Il consumatore contemporaneo - Manuela EXTRAFALLACES
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LIBERA UNIVERSITA’ DI STUDI PSICOLOGICI EMPIRICI
IL CONSUMATORE CONTEMPORANEO
Relatore: Magister Michael F. Hardy
Laureanda: Manuela Estrafallaces
ANNO ACCADEMICO 2008 - 2009

2
INDICE
INDICE ......................................................................................................... 2
INTRODUZIONE ........................................................................................ 3
Cap. 1 - La carica empirica dell’atto d’acquisto ........................................ 8
Cap. 2 - Il consumatore d’acquisti compulsivi e i suoi buchi emotivi ..... 13
Cap. 3 - Il consumatore “esclusivo” ......................................................... 18
Cap. 4 - Il consumatore e la pubblicità .................................................... 24
Cap. 5 - Il consumatore on-line ................................................................ 29
Cap. 6 - I “centri commerciali” ................................................................ 34
Cap. 7 - Ipotesi di studio attorno al consumatore..................................... 40
Cap. 8 - Studi attorno al consumatore ...................................................... 49
CONCLUSIONI ......................................................................................... 55
Ringraziamenti ........................................................................................... 60
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI .......................................................... 61

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INTRODUZIONE
Nella cultura occidentale, la crescita intellettiva ed individuale
dell’uomo è diventata simbolo del suo stesso valore assieme al suo
valore d’acquisto, in grado di attestare le qualità dell’individuo nella
società.
Una delle premesse fondamentali, di questa tesi, è considerare
che le persone spesso comprano prodotti non per il loro valore d’uso,
ma per ciò che rappresentano, per l’immagine che da essi ne ricavano.
Nell’ordine empirico, governato dal solo principio di causa ed
effetto riconosciamo un unico criterio: quello della funzionalità ; e
quindi possiamo affermare che il comportamento del singolo – l’ atto
di un acquisto per il consumatore, per esempio – ne rivela la reale
funzione e genera conseguenze dirette.
L’individuo, a prescindere da chi sia, vive il proprio mondo
percettivo, e ciò che di esso capta, come l’unica verità inconfutabile;
tuttavia ciò che sente come vero per sé, spesso non corrisponde ai
valori reali del codice empirico. Si tratta di una “versione”

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personalizzata della realtà empirica, ovvero una verità di convenienza
che non collima con ciò che realmente è.
Il consumo quindi è un tipo d’azione che permette alle persone
di avere un’esperienza, emozionale ed estetica, di esprimere aspetti
del sé e della società, di comunicare la propria associazione con gli
oggetti, di identificarsi con un gruppo.
Coloro che sono nel libero fluire hanno una serenità interiore che
si manifesta attraverso la loro apertura, disponibilità e flessibilità tale
d’avere un approccio sano anche nell’ambito del consumo.
Ogni parametro personale, il proprio stile di vita, il modo di
porsi verso se stessi, il mondo e gli altri, perfino la propria concezione
estetica, funge da termometro empirico e rivela la vicinanza o la
lontananza dal sistema.
L’ “ordine” è in grado di differenziare gli acquisti armonici,
ovvero in sintonia con l’ordine naturale, da quelli disarmonici che
invece hanno a che fare con una sua violazione
Il principio cardinale dell’ordine è l’equilibrio naturale ma,
laddove l’uomo non è in grado di apporre un equilibrio consapevole,
l’ordine lo attua per suo conto. Ci confrontiamo, in questo caso, con
un equilibrio cieco che in realtà costituisce una condizione fittizia, e
quindi, talvolta, nociva per l’ individuo.

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Accade che si continui a infrangere, giorno dopo giorno, nella
stessa maniera, le leggi empiriche. Si tratta di meccanismi che
mettiamo in atto durante l’intera vita, ignorandone sia gli effetti e sia i
segni di riconoscimento.
La gratificazione momentanea per un acquisto, per esempio, che
da lì a breve si rivelerà futile, altro non è che un surrogato.
E’ un equilibrio “forzato” atto a far rientrare l’uomo in uno stato
armonico apparente a causa della propria paura di sentire.
Il consumatore, in questi casi, laddove si tratti di comportamenti
abituali e quindi reiterati nel tempo, potrebbe far suoi dei valori falsati
che, una volta acquisiti e in assenza della possibilità di aggiornarli,
potrebbero rimanere tali per tutta la vita.
Così verifichiamo che le esigenze del consumatore diventano
sempre più sofisticate, nascono bisogni specifici e differenziati, molte
volte conflittuali, con orientamenti diversi e contrastanti, l’agire di
consumo è finalizzato non solo ad evidenziare differenze di status, ma
anche ad attestare i valori condivisi dall’individuo e l’originalità del
suo stile di vita, appagando esigenze immateriali ed espressive.
La nostra è un'epoca di spiccato individualismo, in cui l'uomo
percepisce il diritto di tendere unicamente verso ciò che desidera.
Ognuno si sente autorizzato, in assenza di regole apparenti, ad aderire

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unicamente a ciò che percepisce come "giusto" per sé, rifiutando il resto.
Tale concezione, però, è sempre personale e soggettiva e si discosta a
volte sensibilmente dai valori reali ed empirici. Questo vale per chi si
rifugia dietro il proprio intelletto, disdegnando tutte le forme
espressive troppo emotive e spontanee; ma vale anche per chi sente il
bisogno di stimoli continui nel “consumare”,anche attraverso gli
acquisti, nuove emozioni, percependo come assoluto il diritto di
comportarsi in questo modo.
Non esistono, almeno apparentemente, né regole né obblighi che
ci possano costringere ad assumere responsabilità per cose che non
sentiamo nostre. Tuttavia l'ordine armonico costituisce i suoi diritti
come obblighi, concependoli aldilà delle nostre convinzioni e
identificazioni.
I moti empirici possono essere percepiti soltanto sul livello del
proprio sentire, aggirando i filtri della mente cosciente. Attraverso il
piano sensoriale ci si può sintonizzare con i moti profondi della
persona.
Il sistema distingue, quindi, i valori fasulli da quelli reali per la
diversità della loro natura, poiché non corrispondono ai parametri
empirici dell’ordine.

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Così, è unicamente l’operato del consumatore a segnalare
un’eventuale deviazione avvenuta, mostrando lo scostamento dei
valori empirici insiti nella situazione stessa.
Spesso l’individuo si illude di agire a fin di bene, anche quando
il suo operato esprime valori disarmonici e alterati.

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Cap. 1 - La carica empirica dell’atto d’acquisto
Attraverso gli atti (intrisi) di carica empirica coglieremo il
contenuto reale di ogni acquisto, che si rivelerà esclusivamente sul
piano del sentire.
Ogni moto dell’uomo, ogni suo atto, ogni suo acquisto, rivela
una sua valenza empirica, mostrandosi come detentore di una carica.
A questo proposito, è opportuno indicare la natura della carica
empirica di “un agito” piuttosto che di un “altro”.
Fare shopping, per esempio, è relativo alla carica empirica del
codice Yin, così come accedere a situazioni intrise di leggerezza,
l’impiegare spazio e tempo per la cura della propria persona. Mentre
ciò che è relativo alla protezione (acquistare una casa, nell’essenza
del voler dare un tetto), al procurare il sostentamento e ciò che
gravita attorno a questi ambiti ha a che fare con una carica
empirica relativa al codice Yang. Motore dell’ordine armonico è l’

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”Amore” nella sua espressione Yang come principio attivo di ogni
moto dinamico.
Detto questo, torniamo al nostro consumatore contemporaneo
che è una persona attiva, instabile, decisionista, flessibile, mutevole,
imprevedibile; gli oggetti di consumo sono oggetti del desiderio, che
si mettono in relazione con l’identità del consumatore, con i suoi
valori e gli stili di vita, coinvolgendo le sfere attive, emotive e
simboliche.
Per poterne mettere a fuoco l’“agito” è necessario sapere che la
consapevolezza sensoriale (nell’ordine sistemico) ne indica anche la
qualità empirica, che spesso è ben diversa da come la vogliamo
vedere.
Il più delle volte, decifriamo la realtà attraverso parametri
individuali che si scostano da quelli genuini e naturali: anche chi tende
a volersi avvicinare ad altri punti di vista – pur essendo volto al nuovo
– rimane profondamente ancorato alle proprie convinzioni.
Ciò, nonostante la reale volontà ad aprirsi verso mondi al di fuori
del proprio, si rivela un ancora di salvezza, fornendo le sicurezze e le
certezze necessarie per poter manifestare il proprio Io. La propria
verità, per quanto possa essere alterata ai fini empirici, costituisce il

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nostro punto di riferimento, il solo punto di partenza e - il più delle
volte – anche d’arrivo.
Più il proprio mondo percettivo è alterato, ossia dissociato dai
parametri sistemici, maggiormente difendiamo le nostre posizioni.
Gli indicatori passivi costituiscono, dal punto di vista empirico,
la leva più forte per il nostro rientro nel fluire armonico. Essi sono
parametri emotivi pronti a indicare il tipo di ruolo compensatorio e la
natura del debito, diventando il termometro di ogni nuovo
riavvicinamento all’ordine. Infatti, man mano che la persona si
riaccosta al libero fluire, cambia anche il rapporto con i suoi moti
emotivi repressi.
Alla base di ogni deviazione empirica sta il proprio debito di
base acquisito da piccoli. Esso si sviluppa nei primi anni di vita
dipende dall’imprinting ricevuto attraverso il rapporto figlio-genitore,
qualora quest’ultimo non corrisponda ai parametri armonici. Ciascun
debito di base è legato alla violazione del diritto di essere amato del
bambino, un suo diritto empirico ben preciso e come tale cautelato
dall’ordine. Una deviazione, questa, che plasma il futuro della
persona, fungendo – da questo momento in poi – da catalizzatore per
ogni futura infrazione empirica.

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La cultura del consumismo, del divertimento e della corsa alla
produzione ci ha portato ad essere più o meno dissociati dai valori
reali dell’ordine, dalla loro sequenza e naturalezza.
Può accadere che si lavori di notte o si tiri fino alle ore piccole,
bevendo e fumando, violando la nostra natura, nutrendoci di cibi
spesso privi dei principi nutritivi fondamentali e “consumando”,
assieme ai prodotti, emozioni, spesso, con grande leggerezza e
superficialità.
Dalla sinergia o dal contrasto che si genera tra il sistema
empirico e quello personale, dipende la capacità delle persone di stare
nella vita.
Più affinità c’è tra i due ambiti e maggiormente favorita è la
possibilità naturale a percepire la propria esistenza come piena e
appagante.
Quando non siamo allineati al sistema empirico la percezione del
nostro stato di benessere risulta alterata, per cui accade
frequentemente che ci sentiamo inappagati, delusi ecc.
Tanto più che, più raffinato è il modo della persona di concepire
la vita, più evoluta la sua maniera di porsi verso di essa, più si
affinano le sue strategie morbose ed i moti sotterranei che hanno a che
fare con il suo lato ombra. Il lato ombra fa parte del patrimonio di

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ogni essere umano e contiene un’ infinità di principi attivi che si
rivelano come moti principali del proprio essere.
Qualunque sia la ragione per nascondere le proprie ferite
emotive, esse attraggono la stessa carica energetica fino a quando non
vengono portate alla luce.
Per taluni l’approccio al consumo risulta essere “la
compensazione”. Alterazione, questa, spesso indotta dalla
trasformazione del costume sociale, che toglie forza ed espressione al
modello reale, per quanto carica di “vis” attrattiva nell’attuale contesto
sociale.
Ciò che richiede la società moderna, si rivela spesso
controproducente dal punto di vista empirico.
Ogni nostro acquisto è un azione di carica armonica o
disarmonica. Grazie a ciò il sistema è in grado di distinguerne la
qualità empirica.
I suoi effetti si manifestano a livello della coscienza, facendoci
sentire in armonia o in contrasto con l’ordine.

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Cap. 2 - Il consumatore d’acquisti compulsivi e i suoi buchi
emotivi
Così, chi è affetto da sindrome “d’acquisti compulsivi” non fa
altro che camuffare la realtà sistemica attraverso convinzioni
compensative ed esprime valutazioni che risultano alterate.
Ad esempio: l’inquietudine e l’ansia potrebbero sostituire il
senso di fiducia e la sicurezza profonda che, chi si muove nel fluire
armonico invece può sperimentare.
Tale soggetto quindi dimostra una tendenza verso stati emotivi
accentuati/alterati; che altro non sono che segnalazioni emotive, a
“noi” note come indicatori empirici (di debito).
Ciascuna alterazione lo indurrà a voler percepire e a vedere,
del mondo, esclusivamente ciò che corrisponde alle sue
convinzioni personali (es.: questo acquisto mi è necessario!),
cercando solamente conferme, perché non è in grado di
discernere tra convinzioni che si basano su fondamenta sane -e

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oggettive, e opinioni fasulle di copertura, usate per tappare i buchi
emotivi.
Si tratta di strategie di chiusura che si rifanno al comune
denominatore della paura. I suoi portatori hanno interiorizzato una
serie di preconcetti ed applicano le loro convinzioni come
riferimento profondo per il loro sentire.
La mente, da parte sua, le sostiene con ragionamenti incentrati
alla loro convalida, avallando questo sentire in ogni situazione e
cercandone soltanto conferme.
In questo modo anche l’assetto sensoriale del singolo viene
plasmato dalle ferite emotive, mettendo il suo sentire al servizio
delle strategie di chiusura. Si sviluppa in funzione delle credenze,
dei tabù e dei limiti morali, facendogli percepire ciò che è
maggiormente disposto ad accogliere.
La realtà empirica non conforme al proprio copione di base
viene evitata attraverso anestesie parziali o integrali.
Esattamente come ogni episodio in grado di smentire le proprie
convinzioni, viene puntualmente allontanato dalla propria visione,
lasciando spazio solo a una realtà nella quale le strategie di chiusura
possano auto-confermarsi. Ciò avviene grazie alle sovrastrutture del

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singolo, i suoi atteggiamenti di copertura dietro ai quali si sente
protetto ed al sicuro, sono atte a camuffare le sue paure.
Non sempre l’individuo è cosciente della propria chiusura
sistemica…anche il potere economico, il successo o la fama tendono
a camuffare le strategie di chiusura, nonostante l’apparenza
tenderebbe a smentirle. Le dinamiche della nostra società tendono
ad inglobare tale chiusura, rendendo i suoi effetti socialmente
accettabili e perfino preziosi.
Fino a quando non riusciamo a integrare tali parti emotive,
permettendo loro di attraversarci in maniera legittima e senza
l'esigenza di rimuoverle immediatamente, violiamo la
legge dell'inclusione. Tale violenza la "paghiamo'' attraverso un
debito preciso che si manifesta principalmente con l'indicatore
della paura, atto a evidenziare l'infrazione avvenuta. La paura non
si evidenzia soltanto attraverso il terrore dalla morte, ma anche
attraverso la paura di vivere, manifestandosi all'interno di ogni area
vitale. Così viviamo in una società in cui la nevrosi e l'ansia sono
diventati un comune denominatore del singolo.
Ogni evoluzione del singolo è semplicemente un meccanismo
di difesa, definito come coscienza personale a suggerire le
convinzioni da difendere e quelle da tralasciare.

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In questa maniera l'ordine genera una compensazione - da un
lato rafforza le strategie vitali del soggetto, evitandogli il confronto
diretto con ciò che gli procurerebbe dolore, e - dall'altro, però, gli
toglie la facoltà di poter risalire ai propri buchi emotivi e le ferite
acquisite limitandogli anche la possibilità di un risanamento.
Una compensazione cieca, questa, che favorisce false convinzioni
da parte del suo portatore, generando confusione e insicurezza.
Attraverso tale offuscamento egli non è più capace di distinguere la
propria condizione autentica da quella fittizia, oscillando tra un moto
profondo di disagio e una "maschera"esterna in grado di dimostrare
l'esatto contrario. Per quanto vorrebbe sentirsi riconosciuto nello stato
apparente, le proprie difficoltà oggettive permeano ogni sua
condizione di vita. Tuttavia gli è d'aiuto l'aggrapparsi all'illusione
di essere in uno stato di equilibrio, atto a evitare ogni confronto
con il proprio debito personale.
L'ordine tende naturalmente verso uno stato d'inclusione,
racchiudendo tutto ciò che è. Non è in grado di attuare separazioni sociali
né morali, perché ciò non fa parte della sua natura, comprendendo se
stesso - soltanto in uno stato d'unità. Il sistema non riconosce la
condizione della separazione, per qualsiasi motivo avvenuta, ma solo
l'interezza delle cose. La condizione d'interezza esprime anche uno dei

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moti più profondi del sistema, ovvero la legge dell'inclusione. Essa
comprende tutto ciò che è, e anche il suo opposto, senza preferenze né
giudizi. Una necessità assoluta, questa, che si manifesta su tutti i livelli,
del funzionamento empirico e che è uno dei suoi schemi di base.

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Cap. 3 - Il consumatore “esclusivo”
ed il suo debito empirico
Più grande è il debito acquisito, più espanso ha bisogno di
essere anche il lato “luce” di ogni persona. Così l’egocentrismo, la
vanità, l’esagerazione,il vizio, l’individualismo sfrenato come lo
sfrenato consumo costituiscono soltanto alcuni degli effetti di una
compensazione naturale. – Ogni debito personalizza il nostro lato
ombra. - Manifestazioni eclatanti sono l’arroganza di chi sente
l’onnipotenza del proprio potere d’acquisto, la sublime raffinatezza
delle scelte ricercate o del buon gusto a tutti i costi, o del fascino del
glamour e del proprio protagonismo.
In chiave sistemica, si tratta soltanto di scelte di paura da parte
di chi ha la consapevolezza angosciosa di non meritare l’amore.
Persone, queste, che ad un’analisi empirica più approfondita si
dimostrano come portatrici di un debito ingente. Esattamente si
tratta di un debito di base, acquisito da piccoli e sempre per una
qualità d’amore insufficiente. L’ombra, infatti s’instaura come moto

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principale soltanto perché la persona tiene lontano l’amore,
costringendo se stessa a sostituirlo attraverso valori personalizzati.
L’ordine recepisce il fascino morboso come moto contro-
armonico che genera un debito maggiore man mano che la persona
prosegue su questa strada. Il fascino dell’ombra risiede proprio
nell’avvicinarsi ad un mondo in cui l’amore viene sostituito
attraverso valori diversi, che certamente vengono percepiti
(quantomeno in apparenza) come intriganti e fascinosi. Chi ne è
portatore detesta le strategie d’apertura non rendendosi conto che è
solo la sua paura a tenerlo lontano. Subisce l’attrazione della
chiusura e della separazione, illudendosi che così facendo si possa
distinguere dalla tanto temuta mediocrità; procurandosi solo un
vuoto angosciante e una mancanza di appagamento su un livello
profondo. Esempio estremamente rappresentativo di tale affinità
all’ombra è la disperata ricerca di un sempre maggiore potere
d’acquisto, così come il bisogno di status- symbol o di un stile nel
vestirsi particolarmente ricercato. Ciò che diventa strumento di
separazione dal resto del mondo, funge da catalizzatore per l’ombra
che si annida dove manca la luce (l’amore).
Tale situazione di “debito” esprime sempre uno squilibrio tra
il dare e il ricevere, movente che sta alla base di ciascun arretrato

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personale. La comparsa di ogni indicatore costituisce un tentativo
d’incentivare il singolo a riequilibrare lo scompenso.
Così facendo spinge l’individuo a risalire a quanto rimosso, al
fine di ripristinare l’equilibrio del fluire armonico.
Il bisogno di distinguersi a tutti i costi ha a che fare con il senso
profondo di non esistenza.
L’ anima si chiude attorno a se stessa, tentando di preservarsi da
ogni ulteriore dolore. Si tratta di uno stato di auto-protezione sino alla
risoluzione del conflitto. Ma ciò che da un lato ripara, dall’altro
impedisce di rientrare in una condizione armonica. Lontano quindi
dall’amore e vicino ai suoi surrogati.
Il singolo comincia ad esigere invece che offrirsi, a invadere
invece di chiedere, e soprattutto a “consumare” invece di sostenere!
Il consumatore vive l’amore come emozione di consumo.
Nasce così un modo d’essere, al cui interno l’infrazione
sistemica diventa la normalità del suo agire, mascherata dal tentativo
costante di volerla compensare. Né è l’esempio il voler riempire i
propri buchi emotivi attraverso la frequente necessità di fare shopping,
la ricerca di stimoli e divertimenti, intraprendere continuamente viaggi
e avere la necessità di frequentare locali ed amici , di avere distrazioni
e /o hobby impegnativi.

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Tutti modi d’agire che hanno comunque a che fare con il
consumo…. La facilità di consumo si esprime in ogni ambito vitale,
consentendo oltre alla distrazione anche la premiazione che compensa
uno stato di sofferenza. La gratificazione dei propri bisogni più egoici,
dal momento che non si riesce ad accedere all’amore e che è
parte integrante delle strategie di compensazione. E comunque gli
stimoli vengono divorati con la stessa voracità con cui vengono
trovati. E’ un atteggiamento bramoso che adopera gli stimoli, a
prescindere dalla loro qualità e provenienza, come surrogato per il
flusso d’amore mancante.
Si tratta sempre di strategie di compensazione agite per
camuffare il debito ermeticamente, come il senso d’inadeguatezza.
Ciò che apparentemente sembra una vita adrenalinica e ricca di
stimoli, costituisce in verità una fuga da se stessi. Un vero “carcere
emotivo”. E’ una spinta disperata, questa, che fa soffrire chi la
sperimenta, poiché non si sente mai realmente coinvolto
nell’emozione, non vivendo sensazioni autentiche e non potendo di
conseguenza accedere a relazioni sane.
E’ un meccanismo di copertura che , senza considerare le vere
esigenze della persona, la mette nelle condizioni di poter coprire le

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proprie problematiche, consentendogli così di anestetizzarsi a livello
emotivo.
Chi vive tale strategie di compensazione, tende ad identificarsi
completamente in esse. Verrà naturale pensare di essere fatti
esattamente così come si sembra, perché ciò che appare sarà la
maniera personale di affrontare le cose, gli altri ecc.
Ci si potrebbe identificare negli abiti firmati, in auto di lusso, nei
gioielli ed in qualsiasi altro bene materiale.
Quando ci muoviamo, scegliamo le nostre mete o seguiamo i
nostri desideri, difficilmente ci passa per la mente che tutto ciò
potrebbe essere soltanto una messa in scena per non sentire ciò che
invece è. Ciò apparirà così vero da non poter immaginare d’essere
diversi da come appariamo, senza che ci si accorga dell’inganno. La
nostra mente sostiene questo gioco, fornendo argomenti necessari a
sostegno dell’inganno.
Ogni percezione di disagio evidenzia l’appartenenza a un ordine
dis-armonico, ossia all’ombra. Il disagio nasconde strategie di
chiusura basate sulla paura e sui suoi effetti più tangibili.
L’unica e vera causa di disagio – quella empirica – sfugge ad
un’analisi dell’intelletto e che invece la coscienza empirica continua a
segnalare attraverso gli indicatori emotivi.

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Gli indicatori attivi sono i moti predominanti del proprio
carattere, quelli passivi sono moti segreti e poco desiderabili e
costituiscono la parte più repressa.
La mente tenta di fornire i motivi apparentemente ragionevoli,
ricerca le motivazioni nel vissuto immediato non considerando il
passato remoto. I risultati delle due analisi si discostano quasi sempre.
La realtà fittizia viene plasmata secondo le credenze apprese
durante la propria infanzia ma, in genere ha poco a che fare con la
causa reale e cioè empirica.

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Cap. 4 - Il consumatore e la pubblicità
L’esperienza di consumo è un ambito in cui le persone
ricostruiscono, di volta in volta, la propria identità provvisoria,
nell’integrazione dei contesti situazionali; se oggi i consumatori
comunicano attraverso il consumo una parte di sé è però soltanto
grazie alla pubblicità, che proietta un’identità e ne suggerisce
l’importanza ai consumatori, stabilendo inoltre un contesto
situazionale e uno stato d’animo coerente con il prodotto.
Il messaggio pubblicitario non è una comunicazione neutrale che
viene lanciata nel vuoto, ma porta necessariamente con sé certi valori,
ed esercita la sua carica di suggestione in un ambiente che riceve
numerosi messaggi, determinando effetti che possono andare assai al
di là delle intenzioni iniziali.
“Siamo totalmente persuasi dalla pubblicità oppure possiamo
agire razionalmente e consciamente?

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Di fronte ad un prodotto ci lasciamo cogliere da un irrefrenabile
impulso all'acquisto oppure ponderiamo con calma la sua effettiva
utilità e le varie alternative?“
Queste sono solo due delle molte domande che, probabilmente,
ognuno di noi ogni tanto si pone.
La pubblicità viene recepita da un pubblico differenziato, di
cultura diversa, e propone continuamente nuovi modelli di
comportamento e nuovi stili di vita, d'altra parte, è opportuno tenere in
considerazione la tendenza dei consumatori ad opporre agli stimoli
presenti nei messaggi risposte polivalenti e differenziate, cioè variabili
in rapporto a specifiche realtà personali e di gruppo.
Nel suo incessante percorso persuasivo, la pubblicità alimenta
desideri, speranze, sogni che hanno come riferimenti obbligati il
benessere, il successo, la felicità, chiedendo in cambio l'acquisto o
l'uso di un prodotto, e a volte solo attenzione, ricordo, per un nome,
per una marca. Per promuovere i consumi, la pubblicità deve puntare
continuamente sulla presentazione di una realtà piacevole, attraente,
nella quale tutti i sogni si avverano; le donne sono dinamiche,
indipendenti, seduttrici, ma al tempo stesso attente alla famiglia, gli
uomini guidano auto sportive e praticano sport estremi, mentre i
ragazzini bevono bibite americane a litri!

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Ed è proprio alla luce di ciò che è importante chiarire che esiste
una differenza fondamentale tra le leggi dell’ordine empirico e quelle
stilate dall’uomo .
Queste ultime spesso accentuano lo squilibrio empirico all’
interno dell’ordine naturale.
Le regole della nostra società rispecchiano il contesto culturale
in cui viviamo, con convinzioni spesso disarmoniche rispetto alle
dinamiche empiriche.
La dimensione dell'acquisto comprenda tutte le sfere di
esperienza individuale, cosicché il consumo si presta ad assecondare e
stimolare il nostro trasformismo e la nostra sperimentazione.
Il consumo di prodotti e servizi contribuisce alla definizione del
sé ed il consumatore impara che differenti ruoli sono accompagnati da
costellazioni di prodotti ed attività, e che le persone percepiscono e
giudicano gli altri anche attraverso i prodotti che usano (per esempio
l'auto, i vestiti, il cibo, ecc); il tipo di prodotto che cerchiamo è quello
che in qualche modo ci permette di esprimere appieno la nostra
personalità. Le ricerche supportano l'idea di congruenza tra i prodotti
acquistati e l'immagine di sé, anche se persiste ancora una domanda di
fondo: le persone comprano i prodotti perché considerati come vicini

27
alla concezione di sé, o assumono che i prodotti siano vicini al sé
perché li hanno comprati?
Per dare una risposta a questa domanda possiamo avvalerci della
fenomenologia del sentire che non si limita soltanto all’ambito delle
percezioni fisiche, ma integra i moti della coscienza, dell’anima e ogni
altra forma di percezione sottile.
Nella nostra società, la presa di coscienza della propria
personalità passa anche attraverso l'attenzione al corpo, attraverso la
cura della bellezza e della salute, e ciò deriva soprattutto dal
progressivo invecchiamento della popolazione che sta rendendo i
consumatori attenti alle proprie abitudini di vita e di consumo, e a
tutto ciò che può ritardare il più possibile tale invecchiamento.
Nel consumo, gli oggetti creano una sorta di protezione
dell’identità, e tendono a rinforzarla, per questo quando gli oggetti cari
vengono persi o distrutti, il danno và oltre quello puramente materiale,
in quanto colpisce il soggetto nel suo intimo, nella sua affettività.
A volte i moti empirici, relativi ad un acquisto, si evidenziano
chiaramente, mentre in altre occasioni rimangono offuscati,
districandosi soltanto in uno spazio tempo più ampio che disperde
apparentemente tracce e collegamenti.

28
Più il piano sensoriale della persona è affine al sentire sistemico,
più spiccata è la sua capacità di riconoscere le occasioni “giuste” e di
saper tralasciare quelle “ingannevoli”, di saper effettuare scelte o di
trovare la “distanza – emotiva - adeguata” nonostante ciò che lo
circonda.
I movimenti armonici, qualora il consumatore sia in grado di
riconoscerli, gli indicano le scelte più opportune ed anche quelle da
evitare.

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Cap. 5 - Il consumatore on-line
L'informatizzazione coinvolge l’acquirente in un nuovo contesto
comunicativo, che trasforma i termini dell'azione-interazione di
acquisto: i limiti dell'intelligenza artificiale influiscono sulla qualità
del consumo e dunque uno dei problema attuali é realizzare macchine
capaci di fornire un'esperienza di acquisto gratificante, tenendo conto
di un consumatore sempre più attento ed esigente, ed evitando il
sovraccarico informativo.
La caratteristica più saliente dell' home shopping é il
cambiamento delle tradizionali categorie di spazio e tempo, che pur
permettendo un approccio nuovo col prodotto, aumentando
enormemente gli stimoli e la possibilità di guardare a fondo le
caratteristiche del bene, costringe ad una selezione di ciò che è
acquistabile (per quali prodotti possiamo aspettare il tempo necessario
alla consegna e pagare inoltre le spese di spedizione?); alcune ricerche
hanno individuato la natura dei prodotti che sono più frequentemente

30
oggetto di transizioni elettroniche: beni non trasportabili (turismo,
abbonamenti, software, musica, azioni, ecc.), difficilmente reperibili,
di consumo routinario, ma non quei beni che coinvolgono
maggiormente, durante l'acquisto, le emozioni ed i sensi del
consumatore.
Anche in relazione a tale ambito d’acquisto esistono parametri
in grado di esprimere l’aderenza a valori reali.
Il sistema non conosce nulla di assoluto (tranne l’eternità del
proprio fluire e delle dinamiche che lo compongono).
Ci si può chiedere quindi che tipo di personalità emerge da
questo contesto: la comunicazione attraverso il computer sembra
favorire l'emergere di un consumatore attivo e consapevole, che cerca
di adattarsi continuamente all'ambiente e che esplora le proprie
potenzialità, attraverso una flessibilità crescente dovuta al fatto che la
conoscenza diventa sempre più riflessiva, e dunque richiede la
capacità di "imparare ad apprendere".
Filtriamo il mondo circostante attraverso le nostre chiavi di
lettura, che hanno a che fare con la nostra emotività così come con le
falde del nostro inconscio.

31
Infrangiamo l’ordine ogni volta che il nostro comportamento non
rispecchia la matrice d’eccellenza del nostro ruolo empirico,
interferendo con responsabilità e/o bisogni.
Violare l’ordine empirico significa, il più delle volte, che la
persona attua risposte empiricamente scorrette e che hanno un effetto
controproducente, per quanto socialmente possano essere accettate
come costume corrente, nell’ambito di una società che evolve
esimendosi da talune responsabilità e che và in contrasto con l’
”ordine”, il quale è in grado di riconoscere la natura di ogni
infrazione, distinguendone sia l’entità che la derivazione.
Si noti il parallelismo con la vita quotidiana, in cui il soggetto si
trova impegnato ad indossare diverse "maschere" in basa alle
situazioni, sviluppando la capacità di adattarsi alle richieste
dell'ambiente sociale, in cui il self perde il suo carattere statico per
divenire mutevole e fluttuante, favorito dalla saturazione di
informazioni ed immagini accessibili a tutti, in cui i ruoli, un tempo
nettamente distinti, si rimescolano e creano uno spazio intermedio nel
quale non si hanno distinzioni così nette come prima.
Più grande è la necessità di mostrare la propria natura attraverso
il possesso materiale, più si evidenzia la necessita di dover sopperire ai

32
propri buchi emotivi. Si tratta di un segno evidente del proprio
senso d'impotenza e d'insicurezza che necessita di essere compensato.
Se da un lato l'individuo appare meno forte nella sua identità,
dall'altro il cambiamento permette il passaggio verso la maturazione e
l'adattamento ad un ambiente complesso ed articolato: internet
supporterebbe così, tramite l'acquisto on-line, la soddisfazione delle
esigenze del consumatore, permettendo la ricerca, l'esplorazione, il
confronto e la gratificazione. Sembra inoltre che i processi di acquisto
on-line, portando a valutare con maggiore attenzione informazioni
complesse, diano minor spazio a comportamenti impulsivi,
permettendo al consumatore la costruzione di processi autonomi di
ricerca in parte mutuati dall'esperienza off-line, ed in parte rinnovati
dall'esperienza on-line, in un contesto tutto sommato divertente.
Anche in questo ambito ed attraverso i suoi acquisti è facilmente
riconoscibile il consumatore che non può fare a meno di una certa
immagine o che si sente a proprio agio soltanto grazie all’acquisto
di beni costosi, di abiti griffati, che quindi tenta di bilanciare il
proprio stato d'inadeguatezza interiore. Proprio come chi è
particolarmente impegnato a voler sembrare sempre in forma e
attento al proprio aspetto esteriore, rivela la sua profonda paura di non
essere mai abbastanza.

33
Ciò che comunemente si definisce come mancanza di' autostima
evidenzia lo stesso tipo di resistenza, segnalando una mancata presa di
responsabilità empirica.
Le scelte empiricamente scorrette, che il consumatore, talvolta,
attua e che – con l’andare del tempo – possono comportare
conseguenze scomode e/o pesanti, spesso non vengono riconosciute
come origine di tali conseguenze.
E’ sempre e soltanto l’osservazione e la continua e instancabile
esplorazione di ciò che è a consentirci di riconoscere talune situazioni
attraverso le leggi empiriche.
Esistono dinamiche segrete e leggi che non appaiono a prima
vista, nonostante siano reali e determinano la nostra intera esistenza.

34
Cap. 6 - I “centri commerciali”
Altri fattori vanno presi in considerazione per capire il soggetto
nel contesto di acquisto e uso dei beni: i valori, l'ambiente culturale, le
norme di comportamento, le caratteristiche del gruppo di appartenenza
e del contesto socioculturale, il luogo in cui si attua il consumo;
proprio la fascinazione per i nuovi spazi di acquisto e consumo, che
vanno dai centri commerciali ai luoghi del divertimento (parchi a
tema, cinema multisale, ecc.), accomuna i molteplici e differenti stili
di vita del consumatore, e permette la costruzione dell'identità sociale
mediante comportamenti e specifiche forme di comunicazione
costruite e articolate grazie al prodotto. La famiglia e molte subculture
adolescenziali hanno potuto costruire in quei luoghi la propria identità,
la propria comunità (benché tenuta insieme solo dalla fede nel
consumo), il proprio essere insieme, il divertirsi e godere della
compagnia, semplicemente guardando le vetrine o magari
acquistando.

35
Viviamo in un’epoca in cui non sempre ciò che è empiricamente
sano fa parte del costume generale e viceversa, ossia non tutto ciò che
fa parte del costume sociale è sano.
La realtà dei centri commerciali è una realtà alquanto delicata e
discutibile poiché presenta i suoi pro e i suoi contro e se da un lato,
come abbiamo illustrato, consente l’evasione così come la possibilità
di far fronte a numerose esigenze individuali e familiari ; dall’altro
porta quasi ad una spersonalizzazione dei rapporti anche
“commerciali” e all’automatismo dei servizi di cui fruiamo.
E’ chiaro che ogni individuo ha una sua scala di valori che si
sente di onorare e sostenere in quanto appartenenti alla sua coscienza
personale, grazie ai quali è in grado di muoversi a proprio modo anche
nell’ ambito di questi “luoghi”.
Ognuno si esprime - per quanto in maniera inconsapevole -
attraverso il proprio assetto etico e morale, manifestandolo tramite il
suo modo di agire e di essere.
Così ciascun individuo rivendica un “suo” preciso bisogno di
chiarezza e verità all'interno della propria sfera vitale purché non sia
inibito da convinzioni disarmoniche. Questo codice d'onore è presente
in ogni rapporto con il mondo esterno. Un bisogno, questo, che, in un
mondo in cui il valore dell'uomo oscilla a seconda del suo potere

36
d'acquisto, è contrastato da una forza disarmonica. Essa si manifesta
attraverso la potente spinta verso uno spirito opportunista e talvolta
calcolatore, senza cui il singolo non si percepisce né come furbo né
perspicace. Ma per quanto molti credano, si tratta di moti alterati in
cui la spinta verso la convenienza sovrasta il valore genuino ed
empirico di ogni codice d’onore.
Per fortuna nell’essenza di ognuno di noi (per quanto in
balìa di una spinta commerciale esagerata) risiede un moto
naturale di purezza, generato dalla necessità di avvicinarsi il
più possibile ai valori reali dell’ordine.
Spesso il successo di questi luoghi di consumo dipende dalla
capacità di rivestire, per la comunità sociale circostante, una qualche
forma di centralità, procurando al singolo la scansione del tempo,
delle attività, costituendo il cuore di quell'attività di produzione
"simbolica" che nell'attuale società iper-moderna va progressivamente
affiancandosi a quella di tipo materiale.
Spesso talune ambizioni, lo status sociale, le aspettative o le
convinzioni personali sono esse stesse ad imporsi sul “moto naturale”,
senza che la persona si accorga di tale violenza / violazione
Caratteristiche molto importanti del consumatore postmoderno
sono l'eclettismo e la tendenza all'innovazione: le scelte di acquisto

37
non sono più rigide ed aprioristiche, bensì piuttosto variabili ed
occasionali, con un mescolamento di prodotti di natura diversa, con
una forte imprevedibilità e infedeltà; si assiste alla coniugazione di
praticità e immaterialità, alla simbiosi tra qualità ed estetica,
all'assemblamento personale delle merci, con l'assunzione dei prodotti
come strumenti necessari per la costruzione di un progetto di vita
unitario, non superficiale.
Tutti noi occidentali abbiamo assimilato le stesse regole sociali,
condividendo mete e modalità di convivenza della società moderna,
con l’eccezione di piccole variazioni a seconda dell’ ambiente
d’origine. Chi non ha mai visto le pubblicità televisive nelle quali
veniamo confrontati con l’apoteosi dell’ illusione della nostra cultura
consumistica ? Basata sull’apparenza, sull’immagine come
sull’illusione e che ci fa sentire come se non fossimo mai
“abbastanza” soprattutto se paragonati ai modelli che ci vengono
proposti. Non abbiamo un corpo che si possa mai percepire come
adeguato, non ci sentiamo mai abbastanza seduttivi ecc.
Vivendo in una cultura di non accettazione versa la nostra realtà
personale, compiamo sforzi immani per sostituire tutto ciò che ci
sembra non all’altezza di questo ideale fittizio.

38
Avremmo bisogno di essere competitivi ed efficienti oltre ogni
misura, portando i nostri comportamenti di sfida anche negli ambiti
più intimi della vita. Atteggiamenti, questi, che contrastano con
l’ordine così come l’atteggiamento opportunistico della società
moderna. Le nostre tendenze di perfezionismo fanno parte della stessa
categoria disarmonica di quelle dell’arrivismo più sfrenato, dell’ iper-
criticità o del sentirsi in diritto di giudicare tutto e tutti.
Questi comportamenti costituiscono solo alcuni dei binari alterati
del nostro fare, considerati normali nella società odierna.
Diventare consapevoli delle proprie strategie disarmoniche è alla
base di ogni fare dell’uomo e costituisce il primo passo essenziale
verso ogni cambiamento di rotta.
Sebbene la natura attuale dei comportamenti di consumo possa
apparire conflittuale, in realtà può contemplare diversi atteggiamenti,
all'interno del percorso personale del singolo individuo, con un
processo quotidiano di sperimentazione. Tutto questo si spiega anche
con il forte sviluppo della possibilità di scegliere tra i numerosi beni
presenti sul mercato, che cambiano in varietà e velocità di
rinnovamento, e che sono in continua concorrenza soprattutto
simbolica; un'altra causa del crescente eclettismo dei consumatori
risiede nel cambiamento in corso nella famiglia tradizionale, che tende

39
a destrutturarsi e vede ognuno dei suoi membri agire sempre più per
conto proprio.
In questo contesto il consumatore ha sempre maggiore difficoltà
a riconoscere la realtà sistemica celata dietro ad un apparato di
finzione.
La pubblicità, la forza dei mass-media mette le persone nella
condizione di stentare a riconoscere ciò che realmente è giusto o
sbagliato ai fini empirici.

40
Cap. 7 - Ipotesi di studio attorno al consumatore
Un importante assunto postmoderno è che la ricerca deve tener
maggiormente conto del campo socioculturale ed in effetti alcuni studi
evidenziano come le assunzioni che si fanno in Occidente possano
essere limitanti per lo studio di popolazioni non occidentali.
Una particolare prospettiva si richiama alla dimensione culturale
ed in essa si può includere anche la psicologia narrativa la quale
ritiene che i processi mentali abbiano essenzialmente la funzione di
attribuire un significato all'azione ed ai sentimenti che la
accompagnano, entro la cornice socioculturale ed attraverso
l'interazione comunicativa, riconoscendo il legame tra la psiche
individuale ed i modelli di cultura; in questo contesto sono centrali
quei processi psicologici legati alla creazione di senso, alle narrazioni
ed alle rappresentazioni del sé, nell'interazione individuo-societá-
cultura.

41
La neuroscienza affronta il problema dell'analisi dei processi
consci e inconsci che avvengono nella mente del consumatore, e come
essi influenzano e sono influenzati dall'ambiente sociale di consumo
comprendendo l'essenziale codipendenza di corpo-cervello-mente-
società, e indagando l'apporto della coscienza nell'organizzazione da
parte del consumatore del piano di acquisto, della valutazione post-
acquisto, della creatività.
Alla ricerca psico-antropologica spetta il compito di capire se
esiste o meno il "consumatore universale", prodotto dei processi di
globalizzazione economica e sociale in atto; si va dall'integrazione
culturale, all'omogeneizzazione della distribuzione, dall'ubiquità degli
stili di vita e delle abitudini di acquisto, alla crescente articolazione
della domanda, alla complessità ambientale, all'individualismo.
Anche la ricerca applicativa potrebbe essere, se interpretata
diversamente dagli interessi aziendali, uno stimolo importante per
avviare una svolta nella psicologia del consumatore: la maggior parte
del materiale utilizzato finora nelle ricerche, è stato infatti quello di
impronta accademica che riflette un lavoro mosso da un forte stimolo
teorico e solo successivamente riferito a qualche ambito empirico; si
possono portare ad esempio lavori sulle funzioni cognitive, o lavori
riferiti a schemi comportamentali, o ancora studi che inseriscono

42
l'orizzonte della soggettività umana entro un determinato processo
storico. In questi casi il consumatore è un momento, una figura di tale
processo, più o meno importante a seconda dell'impronta della teoria
stessa, ma raramente il consumatore stimola direttamente la
riflessione.
Dal punto di vista dei metodi si può ipotizzare una diffusione del
quantitativo e del simulativo, alla luce dell'impatto crescente delle
nuove tecnologie: le capacità di elaborazione faranno crescere le
ricerche di analisi multivariata, dell'analisi discriminante, dell'analisi
dei fattori, dell'analisi congiunta e di cluster; ulteriore sviluppo
avranno le indagini via web, che consentono ai ricercatori di entrare in
contatto con molte persone a costi inferiori rispetto alle indagini
tradizionali, e permettono anche ad un editore di porre domande sul
proprio sito raccogliendo migliaia di dati.
La diffusione della survey via internet, renderà però sempre più
difficile differenziare le indagini in termini di qualità a causa degli
errori dovuti alle procedure di campionamento, ai criteri di
rappresentatività e a causa della mancata adesione alle indagini. Altri
errori sono dovuti alla copertura del mezzo, perché ovviamente é
possibile contattare solo gli individui che posseggono, o hanno
accesso ad un computer, e utilizzano internet; inoltre non tutti quelli

43
che utilizzano il web abitualmente, hanno la possibilità di essere
contattati per le interviste, hanno la voglia di rispondere o si "fidano"
dell'utilizzo eventualmente fatto delle informazioni inserite.
Occorre considerare inoltre il fatto che internet non é un mezzo
neutrale, in quanto atteggiamenti e attitudini degli utenti nei suoi
confronti, sono molto differenziati; forse in futuro potrà diventare una
opportunità di interazione sociale talmente comune da non generare
alcun effetto distorcente sui campionamenti.
Una considerazione molto importante per gli studi di psicologia
del consumatore è il fatto che il consumatore è stato spesso presentato
come isolato dall'ambiente economico-sociale in cui vive e con il
quale interagisce, e viene generalmente considerato solo quando
svolge attività di consumo e non negli altri momenti della giornata,
ovvero nella pienezza della sua personalità, in cui non esiste in realtà
distinzione tra consumatore e individuo: vi è quindi sempre più la
necessità di avere strumenti per interpretare il consumatore nella sua
"interezza" e complessità.
La segmentazione é uno dei più importanti strumenti a
disposizione per semplificare, comprendere e controllare la crescente
complessità dei fenomeni e dei comportamenti di consumo, ed è un
processo con il quale si suddivide il mercato in un certo numero di

44
gruppi di consumatori (segmento, cluster), sufficientemente omogenei
come motivazioni e comportamenti al loro interno, e sufficientemente
eterogenei fra loro, così da aspirare a differenti marketing mix.
Tra le variabili utilizzate finora, vi sono state quelle relative alle
classi sociali, e successivamente, quando salì il potere di acquisto del
consumatore e la società divenne meno separata verticalmente, si
passò alle variabili sociodemografiche (sesso, età, reddito, ecc.); per
ovviare poi al problema della non omogeneità delle risposte dei
consumatori si adottò la segmentazione psicografica, derivante dalle
ricerche in campo aziendale e dall'applicazione delle tecniche della
ricerca psicologica ai comportamenti di consumo, individuando i
segmenti tramite l'analisi delle differenti personalità individuali
(inizialmente si utilizzavano i test di personalità).
Si arrivò così all'introduzione del concetto di stile di vita, riferito
all'insieme dei valori, atteggiamenti, opinioni e comportamenti che
manifestano l'unicità della personalità del soggetto, nella sua globalità,
di cui il consumo é solo una delle componenti: l'analisi degli stili di
vita studia le modalità attraverso cui la personalità dei consumatori si
esprime a contatto con l'ambiente sociale e culturale, e attraverso
attività e comportamenti concreti, quali quelli di acquisto e consumo,
oltrechè il modo di vivere e l'importanza attribuita a determinati

45
aspetti della propria esistenza; in base agli stili di vita, é possibile
segmentare qualsiasi popolazione in semplici gruppi uniformi, sulla
base di analisi statistiche di raggruppamento.
Il tono "irrazionale" di molte condotte di consumo, per cui le
scelte e le decisioni avvengono in modo tale da smentire i postulati e
le previsioni delle funzioni di utilità, ha portato a introdurre il concetto
di "conti mentali separati", secondo cui si ha una sorta di
dissociazione nei calcoli mentali del consumatore, il quale
ragionerebbe per compartimenti stagni, evitando di intersecare linee di
azione diverse (l'acquisto della casa e dell'auto per esempio). Altro
concetto importante, in una realtà in cui le forme di vita si intrecciano
sempre più con le forme di consumo, è quello dei "compiti di vita",
con cui si intendono gli impegni ed i corsi di azione che le persone
percepiscono centrali e importanti per se stessi durante uno specifico
periodo dell'esistenza.
Oggi esiste una certa difficoltà a segmentare il mercato, in
quanto diventa sempre più difficile individuare nuclei di
atteggiamento e grappoli di valore da mettere in corrispondenza alle
singole scelte di consumo, per cui sono state studiate nuove proposte,
che dal punto di vista qualitativo riguardano i comportamenti verso lo

46
stesso obiettivo e alcuni metodi qualitativi (soprattutto etnografici),
che tendono ad analizzare come gli individui "vivono" il loro mondo.
Accanto a queste ricerche vi sono altri tentativi basati sulla
diversa importanza attribuita dai consumatori ai benefici offerti dai
prodotti, quali la teoria dell'approccio funzionale, la segmentazione
persona-situazione, l'approccio dei valori personali.
Molto promettente sembra la via tracciata dagli studi
postmoderni secondo cui le ricerche debbono rivelare l'esistenza di
un'affinità tra le varie immagini di sé che il consumatore si é costruito,
in differenti sfere di vita, di cui quelle base sono quella del lavoro,
quella domestica e quella ricreativa.
Dal punto di vista delle aree di ricerca si possono segnalare
quelle che hanno contribuito in maniera rilevante alla comprensione
del comportamento del consumatore: lo studio delle motivazioni, cioè
ciò che spinge gli individui a consumare determinati prodotti, lo
studio dell'apprendimento, area chiaramente collegata al marketing ed
alla pubblicità, lo studio degli atteggiamenti, dei giudizi e delle
decisioni, che indagano i processi di scelta e l'esperienza vissuta
dall'individuo, gli studi sugli obiettivi e sulla lealtà alla marca ed
infine, in crescendo negli ultimi tempi, gli studi sull'affettività, cioè

47
umore, stati d'animo, emozioni, sentimenti che intervengono durante
l'acquisto e il successivo consumo del prodotto.
In conclusione, nello studio del consumatore occorre imparare a
vedere la pertinenza ed il collegamento tra campi di studi
apparentemente lontani, cercando di far nascere una futura conoscenza
che riconosca gli errori, e che permetta un collegamento maggiore col
vissuto individuale.
Riportare l'indagine nei contesti naturali, in cui si delineano i
rapporti tra individui e cose, muovere dalle questioni di fatto, dai
domini empirici, dall'ascolto dei modi di essere e di sentire della gente
comune, dalle gioie e sofferenze, dai sogni e bisogni di tutti i giorni,
potrebbe essere un'ottica nuova che metta al centro l'individuo e che
diventi rilevante, sia per la ricerca psicologica, che per i consumatori
stessi.
Attualmente si possono privilegiare i filoni che appaiono favorire
una comprensione emancipatoria, quali ad esempio metodi per
scoprire i deficit informativi dei consumatori, modelli per studiare i
comportamenti di scelta non tra prodotti, ma tra paradigmi alternativi,
casi di mancanza di giudizio, fattori che determinano i modi d'uso dei
prodotti, teorie ingenue usate dai consumatori, punti di vista che

48
l'individuo elabora a proposito delle tattiche messe in atto da una certa
azienda.
Occorre dunque preoccuparsi maggiormente dell'"oggetto" di
studio, e quindi intervenire sul processo di produzione della ricerca,
cosa fattibile almeno parzialmente già fin d'ora; occorre anche aiutare
le persone a prendere decisioni più sagge, a capire le strategie del
marketing e di chi vende, ad essere attori principali del processo di
consumo; gli ingredienti per un approccio focalizzato sul consumatore
derivano anche dal campo di studi sulla negoziazione, perché l'agire di
consumo prevede il fare offerte, il condurre affari, il negoziare.
L’ apporto della psicologia empirica necessità di mantenere una
propria specificità, entro una prospettiva che non confini il rapporto
tra psicologia e consumatore in uno spazio puramente tecnico, ma che
lo configuri come momento di comunicazione libera ed aperta –
attraverso l’agito - di relazione pura, per la comprensione di ciò che è.

49
Cap. 8 - Studi attorno al consumatore
Moltissimi sono le discipline che si occupano delle condotte di
consumo: economia, marketing, statistica, antropologia, sociologia,
semiotica, demografia, ecologia, storia, etnologia; tracciare le
frontiere tra i diversi approcci non sempre è facile, poiché gli
sconfinamenti sono assai diffusi. Si può inoltre osservare che per
l'analisi del comportamento del consumatore ci sono molte prospettive
diverse, più o meno consolidate, che si affiancano, generando una
realtà ambigua e non strutturata.
Il risultato è una serie di studi diversi, disorganici, che fanno
capo ad assunzioni differenti, sia per gli obiettivi che per le
metodologie, che porta ad una mancanza di identità, sia della ricerca
sul consumatore in generale, che della psicologia del consumatore,
che si riflette anche attraverso le differenti definizioni date al campo
di studi, che passano da consumer psychology a consumer behavior,
lasciando intendere orientamenti prettamente psicologici oppure

50
orientamenti maggiormente collegati al marketing ed al controllo
dell'azione del consumatore, o che, più in generale, lasciano
intravedere l'interdisciplinarità e l'inserimento nelle ricerche di
approcci ed orientamenti nuovi, tramite la dizione generica di
consumer research.
La psicologia tradizionale del consumatore, in particolare, anche
quando non riesce a trovare un riconoscimento "ufficiale" dal mondo
accademico, tranne che nell'area statunitense ed anglosassone,
comunque manca di un paradigma dominante che faccia da punto di
riferimento, anche laddove risulti più sviluppata; inoltre,
probabilmente, lo sviluppo della materia si troverebbe rivolto verso
un'area umanistica e culturale, che contrasterebbe molto con la sempre
agognata scientificità ed oggettività della psicologia, e con la richiesta
di risultati tangibili da parte del marketing.
Esistono comunque alcune linee di ricerca protese verso la
nascita di una vera e propria psicologia del consumatore; la tradizione
economica ha inserito inizialmente il consumatore in un quadro in cui
era semplicemente l'ultimo anello di una catena relativa alla
produzione, tentando successivamente l'indagine di vari fattori
"psicologici", quali per esempio le reazioni, le aspettative, i bisogni, le
scelte, la soddisfazione, la fiducia, accorgendosi come il consumatore

51
in realtà influisca notevolmente sulla produzione, e come debba essere
posto in primo piano per comprendere le dinamiche economiche; è
chiaro però che nell'ottica di marketing il comportamento del
consumatore è studiato principalmente per incanalarlo in uno schema
utile alle aziende, e per far questo gli aspetti indagati sono prettamente
quelli razionali e controllabili, lasciando così nell'ombra tutti gli
aspetti affettivi ed emozionali che entrano in gioco nel contesto di
consumo, dichiarati fattori di "disturbo". La psicologia economica
produce interessanti analisi in aree quali quella del significato del
denaro, i criteri di valutazione del costo, la socializzazione al
consumo, la logica dello scambio.
Uno degli apporti fondamentali della psicologia allo studio del
comportamento del consumatore, è stato quello di aver posto in
evidenza come l'uomo aspiri a finalità del tutto diverse dalla
massimizzazione dell'utilità, e di aver capito che i beni economici
sono fonte di gratificazione di una estesa gamma di bisogni
psicologici ed emotivi, che vanno molto al di là delle loro funzioni
economiche e pratiche.
Le origini dello studio psicologico sui consumi derivano da un
impiego massiccio di concetti psicoanalitici; lo scopo delle ricerche
motivazionali fu quello di evidenziare come le scelte dei consumatori

52
avessero le loro radici in spinte che si collocavano al di fuori della
sfera della consapevolezza. I motivi legati alle pulsioni di base
(erotiche, aggressive, di esibizionismo, di potenza, di compensazione
del senso di inferiorità, ecc.) possono tuttora essere identificati tramite
le interviste in profondità.
Gli approcci consumer behavior, maggiormente orientati alla
ricerca empirica e collegati alla psicologia comportamentista,
attribuiscono le cause dei comportamenti individuali a influenze di
tipo ambientale; la spiegazione dei fenomeni dipende dall'efficacia
con cui previsione e controllo vengono attuati.
La psicologia sociale, ha messo in risalto fenomeni quali il
bisogno di prestigio e di riconoscimento, la comunicazione agli altri di
una determinata immagine di sé, la competizione, la differenziazione
ed il conformismo, il desiderio di promozione sociale, la pressione del
gruppo, il bisogno di identificazione, la dinamica della persuasione;
oltre al merito di aver messo in giusta luce le variabili sociologiche, ha
cercato di ottenere dati di natura quantitativa e rilevabili secondo
metodologie obiettive, sviluppando un apparato di strumenti di misura
(scale di atteggiamento, test, questionari, ecc.) ed utilizzando svariate
tecniche di analisi dei dati (correlazione, varianza, fattori, cluster,
ecc.). Un apporto fondamentale potrà arrivare da studi ulteriori

53
sull'identità sociale, sui fatti e le azioni sociali, con l'aiuto di metodi
interpretativi, procedure qualitative, studi in set naturalistici.
L'approccio cognitivo, che pure ha dato grande impulso alla
ricerca sul consumatore, non deve perdere di vista la realtà umana ed i
fenomeni reali, andando verso temi e concetti troppo teorici: il
principale oggetto di analisi è qui l'individuo attivamente impegnato
nei processi di acquisizione ed elaborazione delle informazioni, e la
tendenza è volta alla costruzione di modelli; l'immagine cognitiva del
consumatore però ha assunto una posizione estrema, che "minaccia" lo
studio della motivazione, delle emozioni e dei sentimenti, non
permettendo così una visione equilibrata, inoltre si è arrivati a credere
che le attività cognitive debbano sempre precedere la formazione di
qualsiasi altra attività, mentre alcuni studi hanno dimostrato come le
attività mentali di tipo affettivo possono, in alcuni casi, precedere e
dirigere le attività cognitive.
I nuovi approcci interpretativi possono essere lo stimolo per lo
sviluppo della psicologia del consumatore, in quanto rappresentano
meglio la visione della realtà in cui viviamo, inserendo il consumatore
all'interno della società, all'interno dei contesti variabili in cui avviene
l'atto del consumo stesso, all'interno della cultura particolare col suo
carico di simboli contestuali. L'approccio postmoderno enfatizza di

54
più sull'interpretazione ritenendo che le ricerche sul consumatore
debbano essere un campo di studi vitale a sé stante, distinto dagli altri,
e che permetta di focalizzare su tutti gli aspetti delle esperienze di
consumo, più che sulle decisioni di acquisto: per esempio si studiano
le esperienze del rafting, il mito dell'uomo della montagna che porta
ad un consumo del fantastico e del rituale, lo stile di vita delle
mamme, la soddisfazione del cliente, il problema del nervosismo
durante la spesa, lo studio in una prospettiva semiotica di alcuni film,
l'interpretazione del testo relativo alle storie dei consumatori circa le
proprie esperienze con i prodotti, l'impatto della religione sul
comportamento di consumo nel nord Irlanda, il consumo come
esperienza trascendentale e sacra; ciò che più conta é l'esperienza
soggettiva del consumatore, il ruolo delle sue risposte emozionali, il
significato simbolico dei prodotti, la polivocalità insita nelle ricerche
narrative, l'esplorazione delle differenze, l'importanza di creare
localizzate descrizioni di senso.

55
CONCLUSIONI
Nel processo di crescente informatizzazione, che vede l'uomo a
contatto "mentale" con la tecnologia, la quale accentua enormemente
la stimolazione del sistema nervoso attraverso flussi informativi
veloci, porta l'individuo ad aggrapparsi al proprio corpo, ultimo
ancoraggio biologico rimastogli in una situazione di crisi degli ambiti
tradizionali di sostegno dell'identità; il corpo diventa un recupero delle
componenti irrazionali proprie della natura umana che tentano di
riequilibrare la fredda razionalità della nostra epoca.
In questo contesto, saper accogliere ciò che è, decifrando e
scegliendo le soluzioni empiricamente più adeguate, è segno di un’
intelligenza empirica spiccata.
Tale intelligenza è insita in ogni singola situazione, per quanto si
riveli soltanto attraverso il proprio sentire.
Viene ricercato così un equilibrio complessivo, globale e
armonico, testimoniato dalla crescita delle medicine alternative, dal
recupero del tradizionale modo di alimentarsi (slow food), dalle

56
pratiche di ricerca spirituale (new age), dalla sensibilità ecologica che
racchiude l'attenzione alla salute, all'igiene, all’agricoltura biologica
ma, anche un più ampio desiderio di purezza dell'ambiente, di
leggerezza ed essenzialità nello stile di consumo.
Il consumatore che sappia mantenere l’armonia tra il suo agito e
la situazione in cui si trova, tra la sua illusione e la realtà, viene
cautelato dall’ordine.
Tale cautela avviene attraverso innumerevoli diritti empirici che
la persona, a patto che si muova nel libro fluire, trova a sua
disposizione.
Essere in pace con se stessi, ossia essere nel libero fluire, dà la
“qualità del sentire” e consente un approccio sereno.
Chi si muove nel libero fluire è portatore di valori reali, ovvero
valori di fatto e non solo presunti. Il semplice muoversi all’interno del
flusso empirico testimonia una corrispondenza tra la qualità dei valori
personali e quelli reali. Chi si trova nel suo mezzo, sperimentando i
suoi effetti su di sé, accede ad un livello del sentire affidabile e tarato
sui parametri dell’ordine.
Una condizione ideale nella quale il consumatore si scopre in
pace e allineato con l’ordine armonico. Sperimenta uno stato di
chiarezza e di serenità, oltre a una condizione di equilibrio interiore.

57
Il suo sentire sarà naturalmente tarato su valori empirici, tuttavia
potrà avvicinarsi al suo stato ideale man mano che avrà evaso “il
debito sistemico”.
Il passo necessario per il superamento dei propri blocchi e dei
propri limiti consiste nell'aumentare il proprio spazio interiore,
comunemente chiamato “spazio del cuore", attraverso un confronto
empirico con le proprie tematiche. Per raggiungere tale scopo è
richiesto dì conoscere e assimilare da un lato le coordinate
empiriche, prendendo atto di un sistema esterno e permettendo
alla mente analitica di assimilare le nozioni mancanti. Dall'altro,
invece, di avvicinarci ai nostri buchi emotivi nascosti, ognuno nella
propria maniera. La paura di crollare sotto il peso del proprio
arretrato, si rivela come infondata, perché prendiamo sempre e
soltanto tanto quanto riusciamo a sopportare. Così
l'avvicinamento al dolore è graduale e prevede un lasso di
tempo adeguato per poter essere compiuto. L'esito auspicato
consiste nel rendere visibile i moti empirici nascosti, in quanto
velati dalla coscienza personale, riscattando ciò che riconosceremo
come indicatori empirici passivi. Questo implica che, durante tale
processo, la persona diventi consapevole riguardo a dove e
attraverso quale inganno della propria coscienza, tiene nascosto il

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suo dolore. Tale avvicinamento costituisce l'unica possibilità,
per ricongiungersi con il libero fluire.
Così l' unica e più grande resistenza verso il moto dell'inclusione
è la grande difficoltà a rapportarsi con il proprio passato, cioè con
tutti gli episodi rinnegati poiché troppo dolorosi.
C’è sempre un dolore evitato alla base di ogni passaggio
empirico mancato, in quanto la persona sente di non essere ancora in
grado di abbandonare i suoi abituali comportamenti.
Soltanto riscattando il proprio debito, quindi, e risalendo alla sua
infrazione originaria, essa potrà nuovamente congiungersi con la
propria fonte nutrimento (diversa dal fare acquisti). Fino a tale
momento, il consumatore vive l’amore come emozione di consumo.
Come chi non riesce a tirarsi fuori dal ruolo di bambino (gap
empirico), ancorché abbia un’età adulta, avverte il passaggio come
problematico e angosciante ; nonostante sia l’unica possibilità per
rimettersi in contatto con il libero fluire.
Potrà solo essere l’acquisizione di talune consapevolezza e di
una rinnovata maturità a consentire alla persona di venir fuori da
taluni problemi, avendo la possibilità di crescere.
Così il carattere di una persona cambia man mano che essa
affronta – ed evade – il proprio stato sistemico, con grande stupore

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dell’ambiente circostante. Quando riprendiamo in mano le fila della
nostra vita, elaborando con fatica le ferite del passato, la carica
emotiva cambia e noi ci sentiamo diversamente.
In questa condizione ci si potrà accostare ad ogni sfumatura
delle emozioni, cogliendone tutte le percezioni. Saremo dotati quindi
di un bagaglio empirico in cui ogni ambito emotivo sarà in equilibrio.
Chi si muove nel libero fluire vive uno stato di spontaneità
naturale, sperimenta un impulso vitale genuino, un livello di fiducia
profondo e un livello di sicurezza adeguato. Avvertirà libertà
d’azione ed autenticità !

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Ringraziamenti
Desidero ringraziare il Magister Michel Hardy per tutto ciò che ha fatto per
me e per le persone che nel suo cammino ha incontrato e continua ad
incontrare; desidero ringraziare inoltre tutti coloro che in questo
meraviglioso viaggio ho conosciuto: coloro con cui ho avuto l’opportunità
di crescere e che ho tutt’ora l’opportunità d’incontrare e coloro che tanto mi
hanno dato e che non incontro più.
Un grazie speciale a Cristina Zanasi.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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