che ci si trovi

più nel terreno del mutuo scambio, piuttosto che nell’ambito di una vera e propria

operazione di finanziamento. Il costo opportunità del crowdfunder non è composto

unicamente dal rendimento atteso in relazione agli scenari prospettabili, esso

guadagna valori emozionali che trovano la propria contropartita nella

partecipazione sociale e nella condivisione, e non speficicamente nel solo

rendimento economico. Quindi, rispetto al costo del capitale, anche in assenza di

specifici riscontri empirici, è possibile affermare che nel crowdfunding la raccolta di

capitali ha costi nettamente inferiori. La specificazione si rende necessaria in quanto

la costruzione di una campagna di crowdfunding comporta comunque costi

specifici, legati essenzialmente alla produzione di contenuti, di pitch di

presentazione del team e del progetto,e alla promozione e comunicazione continua

che si rende necessaria per ottenere consenso presso le folle. In considerazione di

ciò non è possibile ignorare che, laddove il costo di raccolta dei capitali appare

ridotto, il costo di allestimento e di gestione della campagna , soprattutto in termini

di risorse temporali, può essere facilmente molto elevato.

Numerosi autori hanno evidenziato tra i punti di forza del crowdfunding la sua

attitudine a divenire un strumento di ripresa economica delle nazioni. La

sperimentazione diretta presso la folla di nuovi prodotti genera la possibilità di

nascita di nuovi mercati, richiama innovazione e concetrazione di professionalità

nascenti, mentre la creazione di imprese finanziate dal basso genera un aumento

dei posti di lavoro senza alcun corrispondente incremento della spesa pubblica per

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programmi di sostegno. Il crowdfunding potrebbe divenire un asset strategico per

restituire all’economia nazionale stabilità e autosufficienza.

La dimensione sociale e partecipativa del crowdfunding rappresenta la linfa di un

duplice processo di crescita – dell’individuo e del gruppo – che si alimenta

continuamente grazie ai benefici derivanti al singolo proponente che si estendono

all’intera comunità, sia in termini economici che sociali. Esperienze positive del

singolo producono consapevolezza e spingono altri individui della stessa comunità

con risorse limitate ad agire per liberare la propria creatività imprenditoriale, mentre

la comunità acquisirà maggiore senso comune e tenderà a valorizzare e supportare

i propri membri. Questo meccanismo appare evidente soprattutto nelle campagne

di civic crowdfunding, ove la folla viene coinvolta in progetti di riqualificazione

sostentibile della propria città. Si tratta di campagne che amplificano molto la

dimensione sociale dell’individuo quale membro della società e che hanno come

fine ultimo la costruzione di una coscienza civile orientata allo sviluppo della

comunità.

Infine, tra i principali punti di forza del crowdfunding vi è la completa assenza di

barriere geografiche derivante dalla capacità della rete di abbattere le distanze. Ogni

progetto può espandere la ricerca di fondi, pontenzialmente, a tutto il globo

attraendo non solo fondi della propria comunità ma attingendo a risorse e

competenze dal mercato europeo ed extraeuropeo. Simmetricamente i

crowdfunders possono scegliere di aderire a comunità straniere e di sostenere

progetti e idee di progettisti di qualsiasi nazionalità, inoltre se il crowdfunder è di

nazionalità differente da quella del paese ove si trova, grazie alla rete globale, può

sostenere i progetti attivi nella propria comunità natia. La variabile geografica è

fortemente modulabile, se il proponente intende avere un’esposizione globale

progetterà una campagna in grado di giungere oltreoceano e di attrarre un pubblico

più vasto possibile, differentemente il crowdfunding può divenire uno strumento di

coinvolgimento di una comunità definita geograficamente i cui stessi componenti

codificano i bisogni reali e li traducono in campagne locali. Prezioso è il contributo

offerto in tal senso dallo studio condotto da Agrwal,Catalini e Goldfarb43su

43 Agrawal A., Catalini C., Goldfarb A. (2011). Friends, Family and the Flat World: The Geography of Crowdfunding, NBER Working Paper No. 16820.

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Sellaband44, piattaforma olandese che pone in contatto diretto musicisti

indipendenti con i propri fan e consente a quest’utlimi di divenire co-produttori

dell’album dei loro artisti preferiti. L’analisi di regressione condotta su un data set

composto da 4,712 artisti-imprenditori ha coperto un orizzonte temporale di tre

anni e ha evidenziato come la componente geografica non rappresenti il vero

fattore discriminante tra il livello di donazione di sostenitori locali e il contributo

offerto da investitori geograficamente dislocati. L’offerta di royalty agli investitori

sulla produzione degli album ha attratto fondi che nell’86% dei casi provenivano da

soggetti distanti più di 100 km dall’imprenditore – musicista con una distanza media

tra creators e investitori pari a 5000 km. Gli autori confermano quindi la capacità

del crowdfunding di eliminare la barriere della prossimità spaziale dell’investimento,

consentendo di ampliare le opportunità di reperire capitali e di depurare la

valutazione dell’idea da logiche reputazionali o di monitoraggio dell’investimento.

Il lancio di una campagna di crowdfunding sottende però anche numerosi aspetti

critici che non è possibile sottovalutare. In primo luogo si riscontra, rispetto alle

forme tradizionali di raccolta di capitale, una maggiore complessità amministrativa

ed organizzativa collegata principalmente alle relazioni che il proponente dovrà

curare in ogni fase della campagna. Nell’ottica di una campagna di successo, il

proponente anzitutto dovrà attivare in maniera efficiente le proprie reti di

conoscenti e amici per indurli a contribuire, per ogni contributo ricevuto, anche ad

intervalli spesso molto brevi di tempo, si impegnerà a ringraziare personalmente

ogni contribuente e provvederà giornalmente alla produzione di contenuti relativi

ai progressi del proprio progetto. Inoltre, soprattutto con riferimento alla pratica

dell’equity crowdfunding, la comunicazione con investitori non professionali non

consente il ricorso ad una comunicazione economico-finanziaria codificata e

generalmente accettata dagli investitori specializzati. La coesistenza di due

categorie di investitori, totalmente antitetiche, comporterà la produzione di report

periodici imperniati su tecniche di comunicazione completamente differenti, non

solo nel linguaggio adottato, ma soprattutto tese ad intercettare e colpire modus

operandi diversi.

44 www.sellaband.com

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Il mercato domestico presenta un punto di debolezza non trascurabile, relativo alla

modalità di trasferimento dei fondi dai sostenitori ai proponenti. Attualmente il

metodo più utilizzato è PayPal45, numerose piattaforme richiedono che la donazione

venga effettuata tramite un account paypal registrato in quanto rappresenta l’unico

sistema di trasferimento fondi che consente di effettuare una “promessa di

pagamento”, differentemente da conti bancari o carte di credito. Chiaramente

l’utilizzo del conto on-line richiede expertise nell’utilizzo della tecnologia, di cui tutti

i sostenitori potrebbero non godere, inoltre paypal consente di effettuare donazioni

solo per piattaforme reward o donation. Mentre nel segmento equity ciò non ha

alcun rilievo, potrebbe limitare o ritardare gli scambi sulle piattaforme lending data

la mancanza allo stadio attuale di tecnologie alternative di trasferimento digitale di

fondi.

L’habitat naturale delle campagne di crowdfunding è il web, dunque, presentare

un’idea alle masse può anche sottendere rischi collegati alla natura stessa di

Internet, quali la globalità nella diffusione dei contenuti. Un punto di debolezza

generalmente identificato attiene alla possibilità che i proponenti, soprattutto

creativi ed innovatori, vedano la loro idea replicata in tempi brevi dalle big company

o da investitori con maggiori risorse economiche. Il rischio che l’idea possa essere

sottratta alla paternità del creatore è elevato soprattutto nel caso di campagne che

risultano essere fallimentari, non per la vision del progetto, quanto per la struttura

stessa della campagna (scelta errata della piattaforma, mancata attivazione di un

network relazionale, scarsa capacità di comunicazione etc.). Il rischio di frode investe

simmetricamente anche i sostenitori, le piattaforme non offrono garanzie circa la

buona fede del proponente, dunque, non è possibile per i backers, almeno nelle fasi

di approccio, valutare la credibilità del proponente e difendersi da eventuali frodi.

I punti di debolezza sin ora evidenziati possono configurarsi come conseguenze

della presenza di asimmetrie informative sul mercato. La teoria delle asimmetrie

informative, elaborata per la prima volta nel 1970 da Akerlof46, mostra come

l’equilibrio tra la domanda e l’offerta possa essere falsato dalla imperfetta

45 PayPal è una società che offre servizi di pagamento digitale e di trasferimento di denaro online tramite un conto online che garantisce massima sicurezza essendo le movimentazioni gestite tramite indirizzo mail quindi senza necessità di fornire alcuna informazione sensibile. 46 G. Akerlof, "The Market for Lemons: Quality Uncertainty and the Market Mechanism", 1970. Premio Nobel per l’economia nel 2001.

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informazione degli agenti. Un mercato caratterizzato da perfetta simmetria

informativa presuppone che tutti gli operatori abbiano accesso senza costi

aggiuntivi a tutte le informazioni di cui necessitano per effettuare le proprie scelte

di consumo e/o produzione. L’asimmetria informativa comporta una condizione in

cui un’informazione rilevante non è condivisa integralmente fra gli individui,

dunque, una parte degli agenti interessati ha maggiori informazioni rispetto al resto

dei partecipanti, e può trarre un vantaggio da questa configurazione. Nella pratica

del crowdfunding la presenza di asimmetrie informative è una condizione endogena

al meccanismo d’offerta (presentazione on-line di progetti) che rischia di divenire

patologica e determinare comportamenti opportunistici sia ex-ante che ex-post il

lancio della campagna. Il proponente dispone normalmente di tutte le informazioni

circa il proprio progetto, la veicolazione parziale di informazioni verso la folla può

essere attuata consapevolmente, in caso di frodi ad esempio, ma non si esclude che

possa avvenire in maniera del tutto inconsapevole. Le conseguenze prospettabili

causate dalla disponibilità non uniforme di informazioni sottende forti implicazioni

la cui trattazione è riservata al paragrafo 2.6.

b) Opportunità e Minacce

Proseguendo nella trattazione del crowdfunding e delle sue specificità, nel quadro

dell’analisi qualitativa condotta, la valutazione delle opportunità e minacce derivanti

dall’ambiente esterno si impone come step logico e consequenziale per offrire una

prospettiva esaustiva, ma non certo definitiva, del fenomeno.

Le opportunità derivanti dal macro ambiente sono riconducibili alle sfide

tecnologiche che hanno determinato un radicale cambiamento socio-economico,

sulla scia di una progressiva evoluzione dei mezzi di comunicazione e connessione

con altri individui. Ad oggi il 35% della popolazione mondiale è connessa alla rete

web, lo sviluppo di una società sempre più informatizzata favorisce gli operatori del

crowdfunding garantendo l’elaborazione, la trasmissione e la condivisione

istantanea di ogni informazione rilevante per gli agenti47.

47 Le principali implicazioni dello sviluppo tecnologico sull’industria del crowdfunding sono state oggetto di trattazione nel primo capitolo del seguente lavoro Capitolo 1, par. 1.1.

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Il volume d’affari registrato in pochi anni dall’industria di crowdfunding ha fatto

sorgere in numerosi studiosi ed operatori del settore forti aspettative circa la

capacità del finanziamento dal basso di avere un’influenza positiva sui sistemi

economici. La costruzione di network per la condivisione di idee innovative e la

possibilità di offrire le proprie risorse a sostegno di progetti ad alto valore sociale

ed etico rappresentano solo alcuni dei benefici del crowdfunding. A tal proposito il

Framework for European Crowdfunding48 ha individuato i vantaggi derivanti dalla

pratica del crowdfunding sul mercato interno:

� Resilienza del sistema

Il crowdfunding rappresenta una possibilità concreta per avviare un’inversione di

tendenza nel sistema finanziario il cui grado di concentrazione è talmente elevato

da aver portato all’affermazione del cosiddetto modello “too big to fail”. Poche

grandi istituzioni detengono la maggior parte della ricchezza netta, sopportando

così il rischio di portare al collasso l’intero sistema.

� Determinazione di migliori tassi di mercato

La determinazione dei tassi d’interesse attuale non appare efficiente, la

concentrazione di ricchezza nelle mani di poche grandi istituzioni genera un forte

potere contrattuale delle stesse. Le piattaforme di crowdfunding permetterebbero,

nella visione della commissione europea, di generare prezzi e tassi di mercato più

equi grazie alla reimmisione di liquidità sul mercato e all’ampliamento dell’offerta

creditizia.

� Diversificazione del finanziamento

Il crowdfunding oltre a garantire un accesso più agevole a nuove forme di

finanziamento, consente ai beneficiari, siano essi aziende siano essi privati, di

48 A FRAMEWORK FOR EUROPEAN CROWDFUNDING | K. De Buysere, O. Gajda, R. Kleverlaan, D. Marom | 2012

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diversificare le fonti di finanziamento, creando valore per il sistema nel suo insieme

e rendendo il business meno vulnerabile ad eventuali carenze di fondi.

� La stabilità finanziaria

La difficoltà cronica delle imprese presenti sul mercato ad effettuare investimenti

strategici è controvertibile sono nell’ambito di un incisivo piano di ripresa

economica su scala europea. Il crowdfunding può però contribuire a restituire

fiducia agli operatori del mercato, l’investimento anche di piccole somme in progetti

concreti indirizza la folla all’impiego di risorse nell’economia reale, rappresentando

un’alternativa alle crisi inflattive causate da afflussi artificiali di investimenti nel

mercato finanziario.

� Canali di finanziamento alternativi

La diffusione di progetti sulle piattaforme, analogamente a quanto accade per le

imprese alla ricerca di idee e creativi, può indirizzare i governi e gli enti pubblici

verso un impiego più efficiente di fondi pubblici. La presenza di una rete altamente

interconnessa porterà all’emersione dei bisogni inespressi della collettività,

generando a catena interventi del governo mirati a determinati settori o attività.

L’ecosistema economico, caratterizzato sempre più da un elevato numero di nicchie,

come descritto dalla Long Tail theory, rappresenta un ulteriore opportunità per i

proponenti, oltre che per le piattaforme. L’individuazione di un target specifico è

resa agevole dall’intermediazione diretta offerta dalla piattaforma con una comunità

omogena, caratterizzata da specifici interessi o esigenze.

A conclusione dell’analisi qualitativa si individuano possibili minacce alla diffusione

del crowdfunding e alla sua continua sperimentazione nei modelli di finanziamento

degli investimenti aziendali.

In primo luogo si riscontra una cultura collettiva ancora non sufficiente sul

fenomeno a livello nazionale, sia a livello di donatori che di progettisti. La rapida

evoluzione del crowdfunding ha seguito un approccio di urgenza più che strategico,

numerosi attori si sono orientati al crowdfunding con un atteggiamento di ripiego

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alla mancanza di alternative creditizie, dunque, poco strutturato e consapevole. La

conseguenza diretta di questo atteggiamento è stata la scarsa comprensione delle

vere potenzialità ritraibili dal crowdfunding a fronte di una mancanza di cultura dello

strumento stesso, a partire dal modello maggiormente adatto alla campagna da

lanciare. La diffusione di cultura sul fenomeno si deve principalmente alle

piattaforme, che per garantire la loro sopravvivenza sul mercato hanno

incrementato la propria attività comunicativa, anche tramite l’organizzazione di

eventi e seminari. Starteed49 ha trasformato questa minaccia in un grande punto di

forza, aprendo la pagina web della piattaforma apparirà una schermata “scopri di

che piattaforma sei!”, ogni proponente potrà compilare un semplice questionario

che lo indirizzerà verso la soluzione più adatta alla sua campagna.

L’Italia ha avuto un ruolo di pioniere nell’innovazione della finanza dal basso,

essendo stato il primo paese al mondo ad aver regolamentato la pratica dell’equity

crowdfunding. Nonostante gli sforzi compiuti dal legislatore per incrementare lo

sviluppo tecnologico, l’occupazione giovanile e la crescita sostenibile, il

regolamento pubblicato dalla Consob ha sollevato alcune perplessità. Una delle

critiche più ricorrenti riguarda l’accesso limitato alle start-up innovative così come

definite dal regolamento, tale accesso limitato non consentirebbe ad altre

promettenti realtà prive di uno o più requisiti di poter concorrere per l’ottenimento

di fondi. Ulteriori critiche riguardano la presenza obbligatoria di investitori

professionali nel processo di raccolta fondi, che a giudizio di alcuni significherebbe

limitare ad una élite di finanziatori uno strumento che nasce popolare e aperto.

Inoltre, numerose ancora sono i dibattiti circa la tutela non sufficiente, secondo

alcuni, offerta dal regolamento agli investitori non professionali. Il regolamento

rappresenta un coraggioso punto di partenza, ma occorrono ancora spazi di

manovra ampi per mitigare la complessità della regolamentazione che risiede nel

trovare un giusto equilibrio tra la tutela dell’investitore non professionali, le

necessità dell’economia reale, gli oneri gestori delle piattaforme online in

operazioni caratterizzate da elevato rischio finanziario.

49 http://www.starteed.com/ - piattaforma nazionale generalista attiva dal 2011.

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2.2 Dalla business idea alla raccolta di capitale: gli step del processo

L’osservazione del modus operandi delle piattaforme ha portato all’identificazione

di uno schema di funzionamento del finanziamento collettivo. Suddetto schema

individua le fasi principali e ricorrenti di una campagna di crowdfunding, dalla

creazione della business idea all’ottenimento dei fondi necessari all’attuazione della

stessa.

Step 1. Your Idea

La premessa per il lancio di una campagna di crowdfunding è chiaramente

rappresentata dalla proposta di valore che l’autore intende lanciare. Nonostante la

pratica del finanziamento dal basso sia comunemente ritenuto uno strumento

fortemente accessibile, disintermediato e trasparente, con cui poter realizzare

progetti artistici e culturali, sviluppare idee imprenditoriali e far partecipare

economicamente le comunità ad un progetto sociale o di pubblica utilità,

rappresenta pur sempre un atto economico. La principale implicazione di questa

assunzione è chiaramente la necessità di strutturare la propria proposta secondo le

logiche di business e creazione d’impresa. Il proponente non potrà limitarsi al lancio

di una semplice idea, egli dovrà svolgere una serie di attività preliminari tese alla

identificazione dei contenuti del progetto e alla valutazione della sua fattibilità. Una

campagna di crowdfunding rappresenta l’iniziativa di un neo-imprenditore su un

mercato, sia reale che virtuale, il più delle volte già esistente e caratterizzato da

specifiche logiche concorrenziali. Il proponente dovrà dunque pianificare la propria

campagna percorrendo un percorso graduale che partendo dalla chiarificazione

dell’idea e del target, si snoderà lungo l’analisi di mercato e della concorrenza,

passando per la valutazione degli aspetti finanziari ed economici sottesi e che si

concluderà con la chiara definizione degli obiettivi primari e secondari che la

campagna è tesa a raggiungere. Lungo questo percorso di verifica della fattibilità il

proponente svilupperà maggiore senso critico e capacità di comunicazione, avrà

definito analiticamente e con chiarezza ogni aspetto dalla sua proposta,

amplificando le capacità di comunicazione al pubblico e non incorrendo così nel

rischio di vanificare i propri sforzi progettuali.

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Step 2. La scelta della piattaforma

Al termine della strutturazione concettuale della proposta il neo-imprenditore si

orienterà verso la scelta della piattaforma che ritiene maggiormente congeniale al

proprio progetto50. Il proponente, dopo la fase di registrazione alla piattaforma,

potrà inoltrare la richiesta di pubblicazione del proprio progetto. La pubblicazione

del progetto in alcuni casi può essere subordinata a valutazioni di fattibilità delle

proposte ricevute, in base a criteri di credibilità, fattibilità e canoni di opportunità.

L’osservazione empirica suggerisce che le probabilità più elevate di pubblicazione

si riscontrano in ordine a idee già realizzate e concretizzate in un prodotto o in

relazione a idee che hanno superato il test di fattibilità e che sono in fase di pre-

realizzazione e che necessitano della campagna solo per la raccolta fondi. I criteri di

screening possono rivelarsi più o meno stringenti, a seconda della vocazione della

piattaforma e del modello di crowdfunding. La filosofia promossa dalla piattaforma

può abbracciare una visione democratica in senso stretto, in tal caso la piattaforma

è aperta a tutte le tipologie di progetto senza l’apposizione di alcun filtro. La

relazione tra i criteri di screening e il modello di crowdfunding è direttamente

proporzionale alla complessità economico-finanziaria del progetto. Le piattaforme

di tipo reward, essendo dirette alla promozione di progetti che sfociano in attività

di creazione di prodotti innovativi e che prevedono opportuni meccanismi di

ricompensa per i backers, tendono ad effettuare delle verifiche di fattibilità

progettuale ed economica della business idea. Non si tratta di una pratica

riscontrata in ordine a tutte le piattaforme di reward, Produzioni dal basso è una

piattaforma generalista ibrida (reward-donation) che non applica alcun filtro per la

pubblicazione dei progetti. Chiaramente nelle campagne equity-crowdfunding la

verifica della fattibilità è un pre-requisito della nascita stessa della start-up, le

piattaforme di tipo equity sono strutturate attraverso team specializzati nella

valutazione e creazione di nuove attività imprenditoriali che si occuperanno di

vagliare e analizzare il business plan e di colloquiare con il team proponente per la

verifica di asset strategici intangibili, quali le competenze dei componenti del team

e il capitale umano.

50 Per i criteri di scelta della piattaforma si rinvia ai paragrafi successivi.

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Se la piattaforma non adotta alcun criterio di valutazione, la seconda e la terza fase

dello schema verranno a sovrapporsi, contrariamente il proponente dovrà attendere

un riscontro della piattaforma. In caso di esito negativo della valutazione il flusso si

arresterà, fermo restando la possibilità per il proponente di rivedere le variabili

chiave del progetto o di orientarsi verso altre piattaforme.

Step 3. Progettazione della campagna

La maggior parte delle piattaforme attive hanno strutturato l’accesso ai loro servizi

in maniera molto semplice e diretta, dopo la fase di registrazione, l’utente potrà

accedere alla sezione dedicata alla pubblicazione dei progetti e verrà guidato da un

form strutturato teso a rendere omogenea la presentazione dei progetti ed

evidenziare le variabili chiave del progetto. Il ruolo delle piattaforme di

crowdfunding è di concentrare su un portale on-line progetti validi in grado di

attrarre l’interesse della folla, la capacità della piattaforma di attrarre sostenitori

dipenderà anche dalla capacità del proponente di fornire una descrizione

accattivante e adeguatamente dettagliata della propria idea mediante l’utilizzo di

diversi strumenti multimediali. Le fasi principali della strutturazione della campagna

possono variare a seconda del business model della piattaforma, spetterà in ogni

caso al proponente definire:

• Descrizione del progetto, Autore e Titolo: tramite immagini e testo l’utente

potrà inserire il titolo della campagna, eventuali autori anche non materiali e

una serie di contenuti attraverso i quali si possa evincere in maniera precisa

l’obiettivo del progetto.

• Storytelling: numerose piattaforme invitano i proponenti a produrre video

finalizzati a raccontare il progetto tramite immagini evocative di sensazioni e

sentimenti che assicuri il coinvolgimento emozionale della folla e che

forniscano una chiara dimostrazione del prodotto o servizio promosso.

• Budget: spetterà al proponente fissare il budget obiettivo della campagna in

relazione alle risorse che realisticamente ritiene necessarie per la

realizzazione della propria idea e tenendo conto anche di tutte le spese che

dovrà sostenere rispetto alla campagna e al sistema delle ricompense (ove

previste).

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• Ricompense: se la campagna di crowdfunding è proposta nel segmento

reward, il proponente dovrà valorizzare le donazioni ricevute con delle

ricompense da egli stesso scelte, il cui valore varia a seconda dell’entità delle

donazione.

• Promozione: la campagna sarà completata dall’attivazione di tutti i canali

social di cui il proponente dispone (Twitter, Facebook, blog ecc.) per creare

un flusso costante tra la piattaforma e i canali di comunicazione e

condivisione abitualmente utilizzati dal proponente.

La definizione del timing dipenderà dalla piattaforma prescelta, alcune fissano

un range di tempo tra i 15 e 120 giorni, altre non prevedono la possibilità di

definire a propria scelta il termine di scadenza della campagna essendo uguale

per tutte le campagne presenti sulla piattaforma. Completata la fase di

strutturazione della campagna avverrà l’upload sulla piattaforma e inizierà a

decorrere il periodo di raccolta. Il format di presentazione della campagna potrà

essere costantemente aggiornato dal proponente con contenuti multimediali e

testuali relativi al progresso del progetto per assicurare trasparenza e maggiore

coinvolgimento dei sostenitori. Le fasi di definizione della campagna sin qui

illustrate non sono riscontrabili nel segmento equity caratterizzato per natura da

una maggiore complessità e rigorosità organizzativa.

Step 4. Scadenza del termine

Alla scadenza del termine la raccolta di fondi on-line risulta essere terminata. Se la

piattaforma utilizza il modello All or nothing il proponente potrà ottenere il

finanziamento solo se ha raggiunto o superato con successo il budget obiettivo. Nel

caso di mancato raggiungimento del budget prestabilito il processo di raccolta si

arresta, le donazioni ricevute e trattenute dai conti virtuali dei backers verranno

restituite. Nel caso in cui la piattaforma utilizza come modello di raccolta Take it all,

sia in caso di raggiungimento totale che parziale del budget, il proponente otterrà

la somma raccolta sino alla conclusione della campagna.

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Figura 7: Step di una campagna di crowdfunding. Immagine elaborata dall’autore.

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2.3 Il proponente

Il Crowdfunding rappresenta una modalità di raccolta fondi innovativa, esso

sottende numerosi aspetti psicologici e comportamentali, dunque, dopo aver

discusso le fasi della campagna, si rende necessario indagare le implicazioni

derivanti dai meccanismi di interconnessione tra gli attori che a vario titolo

intervengono nel processo.

L’efficace implementazione del Crowdfunding nei modelli d’impresa non può

prescindere da un’analisi attenta dei possibili benefici e disincentivi che possono

guidare il proponente nella scelta di questa forma innovativa di economia

partecipativa.

2.3.1 Aspettative e benefici

Incrociando i risultati dei lavori di Agrawal, Catalini e Goldfarb51 e di Gerber52 e

colleghi è possibile identificare alcuni incentivi che consentono agli imprenditori di

discriminare tra la raccolta di capitale tramite canali tradizionali e la raccolta di

capitali tramite la pratica del crowdfunding.

a. Raccogliere finanziamenti

La motivazione principale è chiaramente rappresentata dalla possibilità di

raccogliere denaro dalla folla, ma ciò che viene evidenziato dallo studio di

Gerber e colleghi è che la raccolta fondi tramite la folla è considerata

particolarmente appagante perché democratica e aperta. Ricevere denaro da

istituzioni tradizionali si configura spesso come un puro processo di

trasferimento di denaro, impersonale e privo di coinvolgimento emozionale.

"I think the basic reason for me to use [Kickstarter] is getting financial support from

a lot of small contributions, which I like, which is different from going and applying

51 Ajay Agrawal, Christian Catalini, Avi Goldfarb. Some Simple Economics of Crowdfunding. Innovation Policy and the Economy, Volume 14, Lerner and Stern. 2014. 52 Gerber E.M, Hui J.S, Kuo P.Y., “Crowdfunding: why people are motivated to post and fund projects on crowdfunding platforms”, Northwestern University Creative Action Lab, Sheridan Drive, Evanston, 2011.

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for a grant, from, you know, an organization. … It’s a very different process. And I

like the process of … crowdfunding. It’s satisfying.”

b. Stabilire relazioni

I proponenti sono spesso incentivati al ricorso al crowdfunding dalla

possibilità di intessere relazioni con la folla che si estendono oltre la

transazione finanziaria. La creazione di una comunità che ruota attorno alla

vicenda imprenditoriale consente ai proponenti di coltivare nel medio lungo

termine un network relazionale che gratifica anche il consumatore, il quale

essendo coinvolto in un pieno scambio collaborativo si appresta a divenire

un supporter della vision aziendale, piuttosto che mero fruitore.

c. Divulgare on line il proprio lavoro

Descrivendo il processo di raccolta di capitali dal basso e le sue diverse fasi

abbiamo verificato che nella costruzione della campagne le piattaforme

inducono i proponenti a strutturare in maniera più “social” possibile la

propria campagna, attivando canali di comunicazione di massa quali appunto

i social network. La esposizione mediatica dei contenuti aumenta in maniera

esponenziale le possibilità di divulgazione presso la folla, attirando così,

soprattutto nei mercati di nicchia, sostenitori e supporter altrimenti non

raggiungibili causa la mancata affermazione del progetto, che per l’appunto

è in fase di lancio. Significativa è l’esperienza di un’archeologa che sulla

piattaforma americana RocketHub decide di lanciare una campagna di

raccolta fondi per finanziare un lavoro di ricerca su alcuni scheletri dell’antica

Roma. L’archeologa non solo ha completato con enorme successo la

campagna, ma ha potuto, grazie alla piattaforma, attirare l’attenzione di

canali televisivi e riviste internazionali di settore che l’hanno invitata a

raccontare della propria ricerca, nonché di numerosi colleghi e appassionati

che hanno sostenuto attivamente tutta la campagna, sia economicamente

che moralmente.

d. Replicare esperienze di successo

Proprio con riferimento alla campagna lanciata su RocketHub un proponente

intervistato nel lavoro di Gerber ha affermato di aver approcciato al

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crowdfunding sulla scorta dell’esperienza di successo della ricerca

archeologica.

“There’s a fellow archeologist that I’ve never met, but she just started a new

Rockethub project, and so she’s in the process of funding, and she claimed to be

inspired by me.”

Si tratta indubbiamente di un effetto indiretto che si spiega sulla folla che

ruota attorno alle piattaforme, le quali attratte dal successo intravedono

nuove possibilità di espressione di se stessi e delle proprie idee, sono così

incoraggiate a intraprendere nuovi percorsi di vita e sperimentazione.

e. Accedere a maggiori informazioni

Agrawal e colleghi hanno invece sottolineato come il crowdfunding

rappresenti un processo ibrido: raccolta di finanziamenti e creazione di un

ecosistema attorno al prodotto. Ogni reazione dei backers aumenta la

capacità dei proponenti di valutare i punti di forza e debolezza del progetto,

di effettuare ricerche di marketing e test di fattibilità. L’intuizione che il

crowdfunding sottenda per gli imprenditori numerosi vantaggi in termini di

vantaggio informativo è confermata dalla dichiarazione resa da Jeroen

Hanekamp creatore di Ficsus, tool online per le funzioni accounting di

professionisti e imprenditori. Hanekamp ha dichiarato che il lancio della

campagna sulla piattaforma CrowdAboutNow non aveva come prima finalità

la raccolta di capitali, quanto la possibilità di testare la richiesta del mercato.

Il neo-imprenditore olandese è stato attratto dalla possibilità di colpire un

potenziale target nel modo più veloce ed economico possibile.

f. Minore costo del capitale

Tra i punti di forza universalmente riconosciuti nella pratica del crowdfunding

vi sarebbe la possibilità di accedere ai capitali di cui si necessita a costi

notevolmente contenuti. L’abbattimento dei costi sarebbe prodotto da un

minore dispendio di risorse per la promozione dell’idea grazie all’accesso in

rete e dalla possibilità offerta dal crowdfunding di richiedere piccole somme

a investitori non specializzati, dunque, privi di preconcetti finanziari.

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g. Ottenere conferma sul proprio lavoro

Il successo di una campagna e il supporto della folla aumentano e

consolidano le abilità del proponente e fondano le basi per ulteriori attività

di successo. Il proponente che ottiene dalla folla la conferma della validità

del proprio lavoro acquisisce la consapevolezza che un gruppo di individui

sostiene e condivide la sua proposta, al punto tale da finanziarla.

2.3.2 Disincentivi per il proponente

Nonostante numerosi siano gli incentivi per il proponente, è innegabile che il

finanziamento dal basso possa porre numerose sfide per coloro che intendono

ricorrervi. Il rapporto con la folla è caratteristico e specifico per ogni campagna, la

instaurazione di flussi informativi e collaborativi tra proponenti e folla può tradursi

delle volte in una serie di disincentivi che i proponenti non possono ignorare

nell’ottica della progettazione di una campagna di successo.

a. Informativa dettagliata

Tra i punti di debolezza del Crowdfunding nei paragrafi precedenti si è

sottolineato come una campagna presupponga necessariamente la

divulgazione della propria idea verso le masse al fine di ottenere

finanziamenti, con il rischio che altri soggetti possano replicare la proposta

di valore. Numerosi proponenti non accedono al finanziamento dal basso

proprio perché temono di perdere la paternità delle proprie opere.

b. Costo opportunità del capitale

Il ricorso al capitale di rischio tramite il coinvolgimento di investitori

specializzati53 , siano essi istituzionali che non, quali Venture Capitalist e

Business Angel o ancora Fondi d’investimento, comporta congiuntamente ai

53 Si veda F. GANGI, “Analisi degli Investimenti Aziendali”, Egea 2011. Capitolo 7.

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mezzi finanziari l’apporto di esperienze professionali, competenze tecnico –

manageriali e la condivisione di network relazionali. Non solo i crowdfunders

sono spesso privi di tali competenze, ma se anche ne avessero capacità, essi

non sono incentivati a porle a disposizione del proponente, essendo le

ricompense di un valore irrisorio rispetto allo sforzo richiesto al

finanziatore54.

c. Gestione delle relazioni

Nella trattazione relativa ai punti di debolezza del Crowdfunding si è

sottolineato come lo stesso comporti una forte complessità organizzativa

delle relazioni che il proponente, sia esso team che individuale, dovrà avere

cura di instaurare con la folla. Il coinvolgimento emozionale rappresenta una

delle caratteristiche principali del finanziamento dal basso, ogni singolo

proponente non rappresenta un mero investitore, esso è co-artefice del

progetto stesso. Appare dunque necessario assumere, sin dalla fase di

progettazione della campagna, questa fattispecie come endogena,

riducendo quindi i rischi di fallimento per incapacità comunicativa. Inoltre,

nel segmento reward, ogni qual volta un progetto non riesce a rispettare le

scadenze di spedizione delle ricompense o le aspettative dei finanziatori si

produrrà un’inevitabile aumento della domanda di attenzione. Il proponente

non ha poi alcun controllo sui propri finanziatori, esso non può conoscere e

testare la loro personalità, dunque, è inerme dinanzi a finanziatori dalla “forte

personalità” che potrebbero innescare e reclamare pubblicamente la loro

insoddisfazione, rischiando di veicolare il dialogo tra la folla nel senso

opposto al successo della campagna. Sebbene, dunque, il crowdfunding

rappresenti una ampia finestra di interazione con la folla per la raccolta di

feedback, può rischiare di deviare risorse preziose e tempi di esecuzione del

progetto.

54 Ajay Agrawal, Christian Catalini, Avi Goldfarb. Some Simple Economics of Crowdfunding.

Innovation Policy and the Economy, Volume 14, Lerner and Stern. 2014.

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2.3.3 Criteri di scelta della piattaforma

La piattaforma rappresenta il luogo virtuale eletto dal proponente per il lancio della

propria campagna di finanziamento, trattasi di una scelta strategica che andrà

condotta secondo specifici criteri per favorire il successo dell’operazione di

finanziamento. La espansione del crowdfunding a livello globale ha incoraggiato,

anche in Italia, la nascita e la specializzazione delle piattaforme il cui business model

è, ad oggi, sensibilmente differente anche se la cultura dei proponenti appare

ancora scarsa in termini di possibilità offerte dalle piattaforme. In primo luogo

occorre scremare le piattaforme in relazione al modello di crowdfunding che si

intende adottare, nell’ambito dello stesso segmento vi sono poi piattaforme

generaliste e specializzate. Il vantaggio della piattaforma specializzata risiede nella

forte segmentazione della folla su uno specifico settore d’interesse, esse pongono

in relazione il proponente con mercati di nicchia e consentono, dunque, di attirare

appassionati ed esperti che appaiono maggiormente in grado di valutare la valenza

del progetto. Tuttavia, esse godono di un target molto meno vasto di quelle

generiche. Ancora, le piattaforme possono essere discriminate in relazione

all’impatto che il progetto potrà avere su un’area geografica, scegliendo una

piattaforma territoriale il proponente avrà l’opportunità di dialogare direttamente

con la comunità obiettivo, la quale sarà maggiormente incentivata alla

partecipazione e alla condivisione di un progetto modellato sui bisogni di un’area

specifica. Le piattaforme possono essere poi discriminate in relazione al modello di

raccolta, il proponente potrebbe preferire un modello di raccolta “all or nothing” o

“take it all” in relazione alla struttura del progetto e alla vision del proponente. Allo

stadio attuale lo scenario italiano è caratterizzato da 42 piattaforme attive55, alcune

di esse ibride caratterizzate da forte versatilità. Le piattaforme ibride (DeRev -

Produzioni dal basso) consentono al proponente di strutturare la propria campagna

in relazione alle specificità del progetto, sarà infatti quest’ultimo a scegliere il

modello di raccolta da utilizzare, a fissare il timing della propria campagna o a

scegliere il modello Reward piuttosto che Donation.

55 Si veda ALLEGATO 1.

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Appare dunque necessario che la scelta della piattaforma sia quanto più armonica

con i requisiti e gli obiettivi del progetto che si intende promuovere.

I criteri di scelta possono atteggiarsi differentemente, è comunque possibile

individuare alcuni parametri chiave:

1) Comunità attiva sulla piattaforma.

Il successo della campagna dipenderà in primo luogo dall’ampiezza della

comunità presente sulla piattaforma, sia essa una piattaforma generalista che

specializzata, andrà valutato il numero di soggetti attivi. Maggiore sarà il

numero di follower più ampio sarà il bacino d’utenza cui sarà possibile

rivolgersi e maggiori saranno le possibilità di contaminazione tra

crowdfunders attivi sulla stessa piattaforma.

2) Reputazione e visibilità della piattaforma.

La reputazione e la visibilità della piattaforma giocano un ruolo chiave nel

successo di un progetto, non di rado valenti ed apprezzabili progetti italiani

sono emigrati verso piattaforme statunitensi di notevole notorietà con ottimi

risultati. Una piattaforma valida che gode di una comunità ampia e di una

reputazione da pioniere nel settore è in grado di offrire al proponente una

vasta gamma di benefici, dalla notorietà della campagna ad una rete

trasversale e globale di network relazionali.

3) Percentuale di progetti similari che hanno raggiunto con successo l’obiettivo.

Un valido criterio di valutazione nella scelta della piattaforma può essere

rappresentato dalla comparazione con progetti similari, indagare come essi

sono stati accolti ed eventualmente finanziati dalla comunità attiva sulla

piattaforma consente al proponente di ampliare il proprio bagaglio

informativo al fine di compiere una scelta quanto più adeguata.

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4) Semplicità d’utilizzo e modalità di effettuazione delle donazioni.

Il fenomeno del digital divide in Italia appare ancora non completamente

superato, il rapporto Eurostat56 pubblicato nel 2014 evidenzia come la nostra

nazione sia in coda rispetto ad altri Paesi europei circa la digitalizzazione con

il “solo” 58% della popolazione che quotidianamente accede alle tecnologie.

Si tratta sicuramente di un aspetto macroeconomico che ha un suo preciso

influsso sul crowdfunding, sia dal lato della domanda che dell’offerta. Il

proponente potrebbe non avere dimestichezza con le tecnologie quali

strumenti di comunicazione digitali o di produzione di contenuti

multimediali, potrebbe dunque preferire piattaforme caratterizzate da

semplicità estrema d’utilizzo. Numerosi crowdfunders non hanno accesso ad

un conto online o a sistemi di gestione del denaro in rete quali PayPal,

dunque, in alcuni progetti, con riferimento al target che si intende colpire,

potrebbe essere conveniente per il proponente rivolgersi a piattaforme che,

oltre la donazione virtuale, consentono la donazione mezzo bonifico

bancario o credito telefonico.

Allo stadio attuale non appaiono preminenti valutazioni di ordine economico dal

lato dei proponenti in relazione all’ammontare dei costi di gestione della campagna

da corrispondere, al termine della stessa, alla piattaforma prescelta. Oltre i due

quarti delle piattaforme applica success fee che variano tra 4-7% del budget

raccolto, con picchi del 12-15%. Eventuali costi aggiuntivi potrebbero derivare dalle

commissioni per transazioni bancarie o di trasferimento fondi applicate solo da

alcune piattaforme nella media del 3%.

56 http://ec.europa.eu/eurostat/documents/2995521/6343581/4-16122014-BP-EN.pdf/b4f07b2a-5aee-4b91-b017-65bcb6d95daa

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2.4 La comunità dei crowdfunders

La ricchezza del crowdfunding risiede, senza alcun dubbio, nelle comunità che si

aggregano sulle piattaforme. La folla, attore nevralgico del processo di

finanziamento, identifica un aggregato di persone, i crowdfunders, che

autonomamente decide di finanziare un’iniziativa. Le principali implicazioni di

quest’assunzione è che ogni individuo della folla è in grado di lanciare un input che

innesca il processo di crowdfunding, ogni individuo agisce come un agente

d’offerta, selezionando e promuovendo i progetti in cui crede, disseminando così

informazioni sugli stessi e ponendo le basi affinché il finanziamento o la

divulgazione di informazioni possano essere replicate un numero potenzialmente

infinito di volte. Le interazioni tra crowdfunders e l’osservazione delle reciproche

azioni in spazi virtuali condivisi genera una dinamica comportamentale collettiva,

un comportamento di massa non istituzionalizzato e completamente spontaneo per

cui ogni individuo, inconsapevolmente, reagisce ad uno stesso stimolo, che nel caso

specifico è la instaurazione di una relazione di finanziamento a supporto di un

progetto.

La teoria economica neoclassica57 si fonda sull’assioma valore-utilità, il dilemma

delle scelte individuali si risolve in una formalizzazione matematica di

massimizzazione di una funzione obiettivo, il cui argomento è l’utilità.58 Le teorie

neoclassiche guardano all’individuo come soggetto indipendente rispetto alla

massa, esse ricostruiscono il funzionamento del sistema economico come il risultato

di una moltitudine di decisioni individuali, decisioni che ogni agente economico

effettua indipendentemente dalla collettività. Ogni individuo è quindi caratterizzato

da una propria funzione di utilità59 la cui risoluzione consente di individuare i livelli

57 Convenzionalmente la corrente neoclassica si data a partire dal 1871-1874, anni di pubblicazione delle prime opere sistematiche di William Stanley Jevons, Carl Menger e Lèon Walras, padri della teoria marginalista. 58 L’utilità nell’accezione economica definisce l’attitudine reale o presunta di un bene a soddisfare un bisogno. Essa definisce un concetto soggettivo, esprime cioè il grado di importanza che ogni agente economico attribuisce alla fruizione del bene oggetto di valutazione, in funzione della soddisfazione del bisogno avvertito. 59 Funzione di Utilità: U= f(x). L’utilità totale U è chiaramente funzione della quantità di consumo del bene X, la funzione di utilità verifica quindi l’utilità percepita dall’agente dal consumo di un dato bene, essa ha un andamento monotono crescente, ciò implica che al crescere del consumo di X si ha un incremento direttamente proporzionale dell’utilità percepita.

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di domanda e offerta, ossia le quantità di beni che, date le preferenze dell’agente e

la sua dotazione iniziale (ricchezza), l’agente desidera domandare e offrire sul

mercato in corrispondenza di ogni possibile valore di prezzo. In tale formalizzazione

tutte le azioni sono assunte come razionali, cioè volte alla massimizzazione

dell’utilità dell’agente grazie all’accesso e all’utilizzo di risorse scarse.

La teoria economica neoclassica così strutturata non consente di spiegare però il

comportamento e le scelte effettuate da una massa di individui, si rende dunque

necessario un cambio di prospettiva. Il crowdfunding presenta ricche e massicce

implicazioni sociali, non è possibile ricondurre l’agire della folla ad una semplice

funzione matematica e non è possibile assumere come concetto chiave la centralità

delle scelte individuali. La sociologia economica offre una prospettiva d’indagine

confacente, essa, difatti, ribaltando le teorie classiche, guarda all’individuo come

agente influenzato da altri attori, facenti parti di un gruppo dove l’insieme dei

gruppi definisce la società. L’azione economica nelle teorie sociologiche è analizzata

in chiave sociale, come reazione dell’individuo all’insieme di interazioni che hanno

luogo nella società sotto il profilo economico. Nello studio del comportamento

sociale nei fenomeni economici, la razionalità diviene una variabile, in quanto

l’azione economica può essere razionale rispetto ad una azione ma anche rispetto

ad un valore. Al fine di comprendere le modalità di formazione e di estrinsecazione

del comportamento collettivo, può rivelarsi utile l’applicazione della Teoria del

Valore Aggiunto60 di Neil Smelser,61 teoria che analizza il comportamento collettivo

assumendo come fattore chiave il concetto di valore aggiunto economico. Secondo

Smelser il comportamento collettivo inteso come “mobilitazione sulla base di una

credenza che ridefinisce l’azione sociale” rappresenta un tentativo di ribaltare una

situazione sociale, compiuto sulla base di una credenza generalizzata, ed è

determinato da una serie di condizioni che incoraggiano un comportamento di

massa che matura in una sorta di progressione cumulativa, ossia come un processo

di valore aggiunto. Le determinanti di questa mobilitazione di massa individuate da

Smelser sono sei:

a) Propensione strutturale: condizione favorevole alla realizzazione di un

evento;

60 Manuale di Sociologia, Neil J. Smelser 2011. Il Mulino Editore. 61 Neil J. Smelser è professore emerito presso la University of California, Berkley.

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b) Tensione strutturale: condizione in cui è verificabile una forma di

insoddisfazione, un malfunzionamento del meccanismo economico-sociale,

un fattore precipitante che innesca il comportamento collettivo;

c) Credenza Generalizzata: condizione di tensione percepita dalla società;

d) Mobilitazione: la folla si organizza per agire;

e) Controllo sociale: modalità con la quale coloro che detengono l’autorità

agiscono per incoraggiare (o scoraggiare) la mobilitazione sociale.

Le determinanti individuate da Smelser possono essere agevolmente ricondotte alla

fenomenologia del Crowdfunding, esso si sviluppa in risposta ad una stagnazione

dei sistemi economici e presto si contrappone, grazie alla credenza generalizzata

della società circa il fallimento del sistema capitalistico, all’economia classica grazie

alla mobilitazione della folla che si organizza e dirige i propri sforzi verso le

piattaforme al fine di promuovere una nuova forma di economia partecipativa. Il

fattore di controllo sociale è individuabile nelle politiche governative volte al

sostegno del fenomeno. L’esito finale, e quindi il valore aggiunto economico, sarà

determinato dalle modalità in cui ogni determinante di combina con le precedenti:

nel verificarsi ogni fase crea valore, un valore che aggregandosi a quello delle fasi

successive, determina ricchezza sociale o economica per il gruppo e per la società

stessa. Nel caso specifico del crowdfunding, la mobilitazione della folla ha generato

un’economia parallela.

Nei seguenti paragrafi l’analisi sarà incentrata sulla valutazione dei possibili benefici

ritraibili dai singoli individui dal finanziamento di progetti on-line, nonché dei

disincentivi che possono erodere l’utilità percepita dal crowdfunder.

2.4.1 Benefici attesi dal finanziamento di progetti on-line

La folla rappresenta un’entità omogenea ma provvisoria, essa è composta da

elementi eterogenei, momentaneamente congiunti da un modus agendi unico,

quali che siano gli individui che la compongono. Per quanto gli individui siano

dissimili circa i loro valori, i loro interessi o la loro personalità, essi agiranno come

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un’anima collettiva, compiranno determinate azioni in virtù del sol fatto di essere

riuniti in una collettività. Il comportamento della folla, va però tenuto distinto dagli

incentivi che possono incoraggiare i singoli crowdfunders a supportare

finanziariamente un’iniziativa imprenditoriale. Diversi studi hanno analizzato le

dinamiche motivazionali che possono indurre i singoli membri di una folla ad

accordare fiducia ad un progetto tramite la partecipazione economica, tali

motivazioni possono essere sintetizzate in cinque classi:

a) Opportunità d’investimento

Unicamente nella pratica dell’equity crowdfunding la principale motivazione

del finanziatore è rappresentata dalla possibilità di accedere ad

un’opportunità d’investimento in attività imprenditoriali in senso stretto. Il

finanziatore non professionale potrà cogliere l’occasione di investire la

propria liquidità nel lancio di una start-up, non dovendo ricorrere

necessariamente ai canali tradizionali d’investimento e potendo liberamente

scegliere la business idea che maggiormente ritiene valida e confacente al

proprio sistema di valori economici e sociali.

b) Accesso a nuovi prodotti

La rapida ascesa del modello reward conferma che numerosi crowdfunders

sono attratti dalla possibilità di acquisire dei prodotti ancora non

commercializzati. Il finanziatore appare particolarmente propenso al

finanziamento di prodotti innovativi e sperimentali, esso è spinto dal duplice

beneficio di poter ottenere in edizione limitata un prodotto con il

meccanismo della pre-vendita e di contribuire fattivamente alla sua

realizzazione su larga scala. Laddove vi siano crowdfunders particolarmente

interessati al prodotto è possibile effettuare un’efficace discriminazione di

prezzo, all’interno della quale i consumatori più interessati sono disposti a

pagare un prezzo maggiore per il prodotto oggetto della campagna, di fatto

sussidiando coloro che invece pur non nutrendo un interesse specifico sono

comunque attratti dalla campagna.

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c) Partecipazione ad una community

I crowdfunders partecipano allo scopo di sentirsi parte di una community

creativa ed affidabile, essi sono stimolati a sostenere un progetto lungo tutta

la sua durata, indipendentemente dalla loro personale affinità con quella

specifica causa. Il coinvolgimento in tal caso esula completamente dalla

logica economica per fondarsi essenzialmente su logiche di partecipazione

sociale e di coinvolgimento emotivo.

“The way this model works is that people generally feel like they are involved

or engaged in the project throughout the duration, and they give people

opportunity to be involved in something that they maybe otherwise wouldn’t

have the opportunity to be involved in, so just to be a part of something is

what really motivates people in those cases." “From an emotional standpoint,

my goal is to be a part of this community of creatives.”62

d) Supportare i creatori e le cause

L’aspetto filantropico gioca un ruolo inaspettato ma significativo sul

finanziamento dal basso. La rispondenza dei valori della folla ai valori del

progetto non rappresenta spesso un elemento necessario alla realizzazione

della campagna, diversi autori hanno sottolineato come spesso i

crowdfunders agiscano per scopi filantropici, spinti dal desiderio di sostenere

i creatori o la causa sono incentivati ad offrire il loro impegno economico e

comunicativo. Gli individui sono generalmente più propensi a sopportare

sforzi a favore di una causa che riflette la loro identità e che persegue valori

vicini alla loro personalità. Infine, anche il feeling con il team proponente può

generare affiliazione e condivisione della campagna.

“If i like the personality of the team, I may donate even if I don’t intend to use

the product myself.”

62 Gerber E.M, Hui J.S, Kuo P.Y., “Crowdfunding: why people are motivated to post and fund projects on crowdfunding platforms”, Northwestern University Creative Action Lab, Sheridan Drive, Evanston, 2011.

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e) Ricevere ricompense

I crowdfunders sono certamente stimolati dalla possibilità di ottenere

ricompense a fronte del loro investimento, seppure di un valore modico o

generalmente simbolico per evitare la diluizione delle risorse ottenute dalla

campagna. Trattasi di una gratificazione personale che il proponente avrà

cura di assicurare ad ogni sostenitore, normalmente graduata in relazione

all’entità del supporto finanziario.

“I like that I get something sent to me. I know it’s small, but like, I enjoyed

getting a postcard and a CD…I’m looking forward to getting a DVD if the

project actually comes to fruition.”

2.4.2 Disincentivi per la comunità

La raccolta di capitali tramite la folla consente all’imprenditore di spalmare su un

vasto numero di attori il rischio intrinseco che caratterizza attività imprenditoriali

nascenti. La instaurazione di un rapporto di finanziamento è direttamente

proporzionale alla capacità del proponente di condividere integralmente tutte le

informazioni di cui la folla necessita al fine di effettuare una scelta consapevole e

ponderata. I crowdfunders, infatti, in qualità di investitori non specializzati sono

caratterizzati da una limitata capacità di valutazione delle variabili chiave di un

progetto d’impresa ed hanno accesso ad un numero molto limitato di informazioni

circa le performance pregresse del proponente. Probabili disincentivi possono

essere quindi generati dalla condizione di asimmetria informativa in cui viene a

trovarsi la folla:

a) Incapacità del proponente/team

Le comunità presenti sulle piattaforme mostrano un atteggiamento positivo

e ottimista nei confronti dei proponenti, esse sono propense ad accordare

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fiducia al team proponente anche non conoscendone le esperienze

pregresse. Tale condizione rappresenta un valore aggiunto in senso assoluto

per il progetto, ma al contempo l’eventualità che proponenti inesperti non

siano in grado di rispettare i tempi di spedizione dei prodotti acquistati in

pre-vendita o non siano in grado di assicurare le ricompense stabilite genera

forte sfiducia e insoddisfazione nella folla, che spesso si traduce in danno

all’immagine del progetto. La scarsa esperienza del team proponente nella

gestione delle componenti logistiche e di approvvigionamento, nonché delle

pratiche di accordi commerciali stabili ai fini della buona riuscita del

progetto, può diminuire, anche in misura notevole, l’utilità percepita dal

crowdfunder.

L’analisi condotta da Mollick63 su 247 progetti di successo lanciati su

Kickstarter nel settore Design e Tecnologia, evidenzia che oltre il 50% dei

progetti ha subito un ritardo medio di 2 mesi nella consegna dei prodotti,

causa la scarsa esperienza dei proponenti nella gestione di quantitativi elevati

di domanda. La problematica è così prevalente che la piattaforma Kickstarter,

al fine di riequilibrare le aspettative della folla, ha respinto numerosi progetti,

soprattutto quelli che comportavano componenti hardware.

b) Rischio di frode

L’inesperienza del crowdfunder non solo può veicolare lo stesso verso

progetti mediocri, ma può soprattutto indurre lo stesso ad incorrere in frodi.

Al fine di ridurre la condizione di asimmetria informativa e di effettuare

operazioni di screening dei progetti caricati, numerose piattaforme hanno

incrementato gli obblighi di disclosure a carico dei proponenti. Tuttavia le

stesse non sono in grado di verificare, soprattutto quando il numero di

progetti è molto elevato, che non vi siano profili fraudolenti, creati al solo

scopo di raggirare i piccoli investitori. Inoltre, essendo l’investimento di taglio

limitato, il rischio di frode è esacerbato dalla scarsa propensione dei

crowdfunders ad effettuare operazioni di due diligence. Il costo che il

crowdfunders dovrebbe sopportare per acquisire maggiori informazioni circa

63 Mollick Ethan R., The dynamics of crowdfunding: An exploratory study (June 26,2013) Journal of Business Venturing, Volume 29, Issue , January 2014, pages 1-16.

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il progetto che intende finanziare, sarebbe troppo elevato rispetto al

beneficio conseguito, infine, rispetto a piattaforme come Ebay, dove i

proponenti/venditori hanno forti incentivi a tenere alti i propri livelli

reputazionali data la interazione ripetuta con gli acquirenti, nel crowdfunding

la interazione è periodica e non reiterata, ciò non crea incentivo per la

costruzione di forti background informativi da parte dei proponenti.

2.4.3 Tipologie di crowdfunders

Gli studi relativi ai crowdfunders si concentrano principalmente sulla identificazione

delle motivazioni che spingono gli stessi ad elargire un contributo economico a

favore di progetti imprenditoriali. Allo stato attuale dell’arte diversi autori, seppure

in maniera marginale e derivata, hanno sottolineato l’esistenza di alcune dinamiche

comportamentali che la folla assume rispetto ad alcune specifiche della campagna.

Colombo et al.64 evidenzia l’esistenza di una relazione direttamente proporzionale

tra il numero di sostenitori e la decisione di finanziamento: quanto maggiore è il

primo fattore, tanto più la folla appare propensa a sostenere finanziariamente la

campagna oggetto di valutazione. Ad oggi la letteratura in tema di dinamiche

comportamentali da cui far discendere degli archetipi o cluster di crowdfunders in

funzione del comportamento che gli stessi assumono all’interno del gruppo in

relazione ai progetti proposti, risulta essere ancora marginale. Nonostante gli studi

citati sono ancora in fase embrionale, gli stessi offrono spunti interessanti che

possono aiutare gli operatori del settore ad estrarre maggior valore dalla folla,

nonché porre le basi per ulteriori ed approfondite indagini.

64 Colombo M.G., Franzoni C., Rossi-Lamastra C. (2013). What determines the success of crowdfunding projects? The crucial role of early backers, working paper.

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2.4.3.1. Hahn: omogeneità della folla e archetipi di crowdfunder

L’analisi condotta da Hahn65 sulla piattaforma Kickstarter ha incrociato un campione

di 6,880 progetti con un cluster di 414,737 utenti attivi sulla piattaforma su un

orizzonte medio di 18,7 mesi e con una media di finanziamento di 6,02 progetti. La

ricerca condotta ha inoltre evidenziato che oltre il 2,8% del campione utenti sono al

tempo stesso proponenti. Prima di procedere all’analisi empirica Hahn propone un

framework concettuale che distingue quattro categorie di crowfunders in relazione

a due variabili: backing frequency e category concentration. Backing frequency

indica la frequenza di finanziamento di progetti, deducibile dal tempo speso da ogni

utente in media sulla piattaforma in relazione ai finanziamenti effettuati. La variabile

category concentration individua la misura in cui un individuo concentra la propria

attività di finanziamento e di esplorazione di progetti in una o più categorie, il grado

di concentrazione consente di distinguere tra crowdfunders generalisti e specialisti.

Analizzate congiuntamente queste due dimensioni non solo consentono di costruire

dei cluster di crowdfunders ma, al tempo stesso, consentono di verificare come il

comportamento di questi influisca socialmente sulla comunità attiva sulla

piattaforma

Tabella 3: Tipologie di Crowdfunders. Immagine elaborata dall’autore.

65 Hahn, J., and Lee, G. 2013. "Archetypes of Crowdfunders’ Backing Behaviors and the Outcome of Crowdfunding Efforts: An Exploratory Analysis of Kickstarter," Conference on Information Systems and Technology 2013, Minneapolis, Minnesota.

PORTFOLIO MASTER CATEGORY

ENTHUSIAST

CASUAL WANDERER FOCUSED SUPPORTER

High Low

Backing Frequency

Category Concentration

Low

High

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Category Enthusiast è il cluster che incrocia una frequenza di finanziamento elevata

con una elevata concertazione settoriale. Trattasi di un profilo specializzato, il cluster

sarà composto da crowdfunders esperti che preferiscono contribuire spesso ma in

una sola o poche categorie specifiche rispetto alle quali divengono o sono già

esperti. Il cluster Portafolio Master è composto da crowdfunders che finanziano

numerosi progetti ma in un ampio spettro di categorie, essi possono quindi essere

qualificati come generalisti. Entrambi gli archetipi approcciano seriamente alla

pratica del crowdfunding, guardano ad esso come un nuovo canale per investire in

imprese dall’alto valore innovativo. Casual Wanderer è il target caratterizzato da un

basso livello di frequenza nel finanziamento e contestualmente da un basso livello

di categorizzazione, si tratti di backers non interessati a divenire specialisti in uno o

più settori. Infine la categoria Focused supporter è caratterizzata da una ridotta

frequenza di finanziamento contrapposta ad un’elevata specializzazione, trattasi di

crowdfunders che selezionano un numero relativo di progetti da finanziarie in

settori affini ai loro interessi. Empiricamente si è provveduto a classificare il

campione di utenti nelle quattro categorie individuate, successivamente l’analisi di

regressione condotta associando le tipologie di crowdfunders individuate con le

risultanze dei progetti analizzate in relazione a variabili chiave (successo della

campagna, ammontare dei fondi raccolti, ecc.) ha consentito di verificare la

composizione dei cluster, inoltre facendo regredire la porzione dei differenti cluster

sul budget raccolto dai vari progetti selezionati si è giunti ad identificare in quale

misure alcuni cluster, più di altri, possono qualificarsi come predittori del risultato

positivo di un progetto.

I risultati della ricerca condotta da Hahn rivelano l’esistenza di un cluster aggiuntivo

denominato dall’autore One-Time Trier, costituito in prevalenza da backers

sporadici con una media di finanziamento di 1,9 progetti principalmente in una sola

categoria. Nonostante la backing frequency pressoché nulla il cluster in esame

presenta il più elevato grado di concentrazione per categoria, comprende inoltre il

60% della popolazione campionaria, rappresenta quindi il cluster più numeroso. Il

secondo cluster individuato si compone del 29,9% del campione indagato, presenta

una frequenza di finanziamento limitata spalmata su un numero ristretto di

categorie, questo secondo cluster è sovrapponibile al modello teorico Casual

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Wanderer. Il terzo cluster è caratterizzato da una media di finanziamento pari a 1,6

progetti al mese, con una concentrazione elevata in una o due categorie, trattasi

dell’archetipo teorico “Focused Supporter”. Il quarto cluster è costituito dall’1% del

campione indagato, nonostante la numerosità relativa trattasi di un cluster ad

elevata frequenza di finanziamento che mostra una media di 7 progetti finanziati al

mese, anche la concentrazione per categoria è elevata, trattasi di backers ad elevata

specializzazione che impiegano le proprie risorse in una sola categoria in cui si

ritengono esperti. La caratterizzazione del cluster in esame consente la sua piena

sovrapponibilità al cluster “Category Enthusiast” individuato nel framework teorico.

Infine, il quinto e ultimo cluster è assimilabile alla categoria “Portafolio Master”,

costituito da un 231 crowdfunders, trattasi di backers che esibiscono una backing

activity estremamente elevata, 21 progetti finanziati al mese, accompagnata da una

relativa concentrazione per categoria.

Figura 8: Backing Frequency e Category Concentration dei cluster di crowdfunders. Grafico elaborato dell’autore.

Figura 9: Numero di progetti finanziati da ogni cluster. Grafico a cura dell’autore.

One-Time Triers

Casual Wanderer

Focused Supporter

Category Enthusiast

Portfolio Master

CLU

ST

ER

Backing Frequency Category Concentration

Progetti finanziati

Portfolio Master Category Enthusiast Focused Supporter Casual Wanderer One-Time Trier

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Figura 10: Ampiezza e numerosità dei cluster. Grafico a cura dell’autore.

La seconda fase dell’analisi condotta da Hahn è volta ad indagare la relazione

esistente tra le categorie di crowdfunders e l’esito delle campagne dagli stessi

finanziate. Combinando l’esito dei progetti campionati con la composizione delle

varie categorie, Hans evidenzia che la composizione dei cluster ha un impatto

significativo sull’esito delle campagne di crowdfunding. I cluster Casual Wanderer e

Focused Supporter sono positivamente associati con i risultati ottenuti dai progetti,

dove invece i cluster Category Enthusiast e Portfolio Master, nonostante siano

contraddistinti da una elevata frequenza di finanziamento e forte specializzazione,

mostrano una relazione negativa con le percentuali di successo conseguite dai

progetti indagati. Sembrerebbe, dunque, che i progetti lanciati sulle piattaforme

abbiano maggiori possibilità di raggiungere l’obiettivo preposto appellandosi alla

folla “casuale”. Una spiegazione alternativa può essere intercettata nella

fenomenologia stessa del crowdfunding, dato che i fondi impegnati, nella maggior

parte dei casi, sono erogati solo se il progetto raggiunge l’obiettivo prefissato, i

crowdfunders maggiormente attivi e specializzati percepiscono un rischio di

finanziamento molto relativo che induce gli stessi ad effettuare numerose

“promesse di finanziamento”. I backers meno esperti saranno maggiormente avversi

al rischio, quindi teoricamente indirizzeranno le proprie scelte di finanziamento in

maniera oculata, cercando di incrociare i propri interessi con il rischio percepito dal

Ampiezza cluster

One-Time Trier

Casual Wanderer

Focused Supporter

Category Enthusiast

Portfolio Master

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finanziamento del progetto. Questa condizione è però mitigata dall’effetto network,

la fiducia riposta da numerosi backers, soprattutto specializzati o maggiormente in

grado di analizzare la valenza di un progetto, induce i crowdfunders meno esperti a

replicare il gesto di finanziamento. L’effetto finale dell’influenza dispiegata da

backers specializzati sulla folla casuale si estrinseca in una condizione di tensione, i

progetti che superano il “break even” di promesse avranno maggiori possibilità di

raggiungere l’obiettivo prefissato con successo.

2.4.3.2. Categorie di crowdfunders e criteri di scelta dei progetti

Lo studio condotto da Hahn si basa sull’assunto principale che la folla presente sulla

piattaforma sia un gruppo omogeneo, una prospettiva d’indagine opposta viene

offerta dal lavoro di ricerca di Lin e colleghi66. Gli autori, partendo dall’assunto che

indagare la folla come un gruppo caratterizzato da omogeneità possa limitare la

comprensione della vasta complessità delle community, individuano quattro

tipologie di crowdfunders discriminate sulla base delle differenti motivazioni e

strategie che possono indurre soggetti diversi ad effettuare una scelta di

finanziamento. L’analisi in esame condotta sulla piattaforma Kickstarter si concentra

sul modello Reward, i progetti selezionati, 2.022 campagne, afferiscono alla sola

categoria tecnologia in quanto gli autori ritengono che si tratti di un segmento

caratterizzato da un elevato numero di progetti contraddistinti da significative

possibilità di divenire start-up innovative. Considerato un campione di 182.291

crowdfunders si adotta un approccio induttivo ed esplorativo finalizzato ad

estrapolare dei profili comportamentali sulla base di un ampio ventaglio di variabili,

la cui individuazione è guidata dalle motivazioni generalmente accettate in

letteratura. Difatti, mentre Hahn incrocia due sole variabili, nel lavoro di ricerca di

Lin e colleghi per ogni crowdfunder si costruiscono ben sette variabili:

o Reward% = rappresenta la percentuale di progetti presenti nel portafoglio

dell’investitore che offrono un prodotto come ricompensa. I proponenti

hanno difatti la possibilità di personalizzare il livello di ricompensa

66 Lin, Yan and Boh, Wai Fong and Goh, Kim Huat, How different are Crowdfunders? Examining Archetypes of Crowdfunders and Their Choice of Projects. (February 17,2014).

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corrisposto in relazione a diverse fasce di fondi raccolti, ciò premesso gli

autori considerano progetti che offrono ricompense: a) quelli in cui i

crowdfunders hanno la possibilità di pre-ordinare prodotti; b) quelli in cui i

crowdfunders, a fronte dell’investimento effettuato, riceveranno un prodotto

finito o un prototipo; c) quelli in cui i crowdfunders, finanziando lo sviluppo

di software, acquistano la possibilità di usufruire di una licenza o di

sottoscriverne l’utilizzo senza alcun costo aggiuntivo.

o Ave Goal = identifica l’obiettivo medio di raccolta dei progetti finanziati dal

campione selezionato. L’obiettivo medio di raccolta può essere utilizzato

come proxy del rischio percepito dai crowdfunders, laddove a progetti con

obiettivi di raccolta contenuti viene associato un livello di rischio medio che

consente, nella maggior parte dei casi, il successo della raccolta fondi, il

grado di rischio percepito si incrementa all’aumentare dell’obiettivo di

raccolta fondi. Dunque, progetti con obiettivi di raccolta ambiziosi tendono

ad una maggiore complessità di realizzazione e incorporano una rischiosità

elevata che, in accordo con la letteratura, ne erode le possibilità di successo.

La variabile Ave Goal del campione di progetti consente così di riflettere la

soglia di rischio aggregato massimo che la folla appare disposta a

sopportare.

o Projects Backed = è il numero di progetti finanziati sulla piattaforma, trattasi

di una variabile chiaramente esplicativa del grado di attività della folla sulla

piattaforma.

o Projects Created = rappresenta il numero di progetti creati dagli stessi

crowdfunders nelle diverse categorie presenti sulla piattaforma, la variabile

in esame consente di misurare il grado di experience del campione nonché

di identificare un ristretto ma prezioso gruppo di soggetti che svolgono

contestualmente il ruolo di proponenti e finanziatori.

o Comments = è il numero di commenti rilasciati dai crowdfunders sulla pagina

del progetto. La possibilità che la folla possa comunicare con il proponente,

ma anche con gli altri backers, permette di misurare il grado di

coinvolgimento della folla rispetto a specifici progetti. Inoltre, alcuni backers

particolarmente esperti possono porre domande o perplessità circa le

modalità di sviluppo del prodotto/progetto. Tali soggetti possono

qualificarsi come “lead users”, un piccolo gruppo di crowdfunders che hanno

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una forte necessità di ulteriori innovazioni e che possono fornire utili indirizzi

per migliorare il prodotto offerto.

o Ave Backers = misura la media di finanziatori di tutti i progetti presenti nel

portafoglio dei crowdfunders. La variabile è tesa ad indagare in quale misura

l’influenza sociale può modellare il comportamento della folla, un numero

consistente di sostenitori attivi in una campagna può rappresentare un

segnale positivo incoraggiando altri sostenitori a finanziare il progetto, ma

anche rappresentare un disincentivo per ulteriori finanziamenti.

o Variety = indica invece il livello di concentrazione di finanziamenti erogati

rispetto alle 13 categorie presenti sulla piattaforma Kickstarter. Tale variabile

consentirà di analizzare il grado di concentrazione o diversificazione, e

dunque la strategia di finanziamento, adottata dalla folla.

Il set di variabili individuate da Lin e colleghi possono essere suddivise in relazione

alla dimensione che sono dirette ad analizzare. Le prime due variabili consentiranno

di verificare se la folla è incentivata maggiormente da motivazioni altruistiche o dalla

possibilità di ottenere ricompense. Le variabili Projects Backed, Projects Created e

Comments sono dirette ad identificare il grado di coinvolgimento della folla e

possono fornire utili indicazioni circa i benefici reputazionali ritraibili dalla folla

grazie alla partecipazione alle attività della piattaforma. Infine, le variabili Ave

Backers e Variety consentiranno di analizzare il grado di partecipazione e il livello di

specializzazione della folla.

Attraverso la tecnica della cluster analysis, Lin e colleghi provvedono al

raggruppamento delle unità statistiche del campione al fine di minimizzare la

dissimilarità interna da ogni gruppo allo scopo di identificare un numero di gruppi

tali che gli elementi appartenenti ad un gruppo siano quanto più simili – o meno

dissimili – agli elementi appartenenti ad altri gruppi. Le risultanze di tali analisi

portano all’individuazione di quattro cluster:

a. Active Backers: il primo cluster comprende il 9,27% del campione indagato,

trattasi di un cluster che si contraddistingue rispetto agli altri identificati per

numerosi aspetti. In primo luogo, si tratta di crowdfunders disposti a

sostenere un elevato numero di progetti, in media finanziano 46,81 progetti

al mese contro una media variabile tra i 4 ed i 6 progetti finanziati al mese

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dagli altri cluster individuati. Il gruppo individuato è caratterizzato da

soggetti particolarmente attivi, essi mostrano una forte tendenza

all’interazione e una forte propensione, rispetto agli altri gruppi, a creare

progetti propri con una media di 5,64 progetti lanciati sulla piattaforma.

Sembra prevalere come strategia la diversificazione, gli active backers

tendono a differenziare notevolmente i propri investimenti in diverse

categorie. Il cluster in esame è chiaramente composto da sostenitori

notevolmente impegnati nelle attività della piattaforma che traggono elevati

benefici sociali e reputazionali.

b. Trend Followers: il secondo cluster comprende il 23,62% del campione ed è

caratterizzato da backers tendenzialmente avversi al rischio. Trattasi di

crowdfunder che mostrano una forte propensione a finanziare progetti con

obiettivi di raccolta contenuti, la loro avversità al rischio appare evidente

anche dalla tendenza a finanziare progetti che mostrano un elevato numero

di backers. Sembrerebbe che tale gruppo tenda a finanziare progetti con

profili contenuti di rischiosità e caratterizzati al contempo da elevata

popolarità.

c. The Altruistic: il terzo cluster comprende il 12,28% del campione indagato,

esso è costituito da crowdfunders i cui scopi motivazionali appaiono

nettamente differenti rispetto a quelli riscontrati in tutti gli altri cluster. Nella

individuazione delle variabili il gruppo di autori adotta la variabile “Reward%”

per comprendere quale sia la motivazione principale che guida le scelte di

investimento. Il cluster in esame mostra una incidenza minima della suddetta

variabile, trattasi di soggetti propensi al finanziamento per scopi altruistici

piuttosto che per ottenere delle ricompense. Inoltre, i crowdfunders

appartenenti a tale cluster appaiono meno “risk adverse”, essi tendono a

sostenere progetti che presentano obiettivi di raccolta ambiziosi rispetto ad

altri cluster.

d. The Crowd: l’analisi rivela l’esistenza di un ultimo gruppo costituito dalla

maggioranza del campione indagato, il 54.83%. Il gruppo in esame appare

moderato nelle proprie scelte d’investimento, come il primo e il secondo

cluster tende ad essere maggiormente attratti dalla possibilità di ottenere

delle ricompense, la avversità al rischio è paragonabile a quella del secondo

cluster, essi finanziano principalmente progetti con budget di raccolta

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contenuti e segnalati da una forte popolarità. Il grado di differenziazione è

relativo, si tratta di un cluster che tende a finanziare un numero esiguo di

progetti, con un grado di differenziazione pressoché nullo. Non si tratta di

soggetti attivi come quelli riscontrati nel primo cluster, non sono impegnati

nella creazione di campagne proprie e non sono particolarmente propensi

all’interazione con il proponente e con altri finanziatori.

In sintesi, l’analisi condotta da Lin e colleghi conferma che la comunità dei

crowdfunders non può essere considerata come una massa omogenea, inoltre i

cluster individuati consentono di iniziare a definire delle tipologie di investitori. Il

cluster Active Backers può essere identificato con crowdfunders esperti, alla ricerca

di progetti di elevata qualità in diverse categorie e spinti da benefici sociali e

relazionali. Nonostante normalmente si tratti di cluster che mostrano in termini

quantitativi un impatto relativo sul campione, dal punto di vista qualitativo essi

possono qualificarsi come “opinion leader”, lo screening e il finanziamento di

progetti ad alto valore potrebbe contribuire a mitigare la condizione di asimmetria

informativa, guidando la folla meno esperta verso i progetti migliori. La ricerca

evidenzia la esistenza anche di un cluster guidato da motivazioni altruistiche, stante

la esperienza relativa circa i progetti proposti, potrebbe qualificarsi come una

porzione importante di backers ai fini del successo di un progetto. Il cluster Trend

Followers è invece caratterizzato da una maggiore propensione al rischio, ciò spiega

la strategia di finanziamento adottata, essi preferiscono progetti molto popolari e

sono attratti dalla possibilità di ottenere ricompense materiali, in tal senso potrebbe

rappresentare un cluster decisivo per il raggiungimento del budget preposto. Infine,

il quarto ed ultimo cluster è tendenzialmente un cluster generalista, si tratta di

crowdfunders ancora inesperti impegnati nella sperimentazione ed esplorazione

della piattaforma. Essi non sono quindi contraddistinti da una chiara strategia di

scelta.

Dopo aver individuato differenti profili di crowdfunders lo studio condotto da Lin e

colleghi si concentra sugli effetti esplicati dall’influenza sociale e dall’effetto

signaling sulla folla. Attraverso un set di ipotesi specificamente individuate gli autori

intendono comprendere come ogni singolo cluster reagisce agli stimoli esterni e

come queste reazioni possono modellare, in maniera più o meno significativa, il

comportamento di ogni gruppo definendo precise strategie di finanziamento.

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Nel 1973 Micheal Spence67, in risposta allo studio pioneristico di Akerlof sulle

asimmetrie informative, evidenziò come la teoria dei segnali potesse risolvere la

condizione di informazione non perfetta tra le parti coinvolte in una transazione.

Spence, nell’ambito di uno studio riferito al mercato del lavoro, mostrò che i segnali

possono essere utilizzati come vettori di qualità al verificarsi di due condizioni

precise: 1) quando i segnali possono essere alterati dalla parte comunicanti; 2)

quando il costo marginale da sostenere per colmare la condizione di asimmetria

informativa è inferiore per la parte che detiene un prodotto di qualità maggiore

rispetto alla parte che offre un prodotto di qualità inferiore. Il contributo di Spence

alla teoria dell’informazione ha interessato anche la finanza imprenditoriale, la sua

applicabilità è ormai consolidata e affermata dalla consistente letteratura in materia.

Gli investitori professionali nella valutazione di nascenti realtà imprenditoriali si

trovano costantemente ad affrontare una condizione di asimmetria informativa,

condizione che essi cercano di colmare attraverso la loro elevata esperienza e la

valutazione di segnali quali il capitale umano o il valore del network relazionale. I

crowdfunders, a differenza degli investitori professionali, non dispongono di

competenze adeguate a mitigare l’effetto di eventuali asimmetrie informative,

inoltre potrebbero avere accesso a tali competenze solo sostenendo dei costi di

gran lunga elevati rispetto al beneficio ottenuto dal finanziamento online. In assenza

di sofisticazioni finanziarie, appare chiaro che i segnali che possono guidare la folla

verso scelte ponderate sono notevolmente differenti da quelli che potrebbero

invece guidare investitori professionali. Diversi studi in tema di crowdfunding hanno

evidenziato che tra i fattori di successo di una campagna appare come key factor il

capitale sociale del proponente, dunque, al fine di conciliare la letteratura

preesistente con lo studio condotto, Lin e colleghi costruiscono quattro set di

ipotesi.

i. Primo set di ipotesi: Social Influence.

Un primo set di ipotesi è finalizzato a verificare in quale misura e con quale

intensità i vari cluster sono maggiormente attratti e guidati dalla esistenza di

un solido capitale sociale. I cluster considerati ai fini dell’analisi sono il primo,

67 Michael Spence. The Job Market Signaling. Quarterly Journal of Economics, Vol. 87, No. 3. (Aug., 1973), pp. 355-374.

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il secondo e il quarto, in quanto, a differenza del terzo, appaiono essere

maggiormente motivati dalla possibilità di ottenere ricompense e sono

orientati verso progetti con elevate capacità di successo. Ciò implica che la

loro strategia di scelta, essendo definita da motivazioni non specificamente

altruistiche, possa essere notevolmente influenzata dalla presenza di fattori

strategici quali il capitale sociale. Considerate le differenze qualitative tra i tre

cluster oggetto d’analisi si costruiscono le seguenti ipotesi:

H1a: Crowdfunders comprising the Crowd are likely to back projects whose

project creators have higher social capital.

H1b: Crowdfunders comprising the Trend Followers are likely to back projects

whose project creators have higher social capital.

H1c: Crowdfunders comprising the Active Backers are less likely to back

projects whose project creators have higher social capital, compared to the

Crowd and the Trend Followers.

ii. Secondo set di ipotesi: Funding Stage.

Un secondo set di ipotesi è invece funzionale a verificare in quale stadio di

finanziamento, se in quelle iniziali o successive, i crowdfunders sono più

propensi ad intervenire. L’analisi in tal caso interessa i soli primi tre cluster in

quanto, essendo il quarto cluster costituito da crowdfunders principianti, essi

non adottano specifiche componenti decisionali nella scelta dei progetti. Di

conseguenza si testano le seguenti ipotesi:

H2a: Crowdfunders comprising the Trend Followers are likely to back projects

that are at their later funding stage.

H2b: Crowdfunders comprising the Altruistic group are likely to back projects

that are at their later funding stage.

H2c: Crowdfunders comprising the Active Backers are likely to back projects

that are at their earlier funding stage.

iii. Terzo set di ipotesi: Responding to Signals.

Il terzo set di ipotesi è finalizzato ad analizzare in quale misura la presenza di

segnali distintivi possa influenzare la decisione di finanziamento dei

crowdfunders. I cluster oggetto del test sono il secondo e il terzo cluster, in

quanto si ritiene che il cluster Active Backers, essendo contraddistinto da

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maggiore competenza e capacità di analisi dei progetti proposti sulla

piattaforma, compia le proprie scelte basandosi principalmente sulle proprie

conoscenze.

H3a: Crowdfunders comprising the Trend Followers are likely to back projects

that have accumulated a large number of backers.

H3b: Crowdfunders comprising the Altruistic group are likely to back projects

that have accumulated a smaller number of backers.

iv. Quarto set di ipotesi: Signaling effect of Active Backers.

L’ultimo set di ipotesi è finalizzato invece a comprendere la influenza sociale

dispiegata dal cluster Active Backers. Si ritiene che tale cluster, come più volte

sottolineato, essendo caratterizzato da elevata competenza e capacità di

analisi sia l’unico cluster in grado di inviare alla folla, tramite la propria

partecipazione, segnali forti circa la qualità del progetto e la sua capacità di

raggiungere il successo. Si provvede dunque a testare il grado di attenzione

posto dai vari cluster tramite le seguenti ipotesi:

H4a: Crowdfunders comprising the Active Backers are likely to back projects

that have accumulated a large number of Active Backers.

H4b: Crowdfunders comprising the Trend Followers are likely to back projects

that have accumulated a large number of Active Backers.

H4c: Crowdfunders comprising the Crowd are likely to back projects that have

accumulated a large number of Active Backers.

I risultati della analisi condotta da Lin e colleghi confermano che la teoria dei segnali

è in grado di mitigare la condizione di asimmetria informativa, la verifica del primo

set di ipotesi suggerisce che, in generale, la folla appare sensibile a segnali di qualità

quali un elevato capitale relazionale del proponente. Ai fini dell’analisi di

correlazione viene strutturata la variabile Project Creator Network, mentre

precedenti ricerche hanno analizzato il capitale sociale sulla base del numero di

contatti Facebook importati sulla piattaforma dal proponente, gli autori, non avendo

a disposizione tale informazione sulla piattaforma Kickstarter, provvedono a

costruire la variabile utilizzando il numero di progetti finanziati dal proponente

stesso dal momento in cui quest’ultimo ha lanciato la propria campagna. La variabile

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così costruita rappresenta una ulteriore dimensione chiave, il grado di popolarità

del proponente nella comunità presente sulla piattaforma. Il cluster The Crowd

mostra un grado di correlazione elevato con la variabile Project Creator Network,

ciò suggerisce che in generale la folla presta attenzione alla presenza di segnali di

qualità quali il network relazionale del proponente. Il cluster Trend Follower, rispetto

al cluster The Crowd, appare meno influenzato da tale variabile anche se nel

complesso mostra una relazione positiva con la dimensione sociale del progetto.

L’ipotesi H1c appare invece non supportata, contrariamente a ciò che si ipotizzava,

il cluster Active Backer mostra si una correlazione negativa con la presenza di forti

segnali, ma in misura minore rispetto al cluster Trend Followers.

La seconda dimensione analizzata è quella temporale, la variabile indipendente

utilizzata per l’analisi di correlazione viene definita Days Elapsed, essa indica il

numero di giorni trascorsi dal lancio del progetto sino al momento in cui il

campione, singolarmente analizzato, ha realizzato la propria decisione di

finanziamento. L’analisi evidenzia che in generale la correlazione è negativa, i

crowdfunders appaiono maggiormente propensi a finanziare i progetti selezionati

nei primi giorni di lancio delle campagne. Specificando l’analisi per cluster vengono

in evidenza alcune significative sfumature, mentre il cluster The Altruistic conferma

le evidenze generali, preferendo il finanziamento in fasi iniziali del progetto, il

cluster Trend Followers tende ad intervenire in fasi successive a quelle iniziali, infine

il cluster Active backers conferma l’ipotesi H2c, preferendo intervenire nelle fasi

immediatamente successive al lancio del progetto.

Al fine di testare in quale misura i vari archetipi di crowdfunders risultano influenzati

nelle loro decisioni di finanziamento dalla presenza di segnali distintivi, si costruisce

la variabile indipendente Backers Plaged diretta a misurare il numero di backers che

hanno già finanziato il progetto nel momento in cui si forma la decisione di

finanziamento di ogni crowdfunders. Il cluster Trend Followers appaiono

maggiormente propensi al finanziamento di progetti che presentano elevati gradi

di partecipazione della folla, si stima che ogni 1000 backers il coefficiente di

partecipazione si incrementa del 10,5%. Il cluster The Altruistic inversamente appare

maggiormente propenso al finanziamento di progetti che vedono la partecipazione

di un ristretto numero di backers, dunque entrambi le ipotesi del terzo set appaiono

confermate.

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Infine, il quarto set di ipotesi è finalizzato a verificare l’influenza dispiegata dal

cluster Active Backers sugli altri tre cluster. L’analisi dimostra che tutte e tre le ipotesi

risultano verificate, si riscontra, difatti, che progetti che vedono la partecipazione di

numerosi Active Backers sono in grado di attrarre un elevato numero di sostenitori

divisi tra le tre categorie individuate. Il coefficiente #Active Backers Plaged che

misura il numero di active backers che hanno già accordato fiducia al progetto

quando si forma la decisione di investimento di ogni crowdfunders, risulta positivo

e significativo, per ogni 100 active backer il coefficiente di finanziamento del

progetto tende ad aumentare del 46,2%. È dunque possibile affermare che una

solida presenza di active backers rappresenta un forte segnale di valenza del

progetto, in grado di assicurare, grazie all’effetto signalling, forte partecipazione

della comunità e dunque ottime possibilità che il progetto raggiunga l’obiettivo

prefissato.

Gli studi discussi mostrano importanti e pratiche implicazioni per i differenti attori

che, nel contesto attuale, formano l’ecosistema in cui viene sviluppandosi il

fenomeno del crowdfunding. In primo luogo, entrambi le analisi condotte,

evidenziano che ogni proponente che intende ottenere sostegno per la propria

attività imprenditoriale, deve riuscire a comprendere la variegata composizione

della comunità presente sulla piattaforma. La possibilità di giungere al successo e

di ottenere i fondi di cui si necessita è direttamente proporzionale alla possibilità di

coinvolgere un numero sufficientemente ampio di backers, condizione a sua volta

influenzata dalla conoscenza da parte del proponente delle specificità e delle

strategie di finanziamento dei differenti archetipi riscontrabili nella comunità. La

consapevolezza della complessa struttura sociale e delle implicazioni sul piano

finanziario dei comportamenti adottati dai vari cluster può consentire al proponente

di ampliare i benefici sociali ed economici ritraibili dalla folla cui intende rivolgersi.

Inoltre, entrambi gli studi, evidenziano la presenza di almeno un cluster

caratterizzato da esperienza ed elevata specializzazione in grado di influenzare il

comportamento di crowdfunders meno esperti. La presenza di tali soggetti nella

comunità di riferimento rappresenta una ulteriore possibilità per il proponente di

raggiungere la raccolta fondi con successo grazie al coinvolgimento di tale tipologia

crowdfunders. Infine, la partecipazione di soggetti esperti nel finanziamento dal

basso potrebbe rappresentare un segnale per gli investitori professionali, non

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appare difatti escluso che questi, esaminata la composizione della folla e riscontrata

una buona percentuale di soggetti competenti che hanno accordato fiducia al

progetto, decidano di supportare l’attività imprenditoriali in fasi successive.

Un secondo ordine di considerazioni attengono al fenomeno stesso del

crowdfunding, Lin e colleghi si concentrano sul segmento Reward e nella

costruzione dei cluster evidenziano che la motivazione altruistica interessa una

percentuale esigua del campione, mentre la folla appare fortemente propensa al

finanziamento di progetti in cui sono previste delle ricompense. Il modello reward

potrebbe dunque rappresentare un effettivo canale alternativo per crowdfunder che

sono impegnati attivamente nella ricerca di nascenti attività imprenditoriali ad alto

contenuto innovativo e contraddistinti da buone possibilità di trasformarsi nel

medio-lungo periodo in vere e proprie imprese.

Le diverse tipologie di crowdfunders individuate negli studi citati portano infine ad

una utile considerazione basata sulla composizione stessa dei cluster, allo stadio

attuale si riscontrano almeno tre tipologie di crowdfunders caratterizzati esperienza

relativa che si contrappongono ad un solo cluster ad elevata specializzazione.

Questa evidenza richiede una maggiore attenzione da parte delle piattaforme, al

fine di garantire la protezione di crowdfunders meno esperti è necessario aumentare

i livelli di trasparenza adottati circa le informazioni disponibili sia dal lato dell’offerta

di finanziamento che della domanda di fondi.

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2.4.4 Il ruolo del consumatore nella co-produzione e co-sviluppo

dell’investimento

Il consumatore ha storicamente rivestito un ruolo dominante nelle teorie di

Marketing susseguitesi negli ultimi due secoli, ruolo che è venuto profondamente a

modificarsi in concomitanza con l’evoluzione dei mercati dettata dai cambiamenti

del macroambiente sociale, tecnologico e, dunque, economico. Il progresso

continuo delle nuove tecnologie ha comportato una inversione di tendenza, il

consumatore abbandona completamente la veste di fruitore passivo di beni e servizi

per acquisire sempre più potere nella definizione e creazione di contenuti e nella

comunicazione di nuovi bisogni.

Nonostante le tecniche di marketing siano sempre maggiormente orientate ai clienti

sviluppando meccanismi di interazione diretti ad un maggior coinvolgimento del

consumatore, il ruolo assunto dal crowdfunder nel finanziamento dal basso sfugge

a qualsiasi inquadramento teorico già presente in letteratura. Lo sviluppo del

crowdfunding segna un nuovo punto di svolta, il consumatore espande

ulteriormente il proprio ruolo a monte del processo di creazione del valore,

intervenendo anche nelle fasi di supporto finanziario. Il meccanismo del

finanziamento dal basso implica che una cerchia di individui possano decidere di

sostenere finanziariamente la produzione o la promozione di beni o servizi destinati

a soddisfare bisogni ancora non esplicitati, sostenendo così fattivamente il rischio

associato alla nascita di una nuova realtà economica. La selezione delle iniziative da

sostenere, l’impegno finanziario, la esternalizzazione del rischio imprenditoriale e la

sua diversificazione grazie all’intervento della folla, sono tra i principali fattori che

ridisegnano il ruolo del consumatore e, conseguentemente, nuovi confini tra il

mondo della finanza e il marketing.

Ordanini e colleghi68 evidenziano alcune importanti differenze tra il ruolo del

consumatore nell’attuale cornice delle teorie avanguardistiche di marketing e quello

invece assunto nella pratica del finanziamento dal basso. Confrontando le specificità

del crowdfunding nella sua dimensione partecipativa con le teorie maggiormente

68 Andra Ordanini, Lucia Miceli, Marta Pizzetti, A. Parasuraman, (2011) "Crowdfunding: transforming customers into investors through innovative service platforms", Journal of Service Management, Vol. 22 Iss: 4, pp.443 – 470.

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consolidate in letteratura in relazione al grado di coinvolgimento del consumatore

è possibile iniziare a delineare i confini di questa nuova veste, per certi versi ibrida,

assunta dal consumatore-crowdfunder.

Il primo grande fattore di differenziazione è il grado di partecipazione, laddove nella

maggior parte dei processi di fruizione di beni e servizi il consumatore interviene

attivamente solo nelle fasi finali di produzione/erogazione del bene o del servizio,

nel crowdfunding si riscontra un grado di partecipazione di gran lunga elevato

rispetto a qualsiasi altro processo economico. Il crowdfunder è colui che al tempo

stesso, tramite la selezione dei progetti che ritiene valenti, influenza l’esito e la

visibilità di una campagna ed è coartefice del lancio di un nuovo prodotto. Inoltre,

mentre nella teoria classica il consumatore che partecipa alla produzione del servizio

è solitamente anche colui che ne fruisce, nel crowdfunding gli individui che rendono

possibile la produzione di nuovi beni o servizi sono i primi fruitori, ma non gli unici.

Negli ultimi anni crescente attenzione è stata riservata al tema della collaborazione

innovativa tra aziende e gruppi di consumatori, sulla scia di numerose best practices

che hanno mostrato come un coinvolgimento attivo dei consumatori nelle fasi di

sviluppo e di creazione di prodotti rappresenti un fattore di contaminazione esterna

necessario per le aziende che vogliono conservare o costruire un solido vantaggio

competitivo. Lo sviluppo della collaborative innovation69 ha guidato le

organizzazioni verso una maggiore integrazione dei clienti, e quindi dei loro bisogni,

nei processi di sviluppo di nuovi prodotti grazie ad una efficace interazione con

questi ultimi. Nello specifico, il contributo che un gruppo di clienti può apportare

può riguardare diverse e interrelate fasi, dalla selezione delle idee alla fase di lancio

del prodotto finito. Questo processo collaborativo instaurato con i clienti per la

ricerca e l’innovazione non riguarda però la totalità dei clienti, ma una porzione di

essi potenzialmente interessati a tale attività collaborativa e definiti da Eric Von

Hippel Lead Users. Von Hippel (1986) introdusse questo termine per distinguere

particolari categorie di consumatori dai consumatori cosiddetti generici. I Lead

Users corrispondono ad una piccola fetta dell’intero bacino d’utenza dell’azienda e

69 La Collaborative Innovation è un nuovo approccio del marketing finalizzato alla collaborazione attiva tra azienda e clienti nell'ottica dello sviluppo del prodotto (Prandelli, Verona, 2006). La Collaborative Innovation prevede l'interazione con il cliente finalizzata all'innovazione, il cliente diventa parte integrante del processo produttivo dell'azienda. Questo approccio è possibile grazie alla rete, che rende l'innovazione meno costosa, facilita la comunicazione tra azienda e utenti e permette lo sviluppo simultaneo di più soluzioni per i prodotti o servizi in questione.

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rappresentano una specifica categoria di clienti contraddistinti da capacità

innovativa e vision lungimirante, in grado dunque di prevedere, immaginare o

anticipare nuove modalità di utilizzo di un prodotto o modifiche che lo

renderebbero maggiormente appetibile sul mercato. L’unica similarità riscontrabile

tra i lead users e i crowdfunders risiede nelle attività poste in essere, anche nel caso

dei crowdfunders ci troviamo dinanzi a utenti capaci di anticipare esigenze e bisogni

ancora non evidenti sul mercato tramite attività di scouting e screening, ma nel caso

della Lead User Theory il gruppo di utenti, specificamente selezionato

dall’organizzazione economica che intende sfruttare il vantaggio da essi offerto, è

ristretto. Nel caso del crowdfunding la folla è completamente libera da qualsivoglia

influenza, ma soprattutto contravvenendo alla teorizzazione di Von Hippel, è un

numero ampio e non ristretto di persone a decidere tramite la selezione dei progetti

ciò che dovrebbe essere offerto sul mercato. Inoltre spesso in letteratura si suole

distinguere tra lead user e pioneri, i primi non necessariamente acquistano il

prodotto e solitamente intervengono nelle prime fasi del processo di creazione del

prodotto, mentre i pionieri intervengono nella fase di lancio del prodotto, e

rappresentano quella fetta di mercato che acquista il prodotto prima della massa

attivandosi presso il network di riferimento per diffondere le proprie impressioni ed

esperienze, divenendo spesso opinion leader. Nella pratica del crowdfunding le due

figure sono sovrapponibili, i sostenitori del progetto possono intervenire nelle fasi

progettuali arricchendo il prodotto finito e fornendo utili spunti commerciali e

tecnici, mentre nella fase di lancio essi si trasformano in veicolo promozionale del

prodotto di cui sono coartefici.

Seguendo il filone della letteratura Open Source e del Crowdsourcing è possibile

evidenziare alcune caratteristiche che tali ambiti condividono con il fenomeno del

crowdfunding. La logica Open Source prevede lo sviluppo di un business attraverso

una comunità volontaria e cooperante, costituita da esperti ed appassionati che

quotidianamente si confrontano in rete per sviluppare, modificare o creare prodotti

software destinati ad essere di pubblico dominio. Lo sviluppo di prodotti open

source, a differenza di software commerciali, prevede che il codice sorgente del

programma sia disponibile per chiunque voglia apportare modifiche e migliorie, ciò

significa che la comunità sviluppatrice ha accesso al materiale d’offerta. Se per un

verso appare evidente la similarità della filosofia open source con il fenomeno del

crowdfunding rispetto alla partecipazione di una folla ad alcuni aspetti del processo

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di produzione o di progettazione, le motivazioni che spingono la comunità virtuale

a partecipare attivamente sono riconducibili all’apprendimento tramite l’auto-

produzione, alla soddisfazione professionale e ai benefici sociali. Nel modello del

crowdfunding invece è richiesto ai crowdfunders non solo l’apporto, tra l’altro

eventuale, di conoscenze e capacità tecniche, ma soprattutto un sostegno

finanziario e promozionale, di conseguenza si riscontra una diversa tipologia di

partecipazione contraddistinta dalle motivazioni precedentemente analizzate.

Analogie significative si riscontrano invece rispetto alla pratica del crowdsourcing,

ove la produzione di un contenuto, o di un prodotto finito è realizzata nella forma

di una open call diretta ad un ampio, ma non definito, gruppo di persone, in un

contesto in cui i prodotti sono interamente generati dal lavoro dei propri fruitori. Il

crowdsourcing rappresenta un modello organizzativo che comporta

l’esternalizzazione, e non l’outsourcing, ad un gruppo di persone, non legate da

vincoli contrattuali, della ideazione e dello sviluppo di un prodotto. Le

corrispondenze riscontrabili tra il crowdsourcing e il crowdfunding fanno

principalmente riferimento al fenomeno dell’intelligenza collettiva, in virtù del quale

l’appello alla folla genera una più efficiente allocazione delle risorse disponibili

grazie alla conoscenza della folla che risulta essere maggiore di quella

potenzialmente espressa dai singoli individui. Il network collaborativo si sviluppa

nell’ottica che un gruppo di stakeholder esterni possa fornire soluzioni più efficaci,

ma a differenza del crowdfunding, ove i potenziali investitori non risultano essere

altamente specializzati, nel crowdsourcing è richiesta una elevata competenza e

specializzazione della crowd che partecipa alla open call.

Proseguendo nella ricerca di un framework teorico in grado di interpretare il ruolo

assunto dal crowdfunder nel processo di sviluppo di una nascente attività

economica, alcune corrispondenze si possono riscontrare in tema di Brand

Community. La letteratura suggerisce che i consumatori che sono profondamente

coinvolti nella filosofia espressa dal marchio aziendale, possono divenire veicolo di

comunicazione attivando un processo di creazione di valore collettivo tramite il loro

impegno in attività di condivisione delle esperienze di consumo. I membri di una

Brand Community sono in genere motivati dall’apprendimento, dall’identificazione

e dalla possibilità di sentirsi parte attiva della filosofia aziendale. Tuttavia, anche in

tal caso, la letteratura in esame non contempla il supporto economico da parte della

community, che invece risulta essere dominante nei vari modelli di crowdfunding.

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Dalla Network Organisation Theory è possibile importare la centralità del capitale

sociale informale, ossia la somma delle relazioni sociali in cui ogni individui, gruppo

o organizzazione è immerso. La struttura e la posizione di ogni attore nella rete

fornisce una concreta possibilità nell’identificare, raccogliere e interpretare

informazioni che possono essere utilizzate per sviluppare nuove capacità e abilità

utili all’innovazione delle procedure operative, dei prodotti o dei servizi. Mentre

l’investimento in capitale sociale si rende necessario per tutte le imprese al fine di

innalzare i livelli di collaborazione e cooperazione tra i vari attori, nella pratica del

crowdfunding i proponenti godono di un vantaggio competitivo forte, essi possono

direttamente attingere ad un capitale sociale potenzialmente elevato che si forma

spontaneamente attraverso una la condivisione della conoscenza dovuta a relazioni

di fiducia, principi e obiettivi condivisi in rete.

Volgendo lo sguardo alla letteratura che contempla la centralità della dimensione

economica, alcuni punti di contatto possono essere importati dai fenomeni della

microfinanza e del credito etico. I benefici che inducono soggetti eterogenei a

donare le proprie disponibilità a favore di progetti a sfondo sociale ed umanitario

sono sovrapponibili in primo luogo a quelle riscontrate nel segmento Donation, i

crowdfunders, proprio come qualsiasi donatore anche non virtuale, sono spinti da

bisogni di autostima e mitigazione di sensi di colpa per la migliore posizione

economica di cui godono, nonché dalla affezione a particolari cause in cui si

riconoscono. Il ruolo delle folle nel sostegno di progetti ad elevato valore sociale

non può però costituire tout court un quadro esaustivo del complesso ruolo assunto

dal crowdfunder, soprattutto con riferimento a quei modelli che sono caratterizzati

da pay off e rischi per i partecipanti. Tali teorie sono imperniate sulla dimensione

sociale, sono quindi caratterizzate dalla completa dissociazione tra la soddisfazione

personale del donatore e la dimensione economica, quest’ultima rappresenta solo

il mezzo per ottenere un benefico non il fine dell’investimento.

La letteratura in marketing non appare così sufficiente ai fini della nostra analisi,

essa interessando la dimensione psico-comportamentale delle decisioni d’acquisto

del consumatore, non può offrire sostegno riguardo la valutazione degli

investimenti ed il rischio ad essi associato. Il crowdfunding è caratterizzato dalla

fattispecie che la folla possa, tramite il finanziamento di una campagna, supportare

la generazione di una offerta sul mercato. Tale condizione comporta che la comunità

virtuale possa agire come “selezionatore” delle iniziative imprenditoriali destinate a

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divenire realtà economiche. L’attività di scouting effettuata, anche

inconsapevolmente, dalla folla è assimilabile a quella operata dagli investitori

specializzati, seppure con significative differenze. La centralità dell’attività di

finanziamento e la valutazione del rischio di investimento rappresentano i capisaldi

delle teorie in tema di Private Equity, nonostante non tutti i modelli di crowdfunding

contemplino l’acquisto di partecipazioni per un lasso di tempo definito in start-up

ad elevato valore innovativo, e dunque, altamente rischiose, è interessante notare

come in alcuni modelli - principalmente Reward ed Equity Crowdfunding - la folla

agisca come un Business Angel. Il Business Angel, altrimenti detto “investitore non

istituzionale”, è uno specialista del settore che gode di liquidità consistenti che

desidera investire in piccole-medie imprese, mediante la partecipazione al capitale

di rischio, con la finalità di ottenere un elevato ritorno sull’investimento effettuato.

La corrispondenza tra i BA e i crowdfunders è relativa alla circostanza in cui alcuni

individui che possiedono liquidità, operanti al di fuori di istituzioni finanziarie,

decidono sulla scorta di valutazioni personali ed economiche di sostenere iniziative

imprenditoriali proposte da altri soggetti. L’attività di finanziamento informale è

motivata, oltre che da obiettivi economici, anche da motivazioni altruistiche ed

edonistiche. Tuttavia, non è possibile riscontare una piena corrispondenza tra le due

tipologie di investitori, in primo luogo i BA operano tramite un network ristretto e

apportano, similarmente ad altre categorie di investitori specializzati, esperienze e

competenze utili allo sviluppo del business. In secondo luogo l’investitore non

istituzionale è uno specialista che opera individualmente, laddove nel crowdfunding

l’attività di investimento è condivisa con la massa, e ciò inevitabilmente incide sul

costo del capitale. Le tecniche di investimento tradizionali comportano un costo, e

un correlato grado di rischio, significativamente più elevato rispetto al rischio

sopportato da ogni crowdfunder-investitore. In sintesi, laddove la diversa letteratura

esistente può offrire degli spunti utili alla comprensione di alcuni aspetti del

crowdfunding, tali spunti appaiono ancora insufficienti, essendo il fenomeno del

finanziamento dal basso relativamente nascente, si riscontra la mancanza di un

framework condiviso che possa analizzare le diverse dimensioni – sociali, relazionali,

economiche, consumistiche – insite nella pratica del crowdfunding. La tabella

seguente è volta al confronto tra la letteratura presa in esame e la pratica del

crowdfunding, sulla base di quattro dimensioni chiave:

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i. Grado di collaborazione: riferito al contributo che il consumatore può

apportare alle diverse fasi di lancio di un nuovo prodotto, dalla fase di

ideazione a quella di divulgazione.

ii. Grado di specializzazione: indica il livello di competenza ed esperienza

richiesto per la collaborazione attiva del consumatore.

iii. Grado di partecipazione: attiene alla dimensione sociale, indica il grado di

coinvolgimento emozionale e sociale del consumatore.

iv. Supporto Finanziario: discrimina tra le pratiche collaborative che prevedono

o meno l’apporto di risorse monetarie necessarie allo sviluppo del business.

Tabella 4: Pratiche collaborative tra i consumatori e organizzazioni economiche. Schema di confronto. Tabella a cura elaborato dell’autore.

Il ruolo assunto dal crowdfunder nel processo del finanziamento dal basso si mostra,

dunque, fortemente variegato, in quanto quest’ultimo è al tempo stesso

finanziatore, sostenitore, consumatore e divulgatore delle iniziative di cui è co-

artefice. Inoltre, le quattro dimensioni identificate possono mostrare intensità

Letteratura di

riferimento

Grado di collaborazione

Grado di specializzazione

Grado di partecipazione

Supporto Finanziario

Collaborative

Innovation

Medio/Alto Basso Medio Non previsto

Open Source Alto Alto Elevato Non previsto

Crowdsourcing Alto Elevato Elevato Non previsto

Brand Community Basso Basso Elevato Non previsto

Network Organisation Medio/Alto Medio Elevato Non previsto

Microcredito Basso Medio/Basso Elevato Elevato

Private Equity Elevato Elevato Medio Elevato

CROWDFUNDING Elevato Medio/Basso Elevato Elevato

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differenti a seconda del modello di crowdfunding considerato. In generale, nella

pratica del crowdfunding, il consumatore è fortemente impegnato e coinvolto non

solo nella generazione dell’offerta, ma anche nella sua divulgazione e nella sua

realizzazione tramite il supporto finanziario. Le dimensioni costanti sono

rappresentate dal grado di partecipazione e coinvolgimento che guida il

crowdfunder verso il supporto finanziario dell’iniziativa da cui si sente attratto,

rispetto però ad altre pratiche collaborative, alla folla non è richiesto un elevato

grado di expertise nel settore o nei settori interessati dal progetto finanziato. Infine,

riguardo il grado di collaborazione, in generale questo risulta essere elevato, ma si

tratta di una affermazione relativa, in quanto è necessario sempre verificare il

contesto in cui si sviluppa il fenomeno. Chiaramente nella pratica Reward il grado

di collaborazione alla generazione dell’offerta potrà evidenziare una intensità

maggiore, il contributo offerto dal crowdfunder-consumatore potrà essere

trasversale a tutte le fasi di sviluppo del progetto, dalle fasi di ideazione alla

progettazione, laddove nella pratica Donation il crowdfunder solitamente

contribuisce alla divulgazione della causa sociale di cui è sostenitore. Inoltre,

mentre la letteratura corrente in tema di collaborazione tra clienti ed aziende,

identifica le informazioni e la conoscenza come i soli fattori che i consumatori

possono impiegare per la co-produzione di una offerta, in contesti come il

crowdfunding, nessun processo di creazione del valore può essere attivato senza la

folla. I consumatori rivestono diversi ruoli, agiscono come agenti nella ricerca e nella

selezione di talenti, possono qualificarsi shareholders, contribuendo allo sviluppo e

alla crescita di un business, divengono supporter dell’iniziativa in cui credono. Ciò

suggerisce una importante constatazione: i crowdfunders rappresentano risorse

integrate, il punto focale di un processo cui essi stessi danno inizio tramite la

selezione e il finanziamento di talune iniziative; il valore finale di questo processo è

dunque fortemente influenzato dalle attività che la folla aggregatasi su quel

progetto pone in essere.

Il principale sintomo della rivoluzione che il crowdfunding sta gradualmente

apportando al ruolo del consumatore nei processi collaborativi con le

organizzazioni economiche, è la evidenza che la separazione tra le attività di

consumo e produzione diviene sempre più sfocata in virtù del fatto che ciò che i

consumatori producono è più importante di ciò che acquistano.

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2.5 Il ruolo delle piattaforme per la raccolta di capitali on-line

Il ruolo delle piattaforme di crowdfunding è concentrare su un portale on-line i

progetti presentati dalle startup e l’interesse dei potenziali investitori, facilitando in

questo modo la raccolta di capitale da parte dei primi. Compito del gestore del

portale è, dunque, quello di amministrare la piattaforma, garantendo agli investitori

un’adeguata selezione dei progetti in esso presentati e la correttezza e la

trasparenza delle operazioni di finanziamento, e ai proponenti un luogo virtuale

dove pubblicizzare la propria iniziativa così da avere la possibilità di trasformarla in

impresa a costi vantaggiosi sulla base della validazione sociale ottenuta. Almeno tre,

secondo Agrawal, Catalini e Goldfarb (2011), sono difatti le caratteristiche comuni a

tutte le piattaforme di crowdfunding:

1) Fornire ai proponenti la possibilità di presentare il proprio progetto alla

comunità virtuale, abbattendo le barriere comunicative ed espositive a livello

geografico;

2) Consentire piccole transazioni monetarie finalizzate a rendere possibile la

partecipazione di un’ampia comunità al finanziamento di un progetto così

che il rischio sopportato da ogni singolo crowdfunders sia limitato;

3) Divulgare informazioni circa i creator e i crowdfunders, nonché porre a

diposizione di questi ultimi un canale di comunicazione diretto.

Le caratteristiche evidenziate permettono di dedurre facilmente la complessità del

ruolo svolto dalle piattaforme, esse non rappresentano semplici intermediari, ma

contenitori, microambienti in cui si sviluppano e si intrecciano flussi comunicativi e

finanziari da e verso differenti tipologie di attori.

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Figura 11: Crowdfunding Flowchart: Flussi finanziari e informativi del processo di Crowdfunding. Schema a cura dell’autore.

L’attività di mediazione svolta dalle piattaforme, resa possibile dall’interazione

diretta tra due tipologie di attori con finalità differenti ma convergenti, consente di

assimilare le piattaforme al modello di funzionamento del cosiddetto “Multi Side

Market”, definito da Hagiu e Wright70 come “an organisation that creates value

primarly by enabling direct interactions between to (or more) distinct type of

affiliated customers”. Le piattaforme Multi-Side (MSP) sono in grado di porre in

relazione due o più segmenti distinti di clienti, si tratta di un modello di business

che genera valore aggiunto grazie alla facilitazione dell’interazione tra due o più

gruppi target, esse quindi crescono in modo proporzionale alla crescita del volume

di utenti, trattasi del cd. effetto rete. È possibile riconoscere una piattaforma di

questa tipologia in concomitanza di tre aspetti:

a. La presenza di una organizzazione abilitante;

b. L’interazione diretta tra le differenti tipologie di target;

70 Hagiu A., Wright J., 2011, Multi-sided platforms, Harvard Business School Working paper 12-024.

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c. L’affiliazione delle diverse categorie di clienti.

Il termine organizzazione è utilizzato in senso lato, esso è riferito a qualsiasi

organizzazione, economica e non, reale o virtuale, contraddistinta dalla capacità di

creare valore tramite l’interazione diretta tra le diverse tipologie di clienti presenti

nella rete. Affinché una piattaforma possa qualificarsi come MSP non è però

sufficiente che le categorie di clienti instaurino flussi comunicativi, si rende

necessario che tali flussi rappresentino la principale forma di valore aggiunto per la

piattaforma abilitante. Il secondo fattore chiave è proprio la dimensione interattiva,

la comunicazione e lo scambio di informazioni tra utenti/clienti di diverse tipologie

deve realizzarsi in maniera spontanea e libera da qualsiasi vincolo o influenza –

diretta o indiretta – della piattaforma abilitante, la quale però pur non potendo

veicolare i contenuti generati dagli utenti, può definire o abilitare le categorie di

interazioni consentite nel network. Il terzo concetto chiave è quello di affiliazione,

un utente/cliente potrà definirsi affiliato ad una piattaforma quando egli decide,

consapevolmente e liberamente, di partecipare e contribuire alla specifica attività o

al servizio offerto dalla piattaforma, si tratta di una condizione necessaria per

interagire con le altre tipologie di utenti. Infine, non si rende necessario a priori

identificare le diverse tipologie di utenti attivi sulla piattaforma al momento della

loro affiliazione, né è richiesto che tali tipologie siano raggruppabili in cluster fissi,

ciò che rileva è la possibilità di identificarli in una certa categoria al momento

dell’interazione da cui il valore aggiunto si genera.

Evidente è la piena sovrapponibilità di tale modello di business alle piattaforme di

crowdfunding, quest’ultime consentendo ai creators di presentare le loro idee ai

crowdfunders per ottenerne il finanziamento, possono essere identificate come

organizzazioni abilitanti. L’interazione che si realizza tra gli attori è da qualificare

indubbiamente come diretta, anche se le piattaforme offrono, oltre al servizio di

intermediazione, servizi complementari, esse limitano il proprio ruolo alla fornitura

degli strumenti necessari per la comunicazione e la eventuale transazione

economica tra le parti. Infine, affinché ambedue le parti possano interagire è

necessaria l’iscrizione alla piattaforma, così anche il requisito della affiliazione è

soddisfatto.

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Diretta

Si No Si Si No Si

Affiliazione

dell’investitore/

creatore

Si No No No Si No

Tabella 5: Piattaforme Multi-Side e forme tradizionali di finanziamento. Fonte: Il Crowd in Italia, 5° rapporto RITA. Schema a cura dell’autore.

Inquadrando le piattaforme come modelli di business di tipo multi-side, evidenti

appaiono le specificità del crowdfunding rispetto alle consolidate pratiche di

finanziamento. Nel commercio elettronico si riscontra la presenza di una

organizzazione abilitante, ma vengono a mancare la interazione diretta tra le varie

tipologie di utenti e la affiliazione che non rappresenta un elemento necessario,

inoltre nel commercio elettronico non si instaurano flussi economici tesi al

finanziamento di attività imprenditoriali. Nella pratica del Private Equity e

nell’attività svolta dai Business Angel, l’unico elemento di concomitanza è

rappresentato dalla interazione diretta che si realizza tra il richiedente e l’investitore

professionale, non si riscontra invece alcuna organizzazione abilitante quale invece

è la piattaforma web nel crowdfunding. Il mercato borsistico, garantendo

l’anonimato, esclude la interazione diretta tra i finanziatori e le organizzazioni

economiche. Il tradizionale credito bancario rappresenta una forma “mediata” di

finanziamento, in quanto l’erogazione del credito è frutto di una intermediazione

fra capitale raccolto sul mercato e capitale erogato ai richiedenti. Vale inoltre la pena

notare che in nessuna delle citate forme di finanziamento si riscontra una

complessità di relazioni personali e finanziarie, che intrecciandosi contribuiscono

alla produzione di network ad alto valore aggiunto. Infine, la continua evoluzione

del fenomeno del crowdfunding a livello nazionale e globale ha portato alla

diversificazione dei modelli di business delle varie piattaforme operanti dal lato

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dell’offerta, trattasi della diretta e naturale conseguenza della crescente concorrenza

registrata nel settore. Il business model delle piattaforme ad oggi attive è

sensibilmente differente, oltre l’attività di intermediazione esse hanno provveduto a

sperimentare ed implementare modelli e soluzioni innovative adatte alla comunità

potenziale ed effettiva che ruota attorno la piattaforma. Allo stadio attuale

numerose piattaforme si qualificano come operatori specializzati in grado di offrire

non solo un servizio di intermediazione, ma un’ampia gamma di servizi accessori

quali consulenze legali, fiscali e di comunicazione strategica.

2.6 Ruolo e impatto delle asimmetrie informative: i fallimenti di

mercato

Le implicazioni dell’asimmetria informativa sul funzionamento dei mercati sono

state analizzate per la prima volta da George Akerlof71, Premio Nobel per l’economia

nel 2001. Akerlof, riferendosi al mercato delle auto usate, dimostrò come in

condizione di informazione non perfettamente distribuita, gli attori che possiedono

maggiori informazioni tendono ad utilizzarle per ottenere maggiori guadagni,

assumendo comportamenti opportunistici. Considerato un mercato in cui i venditori

conoscono perfettamente la qualità dei prodotti offerti, mentre gli acquirenti sono

solo consapevoli che i prodotti presenti sul mercato saranno per una certa

percentuale di buona qualità, viene a determinarsi una condizione di asimmetria

informativa, generata dalla fattispecie che gli acquirenti non dispongono di tutte le

informazioni utili alla valutazione dell'acquisto, essi non sono cioè in grado di

osservare la qualità dei prodotti offerti. La conseguenza di questa condizione sarà

che ogni acquirente, non potendo conoscere perfettamente la qualità del prodotto

che si appresta ad acquistare, avrà una uguale probabilità di acquistare un prodotto

di alta o bassa qualità ad un prezzo che riflette la qualità media di tutti i prodotti. Il

perpetuarsi di tale condizione comporta nel lungo termine un fallimento del

mercato, in quanto il prezzo medio che viene a formarsi sul mercato è in grado di

soddisfare solo i venditori che offrono prodotti di bassa qualità, mentre i venditori

71 Gerorge A. Akerlof, The market for “Lemons”, Quality Uncertainty and the Market Mechanism, 1970.

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che offrono prodotti di qualità elevata saranno gradualmente costretti ad uscire dal

mercato, verranno così a rimanere sul mercato solo i prodotti di scarsa qualità. Il

fallimento di mercato è quindi conseguenza di una condizione che impedisce alle

parti coinvolte nello scambio di trarre reciproci benefici, determinando una perdita

netta di benessere.

Il modello proposto da Akerlof è stato utilizzato per spiegare gli effetti delle

asimmetrie informative in settori diversi da quello automobilistico, ricca è la

letteratura dedicata al ruolo delle asimmetrie informative nei mercati finanziari. In

generale gli scambi finanziari si sostanziano in prestazioni monetarie distanti nel

tempo, l'estensione temporale dello scambio genera incertezza che può essere

mitigata solo dalla disponibilità di informazioni rilevanti. Qualsiasi sia la modalità di

finanziamento indagata, la finalità è conciliare le preferenze delle unità monetarie

in surplus con quelle delle unità in deficit, andando a soddisfare cosi la domanda di

attività e passività finanziarie. La contrattazione di flussi finanziari è mediata da i cd.

Broker o intermediari finanziari, ossia operatori istituzionali che si interpongono, per

necessità puramente tecniche e di regolamentazione del mercato, nella stipulazione

di contratti finanziari in favore di agenti individuali.

Nella teoria della efficienza dei mercati di Fama72 un mercato finanziario può dirsi

funzionante quando vengono ad essere soddisfatte molteplici accezioni di

efficienza:

i. Efficienza allocativa. La funzione primaria del mercato finanziario è quella di

garantire un'efficiente allocazione delle risorse a disposizione, si realizzerà

allora efficienza allocativa se tutti gli operatori (finanziatori ed investitori)

agissero in maniera razionale, ricercando le opportunità di

investimento/finanziamento che consentono di massimizzare la loro

funzione di utilità. Dovrebbe quindi realizzarsi quello che gli economisti sono

soliti definire "ottimo paretiano73", ossia una ipotesi nella quale non è

72 Eugene Fama, Teoria del Mercato efficiente, 1970. 73 Vilfredo Pareto, 1970. Nell'economia politica l'allocazione Pareto-efficiente è la migliore situazione possibile in termini di efficienza allocativa e produttiva. Si realizza un ottimo paretiano quando non

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possibile raggiungere una riallocazione delle risorse tale da poter aumentare

ulteriormente l'utilità degli attori coinvolti.

ii. Efficienza operativa. Un sistema finanziario è efficiente quando ogni impresa

produce la quantità per la quale il costo medio è minimo e il prezzo

prevalente sul mercato è uguale al minimo costo. L'efficienza operativa si

realizza quando il mercato è in grado di funzionare con costi di transazione

ridotti, massimizzando le condizioni di incontro tra domanda ed offerta.

iii. Efficienza valutativa. L'efficienza valutativa implica la capacità del mercato di

stimare correttamente il valore delle imprese che vi operano, utilizzando tutte

le informazioni prospettiche su tale valore e trasferendole nei prezzi

attraverso un opportuno tasso di sconto.

iv. Efficienza Informativa. Un mercato finanziario è efficiente quando in ogni

momento i prezzi dei titoli riflettono pienamente ed in modo corretto tutte

le informazioni disponibili. Presupposto di questa dimensione di efficienza è

chiaramente che le informazioni siano note a tutti gli operatori.

Perché si possa parlare di un mercato efficiente è quindi necessario che: tutti gli

attori siano sufficientemente informati sulle reali opportunità esistenti; gli investitori

finali, intermediari e beneficiari dei fondi siano orientati, mediante norme di

condotta e modelli gestionali, a massimizzare la propria funzione obiettivo. Ciò

implica che le modalità di selezione degli investimenti non possano prescindere da

un sistema di prezzi capace di riflettere in modo rapido e completo tutte le

informazioni disponibili riguardo alla situazione patrimoniale, finanziaria ed

economica dei soggetti beneficiari. Il sistema dei prezzi riveste pertanto sia un ruolo

allocativo- distributivo, relativamente alla movimentazione delle risorse, sia un ruolo

informativo, attraverso un processo di aggregazione diffusione delle informazioni

nel mercato. Importanza ancora maggiore riveste la condizione che l'informazione,

è possibile alcuna riorganizzazione allocativa delle risorse tale che migliori le condizioni di un individuo, senza peggiorare le condizioni di altri individui.

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intesa come ogni dato, sia esso riferito al sistema mercato, sia esso riferito alla

singola attività economica, sia disponibile in egual misura e al medesimo costo. Se

i prezzi riflettono tutta l'informazione disponibile, gli operatori non informati

osserveranno i prezzi di equilibrio anziché acquistare l'informazione e sostenerne il

costo, laddove l'informazione non sia perfettamente distribuita, ma parcellizzata tra

i vari attori in misure diverse, viene a generarsi una condizione di asimmetria

informativa che comporterà il verificarsi di costi di transazione74 in quanto

l'informazione diviene oggetto di contrattazione essendo una fonte di vantaggio

competitivo e di extra-profitto. Assunto che nei mercati finanziari "non

perfettamente concorrenziali" il prezzo rimane veicolo di trasmissione delle

informazioni, ciò che viene a mutare è la completezza delle informazioni. Il

meccanismo di trasmissione è definito, ma in maniera imperfetta, in quanto i prezzi

agiranno da segnalatori solo per gli operatori che godono dell'informazione.

Considerato che nel mercato finanziario l'allocazione di risorse avviene attraverso

contratti, nei quali il beneficiario dei fondi assume la veste di mandatario circa

l'impiego dei fondi ottenuti, e il cedente la veste di mandante interessato a

monitorare le azioni del primo secondo il noto schema principal-agent75”, lo

scambio di flussi finanziari sarà fortemente influenzato dalle informazioni che il

beneficiario sarà disposto a cedere. Il datore di risorse è difatti il soggetto

74 Il concetto di costo di transazione rappresenta il cardine delle teorie economiche neoistituzionali che si rifanno ai lavori di R. Coase e O. Williamson. Con l'espressione "costi di transazione" si designano i costi che devono essere sostenuti per realizzare uno scambio, un contratto o una transazione economica in genere; rappresentano i costi d'uso del mercato. I rapporti che gli agenti economici instaurano sul mercato sarebbero infatti a costo nullo soltanto nel caso in cui l'informazione fosse perfetta, completa, distribuita in modo simmetrico, non esistesse incertezza e i contraenti fossero perfettamente razionali. In genere, invece, gli agenti devono sostenere costi: per instaurare i rapporti (costi di ricerca del contraente e dei servizi di intermediazione), per le trattative, per la definizione e stesura dei contratti (i costi di consulenti e awocati) e per il controllo del rispetto degli accordi (costi di monitoraggio dell'attività delle parti e di enforcement). L'entità di questi costi dipende dal tipo di transazioni e in particolare: a) dal grado di specificità del capitale fisico e umano coinvolti; b) dall'incertezza; e c) dalla frequenza delle transazioni. Queste teorie individuano nell'entità di tali costi un elemento fondamentale nel sancire la relativa efficienza del mercato e dell'impresa come strumenti alternativi di coordinamento dell'attività economica. 75 Jensen, Michael C. and Meckling, William H., Theory of the Firm: Managerial Behavior, Agency Costs and Ownership Structure (July 1, 1976). Jensen e Meckling definiscono una relazione di agenzia come "un contratto in base al quale un soggetto (principal) delega il potere ad terzo soggetto (agent) di svolgere determinante mansioni per il perseguimento degli interessi del primo". La relazione tra i due soggetti dovrebbe basarsi sul dovere fiduciario, la teoria dell'agenzia si concentra proprio sulla condizione di esistenza di interessi divergenti tra i due soggetti, divergenza dipendente non solo dalla possibilità che l'agente ponga in essere comportamenti opportunistici, ma legata anche alla fattispecie che l'agente goda di maggiori informazioni circa le modalità di svolgimento del proprio mandato. Ciò implica per gli autori che il contratto sia incompleto a monte, mentre ogni tentativo di aumentare il grado di controllo da parte del principal implica dei costi.

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maggiormente colpito dalla asimmetria informativa in quanto la principale fonte di

informazioni è il prenditore, ed essendo contrapposto l'interesse dei soggetti

coinvolti, sarà oneroso per il cedente ottenere le informazioni di cui necessita per

perfezionare la propria decisione di impiego e valutarne a posteriori la bontà. Le

asimmetrie informative infatti possono alterare le dinamiche concorrenziali sia nelle

fasi pre contrattuali che post contrattuali, vengono così a definirsi i fenomeni della

selezione avversa e dell'azzardo morale.

Figura 12: Asimmetria Informativa, ex ante ed ex post. Grafico a cura dell’autore.

La selezione avversa è la conseguenza di un'asimmetria ex-ante, trattasi di una

condizione di informazione non perfettamente distribuita emergente nell'ambito di

una transazione, quando una controparte possiede informazioni rilevanti per la

transazione stessa ma sconosciute per l'altra parte. L'azzardo morale definisce

invece un comportamento opportunistico ex post che nasce dopo la stipulazione

del contratto, quando le azioni di un individuo non possono essere perfettamente

controllate dalla controparte; si parla in tal caso di azione nascosta, ma anche di

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comportamenti difformi da quelli pattuiti, che incrementano il rischio

dell'investimento per il cedente. Nel mercato finanziario l'azzardo morale si

sostanzia nella possibilità che il prenditore possa compiere azioni non gradite al

cedente aumentando le probabilità di insolvenza. La percezione che il beneficiario

possa non garantire la remunerazione dell'investimento attuando comportamenti

opportunistici, può indurre il cedente a non concludere il contratto.

Gli effetti di queste due forme di asimmetria informativa sugli scambi finanziari

determinano una condizione di razionamento del credito, un equilibrio sub-ottimale

che determina una domanda costantemente superiore all'offerta di capitali. Essendo

il rapporto tra potenziali beneficiari e cedenti strutturalmente caratterizzato da una

condizione di asimmetria naturalmente a svantaggio dell'investitore potenziale, ne

deriva una allocazione inefficiente delle risorse finanziare. I progetti con maggiori

prospettive di redditività verranno ad essere sacrificati rispetto a progetti mediocri,

in presenza di asimmetria informativa, infatti, per le imprese non emerge solo una

valutazione circa misura in cui divulgare informazioni strategiche, ma esiste anche

un problema di credibilità e di verificabilità dell'informazione divulgata. Non è difatti

verificato, che l'impresa fornendo specifiche informazioni ai propri investitori, riesca

ad ottenere capitali ad un costo di utilizzo inferiore, poiché il mercato, come accade

normalmente, potrebbe dimostrarsi scettico, applicando così al tasso di

finanziamento un maggior premio per il rischio. Ciò comporta inevitabilmente,

come nella esemplificazione di Akerlof, che progetti maggiormente validi,

contraddistinti da ottime capacità di produrre rendimenti futuri che si attestano

oltre la media, otterranno una valutazione basata sul prezzo medio che viene a

formarsi sul mercato e dovendo scontare un costo del capitale più elevato,

tenderanno ad uscire dalle decisioni di investimento dei potenziali cedenti e dal

mercato data la impossibilità di finanziarsi tramite lo stesso.

Il crowdfunding, facilitando l'incontro tra coloro che necessitano di capitali e coloro

che sono disposti ad investirli, offre la possibilità di mobilizzare, per singoli progetti,

le risorse finanziarie di grandi masse di contributori, attraverso versamenti di

modesta entità. Pur trattandosi di una forma di finanziamento disintermediata,

alternativa rispetto alle tradizionali modalità di raccolta dei capitali e

complementare rispetto alle diverse fonti di finanziamento di cui si compone la

struttura finanziaria di una nuova realtà imprenditoriale, è chiaramente inquadrabile

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nel tipico schema di contrattazione di disponibilità finanziarie. La pratica del

crowdfunding non è dunque al riparo dai fenomeni della asimmetria informativa,

anzi alcune specificità del finanziamento dal basso, nonché la conformazione ancora

in atto del mercato stesso, possono acuire gli effetti delle asimmetrie informative

per i cedenti di risorse finanziarie. Muovendo dalla principale dimensione strutturale

della pratica del crowdfunding, ossia la possibilità di rivolgersi indistintamente,

tramite il Web, alla folla per ottenere le risorse necessarie per l'avvio di un progetto

imprenditoriale, è possibile identificare due macro condizioni che contribuiscono ad

accentuare la distorsione informativa.

Macro condizioni strutturali

Modalità Ambiente

Investitori non professionali

Carenza di due diligence

Rischio di frode

Carenza di regole di governo delle

relazioni finanziarie

Regolamentazione del diritto

d’autore

Ex Ante

Adverse

Selection

Carenza di meccanismi di

monitoraggio

Limiti di valutazione di affidabilità

del soggetto proponente

Differenze regolamentari

Ex Post

Moral Hazard

Tabella 6: Determinanti dell’asimmetria informativa nel mercato del Crowdfunding. Schema a cura dell’autore.

Un primo ordine di considerazioni è relativo alle modalità attraverso le quali si

sviluppano influssi finanziari ed informativi nella pratica del crowdfunding.

Condizione endogena delle contrattazioni finanziarie è che i soggetti promotori,

definibili insider, siano in possesso di un numero maggiore di informazioni rispetto

ai soggetti finanziatori, che in qualità di outsider, avranno accesso alle informazioni

chiave nella misura in cui il proponente ritiene opportuna la divulgazione di siffatte

informazioni. Partendo da tale ipotesi di base, la condizione di asimmetria

informativa nella pratica del crowdfunding è accentuata dalla fattispecie che i

crowdfunders, in qualità di investitori non professionali, potrebbero non essere in

possesso delle competenze adeguate alla valutazione di un progetto di

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investimento e del relativo grado di rischio. Dunque, se anche il soggetto

proponente intendesse divulgare maggiori informazioni al fine di incrementare le

possibilità di raccolta dei capitali richiesti, nella maggior parte dei casi egli

incorrerebbe in elevate barriere all'entrata data la incapacità delle folla di

comprendere ed interpretare informazioni altamente dettagliate e finanziariamente

strutturate. Inoltre, mentre in altre tipologie di seed stage financing i soggetti

investitori sono un numero ristretto di professionisti in grado di verificare e ridurre

il gap informativo tramite accurate analisi di due diligence, nel caso del

crowdfunding, ed in particolare dell'equity crowdfunding, la folla non avrebbe

incentivo ad attivarsi per verificare l'attendibilità delle informazioni divulgate dal

proponente, in quanto il costo opportunità è sistematicamente inferiore al costo che

sarebbe necessario sostenere per condurre dettagliate analisi economico-settoriali.

La presenza di tali condizioni comporta chiaramente la incapacità della folla di

comprendere e valutare adeguatamente il grado di rischio effettivo

dell'investimento, essendo il crowdfunder inesperto nella pratica del finanziamento,

la valutazione dell'investimento viene da un lato ad arricchirsi di componenti

personali ed emozionali, ma al tempo stesso espongono la folla alla possibilità che

il proponente possa profittare di tale condizione, riducendo drasticamente il grado

di rischio effettivo e dipingendo un quadro convincente di condizioni ottimali che

garantiscono la remunerazione dell'investimento o la consegna del bene acquistato

in pre-ordinazione in un lasso temporale di breve periodo. La mancanza di adeguate

competenze e la struttura dei flussi finanziari ed informativi nella pratica del

crowdfunding accrescono inoltre le possibilità che il proponente attui

comportamenti opportunistici nella fase post contrattuale. Laddove gli investitori

istituzionali riducono la possibilità che il beneficiario ponga in essere

comportamenti difformi da quelli attesi tramite la implementazione di un articolato

sistema di clausole e regole operative tese a monitorare l'utilizzo dei capitali e

l'avanzamento del progetto di investimento76, nel crowdfunding la folla è un attore

composito, non è possibile riscontrare una relazione bidirezionale tra investitore e

finanziatore in virtù della quale definire specifiche regole di governance, ne sarebbe

ipotizzabile la stipulazione di regole comportamentali con ogni soggetto

finanziatore, soprattutto nell'ottica dei costi di monitoraggio i singoli investitori

76 Si veda F. GANGI, "Analisi degli Investimenti Aziendali", Egea 2011. Capitolo 7.

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potrebbero non avere incentivo alcuno al sostenimento di oneri di controllo

dell'investimento. Al di fuori della ipotesi specifica di equity crowdfunding, poi, il

rapporto tra finanziatore e promotore tende a terminare al realizzarsi della

campagna di raccolta, ciò comporta per il finanziatore, già a monte, la impossibilità

di conoscere e valutare gli avanzamenti del progetto finanziato. La mancanza di

incentivi per la folla nelle fasi pre-contrattuali e post-contrattuali ad attivarsi al fine

di ridurre il gap informativo e di monitorare la capacità dell'investimento di

remunerare adeguatamente le attese, comporta inoltre che i promotori possano

assumere più rischio di quanto la folla sia disposta a sostenere.

La seconda macro condizione strutturale che incrementa il fenomeno

dell'asimmetria informativa è l’ambiente in cui si sviluppano i flussi informativi e

finanziari nella pratica del finanziamento dal basso. L'habitat virtuale incide, in primo

luogo, fortemente sulla impossibilità della folla di testare le abilità del proponente

o del team, nonché di verificare la affidabilità e di conseguenza la veridicità dei dati

divulgati. In tal senso il mercato elettronico mostra ed introduce ulteriori inefficienze

rispetto ai mercati tradizionali in quanto, potendo ogni proponente creare profili

fittizi e divulgare informazioni non veritiere, il rischio assunto dalla folla nelle

operazioni di finanziamento è maggiore rispetto a quello percepito da investitori

istituzionali i quali possono, oltre la valutazione puramente finanziaria del progetto,

affidare la propria scelta di investimento a componenti soft, che emergono nella

instaurazione del rapporto di finanziamento, quali le qualità umane e la reputazione

del soggetto richiedente. Nel crowdfunding la relazione di finanziamento viene ad

instaurarsi tra soggetti non legati da alcun rapporto, probabilmente residenti in aree

geografiche diverse e provenienti da background personali e professionali

completamente differenti, ciò comporta che il crowdfunders potrà limitarsi a

valutare, sulla scorta delle proprie esperienze personali e professionali, la bontà del

progetto e la rispondenza dello stesso alle caratteristiche che egli ritiene essenziali

per elargire il finanziamento. La capacità del crowdfunding di abbattere, grazie alla

rete, le distanze geografiche può acquisire anche una connotazione negativa se la

raccolta di capitale dal basso diviene uno strumento di frode. Tralasciando la

modalità di raccolta Equity che gode di regolamentazioni specifiche in ogni paese

assicurando maggiore protezione agli investitori in ragione della specificità e della

complessità dell'operazione di finanziamento, nel caso del modello Donation e

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ancora di più nel caso del modello di tipo Reward, essendo possibile che la relazione

di finanziamento si instauri tra soggetti che risiedono in paesi differenti, i

crowdfunders potrebbero non essere adeguatamente tutelati a causa della esistenza

e del possibile contrasto tra giurisdizioni difformi. Inoltre, siccome il finanziamento

si realizza in tempo reale o comunque in un lasso temporale molto ristretto, è

plausibile che l'imprenditore fraudolento sia già non più reperibile nella rete prima

che le Autorità competenti vengano allertate77. Infine, se la condizione di asimmetria

informativa nei mercati tradizionali rappresenta una condizione di base mitigabile

ma non eliminabile in quanto l'imprenditore godrà sempre di un vantaggio

informativo circa il proprio progetto d'investimento rispetto al soggetto

finanziatore, nella pratica del crowdfunding la promozione di progetti di

investimento on-line rende tale condizione di base ancora più acuta. Rivolgendosi

ad investitori professionali, l'imprenditore dovrà necessariamente divulgare alcune

informazioni chiave della propria business idea presso banche, venture capitalist e/o

business angel, ma si tratterà di un numero ristretto di soggetti, cui lo stesso

proponente potrà chiedere la sottoscrizione di un accordo di non divulgazione

presso terzi delle informazioni acquisite. La mancanza di una adeguata tutela del

diritto d'autore on-line e la impossibilità di richiedere ad ogni singolo crowdfunders

la sottoscrizione di un siffatto accordo, comporterà inevitabilmente un

razionamento ancora maggiore delle informazioni che i creator saranno disposti a

cedere alla folla. In tal caso però l'effetto di questa condizione ricadrà anche sui

proponenti, in quanto quest'ultimi, dato il rischio di frode che sono costretti ad

affrontare divulgando on-line il proprio progetto d'impresa, non avranno incentivo

ad aumentare le informazioni disponibili presso i crowdfunders, riducendo così le

possibilità di veicolare informazioni ritenute determinanti nella scelta

d'investimento. Infine occorre non sottovalutare che la pratica del crowdfunding

presenta, causa il suo sviluppo recente, condizioni e regole di governo delle relazioni

finanziare ancora non definite che possono aumentare il rischio di comportamenti

non trasparenti da parte dei proponenti.

La forte presenza di asimmetrie informative nella pratica del crowdfunding disegna

uno scenario non lontano da quello ipotizzato da Akerlof. L'impatto della

77 Gmeleen Faye Tomboc, The Lemons Problem in Crowdfunding. 30 J. Marshall J. Info. Tech. 81 PrivacyL. 253 (2013).

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asimmetria informativa comporterà inefficienze sia dal lato della domanda di

capitali che dell'offerta, laddove i proponenti non siano in grado di veicolare, tramite

opportuni segnali di qualità ed affidabilità, la valenza del proprio progetto

d'investimento e ove la folla non sia in grado di discernere tra progetti considerevoli

e progetti mediocri, si assisterà gradualmente alla fuoriuscita dal mercato di

proponenti validi in quanto la folla non esprimerà una disponibilità al finanziamento

che rifletta adeguatamente le possibilità di sviluppo di investimenti ad alto valore

aggiunto. Infine, la dimensione sociale in cui si sviluppa il fenomeno del

crowdfunding comporta una forte interdipendenza tra il comportamento degli

attori che configura una azione collettiva di finanziamento. Il perpetuarsi di una

condizione in cui il livello degli investimenti si attesa ad un equilibrio sub-ottimale

che di fatto impedisce agli attori coinvolti di incrementare i benefici derivanti dal

finanziamento dal basso, il fallimento di mercato potrebbe essere aggravato

dall'assunzione, da parte dei crowdfunders, di comportamenti free rider78.

Ipotizzando che alcuni individui appartenenti alla folla, decidano di non impiegare

risorse monetarie e temporali alla valutazione delle opzioni di investimento presenti

nella rete, essi potranno comunque avvantaggiarsi delle attività di screening

effettuate da altri individui, potranno dunque osservare le loro scelte

d'investimento, replicandole senza sostenere alcun costo. Estendendo questa

ipotesi alla folla intera, verrebbe a configurarsi una situazione di stagnazione nella

quale tutti i potenziali investitori osservano ma nessuno deciderà di impiegare le

proprie risorse, ciò comporterà inevitabilmente il fallimento del mercato stesso.

78 Nella letteratura economica la figura del free ríderha acquistato rilevanza dopo gli studi condotti dall'americano M. Olson sull'azione collettiva (1965). L'economista americano dimostrò come un individuo che si astenga dal partecipare ad una azione collettiva, dunque non sostenendo alcun costo, possa comunque awantaggiarsene per effetto dello sforzo sostenuto dalla collettività.

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2.6.1 Possibili azioni di contentimento delle asimmetrie informative

Alla luce delle specificità riscontrate nel mercato del crowdfunding con riferimento

alle condizioni strutturali che possono amplificare gli effetti delle asimmetrie

informative rispetto ai mercati tradizionali, appare chiaro che la riduzione dei

fenomeni della selezione avversa e dell'azzardo morale passa necessariamente

attraverso la definizione di regole e meccanismi in grado di riequilibrare il sistema

degli incentivi per gli attori coinvolti e, dunque, incrementare l'efficienza negli

scambi finanziari. Principiando dall'assunto che nel crowdfunding la valutazione

puramente finanziaria delle opzioni di impiego di disponibilità finanziarie non

assume un ruolo primario, appare chiaro che i segnali che possono guidare la folla

verso scelte ponderate sono notevolmente differenti da quelli che potrebbero

invece guidare investitori professionali.

Il crowdfunding rappresenta una pratica di finanziamento relativamente recente,

esso è dunque oggetto di forte interesse per la comunità accademica, nonostante

la letteratura in tema di asimmetrie informative non sia ancora giunta alla

definizione e alla sperimentazione pratica di strumenti in grado di ridurre la

condizione di distorsione informativa, non mancano spunti e proposte di rilievo sul

tema. Agrawal79 e colleghi, incrociando le specificità del crowdfunding con gli

strumenti utilizzati in mercati similari, ipotizzano quattro tipologie di meccanismi o

possibili azioni di contenimento delle asimmetrie informative, dei quali i primi tre

possono contribuire a mitigare l'incidenza delle asimmetrie informative tra

proponenti e crowdfunders, mentre il quarto meccanismo tende a contenere la

possibilità che il mercato fallisca per effetto di una mancata azione collettiva

offrendo vantaggi selettivi agli individui che si astengano dal comportarsi come

free-rider.

79 Ajay Agrawal, Christian Catalini, Avi Goldfarb. Some Simple Economics of Crowdfundíng. Innovation Policy and the Economy, Volume 14, Lerner and Stern. 2014.

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Reputation Signaling

Nel 1973 Micheal Spence80, in risposta allo studio pioneristico di Akerlof sulle

asimmetrie informative, evidenziò come la teoria dei segnali potesse risolvere la

condizione di informazione non perfettamente distribuita tra le parti coinvolte in

una transazione. Spence, nell'ambito di uno studio riferito al mercato del lavoro,

mostrò che i segnali possono essere utilizzati come vettori di qualità al verificarsi di

due condizioni precise: 1) quando i segnali possono essere alterati dalla parte

comunicanti; 2) quando il costo marginale da sostenere per colmare la condizione

di asimmetria informativa è inferiore per la parte che detiene un prodotto di qualità

maggiore rispetto alla parte che offre un prodotto di qualità inferiore. Il contributo

di Spence alla teoria dell'informazione ha interessato anche la finanza

imprenditoriale, la sua applicabilità è ormai consolidata e affermata dalla

consistente letteratura in materia. Assunto che il proponente, rivolgendosi alla folla,

presenta la propria value proposition lanciando una richiesta di fiducia ai potenziali

investitori, appare evidente che nel mercato del crowdfunding, come in altri mercati

on-line, assumono un ruolo centrale i meccanismi reputazionali quali strumenti di

selezione, controllo e autoregolazione di gruppi sociali o comunità operanti nel

mercato di riferimento. La reputazione, declinata in tal contesto in termini di

"credibilità" e dunque ”affidabilità81" dell'attore rispetto alla sua onestà, è intesa

come vettore di fiducia ed è misurata dal grado di densità che contraddistingue la

trasmissione di flussi informativi tra attori interagenti entro una rete sociale, in tal

caso virtuale. Posto un contesto decisionale caratterizzato da incertezza, rischio

d'investimento e asimmetria informativa, la strutturazione di meccanismi di

formazione e divulgazione di rating reputazionali consente, nel processo di

interazione tra due o più attori, l'acquisizione di informazioni rilevanti in grado di

mitigare il rischio associato all'interazione tramite l'accesso ad informazioni

elaborate da terzi soggetti altrimenti non appropriabili. Considerato che la

reputazione può costituire un potente antidoto contro l'azzardo morale o la

selezione avversa, è possibile ipotizzare l'importazione, nel mercato del

crowdfunding, di alcuni strumenti tipicamente utilizzati nei mercati on-line:

80 Michael Spence. The Job Market Signaling. Quarterly Journal of Economics, Vol. 87, No. 3. (Aug.,1973), pp. 355-374. 81 La letteratura maggiormente impegnata sul tema della reputazione e della fiducia è relativa al capitale sociale. (Coleman 1990; Putnam 1993; Dasgupta 2000; Portes 2000; Field 2008).

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a) Segnali di qualità

Attingendo dalla letteratura in tema di venture capital, gli investitori

professionali, oltre la valutazione del business plan che rappresenta il primo

strumento di contatto con il proponente, sono soliti considerare una serie di

fattori come segnali di qualità del progetto. La presenza di un accordi

strategici con esponenti di rilievo del settore, il livello di esperienze pregresse

del team, il livello di istruzione del team, la presenza di brevetti, dinamismo

e capacità innovativa rappresentano segnali in grado di influenzare

positivamente il livello di credibilità percepito dall'investitore, soprattutto ove

non sia disponibile un significativo track-record della formula

imprenditoriale. Parimenti il proponente, in qualità di soggetto richiedente,

dovrà essere in grado di fornire segnali di credibilità in grado di rassicurare

la folla circa le sue qualità personali e capacità tecniche e commerciali.

Numerosi studi sulla pratica del crowdfunding hanno evidenziato, ad

esempio, che il livello di istruzione del team sia positivamente correlato al

successo della raccolta fondi. Un forte segnale di qualità e affidabilità è

rappresentato dalla fiducia accordata al proponente da familiari, amici e

colleghi. La visibilità e la riconoscibilità di tali soggetti all'interno del network

relazionale del proponente e nei commenti rilasciati nella pagina del

progetto, viene generalmente identificato dalla folla come un punto di forza,

in quanto è plausibile ritenere che tali soggetti, essendo molto vicini al

proponente, siano maggiormente informati circa le reali possibilità di

successo, soprattutto se è possibile riscontrare commenti lodevoli da parte

di colleghi ed esperti del settore. Ne deriva, dunque, che anche nel caso del

crowdfunding è possibile arricchire la comunicazione di informazioni chiave

che consentano alla folla di testare e verificare che vi siano premesse

adeguate alla elargizione del finanziamento. Prescindendo dal grado di

discrezionalità valutativa che inevitabilmente contraddistingue ogni

individuo della comunità di riferimento in relazione al peso che quest'ultimo

assegna all'informazione segnaletica lanciata in rete, la costruzione di una

reputazione virtuale e di un background personale e professionale innalza

inevitabilmente il grado di trasparenza e buona fede associato al soggetto

proponente.

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b) Sistema di feedback

Riconoscendo alla reputazione la qualità di norma sociale che promuove la

collaborazione e il coordinamento tra attori, favorendo la cooperazione

attraverso un regime che contempla incentivi all'adozione di comportamenti

appropriati e sanzioni rispetto alla devianza dai medesimi, appare chiaro che

l'efficienza dei meccanismi reputazionali è direttamente proporzionale alla

validazione, da parte della comunità, delle identità presenti nella rete di

riferimento e alla densità delle relazioni che si instaurano tra l'attore oggetto

di reputazione, l'attore esprimente e l'attore che fruisce dell'informazione

reputazionale. La ratio dei sistemi reputazionali risiede nella possibilità

offerta agli attori interagenti di maturare, acquisire e condividere

informazioni su altri attori, informazioni in grado di fornire una scala di

valutazione di fattori mitiganti del rischio. La costruzione di una reputazione

credibile, nell'ambito di una rete sociale, non può quindi prescindere dalla

costruzione di sistemi di feedback che consentano ai fruitori di esperienze di

effettuare valutazioni a posteriori, valutazioni che grazie alla conformazione

della rete potranno essere divulgate a livello globale ad un costo quasi, se

non completamente, nullo. I sistemi di feedback sono tipicamente utilizzati

su piattaforme di commercio elettronico quali Ebay o Amazon, e sono

finalizzati alla costruzione di un sistema trasparente di giudizi e valutazioni

riguardanti il venditore e l'oggetto della transazione, così da permettere ai

futuri acquirenti l'utilizzo di informazioni, generate da altri agenti, utili alla

maturazione della loro decisione di acquisto. Al termine di ogni transazione

ogni utente/acquirente è chiamato a valutare, attraverso una scala di valori,

diverse variabili relative all'esperienza di acquisto (rispondenza del prodotto

alla descrizione, capacità comunicativa del venditore, tempi di spedizione

ecc.), ed è ampiamente verificato che un feedback positivo aumenta la

disponibilità a pagare di nuovi utenti per effetto della certificazione di

credibilità ed affidabilità offerta dagli altri utenti. L'efficienza del sistema di

segnalazione dipenderà proporzionalmente dal grado di densità e

coinvolgimento fra gli attori, maggiore sarà il tasso di interazione maggiore

sarà il grado di accuratezza dell'informazione disponibile. La costruzione di

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sistemi di feedback può essere agevolmente importata anche nel mercato del

crowdfunding, con alcune opportune modificazioni richieste dalle specificità

del fenomeno. A differenza del commercio elettronico, difatti, nel

crowdfunding i proponenti non ricorrono periodicamente alla raccolta di

capitale tramite la folla, ciò comporta ridotte possibilità per i crowdfunders

presenti su una data piattaforma di imbattersi in proponenti che potremmo

definire "abituali" e, quantunque esistesse un sistema di feedback, di

utilizzare le informazioni prodotte da altri utenti/finanziatori. La non

ricorrenza potrebbe essere però attenuata dalla decisione dei proponenti di

suddividere il progetto in diversi step di finanziamento, magari procedendo

gradualmente con lo sviluppo della business idea e consentendo così alla

folla di testare e verificare ad ogni step la affidabilità e la credibilità del

soggetto proponente.

c) Intermediari affidabili

Ruolo centrale nella costruzione di meccanismi reputazionali è assunto da

terzi intermediari, che in qualità di certificatori esperti possono contribuire

alla riduzione della selezione avversa, facilitando l'instaurazione di relazioni

di fiducia tra agenti richiedenti meritevoli di finanziamento e agenti

finanziatori. La qualifica di terzo soggetto garantisce alla folla la

indipendenza della valutazione, comportando trasparenza e oggettività nella

verifica della affidabilità del proponente.

Rules and Regulation

La previsione di meccanismi reputazionali in grado di facilitare le relazioni tra

soggetti agenti non appare di per sé sufficiente, l'efficienza di tali meccanismi è

infatti funzione di un quadro di regole in grado di incentivare trasparenza

comportamentale e comunicativa dei soggetti richiedenti e correttezza valutativa da

parte dei fruitori delle comunità virtuali. Dunque, una seconda tipologia di possibili

interventi attiene alla dimensione normativa, sia a livello di operatori intermediari,

quali le piattaforme, sia a livello istituzionale.

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a) Regolamento Piattaforma

I modelli di business delle piattaforme di crowdfunding, sia a livello nazionale che

internazionale, evolvono costantemente verso nuove formule aggregativo -

partecipative volte a massimizzare il volume “delle transazioni finanziarie. Allo

stadio attuale la consapevolezza che la creazione di un ambiente transazionale

sicuro sia il primo vettore di affiliazione e condivisione per la folla è stata

prerogativa solo di alcune piattaforme, che al crescere della loro comunità e del

relativo numero di relazioni personali e finanziarie, hanno iniziato a porre

l'accento sulla dimensione reputazionale. Kickstarter, piattaforma statunitense

che gode del primato mondiale in termini di dollari raccolti tramite il

finanziamento dal basso, ha recentemente allocato risorse addizionali per lo

sviluppo di meccanismi e regole in grado di massimizzare il volume di

informazioni disponibili, riconoscendo che tali investimenti, pur non

intervenendo in alcun modo sulla decisione di investimento del crowdfunders,

saranno parallelamente in grado di ridurre i costi di monitoraggio sostenuti dalla

piattaforma ed i costi di disclosure sostenuti dai creators.

"We've also allocated more staff to trust and safety. We look into projects

reported by our community for guidelines violations and suspicious activity, and

We take action when necessary. These efforts are focused on fraud and

acceptable uses of Kickstarter, not a creators ability to complete a project and

fulfill. On Kickstarter, backers ultimately decide the validity and Worthiness of a

project by whether they decide to fund it.82"

La piattaforma ha inoltre incrementato il livello di trasparenza associato alle

campagne che prevedono ricompense per i finanziatori, richiedendo ai promotori

di indicare una data entro la quale tali ricompense verranno ad essere elargite,

riducendo così l'incentivo dei promotori a individuare un orizzonte temporale

82 https //www.kickstarter.com/heIp/faq/kickstarter%2Obasic

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non congruo rispetto alle tempistiche del progetto al solo scopo di attrarre

maggiori investimenti.

“As Kickstarter has grown, We've made changes to improve accountability and

fulfillment. In August 2011 We began requiring creators to list an “Estimated

Delivery Date" for all rewards. This was done to make creators think hard about

when they could deliver, and to underline that Kickstarter is not a traditional

shopping experience. "

Infine, riconoscendo che alcuni progetti, rispetto ad altri, possono disattendere

maggiormente, causa il loro elevato grado di rischiosità, le attese dei finanziatori,

Kickstarter ha incrementato gli obblighi di disclosure per i progetti del segmento

Design e Tecnologia.

”In May 2012 we added additional guidelines and requirements for Product

Design and Technology projects. These include requiring creators to provide

information about their background and experience, a manufacturing plan (for

hardware projects), and a functional prototype. We made this change to ensure

that creators have done their research before launching and backers have

sufficient information when deciding whether to back these projects. "

Le azioni introdotte dalla piattaforma statunitense tese alla mitigazione delle

asimmetrie informative e alla riduzione del rischio di frode, rappresentano

possibili meccanismi deterrenti. Appare chiaro che la adozione di taluni

meccanismi, in luogo di altri, dipende largamente dalla specificità della folla di

riferimento nonché dal modello di crowdfunding che contraddistingue la

piattaforma. Ciò che gli autori intendono in tal caso sottolineare è la circostanza

che gli intermediari giocano un ruolo fondamentale nella costruzione di ambienti

affidabili e caratterizzati da trasparenza comunicativa ed operativa.

b) Regolamentazione Normativa

La regolamentazione operativa delle piattaforme non è però sufficiente se la

conformazione dell'industria e le conseguenti inefficienze non vengono

opportunamente recepite e contrastate anche a livello normativo. Compito

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degli organi governativi è la definizione di adeguati sistemi di tutela per i

consumatori - investitori che si snodano in due principali direzioni: la previsione

di meccanismi di prevenzione delle frodi e la strutturazione di un percorso

"consapevole" di investimento per i crowdfunders. L'azione congiunta delle

istituzioni e degli operatori del settore si rende necessaria soprattutto nel

mercato del crowdfunding, ove la definizione di regole comportamentali e

sociali è direttamente correlata alla specificità dell'ambiente in cui le relazioni

vengono ad instaurarsi.

Crowd due diligence

La due diligence, termine mutuato dalla terminologia anglosassone, può essere

definita come quell'attività organizzata finalizzata alla raccolta e alla verifica di

informazioni di natura patrimoniale, finanziaria, economica, gestionale, strategica,

fiscale ed ambientale, che ha per oggetto un'azienda e come finalità la definizione

di un quadro particolareggiato delle condizioni della stessa ai fini della decisione di

acquisizione di quote di capitale di rischio. Trattasi di una analisi approfondita,

normalmente svolta da advisor indipendenti forniti di adeguate competenze, volta

alla individuazione di potenziali zone d'ombra e di eventuali rischi che potrebbero

compromettere la creazione di valore per l'investitore. L'analisi di due diligence ha

una connotazione principalmente tecnica, quindi nella sua accezione tradizionale

non è importabile tout court nella pratica del crowdfunding, considerato il livello

relativo di expertise associabile ad ogni crowdfunders. Gli autori ritengono che il

gap di expertise riscontrato nella pratica del crowdfunding con riferimento agli

investitori non professionali, possa però essere colmato e ridotto grazie alla mole di

informazioni che la comunità di una piattaforma è in grado di esprimere in relazione

ad un progetto. La esposizione globale della campagna e la possibilità che ogni

utente del Web possa fornire prospettive di indagine e pareri sulla valenza o sulla

fattibilità del progetto, in concomitanza di alcuni segnali allertanti, riduce le

possibilità di non identificare alcuni fattori di rischio o di frode. Un esempio di

questo meccanismo di ascolto, monitoraggio e condivisione posto in essere

inconsapevolmente dalla folla che ruota attorno ad un progetto è relativo alla

campagna "Mythicz The Story of Gods and Mensz83" lanciata su Kickstarter nel 2012.

83 https://www.kìckstarter.com/ projects/ 273246798/ mythic-the-story-of-gods-and-men/widget

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Il gioco virtuale aveva raggiunto 5.000,00 $ del suo budget obiettivo prima che

diversi utenti della piattaforma, nonché utenti di community specializzate,

segnalarono diverse incongruenze e fonti da cui il promotore aveva

deliberatamente rubato immagini e idee, ottenendo l'arresto e a cancellazione

immediata della campagna dalla piattaforma. L'intervento della folla in tal caso

conferma la capacità della stessa di verificare, produrre e filtrare, tramite

l'osservazione, un gran flusso di informazioni e di rendere possibile una azione

collettiva di osservazione e monitoraggio. Questo processo di indagine cumulativo

è poi agevolato dall'influenza che un cluster caratterizzato da elevata esperienza

dispiega sulla folla, la presenza di soggetti specializzati in grado di codificare

determinati segnali guiderà le scelte di investimento di crowdfunder meno esperti,

data la possibilità di osservazione delle azioni e delle scelte di investimento.

Provision Point Mechanism

Le tre potenziali azioni di contenimento illustrate sin ora sono principalmente rivolte

a ridurre le asimmetrie informative tra crowdfunder e proponenti, tramite la

costruzione di sistemi reputazionali e di meccanismi di monitoraggio collettivi in

grado di ridurre il rischio di frode o di incapacità trasferito sulla folla. Il quarto

meccanismo illustrato dagli autori è teso invece alla riduzione degli incentivi per la

folla ad assumere comportamenti che si riscontrano normalmente nella fornitura di

beni pubblici (free-rider). Considerato che la mole di informazioni che la folla è in

grado di produrre rispetto ad un progetto, aumenterà il livello informativo di ogni

crowdfunder e considerato che la raccolta di una buona percentuale del budget

obiettivo in un breve lasso temporale rappresenta un segnale positivo di qualità per

la folla, è lecito attendersi che tutti i potenziali investitori attenderanno le azioni di

altri crowdfunder prima di attivarsi. Come descritto in precedenza, questo

comportamento però genera un fallimento di mercato, in quanto tutti gli attori

saranno incentivati ad attendere piuttosto che ad effettuare delle azioni. Per ovviare

a questa problematica è possibile introdurre un meccanismo di regolazione delle

azioni che consente al tempo stesso solo ai progetti effettivamente meritevoli di

essere finanziati e, dunque, realizzati. Nello specifico le piattaforme dovranno

introdurre un sistema di regolazione della raccolta, accordando il trasferimento dei

fondi solo ove il proponente abbia raggiunto, parzialmente o totalmente a seconda

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che si tratti della pratica All or nothing o Take it all, una determinata soglia e abbia

mantenuto quel livello di finanziamento per un certo lasso temporale. La

introduzione di un siffatto meccanismo consente il raggiungimento di molteplici

obiettivi, in primo luogo aumenta la reattività dei finanziatori, inducendoli, ove

ritengano il progetto meritevole, ad effettuare il finanziamento. L'azione posta in

essere da un finanziatore, avrà poi un effetto domino rispetto a coloro che

attendevano le reazioni degli altri finanziatori prima di accordare materialmente

fiducia al progetto. In secondo luogo, si contribuisce alla selezione di progetti

effettivamente valenti, tramite un meccanismo di selezione indotto, ma sempre

condotto dalla folla.

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2.7 Il capitale relazionale e il valore del network

L'introduzione esplicita negli studi sociologici ed economici del concetto di capitale

sociale risale alla fine degli anni '60, anche se l'affermazione in letteratura del tema

si realizza solo negli ultimi due decenni. L'interdisciplinarietà delle ricerche condotte

sul tema del capitale sociale ha prodotto eterogeneità nella definizione stessa del

concetto ed ha implicato altrettante ipotesi inerenti la sua accumulazione. Il primo

significativo contributo alla teoria del capitale relazionale è da attribuire a Coleman

(1988):

"Social Capital is defined by its function. /t is not a single entity but a variety of

different entities, with two elements in common: they all consist of some aspect of

social structure, and they facilitate certain actions of actors - whether persons or

corporate actors - within the structure. ”

Nella definizione offerta da Coleman, il parallelismo è condotto in relazione ad altre

forme di capitale sociale già note in letteratura, quali il capitale fisico ed umano.

Laddove il capitale fisico è completamente osservabile e tangibile, dunque

misurabile, il capitale sociale è intangibile e difficilmente misurabile considerato che

esso è il prodotto delle capacità e delle conoscenze acquisite dagli individui,

conoscenze che tendono a mutare in relazione al modificarsi dei rapporti tra

soggetti interagenti. Coleman pone l'accento sulla interazione sociale che,

generando strutture relazionali durature, dota i singoli individui di risorse

produttive, la cui peculiarità consiste nella condizione che esse non sono

incorporabili in beni fisici, ciò nonostante si tratta di risorse che secondo Coleman

possono essere oggetto di processi di accumulazione e decumulazione nel tempo,

dunque, oggetto di specifici investimenti.

La definizione offerta da Coleman è stata poi oggetto di rielaborazione, Baker

(1990), in uno studio relativo alle modalità con cui le organizzazioni gestiscono le

proprie relazioni di mercato, sintetizza nel seguente modo il concetto di capitale

sociale:

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“A resource that actors derive from specific social structure and then use to pursue

their interests; it is created by changes in the relations among actors”

L'ultimo significativo contributo è invece offerto da Putnam (1995), il quale

riprendendo gli studi di Coleman, guarda per primo al capitale sociale in termini di

densità delle reti associative, proponendo la seguente definizione:

"Social capital refers to features of social organization such as networks, norms, and

social trust that facilitate coordination and cooperation for mutual benefit”

Le definizione sottolinea come attraverso le reti di conoscenze, le norme e la fiducia

reciproca sia possibile coordinarsi e cooperare facilmente in modo da ottenere

vantaggi per tutte le parti coinvolte in una relazione. Tale concetto è reso esplicito

anche nella definizione di capitale sociale di Portes (1998):

"The ability of actors to secure benefits by virtue of membership in social networks

or other social structures”

Dalla analisi della letteratura è evidente come il concetto di capitale sociale sia

fortemente evoluto, alla prospettiva individualistica di stampo microeconomico, in

virtù della quale il capitale sociale è da considerarsi una risorsa di cui possono

disporre gli individui o le organizzazioni economiche, si è affiancata una prospettiva

macroeconomica che analizza il capitale sociale come la rete di conoscenze e

relazioni in grado di favorire la fiducia e la cooperazione tra membri di una

collettività. Questa evoluzione del concetto di capitale sociale è pienamente

riscontrabile nella definizione di Nahapiet e Ghoshal84:

” Social Capital may be defined as the sum of the actual and potential resources

embedded within, available through, and derived flom the network of relationship

possessed by an individual or social unit. Social capital' thus comprises both the

network and the assets that may be mobilized through that network. ”

84 Social Capital, Intellectual Capital, and the Organizational Advantage Janine Nahapiet; Sumantra Ghoshal The Academy of Management Review, Vol. 23, No. 2. (Apr., 1998), pp. 243.

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I due autori evidenziano come l'azione economica risulti essere connessa e

dipendente dalle azioni collettive, la prossimità relazionale consente scambi di

conoscenza e di fiducia, condizioni favorevoli per il generarsi di innovazioni. In

questa accezione il capitale sociale diviene proxy per lo sviluppo economico.

Accogliendo la prospettiva macroeconomica e guardando al capitale sociale come

insieme di relazioni di cui un soggetto individuale o un soggetto collettivo dispone

in un determinato momento85, appare chiaro che esso, diversamente dal capitale

umano o finanziario non rappresenta privata proprietà di un singolo individuo, ma

rappresenta valore composito e intangibile che, attraverso la partecipazione degli

individui a processi di condivisione, si eleva dalla dimensione individuale alla

dimensione aggregata, e quindi, collettiva. Il capitale sociale rende disponibili,

nell'ambito di una comunità, risorse cognitive e risorse normative in grado di ridurre

i costi di monitoraggio e di transazione, favorendo gli scambi e stimolando la

crescita economica. Le risorse cognitive, ossia le informazioni condivise nell'ambito

di un rete relazionale, consentono l'instaurarsi di relazioni di fiducia che generano

schemi comportamentali in grado di ridurre il rischio di comportamenti

opportunistici, e quindi del livello di asimmetria informativa, favorendo

l'accrescimento della cultura cooperativa. L'analisi della letteratura evidenzia che il

capitale sociale rappresenta un fattore abilitante delle relazioni economiche,

l'intuizione di fondo è che le organizzazioni più ricche di relazioni sociali

sperimentano uno sviluppo economico più rapido e una migliore performance

istituzionale. Tali relazioni, per loro natura, hanno luogo al di fuori del mercato, esse

quindi hanno effetti economici incidentali, non mediati dal mercato. Nel linguaggio

economico, tali effetti sono definiti esternalità, e nel caso del capitale sociale, tali

esternalità si producono per effetto del trasferimento della conoscenza degli

individui alla conoscenza dell'ambiente, all'azione collettiva e contribuiscono ad

accrescere l'efficacia dei mercati completandoli. Infatti, guardando alla dimensione

strutturale del capitale sociale, le reti di relazioni fra individui e gruppi costituiscono

una risorsa preziosa perché rappresentano canali attraverso cui l'informazione o la

conoscenza detenuta in modo ineguale tra i vari attori può diffondersi nella

85 Trigilia C. (2002), Capitale sociale e sviluppo locale, in Bagnasco, Piselli, Pizzorno, Trigilia, Capltale sociale: Istruzioni per l’uso. Bologna, Il Mulino.

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comunità (Burt, 1992), generando esternalità positive sull'ambiente di riferimento.

Negli studi sociologici le principali conseguenze positive associate alla presenza di

un elevato capitale sociale sono difatti collegate alla possibilità che si creino rapporti

di fiducia tra organizzazioni economiche e conoscenze condivise in grado di

impattare positivamente sull'impiego, e dunque sul rendimento, del capitale umano

e finanziario.

Inoltre, considerato che il capitale sociale non rappresenta una entità astratta, ma il

frutto di esperienze socialmente condivise, appare chiaro che nell'era del Web 2.0

le possibili modalità di accumulazione, condivisione e fruizione di informazioni ed

esperienze si espandono costantemente per il tramite di spazi cognitivo –

aggregativi digitali. I social media offrono la possibilità ad ogni individuo di entrare

in contatto con realtà e ambienti in precedenza preclusi, ciò rappresenta terreno

fertile per la creazione di comunità virtuali entro le quali la accumulazione di capitale

sociale non è più attribuibile esclusivamente a rapporti lavorativi, famigliari o amicali

stretti. Nonostante le difficoltà riscontrate in letteratura in merito alla misurabilità

del grado di incidenza del livello di capitale sociale rispetto alle performance

economiche, e nonostante le perplessità circa la definizione univoca di nessi di

causalità esistenti tra questa forma di capitale e lo sviluppo economico, è innegabile

che la rete di relazioni personali e culturali, cui un soggetto (sia esso persona fisica

che organizzazione economica) può attingere, rappresentano un valore aggiunto in

termini di risorse addizionali che vengono a sommarsi al capitale finanziario ed

umano di cui il soggetto dispone.

Considerato che il capitale sociale comprende sia il network sia gli asset che

possono essere mobilitati tramite il network, consequenziale appare interrogarsi

sull'impatto che lo stesso può rivestire nello scambio di risorse finanziarie in mercati

finanziari virtuali. Nello specifico nel mercato del crowdfunding la sollecitazione

all'investimento avviene tramite portali Web, dunque, i potenziali investitori

necessitano di risorse cognitive in grado di abbattere le barriere informative, è

quindi plausibile attendersi che il capitale sociale di cui il proponente dispone

potrebbe rappresentare un asset prezioso da veicolare come segnale di qualità

verso la folla. L'interrogativo proposto è stato ampiamente argomentato da

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Giudici86 e colleghi in un lavoro di ricerca condotto su un campione italiano di 461

progetti di crowdfunding, 699 proponenti e 11 piattaforme, teso a verificare in quale

misura il grado di capitale sociale detenuto dal proponente impatta

significativamente sulla dimensione quantitativa della raccolta. Identificando il

capitale sociale come "goodwill" a disposizione del proponente grazie alla struttura

e al contenuto delle sue relazioni sociali, gli autori distinguono tra "capitale sociale

dell'individuo" e "capitale sociale del territorio". ll capitale individuale rappresenta

l'insieme di rapporti di tipo bonding, linking e brinding87 attribuibili alla sfera

personale del proponente, mentre il capitale localizzato territoriale, valutato con le

misure tradizionali utilizzate in letteratura88, è identificato come l'insieme di asset

quali la localizzazione geografica, la dimensione dell'area, la qualità della vita, le

economie di agglomerazione sociale ed economica, i distretti industriali e ogni altra

rete che permette di ridurre i costi di transazione e che favorisca l'azione aggregata.

Assunto che un elevato grado di capitale sociale individuale, segnalato da una vasta

rete di contatti, incrementa il livello di fiducia percepito attorno al progetto da

potenziali investitori, la presenza di capitale territoriale elevato potrebbe non essere

univocamente considerato un segnale positivo, in quanto la folla potrebbe ritenere

il progetto di scarsa qualità dato che il proponente, sebbene residente in una area

86 Giudici G., Guerini M., Rossi-Lamastra C.(20l3). Why Crowdfundíng Projects can Succeed' The Role of Proponents’ Individual and Territorial Social Capital, Working Papers Series.

87 A seconda del ruolo che i soggetti vicini al soggetto proponente occupano nelle reti relazionali si distinguono tre tipologie di capitale sociale: il capitale sociale di tipo bonding, il capitale sociale di tipo bridging (Woolcock et al. ,l999)e il capitale sociale di tipo linking (Foxton e Jones, 2011). Le relazioni bonding si riferiscono ai rapporti con le persone più a diretto contatto con l'interessato/a; un esempio di tali relazioni sono quelle con famigliari, amici stretti e membri di uno stesso gruppo etnico. Le relaziono di tipo bridging invece, intercorrono con persone più distanti e con background culturali diversi; un esempio sono le relazioni con conoscenti e amici di amici. Successivi sviluppi hanno affiancato alle classi bonding e brindging la categoria linking social capital. Quest'ultima si distingue dalle altre poiché considera le relazioni che si vengono a creare tra le persone all'interno di associazioni e in ambienti di lavoro. Sono quindi relazioni che si instaurano all'interno di uno stesso livello gerarchico, cioè tra persone di condizione generalmente omogenea tra di loro; ciò distingue il linking social capital dai casi di bonding e bridging dove il livello gerarchico di appartenenza nella società non è elemento caratterizzante della relazione. 88 Una definizione di questa tipologia di capitale sociale è fornita da Laursen et al. (2012) i quali, partendo dalla definizione più generica di Woolcock e Narayan (2000), arrivano a definire il capitale sociale territoriale come "the localized norms and networks that enable people to act collectively within a region”. ll capitale sociale localizzato è stato oggetto di studio di diversi autori, in particolare, secondo Laursen et al. (2012) il capitale sociale regionale influenza la capacità innovativa delle imprese, facilita inoltre le stesse ad assumere consapevolezza delle opportunità di business, favorendone il coinvolgimento nei mercati internazionali. In letteratura esistono diversi modelli concettuali che possono essere presi come riferimento per la misura del capitale sociale, si veda Stone (2001) e Grootaert et al. (2004); Grootaert e Van Bastelaer (2001); Grootaert e Van Bastelaer (2001); Grootaert e Van Bastelaer (2001).

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territoriale dalle elevate potenzialità innovative, non è risuscito ad ottenere le risorse

di cui necessita su base locale. Muovendo da queste premesse, gli autori

concentrano l'attenzione sull'impatto che le due dimensioni di capitali individuate

hanno rispetto al successo dei progetti campionati, nonché sulle interazioni e

relative conseguenze, esistenti tra i due livelli di capitale relazionale, sviluppando il

seguente set di ipotesi:

H1: "The stock of individual social capital (ISC) owned by an initiator is significant

and positively correlated with the probability of success in raising funds.”

H2: "The stock of territorial social capital (TSC) owned by an initiator is not

significantly and positively correlated with the probability of success in raising

funds.”

H3: "The marginal effect of the stock of individual social capital (ISC) owned by an

initiator on the probability of success in raising funds is lower, the larger is the

territorial social capital.”

L'analisi viene svolta considerano come unità il proponente, dopo aver misurato per

ogni unità il capitale sociale individuale in relazione al numero di contatti attivi

presso i social network, ed il capitale territoriale in relazione alla provincia di

provenienza il cui grado di prossimità delle relazioni locali viene identificato grazie

a dati forniti da istituti nazionali ed organizzazioni di settore89, viene utilizzata la

metodologia di regressione Probit per la stima della probabilità che gli indicatori

identificati siano predittori o meno di successo. Il modello sviluppato da Giudici e

colleghi conferma sostanzialmente le ipotesi assunte, i risultati dell'analisi

evidenziano una correlazione positiva tra la presenza di capitale sociale individuale

e il grado di successo della raccolta, mentre l'impatto del capitale sociale territoriale

non è generalmente significativo. In un contesto di asimmetria informativa il capitale

sociale individuale ha un impatto significativo e positivo sulla probabilità che il

progetto raggiunga l'obiettivo di raccolta e fornisce quindi segnali positivi ai

crowdfunders. Interessanti appaiono invece i riscontri relativi alla terza ipotesi

89 ISTAT- Istituto Nazionale di Statistica; Geowebstarter piattaforma per perla realizzazione di indagini statistiche gestista dall'lstituto Tagliacarne ([www.tagliacarne.it).

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relativa alle interazioni tra il capitale sociale individuale e quello aggregato a livello

territoriale. Analizzando la differenza nelle probabilità di successo di un progetto, i

riscontri empirici evidenziano che l'altezza del capitale sociale territoriale impatta

negativamente sulla raccolta, riducendo le probabilità di successo della campagna,

a parità di capitale sociale individuale90. Ciò si traduce in un effetto marginale

maggiormente significativo del livello di capitale individuale sul budget obiettivo

quando vi è associato un livello basso di capitale territoriale, mentre rispetto ad

elevati gradi di capitale territoriale, il capitale individuale è ancora un segnale

influente ma in maniera meno eloquente, in quanto la sua capacità segnaletica è

oscurata ed indebolita dalla forte presenza di capitale relazionale nell'area

geografica di provenienza del proponente. Sorge cosi un problema di selezione

avversa, dal momento che in condizioni locali favorevoli i progetti di buona qualità

hanno maggiori probabilità di raccogliere fondi senza dover ricorrere

necessariamente al finanziamento dal basso, ed assumendo la razionalità dei

potenziali investitori, questi saranno maggiormente propensi ad etichettare tali

progetti come scarsi, riducendo le possibilità degli stessi di raggiungere con

successo l'obiettivo di raccolta.

90 Per completezza della trattazione si evidenza che rispetto alla dimensione geografica territoriale, Mollick (2013) riscontra una correlazione positiva tra le possibilità di successo associate ad un progetto e il grado di creatività territoriale riscontrato in una area geografica. Le divergenze empiriche riscontrate sono probabilmente attribuibili alla accezione di capitale sociale utilizzate nell'ambìto dei due studi e aIl'obiettivo della ricerca condotta. Mollick nella disamina dei segnali di qualità in grado di influenzare il successo di una campagna evidenzia che un progetto, riflettendo un determinato background etnico-territoriale, ha maggiori probabilità di successo se attiene ad un settore che in una determinata area geografica è particolarmente sviluppato. Lo studio condotto invece da Giudici e colleghi incentra la definizione di capitale territoriale sull'insieme di condizioni sociali ed economiche che influenzano positivamente la coesione tra tessuto sociale ed economico.

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2.8 Fattori critici di successo di una campagna di Crowdfunding

La pratica del finanziamento dal basso, differentemente da altre forme di

finanziamento, non si esaurisce nella raccolta di capitali utili all'avvio di iniziative

imprenditoriali, ma è in grado di offrire una serie di benefici collaterali e risorse che

possono trascendere la raccolta di risorse finanziarie. Analizzando il crowdfunding

in una prospettiva imprenditoriale, i benefici ricercati dai creator nel lancio di una

campagna variano in relazione alla natura del progetto e alla cornice finanziaria che

definisce il rapporto tra potenziali investitori e imprenditori. Il crowdfunding, per

sua stessa natura, consente il raggiungimento di obiettivi eterogenei

simultaneamente, esso rappresenta una valida opportunità, tramite la richiesta di

risorse finanziarie, di testare un'idea, di creare una community di persone interessate

allo sviluppo di un determinato prodotto o servizio, nonché di generare brand

awarness91 rispetto allo stesso, posizionandolo sul mercato e comprendendone

potenzialità e dinamiche. La possibilità offerta dal crowdfunding di raggiungere

obiettivi strategici nell'ambito della stessa campagna, è chiaramente fortemente

correlata al successo della stessa. In particolare, considerate le forti implicazioni che

lo strumento del finanziamento dal basso sottende, naturale appare interrogarsi su

quali possano essere le dinamiche di successo propedeutiche al raggiungimento di

obiettivi, più o meno integrati, rispetto alla raccolta di risorse finanziarie. Tale è la

prospettiva assunta da Mollick92 in un lavoro di ricerca teso a verificare quali

potessero essere i fattori chiave in grado di determinare il successo, viceversa

l'insuccesso, di una campagna di crowdfunding. Considerati›48,526 progetti lanciati

su Kickstarter tra il 2009 e il 2012, per un ammontare totale di 237 Milioni di dollari

raccolti, con una percentuale di 48,1 progetti conclusisi con successo, l'autore

propone un’ampia disamina delle principali dinamiche riscontrabili nella pratica del

crowdfunding analizzate tramite la sintesi di 9 variabili chiave:

1. Project Goal : rappresenta il budget obiettivo richiesto dal proponente; La

piattaforma Kickstarter utilizza come modello di raccolta la formula "All or

91 Il concetto di brand awareness è legato alla riconoscibilità del marchio, esso definisce la capacità della domanda di identificare un particolare brand. Rappresenta una misura di notorietà in grado di influenzare il comportamento d'acquisto del consumatore. 92 Mollick Ethan R., The dynamics of crowdfunding. An exploratory study. June 26,2013, Journal of Business Venturing, Volume 29, Issue, January 2014.

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nothing", ciò significa che i proponenti potranno ottenere le risorse

accumulate alla chiusura della campagna solo se l'obiettivo di raccolta è stato

raggiunto o superato.

2. Funding level : indica la percentuale di raccolta associata ad ogni progetto.

3. Backers : indica il numero di sostenitori che hanno contribuito al

raggiungimento del budget obiettivo.

4. Pledge/Backers : non essendo osservabili i singoli apporti, l'autore propone

un rapporto tra il numero di sostenitori e l'ammontare della raccolta per

individuare il taglio medio.

5. Facebook friends of funders : rappresenta la variabile esplicativa del capitale

sociale del proponente, la misurazione del numero di contatti di ogni

soggetto proponente sul social consente di ottenere una visione potenziale

della dimensione relazionale.

6. Category: individua la categoria di appartenenza del progetto, osservata in

relazione alla classificazione offerta dalla stessa piattaforma.

7. Updates: è la variabile esplicativa della dinamicità, gli aggiornamenti

rappresentano infatti gli sforzi sostenuti dai fondatori per informare

investitori attuali e potenziali circa gli avanzamenti e gli sviluppi del progetto.

8. Comments: nell'ambito di una campagna di crowdfunding, i sostenitori

hanno la possibilità sulla pagina dedicata al progetto di postare domande e

commenti relativi all'iniziativa finanziata. Il numero di commenti sintetizza

quindi il livello di entusiasmo e coinvolgimento rispetto alla campagna.

9. Duration: indica la durata in giorni del progetto, la piattaforma Kickstarter

consente una durata massima di 90 giorni, anche se la stessa incoraggia i

proponenti scegliere intervalli medi di tempo che si attestano attorno ai 30

giorni.

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La prima dimensione esplorata da Mollick riguarda l'esito della campagna in

relazione all'ammontare richiesto dai proponenti. Il riscontro empirico evidenzia che

il fallimento della campagna è maggiormente associato alla fissazione di un budget

obiettivo elevato, mentre il successo è, nella maggior parte dei casi, legato ad un

budget obiettivo contenuto. In media i progetti non finanziati hanno ricevuto il

10,3% dell'importo richiesto, il 10% di tali progetti ha raggiunto una soglia del 30%

del budget obiettivo richiesto, mentre solo il 3% ha superato il 50% dell'importo

richiesto. I progetti che invece hanno raggiunto con successo l'obiettivo fissato, per

il 25% hanno superato la soglia fissata di tre punti percentuali, solo il 50% dei

progetti di successo hanno superato l'obiettivo di raccolta in misura pari al 10%.

L'autore ritiene che il rapporto inversamente proporzionale tra l'ammontare della

raccolta e il grado di successo possa essere chiarito alternativamente da due fattori,

il primo relativo alle modalità di raccolta concesse sulla piattaforma, il secondo

relativo al comportamento della folla. Considerato che il modello di raccolta non

consente di ottenere capitali se non alla sottostante condizione di aver raggiunto

con successo l'obiettivo di raccolta, appare evidente il forte incentivo del

proponente all'autofinanziamento per lanciare una segnale di notorietà del

progetto e di validità dello stesso verso la folla. Al fine di scoraggiare tale pratica la

piattaforma impedisce il finanziamento effettuato con lo stesso conto corrente

bancario utilizzato al momento di lancio del progetto, consentendo allo stesso

tempo un massimale di finanziamento pari a 10,000 dollari. ll meccanismo utilizzato

dalla piattaforma appare efficiente, assumendo l'ipotesi di autofinanziamento si

dovrebbe riscontrare un maggiore grado di fallimento moderato rispetto ai progetti

con elevati budget obiettivo. Contrariamente l'analisi evidenza che la percentuale di

funding level è maggiore per progetti non finanziati con budget di lancio non

eccessivamente alti, escludendo quindi che l'ipotesi di autofinanziamento possa

falsare la relazione inversamente proporzionale riscontrata. Una spiegazione

alternativa è relativa alla fattispecie che non tutti i progetti sono ugualmente

attrattivi, ossia la natura sottostante del progetto gioca un ruolo decisivo nelle scelte

di finanziamento dei crowdfunders. Accogliendo questa impostazione si equipara il

processo decisionale del crowdfunder a quello degli investitori istituzionali, la folla

è in grado di discernere tra progetti di elevata e bassa qualità affidandosi a segnali

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di qualità quali il grado di innovazione della prodotto/servizio proposto, il grado di

expertise del team o del proponente individuale, la capacità comunicativa e

l'ampiezza della rete relazionale. Appurato che la folla, seppur inconsapevolmente,

acquisisce e decodifica certuni segnali di qualità, l'autore si concentra sulla

determinazione del peso attribuito dalla folla a determinati segnali piuttosto che ad

altri. L'analisi di questa dimensione è però condotta solo sui progetti con un budget

obiettivo pari o superiore ai 5,000 dollari, ossia sui quei progetti che per livello di

finanziamento potrebbero attrarre l'attenzione di canali tradizionali di

finanziamento come BA, VC e istituzioni finanziarie, in quanto l'intento dell'autore è

fornire una chiave di lettura imprenditoriale dei possibili fattori di successo associati

ad una campagna di crowdfunding. I fattori di successo individuati da Mollick

appaiono coerenti e contestualizzati rispetto alla pratica del crowdfunding, inoltre

considerato che le campagne di crowdfunding sono caratterizzate da elevato

rischio, tali fattori di successo principalmente qualitativi e riconducibili a tre

dimensioni:

� Preparedness

Il grado di "preparazione" del proponente viene misurato in relazione agli

sforzi sostenuti per la produzione di un video di presentazione

adeguatamente strutturato e in relazione al numero di aggiornamenti

effettuati dal proponente entro tre giorni dalla pubblicazione della

campagna. L'86% del campione indagato ha presentato un video, il 17% del

campione ha provveduto ad aggiornamenti rapidi.

� Spelling Errors

Una misura ulteriore del grado di preparazione e competenza del

proponente è offerta dal numero di "errori di ortografia" commessi nella

descrizione del progetto. Attraverso una variabile di tipo dummy l'autore

filtra i progetti assegnando un valore pari ad 1 per progetti con errori di

ortografia (il 2% del campione).

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� Network Size

La terza dimensione analizzata attiene all'altezza del capitale sociale

quantizzato nel numero di contatti Facebook del proponente. Numerose

ricerche empiriche hanno evidenziato la centralità delle reti relazionali nella

determinazione del successo della campagna, l'autore individua quattro

classi per la classificazione dell'ampiezza del network: FBF92 lower 25% ; FBF

25%-5O%; FBF 50%-75%; FBF top 25%.

Il modello di regressione implementato rispetto alla probabilità di successo in

relazione alle tre dimensioni qualitative identificate offre le seguenti evidenze:

� Le probabilità di successo si riducono del 13% per i progetti contenenti errori

di ortografia;

� Le probabilità di successo diminuiscono del 23% per i progetti non

accompagnati da un video di presentazione, inoltre la mancanza di

aggiornamenti tempestivi riduce le possibilità di raccolta in misura quasi pari

al 13%;

� Un maggiore lasso temporale di raccolta riduce le probabilità di successo, in

quanto i crowdfunders tenderanno a ritenere che un lasso temporale ampio

rispetto ad altri progetti è indicativo di scarsa fiducia nella valenza del

progetto;

� L'ampiezza della rete relazionale del proponente influenza positivamente le

probabilità di successo della campagna. Al primo percentile (FBF lower 25%)

è associata una capacità di incremento delle probabilità di successo pari al

9%; un numero di contatti Facebook superiore a 100 incrementa le capacità

di 92 Facebook Friends successo del progetto del 20%, oltre i 1.000 contatti

si sfiora la soglia del 40%. Si dimostra, inoltre, che al di sotto del primo

percentile si ottiene un effetto inversamente proporzionale rispetto alle

possibilità di successo, non avere un account Facebook rispetto ad avere

pochi contatti impatta in maniera comunque negativa sull'esito del progetto,

ma in maniera meno significativa rispetto ad una rete relazionale povera di

contatti.

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Considerato un contesto nel quale gli individui di una comunità assumono le vesti

di potenziali investitori, l'incidenza di segnali di qualità appare inaspettatamente

ampia suggerendo che tali segnali, seppure di natura differente rispetto a quelli

osservati e valutati da operatori specializzati, ricoprono nel crowdfunding un ruolo

considerevole.

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2.9 Crowdfunding e Finanza Etica: il valore sociale quale driver di

crescita sostenibile

"L'impresa ha una responsabilità globale, al cui interno si combinano aspetti

economici, sociali' e comunitari. Questa responsabilità globale deve essere assolta,

in ogni' caso, garantendo la sua sopravvivenza e, quindi bilanciando accortamente

le istanze a cui è chiamata a rispondere. Il "trade-off” da rispettare è rappresentato

dall'equilibrio economico nel tempo breve e dall'aumento del consenso sociale nel

tempo lungo. A presidio di questo doppio obiettivo vanno posti i principi

dell'efficienza e dell'eticità della gestione. All'etica, in definitiva, dev'essere

assegnato lo scopo di distribuire incentivi' e costi tra tutti gli stakeholder secondo

principi di correttezza, equità e giustizia.93”

Negli utili anni il dibattito relativo al ruolo dell'impresa nella società, tema che ha

trasversalmente interessato tutte le correnti economiche dell'ultimo ventennio, ha

acquisito nuovamente vigore alla luce dei cambiamenti epocali che hanno condotto

gli studiosi a sforzi concettuali sempre maggiori, tesi ad identificare, rispetto ai

confini moderni dell'agire economico, quali possano essere considerate le

responsabilità sociali di una organizzazione economica. Ci addentriamo quindi nel

tema della responsabilità sociale dell'impresa (Corporate Social Responsability),

definita dal World Business Council for Sustainable Development, "il continuo

impegno dell'azienda a comportarsi in maniera etica e a contribuire allo sviluppo

economico, migliorando la qualità della vita dei dipendenti e delle loro famiglie,

della comunità locale e più in generale della società". L'ampliamento delle

responsabilità che una organizzazione economica è chiamata a sostenere deriva

dalla consapevolezza, di una parte consistente della dottrina94, che il sistema

93 SCIARELLI, Sergio. L'ampliamento della responsabilità sociale dell'impresa. Sinergie Italian Journal ofManagement, [S.l.], p. 35-43, ago. 2011. 94 Milton Friedman, nel famoso articolo "The Social Responsibility of Business is to Increase its Profits" apparso sul New York Times Magazine nel 1970, enunciò quella che viene generalmente indicata come la Teoria degli shareholders. Friedman riteneva che la finalità ultima di ogni impresa fosse la creazione di valore economico per gli azionisti attraverso la massimizzazione del profitto. Secondo questo approccio gli agenti economici diversi dagli azionisti dell'impresa e che entrano in relazione con essa sono "protetti" unicamente dai contratti stipulati con l'impresa stessa e dalla regolamentazione imposta dai governi. Il passaggio da una visione ristretta ad una visione di ampio respiro si realizza solo nel 1984 con il fondamentale contributo di Freeman, padre della teoria dei Stakeholders. L'approccio alle responsabilità dell'impresa veniva affrontato da Freeman con una

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impresa non può essere considerato come un mero aggregato di capitali umani e

finanziari miscelati armonicamente secondo criteri di pura razionalità e calcoli di

profittabilità tesi alla massimizzazione del profitto, dogma della teoria economica

classica. Una siffatta visione conduce ad isolare l'impresa dal sistema da cui la stessa

attinge relazioni e competenze, permettendo uno scambio unidirezionale, uno

scambio basato sull'approvvigionamento utile e non sulla reciproca collaborazione.

La responsabilità sociale impone al sistema impresa di farsi carico di specifici doveri

verso la comunità, doveri il cui contraltare è rappresentato dalle risorse sottratte alla

stessa e finalizzate alla produzione di valore economico. La visione dell'impresa

come sistema pubblico, interagente e influente sull' ambiente di riferimento fa luce

su una concezione comunitaria del sistema produttivo, ed è proprio la funzione

produttiva ad essere riformulata: dalla creazione di valore economico alla creazione

di valore sociale ed ambientale e, dunque, pubblico. Affinché le organizzazioni

economiche possano acquisire quello che Sciarelli definisce "diritto di

cittadinanza95” nella comunità di riferimento è necessario che le stesse, oltre il

rispetto delle responsabilità sociali attinenti la ripartizione del valore economico

creato tra gli stakeholder primari, ripaghino adeguatamente la società per la

responsabilità ambientale derivante dai loro processi produttivi, integrando gli

obiettivi economici con le responsabilità di terzo livello, ossia quelle comunitarie,

attinenti a tutti gli sforzi sostenuti volontariamente da un'organizzazione economica

per contribuire al miglioramento del benessere della collettività.

La concezione dell'impresa quale agente sociale impone chiaramente delle

valutazioni di ordine economico, indubbio è che l'ampliamento dei confini operativi

si traduca in peso maggiore della componente reddituale negativa sui bilanci

aziendali, soprattutto nel breve periodo. L'impresa socialmente responsabile

persegue comunque la finalità lucrativa, ma nella prospettiva della CSR il profitto,

classicamente inteso come divario tra costi e ricavi della produzione, non è più il

fine ultimo dell'attività economica, ma il mezzo per ottemperare anche a finalità di

ordine collettivo e sociale, in grado di preservare ed arricchire il contesto di

riferimento, e dunque, anche gli agenti che vi operano. Si supera quindi la classica

visione comprendente tutti gli agenti economici che sono interessati ed in qualsiasi modo coinvolti dal suo operare nel mercato.

95 Sciarelli S., "ll governo dell'impresa in una società complessa: la ricerca di un equilibrio tra economia ed etica". Sinergie, 2l(61/62), 2003.

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dicotomia profitto economico-responsabilità sociale, l'integrazione di politiche

etiche e socialmente orientate nel core business aziendale rappresenta un connubio

necessario alla sopravvivenza dell'impresa nel medio - lungo periodo, soprattutto

in contesti, come quelli odierni, eccessivamente competitivi. È necessario, quindi,

fare uno sforzo ulteriore per comprendere quali siano i benefici che l'adozione di

politiche socialmente corrette possono apportare al sistema produttivo aziendale.

Assunto che il concetto individualista di etica richiama l'architettura di norme morali

e comportamentali che un individuo o un gruppo di persone persegue nelle proprie

azioni per non ledere altri soggetti, l'importazione di questo concetto nella pratica

aziendale non appare una forzatura, piuttosto un aspetto del capitale umano sin

oggi sottovalutato. Ogni unità di capitale umano influenza e risulta influenzato dal

grado di moralità che contraddistingue il contesto aziendale in cui essa coesiste,

dunque, la costruzione e la diffusione dai vertici all'intera struttura aziendale di

dogmi morali e comportamentali di cui l'azienda si fa promotrice anche verso

l'esterno, attraverso l'assunzione di responsabilità sociali ed ambientali, contribuisce

alla creazione di una forte reputazione e di una serie di asset intangibili, e dunque

difficilmente appropriabili, che rafforzano il vantaggio competitivo e le possibilità di

sopravvivenza nel medio lungo periodo. La necessità di intercettare e inglobare

nelle politiche aziendali comportamenti correttamente orientati allo sviluppo e alla

crescita sociale è stata maggiormente avvertita negli ultimi anni, sino ad essere

invocata come antidoto contro le ripetute crisi finanziare attraversate nell'ultimo

decennio, l'ultima delle quali grava ancora sulle economie europee. Il bisogno di

stabilità e la necessità di ristabilire delle regole di ordine sociale e morale

rappresentano il terreno fertile per lo sviluppo della finanza etica, il tentativo del

mondo della finanza di ristabilire un rapporto fiduciario con il mercato del risparmio

e il mondo dell'imprenditoria. La finanza etica rappresenta lo sforzo di ripristinare

la funzione originaria della finanza, ossia l'allocazione equa di risorse finanziare nel

tempo e nello spazio utile al sostenimento di un corretto sviluppo dell'economia

reale per accrescere il benessere della collettività. L'accostamento di valori morali

all'impiego di risorse finanziarie ha prodotto l'offerta di strumenti finanziari

alternativi definiti Responsible lnvesting (SRI), la cui offerta si impernia sull'assunto

che i capitali privati possano intenzionalmente contribuire a creare, al contempo,

rendimenti economici e impatti sociali positivi o comunque non dannosi. Il

segmento degli investimenti etici risponde ad una specifica esigenza, la possibilità

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di contribuire al miglioramento delle condizioni macro ambientali attraverso

l'investimento in organizzazioni economiche che si fanno carico di politiche

produttive, lavorative e commerciali economicamente sostenibili. Si delinea così una

nuova figura, l'investitore etico, definito come un soggetto, persona fisica o

giuridica, che nella valutazione delle possibilità d'investimento attribuisce peso

notevole, se non equivalente a quello finanziario, al contributo che l'impiego di

risorse finanziarie in determinate attività, piuttosto che altre, può generare in termini

di benefici sociali96. Si assiste ad un’inversione dei canoni classici della finanza, il

rendimento cede il ruolo di driver all'obiettivo sociale per divenire mezzo e

architettura da implementare al fine di rendere l'obiettivo raggiungibile, e anche

remunerativo. L'adozione di un filtro etico nel mondo della finanza su scala globale

ha consentito la nascita dei Fondi d'investimento Etici, istituzioni finanziarie che

gestiscono il risparmio collettivo scegliendo le aziende che rientrano nei criteri Esg

(environmental, social and governance) per assicurare la selezione di investimenti in

aziende impegnate in attività produttive e collaterali ad alto impatto sociale. Nel

2014 i fondi SRI (Socially Responsible Investing) ammontavano a 127 miliardi di euro

investiti in 957 strumenti, nonostante il primato sia francese con 45,6 miliardi, in

Italia si regista comunque un timido ma positivo approccio alla tematica che ha

prodotto 3,2 miliardi di raccolta. La dimensione della raccolta evidenzia, sia a livello

europeo che nazionale, la nascita della consapevolezza, negli attori del settore, che

accanto alle dimensioni del rischio e del rendimento nelle scelte di investimento, è

necessario guardare anche ad una terza dimensione, ossia quella del valore sociale

prodotto tramite le politiche di investimento. La adozione di una visione outcome

oriented97 nasce dalla evidenza che la a crescita sociale può in maniera concreta

stimolare lo sviluppo dell'economia reale, garantendo una maggiore stabilità dei

96 L'investitore etico può, in relazione al proprio background personale e professionale, essere più o meno sensibile ad alcune cause. Egli può tendere al finanziamento di progetti di ricerca, piuttosto che al finanziamento di imprese orientate alla produzione sostenibile in termini di impatto ambiente, o utilizzare criteri negativi di selezione, decidendo di non investire in aziende produttrici di armamenti o di prodotti nocivi per la salute o per l'ambiente. Per una panoramica esaustiva dei criteri e delle strategie d'investimento degli investitori etici si veda F. GANGI, " Analisi degli Investimenti Aziendali” , Egea 2011, pag.27O. 97 "L'approccio outcome-oriented privilegia I'impatto sociale che effettivamente viene generato da un intervento. In base a questo modello, I'obiettivo di un'azione è quello di generare un cambiamento positivo, a differenza della più tradizionale impostazione basata sugli output. Se, per quest'ultìmo il successo si misura sulla quantità di prestazioni erogate, I'approccio outcome oriented privilegia invece il cambiamento effettivamente vissuto dai beneficiari." LA FINANZA CHE INCLUDE: GLI INVESTIMENTI AD IMPATTO SOCIALE PER UNA NUOVA ECONOMIA Rapporto Italiano della Social Impact Investment Task Force, 2014.

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risultati nel medio lungo termine, attraverso la nascita di una nuova generazione di

imprenditori socialmente orientata. Tale è la prospettiva assunta dalla Social Impact

Investment Task Force istituita nell'ambito del G8 con la finalità di individuare canali

adeguati in cui far confluire la crescente domanda e la relativa offerta di investimenti

ad impatto sociale. Nel disegnare i confini del mercato la task force evidenzia che,

dal lato della domanda, gli investimenti ad impatto sociale rispondono per la

collettività al desiderio di contribuire attivamente alla produzione di adeguate

risposte alla crescente complessità dei bisogni sociali ed economici. Dal lato

dell'offerta, .accanto a strumenti definiti tradizionali, quali il microcredito o il credito

mutualistico, il rapporto della task force classifica il crowdfunding uno strumento

nascente, un segmento in fase di sviluppo, offerto da un numero crescente di

intermediari, ma caratterizzato da un approccio operativo ancora poco strutturato

per poter inquadrare precisamente il ruolo ed il peso che questa nuova forma di

economia partecipativa può fattivamente apportare alla costruzione di un sistema

d'offerta d'investimento coerente con lo sviluppo sostenibile della società moderna.

Nonostante la pratica del crowdfunding rappresenti uno strumento le cui

potenzialità rimangono ancora inesplorate e nel quale da pochi anni operano

intermediari pioneristici concentrati nella sperimentazione dei confini e delle

possibili implicazioni culturali, economiche e sociale che il crowdfunding sottende,

alcune dimensioni chiave nella pratica del crowdfunding riecheggiano

profondamente nei fondamenti della finanza etica.

Crowdfunding Finanza Etica

Accesso democratico al credito Equità

Partecipazione comunitaria Trasparenza

Approvazione sociale Gestione sociale del risparmio

Centralità dell’individuo Criteri morali e sociali

Tabella 7: Confronto delle dimensioni chiave del crowdfunding con i fondamenti della finanza etica. Tabella a cura dell'autore.

Il principale fattore che ha contribuito all'ascesa su scala globale del crowdfunding

è la facilità di accesso al credito, ossia la concreta possibilità per i proponenti, siano

essi persone fisiche sia organizzazioni economiche, di rivolgersi alla folla per la

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raccolta di capitali, aggirando gli ostacoli tipici che oggi le attività economiche

nascenti si trovano a dover affrontare approcciando ai canali tradizionali di credito.

Il crowdfunding è dunque uno strumento democratico di accesso al credito, che non

effettua discriminazioni tra i destinatari degli impieghi. Questa caratteristica

richiama tout court il primo pilastro della finanza etica, l'equa distribuzione delle

risorse orientata allo sviluppo umano che si realizza anche e soprattutto attraverso

una diversa e più ragionevole produzione e gestione della ricchezza.

Nell'analisi degli intermediari coinvolti nel segmento della finanza etica, un ruolo

chiave nell’attività di intermediazione finanziaria svolta da tali operatori è assunto

dal concetto di coerenza operativo - comportamentale. La valutazione della validità

dell'offerta di un operatore finanziario etico rispetto agli operatori tradizionali è

imperniata su due criteri: il primo individuabile nella tipologia di prodotti offerti e

nella destinazione degli investimenti effettuati; il secondo nell'esistenza,

nell'osservanza e nella condivisione di un sistema di valori etici e sociali, nonché

nell'attenzione alla trasparenza e alla qualità della gestione. Il concetto di

trasparenza si realizza in questa forma di intermediazione finanziaria nella

possibilità offerta all'investitore socialmente responsabile di decidere se l'impiego

delle proprie risorse in una determinata attività è coerente con la personale

concezione di eticità, e nella conseguente possibilità di poter valutare le decisioni

d'impiego appurando la effettiva destinazione delle disponibilità. La trasparenza del

circuito di impiego delle risorse rappresenta nel segmento della finanza etica una

condizione necessaria per l'instaurarsi di un rapporto fiduciario tra investitori ed

istituzioni, anche nella pratica del crowdfunding si rileva la necessità di un rapporto

fiduciario stretto tra il proponente e la folla affinché si realizzi la raccolta di capitali.

La partecipazione di una comunità alla condivisione dei valori posti alla base di una

campagna di crowdfunding richiede elevati livelli di trasparenza e correttezza,

segnali attraverso i quali il proponente può instaurare una salda relazione con la

folla alimentata da rendicontazioni puntuali circa le modalità di impiego dei capitali

raccolti. Inoltre, l'intelligenza collettiva della folla rappresenta un valido deterrente

contro atteggiamenti opportunistici o insinceri, le evidenze riscontrare in letteratura

affermano la capacità della folla di discernere tra comportamenti ambigui e non,

premiando i proponenti maggiormente predisposti ad una comunicazione

trasparente.

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La finanza etica non impone un ruolo passivo dell'investitore, essa offre la duplice

possibilità di identificazione di un'area di interesse sociale, religiosa, scientifica in

cui investire, e di coinvolgimento, a seconda dello strumento considerato, in

meccanismi diretti di indicazione delle preferenze nella destinazione dei fondi, o in

meccanismi democratici di partecipazione alle decisioni. La diffusione di una cultura

di democrazia economica è un elemento strutturale nel crowdfunding, la

partecipazione rappresenta l'elemento caratterizzante e il coinvolgimento di una

platea quanto più ampia possibile nella determinazione di una scelta finanziaria

raggiungere il suo punto di massima nel finanziamento dal basso. La legittimazione

di un soggetto nel mercato non è più determinata dalla fiducia risposta in esso da

pochi soggetti specializzati, ma realizzata tramite un processo comunitario e

aggregato di condivisione e approvazione sociale.

L'investimento etico esclude rapporti finanziari con le realtà economiche che

ostacolano lo sviluppo della società, e dunque, di ogni singolo individuo. L'adozione

nelle pratiche finanziarie di principi morali ed etici suppone un cambio di

prospettiva, da un sistema creditizio apersonale, basato esclusivamente su criteri di

finanziabilità, ad un sistema che guarda all'individuo ed al suo benessere come

beneficiario ultimo delle attività finanziarie. La volontà della finanza etica di riportare

al centro del sistema economico i bisogni della collettività è in armonia con la

centralità che l'individuo assume nel crowdfunding. La volontà della folla di

contribuire fattivamente alla realizzazione di un progetto, sia esso a sfondo

economico o sociale, è fortemente influenzata dal grado di genialità, creatività e

sensibilità e preparazione dimostrata dal soggetto proponente. La valutazione

dell'impiego di risorse in determinati progetti è guidata dal grado di riconoscibilità

del crowdfunder in una determinata causa, dalla possibilità offerta da quella

particolare campagna di intervenire come parte attiva della società nella risoluzione

o nell'attenuazione di problematiche complesse, ed è quindi rafforzata dalla

percezione che il contributo offerto possa fattivamente contribuire al

raggiungimento di obiettivi che non si sostanziano solo nell'accumulazione di

ricchezza da parte di altri soggetti.

La identificazione di forti punti di contatto tra il crowdfunding e il segmento della

finanza socialmente orientata suggeriscono, a valle di una maggiore strutturazione

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del primo, che tali fenomeni possano proficuamente contaminarsi attingendo dai

reciproci punti di forza. Tralasciando il modello Donation ove la sovrapposizione

delle reciproche dimensioni di influenza appare evidente, nella pratica del Reward

o dell'Equity crowdfunding notevoli potrebbero essere i benefici apportati dal

crowdfunding al segmento della Finanza Etica. La possibilità offerta dal

crowdfunding di rivolgersi direttamente alle folle, ottenendo la approvazione delle

masse e il sostegno di una comunità sensibile a determinate tematiche potrebbero

generare una serie di benefici in grado di aumentare e rafforzare la cultura di una

finanza eticamente corretta a livello globale. I benefici investirebbero

simmetricamente la società e il mondo delle organizzazioni economiche. Il ricorso

al finanziamento dal basso consentirebbe, sin dalla loro nascita e per effetto della

validazione sociale, una maggiore legittimazione sul mercato di riferimento per le

imprese socialmente orientate, che vedrebbero cosi ridursi i costi di

intermediazione98 e gli investimenti necessari alla costruzione di una reputazione

sociale. La stretta creditizia interessa anche il segmento della finanza etica, il

crowdfunding potrebbe rappresentare un fattore propulsivo degli investimenti in

attività economicamente sostenibili, una arteria in cui far confluire il bisogno di

investire coscientemente i propri risparmi e la necessità delle imprese socialmente

orientate di non vedersi costrette a dover privilegiare gli obiettivi economici

sacrificando quelli sociali per la sopravvivenza del sistema stesso, considerata la

difficoltà delle imprese italiane di produrre investimenti innovativi di primo livello,

ossia a livello di core business.

98 Il costo di intermediazione è dato dalla somma di diverse componenti: il costo di approwigionamento del denaro, i costi operativi, i costi riconducibili ai rischi sopportati dall'intermediario/investitore - primo tra tutti il rischio di credito - il tasso di remunerazione del capitale.

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3

IL FINANZIAMENTO

DAL BASSO PER IL

SOSTEGNO ALLO

SVILUPPO

IMPRENDITORIALE

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3.1 Forme di finanziamento all’imprenditoria: una panoramica

Sciarelli99 (2008) definisce l’impresa come una “organizzazione economica che,

mediante l’impiego di un complesso differenziato di risorse, svolge processi di

acquisizione e di produzione di beni o servizi, da scambiare con entità esterne al

fine di conseguire un reddito”. Nel complesso differenziato di risorse cui l’impresa

attinge per lo svolgimento dei propri processi produttivi, fattore primario della

produzione, è il capitale finanziario. Esso perviene all’azienda da diverse fonti

riconducibili, a seconda della posizione occupata dal soggetto finanziatore, a due

macrocategorie: il capitale proprio e il capitale di debito. Il capitale proprio

rappresenta il capitale investito durevolmente nell’attività d’impresa, esso quindi è

la somma dei conferimenti apportati dai soggetti che direttamente partecipano al

rischio d’impresa, quali l’imprenditore ed i soci. Trattasi di una forma di impiego del

capitale che per natura gode di una remunerazione eventuale e postergata rispetto

alle altre tipologie di finanziatori in quanto deputata a sopportare l’elevato rischio

sottostante le diverse opzioni di crescita delle imprese. Il capitale di debito

rappresenta invece una fonte di finanziamento esterna, esso si sostanzia nella

somma dei crediti concessi da soggetti terzi all’impresa. Differentemente dal

capitale di rischio, la remunerazione del capitale di debito è garantita da precisi

accordi contrattuali finalizzati a determinare il tempo del rimborso e l’altezza degli

oneri finanziari connessi all’utilizzo di disponibilità finanziarie. Rispetto al passato

l’offerta di capitali, sia a titolo di debito che di equity, è stata oggetto di forte

diversificazione sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, si rende dunque

necessario per le imprese, al fine di incrementare le possibilità di successo nel

reperimento delle risorse necessarie, una adeguata conoscenza delle varie tipologie

di attori che porti l’impresa a selezionare correttamente l’interlocutore adatto sulla

base delle proprie esigenze.

99 S. SCIARELLI, Elementi di Economia e Gestione delle imprese. CEDAM, Padova, 2008.

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Investor Description

Equity

Entrepreneur and team

members

The entrepreneur invests his own money in the company, or money he obtained

through a personal loan

Friends and Family The entrepreneur’s family and friends

Business Angel Wealthy individuals willing to invest in small projects

Venture Capital/Private

Equity

Specialized investors gathering money from non-specialist and placing it into bigger

projects for a period of 5-7 years

Strategic Investors Other companies can decide to invest in projects they believe have strategic impact

to them

Stock market Public offering

Debt

Banks Loans

Leasing companies Provide equipment and office space to entrepreneurs against lease payments

Government agencies Subsidy for particolar project

Customer/ Supplier Trade credit

Boostrapping Use of trade credit, credit card and other methods, including working capital

management

Tabella 8: Tipologie di investitori. Fonte: Larralde, Schwienbacher, 2010.

Il complesso delle fonti cui, in diversa misura, l’impresa attinge definisce la struttura

finanziaria di cui la stessa si dota per la copertura del fabbisogno finanziario, l’analisi

della architettura finanziaria di un’impresa consente quindi di comprendere e

valutare il peso che le singole fonti di finanziamento costituenti le passività e il

patrimonio netto assumono, essendo tale peso la risultante di precise scelte

strategiche poste in essere dall’impresa nel suo complesso. La composizione della

struttura finanziaria sarà fortemente influenzata dalla fase di vita dell’impresa, dal

suo ambiente di riferimento, dagli interlocutori che si rendono visibili nel mercato

del capitale e dagli obiettivi che la stessa si pone, ciò detto appare chiaro che non è

possibile identificare una struttura finanziaria ideale, possibile invece è affermare

che, in funzione dello stadio di vita e delle peculiarità dell’impresa oggetto di

valutazione, è possibile identificare una struttura finanziaria tendenzialmente

ottimale o, comunque, adeguata. Caposaldo dell’ordine di scelta delle fonti di

finanziamento è la “Pecking Order Theory” (Myers, Majluf, 1984), secondo tale

modello le imprese, al fine di ridurre la asimmetrie informative, dovrebbero

orientare le proprie scelte di finanziamento secondo una gerarchia preferenziale,

ricorrendo in primo luogo all’autofinanziamento, in secondo luogo al capitale di

debito ed infine all’emissione di nuove azioni. L’autofinanziamento esprime la

capacità dell’impresa di provvedere autonomamente alla copertura, totale o

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parziale, del fabbisogno finanziario, contenendo l’irrigidimento della struttura

derivante dall’utilizzo di fonti esterne. L’autofinanziamento è un indicatore di

“buona salute” dell’impresa in quanto esso deriva dai disinvestimenti reddituali ed

è strettamente connesso alla capacità dell’impresa di generare valore sufficiente ad

alimentare gli investimenti correnti e non. In senso stresso esso, difatti, coincide con

il complesso degli utili non distribuiti. Laddove non vi sia autofinanziamento, o

quest’ultimo non fosse sufficiente alla integrale copertura degli impieghi

programmati, il modello indica come seconda fonte preferenziale il capitale di

debito rispetto al ricorso al mercato azionario, in quanto, la contrazione di

finanziamenti, non incidendo in maniera diretta sul mercato azionario, riduce

eventuali distorsioni percettive in grado di impattare negativamente sul valore delle

azioni. Il paradigma dell’ordine di scelta di Myers e Majluf non risolve però la scelta

delle modalità di composizione della struttura finanziaria, le problematiche di scelta

delle fonti di finanziamento si modificano, infatti, in funzione della fase in cui

l’impresa stessa si colloca e degli obiettivi verso cui quest’ultima tende. Il fabbisogno

finanziario esprime, difatti, criticità differenti a seconda dello stadio di sviluppo in

cui l’impresa considerata viene a trovarsi, ogni fase richiama una combinazione di

rischio-rendimento differente che richiede di essere accordata con il grado di

avversione/propensione al rischio espresso dai diversi attori operanti dal lato

dell’offerta.

Figura 13: The chain of radical entrepreneurial innovation. Fonte: European Business Angel Network.

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La possibilità di accesso alle fonti di finanziamento tradizionalmente a disposizione

delle imprese, è in larga parte determinata dal potere contrattuale espresso

dall’impresa, potere che tende ad aumentare al crescere della stabilità economica,

finanziaria e patrimoniale dell’impresa. Com’è noto, le prime fasi di vita dell’impresa

sono caratterizzate essenzialmente da uno potere contrattuale contenuto,

conseguenza di un fabbisogno di finanziamento elevato, ma non supportato

adeguatamente da margini di profitto capienti e buone capacità di

autofinanziamento. Il grado di rischiosità, in termini di solvibilità finanziaria e di

possibilità di sopravvivenza, espresso dalle start-up, cui si aggiunge la mancanza di

adeguate garanzie contrattuali, determinano la inadeguatezza del debito bancario

di medio-lungo termine quale fonte di sviluppo di neo attività imprenditoriali. Alla

luce dei diversi strumenti di finanziamento citati, appare evidente come solo le

forme collegate all’equity siano quelle più appropriate per le start-up, in quanto

consentono maggiore flessibilità rispetto al tradizionale indebitamento bancario,

consentendo inoltre l’arricchimento strategico, progettuale e gestionale del team

fondatore.

Le strategie di financing a disposizione delle start-up vengono normalmente

classificate come interventi di early stage e segmentati a seconda dello stadio, più

o meno embrionale, di vita dell’impresa. Siamo in presenza di seed financing

quando l’apporto di risorse finanziarie riguarda le fasi esplorative di un progetto

d’impresa, trattasi quindi di un sostegno finalizzato a sperimentare il grado di

fattibilità e sostenibilità di nuove iniziative imprenditoriali. L’esito positivo della fase

di sperimentazione può portare alla nascita di una nuova realtà imprenditoriale, in

tal caso l’apporto di capitale di rischio si colloca nel segmento dello start-up

financing, infine il first-stage financing rappresenta l’apporto di risorse finanziarie

nelle fasi immediatamente successive all’inizio dell’attività produttiva. La nascita di

una attività imprenditoriale è dunque caratterizzata dal conseguimento di risultati

economici negativi che si protraggono, per effetto dei consistenti investimenti in

capitale necessari dalla fase di sperimentazione a quella di commercializzazione,

sino al raggiungimento del break-even point necessario a garantire la sopravvivenza

del business. Soprattutto in realtà imprenditoriali fortemente innovative, gli impegni

iniziali spesso sovrastano le capacità finanziare del promotore o del team, nonché

le risorse che, nell’ambito dei rapporti familiari ed amicali, l’imprenditore è in grado

di reperire. Si rende così necessario il reperimento di fondi all’esterno. Le imprese

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che attraversano la prima fase della vita aziendale risultano scarsamente appetibili

per il circuito formale e fortemente rischiose a causa della complessità dal punto di

vista industriale, dell’elevato tasso di mortalità, dell’assenza di riscontri di mercato

che ne impediscono una valutazione circostanziata. In questa delicata fase di nascita

di un nuovo business, accanto alle risorse proprie dell’imprenditore, è possibile

affiancare l’apporto professionale e finanziario di investitori non professionali, i

Business Angel. Il Business Angel è un investitore informale che, mediante una

ricerca autonoma e basata sulla prossimità geografica, apporta capitale proprio ad

una realtà imprenditoriale nascente, assumendo un ruolo chiave nel governo della

stessa grazie alla sua elevata esperienza manageriale ed indole imprenditoriale. I BA

si qualificano come “uomini d’impresa”, in genere ex imprenditori, manager in

attività o in pensione, liberi professionisti, che investono capitali propri a titolo

prettamente personale, con lo scopo di contribuire con la propria expertise alla

crescita dell’imprenditorialità e dei livelli occupazionali. L’attività di investimento è

guidata in gran parte da fattori emozionali, la possibilità di contribuire alla

produzione di innovazione e la continua sperimentazione sono i fattori principali

che stimolano curiosità e determinano la scelta di investire anche in realtà

fortemente rischiose. Nonostante l’obiettivo finale del BA sia comunque la

monetizzazione di un adeguato capital gain a fronte dell’investimento effettuato,

trattasi di un investitore che si assume il rischio imprenditoriale al pari del soggetto

promotore, lo spirito di compartecipazione rilassa il rapporto di finanziamento

aprendo nuove prospettive di sviluppo. Nel segmento dell’early stage, il supporto

del BA, al crescere delle possibilità di sopravvivenza delle start up, può divenire

propedeutico per l’intervento di operatori maggiormente strutturati e attivi nelle

fasi successive al lancio dell’idea imprenditoriale, quali i fondi di Venture Capital.

L’attività di investimento istituzionale nel capitale di rischio è genericamente

definita Private Equity, nella pratica i termini private equity e venture capital sono

spesso utilizzati come sinonimi, nonostante esista una sottile differenza concettuale.

L’attività di private equity identifica un operatore specializzato nell’acquisto di un

pacchetto azionario, è quindi il termine che in senso ampio identificata l’attività

professionale dell’investimento in capitale azionario. A delimitarne i confini

operativi concorre invece la definizione di venture capital, secondo l’AIFI100 con il

100 AIFI – Associazione italiana del private equity e del venture capital.

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termine venture capital si identificano tutte le operazioni di apporto di capitali a

fronte dell’acquisto di azioni del capitale sociale o di obbligazioni convertibili in un

arco temporale medio-lungo, realizzate in fasi del ciclo di vita delle aziende

successive a quelle iniziali, quali di consolidamento ed espansione. Al pari dei BA,

anche i VC offrono, congiuntamente all’apporto finanziario, competenze

professionali e tecnico-manageriali, contribuendo inoltre alla legittimazione

dell’impresa partecipata nel contesto di riferimento attraverso una rete di contatti

con altri investitori professionali. Punti di discontinuità tra le due tipologie di attori

possono essere riscontrare rispetto alla modalità di selezione, intervento e

monitoraggio dell’investimento effettuato. I VC, a differenza dei BA, operano tramite

soggetti giuridici, dunque svolgono la propria attività tramite apposite strutture

operative e relazionali deputate alla raccolta e all’attività di scouting e screening

degli investimenti. La presenza di una struttura maggiormente corporativa importa,

in luogo di una maggiore disponibilità di capitale da investire, una minore

propensione verso fasi di vita dell’impresa ad alto tasso di mortalità e la necessità

di coniugare le alternative di investimento con criteri di efficienza e di

diversificazione del portafoglio di investimento.

Caratteristiche Business Angel Ventur Capital

Tipologia di

investitore

Informale – Persone fisiche Formale – Fondi d’investimento

(SGR)

Capitale investito Capitale personale Capitali raccolti presso terzi

Fase di investimento Seed financing / Start up

financing

Start up financing / Sviluppo

Network Informale Altamente strutturato

Approccio all’impresa Hands on Hands on / Hands off

Due Diligence Esperienziale Strategica

Prossimità geografica Molto importante Non rilevante

Coinvolgimento nella

gestione

Centrale Meno importante

Struttura contrattuale Semplice Complessa

Apporto offerto Esperienza, capacità

imprenditoriale e capitale

Apporto capitale di rischio

Finalità intervento Successo impresa e ritorno investimento

Massimizzazione dell’investimento

Exit strategy Flessibilità nella definizione

comune

Centrali nella chiusura

dell’accordo

Tabella 9: Business Angel e Venture Capital, principali differenze. Schema a cura dell’autore.

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Nelle fasi di crescita e sviluppo, le esigenze strategiche e finanziarie assumono una

differente configurazione, così come il profilo di rischio-rendimento

dell’imprenditore. La capacità di generare cash flow positivi e una maggiore solidità

patrimoniale e finanziaria, facilitano l’apertura di linee di debito nel medio-lungo

termine in grado di sostenere le politiche di espansione e posizionamento

perseguite. Il debito bancario non rappresenta un apporto di disponibilità paziente,

esso, soggetto a precise modalità e tempistiche di remunerazione, mal si accorda

con le necessità di sviluppi ulteriori del business. In questa fase, quindi, data la

impossibilità di approdare al mercato dei capitali nell’immediato e il rischio che

ulteriore indebitamento comporti la riduzione dei margini reddituali a fronte degli

oneri finanziari da sostenere, è possibile rivolgersi ad altre tipologie di investitori

istituzionali, quali i fondi di VC in senso stretto, interessati a rilevare quote della

target, anche di nuova emissione, apportando capitali stabilmente avvinti alle

vicende imprenditoriali, necessari alle fasi di sviluppo. Nello specifico l’apporto di

capitale di rischio in fasi di sviluppo può seguire anche necessità sottostanti

differenti, può essere destinato a modificare la posizione del socio di maggioranza

(replacement capital) o diretto a sostenere un cambio profondo della compagine

societaria (buy-out), in entrambi i casi trattasi di operazioni in grado di rilevare il

valore prodotto dall’impresa per guidare la stessa verso l’offerta pubblica dei propri

titoli (IPO) su mercati regolamentati. La cessione di azioni tramite la quotazione in

mercati regolamentati risponde di norma a precise scelte strategiche di ridefinizione

della struttura finanziaria e di consolidamento della crescita conseguita dall’impresa.

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3.2 Le criticità del mercato del credito in Italia

Il fenomeno del credit crunck, o razionamento del credito, conosce in Italia almeno

due fasi, la prima legata alla crisi del 2008 che segue al fallimento della banca d’affari

statunitense Lehman Brothers, la seconda derivante dalla crisi del debito sovrano in

Europa nel 2011. La crisi del 2008 affonda le proprie radici nei progressivi

cambiamenti strutturali del sistema finanziario verificatesi a partire dagli anni ’80. La

crescente liquidità disponibile per investimenti, la progressiva liberalizzazione della

circolazione internazionale dei capitali e l’allentamento dei vincoli posti dagli Stati,

primo tra tutti gli USA, alla qualità e alla quantità del denaro prestato rispetto a

quello raccolto, la nascita e la diffusione di strumenti finanziari derivati sono tra i

principali fattori che hanno gettato le basi per la instabilità interconnessa del

sistema finanziario a livello internazionale. Nel biennio 2004-2006 le politiche di

credito della Federal Reserve101 hanno favorito un tasso di sconto contenuto che in

accordo con una serie di provvedimenti volti ad incoraggiare l’acquisto di abitazioni

da parte di soggetti con ridotte capacità finanziarie, hanno indotto le banche alla

concessione di numerosi mutui sub-prime102. Il comportamento patologico però si

riscontra nella politica finanziaria adottata dagli istituti bancari, questi, nella

profonda convinzione che gli asset sottostanti, gli immobili nello specifico,

avrebbero vertiginosamente accresciuto il loro valore, intrapresero un massiccio

processo di cartolarizzazione dei mutui sub-prime. Tali prodotti derivati,

contraddistinti da un elevato tasso di interesse data la qualità non elevata del

credito, vennero poi immessi nel mercato finanziario e ceduti presso risparmiatori e

altre banche, molte delle quali europee. Nell’intento di rallentare questo processo

febbrile la Federal Reserve intervenne aumentando i tassi di sconto, l’effetto ultimo

di questa scelta fu l’aumento delle rate relative alla copertura del prestito, aumento

che ben presto determinò lo scoppio della bolla speculativa. La insolvibilità dei

beneficiari si risolse nella messa all’asta di un numero sempre crescente di immobili,

101 Il Federal Reserve System, conosciuto anche come Federal Reserve è la banca centrale degli Stati Uniti d’America. 102 I subprime sono prestiti o mutui erogati ai clienti definiti “ad alto rischio”. Sono chiamati prestiti subprime perché a causa delle loro caratteristiche e del maggiore rischio a cui sottopongono sono definiti di qualità non primaria, ossia inferiore ai debiti primari (prime) che rappresentano dei prestiti erogati in favore di soggetti con una storia creditizia e delle garanzie sufficientemente affidabili. Fonte: Borsa Italiana. Dal 2004 al 2006 la percentuale di questa tipologia di mutui schizza dall’8% al 20%.

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il valore sottostante dei derivati crollò e il segmento dei derivati implose causando

il tracollo di diverse istituzioni finanziarie americane e l’indebolimento patrimoniale

di altrettante istituzioni finanziarie europee. L’impatto della crisi finanziaria del 2008

sulle economie europee fu tale da esigere politiche strutturali in grado di mitigare

gli effetti della recessione, politiche per antonomasia onerose che accrebbero il

livello di indebitamento degli stati sovrani, mostrando tutta la fragilità di paesi

economicamente deboli come l’Italia, la Spagna e la Grecia, caratterizzati da

eccessivo indebitamento pubblico, scarsa competitività e crescita economica lenta.

Ne è seguita una profonda crisi di fiducia nella capacità di sostengo del debito da

parte di alcuni stati della zona euro, crisi che in chiave speculativa si è tramutata

nell’innalzamento dello spread tra titoli di Stato. L’effetto combinato di sfiducia e di

accrescimento del costo dell’indebitamento causato dal declassamento genera la

terza grande crisi economica che si abbatte ulteriormente sugli istituti di credito che

vivono una nuova fase di instabilità legata alla detenzione di titoli, teoricamente

free-risk, ma in effetti esposti al rischio default.

Frutto di questi repentini eventi è il deterioramento dell’economia italiana e la

progressiva crisi di liquidità che dal 2008 attanaglia il sistema creditizio. Il

peggioramento delle condizioni generali del credito ed il protrarsi del suo

razionamento hanno prodotto la riduzione dei finanziamenti ai settori produttivi ed

alle famiglie per 62 miliardi tra il settembre del 2012 e quello del 2013. Nel 2014 si

esplicita con maggiore chiarezza una tendenza lievemente riscontrata nel 2012,

nonostante il credito bancario continui complessivamente a ridursi (del 2,6%, nei

dodici medi terminanti a febbrai, da -2,4 nella media del quarto trimestre 2014)103,

il saldo percentuale tra la quota di aziende che segnale un più agevole accesso

rispetto al trimestre precedente e quella che indica maggiori difficoltà si è attestato

a 4,7 punti percentuali, diventando per la prima volta positivo. In particolare, le

condizioni di accesso al credito vengono indicate in miglioramento dal 12,3% delle

imprese e in peggioramento dal 7,6% (contro il 12,5 di dicembre), aumenta tuttavia

la percentuale di coloro che le ritengono invariate (80,1 per cento, da 77,4 nella

precedente rilevazione)104.

103 Relazione Annuale 2014, Banca d’Italia. Roma 26, Maggio 2015. 104 Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita, supplementi al bollettino statistico, indagini campionarie. Banca d’Italia, Marzo 2015.

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154 | P a g .

Figura 14: Prestiti bancari al settore privato non finanziario. Fonte: Bollettino Economico, Numero 2, Aprile 2015, Banca d’Italia.

Nel 2014 la quota di imprese che hanno dichiarato di non aver ottenuto, in tutto o

in parte, i finanziamenti richiesti è diminuita, anche se la percentuale doppia ancora

quella relativa al quinquennio pre-crisi (rispettivamente 8 e 4 per cento. Ad influire

in maniera determinante sul razionamento del credito sono le condizioni di liquidità

e di solidità espresse in bilancio, solo il 3% delle imprese solide ha visto negato un

finanziamento, mentre per le aziende in condizioni di bilancio meno rassicuranti la

percentuale sale al 20%. Il divario di 200 punti base tra aziende solide e non, è la

misura assegnata dal mercato del credito alla stabilità finanziaria e patrimoniale.

Figura 15: Accesso al credito per rischiosità d’impresa. Fonte: Relazione Annuale 2014, Banca d’Italia.

Roma 26, Maggio 2015. (1) Quota di imprese che hanno dichiarato di non aver ricevuto in tutto o in

parte il finanziamento.

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155 | P a g .

Al minor disavanzo nel razionamento del credito hanno contribuito due effetti

congiunturali, in primo luogo si rileva una riduzione degli investimenti produttivi

che genera una minore necessità di capitali a titolo di debito a causa della debole

domanda, inoltre, si assiste ad un netto miglioramento delle condizioni di offerta

del credito. Il tasso di interesse applicato ai nuovi prestiti è diminuito oltre un punto

percentuale nei dodici mesi, attestandosi al 2,4%105.

Il calo degli investimenti produttivi è confermato dalla riduzione del margine

operativo lordo106 delle società non finanziarie nella misura del 10% rispetto

all’inizio della crisi. In presenza di investimenti ancora molto contenuti, le imprese

hanno soddisfatto il loro fabbisogno finanziario attingendo maggiormente alle

risorse interne, nel 2014 il Rapporto sulla stabilità finanziaria di Banca d’Italia,

evidenzia che i debiti finanziari delle imprese si sono ridotti ulteriormente di 8

miliardi. Nonostante sia in corso un graduale processo di riequilibrio della struttura

finanziaria, nello scenario internazionale le imprese italiane restano caratterizzate

da un minor contributo di capitale a titolo di rischio e da un maggiore ricorso ai

prestiti bancari, gli oneri finanziari continuano difatti ad assorbire oltre il 20% del

reddito operativo.

Figura 16: Accesso al credito per rischiosità d’impresa. Fonte: Relazione Annuale 2014, Banca d’Italia. Roma 26, Maggio 2015. (1) Quota di imprese che hanno dichiarato di non aver ricevuto in tutto o in parte il finanziamento.

105 Relazione sulla stabilità finanziaria, Aprile 2015. Banca d’Italia. 106 Il Margine Operativo Lordo (MOL), ottenuto riclassificando il CE civilistico secondo il criterio del valore aggiunto, indica il differenziale tra costi e ricavi della gestione caratteristica che si rende disponibile per soddisfare gli oneri finanziari, gli ammortamenti e le imposte.

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Sebbene si riscontri un lieve miglioramento nelle condizioni di finanziamento alle

imprese, ampie restano le differenze in ragione della dimensione, della solidità

patrimoniale e dei mercati di sbocco. Le aziende di maggiori dimensioni registrano

un lieve decremento della percentuale di prestiti negati, ma la quota di aziende che

hanno richiesto e non ottenuto credito, rimane nettamente più elevata rispetto alle

imprese di minore dimensione.

Figura 17: Accesso al credito per dimensione. Fonte: Relazione Annuale 2014, Banca d’Italia. Roma 26, Maggio 2015. (1) I dati si riferiscono ai settori delle società non finanziarie e delle famiglie produttrici. I dati 2015 sono provvisori.

Nonostante il fenomeno delle PMI riguardi in modo consistente anche altri Paesi

europei, il tessuto produttivo italiano è fortemente sbilanciato verso le aziende di

piccola e media dimensione, dagli ultimi dati disponibili si evince che le PMI italiane

hanno realizzato un volume di fatturato pari a 851 miliardi di euro, con un valore

aggiunto pari al 12% del Pil cui fa da contraltare la contrazione di 271 miliardi di

euro di debiti finanziari, ossia il 30% dei debiti finanziari complessivi.

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Numero di Imprese Numero di dipendenti Valore Aggiunto

Italia UE Italia UE Italia UE

Numero Quota Quota Numero Quota Quota Ml di

euro

Quota Quota

Micro 3.527.452 94,8% 92,4% 6.629.987 45,8% 29,1% 201 30,4% 21,6%

Piccole 171.658 4,6% 6,4% 3.049.375 21,1% 20,6% 141 21,3% 18,2%

Medie 19.126 0,5% 0,10% 1.837.003 12,7% 17,2% 118 17,8% 18,3%

PMI 3.718.236 99,9% 99,8% 11.516.365 79,6% 66,9% 459 69,5% 58,1%

Grandi 3.139 0,1% 0,2% 2.960.003 20,4% 33,1% 201 30,5% 41,9%

Totale 3.721.375 100% 100% 14.476.368 100% 100% 661 100% 100%

Tabella 10: Il mercato delle PMI in Europa. Fonte: Scheda Informativa Small Business Act 2014 Italia.

La restrizione del credito non ha riguardato in modo omogeneo tutte le PMI italiane,

nonostante l’inasprimento dei criteri di erogazione del credito bancario

conseguente ai criteri di Basilea 3107, le banche hanno selezionato con maggiore

severità la clientela, ma hanno continuato ad erogare, seppure in uno spazio di

manovra ristretto, prestiti alle imprese più affidabili. Considerato che la struttura

finanziaria delle PMI è piuttosto semplice e che contempla principalmente la

presenza di debito bancario unito a quella del capitale apportato dai soci, gli sforzi

del sistema bancario sono osservabili nel rapporto pubblicato dall’Osservatorio per

la competitività delle PMI108. Il rapporto evidenzia che le condizioni protratte di crisi,

di aumento continuo della pressione fiscale, di stagnazione dei consumi e di tempi

di pagamento delle pubbliche amministrazioni hanno indotto alla estinzione del

15,9% delle PMI italiane, allo stesso tempo, però, i dati rilevano che le imprese

sopravvissute hanno registrato tassi di crescita lusinghieri. Tra il 2007 ed il 2012 il

tasso di crescita si attesta a più 26%, ovvero l’equivalente di una media del 4,8%

l’anno, con una sola battuta di arresto nel 2009 che ha comportato la diminuzione

del 5,3% nel 2012, a valle della seconda fase di credit crunck, la crescita media su

base annua è debole (1,6%) e metà della popolazione mostra una crescita

tendenzialmente negativa legata essenzialmente ad un crescente tensione

107 Il Comitato di Basilea per la Vigilanza Bancaria (Basel Committee on Banking Supervision, BCBS) a seguito della crisi dei mercati finanziari interviene nel 2010 con nuove regole sull’adeguatezza patrimoniale e sulla liquidità. Basilea 3 intende correggere alcune fra le principali lacune emerse nella regolamentazione a seguito della crisi, dettando alcune misure micro e macro prudenziali tese a rendere più severa la discplina del capitale stabilendo principi di liquidità e leverage. 108 www.sdabocconi.it/osservatorio-pmi

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finanziaria. L’analisi della posizione finanziaria netta e dell’ebitda109 mostra che le

imprese con un’ottima capacità di ripagare il debito calano dal 26,7% al 21,3%,

mentre quelle in difficoltà finanziaria sono cresciute dal 17,1% al 26,3%. Unica nota

positiva è la riduzione dei tassi d’interesse che ha portato alla riduzione degli oneri

finanziari, condizione frutto purtroppo della riduzione costante degli investimenti.

Per comprendere l’intensità della stretta creditizia in Italia, rispetto alla zona euro, è

necessario soffermarsi sugli aspetti finanziari tipicamente connessi alla struttura

finanziaria delle PMI:

a) Ridotto livello di capitalizzazione

Elemento caratterizzante delle piccole e medie imprese italiane è sempre

stato la forte sottocapitalizzazione, il Debt/Equity ratio si riduce di 0,5 punti,

ma le imprese presentano ancora un leverage elevato. Ad ogni euro di

capitale proprio corrispondono 2,4 unità di capitale fornito da terzi.

Figura 18: Dipendenza finanziari delle PMI italiane. Fonte: Osservatorio per la competitività delle PMI, Sda Bocconi.Empowering the knowledge of small & medium enterprises management, Luglio 2014.

109 La posizione finanziaria netta (PFN) indica il saldo tra fonti ed investimenti di natura finanziaria, essa è quindi una misura dell’indebitamento netto dell’impresa. L’ebitda, letteralmente Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortisation, è una misura ampiamente utilizzata nel calcolo dei flussi di cassa dell’impresa. Essa rappresenta una misura di margine operativo lordo (MOL) e consente di verificare se la società realizza profitti positivi dalla gestione ordinaria.

2,9

2,5 2,4 2,4 2,5 2,4

0

0,5

1

1,5

2

2,5

3

3,5

2007 2008 2009 2010 2011 2012

Debt/Equity ratio

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159 | P a g .

b) Forte dipendenza dal canale bancario

La struttura finanziaria delle imprese italiane è caratterizzata da ridotti mezzi

propri e da una forte dipendenza dall’indebitamento verso terzi, per lo più

banche. La spiegazione semplicistica addotta da alcuni secondo cui la

composizione della struttura finanziaria delle PMI sia da ricondurre

principalmente ad una scarsa cultura imprenditoriale non appare sufficiente,

essa sempre essere il frutto di arbitraggi di convenienza tra le normative

fiscali e tributari che hanno sempre favorito maggiormente l’indebitamento

in luogo di una maggiore capitalizzazione. La tendenza all’indebitamento

bancario che storicamente ha caratterizzato la struttura finanziaria delle

nostre imprese si arresta lievemente come rilevato da Banca d’Italia ma,

indagando la composizione del netto, rimane confermato il banco centrismo

del nostro sistema produttivo rispetto ad altri paesi della zona euro.

Figura 19: Dipendenza finanziari delle PMI italiane. Fonte: Osservatorio per la competitività delle PMI, Sda Bocconi. Empowering the knowledge of small & medium enterprises management, Luglio 2014. Composizione del passivo patrimoniale. Fonte: Osservatorio per la competitività delle PMI, Sda Bocconi.Empowering the knowledge of small & medium enterprises management, Luglio 2014.

Rapportando la percentuale di debiti verso le banche al totale della massiva

passiva si riscontra, nel corso del 2012, un incremento pari quasi ad un punto

percentuale del primo. Le variazioni intercorse nei debiti bancari dal 2007 al

2012 appaiono sostanzialmente trascurabili, non offrono l’ipotesi di un

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

2007 2008 2009 2010 2011 2012

Altri debiti

Debiti v/fornitori

Debiti v/altri finanziatori

Debiti v/banche

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ridimensionamento dell’intervento bancario nelle politiche industriali e

commerciali delle imprese italiane.

c) Forte incidenza dell’indebitamento a breve

Se si analizzano in dettaglio le componenti di un siffatto livello di

indebitamento è possibile notare un particolare affatto trascurabile:

l’indebitamento bancario è fortemente sbilanciato sul breve termine, anche

rispetto alla media europea. Questa condizione strutturale tradisce una serie

di criticità legate alla dinamica del circolante netto e dunque alla gestione

caratteristica, una maggiore necessità di capitali nel breve termine indica

difficoltà di smobilizzo delle attività a breve che riducono i margini di

stabilità dell’impresa. La scelta di privilegiare l’indebitamento a breve appare

inoltre più rischiosa, sia in considerazione della maggiore onerosità cui sono

sottoposti i prestiti nel breve termine, sia in considerazione di una maggiore

prossimità delle scadenze.

Figura 20: Rapporto Debiti a breve e medio-lungo termine. Fonte: Osservatorio per la competitività delle PMI, Sda Bocconi.Empowering the knowledge of small & medium enterprises management, Luglio 2014.

La rigidità della struttura finanziaria delle imprese italiane, unitamente alla domanda

stagnante e alla ridotta disponibilità di credito, ha generato un peggioramento nella

stabilità di un numero consistente di PMI. Il deterioramento del merito creditizio

48%45%

43% 44% 45% 44%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

2007 2008 2009 2010 2011 2012

Debito a breve

Debito a lungo termine

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delle imprese italiane è riflesso anche nella sofferenza del segmento Confidi110, da

501 confidi operanti al termine del 2012 a 404 registrati a fine 2014, con un calo

complessivo del portafoglio di garanzie offerte pari al 6%. Il peso delle posizione

deteriorate si attesta in media al 12,40% per i Confidi 107, mentre i Confidi 106

registrano un lieve distacco con una media del 10,50%, trattasi comunque di

condizioni che hanno determinato una forte diminuzione della solvibilità per i

consorzi stessi, e la conseguente difficoltà di offrire garanzie per altre imprese111.

Il Rapporto Cerved PMI 2014 evidenzia una soglia di 24mila PMI rischiose con un

volume di debiti finanziari pari a 71 miliardi di euro, con una probabilità di default

stimata nel 6,5%.

Figura 21: Probabilità di default per livelli di dipendenza bancaria, Rapporto Cerved PMI 2014.

Il modello di finanziamento delle imprese italiane, in particolare come si è

evidenziato delle PMI, è strutturalmente debole e inadatto a sostenere lo sviluppo

del modello nel medio lungo termine, ma soprattutto è fortemente pro-ciclico. Il

carattere della pro ciclicità comporta un ampliamento dell’offerta nelle fasi

favorevoli e un corrispondete razionamento nelle fasi congiunturali negative,

generando continua instabilità e risucchiando gran parte della ricchezza generata

faticosamente negli anni dalle imprese. Si evidenzia, dunque, la necessità che la

110 I Confidi (consorzi fidi) sono istituzioni finanziarie che affiancano e supportano le PMI ai fini dell’accesso al credito bancario. Tale obiettivo è raggiunto attraverso l’erogazione di servizi quali la concessione di garanzie, la valutazione del merito al credito, l’affiancamento negli adempimenti burocratici relativi al processo di assegnazione del credito e attività di consulenza. A livello operativo e normativo i confidi sono distinti in due tipologie:

- Confidi 106, iscritti ad una apposita sezione dell’elenco previsto dall’art. 106 del TUB. - Confidi 107, iscritti all’elenco speciale previsto dall’art.107 del TUB.

111 CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI TORINO – I Confidi in Italia, indagine 2015.

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struttura patrimoniale venga integrata da strumenti complementari di

finanziamento, che, congiuntamente alle politiche macroeconomiche, possano

contribuire ad attenuare il rischio di default delle imprese attraverso il

miglioramento delle condizioni di solidità patrimoniale e finanziaria.

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3.3 Attori e tendenze del mercato del capitale di rischio in Italia

Il banco centrismo di cui si discute ha de facto impedito la creazione di una catena

del valore completa, in grado di assicurare, grazie all’integrazione di forme di

raccolta differenziate di capitale. L’efficienza allocativa, operativa e funzionale della

struttura finanziaria. La forte dipendenza delle imprese italiane dal canale bancario

ha penalizzato le altre forme di raccolta di capitali disponibili per le imprese, prime

fra tutti i mercati finanziari. Il sottodimensionamento del mercato finanziario italiano

è il chiaro segnale di una serie di condizioni strutturali derivanti, in primo luogo da

una matrice culturale a maglie strette, restia al sottoporsi al più intenso controllo

richiesto dall’ingresso in borsa. Lo scarso sviluppo del mercato finanziario italiano

deriva inoltre dal ruolo ancora estremamente marginale degli investitori

istituzionali, le difficoltà strutturali del tessuto economico italiano, le criticità del

sistema paese e la riluttanza degli imprenditori italiani a cedere quote112, non

necessariamente significative, del capitale sociale hanno gradualmente placato

l’appetito degli investitori specializzati. D’altro canto è necessario considerare che

essendo il sistema produttivo fortemente frammentato in un numero elevatissimo

di piccole e medie imprese, le capacità di sostenimento di costi fissi legati alla

quotazione è una condizione privilegiata di un numero ristretto di realtà

economiche. Il grafico sottostante mostra, difatti, una continua flessione dal 2011 al

2014 delle imprese quotate sul mercato azionario primario.

112 Il rapporto 2014 sulla corporate governante delle società italiane quotate della CONSOB, evidenza che la struttura proprietaria delle imprese italiane quotate continua a connotarsi per l’elevata concentrazione e la limitata contendibilità del controllo. L’85% delle società quotate (75% circa in termini di market cap) risulta controllata da uno o più azionisti. Le famiglie controllano il 61% delle imprese quotate, corrispondenti al 30% circa della capitalizzazione complessiva.

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Figura 22: Società quotate e capitalizzazione di borsa. Grafico a cura dell’autore. Fonte: Bollettino statistico 6 CONSOB, Marzo 2015. Per la ripartizione delle società quotate di si considerano solo le imprese industriali, la capitalizzazione di borsa è rilevata secondo i criteri di Borsa Italiana S.p.a. e riferita al solo Q4.

Considerato che le imprese di dimensione media in Italia sono appena lo 0,5% del

totale, mentre le grandi imprese incidono solo per lo 0,1% sul totale, la parte

preponderante del nostro sistema produttivo, ossia le micro, piccole e medie

imprese, continuano a rappresentare solo una percentuale molto ridotta delle

società quotate rispetto al loro reale ruolo nell’economia113.Analizzando

congiuntamente le quotazione raggiunte da AIM Italia114 sino ad oggi ed il numero

di PMI è evidente come nell’ambito del mercato del capitale di rischio le imprese

italiane siano fortemente sottorappresentate, solo 60 PMI sono quotate su un totale

di 3.718.236 (approssimativamente lo 0.001% delle pmi italiane hanno optato per la

quotazione). Le recenti rilevazioni AIM Italia segnalano che tra le PMI quotate solo

quattro superano i 100milioni di market cap, contro una media di 37 milioni.

Nonostante si sia registrato un incremento del 20% del fatturato per il 65% delle

imprese quotate, il dividend yeld medio è del 2,2%.

Analogamente a quanto accade per la quotazione in borsa, anche l’apporto di

risorse finanziarie da parte di operatori specializzati sotto forma di partecipazioni al

capitale azionario o di sottoscrizione di titoli obbligazionari convertibili in azioni in

un arco temporale medio lungo, non rappresenta una pratica consolidata nelle

113 Garante per le Micro, Picole e Medie imprese, Relazione al Presidente del Consiglio 2015. 114 Mercato Alternativo del Capitale (AIM) è il mercato di Borsa Italiana nato nel 2012 e dedicato alle piccole e medie imprese italiane ad alto potenziale di crescita.

237 229 221 215 212

0

50

100

150

200

250

2010 2011 2012 2013 2014

Società quotate

Market Cap (Ml)

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politiche di finanziamento delle imprese italiane. La prospettiva dell’investimento in

capitale di rischio da parte di soggetti specializzati, con le rispettive peculiarità che

caratterizzano i vari attori, nonostante il valore aggiunto che è in grado di esprimere

in termini di potenziamento delle capacità finanziarie e gestionali, incontra una serie

di resistenze rilevanti riconducibili ad una serie di fattori comunemente etichettati

come ostativi dell’espansione del mercato del capitale di rischio. Primo fra tutti il

“nanismo” delle imprese che in larga parte caratterizzano il tessuto produttivo

italiano, implica un livello medio di investimenti che difficilmente incontra le

esigenze d’investimento di operatori istituzionali in termini di costi di gestione e

capacità di rendimento. La prevalenza del modello “family business” nelle politiche

gestionali, finanziarie e azionarie rappresenta ancora il primo fattore di reticenza

nell’ampliamento della compagine azionaria a terzi soggetti. A tali fattori

contribuiscono altre dinamiche a carattere macroeconomico, anzitutto un livello

contenuto degli investimenti in R&S delle imprese italiane115 quale asset trainante

di uno sviluppo sostenibile ed altrettanto rilevante è il ruolo che il livello

dimensionale del mercato borsistico, ad oggi ancora insufficiente, gioca nelle

strategie di exit degli investitori considerato che l’IPO rappresenta un forma elettiva

di way out in grado di generare un rendimento almeno doppio rispetto ad altre

strategie di exit. Le criticità legate al mercato del credito in Italia possono rivestire

un ruolo più o meno considerevole a seconda della tipologia di attore considerato,

ciò nonostante si registra una fase lievemente espansiva ma al contempo riflessiva

e di ridefinizione strategica da parte dell’offerta.

Il segmento dell’informal venture capital nel 2013 ha fatto registrare operazioni per

un totale di 31.857.000 milioni, dopo una costante ascesa tra il 2000 ed il 2008, il

valore complessivo degli investimenti si è attestato nella fascia tra i 30-35 milioni di

115 Nell’UE sono le imprese ad investire maggiormente in ricerca e sviluppo (63%) - i paesi del nord Europa superano la media comunitaria in termini di investimenti: la Finalandia spende il 3,32% del proprio Pil in ricerca, seguita da Svezia (3,21%), Danimarca (3,05%), Germania (2,94%) e Austria (2,81%). Da lato opposto si collocano Bulgaria, Cipro, Croazia, Grecia, Lettonia, Malta, Polonia, Romani e Slovacchia, che spendono meno dell’1% del Pil in ricerca e sviluppo. L’Italia, invece, si situa tra i due poli, con l’1,25% del Pil investito. La Regional Innovation Scoreboard 2014 della Commissione Europea per l’imprenditorialità e l’industria classifica l’Italia come “Moderate Innovator”.

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euro. La survey condotta da IBAN116 su un campione di 246 Business Angel rileva un

ridimensionamento operativo del network degli investitori informali, mentre nel

2012 i progetti esaminati sfioravano la soglia dei 2000, nel 2013 si registra un

numero di operazioni nettamente inferiore, a fronte di un numero maggiore di

operazioni concluse nel 2013 rispetto al precedente anno.

Figura 23: Il mercato dell’investimento informale in Italia. XV Convention IBAN, I risultati della Survey 2013 e della ricerca scientifica di Italian Business Angel Network Association. I dati riportati sono gli ultimi disponibili, la raccolta dati per il 2014 è iniziata il 27 Marzo 2015.

L’84% dei finanziamenti ha visto l’ingresso di BA nel capitale sociale dell’impresa,

dal punto di vista geografico il Nord Italia si conferma l’area maggiormente

interessata, mentre guardando alle specifiche degli interventi si rileva che il 35%

degli investimenti ha avuto come target un’impresa con fatturato nullo. Il livello

dimensionale degli investimenti rispecchia pienamente la dimensione delle imprese

italiane, il 68% degli investimenti è stato di importo inferiore ai 100.000 euro.

Nonostante il finanziamento in azienda hi-tech non garantisca risultati superiori

rispetto a quelli registrati in altri settori, i segmenti favoriti sono l’ITC, Media &

Entertainment e MedTech, questa tendenza è confermata anche dai criteri

discriminanti nella scelta delle imprese target quali il potenziale di crescita di

mercato ed elevata specializzazione del team manageriale. A confermare che il

mercato del capitale di rischio assume ancora un ruolo marginale nelle scelte

finanziarie delle imprese italiane sono i dati relativi alle exit. Si registra una presenza

prolungata dell’investitore nel capitale, solo il 10% del campione ha dichiarato di

aver effettuato disinvestimento nel 2013, la metà dei disinvestimenti ha comportato

1232

281124 14

1936

36692 24

767

32498 19

0

500

1000

1500

2000

2500

Progetti esaminati Numero operazioni Ammontare medio Exit dichiarate

2011

2012

2013

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un recupero del solo capitale investito, mentre il 14% ottiene una redditività

superiore al 50%. A compromettere la massimizzazione dell’investimento nel breve

periodo concorrono diversi fattori, un non trascurabile tasso di mortalità

dell’impresa target ed il ritorno delle azioni nella compagine azionaria fondatrice

con l’offerta della partecipazione al team imprenditoriale piuttosto che ad altre

tipologie di investitori istituzionali.

Figura 24: Business Angel Exit Strategy. XV Convention IBAN, I risultati della Survey 2013 e della ricerca scientifica di Italian Business Angel Network Association. I dati riportati sono gli ultimi disponibili, la raccolta dati per il 2014 è iniziata il 27 Marzo 2015.

Sul versante degli operatori formali, nel corso del 2013 sono state realizzate 66

nuove operazioni che hanno condotto ad una crescita del 16% rispetto al 2012,

confermando il trend ascendente che il Private Equity ha intrapreso negli ultimi anni

in Italia. Il numero di investimenti di tipo start-up conferma il trend storico di

mercato, il 2013 chiude con una quota del 56%, essenzialmente vicina alla quota del

44% registrata nel 2011. Sintomo di una incoraggiante attività di collaborazione tra

varie categorie di attori, è la partecipazione di otto BA ad operazioni di seed capital,

rappresentanti il 44% delle operazioni totali. Il mercato del Private Equity appare

fortemente concentrato, il numero di investitori attivi è pari a 32 con una intensità

operativa del 50% per soli otto attori. Con riferimento alla provenienza geografica,

il peso degli investitori europei è ancora esiguo, solo l’8% delle operazioni è stato

realizzato da soggetti stranieri. Il taglio medio dell’investimento appare ancora

contenuto rispetto al valore di punta registrato nel 2010 pari a 2,7 milioni di euro.

Le criticità discusse in precedenza relative alla reticenza della struttura proprietaria

a cedere quote del capitale azionario è segnalata dall’attitudine dei fondi a realizzare

partecipazioni di minoranza. L’acquired stake si assottiglia ulteriormente,

29% 29%

21%

14%

7%

0

Vendita ad altriinvestitori

Vendita al teamimprenditoriale

Vendita ad altresocietà

Cessazioneattività

Altro Quotazione inborsa

Exit strategy

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attestandosi in media al 25% rispetto all’incoraggiante 40% del 2011. Si consolida

invece il protagonismo delle iniziative imprenditoriali di matrice privata, rispetto ai

corporate e agli university spin-off117.

Figura 25: Distribuzione della quota acquisita e Distribuzione per deal origination. Rapporto Italia 2013, Venture Capital Monitor (VEM) in collaborazione con AIFI.

La localizzazione geografica delle imprese target partecipate denota, come nel caso

dei BA, una netta prevalenza delle regioni del Nord Italia, la Lombardia primeggia

con il 26% dell’intero mercato, seguita a pari merito dalla Campania e dall’Emilia

Romagna. A livello settoriale, l’ITC si conferma il settore maggiormente attrattivo

con una quota di deal pari al 50% dell’intera attività d’investimento, interessante

notare che la restante distribuzione settoriale presenta un’interessante dispersione

settoriale. I trend internazionali dell’high tech lasciano un buon margine nel mercato

nazionale per i segmenti tradizionali, gli investitori istituzionali mostrano crescente

interesse per i prodotti industriali, il settore alimentare e le prestazioni di servizi e

vendita di prodotti per il tempo libero. Con riferimento agli anni di anzianità delle

target, il vintage year è pari a 2 anni, due soli investimenti hanno riguardato imprese

decennali, la motivazione è essenzialmente riconducibile all‘esigenza di

finanziamento per lo sviluppo di nuovi prodotti. La disciplina dell’exit appare

variegata, il mercato borsistico come forma di way out interessa solo il 9% dei deal,

preferenza netta viene espressa per gli accordi di co-vendita della partecipazione

nella forma del tag o del drag-along.

117 Lo spin-off è un processo di gemmazione di una nuova iniziativa imprenditoriale da un’organizzazione preesistente.

23%

59%

18%

40%53%

7%

0-20% 21%-50% >50%

Distribuzione % della quota acquisita

2012 2013

7%

87%

6%9%

83%

8%

University spinoff

PrivateEnterprise

CorporateSpin-Off

Distribuzione % deal origination

2012 2013

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Accordo Contenuto Peso

Tag-along Diritto di partecipare alla vendita nel caso in cui gli altri soci decidano di cedere la propria partecipazione.

61%

Drag-along Diritto di obbligare gli altri soci a vendere la propria partecipazione ad un terzo individuato dall’investitore.

54%

Liquidation preference Diritto di ricevere in via prioritaria un importo pari a quanto investito in caso di eventi distributivi quali, distribuzioni di utili, liquidazione o cessione a terzi della target.

40%

Diritto di prima offerta Diritto a favore dei soci gestori di formulare un’offerta di acquisto della partecipazione detenuta dal socio investitore che, nel caso in cui non accetti tale offerta, non potrà cedere a terzi la propria partecipazione, se non ad un prezzo più alto di quello offerto dagli altri soci.

12%

Mandato a vendere Conferimento da parte dei soci di un apposito mandato ad una banca d’affari per la vendita dell’intero capitale.

12%

Quotazione Quotazione di azioni della target su mercati regolamentati. 9%

Recesso “ad nuntum” È concesso all’investitore di recedere dalla target dopo un determinato periodo temporale e indipendentemente dal verificarsi delle ipotesi di legge che danno luogo al diritto di recesso.

7%

Tabella 11: Principali strategie di exit. Tabella a cura dell’autore. Fonte: Rapporto Italia 2013, Venture Capital Monitor (VEM) in collaborazione con AIFI.

Questo fermo immagine deve indurci a ragionare sul ruolo di “acceleratori” che i

professionisti dell’investimento professionale stanno gradualmente acquisendo, si

delinea un progressivo allineamento delle aspettative degli investitori rispetto alle

performance esprimibili dalle imprese italiane che ha prodotto una diversa

modulazione delle politiche d’investimento e disinvestimento rispetto agli operatori

europei, segnale che gli attori del mercato dei capitali di rischio continua a voler

rivestire un ruolo chiave nella riduzione dell’equity gap. Ciò nonostante il mercato

del capitale rimane ancora sensibilmente sottodimensionato, sia rispetto alle

proprie potenzialità, che rispetto ai principali Paesi competitor della zona euro.

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3.4 L’Equity crowdfunding come modello complementare di raccolta di capitale di rischio

Le condizioni strutturali del mercato del capitale di rischio di cui si è discusso nei

precedenti paragrafi, ulteriormente stressate dalle recenti crisi economiche

susseguitesi negli ultimi anni, hanno determinato per lungo tempo l'isolamento

finanziario e il sotto sviluppo sofferente del tessuto economico produttivo italiano.

L'impatto della trasformazione del mercato del capitale è riflessa nel profondo

mutamento intervenuto nella catena dei finanziamenti all'imprenditoria. In primo

luogo a seguito della crisi finanziaria del 2008, si è registrata, su scala mondiale, una

contrazione fatale nelle disponibilità di prestiti bancari alle piccole e medie imprese.

ll protrarsi delle condizioni di sfiducia ed incertezza ha poi interessato anche il

segmento del capitale di rischio, si è assistito gradualmente allo spostamento degli

investitori istituzionali verso fasi di vita delle imprese caratterizzate da minore

volatilità, questa massiccia migrazione ha comportato il crollo della cd. scala dei

finanziamenti. Prima del 2008 la scala dei finanziamenti all'imprenditoria

contemplava l'intervento di numerosi attori in diverse fasi della vita dell'impresa.

Nelle prime fasi di sviluppo della business idea i fondi necessari provenivano in larga

parte dai fondatori, dalle loro famiglie, dai loro amici e da ulteriori due classi, ossia

i folli e i fan (5FS), e, soprattutto nel caso di imprese sociali, potevano essere

alimentati dai fondi governativi e da associazioni altruistiche e filantropiche.

Progredendo verso dalle fasi di verifica della fattibilità e di prototipazione a quelle

di commercializzazione, si rendevano via via disponibili forme di capitale, più o

meno formali, maggiormente appropriate, per competenza e grado di rischio

dell'impresa, quali i Business Angel o Venture Capitalist. Durante tutto il ciclo di vita

dell'impresa, l'imprenditore poteva quindi ancorare lo sviluppo del proprio business

a forme di capitale di rischio gradualmente in grado di supportarne la vision

strategica e la rischiosità. Dopo il 2008 il quadro appare notevolmente differente. Il

finanziamento fornito nelle fasi embrionali della business idea dai soggetti vicini

all'imprenditore si attenuano notevolmente a seguito del crollo dei bilanci familiari.

La mancanza di liquidità sul mercato e la eccessiva rischiosità dell'investimento in

attività imprenditoriali in fase di commercializzazione importa la chiusura, su larga

scala, del finanziamento bancario. Le evidenze maggiormente preoccupanti

riguardano però gli investitori specializzati, mentre i Business Angel mostrano

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ancora reattività e interesse rispetto a progetti altamente innovativi e accordano,

anche se in misura notevolmente ridotta, il proprio supporto, i Venture Capitalist

letteralmente emigrano dalla fase di sviluppo del prototipo e dalle prime fasi di

commercializzazione, alla fase di maturità di lancio del prodotto, integrando

maggiormente il loro portafoglio con imprese già esistenti, piuttosto che di nuova

costituzione e lasciando un intero segmento della scala del finanziamento scoperto.

Figura 26: (a) The funding escalator pre-2008. (b) The funding escalator post-2008119118.

118 Richard Harrison, (2013), Crowdfunding and the revitalisation of the early stage risk capital market catalyst or chimera? Venture Capital 15:4, pages 283-287.

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Questo scenario di profonda mutazione del mercato ha prodotto un divario

crescente, sintetizzato con il termine equity gap, tra le esigenze finanziarie delle

realtà imprenditoriali nascenti e gli investitori istituzionali, che ha portato i primi alla

continua ricerca di forme alternative o complementari di finanziamento e ha

allargato gli orizzonti su nuovi scenari, tra i quali, ruolo crescente viene assumendo

il crowdfunding nella modalità equity. Se fino agli anni 2010 la raccolta fondi dal

basso rappresentava una strategia di funding alternativa e prevalente per

organizzazioni no profit e cause sociali, la diffusione del fenomeno su scala globale

e la sperimentazione di nuove modalità di intermediazione tra folla ed attori, hanno

progressivamente portato alla individuazione di uno strumento che, dinanzi alle

profonde lacune governative e dell'offerta, avesse le capacità di assolvere al delicato

ruolo di propulsore delle attività economiche. L'equity crowdfunding di fatto eleva

il finanziamento della folla a modalità di acquisto di capitale sociale in start-up, si

tratta di un modello che sta vivendo un grande fermento, sia a livello europeo che

internazionale, in particolare, importanza crescente sembra acquisire nel segmento

dell'early stage. La pratica dell'equity crowdfunding si caratterizza, rispetto ad altre

forme di raccolta, per essere uno strumento fortemente disintermediato attraverso

il quale le start-up possono rivolgere un appello alla folla per la raccolta di capitale

sociale, offrendo strumenti partecipativi al capitale di rischio. Elevando il

finanziamento dal basso a segmento d'offerta nel mercato dell'early stage, è chiaro

che ci si imbatte una maggiore complessità organizzativa ed operativa, soprattutto

rispetto alle relazioni intercorrenti tra gli attori. Quest'ultimi, infatti, non si

configurano più come semplici prenditori e sostenitori che liberamente scelgono di

ricorrere al finanziamento della folla, ma si assiste alla qualificazione di soggetti

privati come investitori, seppur non professionali.

Tipologie di investitori/Caratteristiche

Investitori professionali Crowdfunders

Dimensione dell’interlocutore Pochi soggetti esperti Numero elevato di soggetti

Grado di specializzazione Elevato Medio/Basso

Tipologia di apporto Apporto di competenze tecnico-manageriali e di capitali

Apporto esclusivamente finanziario

Ruolo nelle politiche gestionali Attivo e ricercato Non previsto

Approccio Fisico Virtuale

Strutturale contrattuale Complessa e mediata Semplice e predefinita

Tabella 12: Principali differenze tra gli operatori professionali del mercato dei capitali di rischio e i crowdfunders. Schema a cura dell'autore.

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Il ricorso all'equity crowdfunding, in luogo dell'intervento di investitori specializzati, implica,

per la natura stessa dello strumento, che l'imprenditore o il team fondatore rivolgano la

propria proposta di valore ad una folla indistinta di soggetti, piuttosto che a pochi soggetti

esperti. In tal modo viene ad instaurarsi nell'immediato un contatto diretto con un numero

elevato di potenziali investitori, e viene notevolmente a contrarsi tutta la fase conoscitiva

iniziale tra i finanziatori e l'aspirante imprenditore. L'ingresso di un VC o di un BA

nell'azionariato è corredato dall'apporto di specifiche competenze tecnico- manageriali e

relazionali, in grado di incrementare l'expertise del team fondatore tramite un processo

graduale di apprendimento. Tra i principali vantaggi "non finanziari" attribuibili alle figure

degli investitori professionali è possibile citare un significativo contributo alla definizione

di politiche gestionali professionali, sviluppi e prospettive adeguatamente calibrate sulle

possibilità effettive del business, l'attenuazione di eventuali condizionamenti esterni al team

dirigenziale, una maggiore propensione alla pianificazione e alla programmazione nel breve

periodo, una costante attenzione alla rendicontazione finanziaria, una crescita del potere

contrattuale dell'impresa e una sua maggiore legittimazione nel contesto di riferimento

grazie all'intervento di un investitore professionale. L'interesse costante alla crescita sana

del business rappresenta una assoluta prerogativa degli investitori professionali, per la

categoria degli investitori informali lo sviluppo conseguito dall'impresa finanziata

rappresenta un obiettivo primario che soddisfa un bisogno di autorealizzazione

dell'investitore, nel caso dei Venture Capitalist ritmi sostenuti di crescita segnalano ottime

capacità di monetizzazione dell'investimento effettuato. Il ricorso al crowdfunding priva

invece il team fondatore di questo costante processo di apprendimento, la struttura delle

relazioni non contempla l'ingerenza nelle politiche gestionali da parte della folla, il

contributo è prettamente finanziario ed intrinsecamente privo dell'apporto di competenze

specifiche, essendo gli investitori per l'appunto non professionali. Ulteriore fattore di

differenziazione attiene alle modalità e alle tempistiche che contraddistinguono il processo

d'investimento, dalle fasi esplorative sino alla fase di monitoraggio successiva alla eventuale

conclusione del contratto.

Figura 27: Processo d'investimento e generazione di conoscenza. F. GANGI, " Analisi degli Investimenti Aziendali", Egea 2011. Pag.193.

Scouting Deal Monitoring Way out

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La prima fase del processo d'investimento è rappresentata dallo screening delle

opportunità d'investimento, il primo contatto tra investitore potenziale ed

imprenditore avviene normalmente sulla base di un articolato business plan in

grado di sollecitare l'attenzione dell'investitore. Il primo contatto può essere

favorito tramite network relazionali di professionisti, o realizzato tramite reti

informali come nel caso dei BA. Questi, difatti, tendono maggiormente al localismo

territoriale, sfruttano la rete relazionale costruita con il tessuto industriale,

economico e finanziario dell'area geografica di riferimento al fine di identificare

opportunità di investimento. Sulla base della dettagliata informativa ricevuta dal

team fondatore, l'investitore istituzionale darà inizio ad un processo di valutazione

accurato di quelli che potremmo definire i fondamentali dell'opportunità

d'investimento. L'analisi verterà, dunque, sul trinomio

prodotto/mercato/tecnologia, incentrandosi sulla originalità del modello di

business, sul mercato di riferimento, sulle competenze distintive del team e sul ruolo

degli asset intangibili, quali brevetti e capitale umano. Nel caso in cui la trattativa

venga avviata, questa coprirà un arco temporale che può variare dal 3 ai 6 mesi, tale

periodo assicurerà al team fondatore segretezza sulle informazioni acquisite grazie

alla firma di un accordo di riservatezza. L'investitore, dopo l'analisi della

documentazione ricevuta dal team e dopo una serie di incontri finalizzati alla

conoscenza dello stesso, se ritiene di trovarsi dinanzi una buona opportunità

d'investimento, procede alla due diligence, normalmente svolta da advisor

indipendenti. La finalità principale della due diligence è verificare la presenza di

fattori di rischio latenti che potrebbero condizionare il valore dell'investimento, è

difatti condotta rispetto a dimensioni chiave quali il mercato, le assunzioni alla base

del piano economico-finanziario, la dimensione legale ed ambientale, nonché

estesa agli aspetti fiscali. Al termine di questo lungo ed oneroso processo valutativo,

se le risultanze analitiche risultano essere convincenti, l'investitore procederà alla

firma del contratto che definisce in dettaglio i termini e le clausole d'accordo tra la

società e l'investitore. La fase di stipula del contratto è particolarmente delicata,

dopo aver determinato le modalità di ingresso nella compagine societaria, la

trattativa si incentra sulla individuazione dei covenant e meccanismi di

monitoraggio tesi alla protezione dell'investitore dal rischio di default

dell'investimento, terminando con la predeterminazione delle modalità di

disinvestimento e, dunque, di uscita dal capitale dell'investitore. Il processo sin ora

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descritto permette di comprendere le profonde differenze tra gli investitori

professionali e i crowdfunders, rappresentando l'investimento nella fase early stage

considerevolmente rischioso, l'investitore tende alla mitigazione delle asimmetrie

informative grazie all'esperienza e alle competenze di cui dispone. L'investitore non

professionale non svolge questo lungo ed articolato processo decisionale, egli non

dispone di un business plan dal quale evincere originalità e capacità reddituale della

proposta imprenditoriale, d'altronde questa fase valutativa non è nemmeno

prevista. Gli investitori non professionali accederanno alle opportunità di

investimento direttamente on-line, potranno scegliere tra progetti differenti,

leggere l'informativa posta a disposizione dal portale, apprezzare il video di

presentazione e valutare, sulla base delle proprie esperienze professionali o

personali, quelli che maggiormente rispecchiano la loro decisione di investimento.

Infine, mentre nelle attività professionali di apporto di capitale di rischio, la

definizione contrattuale è contraddistinta dal patteggiamento delle condizioni di

intervento nella compagine sociale, nell'equity crowdfunding la struttura

contrattuale è predefinita dalla società richiedente. Si assiste, dunque, ad una forte

destrutturazione del classico processo di investimento, la immediatezza e la

maggiore flessibilità sono, per gli operatori del settore, i principali fattori strutturali

che potrebbero favorire la riduzione del tasso di mortalità e di sottosviluppo del

tessuto economico. Nonostante si tratti di un modello che evolve costantemente, e

tale evoluzione appare proprio seguire la direzione della legittimazione dell'equity

crowdfunding nel mercato del capitale di rischio, allo stadio attuale dell'arte, esso

non rappresenta uno strumento privo di criticità. Si illustra di seguito una possibile

matrice dei punti di forza e debolezza attribuibili al finanziamento dal basso per il

sostegno all'imprenditoria.

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Incentivi e disincentivi / Attori Crowd Investitori Professionali

RISCHIO Disseminato Concentrato

DIVERSIFICAZIONE Ampia Medio/Bassa

GEOGRAFIA DELL’INVESTIEMENTO Delocalizzato Localizzato

MOTIVAZIONI Finanziarie ed

emozionali

Prettamente Finanziarie

COSTI DI ACCESSO Ridotti Elevati

ARCO TEMPORALE Breve Medio/Lungo

RISCHIO DANNO D’IMMAGINE Elevato Ridotto

TUTELA DELLA PROPRIETA’

INTELLETTUALE

Bassa Elevata

COSTI DI GESTIONE Medio/Alti Elevati

POSSIBILITA’ DI ESTRAZIONE DI

BENEFICI PRIVATI

Elevata Bassa

Tabella 13: Punti di forza e debolezza dell'equity crowdfunding. Tabella a cura dell'autore.

Il sostegno finanziario ad iniziative imprenditoriali nella fase early stage è connotato

da un elevato grado di rischio a fronte di un rendimento eventuale e postergato di

almeno tre anni rispetto al momento dell'investimento. La naturale rischiosità delle

imprese nascenti comporta processi di valutazione accurati, che si rendono

necessari in quanto l'investitore istituzionale deve procedere gradualmente alla

maturazione di una decisione di investimento che comporterà l'assunzione di una

significativa quota di rischio associata all'esito della partnership. Nel finanziamento

dal basso il grado di rischio rimane chiaramente elevato, ma viene spalmato su un

numero maggiore di soggetti, ciò riduce notevolmente la componente di avversione

al rischio nel processo decisionale, facilitando l'apporto di risorse. Nella pratica gli

investitori istituzionali vagliano milioni di opzioni di investimento, da una base di

2.000 progetti solo il 18% diventano oggetto d'interesse e meno del 6% sono

oggetto di una valutazione accurata119. Il crescente rigore nel processo di selezione

dei progetti proposti è reso necessario non solo dall'elevato grado di rischio

associato alle fasi embrionali, ma è ulteriormente influenzato dalle caratteristiche

operative degli investitori istituzionali. I Business Angel impiegano capitali propri, il

razionamento in tal caso è frutto di una disponibilità limitata del patrimonio che si

119 XV Convention IBAN, I risultati della Survey 2013 e della ricerca scientifica di Italian Business Angel Network Association.

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rende disponibile per l'investimento. La provenienza personale dei fondi, se per un

verso consente all'investitore di acquisire partecipazioni in attività che mostrano un

rischio mediamente più elevato, per altro verso restringe il campo d'azione

dell'investitore. Una maggiore capacità di diversificazione del portafoglio di

investimenti è solitamente attribuita ai fondi di venture capital che, in qualità di

operatori maggiormente strutturati, esprimono una capacità d'investimento

maggiore. Una maggiore capacità d'investimento non corrisponde però

necessariamente ad una maggiore diversificazione, di norma i fondi istituzionali

optano per una composizione del portafoglio d'investimento che sia coerente con

il proprio mandato e che garantisca, allo stesso tempo, il raggiungimento di

economie di scala tramite una maggiore dimensione dell'investimento finalizzata

all'abbattimento dei costi fissi. Le esigenze di efficienza allocativa espressa dagli

operatori formali produce una diversificazione leggermente più ampia di quella

attribuibile agli investitori informali, tuttavia, data la maggiore dimensione

dell'investimento e la necessità di garantire coerenza con il proprio mandato di

agenzia, appare relativa rispetto a quella esprimibile dalla folla in ragione del taglio

nettamente contenuto dell'investimento. In definitiva, le esigenze operative di realtà

maggiormente strutturate non permettono agli investitori di superare il perimetro

preferenziale predeterminato, lasciando al di fuori dello stesso numerose

opportunità di investimento potenzialmente proficue.

Nelle politiche di investimento degli operatori specializzati, ruolo centrale è assunto

dalla dimensione geografica, i BA operano prevalentemente tramite strutture

informali, dunque, la prossimità geografica, che rende osservabili direttamente i

comportamenti e le azioni del team fondatore, può rappresentare un fattore

discriminante nella scelta tra due o più progetti ad alto valore prospettico. I venture

capital appaiono fortemente concentrati in alcune aree, tipicamente caratterizzate

dal elevati tassi di industrializzazione e capacità innovativa, ciò chiaramente produce

una concentrazione elevata di professionisti dell'investimento in capitale di rischio

in poche aree geografiche. L'equity crowdfunding consente invece l'abbattimento

delle barriere geografiche, il team fondatore potrà rivolgersi a potenziali investitori

ubicati in diverse aree o regioni dello stesso paese. Trattasi di un punto di forza non

trascurabile, la possibilità offerta dal crowdfunding di superare le barriere di un

mercato locale fortemente limitato consente inoltre l'accesso all'offerta ad un

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pubblico maggiore, che potrebbe esprimere condizioni più favorevoli di

finanziamento rispetto a quelle tradizionalmente disponibili. Allargare la propria

offerta ad un più ampio numero di soggetti equivale alla possibilità di intercettare

finanziatori che, per preferenza settoriale o scopi filantropici, esprimono una

maggiore willingness to pay rispetto agli attori presenti sul mercato locale.

Nell'equity crowdfunding, e più in generale in tutti i modelli di raccolta di fondi dal

basso, la sfera sociale e relazionale assume una connotazione particolarmente

accentuata, tale da incrementare il valore aggiunto percepito dall'investitore. Nei

modelli finanziari tradizionali la decisione di impiego di risorse, ossia l'utilità attesa

dall'investitore, è funzione del rendimento medio atteso e della var11abil1'ta` dei

risultati. La funzione di utilità esprime, in relazione al grado di propensione,

avversione o neutralità al rischio, l'ammontare di ricchezza, ossia il premio per il

rischio, che l'individuo sarà disposto ad accettare per rimuovere la condizione di

incertezza. I concetti di rendimento atteso e variabilità sono di derivazione

puramente finanziaria, il rendimento medio atteso esprime il valore che

l'investimento dovrebbe produrre in media, la varianza è uno stimatore di variabilità

dei rendimento. Maggiore è la variabilità dei risultati, maggiore sarà il rischio,

maggiore il rendimento richiesto. Ne consegue che la scelta dell'investitore deriverà

dall'equilibrio ottimale tra il rendimento medio atteso e la variabilità in relazione al

grado di avversione al rischio espresso dalla funzione di utilità. Per lungo tempo la

teoria finanziaria classica ha ipotizzato che gli individui fossero perfettamente

razionali e che agissero utilizzando set informativi e decisionali omogenei. La ricerca

empirica ha tuttavia dimostrato che le decisioni di investimento sono,

sistematicamente, influenzate dal background emotivo, esperienziale e

professionale del singolo investitore. Tali influenze difficilmente possono essere

conciliate con il dogma di razionalità delle scelte d'investimento della finanza

tradizionale, la funzione di utilità dell'individuo non risponde solo al grado di

avversione o propensione al rischio, ma si arricchisce di una serie di componenti

emozionali che, in misura anche predominante, possono determinare la decisione

di impiego. L'equity crowdfunding in tal senso spezza la naturale dicotomia

rischio/rendimento, amplificando l'impatto emozionale connesso all'acquisto della

partecipazione. L'emtional value è la combinazione di diversi fattori, che

trascendendo dal solo acquisto del titolo azionario, contribuiscono notevolmente a

mitigare il rischio percepito e ad agevolare il processo di finanziamento. Il valore

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emozionale associato ad un progetto imprenditoriale può fortemente variare tra

individui eterogenei quali i crowdfunders, ciò nonostante alcuni fattori

comunemente riconosciuti sono la possibilità offerta all'investitore di acquisire

rilievo nella comunità di riferimento per effetto dell'adesione al progetto sociale, la

possibilità di partecipare ad una community di soggetti finanziatori che possano

comunicare tra loro anche condividendo ulteriori esperienze di finanziamento,

infine il divertimento, numerosi crowdfunders hanno affermato di aver trovato

l'esperienza del finanziamento dal basso estremamente piacevole. La forte influenza

che tali fattori dispiegano sulla decisione di investimento inducono a sostenere che

il premio per il rischio espresso dall'investitore non professionale è nettamente

inferiore a quello espresso dagli investitori professionali, l'avversione al rischio è

bilanciata nella funzione di utilità del crowdfunder dalla componente emozionale,

ciò comporta, tra l'altro, che l'imprenditore potrà accedere al mercato dei capitali

sostenendo un costo di acquisto dei capitali inferiore. ll ricorso all'equity

crowdfunding rappresenta, per struttura relazionale e operativa del fenomeno, una

modalità di accesso al mercato dei capitali estremamente immediata e

relativamente poco onerosa. Osservando il processo di investimento degli

investitori professionali si è verificato che le fasi iniziali di screening e valutazione

coprono normalmente un ampio orizzonte temporale, tra i 3 e i 6 mesi di

apprezzamento. Il lancio di una campagna di crowdfunding in modalità equity copre

un arco temporale variabile, normalmente non superiore ai tre mesi tranne nei casi

di proroga, nel caso del finanziamento dal basso, quindi, la quotazione immediata

sul portale, in caso di esito positivo, accelera il processo di nascita dell'impresa. Una

ulteriore opportunità fornita dal crowdfunding è la possibilità di accedere al mercato

dei capitali a costi ridotti, gli investitori non sostengono alcun costo per la decisione

d'investimento, mentre il team proponente, in relazione al regolamento della

piattaforma, e solo in caso di esito positivo della raccolta, dovrà cedere una quota

del budget raccolto a titolo di fee per la copertura del servizio di intermediazione e

gestione della campagna. La maggior parte delle piattaforme attive sul mercato

richiedono una remunerazione per i servizi offerti, ma le modalità possono differire

leggermente. In alcuni casi è richiesto solo il pagamento di una success fee calcolata

in termini percentuali sul budget raccolto, altre piattaforme prevedono quote fisse

per la copertura di costi amministrativi o quote di abbonamento settimanali o

mensili sino al termine della raccolta. Caratteristica connaturata del finanziamento

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tramite il ricorso alla folla è che l'andamento della raccolta fondi è visibile

indistintamente al pubblico. Nel caso in cui la raccolta non giungesse positivamente

al termine, la start-up potrebbe subire un danno d'immagine. Il mancato

raggiungimento del budget obiettivo potrebbe agevolmente indicare che il mercato

di riferimento, potenzialmente composto dagli stessi crowdfunders, non esprima

apprezzamento per la combinazione funzione d'uso/tecnologia o non riconosca

come adeguate le capacità del team proponente. La mancata validazione sociale

dell'iniziativa imprenditoriale può rappresentare un fattore ostativo per la

presentazione della stessa ad investitori professionali, la valutazione dell'impresa

può essere quindi rivista al ribasso dai segmenti successivi di mercato. Nelle fasi

preliminari di valutazione della business idea può essere richiesto all'investitore

istituzionale la sottoscrizione congiunta di un "non-disclosure agreement" ossia di

un accordo di riservatezza che protegge il team dall'eventuale divulgazione di

informazioni sensibili e dallo sfruttamento economico delle stesse, se non a seguito

di ulteriori accordi economici. Viceversa, nell'equity crowdfunding un potenziale

disincentivo è rappresentato proprio dalla necessità di veicolare verso la folla il

maggior numero di informazioni utili alla valutazione dell'opportunità

d'investimento, senza possibilità alcuna di ottenere garanzie circa il non utilizzo

economico delle stesse. L'assunzione che il ricorso al crowdfunding riduca il costo

di acquisto dei capitali di rischio deve essere limitata al solo accesso al mercato dei

capitali, guardando invece alla dimensione relazionale, considerata una ampia e

fortemente frammentata compagine sociale, non è escluso, che possano gravare

sulla start- up costi di gestione elevati, derivanti anche dalla esperienza marginale

dei crowdfunders nel ruolo di investitori. Infine, il ricorso all'equity crowdfunding

consente al team imprenditoriale di mantenere un elevato grado di controllo sulle

politiche aziendali grazie alla netta separazione tra la proprietà e controllo. La

marginale presenza dei crowdfunders potrebbe indurre il team ad estrarre, a

discapito dei finanziatori, benefici personali che potrebbero ridurre il valore

dell'impresa. La estrema esemplificazione dei termini contrattuali e la mancanza di

meccanismi di monitoraggio, produce una conseguenza non trascurabile, ossia la

impossibilità dei finanziatori di limitare comportamenti opportunistici da parte

dell'imprenditore, vedendo quindi svalutato lo sforzo finanziario sostenuto. Gli

investitori professionali, consci di tale eventualità, non consentono o comunque

limitano fortemente, l'adozione di comportamenti difformi da quelli pattuiti, tramite

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una serie di covenant finanziari e non, o round di finanziamento, che inducono

l'imprenditore alla trasparenza operativa e alla chiarezza gestionale.

3.5 Analisi del grado di complementarietà

Se per un verso l'equity crowdfunding tende a superare alcuni limiti intrinsecamente

riconosciuti nel mercato dei capitali fornendo una ulteriore possibilità di

finanziamento, per altro verso è necessario anche comprendere in quale misura esso

è in grado di colmare l'equity gap, ossia è necessario comprendere in quale misura

il finanziamento disintermediato riesce efficacemente a soddisfare i bisogni delle

imprese, riequilibrando nuovamente la domanda e l'offerta di capitali. La risposta a

questo interrogativo può essere derivata analizzando congiuntamente due

dimensioni, una prima dimensione, che potremmo definire comportamentale,

attiene al grado di affinità riscontrabile tra il modus agendi della folla e quello

tipicamente riscontrabile negli operatori professionali. Una seconda prospettiva

d'indagine attiene alla dimensione operativa del fenomeno, necessario è

comprendere se effettivamente il ricorso al finanziamento dal basso sia in grado di

offrire un apporto finanziario congruo con l'avvio di una nuova realtà

imprenditoriale. Prima di approcciare all'analisi della dimensione comportamentale

è necessaria un'assunzione di fondo, la folla, attore composito ed estremamente

variabile, rappresenta un aggregato di persone, che tramite l'intermediazione di una

piattaforma dedicata, accedono alla possibilità di sostenere la nascita di start-up

tramite l'acquisto di titoli partecipativi al capitale sociale. Pur trattandosi di

investitori, appare chiaro il gap esperienziale ed informativo che impedisce

fattivamente la loro contrapposizione agli investitori professionali. Dunque, l'analisi

della dimensione comportamentale verrà condotta, non in considerazione dei punti

di sovrapposizione riscontrabili tra investitori professionali e crowdfunders, ma

verificando in quale misura il finanziamento dal basso mostra analogie con i processi

decisionali degli investitori istituzionali. Il punto focale non è la alternatività dello

strumento di finanziamento, quanto piuttosto il suo grado di complementarietà.

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3.5.1 Dimesione comportamentale

L’apporto di risorse finanziare a titolo di capitale di rischio nelle prime fasi di vita

dell’impresa è caratterizzato da un grado elevato di rischio, data l’impossibilità, per

l’investitore, di osservare performance pregresse. Il soggetto finanziatore è esposto,

in tale fase, ad un alto grado di asimmetria informativa, gli investitori istituzionali

tendono a colmare il gap informativo tramite un lungo ed accurato processo

valutativo che contempla determinanti sia quantitative che qualitative. Il livello di

expertise che contraddistingue gli operatori professionali consente a questi ultimi

di comprendere la effettiva fattibilità di un progetto d’investimento anche

indagando segnali qualitativi, le evidenze empiriche rivelano che nelle fasi di seed e

start-up financing gli investitori professionali prestano notevole attenzione ad

alcuni aspetti personali ed esperienziali in grado di rappresentare asset strategici

per lo sviluppo futuro del progetto. I segnali di qualità maggiormente apprezzati

possono essere raggruppati in tre dimensioni, un primo livello di indagine è relativo

al team imprenditoriale, in tal caso assumono rilievo aspetti come l’età media del

team, il grado di preparazione, il grado di creatività e il background esperienziale.

Un secondo livello di indagine attiene alla dimensione relazionale, l’ampiezza del

network di alleanze strategiche, tecniche e commerciali, cui il progetto può attingere

può ampliare i margini di sopravvivenza del progetto nel lungo termine, soprattutto

in settori giovani e fortemente innovativi. La dotazione di un ampio sistema di

accordi strategici consente una maggiore diversificazione del rischio e una

maggiore legittimazione della new firm nel contesto di riferimento. Infine, il capitale

intellettuale rappresenta un forte incentivo per l’investimento in capitale di rischio,

la capacità del team di dotare l’impresa di asset intangibili e difficilmente imitabili

riduce il rischio associato al fallimento della stessa.

I predittori di successo consentono agli investitori professionali di discernere tra

progetti di buona e cattiva qualità, favorendo una più efficiente allocazione delle

risorse finanziarie. Nel finanziamento tramite il crowdfunding, come ampiamente

illustrato, intervengono una moltitudine di individui che, agendo individualmente,

selezionano e finanziano progetti inerenti la nascita di nuove realtà imprenditoriali.

La decisione di procedere all’investimento è singolare e non collettiva, non è

possibile identificare alcun meccanismo di collezione delle preferenze. Si tratta,

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dunque, di comprendere se gli individui che compongono la folla percepiscono e

rispondono ai segnali di qualità in modo analogo agli investitori professionali,

favorendo una selezione efficace dei progetti meritevoli di finanziamento.

L’analisi condotta da Mollick120 su un campione di 3,200121 progetti lanciati su

Kickstarter nel 2012 ha evidenziato come, effettivamente, la folla adotti indicatori e

segnali di qualità per identificare progetti di successo in maniera del tutto analoga

agli investitori professionali.

In particolare:

• Gli imprenditori che dimostrano di aver ottenuto successi imprenditoriali

pregressi hanno maggiori probabilità di ottenere i fondi richiesti.

• Gli imprenditori che dimostrano di avere un endorsement da terzi soggetti

hanno maggiori possibilità di raggiungere con successo l’obiettivo di

raccolta.

• Gli imprenditori che dimostrano competenza e preparazione hanno maggiori

probabilità di essere finanziati.

Analogamente a quanto accade nel caso degli investitori professionali, anche nel

caso del crowdfunding la folla attribuisce rilevanza alle esperienze pregresse del

team. L’analisi condotta da Mollick evidenzia che i progetti che sottendono

esperienze pregresse di successo o che riportano tra i membri del team

professionisti accreditati hanno maggiori possibilità di ottenere con successo i

capitali richiesti. La credibilità e le esperienze pregresse risultano essere, quindi,

fattori predittivi di risultati futuri positivi anche nel finanziamento dal basso.

120 Mollick, Ethan R., Swept Away by the Crowd? Crowdfunding, Venture Capital, and the Selection of Entrepreneurs (March 25, 2013). 121 Kickstarter non è una piattaforma equity-based, tuttavia, l’autore seleziona progetti con un budget obiettivo non inferiore ai 5.000$, principalmente nelle categorie high tech e rappresentanti meno del 10% dei progetti lanciati sulla piattaforma. Il campione selezionato dall’autore rispecchia una popolazione potenziale di imprenditori che intendono accedere al crowdfunding per il finanziamento della propria business idea.

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Il secondo aspetto qualitativo attiene invece alla fiducia accordata al progetto da

terzi non finanziatori, al fine del raffronto tra folla e investitori professionali è però

necessario operare una distinzione logico-operativa per comprendere la portata di

questo segnale. Nelle attività di investimento istituzionale, gli investitori

professionali guardano al network relazionale in chiave strategica, alle alleanze

verticali e orizzontali che permettono la condivisione di know-how, la individuazione

di canali di sbocco industriale e commerciale e l’accesso a risorse complementari

per la crescita del business. Nel caso del finanziamento dal basso, tranne nel caso in

cui alla raccolta dal basso venga ad affiancarsi un processo di co-creazione e

condivisone di aspetti tecnici e commerciali, le caratteristiche del network non

permettono di indentificare una relazione univoca con specifici soggetti, venendo a

mancare la reciprocità dell’endorsement che deriva dal fare parte di un certo

network. Nel crowdfunding possiamo definire l’endorsement come un

collegamento esplicito da parte di organizzazioni o di soggetti (cosiddetti

influencer) non ascrivibili al team proponente o alla piattaforma, ma ritenuti degni

di fiducia dalla community di finanziatori. La partecipazione di tali soggetti al

finanziamento rappresenta un segnale di fiducia che la folla assume come indicatore

delle effettive possibilità e capacità del progetto, è quindi verificato che la

validazione della business idea da parte di terzi soggetti contribuisce a mitigare il

gap informativo eventualmente percepito dall’investitore.

Il terzo criterio qualitativo attiene al grado di preparazione del team proponente e

alle effettive capacità di portare a termine con successo il compimento della

business idea. I fondi venture capital e i business angel pongono notevole

attenzione al grado di preparazione del team, in particolare l’analisi, condotta anche

grazie al face to face con il team, verte sulla adeguatezza delle competenze espresse

dal team rispetto alla business idea. Il grado di preparazione è spesso dedotto dal

grado di accuratezza e dettaglio di documenti quali il business plan, il pitch e la

documentazione prodotta a sostegno della richiesta di finanziamento. Nelle

campagne di equity crowdfunding il peso di tali informazioni potrebbe essere

differente, sia in considerazione delle informazioni che si rendono disponibili

tramite la piattaforma, sia in considerazione della componente emozionale che

riveste nel finanziamento dal basso un peso non trascurabile. I potenziali azionisti

accedono alla campagna di crowdfunding tramite il portale, dunque, essi

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prenderanno visione del video di presentazione e della relativa documentazione

uplodata dal team. Mollick verifica che al crescere del grado di preparazione

espresso dal team vi è una maggiore propensione della folla ad accordare fiducia al

progetto tramite la sottoscrizione delle quote, tale risultato concorda con l’analisi

dei fattori critici di successo condotta dallo stesso, ove si riscontra che le possibilità

di successo si incrementano del 23% per i progetti altamente dettagliati e privi di

errori ortografici.

Il peso assegnato dalla folla a tale indicatore varia inevitabilmente da soggetto a

soggetto, ciò nonostante si riscontra la capacità della folla di selezionare

attentamente i proponenti in relazione al grado di preparazione espresso, anche in

relazione alle competenze necessarie allo sviluppo della business idea. Gli elementi

utilizzati dalla folla per attribuire un grado di preparazione al team proponente sono

la produzione di un prototipo e la presenza di un video di presentazione chiaro e di

immediata comprensione anche per i meno esperti. E’ possibile definire una scala di

valutazione, il grado di preparazione è difficilmente estraibile per i progetti che

mostrano solo descrizioni, cresce nel caso del pitch di presentazione e si attesta a

livelli alti quando alla campagna è affiancata la presentazione di un prototipo del

prodotto/servizio alla base della business idea. Lo sviluppo di un prototipo è un

indicatore di qualità anche nel caso dei venture capital, sebbene la sua importanza

valutativa dipenda strettamente dalla fase del ciclo di vita in cui l’impresa si trova.

Le evidenze empiriche dimostrano, quindi, che per un verso alcuni indicatori

utilizzati dagli investitori professionali per mitigare l’asimmetria informativa ed il

rischio di investimento, hanno realmente un valore predittivo anche per gli

investitori non professionali. Una maggiore sofisticazione della folla nel modello

equity è confermata anche dal processo di screening e di valutazione post

campagna adottato dalla folla. In media gli investitori non professionali impiegano

più di 24 ore per la valutazione del progetto prima di formulare la propria proposta

di investimento, nelle forme tradizionali di crowdfunding la media decisionale è pari

a 10 minuti prima di procedere alla donazione. Ulteriore dimensione concordante

con l’attività di investimento professionale è il pieno coinvolgimento nel progetto

d’impresa che porta l’investitore all’attuazione di meccanismi di monitoraggio,

nell’equity crowdfunding la quasi totalità della folla è propensa al monitoraggio del

progetto, esprimendo la necessità di essere costantemente informata circa

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l’attuazione e gli sviluppi della business idea, rispetto al crowdfunding tradizionale,

ove solo una percentuale relativa di soggetti appare interessata agli sviluppi post

campagna. Inoltre, l’analisi condotta da Mollick ha contribuito ad evidenziare che

alcuni bias cognitivi riscontrabili comunemente nel processo di valutazione degli

investitori professionali, non intervengono nell’equity crowdfunding.

La prima tipologia di bias attiene alla localizzazione, gli investitori professionali sono

altamente concentrati in poche aree territoriali, tendendo a coniugare il ritorno

atteso dell’investimento con l’esigenza di periodiche interazioni personali con

l’imprenditore per il monitoraggio dell’affare. Il processo decisionale può dunque

essere influenzato dalla prossimità geografica dell’investimento e riducendo così le

possibilità di accesso al capitale di rischio per le imprese che non si trovano in

prossimità di tali aree. Mollick stima che la distanza media fra investitore e

finanziatore approssima i 100km in media, mentre nel caso del finanziamento dal

basso il coefficiente di Gini indica una minore concentrazione geografica degli

investimenti. Dunque, il ricorso al crowdfunding può contribuire ad attenuare

l’elevata concentrazione degli operatori professionali, aprendo nuovi scenari di

finanziamento anche per le imprese che si trovano in aree caratterizzate da minore

innovatività e industrializzazione.

Il secondo bias attiene invece al genere del proponente, sebbene negli USA il 40%

degli imprenditori diano donne, la maggior parte degli investimenti effettuati da

venture capital americani tra il 2011 ed il 2013 ha riguardato, quasi esclusivamente,

imprese guidate da manager di sesso maschile. Solo il 15% delle aziende oggetto

di studio del Babson College122, annovera un dirigente di genere femminile e, tra

queste, solo 183 aziende sono guidate da donne nel ruolo di CEO. L’analisi condotta

dal Center for Venture Research123 rileva invece una tendenza opposta nel segmento

dell’Angel investing, nel 2011 la componente femminile rappresentava il 14% del

totale degli investimenti, quota salita al 19,4% nel 2013, a conferma di una trend

costante di crescita.

122 http://www.italianangels.net/2014/10/24/business-angel-e-venture-capital-negli-u-s-a-gender-gap-a-confronto/ 123 https://paulcollege.unh.edu/cvr - University of New Hampshire.

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Secondo Credit Suisse, le aziende guidate da donne registrano maggiori profitti in

termini patrimoniali e una crescita maggiore nei ricavi netti, quindi, è plausibile

attribuire questo “gender gap” alla maggiore predisposizione degli investitori a

finanziare imprenditori dello stesso poiché condividono con questi ultimi network e

preferenze.

Al fine di verificare se tale gap si riscontra anche nel crowdfunding, Mollick analizza

la composizione per genere del campione oggetto di indagine, 142 progetti erano

composti da sole donne, 199 da gruppi misti e 1560 da team maschili. Il numero di

founder donne è pari al 16,2% dei progetti pubblicati, guardando invece ai soli

progetti finanziati, la percentuale sale al 21,1%. Confrontando tali dati con i trend

internazionali, nel crowdfunding si evince una minore concentrazione per genere

rispetto agli investitori professionali. L’ipotesi di una minore concentrazione per

genere è confermata anche dall’inchiesta condotta dalla piattaforma statunitense di

equity crowdfunding CircleUp124. Il co-fondatore della piattaforma Rory Eakin

sottolinea che dall’analisi delle campagne lanciate sul portale si evince che la

raccolta di capitali attuata da team a prevalenza di genere femminile è in media

nove volte più efficace rispetto alla richiesta di capitali al circuito bancario, e ben

cinque volte più efficace rispetto al ricorso ai finanziatori istituzionali. CircleUp

riporta che le donne attualmente rappresentano il 32% dei richiedenti, e che sono

in grado di generare un tasso di successo, rispetto al genere maschile, superiore

nella misura del 26%.

Alla luce delle evidenze discusse riguardo la dimensione comportamentale è

possibile, dunque, concludere che i crowdfunders, al pari degli investitori

istituzionali, dinanzi alla valutazione individuale di progetti di investimento sono in

grado di discernere tra i progetti, scegliendo quelli meritevoli grazie alla codifica e

alla percezione di indicatori e segnali di qualità. D’altra parte essi, rispetto agli

investitori istituzionali, nella valutazione dell’investimento appaiono influenzati in

misura marginale dalla localizzazione geografica dello stesso e dalla composizione

del team proponente.

124 http://www.crowdfundingbuzz.it/imprenditrici-vs-imprenditori-con-lequity-crowdfunding-sono-le-donne-ad-avere-piu-successo/

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3.5.2 Dimesione operativa

Le imprese di nuova costituzione, soprattutto ove classificabili come innovative,

necessitano di ingenti capitali necessari a sostenere le fasi di avvio del business,

dalla fase di sperimentazione a quella, eventuale, di commercializzazione. Al fine di

comprendere le effettive capacità dell’equity crowdfunding di colmare la domanda

insoddisfatta di capitale nel mercato dell’early stage, una seconda traiettoria di

indagine attiene necessariamente alla dimensione del finanziamento ottenuto

tramite le piattaforme di crowdfunding. Si tratta, dunque, di comprendere se la

quantità di risorse ottenute tramite questa giovane forma di finanziamento possa

soddisfare la domanda di capitali attualmente non servita dal segmento dei venture

capital a causa dell’elevata rischiosità dell’investimento, e spesso non intercettata

dalle capacità finanziarie dei business angel.

Il modello equity, in considerazione delle molteplici criticità che sottende in termini

di protezione degli investitori non professionali e del potenziale propulsivo che può

esprimere per il sostegno al sistema economico, è stato oggetto di normative

differenti nei vari paesi in cui si è assistito ad una forte evoluzione del fenomeno del

finanziamento dal basso a sostegno dell’imprenditoria.

Gli scenari prospettati da questa nuova forma di finanziamento, il macroambiente

di riferimento, le specificità delle popolazioni d’imprese e la regolamentazione del

fenomeno societario dei singoli stati, hanno prodotto regolamentazioni difformi del

modello equity sia a livello europeo che internazionale. Trattandosi di un fenomeno

oggetto solo di recente di una regolamentazione ad hoc, gli effetti di tali normative

non appaiono ancora chiaramente delineabili, la scarsità di dati e le

regolamentazioni difformi non consentono un utile raffronto tra i livelli di raccolta

registrati a livello internazionale.

L’Italia è stato il primo paese ad emanare nel 2013 un regolamento attuativo125 sul

sistema di finanziamento dell’equity crowdfunding, l’analisi della dimensione

quantitativa verrà quindi condotta confrontando il mercato dell’early stage con i

livelli di raccolta dell’equity crowdfunding nel mercato nazionale.

125 Regolamento in materia di "Raccolta di capitali di rischio da parte distart-up innovative tramite portali on-line" – 2013, CONSOB. http://www.consob.it/main/documenti/bollettino2013/d18592.htm

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La survey congiunta tra l’Associazione IBAN e il Venture Capital Monitor126 che ha

come obiettivo delineare uno scenario complessivo del mercato dell’early stage in

Italia, registra nel Rapporto 2013 un ammontare degli investimenti complessivi che

si attesta a circa 80 milioni di Euro. Il taglio medio dell’ammontare investito si

contrae da 1 milione di euro nel 2011, a circa 800.000 euro nel 2012 per il segmento

dei venture capital, mente nell’angel financing il taglio medio dell’investimento è di

360.000 euro per impresa target. Guardando invece all’acquired stake si denota per

i fondi un trend decrescente, i venture capital scendono ad un valore medio del 30%,

i business angel, nonostante l’incremento di risorse investite in media, esprimono

un valore medio della quota di controllo pari nella maggior parte dei casi ad un

quinto del capitale sociale. La natura dei deal divide il mercato sostanzialmente in

due tipologie di operazioni, gli interventi di seed capital sono pari al 67% delle

trattative concluse, l’investimento in start-up rappresenta il 33% delle operazioni

totali. La Lombardia si conferma l’area più virtuosa per l’early stage, le target sono

prevalentemente localizzate nella provincia di Miliano ed operano in settori

strettamente connessi con l’ITC. La forma giuridica prevalente delle target è la

Società a Responsabilità Limitata (77% dei casi), mentre l’impiego della Società per

Azioni rimane residuale (10%), soprattutto per gli investimenti dei business angels

(2%). Inoltre, interessante è segnalare che una significativa percentuali di casi (20%),

gli investimenti hanno avuto ad oggetto società rientranti nel novero delle start-up

innovative, introdotte dalla L. 221/2012. I Business Angel hanno effettuato 11

investimenti in start-up innovative, mentre i fondi di VC 10 investimenti.

126 http://www.privateequitymonitor.it/rapporti_vem.php - Rapporto 2013, Early Stage in Italia.

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Figura 28: Il mercato dell’Early Stage in Italia. Grafico a cura dell’autore. Fonte: Rapporto 2013. Early Stage in Italia. VEM.

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Il numero di piattaforme attiva in Italia nel segmento equity e regolarmente iscritte

alla sezione ordinaria127 del registro dei gestori dei portali sono 14, di cui sole 5

attive128. Nella sezione speciale, ove sono annotate le banche e le imprese di

investimento autorizzate alla prestazione di servizi di investimento, è presente ad

oggi un unico gestore di diritto.

Piattaforma Attiva Numero progetti

lanciati

N° progetti conclusi

con successo

Anno di iscrizione

Assiteca Crowd SI 3 2 2014

BALDI & PARTNERS

SRL

NO - - 2015

Crowdfund Me NO 2 1 2014

ECOMILL SRL NO - - 2014

EQUINVEST SRL NO - - 2015

FUNDERA SRL NO - - 2014

MUUM LAB S.R.L. NO - - 2014

NEXT EQUITY

CROWDFUNDING

MARCHE SRL

SI 2 1 2014

SIAMOSOCI S.R.L. NO - - 2014

SMARTHUB SRL SI 1 0 2014

STARS UP SRL SI 8 2 2013

STARTZAI SRL NO - - 2015

THE ING PROJECT

S.R.L.

NO - - 2014

WEARESTARTING

SRL

NO - - 2014

UNICA SIM* SI 3 1 2014

Tabella 14: Piattaforme autorizzate Equity Crowdfunding in Italia. Tabella a cura dell'autore. Fonte: Consob. *Unicasim è l’unico gestore di diritto registrato nella sezione speciale del registro.

Dal 2013, anno di entrata in vigore del Regolamento Consob, ad oggi sono stati

lanciati 24 progetti, dei quali 15 giunti al termine e 9 in corso di svolgimento. Nel

complesso il divario tra i progetti che hanno terminato con successo il round di

finanziamento ed i progetti che non hanno raggiunto il budget prefissato è di 12,5

punti, la percentuale di progetti di successo sfiora il 43,75% del totale, mentre i

progetti non di successo rappresentano il 56,25% del totale delle campagne giunte

al termine.

127http://www.consob.it/main/documenti/intermediari/portali/gestori_portali.xml?xsl=gest_ord.xsl&amp%3bsymblink=/main/intermediari/cf_gestori/link_sezione_ordinaria.html 128 Per piattaforme attive si intende una piattaforma che ha accolto, non necessariamente con successo, almeno il lancio di una start up.

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Platform Start up Target Committed

Capital % of target Year

SUCCESSFUL

Unicaseed DIAMAN Tech € 147.000 € 157.780 110% 2014

Assiteca Crowd Paulownia € 520.000 € 520.000 100% 2014

StarsUp Cantiere Savona € 380.000 € 380.000 100% 2014

StarsUp Nova Somor € 250.000 € 250.000 100% 2014

Assiteca Crowd Shin Software € 400.000 € 408.000 102% 2015

Crowdfund Me TocToc Box129 € 80.000 € 82.000 103% 2015

Next Equity Bioerg € 452.576 € 452.576 100% 2015

FAILED

Assiteca Crowd CrowdBook € 99.200 € 124 0,1% 2014

Unicaseed Fannabee € 150.000 € 600 0,4% 2014

StarsUp Face4Job € 250.000 € 10.733 4,3% 2014

StarsUp Pharma GO € 300.000 € 36.895 12,3% 2014

StarsUp Hyro S.r.l. € 200.000 € 13.998 7% 2014

StarsUp Cartina € 650.000 € 53.092 8% 2015

Unicaseed InPoste.it € 500.000 € 22.000 4,4% 2015

SmartHub Liberos € 200.000 € 45.900 23% 2015

Unicaseed Kjaro € 130.200 € 13.720 10,5% 2015

Tabella 15: I 15 progetti Equity Crowdfunding lanciati tra il 2014 ed Giugno 2015. Tabella a cura dell’autore.

Guardando alla totalità delle campagne lanciate sino ad oggi, la domanda di

capitale di rischio ammonta a 8.174.976 milioni di Euro, il capitale di rischio raccolto

dall’avvio della legge ad oggi è pari a 2.229.576 milioni, ovvero il 28% della

domanda totale.

Analizzando la domanda totale di capitale di rischio, l’importo medio richiesto è di

340.000 euro, nel 67% dei casi la quota di equity offerta non supera il 50% del

capitale sociale, in media viene offerto il 36,7% dell’intero capitale sociale. La

segmentazione settoriale evidenzia una composizione eterogenea rispetto ai trend

degli investitori professionali, la domanda di capitale di rischio è prevalente per il

settore dell’ITC (38% dei progetti), seguono il settore Healt Care comprendente

start-up operanti nel segmento farmaceutico e biotecnologico (21%), il settore

industriale (17%) e le energie rinnovabili che pareggiano il settore manifatturiero

129 TocToc Box è ancora in corso di svolgimento, ma ha già superato il budget obiettivo di 80.000 euro, raccolgiendo 82.000 euro. Considerato l’elevato tasso di successo, il budget obiettivo è stato aumentato a 120.000 euro.

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(8%). La capacità del crowdfunding di ridurre le barriere della prossimità spaziale

dell’investimento è confermata anche nel mercato nazionale da una minore

concentrazione geografica delle start up richiedenti, ciò amplifica le possibilità di

finanziamento per le start-up operanti in aree geografiche povere di investitori

professionali. Infine, rispetto all’origine della start up, nel 2015 la percentuale di

university spin-off sale al 17%, dato che segnala la crescente ricerca e

sperimentazione di nuove forme di finanziamento soprattutto per le imprese ad alto

valore innovativo e tecnologico.

Start-up Sector Region Committed Capital % of Equity

DIAMAN Tech Financial Veneto € 147.000 20%

Paulownia Industrial Lazio € 520.000 97%

Cantiere Savona Energy Sardegna € 380.000 20%

Nova Somor Energy Emilia Romagna € 250.000 100%

Shin Software Telecommunications Piemonte € 400.000 68%

TocToc Box Industrial Lombardia € 80.000 39%

Bioerg Healt Care Marche € 452.576 40%

CrowdBook Telecommunications Toscana € 99.200 n.d.

Fannabee Telecommunications Lombardia € 150.000 21%

Face4Job Telecommunications Umbria € 250.000 74%

Pharma GO Healt Care Molise € 300.000 93%

Hyro S.r.l. Telecommunications Lombardia € 200.000 95%

Cartina Materials Toscana € 650.000 20%

InPoste.it Telecommunications Lazio € 500.000 5%

Liberos Utilities Sardegna € 200.000 20%

Kjaro Materials Lombardia € 130.200 16%

Messi B Telecommunications Lazio € 300.000 10%

Abile Industrial Abbruzzo € 700.000 49,37%

Cinny Telecommunications Toscana € 300.000 1%

Solo Sale s.r.l. Healt Care Toscana € 138.000 10%

Nanosilcal s.r.l. Healt Care Calabria € 120.000 30%

Io sono Srl Healt Care Toscana € 448.000 16%

Inoxsail srl Industrial Lombardia € 710.000 26,2%

Kyunsis Telecommunications Molise € 750.000 20%

Tabella 16: Totale dei progetti di Equity Crowdfunding lanciati tra il 2014 ed Giugno 2015. Tabella a cura dell’autore. * Classificazione dei settori secondo i GICS - Global Industry Classification Standard.

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Figura 29: Il mercato dell’Equity Crowdfunding in Italia. Grafico a cura dell’autore.

Considerato il campione di sette progetti finanziati tra il 2014 ed Giugno 2015, la

domanda di capitale di rischio è stata ampiamente soddisfatta, con una percentuale

di overfounded pari al 2%. La crescente diffusione del fenomeno dell’equity

crowdfunding è registrata nella media di investitori non professionali, o retail, che

hanno preso parte alle operazioni di finanziamento, il numero medio di investitori

non professionali è pari a 26 con un volume mediano di contribuzione di 290.000

euro, pari all’ 89% del capitale raccolto. Gli investitori professionali contribuiscono

al restante 11% del capitale raccolto, con una presenza media dell’1,5%. La quota di

capitale sociale offerta è mediamente pari al 55% dell’intero capitale della start-up,

con una soglia di investimento minimo medio di euro 1.200 e una media di

finanziamento per investitore pari a 18.000 euro.

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Dall’analisi ed il monitoraggio delle principal caratteristiche degli investimenti in

equity crowdfunding è possibile tracciare un profilo medio dell’investimento, che

sovrapposto al profilo medio dell’investimento in capitale di rischio di BA e VC ci

permetterà di comprendere realmente quale sia il grado di complementarietà

operativa intercorrente tra le due forme di finanziamento considerate.

Profilo Medio

dell’Investimento

VC

BA Crowdfunding

Ammontare investito (€) 800.000 360.000 290.000*

Quota acquisita (%) 30% 21% 55%

Tipologia di investimento Start up Seed Seed

Regione Lombardia Lombardia Toscana, Lombardia

Provincia Milano Milano Firenze, Milano

Settore ITC ITC ITC

Forma giuridica Srl Srl Srl

Start up innovative 20% 19% 100%

Dipendenti 7 3 Tra 1 e 3

Tabella 17: Profilo medio dell’investimento: crowdfunding e investitori professionali. Schema di confronto. * Per l’equity crowdfunding l’ammontare investito è depurato dalla quota relativa agli investitori professionali.

Sebbene l’indagine condotta non possa vantare risultati conclusivi ed esaustivi per

la conformazione ancora in atto del fenomeno stesso, il confronto con gli operatori

tradizionali del mercato del capitale di rischio conferma che i portali di

crowdfunding stanno contribuendo fattivamente alla realizzazione di nuovi

marketplace online, trasferendo gli schemi classici di investimento, da sempre

svoltisi offline, in un environment diverso e fortemente dinamico, in grado di

rivoluzionare il mercato dell’early stage. L’analisi dell’ammontare investito evidenzia

che, nonostante un potere contrattuale fortemente sbilanciato verso la start up

richiedente, la raccolta di finanziamenti dalla folla raggiunge volumi non molto

distanti dal finanziamento medio degli investitori informali. Nonostante l’attuale

normativa in materia di equity crowdfunding preveda che l’obiettivo di raccolta

possa definirsi raggiunto solo ove il 5% almeno del capitale sia stato sottoscritto da

un investitore professionale, allo stadio attuale tale previsione legislativa non ha

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condizionato l’esito dei progetti giunti con successo alla raccolta di capitali.

Interessante è il confronto della quota di equity oggetto di deal, laddove gli

investitori professionali raggiungono un acquired stake non superiore al 30%

dell’intero capitale sociale, nel crowdfunding la quota offerta in media è pari al 55%,

controvertendo il trend storico di forte reticenza all’ampliamento della compagine

sociale. La capacità del crowdfunding di abbattere le barriere culturali è in larga

parte da attribuire allo schema di finanziamento posto alla base del modello equity,

la start-up che intende acquisire capitale tramite il crowdfunding acquisisce

consapevolezza immediata circa la necessità di offrire quote di capitale sociale ad

una ampia platea di soggetti. D’altronde, la stretta creditizia e l’allontanamento

degli investitori professionali dal segmento seed hanno generato per lungo tempo

minacce ed ostacoli tali da poter portare all’abbandono del progetto d’impresa,

dunque, il ricorso al crowdfunding con un atteggiamento di ripiego ha

probabilmente contribuito alla tanto attesa rivoluzione culturale del tessuto

imprenditoriale nelle politiche di governance. Le dimensioni territoriali e settoriali

sono completamente sovrapponibili per le tre tipologie di finanziamento

considerate, con una leggera ma degna di nota propensione dell’equity

crowdfunding ad una minore concentrazione geografica. La forma giuridica

prevalente anche nel caso del finanziamento dal basso è la società a responsabilità

limitata, ma, a differenza degli operatori tradizionali, le start up che possono

accedere al finanziamento dal basso devono necessariamente qualificarsi come

start-up innovative. La previsione legislativa, se per un verso allo stadio attuale limita

l’accesso al finanziamento dalla folla ad una elevata percentuale di imprese esistenti,

per un altro verso aumenta le probabilità di finanziamento delle imprese a

vocazione tecnologica, normalmente contraddistinte da elevati tassi di rischio che

riflettono la naturale incertezza dei processi di sperimentazione, fattori determinanti

della selezione avversa cui questa tipologia di imprese sono maggiormente

assoggettate. Inoltre, la previsione di una quota minima di investimento per

operatori specializzati può elevare la soglia di efficienza nell’allocazione di risorse,

aprendo nuovi canali comunicativi tra la domanda e l’offerta di capitale. La crescente

propensione degli university spin-off al finanziamento dal basso rappresenta,

ancora prima del suo completo rivelarsi, una valida possibilità per colmare

l’inversione di preferenze dei BA e VC nel mercato dell’early stage rispetto a tali

tipologie di imprese. Nonostante siano ancora numerose le zone d’ombra e le

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prospettive di indagine offerte dal fenomeno oggetto d’indagine, il progressivo

grado di complementarietà sviluppato dal finanziamento dal basso nel mercato del

capitale di rischio ha portato alla sua legittimazione tra le fonti di finanziamento

disponibili per l’imprenditoria.

Figura 30: Il crowdfunding nelle forme di finanziamento all’imprenditoria. Grafico a cura dell’autore.

La costruzione di un sistema integrato di fonti di finanziamento permette

l’arricchimento di tutti gli attori coinvolti. La prima evidente sinergia di questa

maggiore integrazione di strumenti di finanziamento è rappresentata dall’effetto

leva: poiché le risorse che si rendono disponibili per il finanziamento dal basso

potrebbero non essere sufficienti a soddisfare la richiesta di capitali avanzata dalle

nuove aziende, soprattutto in un’ottica di maggiore sviluppo del fenomeno,

l’integrazione del risparmio della folla con le capacità di finanziamento degli

investitori professionali gioverebbe alla creazione un sistema integrato di fonti di

finanziamento in grado di supportare un numero più elevato di start up. Inoltre, il

lancio di una campagna di crowdfunding rappresenta per le start-up una vetrina

dedicata, i portali consentono di ampliare l’orizzonte delle opportunità disponibili

sul mercato, portando a conoscenza degli investitori realtà altrimenti non

raggiungibili. Gli investitori professionali potrebbero contribuire ad indirizzare le

scelte di investimento della folla, accompagnando le start-up maggiormente

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predisposte e valenti verso una composizione più snella della struttura finanziaria

grazie al concorso di diverse fonti di finanziamento. In definitiva, non è plausibile

l’ipotesi di alternatività, i portali per dimensione operativa, normativa e modalità di

finanziamento non possono sostituirsi agli investitori specializzati. La capacità

dell’equity crowdfunding di intercettare il profilo medio delle imprese target nel

mercato dell’early stage rappresenta una preziosa opportunità di procedere

gradualmente verso una maggiore integrazione degli strumenti di finanziamento a

disposizione delle imprese.

3.6 Il modello reward nel ciclo di vita dell’impresa

Il crowdfunding nei modelli di finanziamento di progetti imprenditoriali non

esaurisce la sua forza attrattiva nel modello equity, nonostante il processo di

raccolta di capitale di rischio tramite la folla abbia triplicato i volumi di raccolti nel

2014, il reward crowdfunding permane il modello più noto e popolare al mondo. La

forte diffusione della modalità reward è frutto essenzialmente della sua elevata

versatilità, il lancio di una campagna in modalità reward consente al proponente di

raggiungere simultaneamente diversi obiettivi, dalla raccolta di fondi per lo sviluppo

di una idea progettuale, alla validazione commerciale del prodotto/servizio offerto.

Il modello reward, a differenza del modello equity, non trova collocazione

esclusivamente nei modelli di finanziamento all’imprenditoria, tuttavia, laddove la

campagna sia finalizzata ad attrarre l’interesse delle folle per il lancio di un

prodotto/servizio che soddisfi bisogni nascenti o latenti tramite la individuazione o

la creazione di bacini di utenza, il crowdfunding configura un nuovo modello di

sostegno per lo sviluppo o il rafforzamento di progetti imprenditoriali. Il riferimento

è in tal caso al meccanismo di pre-vendita che il proponente/imprenditore può

affiancare alla raccolta fondi, nel modello reward è infatti possibile rivolgersi alle

folle per ottenere i fondi necessari al lancio di un nuovo prodotto/servizio offrendo

come premio il prodotto stesso ad un prezzo inferiore rispetto al prezzo futuro di

vendita. Il meccanismo di pre-ordinazione offre, dunque, una concreta possibilità di

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abbattere gran parte del rischio di mercato legato al lancio di nuovi prodotti,

contraendo la fase di introduzione nel ciclo di vita del prodotto e riducendo

significativamente il tasso di mortalità dello stesso grazie alla preventiva convalida

della folla circa la capacità del prodotto di approcciare al mercato reale. Il lancio di

una campagna di crowdfunding nella forma della pre-ordinazione consente, quindi,

di unificare fasi idealmente distinte, l’approvviggionamento di risorse finanziarie e

le strategie di marketing, testando preventivamente, tramite il supporto finanziario

della folla, la fattibilità e la commerciabilità di un’idea.

Il crowdfunding per il finanziamento all’imprenditoria può, quindi, essere suddiviso

in due modelli principali:

• PRE- ORDERING: Gli imprenditori invitano potenziali consumatori ad

ordinare in anticipo il prodotto al fine di ottenere i capitali necessari al lancio

dello stesso.

• PROFIT SHARING: Gli imprenditori sollecitano gli individui al finanziamento

di una iniziativa imprenditoriale in cambio di quote future di profitti garantite

dall’acquisto di titoli rappresentativi del capitale sociale.

Trattasi ovviamente di strumenti di finanziamento che sottendono specificità e

caratteristiche differenti, tuttavia lecito è interrogarsi in quale misura ogni modello

possa contribuire al lancio o allo sviluppo di iniziative imprenditoriali. Le modalità

di finanziamento oggetto di indagine sottendono entrambe un arricchimento della

funzione di utilità dei crowdfunders rispetto ai consumatori tradizionali,

arricchimento derivante dalla dimensione partecipativa che incrementa i benefici

percepiti dal finanziatore. La natura di tali benefici varia a sua volta in considerazione

del modello adottato, nello schema del pre-ordine l’utilità del finanziatore si

incrementa per effetto dell’esperienza di consumo associata al finanziamento, nel

modello profit sharing l’esperienza di investimento incrementa la propensione del

crowdfunder, normalmente estraneo alle logiche finanziarie di investimento, a

contribuire alla nascita di una nuova realtà imprenditoriale. Se entrambe le forme di

finanziamento assicurano una maggiore soddisfazione del crowdfunder per effetto

di un diretto coinvolgimento nelle politiche imprenditoriali, riguardo i benefici

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estraibili dall’imprenditore il discrimine tra le due forme di finanziamento, secondo

il modello sviluppato da Belleflamme, Lambert e Schwienbacher130, è rappresentato

dall’entità dell’investimento richiesto.

Il ricorso allo schema di pre-ordinazione permette all’imprenditore di attuare una

discriminazione efficace di prezzo tra i crowdfunder che esprimono forte

apprezzamento per il prodotto e per questo decidono di pre-ordinarlo, e coloro che

invece intendono comunque sostenere la raccolta di finanziamento, ma non

appaiono interessati all’acquisto del prodotto. L’imprenditore tramite il meccanismo

delle ricompense previste nel caso del reward crowdfunding, potrà stabilire fasce di

premi in grado di aumentare la disponibilità a pagare dei soggetti interessati ad

acquistare per primi il prodotto, incrementando allo stesso tempo la raccolta grazie

ai contributi dei consumatori che attenderanno il lancio del prodotto per realizzare

la propria decisione di acquisto. Di conseguenza, l’imprenditore sarà in grado di

segmentare i crowdfunders in due gruppi, un primo gruppo di contributori che si

segnalano come finanziatori altamente remunerativi, la cui disponibilità a pagare è

rafforzata dalla percezione di appartenere ad un gruppo esclusivo di primi

consumatori, ed un secondo gruppo di finanziatori da cui estrarre unicamente

l’apporto finanziario, almeno nel lasso temporale relativo alla campagna di

crowdfunding. Il profitto estraibile dall’imprenditore tramite la pre-ordinazione è

direttamente proporzionale alla individuazione di fasce di soggetti interessati

all’acquisto in pre-vendita del prodotto, più ampio sarà il primo gruppo, maggiore

sarà il profitto estraibile dall’imprenditore. Questa condizione risulta essere

constatata sino al verificarsi di un vincolo di capitale richiesto, nella discriminazione

di prezzo l’imprenditore è vincolato dal capitale di cui necessita, quindi,

all’aumentare del capitale richiesto la discriminazione di prezzo praticata diverrebbe

talmente significativa da indurre ad una politica di prezzo distorta che finirebbe per

erodere i profitti per effetto di un numero di pre-ordini, necessari alla copertura di

capitali, maggiori di quelli ottimali in grado di estrarre il maggior profitto per

l’imprenditore. Si comprende, quindi, che la redditività di questa forma di

finanziamento è inversamente proporzionale all’ammontare di capitale richiesto, in

130 Belleflamme, Paul and Lambert, Thomas and Schwienbacher, Armin, Crowdfunding: Tapping the Right Crowd (July9, 2013). Journal of Business Venturing, 2014, 29(5), 585-609; Core Discussion Paper No. 2011/32.

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quanto un vincolo elevato di capitale imporrebbe all’imprenditore un prezzo di pre-

vendita che verrebbe ad essere interamente addebitato ai solo consumatori che

scelgono il pre-ordine, l’effetto ultimo di tale scelta è la drastica erosione dell’utilità

aggiuntiva percepita dal crowdfunder.

Nel modello profit-sharing la natura dei contributi e delle compensazioni è

differente, nel periodo di lancio della campagna la decisione di consumo non si

sovrappone a quella di finanziamento, il crowdfunder non può scegliere in base alle

proprie preferenze se pre-ordinare il prodotto o partecipare unicamente al

finanziamento, egli è invitato all’apporto finanziario in cambio di una quota di

capitale sociale. La decisione di acquisto interviene in un contesto differente e

secondario, l’investimento è propedeutico al lancio dell’idea imprenditoriale,

mentre la decisione di acquisto può essere maturata dal crowdfunder-azionista al

momento di lancio del prodotto sul mercato. La diversa natura del meccanismo di

finanziamento produce alcune implicazioni selettive, l’imprenditore nel modello

profit-sharing non potrà applicare alcuna discriminazione di prezzo e non potrà

segmentare la folla per individuare i consumatori altamente remunerativi. La

potenziale perdita di profitto è però bilanciata dalle preferenze degli investitori,

difatti, laddove l’esperienza di consumo è influenzata dai gusti personali del

crowdfunder, l’esperienza di investimento e la prospettiva di una futura

remunerazione sono conformi a tutti i potenziali investitori. Nel modello del pre-

ordine l’utilità derivante dalla esperienza di consumo si somma all’utilità derivante

dall’esperienza di investimento, questo processo addizionale non si osserva invece

nel modello del profit-sharing in quanto gli investitori non professionali appaiono

eterogenei rispetto ai benefici derivanti dall’acquisto di un prodotto prima del suo

lancio ufficiale sul mercato, ma omogenei rispetto ai benefici derivanti

dall’investimento. La varianza dei benefici attesi dall’investimento dipenderà in larga

parte dalla valutazione del progetto imprenditoriale da parte del crowdfunders, ma

sarà oggettivamente influenzata in misura inferiore dalle preferenze di consumo

dello stesso, ne deriva una maggiore facilità per l’imprenditore nel catturare questo

valore aggiunto considerato che il valore attribuito dalla folla all’investimento non

è compromesso dalle dimensioni del requisito patrimoniale, ovvero dall’ammontare

di capitale richiesto.

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Il modello del profit sharing, o equivalentemente dell’equity crowdfunding, appare

dunque maggiormente indicato per la raccolta di elevati livelli di capitali, necessari

solitamente nelle fasi di avvio dell’attività imprenditoriale. Contrariamente il reward

based crowdfunding nella modalità di pre-ordinazione, soggiacendo maggiormente

a logiche di discriminazione del prezzo, si configura come un modello di

finanziamento alternativo ai canali tradizionali in fasi immediatamente successive a

quelle di introduzione dell’impresa nel contesto di riferimento. In particolare, una

campagna di crowdfunding in modalità reward accompagnata dal meccanismo di

pre-ordinazione risponde maggiormente alle esigenze di lancio,

commercializzazione o rivitalizzazione di prodotti, essendo il crowdfunding in grado

di funzionare come catalizzatore di interesse di nicchie di mercato o di target i cui

bisogni non sono stati ancora o non adeguatamente soddisfatti dall’offerta, esso

rappresenta un valido strumento per testare il gradimento di un prodotto/servizio

da parte dei consumatori sul potenziale mercato di sbocco. Le implicazioni di tali

potenzialità possono servire trasversalmente l’intera popolazione di imprese, le

imprese consolidate potranno, tramite la crowd, testare le proprie idee di mercato

preventivamente, accogliendo gli indirizzi della folla e riducendo notevolmente i

costi di adeguamento del prodotto al mercato di riferimento. Scenari più

interessanti si aprono invece per le imprese giovani o di piccole dimensioni,

quest’ultime essendo tradizionalmente dotate di minori risorse finanziarie e

contraddistinte da un raggio d’azione limitato all’area geografica in cui operano,

potranno incrementare le proprie capacità di sviluppo e sopravvivenza nel mercato

di riferimento approcciando al crowdfunding come una valida alternativa per

agganciare possibili mercati e target di consumatori, nonché intessere relazioni

commerciali e finanziarie che contribuiscono alla costruzione di un ecosistema sano

per la sopravvivenza dell'impresa stessa.

Nel modello elaborato da Belleflamme, Lambert e Schwienbacher le modalità del

profit sharing e della pre-ordinazione sono poste in contrapposizione e, in un’ottica

razionale, la presentazione alla crowd di un nuovo trinomio prodotto-tecnologia-

funzione d’uso segue la costituzione di un’impresa o, quantomeno, presume una

realtà già esistente che si faccia carico del lancio del prodotto. Contrariamente nella

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realtà il modello reward ha consentito il lancio negli ultimi anni di numerosi prodotti

ad alto valore tecnologico e sperimentale, cui è seguita la nascita di nuove imprese

innovative. L’approccio disintermediato, la dimensione emozionale e la facilità di

interazione con la folla ha permesso a numerosi giovani progettisti, soprattutto nel

campo del design e delle nuove tecnologie, di esprimere, condividere e realizzare

tramite il supporto della folla le proprie opere d’ingegno, bypassando il passaggio

critico del seed stage financing.

Emblematico è in tal senso il caso di Pebble131, uno smartwatch digitale a cristalli

liquidi ideato da Eric Migicovsky, CEO e fondatore della Pebble Technology

Corporation con sede nella Silicon Valley. Il progetto, inizialmente sottoposto

all’attenzione di diversi Venture Capital, approda su Kickstarter nel 2012 con un

target di finanziamento pari a 100.000$, in poche ore il target d’offerta viene

superato e la campagna si conclude con la partecipazione di 78mila backers, di cui

68mila interessati all’acquisto del prodotto in prevendita, che portano alla luce il

progetto con un’offerta di capitale di oltre 20 milioni di dollari. Il caso Pebble e

numerosi casi italiani di successo132 rivelano come il crowdfunding possa

fattivamente supportare progetti di grande spessore, contribuendo inoltre alla

mitigazione delle asimmetrie informative ed in particolare del fenomeno della

selezione avversa che colpisce maggiormente i progetti ad alto potenziale di

sviluppo, costringendo spesso il team all’abbandono del progetto per mancanza di

prospettive di finanziamento. I Venture Capital cui venne offerto il progetto Pebble

mostrarono rilevanti perplessità sul gradimento dei consumatori e sulla difficoltà di

posizionamento nel settore dell’hardware development, l’intervento della folla ha

nel caso di Pebble non solo chiaramente smentito le perplessità degli investitori

professionali, ma ha anche promosso una maggiore visibilità della tecnologia

proposta dalla Pebble nel mercato, garantendo alla start up un ulteriore

finanziamento da parte dell’acceleratore americano Y Combinator, specializzato nel

supporto di compagnie hi-tech133.

131 https://www.kickstarter.com/projects/597507018/pebble-e-paper-watch-for-iphone-and-android 132 I progetti italiani di successo lanciati in modalità reward hanno registrato importanti percentuali di overfound: Hydro Jacket 124% - La Fenice 309% - FabTotum 1000% - GinkGo 458% - YouAreU 104% - Sails of glory 923%. 133 https://y-combinator.silk.co/page/Pebble-Technology

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3.7 Il quadro normativo dell’equity crowdfunding in Italia

La normativa italiana in materia di equity crowdfunding trova la sua genesi nel

“Decreto Crescita 2.0”, denominato anche “Decreto Sviluppo bis”, approvato e

convertito in legge il 17 dicembre 2012134. Il Decreto si colloca all’interno di un

percorso di leggi e provvedimenti previsti dall’ “Agenda per la crescita sostenibile”

dell’allora Governo Monti, che, attraverso un’apposita task force costituita presso il

Ministero dello Sviluppo Economico, era diretta all’individuazione di proposte

strumentali alla creazione e alla incentivazione di un ecosistema imprenditoriale

favorevole alla nascita e alla crescita delle start-up. Intervenendo sulla

semplificazione delle procedure di iscrizione al Registro delle Imprese, riducendo gli

oneri, prevedendo una disciplina specifica dei rapporti di lavoro, snellendo i profili

di diritto societario e fallimentare in tema di imprese di nuova costituzione e

predisponendo incentivi fiscali per gli investimenti in start-up e per gli incubatori, la

norma primaria ha predisposto una serie di strumenti diretti a stimolare lo sviluppo

del tessuto imprenditoriale per rilanciare la crescita del Paese. Il Decreto mira alla

creazione, nel panorama legislativo italiano, di un unico quadro di riferimento

nazionale coerente con il complesso fenomeno delle start-up, auspicando, tramite

la creazione di un sistema integrato di attori, alla crescita dei livelli occupazionali,

all’attrazione di talenti e capitali dall’estero e alla creazione di sinergie tra il tessuto

imprenditoriale e le istituzioni in grado di ridurre il grado di intervento diretto dello

Stato.

Con specifico riferimento al Crowdfunding, data la scarsità di canali per la raccolta

fondi da parte dei soggetti imprenditoriali di nuova costituzione, caratterizzati da

uno specifico profilo rischio/rendimento, che incorpora un alto tasso di mortalità

ma anche la possibilità di ritorni elevati in caso di successo di iniziative basate su

prodotti e tecnologie innovativi, il Decreto interviene sul tema del capitale di rischio

con l’art. 30 recante le norme in materia di “Raccolta di capitali di rischio tramite

134 LEGGE 17 dicembre 2012, n. 221. Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, recante ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese. Gazzetta Ufficiale n.249 del 18-12-2012, Suppl. Ordinario n.208.

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portali on-line ed altri interventi di sostegno per le start-up innovative” e contenuto

nella sezione relativa alle “Misure per la nascita e lo sviluppo delle imprese start-up

innovative”. In sintesi, l’art.30 del Decreto interviene sulla disciplina dell’equity

crowdfunding approntando una serie di modifiche al Testo Unico della Finanza

(TUF) necessarie all’inquadramento giuridico ed operativo del fenomeno nella

legislazione italiana. Di seguito le modifiche previste:

• Introduzione della definizione di “portale per la raccolta di capitale” tramite

piattaforme on-line (art. 5-novies del TUF) e di “start-up innovative” (art. 5-

decies del TUF). Il portale per la raccolta di capitale è definito come “«una

piattaforma online che abbia come finalità esclusiva la facilitazione della

raccolta di capitale di rischio da parte delle start-up innovative, comprese le

start-up a vocazione sociale.

• Introduzione del capo intitolato alla “gestione di portali per la raccolta di

capitali di start-up innovative” collocato nell’ambito della disciplina sulla

gestione collettiva del risparmio, Parte II, Titolo III, Capo III-quarter, nuovo

art. 50-quinquies del TUF; A norma dell’art. 50 –quinquies «è gestore di

portali il soggetto che esercita professionalmente il servizio di gestione di

portali per la raccolta di capitali per le start-up innovative; l'attività di

gestione di portali per la raccolta di capitali per le start-up innovative è

riservata alle imprese di investimento e alle banche autorizzate ai relativi

servizi di investimento nonché ai soggetti iscritti in un apposito registro

tenuto dalla Consob, a condizione che questi ultimi trasmettano gli ordini

riguardanti la sottoscrizione e la compravendita di strumenti finanziari

rappresentativi di capitale esclusivamente a banche e imprese di

investimento»

• Introduzione di una disciplina speciale delle “offerte attraverso portali per la

raccolta di capitali” nell’ambito della disciplina sull’appello al pubblico

risparmio, Parte IV, Titolo II, Capo I, sez. III, nuovo art. 100- ter del TUF;

• L’adeguamento della disciplina sanzionatoria di cui all’art.190 del TUF.

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L’obiettivo del legislatore è la creazione di un “ambiente” ritenuto affidabile dai

soggetti coinvolgi e in particolare dagli investitori non professionali, a tal fine, il

Decreto delega alla Consob la disciplina di alcuni aspetti legati alla raccolta di

capitali tramite portali on-line. Con riferimento all’attività di gestione dei portali per

la raccolta di capitali, il Decreto dispone una riserva soggettiva per le imprese di

investimento e le banche autorizzate ai relativi servizi di investimento. Abilitati a

svolgere l’attività di raccolta possono essere solo i soggetti regolarmente iscritti in

un apposito registro a cura dell’Autorità di Vigilanza, a condizione però, ove non si

tratti di banche d’affari, che gli ordini di sottoscrizione e compravendita di strumenti

finanziari rappresentativi di capitali, siano trasmessi a banche e imprese di

investimento. Ai fini dell'iscrizione nel registro, il Decreto demanda alla Consob la

definizione dei requisiti di onorabilità per coloro che detengono il controllo, e di

onorabilità e professionalità per coloro che svolgono funzioni di amministrazione,

direzione e controllo. Inoltre, è espressamente disposto che ai soggetti iscritti in tale

registro non si applichino le disposizioni in materia di svolgimento di servizi di

investimento, nonché di promozione e collocamento a distanza di strumenti

finanziari. In ordine alle nuove previsioni del TUF, la Consob è inoltre chiamata a

definire i principi e criteri relativi alla formazione del registro, le relative forme di

pubblicità, eventuali condizioni di iscrizione nel registro, cause di sospensione,

radiazione e riammissione, eventuali cause di incompatibilità e regole di condotta

che i gestori devono rispettare nel rapporto con gli investitori, prevedendo un

regime semplificato per gli investitori non professionali. Infine, il nuovo art. 50-

quinquies del TUF attribuisce alla Consob la vigilanza sui gestori dei portali, che a

tal fine può chiedere comunicazione di dati e notizie, nonché trasmissione di atti e

documenti, fissando termini e ispezioni ove necessarie. Riguardo alla disciplina delle

offerte al pubblico condotte esclusivamente attraverso uno o più portali, il Decreto

delega alla Consob la definizione delle disciplina applicabile a tali offerte al fine di:

i. Assicurare la sottoscrizione da parte di “investitori professionali, o particolari

categorie di investitori” dalla stessa individuate, di una quota degli strumenti

finanziaria offerti, quando l’offerta non sia riservata esclusivamente a clienti

professionali.

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ii. Tutelare gli investitori diversi dai clienti professionali, nel caso in cui i soci di

controllo della start-up innovativa cedano le proprie partecipazioni a terzi

successivamente all’offerta on-line.

Le disposizioni della sezione IX del Decreto sono “dirette a favorire la crescita

sostenibile, lo sviluppo tecnologico, la imprenditorialità e l’occupazione, in

particolare giovanile, con riguardo alle start-up innovative” prevedendo

contestualmente lo sviluppo di una nuova cultura imprenditoriale in grado di

garantire mobilità e attrazione in Italia di talenti e capitali, grazie anche all’intervento

di incubatori certificati. L’art. 25 della IX sezione individua le caratteristiche e le

specifiche delle start-up innovative e degli incubatori d’impresa. Ai fini del Decreto,

l’incubatore di start-up innovative certificato, è una società di capitali, costituita

anche in forma cooperativa, di diritto italiano ovvero una Societas Europaea,

residente in Italia, che offre servizi per sostenere la nascita e lo sviluppo di start-up.

I requisiti135 individuati dal Decreto e regolarmente certificati dal legale

rappresentante dell’incubatore, assicurano che lo stesso sia fornito di adeguata e

comprovata esperienza, anche a livello infrastrutturale, per l’accoglienza ed il

sostegno necessario alla nascita e allo sviluppo di nuove realtà imprenditoriali.

3.7.1 Le start-up innovative

Nel complessivo disegno del legislatore, l’equity crowdfunding rappresenta uno

strumento in grado di favorire lo sviluppo delle start-up innovative attraverso regole

e modalità di finanziamento in grado di sfruttare le potenzialità di internet. Ai fini

del Decreto, la start-up innovativa è una società di capitali, costituita anche in forma

cooperativa, di diritto italiano ovvero una Societas Europaea, residente in Italia, le

cui azioni o quote rappresentative del capitale sociale non sono quotate su un

mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione. Possono

135 Decreto Crescita 2.0 - Sezione IX MISURE PER LA NASCITA E LO SVILUPPO DI IMPRESE START-UP INNOVATIVE. Art. 25, Start-up innovativa e incubatore certificato: finalita', definizione e pubblicita'.

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qualificarsi start-up innovative ai fini del Decreto, le imprese in possesso dei

seguenti requisiti136:

a) La maggioranza delle quote o azioni rappresentative del capitale sociale e

dei diritti di voto sono detenute da persone fisiche;

b) È costituita e svolge attività d’impresa da non più di 48 mesi;

c) Ha la sede dei propri interessi ed affari in Italia;

d) A partire dal secondo anno di attività della start-up innovativa, il totale del

valore della produzione annua, così come risultante dall’ultimo bilancio

approvato entro mesi sei dalla chiusura dell’esercizio, non è superiore ai 5

milioni di euro;

e) Non distribuisce, e non ha distribuito, utili;

f) Ha, quale oggetto sociale esclusivo o prevalente, lo sviluppo, la produzione

e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore

tecnologico;

g) Non è stata costituita da una fusione, scissione societaria o a seguito di

cessione di azienda o di ramo d’azienda.

Inoltre la start-up è qualificabile come innovativa se in possesso di almeno uno dei

seguenti requisiti:

- Le spese in ricerca e sviluppo sono uguali o superiori al 20 per cento del

maggior valore fra costo e valore totale della produzione della start-up

innovativa. Dal computo per le spese in R&S sono escluse le spese di acquisto

e locazione di bene immobili, sono invece da annoverarsi tra le spese di R&S:

le spese relative allo sviluppo precompetitivo e competitivo, quali

sperimentazione, prototipazione e sviluppo del business plan, le spese

relative ai servizi di incubazione forniti da incubatori certificati, i costi lordi di

personale interno e consulenti esterni impiegati nelle attività di ricerca e

sviluppo, inclusi soci ed amministratori, le spese legali per la registrazione e

protezione di proprietà intellettuale, termini e licenze d'uso. Le spese di R&S

risultano dall’ultimo bilancio approvato, in assenza di bilancio nel primo anno

136 Decreto Crescita 2.0 - Sezione IX MISURE PER LA NASCITA E LO SVILUPPO DI IMPRESE START-UP INNOVATIVE. Art. 25, Start-up innovativa e incubatore certificato: finalita', definizione e pubblicita'.

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di vita della start-up, la loro effettuazione è assunta tramite dichiarazione

sottoscritta del legale rappresentante.

- Impiego come dipendenti e collaboratori a qualsiasi titolo, in percentuale

uguale o superiore al terzo della forza lavoro complessiva, di personale in

possesso di titolo di dottorato di ricerca o che sta svolgendo un dottorato di

ricerca presso un’università italiana o straniera, oppure in possesso di laurea

e che abbia svolto, da almeno tre anni, attività di ricerca certificata presso

istituti di ricerca pubblici o privati, in Italia o all'estero.

- Sia titolare o depositaria o licenziataria di almeno una privativa industriale

relativa a una invenzione industriale, biotecnologica, a una topografia di

prodotto a semiconduttori o a una nuova varietà vegetale direttamente

afferenti all'oggetto sociale e all’attività di impresa.

Il regime previsto per le start-up innovative si applica anche alle start-up innovative

a vocazione sociale che possiedono i medesimi requisiti richiesti dal Decreto, ma

operano in settori specifici137 che la legislazione italiana considera di particolare

rilevanza e valenza sociale. Esigenze di pubblicità, controllo e monitoraggio

dell’impatto delle nuova normativa hanno portato alla istituzione di una sezione

speciale del Registro delle Imprese, sezione in cui sono iscritte tutte le start-up

innovative così come definite dal Decreto in esame. L’iscrizione alla sezione speciale

è attestata mediante apposita autocertificazione prodotta dal legale rappresentante,

le informazioni andranno aggiornate con scadenza almeno semestrale per la verifica

del possesso dei requisiti richiesti, pena la cancellazione d’ufficio dalla sezione

speciale, entro 60 giorni dalla perdita degli stessi. Dal momento di iscrizione nella

sezione speciale del registro, essa gode di una disciplina di favore finalizzata a

promuovere lo sviluppo e la nascita delle start-up innovative. In materia di

ripianamento delle perdite, in deroga agli arti 2446 e 2482-bis del Codice Civile,

137 Una impresa è a vocazione sociale se opera nei settori individuati dalla disciplina dell’impresa sociale. I settori individuati sono quelli dell’assistenza sociale; dell’assistenza sanitaria; dell’educazione, istruzione e formazione; della tutela dell'ambiente e dell'ecosistema; della raccolta dei rifiuti urbani, speciali e pericolosi; della valorizzazione del patrimonio culturale; del turismo sociale; della formazione universitaria e post-universitaria; della ricerca ed erogazione di servizi culturali; della formazione extra-scolastica, finalizzata alla prevenzione della dispersione scolastica ed al successo scolastico e formativo.

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allorquando la start-up dovesse registrare una perdita che riduca il capitale sociale

oltre un terzo, alla start-up innovativa è consentita la riduzione di capitale entro due

esercizi, anziché entro l’esercizio successivo. L’atto costitutivo della start-up in forma

di società a responsabilità limitata può creare categorie di quote fornite di diritti

diversi, nonché categorie di quote che non attribuiscono diritti di voto o che

attribuiscono al socio diritti di voto in misura non proporzionale alla partecipazione

da questi detenuta ovvero diritti di voto limitati a particolari argomenti o

subordinati al verificarsi di particolari condizioni non meramente potestative. In

deroga all’art. 2468, comma primo, del codice civile, le quote di partecipazione in

start-up innovative costituite in forma di Srl possono costituire oggetto di offerta al

pubblico di prodotti finanziari, anche attraverso i portali di equity crowdfunding.

Non vige nei confronti delle start-up costituite in forma di Srl il divieto di “operazioni

su partecipazioni proprie” previste ex. art. 2474 c.c., quando tali operazioni

prevedano l’assegnazione di quote di partecipazione a dipendenti, collaboratori,

componenti dell’organo amministrativo o prestatori di opere e servizi, anche

professionali. Le start-up innovative e incubatori certificati costituti in forma di Srl,

a seguito dell'apporto da parte dei soci o di terzi anche di opera o servizi, possono

altresì emettere strumenti finanziari (analogamente a quanto previsto nell’art. 2346

codice civile per le Spa) forniti di diritti patrimoniali o anche di diritti amministrativi,

escluso il voto nelle decisioni dei soci ai sensi degli articoli 2479 e 2479-bis del

codice civile. Sotto il profilo lavoristico, il Decreto introduce importanti novità per le

start-up, anzitutto nel caso i cui l’impresa conceda stock option o altri strumenti

finanziari o diritti similari ai propri amministratori, dipendenti e collaboratori

continuativi, il reddito così conseguitò non costituisce base imponibile ai fini fiscali

e contributivi, a condizione che tali strumenti non rientrino nella compagine

azionaria fondatrice. È prevista, inoltre, anche l’esenzione da imposizione sul

reddito, per le azioni, quote e strumenti finanziari partecipativi emessi a fronte

dell’apporto di opere e servizi resi in favore di start-up innovative o di incubatori

certificati, ovvero di crediti maturati a seguito della prestazione di opere e servizi,

ivi inclusi quelli professionali, resi nei confronti degli stessi, al momento della loro

emissione o al momento in cui è operata la compensazione che tiene luogo del

pagamento (art.27, comma 4). Le start-up innovative godono inoltre di un canale

preferenziale per l’accesso al credito di imposta previsto dall’articolo 24 del Decreto

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Legge 22 giugno 2012, n. 83 per un massimo del 35% del costo totale delle nuove

assunzioni di profilo altamente qualificato.

L’art. 29 introduce specifiche agevolazioni fiscali per i soggetti che optano per

l’impiego di capitali propri in start-up innovative, in particolare, nel triennio 201-

2015 è consentito:

- Alle persone fisiche, di detrarre dall’imposta lorda sul reddito (IRPEF) un

importo pari al 19% della somma investita nel capitale sociale di una o più

start-up innovative, fino ad un massimo di € 500.000 per ciascun periodo

d’imposta, sempreché l’investimento sia mantenuto per almeno due anni;

- Alle persone giuridiche diverse dalle start-up innovative, di dedurre

dall’imposta sul reddito delle società (IRES) un importo pari al 20% della

somma investita nel capitale sociale di una o più start-up innovative, fino ad

un massimo di € 1.800.000 per ciascun periodo d’imposta, purché

l’investimento sia mantenuto per almeno due anni.

Le percentuali delle detrazioni e delle deduzioni indicate sono aumentate per le

start-up a vocazione sociale e per le start-up che sviluppano o commercializzano

esclusivamente prodotti o servizi ad alto valore tecnologico nel settore energetico:

dal 19% al 25% per la detrazione e dal 20% al 27 per la deduzione d’imposta. Sul

versante fallimentare, secondo quanto previsto dall’art.31 del Decreto, la start-up

innovativo non può essere soggetta a procedure concorsuali con l’eccezione di

procedimenti di composizione della crisi da sovra-indebitamento e di liquidazione

patrimoniale previsti dal Capo II della L.27 Gennaio 2012, che prevede la mera

suddivisione del patrimonio tra i creditori insoddisfatti, non contemplando la

perdita di capacità dell’imprenditore. Tuttavia, il Decreto precisa che l’esclusione

dall’assoggettamento alle procedure concorsuali è chiaramente condizionata alla

conservazione dei requisiti richiesti per le start-up, ove tali requisiti vengano a

mancare nel termine quadriennale previsto dal legislatore, la deroga non è

applicabile. Dal tenore della norma, chiaro è l’intento del legislatore di sottrarre le

start-up innovative alle procedure concorsuali in senso stretto, ammettendo

l’assoggettamento di tali imprese solo alla disciplina della crisi da sovra

indebitamento, applicabile solo a coloro che non sono soggetti alle procedure

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fallimentari a norma dell’art. 1 della L.F. Infine l’art. 30 del Decreto Crescita Bis, ai

commi 6,7 e 8 prevede che le start-up innovative possano usufruire gratuitamente

e in modalità semplificata del Fondo centrale di Garanzia138 per le piccole e medie

imprese, a condizione di favore in termini di coperatura e di importo massimo

garantito. A fine marzo 2015 il numero di start-up innovative iscritte alla sezione

speciale del Registro delle Imprese è pari a 3.711139, con un aumento di 532 unità

(+16%) rispetto alla fine di Dicembre.

Il 25 gennaio 2015 è entrato in vigore il Decreto Legge n.3, anche denominato “Fiscal

Compact”, che ha introdotto nell’ordinamento giuridico un nuovo di tipo di società:

la Piccola Media Impresa Innovativa. La PMI Innovativa è disciplinata per estensione

ed integrazione con le preesistenti norme del Decreto Crescita 2.0, ha dunque

possibilità di accedere alla raccolta di capitali nella modalità equity, gode dei

benefici fiscali e contributivi previsti dal precedente Decreto, seppure alcune

divergenze sono riscontrabili in ordine ai criteri opzionali per rilevare il carattere di

innovazione, ai criteri di delimitazioni dell’oggetto sociale e agli attributi

dimensionali.

L’intervento normativo in materia di nazionalità ha ampliato i confini geografici, non

solo per le PMI, ma anche per le start-up innovative. Mentre nel testo previgente le

start-up dovevano qualificarsi come società di diritto italiano, nel testo attuale non

vi è limitazione di nazionalità, che viene sostituita dal requisito di residenza. La start

up o la PMI innovativa, società di capitali in forma di spa o srl, può avere nazionalità

estera purché sia residente in uno degli Stati Membri dell’UE o residente in uno Stato

aderente all’Accordo sullo Spazio Economico Europeo (EESA) con una sede

produttiva o una filiale in Italia.

138 Il Fondo centrale di Garanzia, istituito dalla Legge del 23 dicembre 1996. n. 662, art. 2, comma 100, opera allo scopo di assicurare una parziale assicurazione ai crediti concessi dagli istituti di credito a favore delle PMI. 139 Camere di Commercio d’Italia – Report con dati strutturali, 1° trimestre 2015, start-up innovative.

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REQUISITI Start-up innovative (art.25, commi 2 e 3, DL 197/2012)

PMI Innovative (art.4, comma 1, DL 3/2015)

Società di capitali, costituita anche in forma cooperativa

SI SI

Non quotata SI Si, ma può quotarsi su una piattaforma multilaterale di negoziazione

Residente in Italia o in un Paese UE

SI SI

Delimitazioni temporali Nuova o attiva da meno di 5 anni

Non vi sono delimitazioni temporali, ma la società deve essere in possesso di almeno un bilancio certificato, quindi non può trattarsi di imprese di nuova costituzione

Delimitazioni dimensionali Meno di 5 milioni di fatturato annuo

Ai sensi della raccomandazione CE 361 del 2003 la società deve avere meno di 250 dipendenti, fatturato annuo inferiore a 50 ml, attivo patrimoniale inferiore a 43 milioni

Divieto di distribuzione degli utili

SI NO

Delimitazione dell’oggetto sociale

Deve afferire alla produzione, sviluppo e commercializzazione di beni o servizi innovativi ad alto valore tecnologico

NO

Criteri opzionali per rilevare il carattere di innovazione tecnologica

Almeno 1 su 3: - 15% del maggiore tra

costi e valore totale della produzione dovrà riguardare attività di R&S.

- Team formato per 2/3 da personale in possesso di laurea magistrale, oppure per 1/3 di dottorandi, dottori di ricerca o laureati con almeno 3 anni in attività di ricerca certificata.

- Depositaria o licenziataria di privativa industriali, o titolare di software registrato.

Almeno 2 su 3: - 3% del maggiore tra

costi e valore totale della produzione riguarda attività di ricerca e sviluppo.

- Team formato per 1/3 da personale in possesso di laurea magistrale, oppure per 1/5 di dottorandi, dottori di ricerca o laureati con almeno 3 anni in attività di ricerca certificata.

- Depositaria o licenziataria di privativa industriali, o titolare di software registrato.

Tabella 18: Start up e PMI innovative. Schema di confronto. Tabella a cura dell’autore. Fonte: http://startup.registroimprese.it/confronto.html

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3.7.2 Il regolamento Consob n.18592/2013

Il Decreto Crescita Bis ha affidato alla Consob il compito di emanare una disciplina

secondaria finalizzata alla tutela degli investitori non professionali e alla vigilanza

sugli operatori, ossia le piattaforme, presenti sul mercato. Ai fini dell’emanazione di

tale regolamentazione la Consob ha adottato una metodologia in linea con le

migliori prassi di better regulation, stimolando la più ampia collaborazione tra la

platea di soggetti potenzialmente interessati al fenomeno con una consultazione

che contemplava un apposito questionario suddiviso in quattro sezioni, ognuna

delle quali riferita ai diversi destinatari della disciplina (gestori potenziali, investitori

professionali, investitori retail e start-up innovative). A valle di tale consultazione, il

26 giungo 2013 viene adottato dalla Consob il “Regolamento sulla raccolta di

capitali di rischio da parte di start-up innovative tramite portali on-line140”, con il

quale l’Italia stabilisce il primato normativo a livello internazionale nella

regolamentazione dell’equity crowdfunding. Suddetto regolamento è diviso in tre

sezioni, mentre nella prima sezione vengono fornite le definizioni degli attori

coinvolti e degli strumenti finanziari oggetto delle raccolte di capitale, nella seconda

parte del documento, il regolamento introduce gli aspetti normativi riguardanti il

registro dei portali e la disciplina dei gestori. La gestione dei portali per la raccolta

on-line di capitale di rischio emesso dalle start-up innovative è riservata a due

categorie di soggetti:

� I soggetti autorizzati dalla Consob e iscritti nella sezione ordinaria presso

l’apposito registro tenuto dalla medesima Autorità;

� Le banche e le imprese di investimento (SIM) già autorizzate alla

presentazione di servizi di investimento che hanno comunicato alla Consob

lo svolgimento della gestione di portali di equity crowdfunding, annotate

nella sezione speciale del registro istituito dall’Autorità.

Ai gestori di portali iscritti nella sezione ordinaria del registro si applica una

disciplina meno rigorosa rispetto a quella dettata per gli intermediari tradizionali

presso cui abitualmente i risparmiatori effettuano i propri investimenti, tuttavia i

140 http://www.consob.it/main/documenti/bollettino2013/d18592.htm

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gestori ordinari non possono detenere somme di danaro di pertinenza degli

investitori né eseguire direttamente gli ordini per la sottoscrizione di strumenti

finanziari offerti sui propri portali, dovendoli, a tal fine, trasferire esclusivamente a

banche d’investimento i SIM. Inoltre, i gestori diversi dagli istituti finanziari non

possono in alcun modo svolgere consulenza finanziaria nei confronti degli

investitori. Le banche e le SIM non necessitano di una specifica autorizzazione da

parte della Consob per la gestione del portale in quanto già autorizzate alla

prestazione di servizi d’investimento, esse vengono semplicemente annotate nella

sezione speciale del registro dei portali previa comunicazione all’Autorità

competente. In tal caso al rapporto tra portale ed investitori si applicano le comuni

regole in materia di servizi d’investimento, dunque, banche e SIM possono

integralmente gestire il processo di raccolta di capitali, ma non godono della

esenzione dalla disciplina di derivazione MiFID per gli ordini al di sotto delle soglie

stabilite dal Regolamento. Ai fini dell’iscrizione nel registro la Consob verifica il

possesso dei requisiti di professionalità e di onorabilità per ciascuno dei soggetti

chiamati a svolgere funzioni di amministrazione, direzione e controllo. In particolare,

l’art. 8 del Regolamento elenca i requisiti di onorabilità dei soggetti che detengono

il controllo (non trovarsi in condizione di interdizione, inabilitazione, non aver

ricevuto condanne a pene detentive, ecc.), mentre l’art.9 individua nei requisiti di

onorabilità e professionalità dei soggetti amministratori nella comprovata

esperienza nell’attività di amministrazione o controllo e nell’aver svolto attività

professionali attinenti al settore creditizio, finanziario e mobiliare. La detenzione di

tali requisiti ed il loro mantenimento per l’intera durata dello svolgimento

dell’attività di intermediazione costituiscono condizioni essenziali per la iscrizione

dei gestori nel registro istituito dalla Consob, la mancanza o la decadenza da tali

requisiti prevede la cancellazione del gestore dal registro se gli stessi non sono

ricostituiti entro il termine massimo di due mesi. La Consob esercita attività di

vigilanza sui gestori iscritti al registro, potendo richiedere dati, notizie e documenti

per l’accertamento di presunte violazioni. La sussistenza di norme procedurali ed

operative difformi da quelle stabilite dal Regolamento possono comportare

sospensione o radiazione dal registro, oltre l’irrogazione di sanzioni pecuniarie141.

141 Titolo IV - Provvedimenti sanzionatori e cautelari. Art. 22 Provvedimenti cautelari Art. 23 - Sanzioni.

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Al fine di garantire affidabilità e qualità del servizio di intermediazione, il

Regolamento nella Parte II, Titolo III, individua e dispone una serie di regole di

condotta per i gestori dei portali. Tra gli obblighi a carico dei gestori:

- Operare con diligenza, correttezza e trasparenza;

- Rendere disponibili agli investitori, in maniera dettagliata, corretta, chiara,

non fuorviante e senza omissioni, tutte le informazioni riguardanti l’offerta

che sono fornite dall’emittente;

- Richiamare l’attenzione degli investitori diversi dagli investitori professionali

sull’opportunità che gli investimenti in attività finanziarie ad alto rischio siano

adeguatamente rapportati alle proprie disponibilità finanziarie ed astenersi

dalla prestazione di consulenza finanziaria per influenzare l’andamento delle

adesioni alle offerte;

- Assicurare che le informazioni fornite tramite il portale siano aggiornate,

accessibili almeno per dodici mesi successivi alla chiusura delle offerte e rese

disponibili agli interessati che ne facciano richiesta per un periodo di cinque

anni dalla data di chiusura dell’offerta;

- Assicurare agli investitori diversi dagli investitori professionali il diritto di

recedere dall’ordine di adesione, senza il sostenimento di alcuna spesa,

tramite comunicazione rivolta al gestore medesimo, entro sette giorni

decorrenti dalla data dell’ordine.

Il gestore è altresì obbligato a pubblicare un documento di offerta per ogni

emissione, non approvato dalla Consob, ma redatto secondo un modello

predisposto ed allegato al Regolamento, con lo scopo di informare gli investitori

adeguatamente e dettagliatamente su ogni singola offerta. Il modello conterrà

obbligatoriamente:

- Le informazioni sulle modalità di esercizio del diritto di revoca;

- Gli elementi identificativi delle banche o delle imprese di investimento che

curano il perfezionamento degli ordini, nonché gli estremi del conto corrente

vincolato della società emittente;

- Modalità operative e temporali attraverso cui verranno fornite le informazioni

sullo stato delle adesione, l’ammontare sottoscritto ed il numero di aderenti;

- Le informazioni riportate nell’allegato 3 del Regolamento dirette a disporre,

per ogni emissione presente sul portate, la descrizione dei rischi specifici

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dell’emittente e dell’offerta, la descrizione degli strumenti oggetto d’offerta

e tutte le informazioni riguardanti l’assetto manageriale e amministrativo e

azionario dell’emittente.

Nel dettaglio le informazioni relative alla società emittente andranno rese note

tramite la pubblicazione di progetti industriali, visure camerali, business plan,

curriculum vitae degli amministratori e del team, diritti connessi agli strumenti

finanziari oggetto d’offerta, descrizione delle clausole predisposte con riferimento

alle ipotesi in cui i soci di controllo cedano le proprie partecipazioni a terzi

successivamente all’offerta, mentre con specifico riferimento alla raccolta di capitale

di rischio on-line andranno specificate le seguenti condizioni:

- Condizioni generali dell’offerta, ivi inclusa l’indicazione dei destinatari, di

eventuali clausole di efficacia e di revocabilità delle adesioni;

- Informazioni sulla quota eventualmente già sottoscritta da parte degli

investitori professionali;

- Indicazione di eventuali costi o commissioni posti a carico dell’investitore;

- Informazioni in merito alle modalità di restituzione dei fondi nei casi di

legittimo esercizio dei diritti di recesso o di revoca, nonché nel caso di

mancato perfezionamento dell’offerta;

- Termini e condizioni per il pagamento e l’assegnazione/consegna degli

strumenti finanziari sottoscritti; in particolare, l’investitore deve comprendere

se sta aderendo ad un’offerta "tutto o niente" perché in questo caso, se non

è raggiunto il 100% delle adesioni (di cui il 5% da parte di investitori

professionali), l’offerta decade ed il danaro versato per la sottoscrizione degli

strumenti finanziari nel conto indisponibile andrà restituito agli investitori.

Diverso è il caso delle c.d. "offerte scindibili" che vanno a buon fine a

prescindere dalle somme raccolte.

- Informazioni sui conflitti di interesse connessi all’offerta, ivi inclusi quelli

derivanti dai rapporti intercorrenti tra l’emittente e il gestore del portale;

- Informazioni sullo svolgimento da parte dell’emittente di offerte aventi il

medesimo oggetto su altri portali.

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Riguardo la disciplina delle offerte tramite portali, il TUF ed il Regolamento adottato

dalla Consob stabiliscono che tali offerte non possono superare la somma di 5

milioni di euro, e possono avere ad oggetto solo l’offerta di titoli rappresentativi di

quote di capitale sociale, escludendo di fatto titolo obbligazionari. Le offerte

pubblicate sui portali autorizzati verranno considerate concluse solo ove il 5% del

loro ammontare sia stato sottoscritto da un investitore professionale. Esse inoltre

devono obbligatoriamente riconoscere il diritto di revoca agli investitori nei casi in

cui intervengano cambiamenti significativi nelle condizioni d’offerta o nelle

strategie o prospettive di sviluppo della start-up offerente. Infine, affinché l’offerta

sia ammessa sul portale, la start-up dovrà comunicare l’esistenza di eventuali patti

parasociali e lo statuto della start-up dovrà prevedere, una volta terminata l’offerta,

il diritto di recesso dalla società, nel caso in cui i soci di controllo trasferiscano il

controllo a terzi soggetti estranei alla compagine sociale, ovvero il diritto per gli altri

soci di cedere le proprie partecipazioni al soggetto che acquisisce il pacchetto di

controllo alle medesime condizioni applicate ai soci di controllo (trattasi delle note

clausole di diritto di “co-vendita” o “tag-along”. In virtù della normativa vigente le

banche e le SIM dovranno svolgere l’attività di investimento nel rispetto della

disciplina sui servizi di investimento che prevede una serie di obblighi informativi e

di comportamento nei confronti degli investitori. Al fine di favorire lo sviluppo del

crowdfunding e, quindi, di agevolare l’accesso ai finanziamenti da parte delle start-

up innovative, il Regolamento prevede una esenzione dall’applicazione della

disciplina sui servizi di investimento, e dunque dalla disciplina MiFID, per gli

investimenti inferiori a euro 500 per singolo ordine e 10.000 per ordini complessivi

annuali per gli investimenti delle persone fisiche, e per gli investimenti inferiori a

euro 5.000 euro per singolo ordine e 10.000 euro per ordini complessivi annuali, per

gli investimenti delle persone giuridiche.

L’investimento in start-up innovative presenta caratteristiche particolari e rischi

economici elevati rispetto agli investimenti tradizionali, in considerazione di ciò il

Regolamento emanato dalla Consob ha rivolto una tutela particolare agli investitori

non professionali o retail, i quali devono completare un vero e proprio “percorso di

investimento consapevole”. L’adesione all’offerta per gli investitori non professionali

sarà consentita solo a valle della compilazione di un questionario finalizzato a

verificare che il soggetto investitore abbia preso visione delle informazioni di

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investor education presenti sul sito della Consob, sia consapevole dei principali

rischi connessi all’investimento in start-up e che sia in grado di sostenere

economicamente l’intera perdita dell’investimento effettuato in caso di fallimento

del progetto d’impresa. Ove l’investitore retail non dia prova di aver compreso

natura e peculiarità dell’attività d’investimento, per disposizione regolamentare, il

gestore del portale non può consentire che questo aderisca alle offerte presenti

sullo stesso.

3.7.3 Aspetti critici della normativa e sfide dell’equity crowdfunding

L’Italia è stata il primo paese ad aver adottato un impianto organico di norme per

la disciplina dell’equity crowdfunding, tuttavia, pur riconoscendo lo sforzo del

legislatore nel normare un fenomeno nascente dalle numerose implicazioni, la

disciplina dell’equity crowdfunding non è esente da limiti e perplessità. All’indomani

della conversione in legge del Decreto Crescita Bis, numerose sono state le critiche

mosse all’intervento normativo dagli operatori del settore.

Un primo ordine di perplessità attiene all’ambito circoscritto di applicazione

derivante dalla normativa, in netto contrasto con la premessa del D.lg. n.179 recante:

“Ritenuta la straordinaria necessità ed urgenza di emanare ulteriori misure per

favorire la crescita, lo sviluppo dell’economia e della cultura e della culture digitali,

attuare politiche di incentivo alla domanda dei servizi digitali e promuovere

l’alfabetizzazione informatica, nonché per dare impulso alla ricerca e alle

innovazioni tecnologiche, quali fattori essenziali di progresso e opportunità di

arricchimento economico, culturale e civile e, nel contempo, di rilancio della

competitività delle imprese”. Il tenore del principio ispiratore induce a ritenere che

le norme sull’equity crowdfunding avrebbero dovuto avere come obiettivo lo

stimolo e lo sviluppo dell’intero tessuto imprenditoriale, con particolare, e non

esclusiva, attenzione alle start-up innovative, produttrici di innovazione in senso

stretto. L’equity based crowdfunding può avere ad oggetto solo le start-up

innovative così come definite dal Decreto, quindi, l’accesso disintermediato ed

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agevolato al capitale di rischio è stato di fatto ristretto dal legislatore in maniera

eccessiva, con una serie di vincoli che hanno determinato una marginalizzazione

dello strumento stesso. I requisiti di innovatività richiesti dalla norma non appaiono

coerenti né adeguatamente armonizzati con la realtà di riferimento, sono i settori

tradizionali in Italia a vantare il maggior numero di imprese di piccole e medie

dimensioni, ma in virtù della normativa, tali aziende dal core business tradizionale

non potranno avere accesso al finanziamento dal basso. La eccessiva targetizzazione

dello strumento ha prodotto effetti inversi a quelli sperati, il mercato italiano

dell’equity crowdfunding non ha espresso pienamente le proprie potenzialità di

crescita proprio a causa dell’eccessiva focalizzazione su un target di imprese

eccessivamente ristretto, normalmente contraddistinte da un elevato grado di

rischio e da difficoltà di valutazioni prospettiche. Un eventuale ampliamento della

normativa a tutte le PMI, consentirebbe invece alla folla di avvicinarsi ad iniziative

imprenditoriali decifrabili con maggiore facilità, incrementando il livello di

penetrazione dello strumento nelle politiche finanziarie delle imprese italiane e

garantendo una maggiore cultura e diffusione dell’equity crowdfunding.

Un secondo ordine di critiche attengono alla necessaria presenza dell’investitore

istituzionale, si noti a tal proposito che per investitori istituzionali si intendono

banche d’affari, investitori professionali quali fondi di Venture Capital e Private

Equity e incubatori certificati, mentre gli investitori informali quali i Business Angel

non appaiono qualificati come investitori professionali. L’art.24 del Regolamento

introduce all’offerta di capitali sui portali autorizzati una condizione sospensiva,

l’operazione di crowdfunding non potrà considerarsi perfezionata se il 5% del

capitale offerto non è stato sottoscritto da un investitore professionale. La ragione

addotta dal legislatore all’introduzione della riserva del 5%, è quella di fornire

all’investitore retail un riferimento qualificato che abbia apprezzato la proposta di

investimento alla luce di una specifica e comprovata esperienza. Il timore degli

operatori è che tale riserva possa, in primo luogo, trasformare uno strumento di

accesso democratico al credito in una modalità di finanziamento fortemente

subordinata agli operatori tradizionali del mercato, di fatto limitando la

liberalizzazione delle fonti di finanziamento. L’investitore professionale, a differenza

degli investitori retail, non interviene nel capitale di rischio di un’impresa

semplicemente perché ritiene valido il progetto, nella maggior parte dei casi la

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scelta di investimento sottende una precisa logica di differenziazione del portafoglio

tesa ad assicurare la compensazione degli investimenti in essere. Pertanto,

l’investitore reatil potrebbe non avere alcun vantaggio dall’emulazione di quello

professionale, il rischio è anzi di aderire ad offerte che non rispondono alla migliore

decisione di impiego delle liquidità disponibili e che potrebbero scoraggiare, in un

momento successivo, ulteriori interventi in capitale di rischio. Inoltre, l’offerta di

quote o azioni realizzata tramite i portali equity- based è per modalità, tempistica

ed importo, rivolta maggiormente agli investitori retail, gli investitori professionali,

considerato che l’investimento medio in start-up copre un range di 100.000,00 – 1

milione di Euro, potrebbe trovare non conveniente dover procedere al sostenimento

dei costi elevati legati all’attività di due diligence per realizzare un investimento

piuttosto esiguo. Infine, la debolezza della previsione, è ulteriormente vanificata

dalla possibilità dell’investitore professionale di cedere la quota acquisita subito

dopo l’offerta pubblica, egli non è difatti tenuto, a differenza dell’investitore retail,

a mantenere la partecipazione per un certo periodo di tempo, questa preoccupante

fattispecie potrebbe indurre gli investitori professionali ad intervenire nelle offerte

solo per consentirne la chiusura, invece di ponderare l’intervento sulle effettive

possibilità di crescita e sviluppo della start-up offerente.

Un ulteriore spunto di riflessione emerso attiene ruolo delle banche e delle imprese

di investimento e agli eccessivi oneri previsti per le piattaforme autorizzate non

costituenti soggetti preventivamente abilitati all’esercizio del pubblico risparmio.

Appare opinione diffusa e condivisa che le imprese di investimento non dovrebbero

ricoprire il suolo di gestori di portali, tale compito dovrebbe essere affidato solo a

coloro che decidono di iscriversi alla sezione ordinaria del Registro Consob, in

quanto la diversa classificazione dei soggetti porta con sé, per natura operativa, uno

disequilibrio reputazionale e uno sbilancio degli oneri da sostenere per il lancio

della campagna. Il Regolamento Consob impedisce di fatto alle piattaforme

registrare nella sezione ordinaria la detenzione di danaro di pertinenza dell’offerta,

ciò comporta che nelle fasi di lancio della piattaforma la stessa debba stringere

accordi con operatori bancari o imprese di investimento disposte a gestire le

transazioni finanziarie. Questa duplice catena di trasferimento, dal portale all’istituto

finanziario, e da quest’ultimo alla start-up, importa per i portali una maggiore

onerosità per la gestione dei rapporti con gli operatori specializzati e riduce la

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percezione degli investitori di finanziamento immediato potendosi realizzare solo

in misura ridotta l’effetto tipico di “disintermediazione” collegato alle attività di

crowdfunding. L’art.21 del Regolamento prevede che il gestore comunichi, tra le

altre cose, in riferimento alla società emittente eventuali variazioni dello statuto,

degli assetti proprietari o variazioni nei requisiti di onorabilità richiesti per le

funzioni di amministrazione, controllo e direzione. Dalla disamina di tale norma, si

percepisce il forte dispendio di energie e gli elevati obblighi informativi e di

disclosure posti in capo ai gestori dei portali, obblighi che rischiano di rappresentare

un serio ostacolo alla diffusione delle piattaforme operanti nel segmento equity.

Ponendo l’accento sulle specifiche tecniche dell’investimento, ulteriori critiche

attengono alle clausole di tag-along e al diritto di recesso che il documento d’offerta

della start-up offerente deve contemplare necessariamente a tutela degli investitori

retail. Le perplessità non riguardano l’inserimento degli istituti e la loro valida

capacità di proteggere le minoranze azionarie, quanto piuttosto l’adeguatezza degli

strumenti di tutela prescelti in relazione all’orizzonte temporale ipotizzato dal

Regolamento. Il comma 1 dell’art. 24 del Regolamento prevede che il diritto di tag-

along, o in alternativa il diritto di recesso, sia riconosciuto per il periodo in cui la

start-up conserva i requisiti normativi richiesti dall’art.25 e, in ogni caso, per un

periodo di almeno tre esercizi dall’offerta. Considerato che nell’investimento da

parte di operatori professionali, i primi utili sono attesi non prima del quarto o

quinto anno di vita dell’impresa, la tutela temporale prevista dal Regolamento

appare verosimilmente più breve del fisiologico periodo di tempo necessario a

generare utili d’impresa tali da richiamare un cambio del pacchetto azionario.

Inoltre, la norma non cita il trasferimento del diritto ad eventuali acquirenti terzi

diversi dagli investitori partecipanti all’offerta, l’acquirente secondario potrebbe

essere escluso dal beneficio del diritto di covendita. Questa incompletezza

normativa limita, ancor di più, la libera trasferibilità delle quote a terzi soggetti, già

fortemente circoscritta dalla mancanza di un mercato attivo di scambio.

Considerazioni analoghe valgono per l’esercizio del diritto di recesso, la

caratterizzazione di strumento di tutela “a tempo determinato” dell’istituto

impedisce la piena tutela dell’azionista di minoranza in un termine temporale

congruo alle specifiche della start-up. Si consideri, inoltre, che il valore delle

partecipazioni sarà determinato, in caso di esercizio del diritto di recesso, sulla base

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della consistenza patrimoniale della start-up che verrà determinato, anche o

prevalentemente, sulla base del valore di mercato della partecipazione. Ipotizzando

l’esercizio del diritto di recesso nei tre anni previsti dal regolamento, se ad essere

adottato è il criterio patrimoniale, si dubita che i soci recedenti possano condividere

in qualche modo il premio di controllo, in virtù della modesta entità del patrimonio

netto delle imprese di nuova costituzione.

Infine, dall’osservazione delle campagne sin ora promosse, appare chiaro che le

regole di condotta di derivazione MiFID, in particolare quelle che impongono

l’effettuazione di una valutazione di adeguatezza dell’investimento, continuano a

conservare un ambito applicativo rilevante. Gli operatori professionali affermano

che la soglia di esenzione per investimenti al di sotto di Euro 500, rapportata con il

taglio dell’investimento medio, non porta ad una effettiva semplificazione

burocratica, quanto piuttosto ad una maggiore rigidità operativa cui si accompagna,

inevitabilmente, una lievitazione dei costi di gestione.

Le criticità emerse dalla normativa oggetto di analisi sono state poste ripetutamente

dagli operatori del settore all’attenzione dell’Autorità di Vigilanza, la necessità di

rendere il crowdfunding uno strumento effettivamente a sostegno delle imprese ha

avviato numerosi processi di confronto, sfociati di recente in una revisione della

regolamentazione avviata dalla Consob nel 2015. Nel documento di revisione la

Consob annuncia di cogliere l’occasione per avviare un confronto ed un

approfondimento sulle perplessità esposte e sulle considerazioni da parte degli

operatori, mirando a colmare le lacune del Regolamento e finalizzando l’intervento

al riequilibrio del quadro operativo in ordine alle specificità del mercato di

riferimento e al ruolo degli operatori. La consultazione pubblica preliminare142 mira

anche alla integrazione delle recenti novità introdotte dal Decreto 3.0143 in materia

di equity crowdfunding, il Decreto difatti, superando la principale critica mossa alla

prima regolamentazione, ha allargato la platea delle realtà che possono accedere

all’equity crowdfunding. Oltre le PMI innovative, la raccolta di fondi dal basso è

consentita agli organismi di investimento collettivo del risparmio (c.d. OICR) e alle

142http://www.consob.it/web/consob/home//asset_publisher/xMXdfdeSuZFj/content/consultazione-crowdfunding-2015-06-19/10194 143 http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/01/24/15G00014/sg

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società di capitali che investono prevalentemente in start-up e PMI innovative. La

principale novità introdotta dal Decreto investe in maniera diretta il mondo della

finanza, o meglio quel segmento della finanza che investe principalmente in realtà

innovative, in quanto il collocamento di capitali on-line potrà riguardare anche un

veicolo di investimento specializzato o una struttura di venture capital che ponga in

essere come attività prevalente l’investimento in start-up. L’introduzione degli OICR

dal mira a limitare una delle principali lacune sin ora riscontrate nel mercato del

crowdfunding, ossia la assenza di un mercato di scambio delle quote acquisite

tramite i portali di equity. Nella regolamentazione dell’equity crowdfunding uno dei

principali rischi evidenziati dal legislatore attiene proprio alla natura illiquida degli

investimenti in start-up innovative, trattasi di quote di capitali che, per

conformazione ancora in atto del settore, non trovano collocazione in mercati

secondari, rimanendo pertanto investimenti non negoziabili. Ove la campagna di

equity fosse gestita da un OICR non solo la ripartizione del rischio avverrebbe su

più progetti in un’ottica di diversificazione del portafoglio, ma consentirebbe una

maggiore liquidità dell’investimento, considerato che le quote di OICR sono

correntemente scambiate, al contrario delle quote di start-up o PMI.

Le sfide che l’equity crowdfunding è chiamato a superare appaiono ancora

numerose e riguardando principalmente la capacità dello strumento di contribuire

effettivamente a ridurre i vincoli finanziari per le società, e a generare sinergie con

altri canali di finanziamento come i business angels e il venture capital. Inoltre si

dovranno trovare soluzioni efficienti per la gestione di un azionariato numeroso e

frammentato per piccole società non dotate di adeguate strutture organizzative.

Tuttavia, il processo di integrazione delle prospettive avviatosi dal 2013 ad oggi tra

la Consob e gli operatori del settore, mostra una evidente propensione del mondo

dell’imprenditoria e degli attori professionali ad unificare sforzi e soluzioni al fine di

rendere l’equity crowdfunding un democratico e flessibile strumento di raccolta di

capitali di rischio a sostegno dello sviluppo economico. Proprio in questo clima

collaborativo si inserisce l’Associazione Italiana di Equity Crowdfunding144 (AIEC),

costituita per riunire le principali piattaforme di equity con l’obiettivo di

rappresentare e tutelare le attività dei portali autorizzati alla raccolta di capitali ed

unificare il dialogo con le istituzioni.

144 http://equitycrowdfundingitalia.org/

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3.8 L’indirizzo della Commissione Europea

Il fenomeno dell’equity crowdfunding, come segnalato dal Report di Massolution,

appare in continua evoluzione anche nel vecchio continente, con un incremento del

141% rispetto all’anno precedente. Nonostante il Crowdfunding abbia assunto negli

ultimi anni notevole importanza, in Europa esso non ha suscitato nell’immediato

l’attenzione del legislatore comunitario. Nel 2011, in considerazione della

circostanza che il tessuto produttivo europeo è rappresentato per il 99% da imprese

di piccole e media dimensione, la Commissione Europea traccia un action plan

destinato a rimuovere gli ostacoli di accesso al credito per le PMI favorendo le

attività di prestito ed ampliando i punti di contatto con gli investitori professionali.

Nell’ampio quadro regolamentare la Commissione non ha considerato quale

ulteriore leva di sviluppo dell’imprenditoria il Crowdfunding, un primo impulso in

tale direzione giunge, sempre nel 2011, dall’European Crowdfunding Network145

(ECN), nato dapprima come gruppo di interesse e poi divenuto una organizzazione

no profit con sede internazionale a Bruxelles. L’ECN nasce con il proposito di favorire

il dibattito politico a livello europeo e sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del

finanziamento dal basso in Europa, proposito che ben presto porta alla

pubblicazione del Framework For European Crowdfunding, il primo lavoro di ricerca

a livello europeo. Il paper pubblicato nell’ Ottobre 2012, si propone di analizzare lo

stato dell’industria europea, raccogliendo gli input derivanti dal settore e le

esperienze dei Paesi membri per catalizzare l’attenzione dei legislatori nazionali

sulla portata del fenomeno. La cultura sul crowdfunding promossa dall’ECN rende

immediatamente evidente la necessità di creare, a livello comunitario, un ambiente

normativo armonico e favorevole ai Paesi dell’Unione attraverso il quale garantire

una tutela orizzontale degli investitori e una maggiore strutturazione competitiva

del fenomeno in grado di ripristinare il vantaggio competitivo del mercato europeo.

Il lavoro esplorativo a cura dell’ECN e la portata del fenomeno a livello globale,

hanno indotto il legislatore europeo a porre maggiore attenzione al fenomeno del

Crowdfunding, nel 2013 la Commissione Europea ha rivolto, tra le strategie di

facilitazione di accesso al credito previste dal Piano d’Azione Imprenditorialità 2020,

un invito agli stati membri a monitorare i confini e le modalità di espansione del

145 http://www.eurocrowd.org/

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fenomeno, vagliando eventualmente ipotesi di modifica delle legislazioni vigenti

per agevolare nuove forme di finanziamento a sostegno delle start-up e delle PMI.

Rinnovata attenzione viene riservata al tema del finanziamento dal basso e alle fonti

alternative di finanziamento nel Green Paper on long-term financing of the

European Economy146, nel quale la Commissione rileva ed evidenzia le potenzialità

innovative degli strumenti di finanziamento legati alle tecnologie informatiche al

mondo del web. Scopo del libro è tracciare linee direttive per la riduzione della

dipendenza delle imprese europee dal credito bancario attraverso la promozione,

nel medio-lungo periodo, di mercati di venture capital e private equity

transfrontalieri, e più in generale, di un sistema integrato di attori e strumenti in

grado di apportare nuova linfa alle deboli strutture finanziarie delle imprese

europee. In questo ambizioso quadro di sviluppo, l’Esecutivo europeo riserva

attenzione anche alle nascenti forme di finanziamento dal basso per la crescita

sostenibile, quali appunti il crowdfunding, esplorando prospettive di unitarietà di

regole per consentire alle imprese il lancio di raccolte fondi anche su piattaforme di

differente nazionalità, propedeutiche all’ampliamento della base degli investitori e

alla possibilità di costruire un mercato dell’equity europeo che consenta di ridurre

drasticamente l’illiquidità che contraddistingue attualmente gli investimenti in

capitale sociale tramite le piattaforme. In previsione delle future linee di azione, la

Commissione Europea promuove nel 2013 una “Consultazione sul Crowdfunding147”

che ha visto la partecipazione di 893 soggetti in veste di operatori specializzati,

piattaforme e investitori potenziali. L’esito della consultazione ha consentito alla

Commissione Europea di individuare volumi, limiti, differenze e punti di contatto tra

i Paesi membri anche in termini di differente regolamentazione necessari ad

approntare linee d’azione coerenti con uno sviluppo sostenibile del fenomeno. I

risultati della Consultazione hanno evidenziato che la metà di coloro che hanno

partecipato alla stessa sostengono ed avvertono l’esigenza di un intervento

normativo dell’UE in materia di equity crowdfunding, e più in generale in tutti i

modelli che nella consultazione vengono definiti crowd lnvesting, ossia i modelli

basati sulla partecipazione agli utili, sui prestiti e sugli investimenti in quote di

capitale che contemplano la prospettiva di ritorni finanziari. Il 51% del campione

intervistato esprime l’esigenza di una adeguata protezione degli investitori,

146 http://ec.europa.eu/finance/general-policy/financing-growth/long-term/index_en.htm 147 http://europa.eu/rapid/press-release_IP-13-906_en.htm

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sostenuta anche da maggiore trasparenza operativa e procedurale relativa ai costi

della piattaforma, ai tassi d’interesse ed al rendimento previsto. Considerati i risultati

della Consultazione, le potenzialità ed i rischi associati al crowdfunding speculativo,

la Commissione ha individuato diverse dimensioni con priorità d’intervento, quali i

diversi limiti di investimento operanti nei vari paesi, l’esercizio dei diritti di voto, le

norme in materia di trasparenza, la protezione e tutela dell’investitore e la

consulenza specializzata. L’analisi di tali dimensioni critiche è attualmente oggetto

di studio della Commissione Europea, che, recentemente ha rinnovato il proprio

interesse per la tematica e previsto ulteriori riflessioni sul ruolo degli incentivi fiscali

e sulla centralità della ricerca e dell’innovazione prodotto e realizzata tramite il

finanziamento dal basso. Al fine di assicurare politiche di sostengo incisive, la

Commissione ha istituito nel 2014 un forum, European Crowdfunding Stakeholder

Forum148, di esperti composto da rappresentanti di rilievo di associazioni di settore

e istituzioni nazionali finalizzato a sensibilizzare l’opinione pubblica, promuovere la

trasparenza ed individuare le best pratice affinché il crowdfunding possa

posizionarsi, nelle nostre economie, con radici solide e durature.

3.9 La regolamentazione oltreoceano: il Crowdfunding negli USA

La regolazione dell’equity crowdfunding è stata accompagnata da una grande enfasi

e da vaste aspettative, nel nostro Paese così come negli Stati Uniti, ove il

crowdfunding, pratica già ampiamente sviluppata come strumento per reperire

risorse economiche in occasione di campagne elettorali o di iniziative sociali, è stato

elevato a fonte di finanziamento all’imprenditoria con il Jumpstart Our Business

Startups Act149, meglio conosciuto come Jobs Act, approvato da Barack Obama

nell’Aprile del 2012. Le pragmatiche preoccupazioni circa lo stato di salute delle

148 Dell’European Crowdfunding Stakeholders fa parte anche l’Italia con AISCRIS (Associazione Italiana Società di Consulenza per la Ricerca, l’Innovazione e lo Sviluppo), Assolombarda e CONSOB. 149 https://www.sec.gov/spotlight/jobs-act.shtml

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start-up americane che non permettevano ulteriori indugi nell’adozione di strumenti

concreti di ripresa, possono contribuire a comprendere il fervore che ha

accompagnato l’introduzione della normativa in materia di equity crowdfunding

negli Stati Uniti. Negli USA il ruolo rilevante delle start-up, a vocazione soprattutto

innovativa, si traduce nel 21% del PIL prodotto e nella capacità di tali imprese di

favorire la creazione e la stabilizzazione dei tassi occupazionali. L’introduzione di

strumenti utili alla espansione delle iniziative imprenditoriali ed in grado di rendere

più facile la progressione delle imprese verso una maggiore apertura al pubblico, è

stata ben accolta anche da big player, prima start-up innovative oggetto di selezione

avversa, quali Google e Twitter.

Il TITOLO I del Jobs Act, “Reopening American Capital Markets To Emerging Growth

Companies, similarmente al legislatore italiano, introduce una nuova tipologia di

società, le Emerging Growth Company (ECG) sono definite come emittenti che nel

corso dell’ultimo anno fiscale abbiano prodotto un fatturato lordo annuo inferiore

ad un miliardo di dollari. Lo status di ECG è conservato salvo l’aver completato una

IPO nel corso dell’anno precedente l’entrata in vigore del regolamento e salvo

l’emissione, nei primi cinque anni di vita d’impresa, di titoli di debito non convertibili

nei tre anni precedenti l’entrata in vigore del regolamento per un importo superiore

o pari ad un milione di dollari. Un confronto superficiale con le start-up innovative

definite dal Regolamento Consob, evidenzia maggiormente la limitazione operata

dal legislatore italiano, le ECG così definite vengono in realtà a comprendere

potenzialmente tutte le imprese nascenti, senza alcuna distinzione di core business.

Il Jobs Act, ottanta anni dopo la Grande Depressione, attuato una massiccia

deregolamentazione della normativa di offerta al pubblico di strumenti finanziari

(Securities Act del 1933) caratterizzata, sino al 2012, da stringenti requisiti di

disclosure finalizzati alla stabilità e alla integrità dei mercati finanziari necessarie a

prevenire i fallimenti di mercato. Il Titolo II, intitolato “Access to Capital For Job

Creators”, prevede la rimozione, ad opera della SEC, omonimo dell’italiana CONSOB,

del divieto per le aziende di promuovere pubblicamente la vendita di quote

societarie, facoltà sino a quel momento riservata alle aziende quotate. La previsione

di una maggiore visibilità per l’accesso al finanziamento dal basso rappresenta,

inoltre, un notevole abbattimento dei costi legati alla quotazione nel mercato

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regolamentato. L’offerta e la vendita di titoli presso il pubblico secondo le

disposizione del Securities Act comportano costi di iscrizione nella maggior parte

proibitivi per numerose imprese di piccole e medie dimensioni, una stima delle

spese legali e dei procedimenti di accreditamento individua un range di spesa tra i

300.000 e 500.000 mila dollari150. La deregulation operata dal II Titolo comporta

nella pratica la possibilità per gli imprenditori di pubblicizzare le opportunità di

investimento nel capitale sociale della propria impresa attraverso vari canali, tra cui

social media e portali di crowdfunding. Il vasto accesso prospettato è però bilanciato

dalla previsione specifica che le offerte di capitale delle start-up non potranno

essere accolte dal pubblico indistinto, sino all’approvazione del Titolo IV avvenuta

solo di recente, le offerte potevano interessare solo gli investitori sofisticati, è inoltre

specificato che sarà cura dell’emittente prendere le misure adeguate a garantire

l’appartenenza dell’investitore a tali classi. Gli investitori accreditati devono

appartenere ad almeno una delle 8 classi definite dalla SEC:

1) Banche, compagnie di assicurazione e aziende di investimento registrate;

2) Gestori di piani per benefici ai dipendenti, con totale attivo superiore ai

cinque milioni di dollari;

3) Organizzazioni no profit con attivo totale superiore ai cinque milioni di

dollari;

4) Singoli amministratori, dirigenti o soci di una società finanziaria;

5) Aziende la cui compagine sociale sia costituita integralmente da investitori

accreditati;

6) Persone fisiche il cui patrimonio netto individuale supera $ 1.000.000;

7) Persone fisiche con reddito annuo negli ultimi tre esercizi superiore a $

200.000;

8) Fondi fiduciari con un patrimonio netto superiore a cinque milioni di dollari.

Nel regolamento che ha reso operativo nel 2013 ad opera della SEC il Titolo II si

specifica che le ECG dovranno inviare alla SEC i dettagli relativi all’operazione di

offerta e che le piattaforme autorizzate dovranno verificare che gli investitori

150 The Jobs Act and Crowdfunding: Harnessing the power- and the money – of the masses. Abbey R. Stemler. Kelley School of Business, Indiana University. Business Horizons, 2013.

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interessati siano accreditati, in caso di violazione di suddetta norma la SEC si riserva

la possibilità di sospendere l’attività di raccolta della piattaforma per un periodo

massimo di un anno. Le società emittenti dovranno operare per il tramite di broker

o funding portal, regolarmente registrati presso la SEC e sottoposti alla vigilanza

dell’Autorità, gli intermediari avranno inoltre l’obbligo di iscriversi presso la national

securities association, registrata anch’essa presso la SEC. Un funding portal viene

definito come un intermediario che:

- Non offra consulenze d’investimento o raccomandazioni;

- Non solleciti acquisti, vendite, né decida di acquistare i titoli offerti o

presentati sul proprio portale;

- Non compensi agenti o dipendenti ai fini della sollecitazione alla vendita dei

titoli offerti;

- Non detenga, gestisca o possegga i fondi degli investitori o loro titoli

partecipativi.

L’intermediario dovrà effettuare, in conformità alle normative vigenti, procedure di

due diligence e di verifica dell’identità delle emittenti e del team proponente per

ridurre il rischio di frodi, parallelamente dovrà informare adeguatamente gli

investitori ad interpretare correttamente le informazioni pubblicate sul portale e

garantire che gli investitori siano consapevoli dei rischi associati all’acquisto di titoli

partecipativi, verificando inoltre che gli stessi non abbiano ecceduto i limiti di

investimento previsti dal Titolo III.

Il Titolo III del Jobs Act rappresenta il cuore della disciplina equity, la raccolta di

capitali d rischio tramite portali prevede la esenzione degli emittenti di azioni o titoli

tramite portali di crowdfunding dai requisiti di registrazione imposti dalla Securities

Exchange Act per le offerte fino ad un milione di dollari se rilevate da investitori

privati non accreditati, o fino a due milioni di dollari se accreditati. Inoltre, ove la

compagine societaria sia al di sotto dei mille soci non vi sarà obbligo di rilevare la

composizione della stessa. L’approvazione del Titolo IV del Jobs Act nel Maggio

2015 ad opera della SEC ha definitivamente sancito la possibilità anche per gli

investitori non accreditati di accedere al finanziamento dal basso, stabilendo una

soglia massima di investimento del 5% del reddito complessivo, o di duemila dollari,

per coloro che hanno un reddito inferiore ai 100.000$. Gli investitori sofisticati

costituenti persone fisiche possono investire sino al 10% del reddito complessivo,

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comunque non oltre il tetto di 100.000 dollari. Il Titolo IV del Jobs Act ha inoltre

individuato due livelli di raccolta, rispettivamente Tier 1 e Tier 2. Il primo livello di

raccolta consente alla società emittente di raccogliere fino a 20 milioni di dollari, sia

da investitori accreditati che non, con un tetto massimo di 6 milioni di azioni

sottoscritte da società affiliate. Le società rientranti nel primo livello di raccolta non

sono tenute agli obblighi di disclosure annuali prescritte nel Tier II, sono comunque

sottoposte alle leggi federali dello stato nel quale l’offerta sarà lanciata e dovranno

soddisfare gli obblighi di redazione del bilancio, in tal caso non certificato. L’accesso

al Tier II consente alle imprese emittenti di raccogliere fino a 50 milioni di dollari,

anche in tal caso indistintamente da investitori accreditati e non. La principale

differenza tra i due livelli di raccolta, oltre l’obiettivo di raccolta, è la previsione per

le imprese aderenti al secondo livello di raccolta al diritto di prelazione previsto

dalla Blue Sky Law, ossia la legge statunitense contro le frodi relative alla

contrattazione di strumenti finanziari. In definitiva, alle imprese rientranti nel

secondo livello, saranno applicati maggiori obblighi di disclosure finanziaria, tali

imprese dovranno presentare telematicamente le relazioni annuali e semestrali

presso la SEC, di contro le imprese rientranti nel secondo livello di finanziamento

non sono tenute a registrare le loro offerte in ogni stato federale ove si svolge la

contrattazione di titoli.

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4

INDAGINE

CONOSCITIVA SUL

MERCATO DEL

CROWDFUNDING IN

ITALIA

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4.1 Finalità dell’analisi

La nascita del Crowdfunding in Italia risale al 2005, anno di lancio della prima

piattaforma italiana Produzioni dal Basso. Dopo una iniziale fase in sordina, il

crowdfunding, e più in generale il processo di attrazione delle folle verso comuni

obiettivi, vive una ampia fase di sperimentazione di soluzioni innovative ed

alternative che contribuisce a spiegare la vasta gamma di piattaforme di

crowdfunding presenti sul mercato. All’esperienza pioneristica di Produzioni dal

Basso, segue la nascita di cinque piattaforme nel 2011, tendenza che non accenna a

fermarsi, tra il 2012 ed il 2014 nascono ben 32 piattaforme. L’entrata in vigore del

Regolamento Consob in materia di equity crowdfunding ha poi contribuito alla

nascita delle piattaforme dedicate alla raccolta di capitale di rischio, nel 2015 le

piattaforme attive, che hanno seguito il lancio di almeno una campagna, sono 42,

variamente classificabili per modello di crowdfunding, vocazione territoriale e

settoriale151.

Lo sviluppo del crowdfunding in Italia e la proliferazione di portali ad hoc, derivano

sostanzialmente dal contatto con esperienze straniere, soprattutto statunitensi, che

hanno indotto alla volontà di replicare modelli ed esperienze anche nel nostro

Paese. L’evoluzione in Italia del crowdfunding non è difatti caratterizzata da linearità,

nei primi anni di vita del fenomeno numerosi sono stati i progetti emigrati verso i

principali player del settore, quali Indiegogo e Kickstarter, circostanza che riflette la

scarsità dell’offerta sul mercato italiano sino al 2012, anno in cui si è assistito alla

ascesa del finanziamento dal basso anche in Italia, sostenuta ed alimentata anche

dal dibattito istituzionale in materia di equity crowdfunding ispirato dal Jobs Act

statunitense.

Nei primi anni di vita del fenomeno in Italia, lo strumento del finanziamento dal

basso sostiene i settori dell’arte e della cultura, contribuisce alla crescita e alla

coesione delle comunità territoriali e diviene strumento complementare al

fundraising nelle campagne a sfondo umanitario e sociale. Nel 2012, sulla scia del

151 Per la tassonomia completa delle piattaforme italiane attive si veda All. 1.

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successo ottenuto da numerosi proponenti italiani nel segmento reward in relazione

al lancio di prodotti innovativi, il mercato italiano sonda le potenzialità del

crowdfunding di offrire una valida alternativa alle istituzioni finanziarie tradizionali

per il sostegno all’imprenditoria e all’innovazione nel mercato domestico. A maggio

2014152 il numero di progetti proposti è di 48.357, con la pubblicazione di 13.000

progetti, dei quali il 37% si sono conclusi raggiungendo o superando l’obiettivo di

raccolta. In Italia il valore complessivo dei progetti finanziati attraverso le

piattaforme oggetto dell’analisi condotta da Castrataro e Pais, è pari a poco più di

30 milioni di euro, con una crescita di 7 milioni rispetto alla rilevazione di Ottobre

2013, cui concorrono in misura rilevante le piattaforme di tipo lending.

E’ possibile, dunque, affermare che il crowdfunding sta affondando profonde e

robuste radici anche nel mercato italiano, ma, allo stadio attuale, il quesito che

rimane ancora aperto è quale sia la conformazione assunta dall’industria nel

mercato italiano. Il contributo offerto dagli operatori del settore allo studio del

mercato del crowdfunding verte principalmente sull’offerta, sulle specifiche delle

piattaforme, sul loro grado di differenziazione e sul modello di business adottato,

permane una conoscenza relativa e superficiale delle specifiche della domanda. I

numerosi contributi da cui si è attinto per inquadrare il fenomeno a livello teorico

offrono un ulteriore spunto di indagine, spingono l’interlocutore attento e curioso

ad oltrepassare il confine tra il framework teorico e la realtà operativa, costruendo

un equilibrio tra i punti di contatto per giungere a completamento di un quadro

univoco.

L’indagine conoscitiva sul mercato del Crowdfunding in Italia rappresenta il

tentativo di attraversare le dimensioni finanziarie, relazionali e culturali del

crowdfunding per giungere ad un nuovo livello di analisi, una rinnovata chiave di

lettura delle principali determinanti qualitative e quantitative che governano il

fenomeno a livello nazionale. Focus tematico dell’analisi è la popolazione dei

proponenti attiva sulle piattaforme, ed il correlato studio dei benefici e delle criticità

attese dal finanziamento dal basso corredato da dati sociografici e comportamentali

in grado di estendere la conoscenza della domanda.

152 Analisi delle Piattaforme Italiane di Crowdfunding – Aggiornamento Semestrale, Maggio 2014. Daniela Castrataro, Ivana Pais.

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In definitiva, la finalità principe dell’indagine proposta è aprire una finestra di

discussione sullo stadio dell’arte in Italia, tracciando possibili scenari, e fornendo al

contempo, ad istituzioni e operatori del settore, un quadro sistemico delle

possibilità e criticità che a livello nazionale vengono prospettandosi nel mercato del

Crowdfunding.

4.2 La popolazione

Il proponente, altrimenti identificato come creator, è colui che dinanzi allo scenario

attuale di scarsità di risorse coglie l’opportunità offerta dal crowdfunding lanciando

una campagna finalizzata alla raccolta di risorse finanziarie per dar vita ad un

progetto proprio.

L’indagine rivolta ai proponenti è diretta alla comprensione dei benefici e alle

criticità correlati al lancio di una campagna, l’analisi di tali dimensioni consentirà poi

di derivare il grado di applicabilità del crowdfunding al finanziamento dei progetti

imprenditoriali. Ai fini dell’indagine conoscitiva il termine “Imprenditoriale” è

declinato in senso lato, esso è riferito a chiunque si attivi su una piattaforma per

promuovere idee o prodotti afferenti sia a settori “neonati”, che tradizionali che si

rinnovano nelle modalità di approccio alla clientela. Rappresentando l’indagine una

primo step esplorativo, i criteri adottati per l’individuazione della popolazione di

riferimento risultano essere ampi, soprattutto a causa delle conformazione ancora

in atto dell’industria.

Osservazioni:

• Non è possibile utilizzare come criterio discriminante l’organizzazione

dell’attività economica in forma sociale, l’evidenza mostra che le campagne

presenti sui portali di crowdfunding italiani non sono promosse unicamente

da aziende preesistenti o nate in vista della campagna.

• Non sarebbe coerente con il tema d’indagine circoscrivere l’analisi ad alcune

aree geografiche o regioni.

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• Non è possibile discriminare i progetti in relazione al numero di proponenti,

in tal modo andrebbero ad essere esclusi i progetti parzialmente finanziati o

giunti all’obiettivo di raccolta con un numero ristretto di sostenitori.

Dall’osservazione dei progetti pubblicati non si riscontra una relazione

direttamente proporzionale tra il numero di sostenitori ed il successo della

campagna.

• Non è coerente con il tema d’indagine una discriminazione dei progetti in

relazione alla modalità di raccolta prescelta o in relazione al modello di

crowdfunding adottato.

I due criteri di campionamento possibili sono l’esito ed il settore di riferimento.

ESITO

� Esito Positivo. La campagna ha raggiunto con successo o ha superato

l’obiettivo di raccolta.

� Parzialmente negativo. La campagna ha raggiunto almeno il 5% dell’obiettivo

di raccolta.

Al termine del periodo di raccolta la campagna di crowdfunding può terminare con

esito positivo o con esito negativo. L’esito positivo indica il raggiungimento o il

superamento del budget obiettivo, indipendentemente dalla modalità di raccolta

prescelta (take it all o all or nothing). L’esito negativo è normalmente associato alla

chiusura temporale della campagna, senza che la stessa abbia stimolato la folla al

raggiungimento degli obiettivi di budget. L’indagine mira a costruire una matrice di

criticità ed opportunità derivanti dal crowdfunding per gli imprenditori italiani, in

considerazione di ciò per la costruzione della popolazione di riferimento si

escludono i progetti che hanno realizzato percentuali di raccolta pari a zero, ma si

includono i progetti che hanno segnato un esito parzialmente negativo. L’esito

parzialmente negativo individua come valore soglia il 5% dei fondi richiesti, una

percentuale così modesta si rende necessaria a causa dell’elevato divario riscontrato

tra i progetti che si sono conclusi con la raccolta dei capitali richiesti ed i progetti

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che non hanno raggiunto l’obiettivo di raccolta. I progetti con esito parzialmente

negativo indicano che l’idea de proponente non era completamente priva di valore.

SETTORE

I settori selezionati sono quelli in cui si riscontra maggiore fermento in termini di

lancio di campagne, si annoverano nelle quattro categorie tematiche sia i settori

tradizionali sia i settori fortemente innovativi.

� Manifatturiero. Rientrano nel settore manifatturiero tutte le campagne

relative ad attività artigianali valorizzate e proposte in chiave moderna nei

settori alimentare, tessile, abbigliamento, lavorazione materiali quali legno,

carta, cartone e metalli leggeri.

� Design e Tecnologia. La categoria Design e Tecnologia comprende tutte le

campagne relative all’ideazione di prodotti altamente innovativi, dal design

creativo e sostenibile e dai possibili impieghi nelle industrie. Ideazione di

appplications, strumenti digitali e tool d’impresa. Attività di sperimentazione

e ricerca industriale.

� Terzo Settore. Nel Terzo Settore rientrano tutte le cause sociale con riflessi

territoriali e che nascono per carenza di fondi sociali nelle aree di intervento

della riqualificazione urbanistica, assistenza sociale, sostegno all’educazione,

tutela e salute dell’ambiente.

� Arte. Rientrano nella categoria Arte tutti i progetti relativi alla Letteratura, alle

forme di comunicazione audio-visive quali Cinema e Teatro, Arte

Contemporanea e Musica.

Definiti i criteri di selezione della popolazione di riferimento, dall’osservazione delle

campagne lanciate sui portali italiani tra il 2011 e Marzo 2015153 in relazione ai dati

disponibili, si seleziona una popolazione di 55 proponenti.

153 Arco di riferimento temporale dell’indagine: 2011 – Marzo 2015. L’anno di riferimento è quello di lancio della campagna che può differire dall’anno di completamento se la stessa si svolge a cavallo di due esercizi.

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Classificando i progetto in relazione al modello di crowdfunding adottato, il reward

based crowdfunding presenta il maggior fermento in termini di campagne

presentate. Il 60% delle campagne selezionate è relativo al modello reward,

segmento nel quale sono rappresentati tutti i settori. Nel settore manifatturiero si

riscontano 7 progetti, dei quali 4 andati a buon fine e 3 parzialmente finanziati. Il

settore Arte mostra una buona capacità attrattiva, si analizzano 9 progetti dei quali

7 terminati con esito positivo e solo 2 parzialmente finanziati. Nel segmento Design

e Tecnologia si osservano 12 progetti, con buone capacità di successo, solo 5

progetti risultano essere parzialmente finanziati. Infine per il Terzo Settore si

rendono disponibili 8 progetti, in pari percentuali di esito positivo e parzialmente

negativo. Nel modello equity, causa la recente regolamentazione, il numero di

progetti selezionati risponde al numero di progetti sin oggi lanciati, 4 progetti

hanno raggiunto con successo l’obiettivo di raccolta su un totale di nove progetti.

Nella modalità equity il proponente si identifica con start-up innovative ad alto

contenuto tecnologico, rientranti unicamente nel settore Design e Tecnologia. Il

modello Donation accoglie in totale 10 progetti provenienti dal Terzo Settore, dei

quali 8 hanno raggiunto il target d’offerta e 2 hanno concluso la campagna con esito

parzialmente negativo. Segmentando la popolazione in relazione alla nazionalità

della piattaforma prescelta, 11 proponenti, ossia il 18% della popolazione, ha scelto

per il lancio della propria campagna una piattaforma straniera, il numero di progetti

lanciati su piattaforme estere è prevalente per il settore Design e Tecnologia.

Tabella 19: Popolazione suddivisa per modello di Crowdfunding.

Tabella 20: Popolazione suddivisa per modello in relazione al settore.

Proponenti / Modello Reward Donation Equity Totale

Numero progetti 36 10 9 55

Percentuale 65% 19% 16% 100%

Settore/ Modello Reward Donation Equity Totale

Manifatturiero 7 - - 7

Design e Tecnologia 12 - 9 21

Arte 9 - - 9

Terzo Settore 8 10 - 18

Totale 36 10 9 55

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Esito / Settore Manifatturiero Design e

Tecnologia

Arte Terzo Settore Totale %

Positivo 4 11 7 12 34 62%

Parzialmente

Negativo

3 10 2 6 21 38%

Totale 7 21 9 18 55 100%

Tabella 21: Popolazione suddivisa per settore in relazione all’esito.

4.3 Tecnica d’indagine: il Questionario

La rilevazione delle caratteristiche di interesse della popolazione ha previsto la

predisposizione accurata di un questionario154. La previsione e la preparazione del

questionario è sostenuta dalla reale assenza di fonti informative alternative ed

avallata dal carattere addizionale in termini di approfondimento ed originalità che

esso consente. La tecnica di indagine prescelta per il contatto con l’unità statistica è

conforme alle caratteristiche della popolazione e alle finalità dell’indagine,

garantisce profondità dei contenuti, rapidità di esecuzione e tempestività dei

risultati, tutela, inoltre, il soggetto intervistato con la previsione dell’anonimato.

L’intervista è stata realizzata mediante una procedura standardizzata di

interrogazione, a tutti i proponenti vengono poste le medesime domande, nella

stessa formulazione, per garantire comparabilità delle risposte e possibilità di analisi

dei dati con metodi statistico-descrittivi. La modalità di somministrazione utilizzata

ha previsto una indagine elettronica a mezzo mail, ad ogni somministrazione sono

state rese chiare ed esplicite le finalità dell’indagine, ulteriormente riportate come

nota introduttiva all’inizio di ogni questionario. La compilazione dello stesso era

completamente facoltativa ed assolutamente anonima.

Il questionario, composto da 22 domande a risposta multipla e 2 domande a

risposta aperta, è strutturato in 7 sezioni, ogni sezione risponde ad una precisa

finalità di indagine. In un’ottica sistemica le sezioni contribuiscono a fornire un

154 Per la consultazione integrale del questionario si veda l’APPENDICE B.\

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quadro completo delle dimensioni esperienziali, finanziarie e relazionali che

contraddistinguono la popolazione oggetto d’indagine, al contempo, ogni sezione

è consultabile separatamente per l’approfondimento di ogni singolo livello

d’indagine.

SEZIONE TITOLO DIMENSIONE OBIETTIVO N°

QUESITI

SEZIONE A Indagine

Preliminare

Culturale Identificazione del grado di

cultura

1

SEZIONE B Il Proponente Conoscitiva Qualifica del proponente 1

SEZIONE C Il Team Sociodemografica Caratteristiche personali ed

esperienziali

5

SEZIONE D Il Progetto Progettuale Specifiche del progetto 6

SEZIONE E La scelta della

piattaforma

Progettuale Criteri e fattori percettivi nella

selezione della piattaforma

3

SEZIONE F La scelta del

crowdfunding

Percettiva Benefici attesi e criticità attese 3

SEZIONE G Il finanziamento Finanziaria Specifiche finanziarie del

progetto

5

Tabella 22: Il mercato del Crowdfunding in Italia, Questionario ai proponenti: le Sezioni.

4.4 Statistiche descrittive

L’indagine si è svolta nel periodo compreso tra Gennaio e Marzo 2015, sono stati

consegnati 55 questionari, una indagine per ogni team o singolo proponente, il

numero di intervistati rispondenti è pari a 35, risulta soddisfatto il requisito del

campione minimo sufficiente per poter procedere all’analisi della popolazione con

l’ausilio di statistiche descrittive. Al termine delle operazioni di raccolta dati, gli

stessi vengono adeguatamente strutturati in vista del primo step di analisi

rappresentato dall’analisi univariata delle variabili singolarmente considerate. Ogni

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domanda oggetto del questionario identifica una variabile differente, afferente e

rientrante in una specifica dimensione analitica.

Nelle seguenti sezioni verranno descritte ed analizzate tutte le variabili oggetto

d’analisi, la statistica descrittiva consente di sostituire ad un’impressione qualitativa

del fenomeno la sua misura quantitativa.

4.4.1 SEZIONE A: Indagine preliminare

La prima sezione del questionario è diretta a testare il grado di conoscenza e cultura

espresso dal proponente rispetto al fenomeno del crowdfunding. Nell’analisi dei

punti di forza e debolezza del finanziamento dal basso, si è evidenziato tra le

possibili minacce derivanti dall’ambiente esterno, in primo luogo, una cultura

collettiva non sufficiente sul fenomeno a livello nazionale, sia a livello di progettisti

che finanziatori.

Come siete venuti a conoscenza delle possibilità of ferte dal Crowdfunding?

L’analisi della dimensione conoscitiva conferma l’ipotesi di una cultura ancora non

sufficiente sul fenomeno nel contesto nazionale, il 37% del campione afferma di

essere venuto a conoscenza della pratica del finanziamento dal basso dal Web, si

tratta di una percentuale attesa, la sperimentazione del crowdfunding è seguita

essenzialmente all’auto-apprendimento derivante dall’osservazione di pratiche

Da internet37%

Da amici e conoscenti

31%

Esperienza diretta

9%

Da istituzioni pubbliche

3%

Dal contatto diretto

6%

Altro14%

ETICHETTA

Da internet 13 37,1%

Da amici e conoscenti

11 31,4%

Esperienza diretta in qualita’ di crowdfunder

3 8,6%

Da isitituzioni pubbliche

1 2,9%

Dal contatto diretto con membri della piattaforma

2 5,7%

Altro 5 14,3

TOTALE 35 100%

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similari in contesti esteri. Il 31,4% del campione è venuto a conoscenza delle

opportunità del crowdfunding tramite le proprie reti relazionali di tipo bonding,

ossia le persone più a diretto contatto con il soggetto proponente. La prevalenza

di canali informativi personali di tipo informale evidenzia in tutta la sua chiarezza la

marginalità del ruolo assunto da attori qualificati, quali piattaforme, Università o

Centri di ricerca, nella scelta del proponente di ricorrere al finanziamento dal basso.

All’interno del campione solo tre proponenti hanno sperimentato il finanziamento

diretto in qualità di crowdfunder, mentre due proponenti sono stati avviati a questa

nuova modalità di finanziamento da una realtà regionale, Bic Lazio155.

L’analisi della dimensione culturale conferma l’ipotesi di una scarsa conoscenza del

mezzo, nonostante il numero di piattaforme sia cresciuto in maniera esponenziale

dal 2011 al 2014 e nonostante le stesse mostrino una costante tensione al tema

dell’educazione della comunità di riferimento tramite l’organizzazione di eventi,

conferenze e azioni mediatiche, si evidenzia ancora una cultura non sufficiente sulla

pratica del crowdfunding, circostanza che rischia di rafforzare il ricorso al

finanziamento dal basso con un atteggiamento di ripiego. Un atteggiamento

inconsapevole e poco strutturato importa la scarsa comprensione delle vere

potenzialità ritraibili dal crowdfunding, la diffusione di una maggiore cultura sul

fenomeno gioverebbe non solo al proponente nel lancio della propria campagna,

ma all’intero mercato. Un proponente informato e consapevole che si rivolge ad una

folla altrettanto informata, amplifica la capacità del mezzo di finanziamento di

attrarre finanziatori e riduce le asimmetrie informative tra il proponente e la folla in

termini di benefici attesi, garantendo l’evoluzione e la crescita del fenomeno su scala

nazionale.

155 Bic Lazio è una società per azioni partecipata dalla Regione Lazio istituita allo scopo di sostenere le imprese nella fase di start up e diffondere l'imprenditorialità sul territorio.

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4.4.2 SEZIONE B: Il Proponente

La categoria dei soggetti proponenti è fortemente composita, essi possono essere

soggetti privati, organizzazioni, società esistenti o start-up nelle prime fasi di vita.

Nella disamina dei criteri adottati per l’individuazione della popolazione di

riferimento, si è osservato che non è possibile utilizzare come criterio

discriminatorio l’assetto organizzativo del proponente in atto al momento di lancio

della campagna, perché ciò equivarrebbe, sostanzialmente, ad escludere dall’analisi

numerosi progetti fortemente rappresentativi delle dimensioni del fenomeno a

livello nazionale. Se per un verso è possibile affermare che nella maggior parte dei

casi è riscontrabile una relazione lineare tra il modello organizzativo utilizzato e la

modalità di crowdfunding prescelta, si è ritenuto in ogni caso opportuno interrogare

il campione, adottando un approccio deduttivo piuttosto che induttivo, che avrebbe

potuto inficiare il livello di analisi.

Indicare il modello organizzativo in atto al moment o del lancio della

campagna.

Le risposte fornite dai creators rispondenti confermano la validità del metodo

deduttivo, il 65% della popolazione di progettisti ha lanciato una campagna in

modalità reward, mentre solo il 16% in modalità equity, ove il modello organizzativo

prevalente è la start-up. In considerazione della presunta relazione lineare tra

Individuale 12%

Team26%

Società esistente

14%

Start-up32%

Organizzazione no profit

14%

Other2%

ETICHETTA

Individuale 4 11,4%

Team 9 25,7%

Societa’ 5 14,3%

Start-up 11 31,4%

Organizzazione no profit

5 14,30%

Other 1 2%

TOTALE 35 100%

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245 | P a g .

modello e forma organizzativa, lecito era attendersi una percentuale minore di start-

up quale modello organizzativo, ed una quota maggiore di organizzazioni ed

associazioni no profit, considerato che il 19% dei proponenti ha scelto la modalità

donation. L’indagine mostra invece una distribuzione composita all’interno del

campione con riferimento al modello organizzativo in atto al momento della

campagna, il 31,4% dei proponenti si identifica con il modello organizzativo della

start-up, mentre nel 25,7% dei casi il creator si qualifica come team. La forte

presenza di gruppi di lavoro si accorda invece con la prevalenza nel campione di

campagne reward-based, in tale modalità i creators si identificano spesso in team

di giovani creativi della tecnologia e del design che aspirano, tramite la crowd, a

potersi aprire al mercato. Inoltre, la percentuale elevata di team, in relazione alla

preponderanza di campagne reward based nella popolazione, induce a ritenere che

numerose start-up a vocazione innovativa in fase di lancio abbiano preferito il

modello basato sulle ricompense allo strumento specifico dell’equity crowdfunding

per la raccolta di capitali utili all’avvio dell’attività imprenditoriale. Infine, la

prevalenza di modelli organizzativi finalizzati all’esercizio d’impresa (71%) segna

l’evoluzione del crowdfunding in Italia, da catalizzatore di risorse umane e

monetarie per cause sociali ed artistiche, a strumento di sostegno del tessuto

imprenditoriale e leva di sviluppo di realtà altamente innovative Made in Italy.

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246 | P a g .

4.4.3 SEZIONE C: Il Team

La terza sezione del questionario è strumentale all’approfondimento delle

dimensioni sociodemografiche del soggetto proponente, considerato che la

paternità del progetto può essere attribuita ad un soggetto unico o ad un gruppo

di individui, attraverso cinque quesiti si evidenziano le dimensioni e la composizione

del team, nonché le condizioni occupazionali e le caratteristiche esperienziali

prevalenti nella popolazione di riferimento.

Indicare il numero di membri.

L’analisi della variabile dimensionale viene condotta individuando sei classi di

densità, ogni proponente può indicare la numerosità del team su una scala di valori

da 1 a 5 membri, l’ultima classe è riferita ai progetti lanciati e gestiti da team creatori

costituiti da più di 5 soggetti. Con riferimento alla numerosità del team proponente,

il numero di progetti attribuibili ad un unico soggetto creatore sono 4, mentre il

restante 88% riguarda team proponenti. Il termine “team” nell’ambito del lavoro di

analisi è riferito al nucleo operativo e creativo cui è attribuibile l’idea progettuale.

Alla prevalenza del modello organizzativo team si accompagna una elevata

numerosità dei gruppi di proponenti, interessante è osservare che agli estremi della

distribuzione vi sono team composti da due soli soggetti, e team composti invece

11,40%

25,70%

14,30%

11,40%

11,40%

25,70%

1

2

3

4

5

Più di 5

0,00% 5,00% 10,00% 15,00% 20,00% 25,00% 30,00%

ETICHETTA

1 4 11,4%

2 9 25,7%

3 5 14,3%

4 4 11,4%

5 4 11,4%

PIÙ DI 5 9 25,7%

TOTALE 35 100%

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247 | P a g .

da più di cinque soggetti nel 25,70% dei casi osservati. Un team può certamente

essere composto da un numero variabile di persone, se una maggiore numerosità

può essere ricondotta ad una maggiore complessità organizzativa e comunicativa,

in letteratura è consolidato l’indirizzo che un team numeroso presuppone

prestazioni migliori per la varietà e complementarietà delle competenze espresse.

In media il team proponente è composto da 5,8 membri.

Indicare l’età media del team.

L’analisi della struttura per età della popolazione considera due fasce di età:

• Giovani, Meno di 25 anni con limite inferiore della classe pari a 18 anni;

• Adulti, ulteriormente segmentata in tre fasce, 31-40 anni, 41-45 anni e oltre i

45 anni con limite superiore dalla classe pari 55 anni.

I soggetti proponenti rientrano per il 48,6% nella fascia di età compresa tra i 31-40

anni, la restante metà del campione si distribuisce equamente tra la fascia under 30

e la fascia over 40, con una età media di 36 anni. La rilevazione del carattere

demografico dell’età conferma la caduta dei tassi occupazionali nel triennio 2011-

2013 e la crescente ricerca di canali alternativi di finanziamento, a rivolgersi al

crowdfunding sono essenzialmente progettisti giovani, in cerca di sbocchi

occupazionali alternativi, e professionisti, già occupati ma tesi a sviluppare modelli

alternativi di business.

25 - 3023%

31 - 4048%

41 - 4523%

Oltre i 456%

ETICHETTA

Meno di 25 anni 0 0%

25-30 8 22,9%

31-40 17 48,6%

41-45 8 22,9%

Oltre i 45 anni 2 5,7%

TOTALE 35 100%

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248 | P a g .

Work Experience.

Gli sviluppi tecnologici, l’utilizzo di nuovi materiali, il miglioramento di processi

produttivi, la sperimentazione di nuove modalità di erogazione dei servizi, la pratica

stessa del crowdfunding, inducono inevitabilmente allo sviluppo di nuove figure

professionali. Considerata l’elevata variabilità dell’impianto tassonomico, ai fini

dell’analisi della condizione lavorativa si è deciso di impiegare una classificazione

ampia delle professioni, che non tiene conto della specificazione settoriale e del

grado di specializzazione tecnica, quanto piuttosto delle caratteristiche generali che

differenziano i diversi livelli occupazionali. La variabile professione viene suddivisa

in otto categorie: Imprenditore, Manager, Lavoratore Autonomo, Lavoratore

Dipendente, Operaio e In cerca di occupazione, Laureato e Neolaureato. Per

chiarezza espositiva e operatività logica le classi “Laureato” e “Neolaureato” sono

incluse nel livello zero, ossia “In cerca di occupazione”. La dimensione occupazionale

del campione di riferimento mostra una composizione eterogenea, nel 40% dei casi

i proponenti erano al tempo della ricerca in cerca di occupazione, di tale percentuale

il 54% sono laureati e il 17% neolaureati. La categoria imprenditoriale occupa la

seconda posizione con il 22%, i Lavoratori Autonomi rappresentano il 15% del

campione. Lavoratori Dipendenti e Manager sono presenti rispettivamente nelle

percentuali del 11% e del 12%. L’analisi della variabile occupazionale evidenzia la

capacità del crowdfunding di attrarre soggetti altamente professionalizzati, nel 35%

dei casi tali soggetti sono ulteriormente forniti di consolidate competenze in

materia di creazione e direzione d’impresa.

22%

12%

15%

11%

1%

40%

Imprenditore

Manager

Lavoratore Autonomo

Lavoratore Dipendente

Operaio

In cerca di occupazione

0% 10% 20% 30% 40% 50%

ETICHETTA

In cera di occupazione

48 40%

Operaio 1 0,7%

Lavoratore dipendente

13 11%

Lavoratore autonomo

19 15%

Manager 15 12%

Imprenditore 27 22%

TOTALE 123 100%

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249 | P a g .

Titolo di studio.

La variabile qualitativa relativa al titolo di studio è strutturata in considerazione dei

principali livelli di istruzione, l’evidenza empirica mostra che nel 50% dei casi il

campione ha conseguito almeno una laurea specialistica o magistrale. Suddividendo

i livelli di studio in due macro aree, Istruzione di primo grado comprendente la

Licenza Media, il Diploma e la Laurea Triennale, e Istruzione di secondo grado

comprendente i livelli restanti, il 70% del campione rientra nella seconda macro

area.

L’evidenza è coerente con la prevalenza di figure imprenditoriali e manageriali

riscontrate nell’analisi della dimensione lavorativa, e conferma l’evoluzione che il

fenomeno del Crowdfunding ha avuto in Italia, esso si configura sempre più come

uno strumento a sostegno della nascita di realtà imprenditoriali contraddistinte da

elevati livelli di capitale umano, in grado di generare opportunità di crescita e di

innalzamento dei livelli occupazionali.

4%

4%

10%

51%

14%

14%

3%

Altro titolo Post Laurea

Dottorato di ricerca

Master

Laurea Specialistica

Laurea Triennale

Diploma

Licenza Media

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60%

ETICHETTA

Licenza media 4 3%

Diploma 17 14%

Laurea triennale 17 14%

Laurea specialistica

63 51%

Master 12 10%

Dottorato di ricerca

5 4%

Altro titolo post laurea

5 4%

TOTALE 123 100%

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Esperienze Pregresse.

La variabile “Esperienze Pregresse” sintetizza il grado di preparazione del team

proponente associato al lancio della campagna, le modalità qualitative individuate

permettono di segmentare ulteriormente il grado di preparazione in relazione al

settore di pertinenza della campagna e alla definizione di iniziative imprenditoriali.

Nel 49% dei casi almeno un membro del team aveva maturato esperienze pregresse

nel settore di riferimento, mentre nel 37% dei casi il team non aveva maturato

esperienze nel settore relativo all’idea progettuale. L’elevata percentuale di

inesperienza settoriale è mitigata in parte dalla circostanza che nel 11,4% dei casi

almeno un membro ha maturato esperienze pregresse nella definizione di iniziative

imprenditoriali. In definitiva, nel 60% dei casi, il team o il soggetto proponente

espongono un livello adeguato di competenze, trattasi di soggetti non

completamente estranei a logiche progettuali e imprenditoriali.

Esperienza pregressa nel

settore49%

Nessuna esperienza nel

settore37%

Esperienza in attività

imprenditoriali

11%

Nessuna esperienza in attività

imprenditoriali3%

ETICHETTA

Esperienza pregressa settore

17 49%

Nessuna esperienza nel settore

13 37,1%

Esperienza in attivita’ imprenditoriali

4 11,4%

Nessuna esperienza in attivita’ imprenditoriali

1 2,9%

TOTALE 35 100%

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251 | P a g .

4.4.4 SEZIONE D: Il Progetto

La quarta sezione del questionario focalizza l’attenzione sulle specifiche del

progetto, attraverso quattro quesiti si analizzano le principali caratteristiche

settoriali, territoriali e dimensionali dei progetti selezionati.

Indicare il modello di Crowdfunding.

Il primo quesito attiene alla modalità di crowdfunding prescelta per il lancio della

campagna, il campione di 35 progettisti rispondenti appare fortemente sbilanciato

sul reward-based crowdfunding. Il 63% dei rispondenti ha lanciato una campagna

in modalità reward, segue con una percentuale comunque congrua alla diffusione

del fenomeno il modello donation con il 31%, l’equity based crowdfunding è

fortemente sottorappresentato nel campione rispondente, causa la diffusione

relativa del fenomeno all’epoca della raccolta dati.

Reward63%

Donation31%

Equity6%

ETICHETTA

DONATION 11 31,5%

REWARD 22 62,9%

EQUITY 2 5,7%

TOTALE 35 100%

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252 | P a g .

Indicare il settore.

La dimensione settoriale segue i criteri di individuazione adottati per la costruzione

della popolazione di riferimento. Il settore Manifatturiero, all’interno del quale

rientrano tutte le campagne relative ad attività artigianali valorizzate e proposte in

chiave moderna nei settori alimentare, tessile e lavorazione materiali, copre il 22%

del campione. Il settore Arte che accoglie i progetti relativi alla Letteratura e alle

altre forme di comunicazione audio-visive quali Cinema e Teatro, Arte

Contemporanea e Musica, mostra una percentuale di incidenza notevole, il 29% dei

rispondenti ha proposto un progetto in tale ambito. La forza del settore artistico è

confermata anche dall’osservazione della realtà, trattasi di un segmento

caratterizzato da continuo fermento, le numerose forme d’arte esprimibili tramite il

web vantano folle di esperti e seguaci in grado di ampliare le capacità di raccolta

della campagna, inoltre, in tali campagne il fattore emozionale è preponderante

rispetto alla modalità reward. Il Terzo Settore, relativo alle cause sociali con riflessi

territoriali e che nascono per carenza di fondi sociali nelle aree di intervento della

riqualificazione urbanistica, assistenza sociale, sostegno all’educazione, tutela e

salute dell’ambiente, si attesta stabilmente al 14%. Infine il settore Design e

Tecnologia comprendente tutte le campagne relative all’ideazione di prodotti

altamente innovativi, dal design creativo e sostenibile e dai possibili impieghi nelle

industrie, conquista la più alta percentuale di penetrazione, pari al 35%.

Design e tecnologia

35%

Manifatturiero22%

Terzo Settore14%

Arte29%

ETICHETTA

DESIGN E TECNOLOGIA

12 35%

MANIFATTURIERO 8 22%

TERZO SETTORE 5 14%

ARTE 10 29%

TOTALE 35 100%

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253 | P a g .

Specifiche del progetto.

La variabile “Specifiche del progetto” consente di

qualificare lo stadio progettuale della value proposition del creator, si individuano

a tal fine cinque categorie nettamente differenziate per tipologia di progetto e

stadio di vita dello stesso. Partendo dal basso le prime due categorie attengono ad

una dimensione prettamente imprenditoriale, si chiede al team proponente di

specificare se il progetto oggetto della raccolta fondi è qualificabile come business

idea in fase embrionale o business idea in fase progettuale. La differenza

concettuale ha sul piano pratico importanti implicazioni, nel segmento reward

based, e chiaramente nella modalità equity, i progetti che hanno già superato le fasi

progettuali sono contraddistinti da percentuali di rischio (operativo e finanziario)

contenute rispetto a progetti privi di riscontri tecnico-progettuali. I potenziali

finanziatori, soprattutto con riferimento alla modalità di pre-ordinazione, appaiono

maggiormente propensi al finanziamento se il team proponente offre dimostrazione

della fattibilità tecnica del prodotto oggetto di lancio. Il 51,5% del campione rientra

nelle prime due categorie, in particolare il 34% dei rispondenti ha promosso una

business idea che ha già superato la verifica di fattibilità, mentre il 17% ha proposto

una business idea in fase embrionale. Le campagne di crowdfunding per progetti

sociali o culturali già ideate, ma mai sponsorizzate on line, rappresentano il 26% del

campione, confermando la scarsità di risorse pubbliche e private che hanno di fatto

34%

17%

11%

26%

11,40%

Business idea che aveva giàsuperato la fase progrettuale

Businee idea in fase embroniale

Progetto costruito ad hoc per lacampagna

Progetto sociale o culturale maisponsorizzato

Altro

0% 10% 20% 30% 40%

ETICHETTA

Business idea che aveva gia’ superato la fase progettuale

12 34,3%

Business idea in fase embrionale

6 17,1%

Progetto costruito ad hoc per la campagna

4 11,4%

Progetto sociale o culturale mai sponsorizzato

9 25,7%

Altro 4 11,4%

TOTALE 35 100%

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impedito la nascita del progetto sino al lancio della campagna. Solo l’11% dei

progetti in ambito culturale e sociale sono stati costruiti ad hoc per il lancio della

campagna, il restante 11% del campione ha invece affermato che il crowdfunding è

risultato determinate per il completamento di progetti già in parte finanziati.

Trattasi di un progetto a impatto territoriale?

Nella trattazione relative alle opportunità derivanti dall’impiego del crowdfunding

quale modalità di finanziamento, si è rilevato come la variabile geografica sia in

realtà fortemente modulabile. Ove il proponente intenda avere un’esposizione

globale progetterà una campagna in grado di giungere oltreoceano e di attrarre un

pubblico più vasto possibile, differentemente, il crowdfunding può divenire uno

strumento di coinvolgimento di una comunità definita geograficamente, i cui stessi

componenti codificano i bisogni reali e li traducono in campagne locali di

riqualificazione sostenbile in favore del tessuto economico e sociale. Il campione di

progettisti intervistati mostra una composizione equilibrata rispetto alla variabile

geografica, il 46% dei proponenti ha avviato una campagna ad impatto territoriale,

che mirava, dunque, al coinvolgimento della comunità di riferimento, mentre il 54%

dei soggetti proponenti ha approcciato alla variabile geografica in maniera inversa,

partendo dalla propria comunità di riferimento ha cercato, tramite la rete, di entrare

in contatto con la vasta comunità del web.

46%

54%

SI

NO

ETICHETTA

SI 16 45,7%

NO 19 54,3%

TOTALE 35 100%

Page 255: IL CROWDFUNDING NEI MODELLI DI …...CROWDFUNDING: ASPETTI DEFINITORI 1.1 Definizione e caratteristiche del Crowdfunding 11 1.2 Origine storica ed evoluzione del fenomeno 17 1.3 I

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Se SI in quale regione?

La variabile geografica viene segmentata in due livelli:

- Area Centro Nord, comprendente Liguria, Lombardia, Piemonte, Val d’Aosta,

Emilia Romagna, Friuli, Veneto, Trentino Alto Adige, Lazio, Marche, Toscana,

Umbria.

- Area Centro Sud, comprendente Abbruzzo, Molise, Campania, Basilicata,

Calabria, Puglia, Sardegna e Sicilia.

I progetti ad impatto territoriale risultano essere 16, il 56% del totale ha riguardato

le aree territoriali del centro sud, mentre il 44% le aree del centro nord. In particolare,

nell’area centro nord si assiste ad una maggiore concentrazione regionale, le regioni

maggiormente interessate sono il Piemonte (10%) e l’Emilia Romagna (25%).

Nell’area centro sud si assiste ad una maggiore frammentazione, il 25% dei progetti

hanno riguardato la Campania, a seguire le Isole, rispettivamente Sicilia (15%) e

Sardegna (10%). Il restante 15% è ugualmente distribuito tra Puglia, Calabria e

Basilicata.

Area Centro Nord44%

Area Sud56%

ETICHETTA

AREA CENTRO NORD 7 44%

AREA SUD 9 56%

TOTALE 16 100%

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256 | P a g .

4.4.5 SEZIONE E: La scelta della piattaforma

La piattaforma rappresenta il luogo virtuale eletto dal proponente per il lancio della

propria campagna di finanziamento, trattasi di una scelta strategica che andrà

condotta secondo specifici criteri per favorire il successo dell’operazione di

finanziamento. I criteri di scelta della piattaforma possono essere influenzati da una

serie di fattori endogeni ed esogeni al progetto, possono derivare dalla scelta

consapevole del team proponente, coerentemente con la natura del progetto, di

scremare le piattaforme in relazione alla loro vocazione settoriale e territoriale, o

possono essere influenzati da fattori esogeni, quali il livello di maturità

dell’ecosistema d’offerta o l’esperienza maturata da altri proponenti. A valle di tali

considerazioni e tenendo ulteriormente in considerazione che nei primi anni di

sviluppo del finanziamento dal basso, i proponenti italiani non hanno riscontrato un

mercato d’offerta pronto a soddisfare i loro bisogni, la sezione E del questionario

mira a comprendere e classificare i fattori percettivi e qualitativi che hanno

determinato la scelta della piattaforma della popolazione di riferimento.

Nazionalità della piattaforma

Segmentando il campione rispondente in relazione alla nazionalità della

piattaforma prescelta, si evidenzia che il 69% del campione ha lanciato la propria

campagna su una piattaforma italiana, il 23% ha scelto una piattaforma statunitense,

mentre il restante 9% si è orientato verso piattaforme europee.

Italiana68%

Europea9%

Americana23%

ETICHETTA

Reputazione della piattaforma

10 28%

% progetti di successo 2 6%

Comunita’ attiva sulla piattaforma

5 14%

Piattaforma specializzata 8 23%

Altro 10 28,6%

TOTALE 35 100%

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257 | P a g .

Quali sono i criteri che avete adottato nella scelt a della piattaforma?

Il criterio prevalente di scelta è la reputazione della piattaforma, il 28% del campione

afferma di aver scelto la piattaforma in relazione alla notorietà della stessa, una

piattaforma valida che gode di una reputazione solida è difatti in grado di offrire al

proponente una vasta gamma di benefici, dalla visibilità della campagna ad una rete

trasversale di relazioni commerciali e finanziarie. Il secondo criterio di scelta è

rappresentato dal grado di specializzazione della piattaforma, il 23% del campione

ha segmentato le piattaforme scegliendo quella maggiormente coerente con le

specifiche del progetto, il vantaggio della piattaforma specializzata risiede nella

forte segmentazione della folla su uno specifico settore d’interesse, esse pongono

in relazione il proponente con mercati di nicchia e consentono, dunque, di attirare

appassionati ed esperti che appaiono maggiormente in grado di valutare la valenza

del progetto. Il 14% del campione ha dato rilievo alla comunità attiva sulla

piattaforma, difatti, il successo di una campagna dipende in primo luogo

dall’ampiezza della comunità che il team proponente sarà in grado di coinvolgere.

E’ chiaro che maggiore sarà il numero di follower più ampio sarà il bacino di utenza

cui sarà possibile rivolgersi, simmetricamente maggiori saranno le possibilità di

contaminazione tra crowdfunders attivi sulla stessa piattaforma. Nonostante

l’osservazione della percentuale di progetti similari che hanno raggiunto con

successo l’obiettivo di raccolta rappresenti una valida modalità di scrematura della

piattaforma, solo 2 proponenti hanno adottato tale criterio. Il 29% del campione

afferma che la scelta della piattaforma è stata indotta dalla conoscenza di uno o più

Reputazione della

piattaforma28%

% di progetti di successo

6%Comunità attiva sulla

piattaforma14%

Piattaforma specializzata

23%

Altro29%

ETICHETTA

ITALIANA 24 69%

EUROPEA 3 9%

AMERICANA 8 23%

TOTALE 35 100%

Page 258: IL CROWDFUNDING NEI MODELLI DI …...CROWDFUNDING: ASPETTI DEFINITORI 1.1 Definizione e caratteristiche del Crowdfunding 11 1.2 Origine storica ed evoluzione del fenomeno 17 1.3 I

258 | P a g .

membri della stessa e dalla possibilità di pubblicazione della campagna senza il

sostenimento di alcuna success fee.

Incrociando le risposte ottenute in relazione alla nazionalità e al criterio di scelta

della piattaforma, si evince che il criterio prevalente è quello reputazionale nel caso

del ricorso ad una piattaforma statunitense. Il ricorso ad una piattaforma europea è

stato unicamente influenzato dalla comunità attiva sulla stessa. I criteri di scelta

appaiono invece variegati nel caso delle piattaforme italiane, la reputazione e la

notorietà della piattaforma permangono i criteri principali di scelta, ma peso

specifico è attribuito anche alla percentuale di progetti di successo, alla comunità

attiva sulla piattaforma, alla rete relazionale e soprattutto al grado di

specializzazione. In particolare il grado di specializzazione appare un criterio

discriminante nella scelta della piattaforma, nonostante il ruolo di first mover della

piattaforme americane, la popolazione di riferimento si è orientata verso

piattaforme italiane altamente specializzate nel settore di riferimento, tale

circostanza evidenzia che il mercato dell’offerta in Italia è attualmente in grado di

accogliere e soddisfare le istanze della domanda.

0

2

4

6

8

Reputazione % progetti di successo Comunità attiva Piattaforma specializzata

Italiana Americana Europea

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259 | P a g .

Siete soddisfatti del supporto ricevuto dalla piatt aforma?

L’ultimo quesito della sezione indaga il grado di soddisfazione percepito dai

soggetti proponenti in relazione al supporto ricevuto dalla piattaforma nel periodo

di lancio della campagna di crowdfunding. Il 29% del campione afferma di essere

notevolmente soddisfatto del supporto ottenuto, accompagnato da un ulteriore

51%, solo il 19% del campione risulta non essere soddisfatto del supporto ricevuto.

La misura del grado di soddisfazione può essere chiaramente influenzata dall’esito

della raccolta fondi, tuttavia nonostante la popolazione di riferimento sia composta

per il 38% da progetti con esito parzialmente negativo nel complesso l’indice di

gradimento risulta essere elevato.

SI abbastanza

29%

SI51%

Non completamente

17%

NO 3%

ETICHETTA

SI abbastanza 10 29%

SI 18 51%

Non completamente 6 17,1%

NO 1 2,9%

TOTALE 35 100%

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260 | P a g .

4.4.6 SEZIONE F: La scelta del crowdfunding, benefici attesi e criticità

Il background teorico a sostegno dell’analisi ha evidenziato come il crowdfunding,

unitamente all’apporto di risorse finanziarie, sia ricco di implicazioni commerciali e

relazionali in grado di avvalorare la scelta del proponente di ricorre al finanziamento

dal basso. Il ricorso al crowdfunding può sottendere motivazioni variegate e può

porre criticità differenti dai tradizionali strumenti di finanziamento, in

considerazione di ciò la sezione F del questionario mira ad individuare i fattori

percettivi e motivazionali che hanno indotto la popolazione di riferimento al ricorso

al finanziamento dal basso.

Perché avete deciso di ricorrere alla raccolta di f ondi dal basso?

Premesso che le motivazioni che possono indurre il

team a rivolgersi alla folla, per il 37% della popolazione il ricorso al crowdfunding è

stato dettato dalla possibilità concreta di finanziare l’idea progettuale,

immediatamente seguito dal 23% del campione che afferma di aver guardato al

crowdfunding come fonte alternativa per la raccolta di capitale di rischio utile

all’avvio di una nuova realtà imprenditoriale. La motivazione primaria permane la

raccolta di risorse finanziarie finalizzata all’avvio di realtà imprenditoriali, assumono

comunque forte rilevanza le implicazioni commerciali quali la possibilità di testare

l’interesse di potenziali clienti e ottenere visibilità nel settore di riferimento. Il 14,3%

individua come motivazione primaria la possibilità di aumentare tramite la folla

Possibilita’ concreta di finanziare la

nostra business

idea37%

Curiosità3%

Testare l’interesse di potenziali clienti

12%

Ottenere visibilità

11%

Per dare voce a una

causa sociale e/o

territoriale14%

Raccogliere capitali necessari all’avvio

della start-up23%

ETICHETTA

Possibilita’ concreta di finanziare la nostra business idea

13 37%

Curiosita’ 1 2,9%

Testare l’interesse di potenziali clienti

4 11.4%

Ottenere visibilita’ nel settore di riferimento

4 11,4%

Per dare voce a una causa sociale e/o territoriale

5 14,3%

Raccogliere capitali necessari all’avvio della nostra start-up

8 23%

TOTALE 35 100%

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261 | P a g .

l’esposizione mediatica di cause sociali e/o territoriali, e solo un proponente su 35

afferma di aver testato il crowdfunding per curiosità.

Quali benefici, oltre la raccolta di fondi, avete r iscontrato nel modello del

Crowdfunding?

Proseguendo nell’analisi dei benefici riscontrati dai

proponenti, il secondo quesito interroga i proponenti sui benefici di secondo livello,

o collaterali, collegati al lancio e allo sviluppo della campagna di crowdfunding. Il

48,6% del campione afferma di aver riscontrato la creazione di una comunità

partecipe agli sviluppi del progetto anche successivamente al termine della raccolta

fondi, i proponenti sono quindi fortemente incentivati al ricorso al crowdfunding

dalla possibilità di intessere relazioni con la folla che si estendono oltre la

transazione finanziaria. Ulteriore beneficio riscontrato nel 25,7% dei casi, è la

possibilità offerta dal crowdfunding, tramite la comunicazione diretta con i

finanziatori, di ampliare ogni oltre aspettativa la rete di relazioni cui i proponenti

possono attingere professionalità specializzate. Il 14,3% dei proponenti ha testato

la possibilità di confronto con la folla, ricevendo suggerimenti sia tecnici che

commerciali utili ad una migliore implementazione dell’idea imprenditoriale,

mentre il 5,7% dei proponenti ha percepito come beneficio collaterale una maggiore

visibilità mediatica associata al progetto.

La creazione di una

comunità nel medio lungo

termine48%

Ricevere suggerimenti

tecnici e commerciali

14%

Ampliamento delle reti

relazionali professionali

26%

Visiblità nei canali tradizionali di finanziamento

6%

Altro6%

ETICHETTA

La creazione di una comunita’ nel medio lungo termine

17 48,6%

Ricevere suggerimenti tecnici e commerciali dai supporter

5 14,3%

Ampliamento delle reti relazionali professionali

9 25,7%

Visibilita’ nei canali tradizionali di finanziamenti

2 5,7%

Altro 2 5,7%

TOTALE 35 100%

Page 262: IL CROWDFUNDING NEI MODELLI DI …...CROWDFUNDING: ASPETTI DEFINITORI 1.1 Definizione e caratteristiche del Crowdfunding 11 1.2 Origine storica ed evoluzione del fenomeno 17 1.3 I

262 | P a g .

Quali sono state le maggiori criticità riscontrate?

Al termine della sezione i proponenti sono invitati ad indicare quali sono state le

maggiori criticità riscontrate durante il lancio della campagna, netta prevalenza è

attribuita dai proponenti alla scarsa cultura sul crowdfunding, nel 54% dei casi i

proponenti hanno rilevato una cultura non sufficiente sul fenomeno da parte della

comunità target. Nel 20% dei casi i proponenti hanno riscontrato criticità nella

gestione del rapporto con la comunità dei sostenitori, se per un verso è nota la

capacità del crowdfunding di abbattere i costi di raccolta dei capitali, in letteratura

si è più volte sottolineato che l’aspetto relazionale sottende tendenzialmente anche

delle criticità. Il fattore emozionale e l’elevato grado di partecipazione della folla alla

causa sociale possono, ove non adeguatamente gestite, indurre i crowdfunders a

ritenersi insoddisfatti o non adeguatamente considerati, essendo pubblici i

commenti e visibili anche dagli altri finanziatori, una gestione non attenta delle

relazioni con i finanziatori induce ad una dispersione del valore accentrabile attorno

al progetto. L’11% del campione ha riscontrato difficoltà nella definizione di

premialità adeguate da offrire ai finanziatori, in cambio dell’apporto finanziario.

L’impatto delle asimmetrie informative e una maggiore complessità comunicativa

con investitori non professionali rilevano invece un impatto moderato,

rispettivamente nella misura del 6% e del 9%. D’altro canto vi è anche da considerare

che la presenza di progetti equity-based nella popolazione di riferimento è

fortemente ridotta rispetto ai modelli reward e donation crowdfunding.

Gestione del rapporto con la comunità

dei sostenitori

20%

Scarsa cultura sul

Crowdfunding54%

La definizione di premialità

adeguate11%

Percezione di barriere

informative6%

Comunicazione con investitori non professionali

9%ETICHETTA

Gestione del rapporto con la comunita’ dei sostenitori

7 20%

Scarsa cultura sul crowdfunding

19 54%

Comunicazione con investitori non professionali

3 9%

Percezione di barriere informative

2 6%

Definzione di premialita’ adeguate

4 11%

TOTALE 35 100%

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263 | P a g .

4.4.7 SEZIONE G: Il finanziamento

Il ricorso al crowdfunding quale strumento di finanziamento alternativo è stato

ampiamente favorito dalle condizioni di credit crunck, nonostante si siano registrati

interessanti tassi di crescita nel segmento imprenditoriale, scarsa attenzione è stata

sin oggi riservata alle effettive possibilità del crowdfunding di inserirsi come

ulteriore fonte di finanziamento, complementare rispetto alle fonti tradizionali, nel

novero di risorse finanziarie a sostegno dell’imprenditoria. La settima ed ultima

sezione del questionario è prettamente incentrata sull’aspetto finanziario della

campagna, tramite l’ausilio di cinque quesiti si intende valutare il ruolo di amici e

familiari nella raccolta, le criticità riscontrate nell’approccio, eventuale, ai canali

tradizionali di finanziamento e il costo di accesso ai capitali raccolti tramite il

crowdfunding.

Amici e familiari hanno avuto un ruolo determinante nella raccolta?

Nella fase di avvio di una iniziativa imprenditoriale, la gerarchia delle fonti di

finanziamento vede, in genere, al vertice delle risorse che si rendono disponibili,

l’apporto di capitale da parte dei soggetti più vicini al nucleo imprenditoriale, quali

amici e familiari. L’apporto di risorse finanziarie da amici e familiari nelle prime fasi

di vita dell’impresa è riscontrabile in misura prevalente anche nel crowdfunding,

sfruttando le potenzialità della rete, i proponenti possono difatti unire alle risorse

che si rendono disponibili nelle cerchie relazionali più vicine al team, quelle che si

SI tra il 10% e il 30%

37%

SI tra il 31% e il 50%14%

SI più del 50%17%

NO32% ETICHETTA

SI hanno costituito tra il 10% e il 30% dell’importo raccolto

13 37,1%

SI hanno costituito tra il 31% e il 50% dell’importo raccolto

5 14,35%

SI hanno più del 50% dell’importo raccolto

6 17,1%

No 11 31,4%

TOTALE 35 100%

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264 | P a g .

rendono disponibili dalla platea di soggetti potenzialmente interessati alla

realizzazione di un progetto. Il ruolo di amici e familiari nella raccolta di

finanziamenti dalle folle non è prettamente finanziario, la fiducia accordata dai

soggetti più vicini all’imprenditore al progetto, accresce la percezione di affidabilità

del team, in quanto la folla ritiene che tali soggetti siano maggiormente informati

circa le reali capacità del progetto di produrre risultati apprezzabili nel medio lungo

periodo. Al fine di comprendere l’impatto di amici e parenti nella raccolta di risorse

finanziarie nella popolazione di riferimento, le possibilità di intervento sono

suddivise in tre classi dimensionali utili a quantificare la percentuale di incidenza

sull’importo raccolto, una quarta classe è strumentale, invece, alla classificazione in

negativo. Il campione di riferimento conferma il ruolo primario assunto da amici e

familiari nell’avvio di progetti imprenditoriali, nel 37% dei casi l’apporto si è

attestato tra il 10% e il 30% dell’importo raccolto, nel 14,4 dei casi l’apporto ha

coperto tra il 31% e il 50% delle risorse necessarie, solo nel 17% dei casi l’apporto

ha coperto più della metà delle risorse necessarie. Interessante è notare che in una

percentuale significativa di casi, il 31%, amici e familiari non hanno avuto un impatto

determinante nella raccolta fondi. In definitiva è possibile affermare che, se per un

verso è confermata la posizione primaria di tali risorse nella gerarchia delle fonti, la

percentuale di incidenza maggiore si riscontra nella fascia tra il 10% e il 30%

dell’importo raccolta, confermando che il crowdfunding consente di collezionare

risorse provenienti da soggetti che non si collocano in una posizione relazionale

primaria rispetto al soggetto proponente.

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265 | P a g .

Prima di scegliere il Crowdfunding vi siete relazio nati con altri canali di

finanziamento? Se si quali?

Al fine di comprendere la capacità del crowdfunding nel mercato italiano di colmare

il gap creditizio determinatosi a valle delle crisi finanziarie dell’ultimo decennio, ai

proponenti viene chiesto di specificare se, prima di ricorrere al crowdfunding, il team

si sia rivolto a canali di finanziamento tradizionali. Nel 57% dei casi il campione non

ha approcciato ad altri canali di finanziamento per ottenere le risorse necessarie

all’avvio del progetto, mentre una percentuale consistente di proponenti intervistati,

ossia il 43%, afferma di aver preventivamente tentato di ottenere risorse dai canali

tradizionali. Analizzando la composizione di canali tradizionali preventivamente

interrogati dai proponenti, appare sostanzialmente confermata la crisi di liquidità

che trasversalmente ha interessato il livello privato e pubblico. Nel 23% dei casi i

proponenti si sono rivolti ad istituti bancari, il 17% ha tentato l’avvio del progetto

con risorse proprie, il 14% dei proponenti ha richiesto l’accesso a fondi pubblici o il

patrocinio di enti territoriali, mentre, sul versante del mercato del capitale di rischio,

il 32% dei proponenti ha sottoposto, senza riscontri positivi, la propria business idea

a Business Angel, e il 14% dei progettisti si è rivolto a investitori formali quali i

Venture Capitalist.

SI43%

NO57%

Autofinanziamento17%

Fondazioni ed enti pubblici

14%

Banche23%

Business Angel32%

Venture Capitalist14%

Page 266: IL CROWDFUNDING NEI MODELLI DI …...CROWDFUNDING: ASPETTI DEFINITORI 1.1 Definizione e caratteristiche del Crowdfunding 11 1.2 Origine storica ed evoluzione del fenomeno 17 1.3 I

266 | P a g .

Cosa non vi ha permesso di ottenere i capitali nece ssari prima di decidere di

cogliere le opportunità offerte dal Crowdfunding?

L’analisi delle condizioni esogene ed endogene che hanno impedito ai progettisti

di ricorrere ai canali di finanziamento tradizionali, mostra una composizione

piuttosto equilibrata. Il primo fattore critico è l’incapacità dei canali tradizionali di

cogliere idee innovative, la stretta creditizia e le difficoltà di ripresa del sistema

economico italiano hanno determinato un atteggiamento prudenziale da parte

degli operatori tradizionali, tendenza che ha portato alla graduale esclusione nelle

decisioni di impiego dei capitali delle realtà maggiormente innovative e, dunque,

rischiose. Strettamente dipendente dalla instabilità economica del sistema Paese e

determinante dall’atteggiamento prudenziale assunto dagli operatori tradizionali è

la mancanza di garanzie adeguate nel 20% dei casi, il campione afferma di essere

stato inabilitato all’accesso al credito, non a causa della mancata originalità del

progetto d’impresa, ma dei criteri di selezione maggiormente stringenti adottati

dagli istituti creditizi. Tra le specifiche del progetto, in primo luogo è possibile

annoverare, con uguali percentuali d’impatto, la carenza di prospettive future di

crescita e la carenza di experience del team nel settore di riferimento, fattori

strategici nella valutazione dell’investimento da parte degli investitori istituzionali.

La carenza di prospettive future e una experience non sufficiente segnalano un forte

rischio di monetizzazione dell’investimento, assunto in tal caso unicamente

dall’investitore professionale. Nei casi specificati, pari al 22% del campione, è

plausibile che il vincolo di profittabilità sia stato valicato grazie al ricorso alla folla,

Mancanza di garanzie adeguate

21%

Carenza di prospettive di

crescita12%

Carenza di experience del

team12%

Rischio elevato6%

Incapacita dei canali tradizionali di

cogliere idee innovative

49%

ETICHETTA

Mancanza di garanzie adeguate

7 20%

Carenza di prospettive di crescita

4 11%

Carenza di experience del team

4 11%

Elevato rischio associato alla business idea

2 6%

Incapacita dei canali tradizionali di cogliere idee innovative

16 46%

Carenza di reti relazionali adeguate

2 6%

TOTALE 35 100%

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267 | P a g .

permettendo il lancio del progetto imprenditoriale nonostante l’elevato grado di

rischio.

La raccolta di capitali tramite la folla ha secondo voi, in media, costi più elevati

o più bassi rispetto ai canali tradizionali?

Tra i punti di forza universalmente riconosciuti nella pratica del crowdfunding vi è

la possibilità di accedere ai capitali di cui si necessita a costi notevolmente contenuti.

L’abbattimento dei costi sarebbe prodotto da un minore dispendio di risorse per la

promozione dell’idea tramite la rete e dalla possibilità offerta dal crowdfunding di

raccogliere contributi da una comunità che condivide e supporta la nascita e lo

sviluppo del progetto imprenditoriale. Allo stadio attuale non è presente in

letteratura un riscontro empirico di un minor costo del capitale, di rischio, nella

pratica del crowdfunding, tuttavia, è opinione prevalente che la raccolta di fondi dal

basso importi costi, se non nulli, sicuramente inferiori alla remunerazione richiesta

da investitori professionali. Nel mercato italiano tale opinione appare largamente

condivisa, il 46% del campione intervistato afferma che il crowdfunding consente

un notevole abbattimento di costi di raccolta del capitale, derivante da una serie di

fattori concomitanti, oltre quelli citati in precedenza, i proponenti italiani

evidenziano la possibilità di rendersi visibili nei canali tradizionali di finanziamento,

la possibilità di unire la fase di raccolta alla prevendita e fruizione del bene o servizio

oggetto della campagna, la possibilità, nell’equity based crowdfunding, di

predeterminare gli accordi di finanziamento. Una quota pari al 14% del campione

Più alti26%

Indifferente6%

Non saprei8%

Piu’ bassi46%

Piu’ bassi ma solo dal punto di vista

economico14%

ETICHETTA

PIÙ ALTI 40%

INDIFFERENTI 6%

NON SAPREI 8%

PIU’ BASSI 46%

TOTALE 100%

Page 268: IL CROWDFUNDING NEI MODELLI DI …...CROWDFUNDING: ASPETTI DEFINITORI 1.1 Definizione e caratteristiche del Crowdfunding 11 1.2 Origine storica ed evoluzione del fenomeno 17 1.3 I

268 | P a g .

non ritiene vi sia differenza sostanziale o, comunque, non effettua una valutazione

concordante o discordante. Il 40% del campione afferma, invece, che il

crowdfunding ha in media costi più elevati rispetto ai canali tradizionali, in

particolare i proponenti rientranti in tale percentuale assumono un punto di vista

critico, affermando, che se per un verso l’accesso facilitato riduce i costi di

intermediazione e la carenza di esperienza e professionalità degli investitori assicura

margini maggiori di finanziamento, il lancio di una campagna comporta costi

maggiori in termini di risorse temporali e di comunicazione. Il ricorso al

crowdfunding presuppone difatti una campagna comunicativa penetrante, un

costante contatto con la folla, un impiego di risorse temporali e umane notevole

lungo tutto il periodo di permanenza del progetto on-line, e nelle fasi

immediatamente successive, nelle quali la folla valuta a posteriori se l’esperienza di

investimento si è rivelata soddisfacente.

Dato il successo ottenuto pensate di ricorrervi nuo vamente?

Il quesito finale sottoposto ai proponenti valuta la propensione degli stessi a

ricorrere nuovamente al finanziamento dal basso, nel 69% dei casi i proponenti

appaiono concordi ad utilizzare nuovamente il crowdfunding, in particolare il 30%

dei proponenti propensi afferma di essere propenso al lancio di una seconda

campagna per lo sviluppo di nuove strategie di crescita. Solo il 9% del campione

appare completamente contrario, probabilmente a valle dell’esperienza negativa,

mentre il 22% dei proponenti non esclude a priori di ricorrere nuovamente al

crowdfunding.

Più alti26%

Indifferente6%

Non saprei8%

Piu’ bassi46%

Piu’ bassi ma solo dal punto di vista

economico14%

ETICHETTA

SI 24 69%

NO 3 9%

FORSE 8 22%

TOTALE 35 100%

Page 269: IL CROWDFUNDING NEI MODELLI DI …...CROWDFUNDING: ASPETTI DEFINITORI 1.1 Definizione e caratteristiche del Crowdfunding 11 1.2 Origine storica ed evoluzione del fenomeno 17 1.3 I

269 | P a g .

4.5 Analisi delle corrispondenze simmetriche

Le statistiche descrittive sin ora illustrate hanno contribuito a descrivere,

rappresentare e sintetizzare opportunamente i caratteri distintivi della popolazione

in relazione alle principali dimensioni osservate. La naturale prosecuzione del lavoro

di analisi mira al raggiungimento di risultati che si estendano oltre i dati raccolti, per

giungere a conclusioni riferibili ad un contesto più ampio rispetto al campione

oggetto di studio nei precedenti paragrafi.

L’indagine conoscitiva sul mercato del Crowdfunding in Italia rappresenta una

analisi esplorativa del fenomeno, l’ampiezza dei criteri utilizzati per individuare la

popolazione di riferimento e le diverse variabili oggetto di indagine trovano

giustificazione nella conformazione ancora in atto dell’industria e nella necessità di

dare avvio ad un processo di parametrizzazione del fenomeno strumentale

all’inquadramento dello stesso su scala nazionale.

Nonostante i confini ancora sfocati del fenomeno nel contesto nazionale, la costante

osservazione ha indotto ad identificare, e ritenere discriminante delle principali

dimensioni osservate, una sola variabile, riferibile al Modello di Crowdfunding

adottato dal proponente. La scelta del Modello di Crowdfunding è ulteriormente

suggerita ed avvalorata dalla rispondenza della stessa a canoni maggiormente

definiti, grazie alla consonanza, e alla normazione nel caso dell’equity crowdfunding,

delle modalità di raccolta ad una precisa configurazione operativa. I modelli

rappresentano, difatti, una tipizzazione adottata in letteratura talora per identificare

il progetto rispetto al meccanismo di ricompense previste dal creator, talaltra per

identificare la tipologia di piattaforma. Focalizzando l’attenzione sulla prima

accezione e premettendo che il capitale può essere raccolto sotto forma di

donazioni, sponsorizzazioni, prevendite o offerta di strumenti rappresentativi di

capitale sociale, è chiaro che in relazione al modello adottato si delineano scenari

differenti in termini di complessità organizzativa ed operativa, che richiamano

altrettanti livelli di indagine, necessariamente differenziati, in ragione della tipologia

di soggetto proponente, delle aspettative ed i benefici derivanti dal ricorso al

crowdfunding, delle criticità legate alla modalità di raccolta prescelto, del grado di

expertise richiesto al team proponente e del ruolo e dell’impatto delle asimmetrie

informative.

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270 | P a g .

La verifica della rispondenza del Modello a specifiche modalità o caratteristiche

rintracciate nella popolazione di riferimento, è condotta con il test del chi-quadro

proposto da Pearson. La scelta di un test “distribution free” o non parametrico è

particolarmente coerente con il contesto d’indagine data la mancanza di una

specifica ipotesi fondante e la preponderanza di variabili di natura qualitativa, il test

prescelto è, difatti, impiegato per porre in evidenza il livello di connessione tra due

caratteri qualitativi. Il test del x2 è in grado di stabilire se una serie di dati, raccolti in

natura, è in accordo con una specifica ipotesi sulla loro distribuzione, saggiando la

concordanza tra la distribuzione di frequenze teoriche ed osservate.

Dove:

fioss = frequenza osservata i-esima

fiatt = frequenza attesa i-esima

g.d.l. = gradi di libertà

∑ = sommatoria estesa a tutti i gruppi o a tutte le classi di confronto

L’interesse consiste nel trarre conclusioni dal singolo test, in altri termini nel

conoscere la probabilità con cui le differenze riscontrate tra una distribuzione

osservata ed una distribuzione attesa possano essere attribuite a circostanze casuali

o siano il frutto di una relazione associativa. Stabilita una regola decisionale H0 che

contempla l’ipotesi di assenza di una relazione statisticamente significativa tra le

variabili indagate, il valore ottenuto dal test, confrontato con la tavola di

distribuzione del chi-quadro, indicherà se il valore è sufficientemente piccolo da

poterlo attribuire ad errori casuali, ovvero se esiste una qualche relazione fra le due

variabili ed in quale misura.

Considerata la variabile Modello di Crowdfunding si testano le seguenti ipotesi:

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271 | P a g .

I. Modello – Settore

Entrambe le variabili mostrano diverse modalità di espressione, il Modello di

Crowdfunding può essere declinato in Reward, Donation e Equity based,

mentre il Settore può essere classificato in Manifatturiero, Design e Tecnologia,

Arte e Terzo Settore.

Set di ipotesi:

H0 le differenze sono dovute al caso;

H1 esiste una relazione statisticamente significativa.

Considerato un livello di significatività dell’indagine α= 0,10, la regola

decisionale sarà la seguente:

Se p≤ 0,10 il test evidenzia una relazione statisticamente significativa,

rifiutiamo H0.

Se p > 0,10 il test non è significativo, accettiamo H0.

La tabella di riepilogo dei casi mostra, in valore assoluto e percentuale, il numero di

casi validi e mancanti ai fini dell’analisi di correlazione. La tabella indica un totale

di casi validi è pari a 35, ossia il campione rispondente all’analisi, si riscontra piena

completezza dei dati a supporto dell’analisi.

Riepilogo dei casi

Modello_Crowd *

Settore

Casi

Validi Mancanti Totale

N Percentuale N Percentuale N Percentuale

35 100,0% 0 0,0% 35 100%

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272 | P a g .

Tavola di contingenza Modello_Crowd * Settore

Settore

Arte Design e

Tecnologia

Manifatturiero Terzo

Settore

Totale

Modello

Donation Conteggio 1 0 4 5 10

Conteggio

atteso

2,9 3,4 2,3 1,4 10,0

Equity Conteggio 0 2 0 0 2

Conteggio

atteso

0,6 0,7 0,5 0,3 2,0

Reward Conteggio 9 10 4 0 23

Conteggio

atteso

6,6 7,9 5,3 3,3 23,0

Totale Conteggio 10 12 8 5 35

Conteggio atteso 10,0 12,0 8,0 5,0 35,0

La tavola di contingenza mostra i conteggi osservati dal campione ed i conteggi

attesi, per verificarsi l’ipotesi H0 la proporzione tra frequenze attese ed osservate

dovrebbe essere equivalente nei due caratteri osservati, inducendo così a sostenere

che le proporzioni campionarie differiscono solo per effetto del caso. Dalla tavola di

contingenza si effettua il calcolo del valore del test:

Chi-quadrato

Valore df Sig. asint. (2 vie)

Chi-quadrato di Pearson 23,734a 6 ,001

Rapporto di verosimiglianza 27,412 6 ,000

N. di casi validi 35

Il p value del test risulta essere inferiore al livello specificato (0,001 < 0,10), rifiutiamo

H0.

Il valore del Chi-quadrato di Pearson consente di verificare che le differenze

riscontrate nella popolazione non sono trascurabili e quindi non dovute al caso ad

un livello di probabilità del 99%.

Tra le variabili considerate esiste una relazione statisticamente significativa.

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273 | P a g .

Il Chi-quadrato informa sulla esistenza di una relazione statisticamente significativa

ma non rileva la forza dell’associazione, si correda l’analisi con una serie di

coefficienti basati sulla statistica del X2 in grado di rilevare il legame tra le variabili

Modello e Settore.

Misure simmetriche

Valore Sig. appross.

Nominale per nominale Phi ,823 ,001

V di Cramer ,582 ,001

Coefficiente di contingenza ,636 ,001

N. di casi validi 35

Le tre misure di associazione vengono utilizzate per valutare la relazione tra due

caratteri qualitativi, sono anche dette misure Nominale-Nominale relativizzate

perché possono essere calcolate per caratteri di qualunque natura ed assumono

valori tra 0 ed 1. Tali misure indicano il grado di associazione tra le variabili, ossia

una generica tendenza delle variabili indagate ad associarsi per effetto di una

attrazione tra le modalità dei caratteri.

Le misure di associazione mostrano tutte una relazione positiva tra i caratteri, in

particolare il Phi di Cramer si attesta quasi all’unità, indicando una forte relazione

tra le variabili, confermando, dunque, l’esistenza di una relazione statisticamente

significativa tra il Modello di Crowdfunding utilizzato dal proponente ed il Settore

di riferimento.

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274 | P a g .

II. Modello – Specifiche del Progetto

La variabile “Specifiche del progetto” qualifica lo stadio progettuale della value

proposition del creator, l’analisi è tesa, dunque, ad indagare se è possibile

affermare che via sia una rispondenza statistica tra il Modello di Crowdfunding

adottato e lo stadio di progettuale della business idea promossa dal

proponente.

Set di ipotesi:

H0 le differenze sono dovute al caso;

H1 esiste una relazione statisticamente significativa.

Considerato un livello di significatività dell’indagine α= 0,10, la regola

decisionale sarà la seguente:

Se p≤ 0,10 il test evidenzia una relazione statisticamente significativa,

rifiutiamo H0.

Se p > 0,10 il test non è significativo, accettiamo H0.

La tabella indica un totale di casi validi è pari a 35, ossia il campione rispondente

all’analisi, si riscontra piena completezza dei dati a supporto dell’analisi.

Riepilogo dei casi

Modello_Crowd *

SpecifichePr

Casi

Validi Mancanti Totale

N Percentuale N Percentuale N Percentuale

35 100,0% 0 0,0% 35 100%

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Specifiche Progetto:

(A) Business Idea in fase progettuale

(B) Business Idea in fase embrionale

(C) Lancio Commerciale

(D) Progetto costruito ad hoc per la campagna

(E) Progetto sociale o culturale già ideato ma mai sponsorizzato

(F) Progetto sociale o culturale finanziato in parte

(G) Ulteriore finanziamento per progetto già esistente

Chi-Square Test:

Chi-quadrato

Valore df Sig. asint. (2 vie)

Chi-quadrato di Pearson 25,793a 12 ,011

Rapporto di verosimiglianza 15,830 12 ,199

N. di casi validi 35

Il p value del test risulta essere inferiore al livello specificato, rifiutiamo H0.

Il valore del test indica un grado di associazione elevato, con una probabilità pari al

98% è possibile affermare l’esistenza di una relazione tra le due variabili.

Tra le variabili considerate esiste una relazione statisticamente significativa.

Tavola di contingenza Modello_Crowd * SpecifichePr

SpecifichePr

A B C D E F G Totale

Modello_

Crowd

Donation Conteggio 3 1 0 3 2 1 0 10

Conteggio

atteso

3,7 1,7 0,3 1,1 2,6 0,3 0,3 10,0

Equity Conteggio 1 0 1 0 0 0 0 2

Conteggio

atteso

0,7 0,3 0,1 0,2 0,5 0,1 0,1 2,0

Reward Conteggio 9 5 0 1 7 0 1 23

Conteggio

atteso

8,5 3,9 0,7 2,6 5,9 0,7 0,7 23,0

Totale Conteggio 13 6 1 4 9 1 1 35

Conteggio

atteso

13,0 6,0 1,0 4,0 9,0 1,0 1,0 35,0

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Misure simmetriche

Valore Sig. appross.

Nominale per nominale Phi ,858 ,011

V di Cramer ,607 ,011

Coefficiente di contingenza ,651 ,011

N. di casi validi 35

Le misure di associazione mostrano tutte una relazione positiva tra i caratteri, in

particolare il Phi di Cramer si attesta quasi all’unità, indicando una forte relazione

tra le variabili, confermando, dunque, l’esistenza di una relazione statisticamente

significativa tra il Modello di Crowdfunding utilizzato dal proponente e lo stadio

progettuale della value proposition del proponente.

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III. Modello – Work Experience

La variabile “Work Experience” sintetizza il livello esperienziale e professionale

del team proponente, si studia una possibile relazione tra il fattore

occupazionale ed il modello di crowdfunding prescelto.

Set di ipotesi:

H0 le differenze sono dovute al caso;

H1 esiste una relazione statisticamente significativa.

Considerato un livello di significatività dell’indagine α= 0,10, la regola

decisionale sarà la seguente:

Se p≤ 0,10 il test evidenzia una relazione statisticamente significativa,

rifiutiamo H0.

Se p > 0,10 il test non è significativo, accettiamo H0.

La tabella indica un totale di casi validi è pari a 123, il campione rispondente è pari

a 35 progettisti, considerato che il progetto può essere attribuito ad un singolo

soggetto o ad un team, viene richiesto ad ogni membro di specificare il livello

occupazionale per un totale di 123 soggetti intervistati.

Riepilogo dei casi

Modello_Crowd *

Work Experience

Casi

Validi Mancanti Totale

N Percentuale N Percentuale N Percentuale

123 100,0% 0 0,0% 123 100%

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Tavola di contingenza Mod_Crowd * Work_Exp

Conteggio

Work_Exp Totale

Imprenditore In cerca di

occupazione

Lavoratore

Dipendente

Manager Professionista

Mod_

Crowd

Donation 2 23 3 1 5 34

Equity 2 1 1 3 0 7

Reward 23 24 10 11 14 82

Totale 27 48 14 15 19 123

Chi-Square test:

Chi-quadrato

Valore df Sig. asint. (2

vie)

Chi-quadrato di Pearson 25,176a 8 ,001

Rapporto di

verosimiglianza

25,960 8 ,001

N. di casi validi 123

Misure di associazione:

Misure simmetriche

Valore Sig.

appross.

Nominale per nominale Phi ,452 ,001

V di Cramer ,320 ,001

Coefficiente di

contingenza

,412 ,001

N. di casi validi 123

Il p value (0,001) è inferiore al livello di tolleranza specificato per l’analisi, è quindi

possibile rifiutare H0 ed affermare che esiste un trend lineare significativo tra le

proporzioni osservate.

Tra le variabili considerate esiste una relazione statisticamente significativa.

Il grado di intensità della relazione rilevato dalle misure di associazione appare

inferiore rispetto alle due precedenti analisi, la relazione è confermata ma il grado

di attrazione tra variabili è inferiore alle correlazioni precedenti.

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IV. Modello – Nazionalità della Piattaforma

La variabile “Nazionalità della Piattaforma” assume le seguenti modalità,

Italiana, Americana, Europea. Si opera una riclassificazione della variabile, la

stessa viene tradotta in dummy dalle seguenti modalità:

Nazionalità Modalità Valore

Americana AMER_ 0

Europea + Italiana EURO_ 1

Set di ipotesi:

H0 le differenze sono dovute al caso;

H1 esiste una relazione statisticamente significativa.

Considerato un livello di significatività dell’indagine α= 0,10, la regola

decisionale sarà la seguente:

Se p≤ 0,10 il test evidenzia una relazione statisticamente significativa,

rifiutiamo H0.

Se p > 0,10 il test non è significativo, accettiamo H0.

Il riepilogo dei casi conferma la piena validità del campione, non si riscontrano casi

mancanti.

Riepilogo dei casi

Modello_Crowd *

Naz_Piatt

Casi

Validi Mancanti Totale

N Percentuale N Percentuale N Percentuale

35 100,0% 0 0,0% 35 100%

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Tavola di contingenza Modello_Crowd * Naz_Piatt

Naz_Piatt Totale

AMER_ EURO_

Modello_

Crowd

Donation Conteggio 0 10 10

Conteggio atteso 2,3 7,7 10,0

Equity Conteggio 0 2 2

Conteggio atteso ,5 1,5 2,0

Reward Conteggio 8 15 23

Conteggio atteso 5,3 17,7 23,0

Totale Conteggio 8 27 35

Conteggio atteso 8,0 27,0 35,0

Chi-Square Test:

Chi-quadrato

Valore df Sig. asint. (2 vie)

Chi-quadrato di Pearson 5,411a 2 ,067

Rapporto di verosimiglianza 7,908 2 ,019

N. di casi validi 35

Il p value del test risulta essere inferiore al livello specificato, rifiutiamo H0.

Tra le variabili considerate esiste una relazione statisticamente significativa.

L’analisi di correlazione mostra una relazione statisticamente significativa tra il

modello di crowdfunding e la nazionalità della piattaforma prescelta, ciò nonostante

è intuibile, anche dalle misure di simmetria, che tale relazione esprime un’intensità

minore rispetto alle altre condizioni analizzate. Il Phi di Cramer si attesta ad un valore

poco lontano dallo zero, indicativo dell’assenza di relazione.

Misure simmetriche

Valore Sig. appross.

Nominale per nominale Phi ,393 ,067

V di Cramer ,393 ,067

Coefficiente di

contingenza

,366 ,067

N. di casi validi 35

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V. Settore – Nazionalità della Piattaforma

La sezione relativa all’analisi della correlazione termina con l’applicazione del

test chi-quadro alle due variabili qualitative “Settore” e “Nazionalità della

Piattaforma” al fine di verificare la sussistenza di una relazione statisticamente

significativa tra le stesse.

Set di ipotesi:

H0 le differenze sono dovute al caso;

H1 esiste una relazione statisticamente significativa.

Considerato un livello di significatività dell’indagine α= 0,10, la regola

decisionale sarà la seguente:

Se p≤ 0,10 il test evidenzia una relazione statisticamente significativa,

rifiutiamo H0.

Se p > 0,10 il test non è significativo, accettiamo H0.

La tabella indica un totale di casi validi è pari a 35, ossia il campione rispondente

all’analisi, si riscontra piena completezza dei dati a supporto dell’analisi.

Riepilogo dei casi

Settore * Naz_Piatt Casi

Validi Mancanti Totale

N Percentuale N Percentuale N Percentuale

35 100,0% 0 0,0% 35 100%

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Tavola di contingenza Settore * Naz_Piatt

Naz_Piatt Totale

AMER_ EURO_

Settore Arte Conteggio 0 10 10

Conteggio atteso 2,3 7,7 10,0

Design e Tecnologia Conteggio 5 7 12

Conteggio atteso 2,7 9,3 12,0

Manifatturiero Conteggio 3 5 8

Conteggio atteso 1,8 6,2 8,0

Terzo Settore Conteggio 0 5 5

Conteggio atteso 1,1 3,9 5,0

Totale Conteggio 8 27 35

Conteggio atteso 8,0 27,0 35,0

Chi Square Test:

Chi-quadrato

Valore df Sig. asint. (2 vie)

Chi-quadrato di Pearson 7,825a 3 ,050

Rapporto di verosimiglianza 10,742 3 ,013

N. di casi validi 35

Il p value del test risulta essere inferiore al livello specificato (0,050 < 0,10), rifiutiamo

H0.

Il valore del Chi-quadrato di Pearson consente di verificare che le differenze

riscontrate nella popolazione non sono trascurabili e quindi non dovute al caso.

Tra le variabili considerate esiste una relazione statisticamente significativa.

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Misure di simmetria:

Misure simmetriche

Valore Sig. appross.

Nominale per nominale Phi ,473 ,050

V di Cramer ,473 ,050

Coefficiente di

contingenza

,427 ,050

N. di casi validi 35

L’analisi della correlazione esistente tra il Modello di Crowdfunding adottato e la

Nazionalità della piattaforma, esprimeva una intensità di relazione relativa,

indagando le misure di associazione relative alle variabili “Settore”, “Nazionalità

Piattaforma” si rileva una maggiore intensità associativa. E’ possibile, dunque,

affermare, che pur esistendo una relazione statisticamente significativa in entrambi

i casi, le variabili “Settore” e “Nazionalità della piattaforma” sono avvinte da una

maggiore attrazione tra le modalità.

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4.6 Evidenze ed implicazioni del lavoro di analisi

Il lavoro di analisi sin ora illustrato ha rappresentano una prima indagine sul mercato

del Crowdfunding in Italia, con il supporto di un questionario si è reso possibile un

approfondimento introduttivo delle principali dinamiche che regolano il fenomeno

dal lato della domanda. La rilevazione di dati qualitativi e quantitativi offerti dal

privilegiato punto di vista dei proponenti ha interessato le macro dimensioni

ritenute fondanti del fenomeno, consentendo di giungere compiutamente ad un

primo fermo immagine dello stadio dell’arte in Italia.

Il Crowdfunding si configura come una possibilità innovativa di raccolta fondi, in

virtù della sua dinamica democratica e partecipativa esso consente, a tutti coloro

che intendono finanziare un’iniziativa interessante, di rivolgersi alla folla. Si tratta

indubbiamente di una pratica che apre nuovi scenari economici, che offre forme

alternative di finanziamento alle imprese, che induce verso l’economia partecipativa

ridefinendo il ruolo di consumatore quale individuo piuttosto che componente di

una massa indistinta. Tuttavia la tesi di una scarsa cultura sul fenomeno nel contesto

nazionale avanzata nei precedenti capitoli, trova netto riscontro anche nella

rilevazione campionaria, il 54% dei proponenti ha individuato come ostacolo

primario la scarsa cultura sul finanziamento collettivo da parte della comunità

italiana. Ad avallare ulteriormente l’ipotesi di cultura non sufficiente intervengono

le modalità con cui il soggetto proponente è venuto a conoscenza delle possibilità

offerte dal finanziamento dal basso, il 40% del campione afferma di aver acquisito

conoscenza dello strumento tramite il web, ruolo assolutamente marginale è

assunto dagli attori istituzionali. Il consolidamento del mercato del Crowdfunding

in Italia è fortemente subordinato al grado di cultura ad esso associato, d’altro canto

non è ipotizzabile che tale ruolo educativo sia posto completamente in capo alle

piattaforme. In tal senso si rende necessaria una maggiore propensione del mondo

accademico e delle istituzioni a rendere un contribuito a tale processo educativo,

per la costruzione di un sistema informativo integrato all’interno del quale ogni

attore, in relazione alle proprie competenze, sia in grado di fornire un valido

indirizzo che contribuisca, simmetricamente, alla formazione del soggetto

proponente e delle comunità attive sulle piattaforme, facilitando così l’incontro tra

la domanda e l’offerta di capitali.

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Soffermando l’attenzione sulle caratteristiche socio-demografiche del soggetto

proponente, appare evidente che quest’ultimo normalmente si identifica con un

gruppo di lavoro, un team accentratore di competenze ed esperienze strumentali

all’avvio del progetto. L’età media dei creators è di anni 36, cui corrisponde un grado

di istruzione di secondo livello nel 70% dei casi, i team appaiono sovente costituiti

da giovani professionisti accompagnati dall’expertise di figure imprenditoriali o

manageriali. Una componente considerevole del campione è rappresentata da

soggetti in cerca di occupazione, circostanza che può essere agevolmente

ricondotta al crollo dei tassi occupazionali tra il 2011 e il 2013, periodo coincidente

con l’arco temporale di raccolta dei dati. Depurando la statistica descrittiva dalla

condizione macroeconomica, il livello occupazionale immediatamente successivo è

rappresentato dalla professione imprenditoriale, seguita da livelli occupazionali

altrettanto qualificanti quali l’esperienza manageriale e la libera professione. Sul

fronte delle esperienze pregresse, nel 49% dei casi almeno un membro del team

aveva maturato esperienze pregresse nel settore di riferimento, mentre nell’11% dei

casi almeno un almeno membro aveva maturato esperienze pregresse nella

definizione di iniziative imprenditoriali. La sintesi di tali analisi conferma l’evoluzione

vissuta dal Crowdfunding in Italia negli ultimi anni, esso si configura sempre più

come uno strumento complementare di finanziamento a sostegno

dell’imprenditoria, gli attori-proponenti esprimono adeguata preparazione nel

dialogo con la folla e consapevolezza nell’utilizzo dello strumento. Il rinnovato

approccio al crowdfunding quale strumento di risanamento della crisi economica,

favorito anche negli ultimi mesi dall’acceso dibattito sull’equity crowdfunding, sta

schiudendo progressivamente i benefici derivanti dal finanziamento dal basso,

favorendo un approccio maggiormente strutturato rispetto all’iniziale

atteggiamento di ripiego, data la mancanza di fonti alternative, assunto dai

proponenti. Il 70% del campione esprime la volontà di ricorrere nuovamente al

finanziamento dal basso per il sostegno a prospettive di crescita e sviluppo ulteriore

del business.

L’analisi della dimensione geografica si accorda pienamente con la letteratura in

precedenza analizzata, in particolare, il contributo offerto da Agrawal, Catalini e

Goldfarb (2011) relativo alla capacità del crowdfunding di abbattere le barriere

geografiche è confermato dalle elevate percentuali di successo ottenute da

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numerosi progettisti approdati su piattaforme statunitensi e dall’impatto relativo

che amici e familiari hanno avuto nel raggiungimento del budget obiettivo nel 31%

dei casi. Simmetricamente anche il contributo offerto da Mollick (2013), riguardante

la dimensione geografica territoriale, è confermato dalle statistiche descrittive, nel

45,7% dei casi i progetti contemplavano un impatto diretto su una specifica area

geografica, la capacità del crowdfunding di attrarre la popolazione di riferimento,

coinvolgendo la stessa in un meccanismo partecipativo volto alla crescita dell’intera

comunità obiettivo, è confermata dal ruolo proattivo che la comunità vicina al

proponente, condividendo e sponsorizzando il progetto, ha rivestito nella raccolta

fondi nel 62% dei casi.

Nella disamina dei benefici ricercati dal proponente nel ricorso al Crowdfunding,

con il supporto delle analisi condotte da Gerber (2011) e da Agrawal e colleghi

(2014), si è giunti ad una possibile classificazione degli incentivi che consentono agli

imprenditori di discriminare tra la raccolta di capitale tramite canali tradizionali e la

raccolta di capitali tramite la pratica del crowdfunding. Le risposte fornite dal

campione rispondente confermano essenzialmente tale classificazione, motivazione

primaria permane la raccolta di finanziamenti, tuttavia, peso specifico è attribuito al

vantaggio informativo derivante dalla creazione di una comunità che segue gli

sviluppi del progetto dopo la conclusione della campagna, dalla possibilità di

ottenere maggiori visibilità nei canali tradizionali di finanziamento, dalla possibilità

di ricevere suggerimenti tecnici e commerciali dai propri supporter e dalla

possibilità di ampliare alleanze strategiche. Ulteriore beneficio individuato in

letteratura è la capacità del crowdfunding di diversificare le fonti di finanziamento

a sostegno delle imprese, seppure indirettamente, il campione conferma questo

punto di forza. Nella sezione relativa alle specifiche del progetto, si rileva che nel

12% dei casi, il ricorso al crowdfunding ha rappresentato la possibilità di completare

la struttura delle fonti di finanziamento per progetti che in parte erano già stati

finanziati.

I criteri di scelta della piattaforma adottati dai proponenti evidenziano una netta

prevalenza, nel caso di scelta di una piattaforma italiana, del grado di notorietà e

specializzazione dell’intermediario. Tale circostanza conferma e premia gli sforzi

sostenuti dalle piattaforme italiane negli ultimi anni, un maggior livello di

specializzazione e una costante attenzione ai bisogni di potenziali progettisti hanno

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riequilibrato la capacità competitiva delle piattaforme italiane rispetto a quelle

statunitensi.

La dimensione finanziaria e l’analisi del grado di complementarietà del

crowdfunding ai canali tradizionali di finanziamento avvertito dai proponenti,

confermano lo scenario delineato nel terzo capitolo. I progettisti hanno, nel 42% dei

casi, ricorso preventivamente ad altre forme di finanziamento, l’ostacolo principale

all’accesso al credito è rappresentato dalla incapacità dei canali tradizionali di

cogliere idee innovative, seguito dalla mancanza di adeguate garanzie contrattuali.

Nel 46% dei casi, i proponenti hanno preventivamente dialogato con operatori

specializzati del mercato dei capitali di rischio, anche in tal caso le evidenze

confermano un progressivo allontanamento dei VC dal segmento dell’early stage

financing, solo il 14% dei casi ha ritenuto opportuno rivolgersi preventivamente ad

un VC, mentre la maggioranza dei proponenti ha dialogato con operatori informali

quali i BA. Nonostante la propensione dei progettisti all’intervento di operatori

specializzati, la mancata conclusione del deal è attribuibile essenzialmente alla

carenza di adeguate prospettive di crescita dell’impresa e al mancato accordo sulle

quote di capitale oggetto di offerta. Infine, è confermata la capacità del

crowdfunding di abbattere notevolmente i costi legati alla raccolta di capitali

finanziari, il 40% del campione afferma che il crowdfunding consente la raccolta di

capitali a costi contenuti, ciò nonostante un ulteriore 40% specifica che tale

condizione è verificata sin quando i costi necessari all’avvio della campagna non

superano il benefico derivante da un accesso facilitato alle fonti di finanziamento.

Questa affermazione è coerente con le maggiori criticità riscontrare nel

finanziamento dal basso, segue alla scarsa cultura sul crowdfunding, la difficoltà di

gestione del rapporto con la comunità sostenitrice nel 20% dei casi.

L’esito della sperimentazione statistica ha invece posto in evidenza l’esistenza di

relazioni statisticamente significative tra alcune delle variabili individuate nell’analisi

descrittiva, tale circostanza consente di affermare che, come suggerito

dall’osservazione, alcuni caratteri siano influenzati dalla sussistenza di altre

condizioni o variabili oggetto di studio. In particolare, assumendo che le differenti

modulazioni dei caratteri osservati possano essere maggiormente riscontrare in

relazione ad alcun modelli di raccolta, piuttosto che altri, si è proceduto, con l’ausilio

di un test non parametrico, alla valutazione del grado di sostenibilità di tale ipotesi.

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Il test del chi-quadro ha evidenziato una serie di relazioni effettivamente

riscontrabili tra il modello di crowdfunding e quattro variabili, il settore di

riferimento, le specifiche del progetto, la work experience del team proponente e la

nazionalità della piattaforma, posta successivamente in relazione anche con il

settore di riferimento. Lo studio della correlazione tra variabili ha permesso di

ricercare le variabili maggiormente significative e le relazioni di associazione tra le

stesse, ma non ha consentito di verificare quale, tra i caratteri relazionati, sia il fattore

determinante. Nonostante l’obiettivo primario dell’indagine conoscitiva sia stato

ampiamente soddisfatto, le conclusioni ritraibili dall’indagine campionaria e dallo

studio della correlazione tra variabili spianano il cammino verso stadi successivi di

analisi, la naturale prosecuzione del lavoro di analisi condurrà ad una analisi

circostanziata del fenomeno tramite il supporto di modelli statistici e probabilistici

in grado di convertire l’osservazione in leggi riferibili alla popolazione intera.

A completamento del quadro d’indagine, è d’obbligo sottolineare i limiti dell’analisi

condotta. Nonostante il periodo di osservazione abbia riservato un arco temporale

medio-lungo, la raccolta di dati è stata fortemente influenzata dalla disponibilità dei

dati pubblicati sulle piattaforme, non tutte le piattaforme rendono visibili per

sufficienti periodi di tempo i dati sensibili, dunque, la popolazione di riferimento

rappresenta una possibile configurazione della effettiva popolazione nazionale di

proponenti. In secondo luogo, l’utilizzo del questionario come tecnica di rilevazione

ha prodotto l’autoselezione del campione, infine, data la scarsità di dati relativi

all’equity crowdfunding, il campione intervistato ricade principalmente nel

segmento reward-based. Tuttavia questa ultima condizione presenta anche una

implicazione positiva, dall’analisi descrittiva si evince una forte rispondenza delle

caratteristiche della popolazione dei proponenti alle caratteristiche presenti nella

più ampia popolazione imprenditoriale, confermando che anche il modello reward,

e non solo l’equity crowdfunding, sia strumentale alla riduzione dei tassi di mortalità

delle start-up italiane.

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CONCLUSIONI

Il presente lavoro di tesi ha perseguito, sin dalle sue origini, due obiettivi paralleli

ma in grado di intersecarsi, obiettivo primario è stata la graduale conoscenza del

fenomeno del Crowdfunding, la dettagliata e specifica disamina delle dimensioni

relazionali, finanziarie e collettive e il loro grado di applicabilità ai consolidati

modelli di sostegno all’imprenditoria. In secondo luogo si è verificato il grado di

maturità del mercato del Crowdfunding in Italia, l’indagine esplorativa ha teso a

verificare il grado di aderenza delle evidenze discusse in dottrina nel mercato

domestico.

Alla luce del lungo percorso sviluppato, si può certamente concludere che la vera

portata innovatrice del Crowdfunding, quel processo di democratizzazione

dell’economia insito nel fenomeno stesso, trova terreno fertile ed ampi spazi di

manovra anche in Italia. Il crowdfunding non rappresenta un fenomeno

temporaneo, l’elevato grado di crescita dei volumi di raccolta a livello mondiale, la

tensione normativa degli Stati e la continua evoluzione e sperimentazione di modelli

di sostegno allo sviluppo di realtà innovative, confermano che il Crowdfunding sta

vivendo una progressiva ma rapida legittimazione quale strumento alternativo di

finanziamento.

Con riferimento ai modelli, la netta prevalenza dei modelli donation, reward e

lending è attribuibile prevalentemente alla loro semplicità operativa, sono modelli

che, come si è osservato, non richiedono interventi normativi ad hoc. Al contempo,

il modello equity-based, oggetto di recente regolamentazione, per altro sottoposta

ad ulteriori revisioni, inizia a rientrare nel novero di fonti di capitali a disposizione

di realtà imprenditoriali nascenti. In particolare, laddove i modelli donation e

lending, sembrano aver già raggiunto il loro grado massimo di espressione, il reward

e l’equity crowdfunding, tramite la continua osservazione e ricerca di prassi di

eccellenza, tendono verso una costante evoluzione.

Il finanziamento dal basso sottende specificità e criticità notevolmente differenti dai

modelli tradizionali di finanziamento, se per un verso il lavoro svolto consente di

sostenere che lo stesso sia eleggibile a fonte di finanziamento, per altri versi

numerosi sono ancora i punti critici definibili superati.

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In primo luogo, con riferimento all’equity crowdfunding, le rigidità normative e la

relativa applicabilità dello strumento sembrano essere il frutto della commistione di

due mondi in completa antitesi filosofica ed operativa: da un lato vi è la potenza

collaborativa e comunicativa del Web 2.0, tra l’altro governato

dall’autoregolamentazione dei contenuti, dall’altro la finanza, settore fortemente

regolamentato dominato da precise logiche remunerative e non sempre

contraddistinto da alti livelli di trasparenza. La revisione del testo normativo

sull’equity crowdfunding è resa necessaria proprio dalla discrepanza tra queste due

realtà, peraltro dominanti nel nostro secolo, e le proposte avanzate dagli operatori

del settore, di cui si auspica fortemente l’adozione da parte del legislatore,

rappresentano uno sforzo collaborativo teso proprio a non rendere sterile l’unione

di modus operandi differenti, ma potenzialmente in grado di completarsi.

Sul versante del reward based crowdfunding, gli elevati tassi di successo raggiunti

nella modalità di pre-ordinazione, nonostante la scarsa attenzione dedicata al

fenomeno, inducono a ritenere che anche questa pratica possa giovare

notevolmente al tessuto imprenditoriale. Le implicazioni commerciali e l’elevato

valore informativo, relativo alle caratteristiche della domanda e al grado di probabile

penetrazione del mercato di riferimento, consentono di abbattere notevolmente i

rischi connessi alla nascita di realtà imprenditoriali fortemente innovative, che nella

maggior parte dei casi, causa proprio la complessità del trinomio mercato-

tecnologia-funzione d’uso, rischiano di non avere, ancora prima di nascere,

prospettive di sviluppo.

L’inserimento dei modelli reward ed equity based nelle fonti disponibili per

l’imprenditoria, è attualmente favorito dalle condizioni di lenta ripresa

macroeconomica, dal debole miglioramento delle condizioni di accesso al credito e

dal rischio di desertificazione del segmento dell’early stage financing. Tuttavia,

nonostante siano numerosi i punti di contatto riscontrati lungo la trattazione tra la

finanza tradizionale e il crowdfunding, ed altrettanto convincente la fattispecie che

il crowdfunding inglobi un valore aggiunto che travalica l’apporto di risorse

finanziarie, la sperimentazione di modelli in grado di rendere il Crowdfunding uno

strumento realmente capace di sostenere lo sviluppo di imprese business-oriented

diviene un obiettivo raggiungibile solo se affiancato dallo studio costante delle

numerose implicazioni, e dei relativi effetti, che il Crowdfunding sottende.

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291 | P a g .

L’analisi del mercato del Crowdfunding in Italia è al suo stadio embrionale,

l’indagine condotta ha difatti consentito di enucleare solo alcune condizioni chiave

del fenomeno, evidenziando però la necessità di ulteriori indagini. La letteratura

consultata nel corso di questo lungo percorso di ricerca ha origine essenzialmente

dall’osservazione del fenomeno negli Stati Uniti, ove i volumi di raccolta delle

piattaforme leader del settore hanno consentito l’approfondimento di numerosi

fattori, sia finanziari che comportamentali.

Riflessioni conclusive richiederebbero certezze e verificabilità ulteriore dei parametri

commentati, invece, giunti sino a questo grado di analisi, i quesiti si moltiplicano e

si alimentano per effetto dello sviluppo costante del fenomeno. Le riflessioni

conclusive rimandano alla necessità, e alla consapevolezza, che un quadro più forte

ed esaustivo può addivenire solo dallo studio costante del fenomeno.

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292 | P a g .

INDICE DELLE FIGURE

FIGURA 1.1: LE PRINCIPALI FORME DI CROWDFUNDING CLASSIFICATE IN RELAZIONE AL GRADO DI

COMPLESSITÀ DEL PROCESSO. FONTE: HEMER (2011). .............................................................................. 20

FIGURA 2: PIATTAFORME ITALIANE ATTIVE SEGMENTATE SECONDO IL MODELLO DI

CROWDFUNDING. FONTE: CASTRATARO D., PAIS I., ANALISI DELLE PIATTAFORME ITALIANE DI

CROWDFUNDING, MAGGIO 2014. ...................................................................................................................... 30

FIGURA 3: PIATTAFORME ITALIANE ATTIVE E IN FASE DI LANCIO SEGMENTATE SECONDO IL

MODELLO DI CROWDFUNDING. FONTE: CASTRATARO D., PAIS I., ANALISI DELLE

PIATTAFORME ITALIANE DI CROWDFUNDING, MAGGIO 2014. .............................................................. 31

FIGURA 4: GROWTH RATES BY REGION. GRAFICO A CURA DELL’AUTORE. FONTE: MASSOLUTION

2015CF INDUSTRY REPORT. ................................................................................................................................... 34

FIGURA 5: GROWTH RATES BY MODEL. GRAFICO A CURA DELL’AUTORE. MASSOLUTION 2013CF

INDUSTRY REPORT. ................................................................................................................................................... 36

FIGURA 6: GROWTH RATES BY MODEL. GRAFICO A CURA DELL’AUTORE. MASSOLUTION 2013CF

INDUSTRY REPORT. ................................................................................................................................................... 36

FIGURA 7: STEP DI UNA CAMPAGNA DI CROWDFUNDING. IMMAGINE ELABORATA DALL’AUTORE.

........................................................................................................................................................................................... 58

FIGURA 8: BACKING FREQUENCY E CATEGORY CONCENTRATION DEI CLUSTER DI

CROWDFUNDERS. GRAFICO ELABORATO DELL’AUTORE. ......................................................................... 77

FIGURA 9: NUMERO DI PROGETTI FINANZIATI DA OGNI CLUSTER. GRAFICO A CURA DELL’AUTORE.

........................................................................................................................................................................................... 77

FIGURA 10: AMPIEZZA E NUMEROSITÀ DEI CLUSTER. GRAFICO A CURA DELL’AUTORE. ....................... 78

FIGURA 11: CROWDFUNDING FLOWCHART: FLUSSI FINANZIARI E INFORMATIVI DEL PROCESSO DI

CROWDFUNDING. SCHEMA A CURA DELL’AUTORE. ................................................................................... 99

FIGURA 12: ASIMMETRIA INFORMATIVA, EX ANTE ED EX POST. GRAFICO A CURA DELL’AUTORE. 106

FIGURA 13: THE CHAIN OF RADICAL ENTREPRENEURIAL INNOVATION. FONTE: EUROPEAN

BUSINESS ANGEL NETWORK. ............................................................................................................................. 147

FIGURA 14: PRESTITI BANCARI AL SETTORE PRIVATO NON FINANZIARIO. FONTE: BOLLETTINO

ECONOMICO, NUMERO 2, APRILE 2015, BANCA D’ITALIA. .................................................................... 154

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FIGURA 15: ACCESSO AL CREDITO PER RISCHIOSITÀ D’IMPRESA. FONTE: RELAZIONE ANNUALE

2014, BANCA D’ITALIA. ROMA 26, MAGGIO 2015. (1) QUOTA DI IMPRESE CHE HANNO

DICHIARATO DI NON AVER RICEVUTO IN TUTTO O IN PARTE IL FINANZIAMENTO. ................. 154

FIGURA 16: ACCESSO AL CREDITO PER RISCHIOSITÀ D’IMPRESA. FONTE: RELAZIONE ANNUALE

2014, BANCA D’ITALIA. ROMA 26, MAGGIO 2015. (1) QUOTA DI IMPRESE CHE HANNO

DICHIARATO DI NON AVER RICEVUTO IN TUTTO O IN PARTE IL FINANZIAMENTO. ................. 155

FIGURA 17: ACCESSO AL CREDITO PER DIMENSIONE. FONTE: RELAZIONE ANNUALE 2014, BANCA

D’ITALIA. ROMA 26, MAGGIO 2015. (1) I DATI SI RIFERISCONO AI SETTORI DELLE SOCIETÀ

NON FINANZIARIE E DELLE FAMIGLIE PRODUTTRICI. I DATI 2015 SONO PROVVISORI. ........... 156

FIGURA 18: DIPENDENZA FINANZIARI DELLE PMI ITALIANE. FONTE: OSSERVATORIO PER LA

COMPETITIVITÀ DELLE PMI, SDA BOCCONI.EMPOWERING THE KNOWLEDGE OF SMALL &

MEDIUM ENTERPRISES MANAGEMENT, LUGLIO 2014. ............................................................................ 158

FIGURA 19: DIPENDENZA FINANZIARI DELLE PMI ITALIANE. FONTE: OSSERVATORIO PER LA

COMPETITIVITÀ DELLE PMI, SDA BOCCONI.EMPOWERING THE KNOWLEDGE OF SMALL &

MEDIUM ENTERPRISES MANAGEMENT, LUGLIO 2014. COMPOSIZIONE DEL PASSIVO

PATRIMONIALE. FONTE: OSSERVATORIO PER LA COMPETITIVITÀ DELLE PMI, SDA

BOCCONI.EMPOWERING THE KNOWLEDGE OF SMALL & MEDIUM ENTERPRISES

MANAGEMENT, LUGLIO 2014. ............................................................................................................................ 159

FIGURA 20: RAPPORTO DEBITI A BREVE E MEDIO-LUNGO TERMINE. FONTE: OSSERVATORIO PER LA

COMPETITIVITÀ DELLE PMI, SDA BOCCONI.EMPOWERING THE KNOWLEDGE OF SMALL &

MEDIUM ENTERPRISES MANAGEMENT, LUGLIO 2014. ............................................................................ 160

FIGURA 21: PROBABILITÀ DI DEFAULT PER LIVELLI DI DIPENDENZA BANCARIA, RAPPORTO CERVED

PMI 2014...................................................................................................................................................................... 161

FIGURA 22: SOCIETÀ QUOTATE E CAPITALIZZAZIONE DI BORSA. GRAFICO A CURA DELL’AUTORE.

FONTE: BOLLETTINO STATISTICO 6 CONSOB, MARZO 2015. PER LA RIPARTIZIONE DELLE

SOCIETÀ QUOTATE DI SI CONSIDERANO SOLO LE IMPRESE INDUSTRIALI, LA

CAPITALIZZAZIONE DI BORSA È RILEVATA SECONDO I CRITERI DI BORSA ITALIANA S.P.A. E

RIFERITA AL SOLO Q4. ........................................................................................................................................... 164

FIGURA 23: IL MERCATO DELL’INVESTIMENTO INFORMALE IN ITALIA. XV CONVENTION IBAN, I

RISULTATI DELLA SURVEY 2013 E DELLA RICERCA SCIENTIFICA DI ITALIAN BUSINESS ANGEL

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NETWORK ASSOCIATION. I DATI RIPORTATI SONO GLI ULTIMI DISPONIBILI, LA RACCOLTA

DATI PER IL 2014 È INIZIATA IL 27 MARZO 2015. ...................................................................................... 166

FIGURA 24: BUSINESS ANGEL EXIT STRATEGY. XV CONVENTION IBAN, I RISULTATI DELLA SURVEY

2013 E DELLA RICERCA SCIENTIFICA DI ITALIAN BUSINESS ANGEL NETWORK ASSOCIATION. I

DATI RIPORTATI SONO GLI ULTIMI DISPONIBILI, LA RACCOLTA DATI PER IL 2014 È INIZIATA IL

27 MARZO 2015. ...................................................................................................................................................... 167

FIGURA 25: DISTRIBUZIONE DELLA QUOTA ACQUISITA E DISTRIBUZIONE PER DEAL ORIGINATION.

RAPPORTO ITALIA 2013, VENTURE CAPITAL MONITOR (VEM) IN COLLABORAZIONE CON AIFI.

........................................................................................................................................................................................ 168

FIGURA 26: (A) THE FUNDING ESCALATOR PRE-2008. (B) THE FUNDING ESCALATOR POST-

2008119. ...................................................................................................................................................................... 171

FIGURA 27: PROCESSO D'INVESTIMENTO E GENERAZIONE DI CONOSCENZA. F. GANGI, " ANALISI

DEGLI INVESTIMENTI AZIENDALI", EGEA 2011. PAG.193. ....................................................................... 173

FIGURA 28: IL MERCATO DELL’EARLY STAGE IN ITALIA. GRAFICO A CURA DELL’AUTORE. FONTE:

RAPPORTO 2013. EARLY STAGE IN ITALIA. VEM. ........................................................................................ 190

FIGURA 29: IL MERCATO DELL’EQUITY CROWDFUNDING IN ITALIA. GRAFICO A CURA

DELL’AUTORE. ........................................................................................................................................................... 194

FIGURA 30: IL CROWDFUNDING NELLE FORME DI FINANZIAMENTO ALL’IMPRENDITORIA. GRAFICO

A CURA DELL’AUTORE. .......................................................................................................................................... 198

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INDICE DELLE TABELLE

TABELLA 1: NOZIONI DI CROWDFUNDING. TABELLA A CURA DELL’AUTORE. ........................................... 12

TABELLA 2: SWOT ANALYSIS. MINACCE, OPPORTUNITÀ, PUNTI DI FORZA E DEBOLEZZA DEL

CROWDFUNDING. TABELLA A CURA DELL’AUTORE. ................................................................................... 43

TABELLA 3: TIPOLOGIE DI CROWDFUNDERS. IMMAGINE ELABORATA DALL’AUTORE ............................ 75

TABELLA 4: PRATICHE COLLABORATIVE TRA I CONSUMATORI E ORGANIZZAZIONI ECONOMICHE.

SCHEMA DI CONFRONTO. TABELLA A CURA ELABORATO DELL’AUTORE. ........................................ 96

TABELLA 5: PIATTAFORME MULTI-SIDE E FORME TRADIZIONALI DI FINANZIAMENTO. FONTE: IL

CROWD IN ITALIA, 5° RAPPORTO RITA. SCHEMA A CURA DELL’AUTORE. ...................................... 101

TABELLA 6: DETERMINANTI DELL’ASIMMETRIA INFORMATIVA NEL MERCATO DEL

CROWDFUNDING. SCHEMA A CURA DELL’AUTORE. ................................................................................ 108

TABELLA 7: CONFRONTO DELLE DIMENSIONI CHIAVE DEL CROWDFUNDING CON IFONDAMENTI

DELLA FINANZA ETICA.TABELLA A CURA DELL'AUTORE. ....................................................................... 140

TABELLA 8: TIPOLOGIE DI INVESTITORI. FONTE: LARRALDE, SCHWIENBACHER, 2010. ....................... 146

TABELLA 9: BUSINESS ANGEL E VENTURE CAPITAL, PRINCIPALI DIFFERENZE. SCHEMA A CURA

DELL’AUTORE. ........................................................................................................................................................... 150

TABELLA 10: IL MERCATO DELLE PMI IN EUROPA. FONTE: SCHEDA INFORMATIVA SMALL BUSINESS

ACT 2014 ITALIA....................................................................................................................................................... 157

TABELLA 11: PRINCIPALI STRATEGIE DI EXIT. TABELLA A CURA DELL’AUTORE. FONTE: RAPPORTO

ITALIA 2013, VENTURE CAPITAL MONITOR (VEM) IN COLLABORAZIONE CON AIFI. .................. 169

TABELLA 12: PRINCIPALI DIFFERENZE TRA GLI OPERATORI PROFESSIONALI DEL MERCATO DEI

CAPITALI DI RISCHIO E I CROWDFUNDERS. SCHEMA A CURA DELL'AUTORE. .............................. 172

TABELLA 13: PUNTI DI FORZA E DEBOLEZZA DELL'EQUITY CROWDFUNDING. TABELLA A CURA

DELL'AUTORE. ........................................................................................................................................................... 176

TABELLA 14: PIATTAFORME AUTORIZZATE EQUITY CROWDFUNDING IN ITALIA. TABELLA A CURA

DELL'AUTORE. FONTE: CONSOB. *UNICASIM È L’UNICO GESTORE DI DIRITTO REGISTRATO

NELLA SEZIONE SPECIALE DEL REGISTRO. .................................................................................................... 191

TABELLA 15: I 15 PROGETTI EQUITY CROWDFUNDING LANCIATI TRA IL 2014 ED GIUGNO 2015.

TABELLA A CURA DELL’AUTORE. ....................................................................................................................... 192

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TABELLA 16: TOTALE DEI PROGETTI DI EQUITY CROWDFUNDING LANCIATI TRA IL 2014 ED

GIUGNO 2015. TABELLA A CURA DELL’AUTORE. * CLASSIFICAZIONE DEI SETTORI SECONDO I

GICS - GLOBAL INDUSTRY CLASSIFICATION STANDARD. ...................................................................... 193

TABELLA 17: PROFILO MEDIO DELL’INVESTIMENTO: CROWDFUNDING E INVESTITORI

PROFESSIONALI. SCHEMA DI CONFRONTO. * PER L’EQUITY CROWDFUNDING L’AMMONTARE

INVESTITO È DEPURATO DALLA QUOTA RELATIVA AGLI INVESTITORI PROFESSIONALI. ........ 196

TABELLA 18: START UP E PMI INNOVATIVE. SCHEMA DI CONFRONTO. TABELLA A CURA

DELL’AUTORE. FONTE: HTTP://STARTUP.REGISTROIMPRESE.IT/CONFRONTO.HTML ................. 214

TABELLA 19: POPOLAZIONE SUDDIVISA PER MODELLO DI CROWDFUNDING. ...................................... 239

TABELLA 20: POPOLAZIONE SUDDIVISA PER MODELLO IN RELAZIONE AL SETTORE. ......................... 239

TABELLA 21: POPOLAZIONE SUDDIVISA PER SETTORE IN RELAZIONE ALL’ESITO. ................................ 240

TABELLA 22: IL MERCATO DEL CROWDFUNDING IN ITALIA, QUESTIONARIO AI PROPONENTI: LE

SEZIONI. ...................................................................................................................................................................... 241

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AP

PEN

DIC

E

A) Le piattaforme di Crowdfunding in Italia

Aggiornamento a Giugno 2015.

Piattaforma Anno di lancio Tipologia Vocazione Modello di Crowd

Startreed 2011 Generalista Nazionale Reward/ Donation

Book a Book 2014 Settoriale: Editoria Nazionale Reward

Produzioni dal basso 2005 Generalista Nazionale Reward/Donation

Eppela 2011 Generalista Nazionale Reward

Be Crowdy 2014 Settoriale:

Artistico/Culturale Nazionale Reward

Gigfarm 2013 Settoriale: Musicale Nazionale Reward

Com-Unity 2013 Generalista Nazionale Reward

Finanziami il tuo

futuro 2013 Generalista Locale Reward

For Italy 2014 Settoriale: Tutela

patrimonio artistico Nazionale Reward

Giffoni Idea 2014 Settoriale: Cinema Nazionale Reward

Innamorati della

cultura 2014 Settoriale: Cultura Nazionale Reward

kendoo 2014 Settoriale:

Educazione/Arte/ Volontariato

Locale Reward

Microcreditartistique 2013 Settoriale: Arte Contemporanea

Nazionale Reward

Musicraiser 2012 Settoriale: Musicale Nazionale Reward

Rezz 2014 Settoriale: Cooperazione

Sociale Locale Reward

Schoolraising 2013 Settoriale: Scolastico Nazionale Reward

Vizibol 2013 Settoriale: Arte visive Nazionale Reward

Werealize 2013 Settoriale: Design Nazionale Reward

Limoney 2013 Generalista Nazionale Reward/ Donation

Coommon 2013 Settoriale: Terzo Settore Nazionale Donation

Iodono 2010 Settoriale: Terzo Settore Nazionale Donation

Let's Donation n.d. Settoriale: Terzo Settore Nazionale Donation

Rete del Dono 2011 Settoriale: Terzo Settore Nazionale Donation

ShinyNote 2011 Solidarietà Nazionale Donation

Prestiamoci 2009 Generalista Nazionale Lending

Smartika 2012 Generalista Nazionale Peer 2 Peer

Terzo Valore 2010 Lending No profit Nazionale Lending/Donation

AssitecaCrowd 2013 Generalista Nazionale Equity

Smart Hub srl 2014 Generalista Nazionale Equity

Fundera 2013 Settoriale: Green Economy Nazionale Equity

Next Equity 2014 Generalista Nazionale Equity

Startups 2014 Generalista Nazionale Equity

Startify 2013 Generalista Nazionale Equity

Unicaseed 2013 Generalista Nazionale Equity

Buonacausa 2011 Settoriale: Ethic & Sociale Nazionale Reward/ Donation

Crowdfunding-Italia 2012 Generalista Nazionale Reward/ Donation

Derev 2012 Generalista Nazionale Reward/ Donation

Donordonee 2014 Settoriale: Terzo Settore Nazionale Reward/Donation

Ginger 2013 Generalista Locale Reward/Donation

Proposizione 2012 Generalista Nazionale Reward/Donation

Take Off

Crowdfunding 2013 Generalista Nazionale Reward

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B) Il Questionario

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RINGRAZIAMENTI

Al termine di questo lungo percorso accedemico, desidero anzitutto ringraziare il

Professore Francesco Gangi per avermi introdotto al tema del Crowdfunding, e per

aver supportato, con costante disponibilità e sincero interesse, ogni mio sforzo,

accordandomi continua fiducia.

Desidero ringraziare Francesco Campanella, correlatore del seguente lavoro, per il

valido supporto fornitomi in questi mesi di stesura del lavoro di tesi.

Un ulteriore ringraziamento va a Nicola Varrone, per il sostegno offertomi nella

sezione analitica e la costante disponibilità di suggerimenti ed indicazioni.

Doveroso è rendere affettuosamente grazie alla Dott.ssa Anna Ruggiero, per avermi

accompagnato, in questi lunghi mesi, con costante gioia e per aver arricchito la mia

esperienza personale e professionale con il diretto coinvolgimento in eventi e

campagne di crowdfunding.

L’ultimo immenso e profondo ringraziamento è per i miei affetti.

Il primo pensiero è per i miei genitori senza i quali non averei potuto essere qui

oggi, non solo per il sostegno economico, ma soprattutto per il continuo sostegno,

a volte tacito a volte esplicito, ma che mai è venuto a mancarmi in questi anni. Grazie

a mio padre Luigi per avermi trasmesso l’arte della pazienza e della dedizione, grazie

a mia mamma Marianna per avermi insegnato l’importanza del sacrificio e

dell’operosità. Grazie ai miei fratelli Olindo e Francesca, per l’instancabile sostegno

morale durante questo lungo percorso. Grazie a mia zia Ernestina e mio zio

Giuseppe per avermi sempre sostenuto con curiosità, interesse ed affetto in questo

percorso di specializzazione. Grazie ad Aristide, che con amore ha supportato

questo percorso e gioito con me di ogni piccolo progresso. Desidero inoltre

esprimere forte gratitudine ai miei amici più cari per aver sempre creduto in me, e

per essere stati, anche da lontano, sempre vicini.