IL CORAGGIO DI SPERARE F a - WebDiocesi · Rita sulla virtù civile ha così proseguito: QDobbiamo...

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ANNO XXVIII N° 36 - 23 Ottobre 2011 1.00 Abbonamento annuo 30,00 - Abbonamento semestrale 15,00 Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno Associato all’USPI SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO I lavori in corso e le strade dissestate del Paese Alto non hanno certa- mente favorito la partecipazione alla messa solenne presieduta dal no- stro Vescovo in onore del Patrono della città. Ciononostante molti sono accorsi insieme alle Autorità civili e militari per affidare al Martire Be- nedetto le nostre famiglie nel gesto simbolico della consegna delle chiavi della città da parte del Sindaco. È stata que- sta l’occasione perché Mons. Gestori pronun- ciasse un’omelia in cui si sono avvertite tutte le problematiche in cui si dibatte la nostra società in crisi, in particolare la nostra città e la nostra Diocesi. Un discorso laico, ad usare bene quest’agget- tivo, che ha bisogno di inverarsi at tingendo ai grandi valori. “Guai se venissero meno - ha detto il Vescovo - quei riferimenti alti e nobili, che abbiamo ereditato dalla cultura del no- stro passato, ricco di impegno generoso nel lavoro, attaccamento alla famiglia, coraggio nell’affrontare i sacrifici, adesione agli ideali umani del Vangelo. L’appiattimento di questi punti di riferimento comporte- rebbe l’arrivo di una società disgregata, nella quale la prevalenza degli individualismi certamente renderebbe la convivenza più povera e meno vivibile”. Ed ha continuato: “Non possiamo permetterci di scivolare verso una società pericolosamente segnata dal vuoto, visto che un ciclo storico pieno di interessi e anche di conflitti sociali si va sostituendo con un ciclo segnato dalla debolezza del senso civico e dalla mancanza di ideali alti. Che fare?”. Dopo aver citato il sociologo Giuseppe De Rita sulla virtù civile ha così proseguito: “Dobbiamo tornare a deside- rare alla grande e riprendere maggiore slancio politico, nel senso alto del termine, che non può esserci senza sacrificio. Sacrificio: ma questa parola è ancora un valore? Ha ancora un senso concreto? ... Sette anni fa il beato Giovanni Paolo II, nella Lettera inviata in occasione del 17° centena- rio del martirio di S. Bene- detto, ci aveva detto di “custodire e valorizzare le tradizioni religiose, ali- mentando la speranza e la fiducia nel Signore in ogni circostanza, come hanno fatto sempre i marinai ed i pescatori, che formano gran parte del tessuto so- ciale della popolazione di San Benedetto del Tronto”. Ha quindi rivolto un invito alle famiglie, alla scuola ed anche alla Chiesa; “Le no- stre famiglie vivano unite e sappiano sperare, nonostante le difficoltà anche di ordine economico: esse sono una risorsa e una sicurezza sociale fondamentale. Abbiano il coraggio di affrontare i problemi educativi dei figli innanzitutto con l’esempio, coraggioso e coerente, e con uno stile di vita sobrio e aperto alla condivisione solidale. Non si educa con- cedendo, ma esigendo. Non si educa dando solo libertà, ma aiutando a cogliere il senso della libertà. Non si educa punendo, ma chiedendo sa- crificio e motivando ciò che viene richiesto. Non si educa solo a parole, ma con quello che si fa nella vita quotidiana. E poi la scuola. Deve ri- prendere ad esigere molto, perché solo in questo modo i giovani pos- sono comprendere che essa merita di essere frequentata. E sentiamo che anche noi, Chiesa, dobbiamo fare nella convivenza la nostra parte, in stretta collaborazione con la famiglia e con la scuola. Stiamo puntando sugli oratori, come luoghi opportuni di educazione alla fede ed alla vita civile, e continuiamo a proporre momenti esperienziali di condivisione, di amicizia, di riflessione, di gioco, di servizio caritativo, nella piena convinzione di contribuire alla formazione di buoni cittadini”. Mons. Gestori ha così concluso: “S. Benedetto è stato un martire, ha avuto co- raggio, visse con coerenza le sue convinzioni. Non è mancato il corag- gio nel passato dei nostri concittadini, il coraggio è ancora una virtù, talora diventa una necessità, si oppone alla comoda paura ed alla viltà, esso è ancora possibile. Ci occorre il coraggio della speranza”. a cura di Pietro Pompei IL CORAGGIO DI SPERARE L’omelia del nostro Vescovo in occasione della festa del Patrono Finestra sulla Parola «Prossimo non è la larga uma- nità remota che si intende oggi con questo termine, ma il suo antico senso di superlativo della parola “vicino”, il vici- nissimo, l’estraneo che in- ciampa un passo avanti a me». Ho trovato molto bella questa definizione di ‘prossimo’ contenuta in “Pianoterra”, un libretto di Erri De Luca, questo scrittore napoletano così appassionato delle Sacre Parole, che si stenta a credere che sia ateo. È bella per la sua capacità di tenere insieme due concetti opposti, il pros- simo, che è vicinissimo a me, e l’estraneo, colui che è extra, fuori, lontano da me, lo straniero. E la Parola di questa 30^ domenica del tempo or- dinario ci chiede questa elasticità dello sguardo, che non è né miope né presbite, ma sa mettere a fuoco il lontano e il vicino, per poi trasformarsi in un moto del cuore, in uno struggersi delle vi- scere, in uno scatto delle membra mosse dall’ur- genza di un gesto di compassione, di soccorso, di accoglienza, di simpatia, a volte solo di un sorriso o di una stretta di mano. Il lontano e il vicino o, meglio, il lontano che diventa vicino: «“Amerai il Si- gnore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”… “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comanda- menti dipendono tutta la legge e i profeti». Coman- damenti, appunto, e non suggeri- menti o linee guida o consigli; essi non sono soggetti a sofisticate e farisaiche interpretazioni, ma richiedono da noi semplicemente l’obbe- dienza. Sì, oggi nel pensiero corrente questa pa- rola, obbedienza, viene contrapposta a libertà, a maturità, a capacità di autodeterminarsi, quasi fosse sinonimo di schiavitù; ma ci fu un uomo più libero del Figlio di Dio che pure si fece ob- bediente fino alla morte e a una morte di croce? E noi vogliamo che i nostri figli ci obbediscano per paura o, piuttosto, perché, hanno fatto per primi esperienza dell’amore oblativo della madre e del padre e rispondono con fiducia alle loro richieste, anche quando non le compren- dono, restituendo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente il bene che hanno ricevuto (cfr. I^ lett.)? Possano diventare vere anche per noi cristiani di questo secolo le parole di Paolo ai Tessalonicesi: Voi avete seguito il no- stro esempio e quello del Signore, avendo ac- colto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, così da diventare mo- dello per tutti i credenti… e la vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto. Le sorelle Clarisse della Santa Speranza Guido Coccia - Luca Rammella Ordinazione Diaconale per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di Sua Eccellenza Mons. Gervasio Gestori Sabato 22 ottobre 2011, ore 20,45 Basilica-Cattedrale Santa Maria della Marina S. Benedetto del Tronto Domenica 23 Ottobre, giornata dell’AVVENIRE nella nostra Diocesi foto: Sgattoni

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ANNO XXVIII N° 36 - 23 Ottobre 2011 € 1.00

Abbonamento annuo € 30,00 - Abbonamento semestrale €15,00 Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno Associato all’USPI

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

I lavori in corso e le strade dissestate del Paese Alto non hanno certa-mente favorito la partecipazione alla messa solenne presieduta dal no-stro Vescovo in onore del Patrono della città. Ciononostante molti sonoaccorsi insieme alle Autorità civili e militari per affidare al Martire Be-nedetto le nostre famiglie nel gesto simbolico della consegna dellechiavi della città da partedel Sindaco. È stata que-sta l’occasione perchéMons. Gestori pronun-ciasse un’omelia in cui sisono avvertite tutte leproblematiche in cui sidibatte la nostra societàin crisi, in particolare lanostra città e la nostraDiocesi. Un discorso laico, adusare bene quest’agget-tivo, che ha bisogno diinverarsi at tingendo aigrandi valori.“Guai se venissero meno- ha detto il Vescovo -quei riferimenti alti e nobili, che abbiamo ereditato dalla cultura del no-stro passato, ricco di impegno generoso nel lavoro, attaccamento allafamiglia, coraggio nell’affrontare i sacrifici, adesione agli ideali umanidel Vangelo. L’appiattimento di questi punti di riferimento comporte-rebbe l’arrivo di una società disgregata, nella quale la prevalenza degliindividualismi certamente renderebbe la convivenza più povera e menovivibile”. Ed ha continuato: “Non possiamo permetterci di scivolareverso una società pericolosamente segnata dal vuoto, visto che un ciclostorico pieno di interessi e anche di conflitti sociali si va sostituendocon un ciclo segnato dalla debolezza del senso civico e dalla mancanza

di ideali alti. Che fare?”. Dopo aver citato il sociologo Giuseppe DeRita sulla virtù civile ha così proseguito: “Dobbiamo tornare a deside-rare alla grande e riprendere maggiore slancio politico, nel senso altodel termine, che non può esserci senza sacrificio. Sacrificio: ma questaparola è ancora un valore? Ha ancora un senso concreto? ... Sette anni

fa il beato Giovanni PaoloII, nella Lettera inviata inoccasione del 17° centena-rio del martirio di S. Bene-detto, ci aveva detto di“custodire e valorizzare letradizioni religiose, ali-mentando la speranza e lafiducia nel Signore in ognicircostanza, come hannofatto sempre i marinai ed ipescatori, che formanogran parte del tessuto so-ciale della popolazione diSan Benedetto del Tronto”.Ha quindi rivolto un invitoalle famiglie, alla scuola edanche alla Chiesa; “Le no-

stre famiglie vivano unite e sappiano sperare, nonostante le difficoltàanche di ordine economico: esse sono una risorsa e una sicurezza socialefondamentale. Abbiano il coraggio di affrontare i problemi educatividei figli innanzitutto con l’esempio, coraggioso e coerente, e con unostile di vita sobrio e aperto alla condivisione solidale. Non si educa con-cedendo, ma esigendo. Non si educa dando solo libertà, ma aiutando acogliere il senso della libertà. Non si educa punendo, ma chiedendo sa-crificio e motivando ciò che viene richiesto. Non si educa solo a parole,ma con quello che si fa nella vita quotidiana. E poi la scuola. Deve ri-prendere ad esigere molto, perché solo in questo modo i giovani pos-sono comprendere che essa merita di essere frequentata. E sentiamo cheanche noi, Chiesa, dobbiamo fare nella convivenza la nostra parte, instretta collaborazione con la famiglia e con la scuola. Stiamo puntandosugli oratori, come luoghi opportuni di educazione alla fede ed alla vitacivile, e continuiamo a proporre momenti esperienziali di condivisione,di amicizia, di riflessione, di gioco, di servizio caritativo, nella pienaconvinzione di contribuire alla formazione di buoni cittadini”. Mons.Gestori ha così concluso: “S. Benedetto è stato un martire, ha avuto co-raggio, visse con coerenza le sue convinzioni. Non è mancato il corag-gio nel passato dei nostri concittadini, il coraggio è ancora una virtù,talora diventa una necessità, si oppone alla comoda paura ed alla viltà,esso è ancora possibile. Ci occorre il coraggio della speranza”.

a cura di Pietro Pompei

IL CORAGGIO DI SPERAREL’omelia del nostro Vescovo in occasione della festa del Patrono

Finestrasulla Parola

«Prossimo non è la larga uma-nità remota che si intende oggicon questo termine, ma il suoantico senso di superlativodella parola “vicino”, il vici-nissimo, l’estraneo che in-ciampa un passo avanti a me».

Ho trovato molto bella questa definizione di‘prossimo’ contenuta in “Pianoterra”, un librettodi Erri De Luca, questo scrittore napoletano cosìappassionato delle Sacre Parole, che si stenta acredere che sia ateo. È bella per la sua capacitàdi tenere insieme due concetti opposti, il pros-simo, che è vicinissimo a me, e l’estraneo, coluiche è extra, fuori, lontano da me, lo straniero. Ela Parola di questa 30^ domenica del tempo or-dinario ci chiede questa elasticità dello sguardo,che non è né miope né presbite, ma sa mettere afuoco il lontano e il vicino, per poi trasformarsiin un moto del cuore, in uno struggersi delle vi-scere, in uno scatto delle membra mosse dall’ur-genza di un gesto di compassione, di soccorso,di accoglienza, di simpatia, a volte solo di unsorriso o di una stretta di mano. Il lontano e ilvicino o, meglio, il lontano che diventa vicino:

«“Amerai il Si-gnore tuo Dio contutto il tuo cuore,con tutta la tuaanima e con tuttala tua mente”…“Amerai il tuoprossimo come testesso”. Da questidue comanda-menti dipendonotutta la legge e iprofeti». Coman-damenti, appunto,e non suggeri-

menti o linee guida o consigli; essi non sonosoggetti a sofisticate e farisaiche interpretazioni,ma richiedono da noi semplicemente l’obbe-dienza. Sì, oggi nel pensiero corrente questa pa-rola, obbedienza, viene contrapposta a libertà, amaturità, a capacità di autodeterminarsi, quasifosse sinonimo di schiavitù; ma ci fu un uomopiù libero del Figlio di Dio che pure si fece ob-bediente fino alla morte e a una morte di croce?E noi vogliamo che i nostri figli ci obbediscanoper paura o, piuttosto, perché, hanno fatto perprimi esperienza dell’amore oblativo dellamadre e del padre e rispondono con fiducia alleloro richieste, anche quando non le compren-dono, restituendo con tutto il cuore, con tuttal’anima e con tutta la mente il bene che hannoricevuto (cfr. I^ lett.)? Possano diventare vereanche per noi cristiani di questo secolo le paroledi Paolo ai Tessalonicesi: Voi avete seguito il no-stro esempio e quello del Signore, avendo ac-colto la Parola in mezzo a grandi prove, con lagioia dello Spirito Santo, così da diventare mo-dello per tutti i credenti… e la vostra fede in Diosi è diffusa dappertutto.

Le sorelle Clarisse della Santa Speranza

Guido Coccia - Luca RammellaOrdinazione Diaconale

per l’imposizione delle mani

e la preghiera consacratoria

di Sua Eccellenza Mons. Gervasio Gestori

Sabato 22 ottobre 2011, ore 20,45

Basilica-CattedraleSanta Maria della MarinaS. Benedetto del Tronto

Domenica 23 Ottobre,

giornata

dell’AVVENIRE

nella nostra Diocesi

foto: Sgattoni

Anno XXVIII

23 Ottobre 2011

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A chi giova?

Una medicina

per l’Ospedale

Una volta tanto vediamo il problema da unpunto di vista opposto. Non siamo noi adaver bisogno di cura con annessi e connessi.Speriamo che finalmente si sia trovato unacura per il paziente, Ospedale, visto che dadecenni si barcamena tra la vita e la morte.Dal 1968 i mutamenti si susseguono, da Di-rettori a Direttori, da sigle a sigle e quando

l’ammalato sta per riprendere cono-scenza, mostrando apprezzabili mi-glioramenti, ecco sopraggiungere unnuovo direttore, con una nuova dia-gnostica a far precipitare l’ammalatonella situazione iniziale. I migliora-menti strutturali non sembrano por-tare giovamento agli utenti, se, percerti esami occorre ancora aspettaremesi e mesi, talvolta a saltar l’anno. IlPronto Soccorso più che soccorrerediventa un luogo di attesa tra lamentie imprecazioni. Ora le chirurgiehanno bisogno di un maquillage spe-rando nella resistenza dei malati. Non sto atediarvi con tutte le manchevolezze del no-stro nosocomio che sono note e certamentenon aiutano la fiducia. Ora si parla di “Areavasta n.5” ad arricchire un vocabolario in-

Pullus ad margaritam

di Quintiliano

comprensibile e che lascia indifferente il cit-tadino. Questi guarda i risultati, il resto aimolti non interessa. Aldilà dell’unione degliOspedali Ascoli-S.Benedetto, delle eccel-lenze nell’uno o nell’altro, occorre un nuova

mentalità per poter riacquistare la fiduciadegli utenti. Sembra, nel campo sanitario, cisia una spinta a favorire il servizio privato,dove basta pagare per evitare che l’attesa sitrasformi in inutilità La nuova mentalità chechiediamo è quella spicciola di chi fa i contileccandosi le dite. Ad esempio se la tack miserve per stabilire una cura, prima si fa e piùpossibilità si hanno per guarire. Tutto questocomporta anche un problema sociale, qual-cuno si è indebitato per ricorrere al privato.A questa classe sociale che si va sempre piùinfoltendo, si può ancora parlare di demo-crazia? Al dott. Giovanni Stroppa, nuovoDirettore, auguriamo che le tante aspettativesi trasformino in realtà, tanto che il Ma-donna del Soccorso ritrovi la nostra fiducia.Un Augurio particolare vogliamo fare, chela sua permanenza abbia tempi lunghi.

Abbiamo tenuto per lunghe ore gli occhi incollati al video mentresabato, 15 ottobre, le immagini scorrevano mostrando aspetti di-versi della terribile giornata romana. Come tutti, abbiamo visto,abbiamo ascoltato, abbiamo pensato. Tra le molte immagini è ri-masta in particolare quella del volto di una ragazza, una portavocedegli “indignati” non violenti. Una voce quasi spezzata in gola perl’amarezza provata di fronte alla tragedia che si era consumata inuna giornata in cui la democrazia prendeva il volto di tanti giovanie scendeva serenamente in piazza. Come l’altro 99 per cento deimanifestanti questa ragazza avvertiva il pesante tradimento di coe-tanei animati solo dalla voglia di distruzione, di sfascio e di morte.Avvertiva anche il tradimento di quei media e di quella politicache sostavano sulla violenza ma non sulla non violenza e ancormeno sulle ragioni di una manifestazione. In verità i media, grazieforse a questa giovane donna, hanno compreso che in quell’ora

grave il dovere e ildiritto di cronacanon potevano fer-marsi al raccontodella barbarie divigliacchi mascherati alla quale si contrapponeva il grande corag-gio delle forze dell’ordine che, non bisogna dimenticare, sonocomposte anche da giovani. Il tradimento, aggravandosi ancor più,si è consumato in una violenza che ha approfittato dell’ingenuitàche gli stessi manifestanti hanno ammesso sulle proprie misure disicurezza. Bisogna ora fermare i tradimenti. Occorre individuaree punire i violenti sul campo ma occorre anche individuare e col-pire chi tiene le fila di questa non nuova strategia del terrore. Èdoveroso ma non basta neppure fermarsi alle distinzioni tra vio-lenti e non violenti se queste distinzioni rimangono pronuncia-

menti di principio senza conseguenti risposte con-crete. La società e la politica sono state bruscamentechiamate all’ascolto del disagio delle nuove genera-zioni che si sentono sempre più svalorizzate. La frat-tura tra le nuove generazioni e quelle adulte stacrescendo per le troppe promesse non mantenute, peril furto della memoria e della speranza, per l’egoismodi pochi di fronte alla fragilità e alla precarietà dimolti. I giovani, anche ieri lo si é notato, non sempresanno articolare con ragionamento politico puntualele loro attese e le loro proposte ma questo non è un

motivo per tradirli lasciandoli in una debolezza di cui peraltro nonsono responsabili. Quanto è accaduto ieri a Roma non può dunqueessere consegnato solo alla cronaca nera. Occorre un supplementodi intelligenza per capire le ragioni di quanti sono nel disagio, ra-gioni che sono state ferite ma non uccise dalla brutale violenza.Occorre andare più avanti perché ci sono altre violenze da respin-gere: l’indifferenza, la mediocrità, il giovanilismo di maniera, ilrifiuto di ascoltare e di ascoltarsi. I giovani, dopo la drammaticaesperienza di ieri, stanno riprendendo la parola: le loro ragionisono state ferite ma sono più vive che mai.

GIOVANIRagioni ferite ma viveRipartire dopo la drammatica esperienza di Roma

Paolo Bustaffa

Area vasta n.5

Decine di giornali rischiano la chiusura. Migliaia di posti di lavoro sono in bilico. Eppure questofatto non fa notizia. Le emittenti nazionali e i grandi quotidiani ignorano il pericolo incombente.L’opinione pubblica, distratta dal vento anticasta, considera ogni tipo di intervento statale in-sopportabile e da eliminare. Stiamo parlando dei contributi all’editoria, un correttivo al mercatodell’informazione introdotto nel nostro ordinamento nel 1981, ma con origini molto più lontane.Nobile l’intenzione del legislatore: favorire il pluralismo in un settore delicato e decisivo comequello dei mass media. Inoltre, l’agire dello Stato in questo settore diventa un correttivo delladistribuzione delle risorse pubblicitarie per lo più orientate verso i maggiori network.Tutto questo impianto ora viene messo in discussione. Nessuno desidera che si mantengano pri-vilegi che suonerebbero del tutto stonati, ma occorre agire con sobrietà, rigore ed equità. Lagravissima crisi in atto ha ridotto in maniera drastica le risorse a disposizione della Presidenzadel Consiglio dei Ministri da cui dipende il Dipartimento per l’editoria. I fondi per l’anno incorso sono il 50 per cento rispetto a quelli del 2010, già diminuiti del 10 per cento, in una suc-cessione senza soste di erosioni. Delle 189 testate che fanno capo alla Federazione italiana set-timanali cattolici (Fisc), circa la metà beneficia di tali aiuti governativi, per un totale che non

arriva a quattro milioni di euro. Si tratta dibriciole per il bilancio statale, eppuremolto importanti, se non decisive, per di-versi nostri giornali. Veniamo da un 2010terribile che ha costretto numerosi perio-dici a confrontarsi con l’improvviso au-mento della tariffe postali del primoaprile dello scorso anno. Molti hanno tre-mato, ma tutti hanno retto all’urto impre-visto. Ora un’altra tegola si abbatte sutanti giornali, e noi siamo tra questi.C’è una parte di Paese che non fa noti-zia, ma che ogni giorno vive, opera, sof-fre, si danna l’anima per fornire una

prospettiva positiva a un presente quanto maiincerto. A questa parte d’Italia ogni settimana diamo voce. Una voce che magari non arriva neipiani alti dei palazzi, ma che accompagna l’esistenza delle borgate, dei paesi di montagna, dellemille città di provincia di cui quasi mai ci si occupa. Togliere l’ossigeno a questi fogli (oltre anoi a diversi “giornali di idee”) significherebbe mettere il bavaglio al territorio, da sempre un’im-mensa risorsa per questo nostro Paese. Ci auguriamo che nessuno voglia assumersi la respon-sabilità di mettere il silenziatore anche a uno solo di questi giornali. Per ogni voce che si spegnenessuno ha un guadagno, ma di certo tutti ci rimettiamo in libertà e democrazia.

Francesco Zanotti - Presidente Fisc

Si è svolta ieri, martedì 11 ottobre2011 nel Centro Pastorale di Colle Ameno(Ancona), la riunione della Conferenza Epi-scopale Marchigiana. I presuli hanno appro-fondito i diversi temi all’Ordine del Giorno apartire dalle questioni affrontate dal ConsiglioEpiscopale Permanentenella sessione di settem-bre. La riunione si èsvolta nella Città di An-cona anche per espri-mere la gratitudine deiVescovi marchigiani alSignore e alla Metropo-lia di Ancona-Osimo perla straordinaria ric-chezza spirituale delCongresso EucaristicoNazionale che si èsvolto dal 3 all’11 set-tembre e si è conclusocon le toccanti parole del Santo Padre Bene-detto XVI pronunciate sia durante la Celebra-zione Eucaristica, sia negli originali incontripomeridiani con gli sposi e i sacerdoti respon-sabili della pastorale familiare nella Cattedraledi San Ciriaco e a seguire con i fidanzati riunitiin Piazza del Plebiscito. Mons. Menichelli haricordato: la numerosa partecipazione checomplessivamente ha raggiunto le 380.000presenze; il sereno svolgimento di tutte le ini-ziative anche grazie alla preziosa ed efficientecollaborazione delle autorità civili e militari;l’impegno dei circa mille volontari che ha age-volato lo svolgimento di tutte le attività; l’in-

teressante e variegato programma culturale cheha reso ancora più significativo il CongressoEucaristico. Sono stati poi definiti criteri,tempi e modalità di preparazione del Conve-gno Ecclesiale Marchigiano che si svolgerà aLoreto nella seconda metà del 2013. Verrà af-

frontato il tema della“Trasmissione della fedenelle Marche” tenendopresenti gli Orientamentipastorali della Chiesa Ita-liana “Educare alla vitabuona del Vangelo”. Nelcorso dell’incontro, inol-tre, è stato definitivamenteapprovato il Regolamentodella C.E.M. e sono statedate informazioni circa lapresenza di sacerdoti stra-nieri che prestano servizionelle Diocesi delle Mar-

che. È stato infine ascoltato il Preside dell’Isti-tuto Teologico Marchigiano, il Prof. DonMario Florio, che ha aggiornato i presuli sul-l’andamento e le attività formative dell’Istitutoche nei mesi scorsi ha registrato il rinnovo del-l’aggregazione alla Pontificia Università Late-ranense. L’incontro è terminato nellaCattedrale di San Ciriaco con la CelebrazioneEucaristica presieduta da Mons. Menichelliper ringraziare il Signore a un mese dalla con-clusione del Congresso Eucaristico Nazionale.

S. E. Mons. Claudio Giuliodori

Vescovo delegato per le comunicazioni sociali

Ancona, 11 ottobre 2011

Conferenza Episcopale MarchigianaUfficio Stampa

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23 Ottobre 2011 PAG

“LA POESIA DELL’INCISIONE”Padre Stefano Troiani e l’incisore Carlo Iacomucci

hanno realizzato una sintesi tra arte e poesia

nel segno di S. Francesco di Assisi

Dopo la prima raccolta di poesie, padre Stefano Troiani ci ha regalato unaautentica preziosa opera, un poemetto intitolato Il Cielo d’Assisi con cui hadialogato nel verso con la capace sintesi incisoria dell’arte di Carlo Iacomucci,

che ha realizzato una autentica poesia dedicata alla immagine di S. Francescoe della sua città, Assisi, e che ha trasfigurato in una cosmologia di simboli cosìda venir ad essere, la sua incisione, come una sorta di spartito musicale concui suonare la musica della santità. Una santità a cui padre Stefano ha dedicatola vita, quando da Sassoferrato dove è nato nel 1926 e dove ritornò nel suo pe-riplo tra Roma e Assisi, testimoniando nella cultura il carisma del Santo delleStimmate. Se a Urbino si laureò in scienze Pedagogiche, a Urbino nel 1949nacque Iacomucci, portando, ora a Macerata, la scienza e l’arte dell’incisione nella memoria del cri-stallino pensiero pierfrancescano. Queste due opere, in poesia ed in incisione, sembrano uniformarsiribadendo la “umilitate” con cui il Santo di Assisi cantò il creato, lodando il creato e l’armonia dellapace, che soltanto perchè spirituale regalità dello Spirito potrà concepire la sociale e storica affer-mazione della verità della Pace. Ecco perchè tale poemetto e tale incisione, meritano di essere vistecome unitarie disponibilità al temperamento e alla emozione del carisma francescano ribadito, ri-proposto. Così che incisione e poesia possono davvero presentarsi per quel che sono : verità di unaemozione che giustifica l’arte di Iacomucci e la poesia di padre Stefano Troiani. Nella memoria diBartolini e di Piacesi, nelle stagioni della Urbino eroica e della Macerata forte, Carlo Iacomucci hacostruito un itinerario critico che è stato compreso e spiegato dai critici Armando Ginesi e FlorianoDe Santi con la importante mostra che si tenne nel Palazzo Leoni a Cupramontana nel 2003. Questaincisione dedicata alle Laudi di S. Francesco è costruita come una quinta teatrale dove le simbologiee le iconografie francescane convergono a decantare una unità ispirata e ispirata come una intuizioneunitaria e poetica. Così similmente, padre Stefano ritma in strofe pulite e armoniose, il ritmo di unacantilena come di un Salmo recitato, e salmodiando nella terra di Francesco, viene a ripetere l’epopeadella bellezza di una Pace che è dialogo autentico tra uomo e creato, tra uomo e uomo, tra culture e

linguaggi anche diversificati e portatori di unamedesima comunque, sincerità, l’aspirazionealla Pace. La cartella ha un testo critico di Ma-riano Apa che illustra il valore artistico dell’in-cisione di Iacomucci e ne spiega le qualitàartistiche in sintonia con le modalità espressivedella poesia di padre Stefano Troiani. La car-tella è stata benissimo stampata dalla Stampe-ria d’Arte Musium di Francesca Sabbatini, laquale nel suo laboratorio nel castello di SanPietro di Musio, ha ancora dato prova digrande sapienza tecnica e di partecipata poeticacultura della morsura e stampa antica d’acqua-forte. La Stamperia d’Arte Musium lavora conCarlo Iacomucci, con Bruno D’Arcevia e connumerosi altri maestri dell’incisione e dell’artedelle Marche. Come un diamante prezioso,

questa cartella si presenta ricca di arte e poesia e di quella antica pratica dell’arte incisoria che daUrbino a Macerata, da Pesaro a Fano, edifica una delle realtà dell’orgoglio delle Marche. E’ questaCartella, una esperienza davvero interessante nel dibattito in corso tra arte e sacro, tra civiltà del dia-logo e amore per il prossimo, questa cartella di poesia e di arte è il segno reale della civiltà delleMarche. Per info: per visionare o prenotare l’edizione cartella d’arte: tel. 320.0361833 tel.347.0008478 - [email protected] Istituto Internazionale di Studi Piceni - Sassoferrato-AN

GIOVANNI BUCCI

UN RAFFINATO SCRITTORE AFFASCINATO DA CUPRA

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP)

REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO N. 211 del 24/5/1984

DIR. RESPONSABILE: Pietro Pompei [email protected] REDAZIONE E AMM.NE 63039 S. Benedetto Tr. (AP) Via Forte 16 Tel. 0735 579210

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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

Sul quotidiano “Avvenire” del 5 ottobre 2011, ap. 23 è uscito un articolo di Fulvio Panzeri su Gio-vanni Bucci: “Una voce da riscoprire”. L’occa-sione è stata fornita dal cinquantesimo della suamorte (avvenuta a Montecatini Terme il 5 ottobre1961). Giovanni Bucci, nato a Fossombrone nel1883, fu professore di Lettere nei Licei di mezzaItalia, da Campobasso a Firenze, passando perSulmona, Reggio Emilia e Arezzo e Pisa. Fre-quentava le riviste letterarie più importanti, da‘Frontespizio’ (la rivista di scrittori come Papini,Bargellini, Moretti) fino a ‘Paragone’ che ospitò,nel 1962 (sono gli anni in cui la rivista pubblicavale prime opere di Testori e di Pasolini), uno deiracconti più belli di Giovanni Bucci, «La Nuc-cia», che fa parte di una raccolta inedita, «Primiamori», pubblicata dieci anni fa da Giunti. Neisuoi numerosi libri prevalgono gli elementi auto-biografici, la nostalgia per il proprio paese e lasincera ispirazione religiosaPerché vogliamo ri-cordarlo? Perché nel 1986, a cura dell’Archeo-club di Cupra Marittima e con i tipi dell’editrice“Il Segno” di Negrar-Verona, è stata pubblicatauna sua opera, dal titolo: “Il mio paese” (pp. 180).

Bucci infatti, pur essendo nativo di Fossombrone,chiama “mio paese” Cupra Marittima, che ha fre-quentato per quarant’anni durante le sue vacanzeestive e in cui si immerse, come un adolescenteinnamorato, fra la vita della sua gente e delle sue

mura antiche. Bucci aveva acquistato a Cupra unacasetta nel vecchio incasato, situata di fronte allo“spettacolo del mare aperto, immenso, per tuttol’orizzonte, dalla punta di Pedaso agli scogli diGrottammare e, sotto la scarpata, il verde deicampi, i tetti rossi e le facciatine candide del paesenuovo: un grande tricolore steso sulla terra a in-corniciare tutto quel mare turchino” (p. 15).Amava Cupra, come fosse il suo paese natio.Scrive: “L’amore del paese natio si intreccia conquello del paese dove abbiamo trovato un po’ dipace, dove, passate le bufere, ritentiamo (beneficaillusione) di ricominciare la vita”. Cupra Marit-tima ha ammaliato Bucci, che descrive il paesecon toni ammirati e incantati, al tempo stesso af-fascinato e attento osservatore: “Tutto è chiaro, èlimpido, è certo: questo paese è un libro che tuttipossono leggere e capire, con un’occhiata: ancheil distrratto, anche l’ignorante, anche il torbido eil peccatore: un paese esatto, poetico e razionaleinsieme, armonico, senza pleonasmi e senza in-terruzioni, senza falsità, senza bugie. è questo chesente chi ci sta, anche se non lo dice; è questo chesente chi ci viene, anche per poco”. Gli articoli di

Bucci, che venivano stampati su quotidiani e ri-viste, sono brevi ma intensi, con una scrittura ele-gante e una prosa fluida. Ne sono stati raccolti ben43, che costituiscono il bel libro “Il mio paese”.In questi racconti egli presenta la vita che fluisce

dentro il paese crupense: parla della pineta, delmare, del biancorte dei capanni, del brulichio deibagnanti, degli orti, dei contadini, del medico,delle chiese, dei preti (don Emidio, don Natale),della banda, degli sposi... Parla anche dei pro-blemi recati dal progresso, delle belle tradizionipaesane da non perdere, della necessità di recu-perare la zona di Cupra alta che viene abbando-nata sempre più. Bucci non si limita al ruolo disemplice e curioso cronista di storie locali, ma sainfondere nei suoi racconti una saggezza pro-fonda, un pensamento che vola alto. E la scritturadi Bucci ha sempre quel tocco di poesia che tra-sfigura e abbellisce ogni persona, ogni momentoquotidiano e ogni angolo conosciuto o nascostodel paese. La sua prosa inoltre, mai pungenteanche se non manca di sottile ironia (soprattuttoquando parla delle “abitudini rudi e scontrosettedei Cuprensi”), fa trasparire nel sottofondo la suaprofonda religiosità. Bucci era stato alunno delSeminario pio romano e in quegli anni di forma-zione aveva assorbito una fede forte e sincera chelo accompagnò per tutta la vita. Tanti sono i rife-rimenti religiosi nei suoi racconti, e sempre fatticon estrema delicatezza e forte convinzione. Nelracconto intitolato “Una consacrazione” Buccinarra della messa celebrata dall’arciprete diCupra, don Emidio Lanciotti, parroco di SanBasso per ben 56 anni e morto nel 1969. Dopoaver descritto in modo ammirevole il vecchioprete celebrante, Bucci si commuove parlandodella consacrazione del pane e del vino: “Ecco:le parole sono finite, il miracolo è compiuto eDon Emidio cade, cade in ginocchio a terra e ciresta, col capo grigio che sfiora l’Ostia bianca,che è Cristo, e che è anche lui... è il Cristo suo, ecome tale lo mostra alla folla, altissimo, con ungesto pieno, tutto giovanile, lieto, che dice in unavolta la solennità del sacrificio estremo e la gioiadella estrema vittoria: morte in croce e resurre-zione. Bello, bellissimo, la cosa di ogni giorno, el’unica cosa che val la pena di vedere e sentire,che non cambia mai, che trasfigura tutti i dolori epurifica tutte le gioie, la sola che fa eterni. DonEmidio, una Messa, la Messa di tutti i paesi e ditutti i preti, finché l’uomo esisterà sulla terra” (p.142). L’ultimo scritto di Bucci su Cupra (che

uscirà postumo sulla rivista letteraria fiorentina“Realismo Lirico”) è una dolcissima “Preghieradel mattino”, dove ringrazia il Signore per il“mare turchino che fruscia il disco d’oro del sole,i galli che cantano lontani e il fragore del treno,che viene brontolando, cresce, ci è addosso e lacasa trema tutta. In questa pace il presente si an-nulla ed è sereno tutto l’avvenire... Ora ci aspettinel tuo sublime Cielo, dove tutto è pace, luce, si-lenzio, dolce, come quello dell’amante che haavuta tutta per sé la donna e si addormenta, cin-gendole ancora il collo con le sue braccia” (p.167). Bucci moriva cinquanta anni fa. Riman-gono tanti suoi scritti, tanti racconti che sono,come sottolineava Carlo Bo, «storie fatte tra lamemoria, la rievocazione e un forte sentimentomorale, perché Bucci era cattolico, un cattolicomolto sicuro della sua fede». È giusto ricordarlo,perché - come scrive Panzeri - “La memoria let-teraria molto spesso si dimostra inspiegabilmentelabile. Volontariamente tende a dimenticare e anascondere, magari non intenzionalmente, masolo per noncuranza, esperienze letterarie che in-vece, riscoperte, a distanza di tempo dimostranodi avere diritto ad una giusta visibilità”. E invecela prosa di Bucci, che tanto piaceva al poetaMario Luzi, gli ha assicurato un posto tutto suonella storia della narrativa italiana tra il 1925 e il1950. d. Vincenzo Catani

4 Anno XXVIII

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Quel precipizio di fronte a me

Luca mi aveva convinto! Mi raccontava sempre delle sue escur-sioni in montagna, ma non riusciva a testimoniare fino in fondola sua esperienza. Un giorno mi dice: «Ti porto con me». Tregiorni di cammino, due notti in tenda. Nel mio zaino c’è il mi-nimo necessario, come mi aveva istruito. Il percorso era già pia-nificato. ‹‹Qui e qui troveremo l’acqua››, mi aveva detto davantia una cartina. E così è stato. È una guida alpina lui, altrimentinon sarei mica andato! Il suo passo è sostenuto, ma sa quando

fermarsi. Conosce le mie possibilità più di quanto leconosca io. Mi dice «Ora puoi bere, ora ci mangiamoun panino», anche se sono le sei del mattino. Ioseguo i suoi passi. Ogni tanto ci fermiamo e ci guar-diamo intorno: il tragitto dice molto della mèta. Iltragitto è fatica, ma solo le cose faticose sono belle.Sono tranquillo anche di fronte al caldo torrido: c’èLuca con me. Ormai mi fido: quella che era una ra-gionevole fiducia iniziale ora è diventata certezza.Per la sera abbiamo poco da mangiare. «Se trovoqualche fungo porcino ce lo cuciniamo», dice. «Matu sai riconoscere i funghi?» chiedo. «Un mio amicomi ha spiegato come fare». «E ci sei mai andato con lui a trovarli?». «No, ma tanto è facile».Non dico più nulla, ma spero che non li trovi. Ormai la nostra escursione è quasi finita. Siamodavanti ad un costone. Di qua e di là c’è un precipizio. «Dobbiamo passare lì», mi dice Luca.«Lì? Tu sei matto!», «se hai paura dobbiamo tornare indietro e fare due giorni di cammino».Ci sono passato su quel costone! Dovevo fidarmi! Se in quei tre giorni aveva dimostrato dimeritare la mia fiducia non aveva senso non fidarmi più. I porcini non li trovammo, ma nonli avrei mangiati: era una guida alpina lui, mica un cercatore di funghi!

(Alessandro Ribeca – [email protected])

Appunti

di un catechista

n. 10

Dall’Ufficio Catechistico Diocesano

Carissimi,soltanto ora riesco a trovare modo di proporre alcune iniziative dell’Ufficio catechistico a ser-vizio delle nostre comunità parrocchiali.Soltanto ora, poiché, oltre alla difficoltà personale di arrivare dappertutto, ho voluto dare spa-zio alla riflessione sulle iniziative trascorse e sulla realtà che ci sta davanti, con lo scopo disostenere i cammini ordinari senza appesantire i Calendari complessi delle nostre attività.Sarò lieto di presentare alcune opportunità e qualche necessità ai catechisti diocesani e a quantidi voi potranno essere presenti:

domenica, 30 ottobre 2011

presso la Cattedrale di San Benedetto del Tronto

(Alle ore 17 l’eucaristia presieduta dal Vescovo Gervasio, che darà il mandato alle comu-nità parrocchiali e ai catechisti (ai rappresentanti di ogni parrocchia sarà consegnatauna lettera). A seguire un breve incontro in cui saranno illustrate le principali iniziative

per l’anno pastorale 2011/2012, nel quale saremo principalmente chiamati a verificare i per-corsi di Iniziazione cristiana nelle parrocchie, in vista del Convegno regionale “Comepietre vive”, promosso dall’Ufficio catechistico nazionale, che si svolgerà a Loreto dal 22 al24 giugno 2012. L’invito a partecipare è rivolto, oltre che ai catechisti dei fanciulli e deiragazzi, anche a quelli dei giovani e degli adulti, tra cui capi scout ed educatori ACR, coloroche sono impegnati nella preparazione dei fidanzati o dei battesimi, i catechisti del Cam-mino Neocatecumenale, coloro che sono impegnati nella catechesi ad ogni livello. Rima-nendo sempre a disposizione per ogni suggerimento, vi auguro ogni bene nel Signore.

Roma, 11 ottobre 2011don Dino Pirri

assistente nazionale dell’Azione Cattolica dei Ragazzi

FOTOCRONACA

L’Altra gioventù:QUANDO IL TEPPISMO SI COMMENTA DA SOLO

La serie di dieci miracoli

42. IL CENTURIONE DI CAFARNAODal luogo del Discorsodella montagna e dellaguarigione del leb-broso, Gesù si portanella cittadina di Cafar-

nao, sulla riva occidentale del lago, a 4-5 kmda dove il Giordano è diventato lago di Ti-beriade. Situata al confine tra gli stati di Fi-lippo e di Erode Antipa, è stata identificatacon Tell Hum, dov’è la celebre sinagoga e iresti della casa di Pietro e Andrea. Cafarnaoè il centro da cui si irraggia l’attività di Gesùin Galilea e dove si collocano tanti episodievangelici; è “la sua città” di Gesù (Mt 9,1).In quanto zona di confine, Cafarnao ospitavauna guarnigione romana comandata da uncenturione, tanto benevolo verso gli ebrei ,che aveva costruito la loro sinagoga (Lc7,10). 1. L’implorazione di aiuto. Ecco quanto ri-ferisce Mt con uno stile straordinariamenteconciso. “5Entrato in Cafàrnao,

gli venne incontro un

centurione che lo scon-

giurava e diceva: 6«Si-

gnore, il mio servo è in

casa, a letto, paralizzato

e soffre terribilmente».7Gli disse: «Verrò e lo

guarirò»” (Mt 8,5-7).“Centurione” è un ter-mine militare e sta a in-dicare un ufficiale che hasotto i suoi ordini un centinaio di soldati. Nelnostro caso, si tratto di un individuo digrande nobiltà interiore, tanto che si preoc-cupa seriamente della malattia di un suoservo. Si rivolge a Gesù col termine “Si-gnore” (Kýrios), che era quello abituale nellachiesa apostolica per indicare Gesù risortoda morte. E’ anche un uomo di grande fede.Gesù legge nella frase “il mio servo... soffreterribilmente” la richiesta di un suo inter-vento straordinario. Va subito all’essenzialee gli dice: “Verrò e lo guarirò”. 2. Signore, non son degno. Il “verrò” diGesù suscita una reazione di profondaumiltà. 8Ma il centurione rispose: «Signore,

io non sono degno che tu entri sotto il mio

tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio

servo sarà guarito. 9Pur essendo anch’io un

subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico

a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro:

“Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’

questo!”, ed egli lo fa» (Mt 8,89). Il centu-rione continua con l’uso dell’appellativo “Si-gnore” e dichiara che è indegno diaccogliere Gesù nella sua casa. Egli sa che“a un Giudeo non è lecito aver contatti o re-carsi da stranieri” (At 10,27); ma, ancor più,

intravvede la dignità eccelsa del GiudeoGesù che dovrebbe accogliere in casa. Sug-gerisce sommessamente: “di’ soltanto una

parola” e la tua parola è tanto efficace chesostituisce la tua presenza fisica, “una pa-rola” che può agire anche a distanza. DiJahvè il Salmo dice: “Egli parlò e tutto fufatto / comandò e tutto fu compiuto” (Sal32,9). Porta anche, quale debole paragone,quanto avviene in lui stesso; benché un sem-plice subalterno: Dico a uno: “Va’!”, ed egli

va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene. Ciòvale tanto più per la tua parola. 3. La reazione positiva di Gesù. Matteo con-tinua: “10Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e

disse a quelli che lo seguivano: «In verità io

vi dico, in Israele non ho trovato nessuno

con una fede così grande! 11Ora io vi dico

che molti verranno dall’oriente e dall’occi-

dente e siederanno a mensa con Abramo,

Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, 12men-

tre i figli del regno saranno cacciati fuori,

nelle tenebre,

dove sarà

pianto e stri-

dore di denti»

(Mt 8,10-12).Gesù, preso dagrande ammi-razione, rilevache tra i tantiebrei che glisono venuti in-contro non ne

ha trovato uno che avesse una fede uguale.A questo punto Gesù fa un preannuncio pro-fetico sui tanti pagani che, dai quattro angolidella terra, accoglieranno il regno di Dio chesta annunciando; mentre “i figli del regno”,gli ebrei, destinatari nati delle promesse pro-fetiche, in quanto non credono, finiranno perescludersi. 4. Gesù compie il miracolo. “E Gesù disse

al centurione: «Va’, avvenga per te come hai

creduto». In quell’istante il suo servo fu gua-

rito” (Mt 8,13). Il miracolo avviene. Ma, nel-l’insieme del racconto, resta in sordina, inquanto è la fede di quel pagano a occupare ilprimo piano. Come la parola di Gesù, così ilmiracolo che compie, devono sempre essereaccompagnati dalla fede: fede di chi chiedeil miracolo per un altro, fede dell’interessatoal miracolo. La magia non vi trova maiposto. 5. Nel rito della comunione sacramentale laChiesa fa ripetere le parole del centurione:“Signore, non son degno, ecc.”, in quantoesse contengono sentimenti di fede profondae di sincera umiltà: due disposizioni neces-sarie per ricevere Gesù nel Sacramento.

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5Anno XXVIII

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PAROLA DEL SIGNOREXXX DOMENICA TEMPO ORDINARIO ANNO A

Dal VANGELO secondo MATTEO

Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso

la bocca ai sadducei, si riunirono insieme

e uno di loro, un dottore della legge, lo in-

terrogò per metterlo alla prova: “Maestro,

qual è il più grande comandamento della

legge?”. Gli rispose: “Amerai il Signore

Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua

anima e con tutta la tua mente. Questo è il

più grande e il primo dei comandamenti.

E il secondo è simile al primo: Amerai il

prossimo tuo come te stesso. Da questi due

comandamenti dipendono tutta la Legge e

i Profeti”. (Matteo 22,34-40)

I farisei sono le guide del po-polo nell’interpretazione enell’attuazione della Legge,essi hanno codificato, esplo-rando a fondo la Legge, unaserie di precetti positivi e ne-gativi su cui doveva essereregolata la vita dei fedeli, emolti di essi erano ancoraalla ricerca dell’ esatta gerar-chia dei valori all’interno della Legge. Quindila domanda è tipica dei rabbini (maestri). Ladomanda è precisa “Quale comandamento èil più grande nella Legge ? “ intendendo ilpiù grande, quello da cui tutti dipendono, dacui tutti assumono significato. Gesù rispondeprontamente citando un passo molto notodella Scrittura, quello di Deuteronomio 6,5,questo passo è conosciuto da tutti gli israelitiperché è parte integrante delle preghiereebraiche, un pio ebreo lo recita almeno 3volte al giorno, esso è chiamato “SHEMAISRAEL” che significa Ascolta Israele, essodice: “Ascolta Israele: il Signore è il nostroDio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Si-gnore tuo Dio con tutto il cuore, con tuttal’anima e con tutte le forze. Questi precettiche oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore; li ri-peterai ai tuoi figli… ”. Gesù definisce questobrano come il più grande e il primo dei co-mandamenti, quello da cui tutti gli altri di-pendono, il primo che deve essere osservato

e senza il quale gli altri non avrebbero senso.Però il suo insegnamento non termina qui,egli aggiunge un parallelo molto significa-tivo: “il secondo è simile al primo “- ( la pa-rola simile vuole indicare stessa sostanza -) :“Amerai il tuo prossimo come te stesso”prendendo a prestito questa frase dal libro delLevitico cap.19 vers.18 . L’abbinamento chefa Gesù dei due passi indicandoli come distessa “sostanza “ pone un vincolo inscindi-bile, per cui l’insegnamento di Gesù potrebbeessere riassunto in : se ami Dio in maniera to-tale, completa, questo tuo amore si attua

nell’amore che ri-versi sull’altro, sultuo prossimo. Machi è il mio pros-simo? Il prossimocome indica la pa-rola stessa è chi ciè vicino, il maritoo la moglie, ilpadre, la madre, ifigli, il suocero, lasuocera, la nuora,

il genero, il vicino di casa, il compagno di la-voro, quello che incontriamo per la strada,quello che …. , in pratica, tutti quelli che in-contriamo nella nostra vita, e tutti quelli chehanno bisogno di noi, per qualsiasi motivo.Per la paternità di Dio, tutti ci sono fratelli edi tutti siamo fratelli, perché tutti siamo suoifigli. Chiediamo al Signore, che questo inse-gnamento di Gesù, antica ma sempre nuovalegge dell’amore, sia sempre nei nostri cuori,nelle nostre menti e nella nostra consapevo-lezza. riCCArDO

PILLOLE DI SAGGEZZA:

UNA VITA VISSUTA

PER IL BENE DEGLI ALTRI

E’ SEMPRE UNA VITA FELICE

(braddon)

L’INIZIO DEL NOSTRO AMORE

PER DIO CONSISTE

NELL’ASCOLTARE LA SUA PAROLA

(D. bonhoffer)

Domenica 23 ottobre

Ore 09.00 S. Egidio alla V.S. Messa, con S. Cresime

Ore 11.30 CossignanoS. Messa, con S. Cresime

Ore 18.00 Grottammare - S. Pio V: S. Messa, con S. Cresime

Ore 21.15 S. Benedetto Tr.Convegno Fides Vita: Adorazione Eucaristica

Da Lunedì 24 a Venerdì 28 ottobre

Fatima Pellegrinaggio U.N.I.T.A.L.S.I.Marche

Sabato 29 ottobre

Ore 16.00 S. Benedetto Tr.Palariviera: 45° anniversario della presenza in Diocesi dei Cursillos

Ore 17.30 S. Benedetto Tr.Palariviera: S. Messa

Domenica 30 ottobre

Ore 11.00 AcquavivaS. Messa, con S. Cresime

Ore 17.00 S. Benedetto Tr. - Cattedrale: S. Messa, con Mandato ai Catechisti

Incontri Pastorali del VescovoDurAnte lA SettimAnA 23-30 OttObre 2011

COMUNICATODELLA CURIA

Il Vescovo Diocesano

S.E. Mons. GERVASIO GESTORI

ha nominato:

Don Vittorio CINTIParroco della Parrocchia

S. Giacomo della Marca

di Porto d’Ascoli,

Comune di S. Benedetto del Tr.

(Decreto n. 61/2011 del 10 ottobre 2011)

Don Alfonso ROSATIParroco della Parrocchia

S. Cuore di Centobuchi,

Comune di Monteprandone

(Decreto n. 62/2011 del 10 ottobre 2011)

6 Anno XXVIII

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L’Agorà dei Giovani del Mediterraneo:un crocevia di riti e di culture,

per scoprire la verità di un unico Evangelo di speranza.P Claudio monge op

Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Serbia, Montenegro, Kosovo. Non è l’elenco no-stalgico di un tempo che fu, quello della grande Federazione Iugoslava ma semplicementeuna parte dei ventisei paesi rappresentati alla X edizione dell’Agorà dei Giovani del Me-diterraneo, tenutasi tra il 2 e il 12 settembre scorsi. In realtà, si trattava di 17 paesi propria-mente del Mediterraneo, 7 paesi dall’Europa continentale, ma anche 2 paesi dell’Asia diArea Pacifica invitati a turno (quest’anno Pakistan e Filippine), a partire dall’anno scorsoin cui si celebrò il centenario della morte di Matteo Ricci, gesuita maceratese, grande apo-stolo della Cina. Già questa presenza variegata, è una sorta di parabola di un “futuro pos-sibile”: futuro di convivenza pacifica lasciato in mano alle giovani generazioni, di popoliche si sono combattuti una guerra sanguinosa un ventennio orsono. Ma ci sono anche i gio-vani provenienti da Egitto, Giordania, Israele, Palestina, Libano o Siria, paesi in cui ilfuturo non è ancora incominciato, ma che vivono tempi di fibrillazione dove speranza edinquietudine si mescolano in modo spesso contradditorio. L’Agorà dei giovani del Medi-terraneo non è un raduno oceanico sullo stile delle GMG, ma non è neppure un convegnocome un altro, perché i giovani si ritrovano in nome della loro fede ma anche nella pro-spettiva di una condivisione tra riti diversi e, soprattutto culture e contesti diversi di pro-venienza, in cui la testimonianza cristiana è messa alla prova in modi diversi.L’appuntamento 2011 al centro Giovanni Paolo II a Montorso era arricchito da alcuni pun-tuali appuntamenti nel cuore del concomitante evento del XXV Congresso Eucaristico na-zionale di Ancona (ma con manifestazioni in tutte le diocesi marchigiane), senzadimenticare una giornata intera trascorsa ad Assisi, per respirare in anteprima il clima checaratterizzerà l’appuntamento del venticinquesimo anniversario della Preghiera interreli-giosa della pace nella città del Santo Poverello, e i momenti di celebrazione e di incontroalla Santa Casa di Loreto. “Volete andarvene anche voi?... Signore da chi andremo? Tusolo hai parole di vita eterna!”. In questo botta e risposta tra Gesù e i suoi discepoli (rap-

presentati da Pietro)c’è il motivo condut-tore della settimanamarchigiana: par-tendo dalla medita-zione del misterodello scacco dell’ab-bandono, della defe-zione che il Cristoconosce dopo mesi diapparente successo edi folle osannanti, siarriva al significatoparadossale e provo-catorio della crisicome momento di in-

carnazione. Diventare umani significa passare di crisi in crisi, accedendo ad una intimitàsempre maggiore con il Dio in mezzo a noi. I ragazzi dell’Agorà l’hanno sperimentato nelquotidiano, dandone una limpida testimonianza in tante occasioni... C’è qualcosa del mi-racolo eucaristico che si rinnova. Il miracolo di un Dio che continua a donarsi, firmandoun assegno in bianco per l’umanità: “Ecco, faccio una cosa nuova: già sta sorgendo, nonve ne accorgete?”(isaia 43, 19).

La sclerosi laterale amiotrofica è una malattiadevastante, muovi gli occhi per comunicare,per tutto il resto sei prigioniero del tuo corpo,anche se le capacità cognitive rimangono in-tatte. Tuttavia questa è una malattia che t’in-segna a vivere. Non è un’affermazioneparadossale ma è solo la testimonianza di chiha avuto la sfortuna e forse la fortuna di co-noscere da vicino questa malattia. È scontatoche chi vive in uno stato di disabilità presso-ché totale, riscopra le cosesemplici della vita, che ap-prezzi le cosiddette “banalità”,la quotidianità, ma non è af-fatto scontato che ami la pro-pria condizione di vita.Imparare a vivere, prigionieridel proprio corpo, essere felicidi ciò che la vita ti offre quoti-dianamente, significa affron-tare con coraggio e dignità unamalattia così terribile. È perquesto che i malati di SLA, sicaratterizzano per tenacia, perla loro volontà di sapere af-frontare una sfida tanto dura, per la loro in-guaribile voglia di vivere. E’ per questo che imalati di SLA, nonostante siano alimentatiartificialmente e tenuti in vita da una mac-china, che permette loro di respirare, non vo-gliono staccare la spina, chiedono solo divivere giorno per giorno, con dignità. Chie-dono semplicemente alle istituzioni di prov-vedere a garantire loro una vita dignitosa,chiedono più attenzione rispetto a coloro cheinneggiano alla morte. Chiedono ai media dioccuparsi di loro, chiedono alla politica dimettere al centro dei loro programmi “lavita“, rispetto “alla morte“. Chi è malato diSLA, si ritiene fortunato, perché sa vivere,perché apprezza il valore della vita, perchécapisce che la vita è una conquista e in quantotale, va guadagnata giorno per giorno e nullaè scontato, niente è dovuto. Non c’è niente dipiù sbagliato credere che ogni cosa che quo-tidianamente facciamo debba essere scontatao dovuta ad ogni costo. Alzare ad esempio un

braccio per portare un bicchiere in bocca, èuna grande conquista, come lo è camminare,mangiare, parlare e respirare. Un malato diSLA è come un valoroso combattente che hail vantaggio di poter guardare negli occhi ilsuo nemico, per questo non teme la sua ma-lattia e la sua sofferenza. Quando il medico tifa la diagnosi di questa malattia lo vedi che èin difficoltà, anche perché la SLA è una ma-lattia devastante che colpisce mediamente 2-

6 persone ogni 100.000 abitanti; poi quandoscopri di che si tratta, e quale è la sua evolu-zione (da 2 a 5 anni di vita) allora ti si chiudelo stomaco, ti viene voglia di urlare, sei assa-lito da una sensazione di impotenza e ti ver-rebbe voglia di farla finita.Se in quel momento iniziale, di approccio allamalattia sei circondato dall’affetto dei tuoi fa-miliari, dei tuoi cari, e soprattutto se nonsmetti di impegnarti verso qualche attività sti-molante, allora è come se ti ricaricassero lepile, diventi più forte di prima, anche senzamuscoli, perché è il cervello che provvede perloro. Sono i malati che incoraggiano i fami-liari, sono loro che danno la forza a chi li as-siste 24 ore su 24.I malati di SLA hanno il pianto ed il sorrisofacile, si piange e si ride per niente. Si puòpiangere ed essere felici e si può sorridere dirabbia. Ma il pianto ed il sorriso sono la vita.

Marco Maggioli

Affetto da SLA da 10 anni.

MALATI INVISIBILII malati di SLA, li chiamano “malati invisibili“, non li vedi, non li senti, non si lamentano, nonostante le loro condizioni.

Pietro Colonnella nominato Presidente del Corecom delle Marche

L’Associazione Lavoro & Welfare delleMarche esprime soddisfazione perl’elezione di Pietro Colonnella, tra ifondatori a livello nazionale e regionaledell’Associazione, a Presidente del Co-recom delle Marche.Il consiglio regio-nale delle Marche, riunitosi stamani,ha infatti provveduto ad eleggere inuovi vertici del CoReCom delle Mar-che in sostituzione dei rappresentantidel passato comitato ormai giunto ascadenza. E’ risultato eletto presidentePietro Colonnella in passato , per due

mandati, dal 1994 al 2004 Presidente della Provincia di Ascoli Piceno e dal 2006 al 2008 Sot-tosegretario agli Affari Regionali ed Autonomie locali del Governo Prodi. Sarà dunque PietroColonnella, formatosi all’Olivetti e tra i responsabili dei sistemi informatici a rete , a guidareil nuovo Comitato Regionale sulle Comunicazioni delle Marche che ha, tra l’altro, funzionidi governo, garanzia e controllo nel settore della comunicazione, nella delicata fase di pas-saggio dalle trasmissioni TV analogiche a quelle digitali già programmata per la fine di no-vembre. Il Corecom formula inoltre proposte sull’assegnazione e ripartizione delle frequenze,sull’individuazione dei siti delle trasmissioni ed esprime parere sui piani di programmi pre-disposti dalla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, sulle proposte di legge re-gionale disciplinanti la materia delle comunicazioni ed ogni altro parere richiesto dagli organiregionali o previsto da leggi e regolamenti in materia di comunicazioni, informazione e pub-blicazione sondaggi.

Valtesino - Parrocchia Madonna di Fatima

1961-2011: IDO & RITA,

BELLISSIMI OGGI COME 50 ANNI FAdi Alessio Rubicini

Dopo aver recentemente onorato i suoi 50 Anni di Creazione, la Parrocchia Madonna di Fatima di Valtesino di Ripatransone ha fatto nuovamentefesta per i suoi figli Ido Vallorani e Rita Barbizziche hanno celebrato il loro 50° Anniversario di Matrimonio.I loro figli Luciano con sua moglie Maria Pia e Paola con suo marito Gianni, i loro nipoti Lorenzo, Letizia, Davide e Matteo e tutti i loro familiari, nel corso della CelebrazioneEucaristica di Domenica 16 Ottobre, hanno rivolto ai “novelli” sposi, insieme al Parroco Don Luis Sandoval ed a tutta la Comunità Parrocchiale, i propri auguri affinché Dio li custodisca in tutti i giorni della loro vita, sia loro di aiuto nella prosperità e di conforto nel dolore e colmi la loro casa delle sue benedizioni.”

Valtesino di Ripatransone, 16 Ottobre 2011

7Anno XXVIII

23 Ottobre 2011 PAG

Da Ripatransone a cura di A.G.

A Ripatransone, nell’Auditorium “Sant’ Ago-stino” venerdì 14 Ottobre 2011, dalle ore21,15 alle 23 si è svolta la celebrazione ufficialedel Quarantennale di Fondazione della Corale“Madonna di San Giovanni”,le cui manifestazioni eranoiniziate nello stesso auditoriumsabato 24 Settembre. La ce-rimonia è stata aperta dal pre-sidente Antonio Giannetti, cheha re1azionato sull’ultimo de-cennio di attività del Coro edin sintesi sull’intero quaran-tennio, ha ricordato i coristidefunti nello stesso periodo;quindi il direttore NazzarenoFanesi, fra l’altro, ha ricordatoche l’esperienza ripana gliha fatto conoscere musicistidella città ignorati che ha va-lorizzato elaborandone le composizioni edadattandole alla Corale Polifonica Ripana.Sono seguiti gli interventi con i complimentie gli auguri e con la consegna di targhe-

ricordo delle autorità presenti: il sindaco PaoloD’Erasmo, l’assessore provinciale alla culturaAndrea Maria Antonini, il presidentedell’A.R.Go.M. Luigi Gnocchini, il presidente

dell’ ANBIMA ProvincialeArsenio Sermarini, il presi-dente della Banca di Ripa-transone-Credito CooperativoMichelino Michetti; presentipure gli assessori comunali,De Angelis, Piunti, il presi-dente della Cappella musicaledella Cattedrale di S.Benedettodel Tronto Franco Civardi.Alle Autorità, ai coristi, aisostenitori, la Corale ha fattodono della serigrafia comme-morativa del Quarantennale,opera omaggio dell’artistaSergio Tapia Radic, che l’ha

illustrata al pubblico. Tutti soddisfatti dellariuscita della cerimonia, conclusasi con l’ese-cuzione da parte della corale di composizionidi autori ripani.

Molte autorità alla celebrazione ufficiale

del Quarantennale della Corale

Quarto concorso lirico internazionaleA Ripatransone dal 20 al 23 ottobre 2011 è in programma il IV Concorso Internazionale

di Canto Lirico “Luciano Neroni”, organizzato dall’Amministrazione Comunale, dalla

Banca di Ripatransone di Credito Cooperativo, da R.O.L.F. (Ripatransone Opera Leonis

Festival).

Il programma:

Giovedì 20 ottobre, all’Auditorium “Sant’Agostino” (sede del concorso), prove eliminatoriea porte chiuse;Venerdì 21 ottobre, ore 17,30, semifinale aperta al pubblico;Sabato, 22 ottobre, ore 18,00, finale aperta al pubblico, il quale potrà votare il concorrentepreferito;Domenica 23 ottibre, ore 21,00 concerto dei vincitori e premiazione: 1° premio euro 1.800;2° euro 1’300; 3° euro 1.000.La commissione giudicatrice è composta da: Ettore Nova, baritono e direttore artistico delROLF (presidente); commissari: Stefano Romani e Michele Gennarelli, direttore d’orchestra;Luigi Roni e Gabriella Morigi, cantanti lirici e docenti di canto; John Boeren, direttore arti-stico dell’Ass.Musicale “Lyrica” di Gad (Belgio); Danusa Luknisova, agente teatrale; la se-greteria artistica è affidata ad Ambra Vespasiani (mezzosoprano); maestro collaboratore alpianoforte è Marco Ferruzzi. Il comitato d’onore è presieduto dalla Prof.ssa Brunilde Neroni,figlia del cantante lirico Luciano Neroni (1909-1951), a cui è intitolato il Concorso Interna-zionale. L’ingresso alle audizioni ed al concerto dei vincitori è libero.

Uno sguardo sulla città. a cura di e.tì.

Scuole in vendita.L’amministrazione di Giovanni Gaspari mette in vendita cinque edifici scolastici. Nella listacompaiono le primarie di via Monte dell’Ascensione del Quartiere Ragnola, la “Curzi” di viaGolgi, l’edificio di Santa Lucia di via dei Lauri e la Scuola d’infanzia di via Petrarca. Ma anchequella di via Damiano Chiesa e il Consultorio di via Manzoni. Un’ecatombe, anche se, bontàloro, verrà perseguita in maniera graduale dopo aver sistemato gli alunni “sfrattati”. Quandoc’è da stringere la cinghia, sono le scuole per prima a farne le spese.Erosione alla Sentina.I Verdi alzano la voce per far presente i problemi che affliggono da anni la Riserva Naturaledella Sentina. Non solo problemi di inquinamento dei corsi d’acqua, ma anche quello del gravefenomeno dell’erosione. Negli ultimi anni il mare ha inghiottito ben 22 ettari di territorio, met-tendo a rischio la cinquecentesca Torre del Porto, futura sede della Riserva del Parco Marino.Bisogna fare subito qualcosa per invertire la situazione.Un Fiorello invisibile in città, critica il Concordia che lo ha ospitato.Solo pochi hanno potuto assistere alle due serate al Concordia (ma questo che teatro è?, pareabbia detto) dell’ancorman Fiorello, “Il più grande spettacolo dopo il week end”, che si terrà aNovembre su RAI Uno. Lo showman ha fatto di tutto per sfuggire ai tanti fan che hanno fattola fila dinanzi al Concordia e al Sabya Beach, lo chalet di Grottammare dove ha pranzato. UnFiorello diverso da quello degli anni ’90 quando alla Rotonda fece spettacolo col suo karaoke.Il tempo non sempre migliora le persone.Belluno si aggiudica l’Oscar del giornalismo on line.Il quotidiano on line di Belluno “tiellephoto.it”, come miglior progetto editoriale per l’idea

innovativa di un’informazione ba-

sata sulle immagini, si aggiudica laII Edizione del Festival QOLL(Quotidiani On Line Locali) orga-nizzato a San Benedetto presso l’-Hotel Excelsior dal Presidente LuigiCava, con la collaborazione diGianni Rossetti, Presidente dell’Or-dine dei Giornalisti Marche e da unteam di esperti, tra cui il dott. Ca-millo Di Monte, Presidente del-l’IRIS.Sotterranea taglia il suo XX traguardo.Ancora qualche giorno per iscriversi alla XX Edizione di Sotterranea, il Concorso per RockBand emergenti, voluto dal musicologo, giornalista e poeta Franco Cameli, patrocinata dalComune di San Benedetto del Tronto. La manifestazione musicale si sta aprendo a nuovecollaborazioni, come l’Etichetta discografica Friends of Music di Genova, disposta ad ospi-tare in Liguria uno dei gruppi finalisti, oltre a quelle già consolidate come il Centro Giovanie l’AssoArtisti.Il Banco alimentare festeggia i dieci anni del deposito di San Benedetto.Venerdì e sabato scorsi il Banco Alimentare ha festeggiato nella Sala Convegni del Resi-dence Club Le Terrazze di Grottammare i dieci anni del deposito di San Benedetto cheserve le provincie di Ascoli, Fermo e Macerata. Una due giorni per conoscere e far cono-scere ancora meglio una grande opera di carità del nostro territorio. Nel 2010 gli alimentidistribuiti sono stati 1159 tonnellate, con forte incremento rispetto al 2009. Alimenti distri-buiti a 98 enti per un totale di 20 mila persone assistite mensilmente nelle tre provincie.

L’angolo dei ricordi Comunanza ricorda

il dottor Raoul Moreschini

Era la fine di gennaio del 2003, quando ildottor Raoul Moreschini, (nato a Fermoda famiglia modesta, e primo di sette figli)dopo una lunga e dolorosamalattia, rendeva la sua bel-la anima a Dio. I cittadinidi Comunanza, dove egli èstato medico di base per40 anni (dal 1949 al 1989),non hanno dimenticato lasua vita passata a lenire lesofferenze dei malati, so-prattutto dei meno abbienti,con visite domiciliari dalleprime ore del mattino aquelle serali e notturne. Eper esprimergli l’eterna ri-conoscenza l’intera citta-dina, sabato 15, alle ore 11si è fermata, commossa e partecipe, per in-titolargli il Poliambulatorio. È stato il Sin-daco, Domenico Annibali, a scoprire latarga in presenza dei familiari e di tantagente, e ricordare i meriti anche attraversoaneddoti di vita vissuta. “Un medico speciale– ha concluso il Sindaco – perché anche

dopo il pensionamento si è prodigato pertutti, gratuitamente, fino all’ultimo giornodi lucidità, esercitando la professione medicacon una generosità e una disponibilità ec-cezionali. Grazie, dottor Raoul a nome ditutti quelli che ti hanno conosciuto, magrazie anche a nome di quelli che, pur nonavendoti conosciuto, leggendo il tuo nome

su questa targa si senti-ranno orgogliosi di averavuto a Comunanza unmedico come te.” Stima-tissimo, egli era per tuttiil “dottor Moreschini”,sempre pronto, sempredisponibile, veramenteesemplare. Dopo esserestato per tanti anni il me-dico dei corpi, lo divenneanche delle anime colMinistero del Diaconato,conferitogli dall’alloraVescovo diocesano,mons. Giuseppe Chiaretti,

che lo stimava e apprezzava tantissimo.Da allora le sue visite a domicilio eranol’occasione per portare nelle case non solol’Eucarestia, ma anche una parola di confortocristiano. Al ricordo dei cittadini di Comu-nanza, uniamo anche il nostro parentale.

e.tì.

Samb, mia cara Samb

Non è bastata la cocente sconfitta (1 a 3) con la capolista Teramo, la seconda della serie, a far sof-frire i nostri tifosi, è arrivata anche una sonora stangata, col Riviera squalificato, e 2500 euro dimulta. Oltre a sei turni di squalifica per il trainer Ottavio Palladini. L’arbitro Marinelli di Tivolici è andato pesante nel suo referto dove dichiara che: “ una persona non identificata, ma chiara-

mente riconducibile alla società, ha avvicinato il direttore di gara all’ingresso degli spogliatoi

rivolgendo al medesimo, con atteggiamento intimidatorio, frasi gravemente offensive e irriguar-

dose e per aver tentato contestualmente di aggredirlo senza riuscire nell’intento per l’intervento

di persona non identificata.” Il referto continua sullo stesso tono: “la stessa persona inoltre, dopo

che la terna arbitrale era rientrata

nello spogliatoio, reiterava le espres-

sioni gravemente offensive all’indirizzo

degli ufficiali di gara e dei rispettivi

congiunti” . . .” per avere, nel corso del

secondo tempo, propri sostenitori, lan-

ciato all’indirizzo della terna arbitrale

due bottigliette di plastica da mezzo

litro piene di acqua che cadevano nelle

vicinanze di quest’ultimo senza tuttavia

colpirlo e per aver lanciato all’indi-

rizzo dell’altro assistente una moneta

che cadeva a circa 30 cm dallo stesso.

e per avere al termine della gara, in

prossimità del tunnel che conduce agli spogliatoi, persone non identificate ma chiaramente ri-

conducibili alla società, in quanto indossavano la tuta con i colori sociali e col pass che li iden-

tificava come addetti alla sicurezza, rivolto ripetute espressioni irriguardose all’indirizzo della

terna arbitrale . . “. Vi risparmiamo il pistolotto nei confronti di Palladini che avrebbe “ ponendo

le mani sul petto del direttore di gara spingendolo fino a farlo arretrare. . .” . Noi c’eravamo do-menica scorsa allo stadio e, insieme a molti tifosi, quelli veri, non abbiamo gradito la direzionearbitrale. Troppo impegnata a cogliere le ingiustificabili, intemperanze di alcuni, che non esi-

tiamo a definire “delinquenti”, per dirigere con professionalità una gara che era stata annunciatacome a rischio. Certi personaggi è meglio non mandarli in giro. Involontariamente creano la rissa.

e.tì.

8 Anno XXVIII

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VENTUNESIMO

ConvegnoFidesVita

PRESENTAZIONE VENTESIMO CONVEGNO23 OTTOBRE - 1 NOVEMBRE 2011

Guardate a Lui e sarete raggiantiIl Movimento Fides Vita è nato a San Benedetto del Tronto attraverso l’esperienza e l’operadi Nicolino Pompei, in piena comunione e perfetto accordo con il Santo Padre e tutti i Vescovi. Il Convegno nazionale, giunto quest’anno alla sua XXI edizione, è l’espressione autentica efondamentale del cammino di educazione alle fede del Movimento. L’evento è stato pensatofin dall’inizio come appuntamento e luogo annuale che fosse sinteticamente espressivo dellaCompagnia e contemporaneamente sostegno al quotidiano cammino di comprensione, ap-profondimento e adesione ragionevole al Cristianesimo. Esso è divenuto inoltre uno deglieventi culturali più importanti della regione Marche e conta ogni anno la partecipazione dimigliaia di persone. Come sempre il Convegno darà la possibilità di visitare mostre, vivereconcerti e momenti di incontro, di approfondimento, di dialogo e di giudizio, grazie alla te-stimonianza di numerosi testimoni che renderanno evidente, attraverso la condivisione dellapropria esperienza di vita, tutta la bellezza e la fecondità del vivere Cristo.La pro-vocazione tematica scelta quest’anno è l’affermazione tratta dal Salmo 33

Guardate a Lui e sarete raggianti

Il Convegno si terrà a San Benedetto del Tronto, nel quartiere di teatri-tenda allestito per l’oc-casione nei pressi del Palasport, dal 23 ottobre al 1 novembre. Si aprirà domenica 23 ottobrealle ore 10.00, con la celebrazione della Santa Messa, presieduta da Don Armando Moriconi,e con l’incontro di approfondimento, alle ore 11.00, sulla tematica del convegno, tenuto daNicolino Pompei. Nella serata si vivrà la veglia di preghiera, che verrà guidata dal Vescovodella diocesi di San Benedetto del Tronto, monsignor Gervasio Gestori, il quale celebreràanche la Santa Messa di martedì 1 novembre. L’evento sarà ricco di incontri e vedrà la pre-senza di tanti ospiti, quali, Mons. Massimo Camisasca, Superiore generale della FraternitàSacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo, Rino Cammilleri, scrittore e giornalista,Padre Frederick Tusingire, sacerdote della Diocesi di Fort Portal in Uganda, Paola Squil-

lante e Rosamaria Scorese, che terranno un incontro sulla vita della beata Chiara LuceBadano e della Serva di Dio Santa Scorese, e S. E. R. Mons. Giovanni D’Ercole, Vescovoausiliare della Diocesi de L’Aquila. Vi saranno poi momenti dedicati al canto – grazie allaserata di domenica 30 ottobre dal titolo E ti vengo a cercare…Il cuore dell’uomo nella canzone

italiana e d’autore – al teatro – con la Rappresentazione teatrale “L’avventura umana di

Ulisse”, di lunedì 31 ottobre, proposta dai ragazzi della Piccola Compagnia all’opera – e algioco, con un’avvincente caccia al tesoro per “grandi bambini”. L’evento sarà chiuso da unincontro con Raffaele e Serena Giombetti, che testimonieranno la bellezza dell’incontro conCristo avvenuto attraverso Fides Vita. Al Convegno saranno altresì presenti cinque mostre:

Guardate a Lui e sarete raggianti Contemplare e mendicare il Volto di GesùE Dio vide che era cosa buona…

La natura creata come dono di Dio all’uomo, come eredità a lui destinata ed affidataIl candido manto di chiese

Il vigore romanico e lo splendore gotico nelle Cattedrali medievali“Libertà va cercando ch’è sì cara…”

Uno sguardo a protagonisti e fatti dell’unificazione d’ItaliaAndate in tutto il mondo Testimoni di Cristo fino agli estremi confini della terra

Le mostre saranno aperte al pubblico tutti i giorni dalle 09.00 alle 12.30 – dalle 15.00 alle20.00 – dalle 21.00 alle 23.00. Da lunedì 24 a giovedì 27 ottobre possibilità di approfondi-mento guidato. Per maggiori informazioni potete visitare il sito www.fidesvita.org.

Domenica 23 ottobre

Ore 10.00 SANTA MESSA PRESIEDUTA DA Don Armando Moriconi

Assistente Ecclesiastico di Fides Vita

Ore 11.00 Guardate a Lui e sarete raggianti

INCONTRO CON:Nicolino Pompei

Ore 18.00 La Compagnia dei santi cioè

degli uomini veri INCONTRO

CON: Mons. Massimo Camisasca

Superiore generale della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo

Ore 21.15 VEGLIA EUCARISTICA

PRESIEDUTA DAS. E. R. Mons. Gervasio Gestori

Vescovo di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-MontaltoAnimata dalla Corale Magnifica Dominum

Venerdì 28 ottobre

Ore 21.15 INCONTRO CONRino Cammilleri

Scrittore e giornalista

Sabato 29 ottobre

Ore 19.00 SANTA MESSA

Ore 21.15 INCONTRO-TESTIMONIANZA

CON Padre Frederick Tusingire

Sacerdote della Diocesi di Fort Portal in Uganda

Domenica 30 ottobre

Ore 10.00 SANTA MESSA

Ore 11.15 La Compagnia dei santi cioè

degli uomini veriCHIARA LUCE BADANO

SANTA SCORESE

INCONTRO CON Paola Squillante

Amica di Chiara Luce

Rosamaria Scorese Sorella di Santa

Ore 18.00 INCONTRO CONS. E. R. Mons. Giovanni D’Ercole

Vescovo ausiliare della Diocesi de L’Aquila

Ore 21.15 E ti vengo a cercare…

Il cuore dell’uomo nella canzone

italiana e d’autore

Lunedì 31 ottobre

Ore 10.00 Ad occhi aperti!

Caccia al tesoro per “grandi bambini”Ore 17.30 L’avventura umana di Ulisse

Rappresentazione teatrale proposta dai ragazzi della Piccola Compagnia

all’opera

Ore 20.00 Un popolo in festa

Santo Rosario e gesto di Affidamento alla Madonna - a seguire cena e festa

in Compagnia

Martedì 1 novembre

Ore 10.00 SANTA MESSA PRESIEDUTA DA

S. E. R. Mons. Gervasio Gestori

Vescovo di San Benedetto del Tronto-

Ripatransone-Montalto

Ore 18.00 INCONTRO-TESTIMONIANZA

CON Raffaele e Serena Giombetti

di Fides Vita

Il Programma del XXI Convegno