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IL CONFLITTO "ISTITUZIONALE" NELLA SCUOLA DELL'AUTONOMIA (di Gregoria Cannarozzo, La Scuola, Brescia 2002) Il testo si propone di far emergere e, quindi, di ‘gestire’ il conflitto, in particolare quello “istituzionale” nella scuola dell'autonomia.

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IL CONFLITTO "ISTITUZIONALE" NELLA SCUOLA DELL'AUTONOMIA

(di Gregoria Cannarozzo, La Scuola, Brescia 2002)

Il testo si propone di far emergere e, quindi, di ‘gestire’ il conflitto, in particolare quello “istituzionale” nella scuola dell'autonomia.

Il conflitto nasce con la società dell’uomo

“…tutto accade seguendo la legge della contesa e della necessità”, “ciò che contrasta concorre e da elementi che discordano si ha la più bell’armonia”. (Eraclito V sec a.C., Frammenti e testimonianze, Mondadori, Milano 2000)

Weber vede nel conflitto un fenomeno sociale (società dei conflitti), una forma di “relazione” propria della società e ne individua due funzioni:

-favorisce l’integrazione dei sistemi sociali

-provoca cambiamenti

(M.Weber, Il metodo delle scienze storico sociali, Einaudi, Torino 1958)

Come ogni interazione umana, il conflitto può essere uno a uno, uno a molti, molti a uno, molti a molti e i soggetti possono essere individui, gruppi, istituzioni, enti, collettività, imprese…

Il conflitto

-deve sempre vedersi calato nella società, cioè nelle relazioni che la aggregano o disgregano

-deve essere esaminato nella sua caratteristica più intrinseca di conflitto e, infine, nella veste che in esso hanno i soggetti coinvolti.

“L’arte di sollevare interrogativi stimolanti è probabilmente importante quanto l’arte di dare delle risposte chiare. Le buone domande sono quelle che pongono dilemmi, che sovvertono le “verità” ovvie o canoniche e impongono alla nostra attenzione le incongruità” (J. Bruner, La cultura dell’educazione. Nuovi orizzonti per la scuola, Feltrinelli, Milano 1997, pp. 140-141)

I conflitti scolasticiIl riferimento è al vocabolo “conflitto”nella sua accezione originaria e, quindi, non solo nell’accezione negativa, poichéesso spesso si manifesta con tensioni che determinano chiarimenti, svolte,decisioni, miglioramenti delle interazioni.Soggetti del conflitto possono essere persone, organizzazioni, enti, istituzioni, persone giuridiche.

Dal punto di vista soggettivo si delineano due categorie di conflitti.La prima trae origine da una tensione permanente tra le istituzioni, loro livelli e ambiti, ognuno con una sua primaria funzione che necessita di confronto e di realizzazione istituzionale; questa tensione viene regolata dalle norme sulle competenze e sulle responsabilità e, se genera conflitti, essi trovano soluzioni preordinate da leggi; una delle parti agisce in un ruolo che comporta una caratteristica di autoritàformale.La seconda categoria di conflitti (oggetto di analisi) si ha quando la tensione non trova una soluzione preordinata, anche se siamo nell’ambito dell’istituzione e dei ruoli, e produce dispute non normate e senza autorità formale. Questo conflitto “istituzionale” si incardina sull’aspetto affettivo. Per affrontarlo non servono procedure giuridiche, ma relazionali. Tutti i conflitti sottintendono anche a quello a livello di interessi.

Il conflitto “istituzionale” che si verifica nel sistema educativo di istruzione e di formazione, pur con un angolo visuale e uno spunto analitico connotato da finalitàeducative, attiene di più ai problemi affrontati nella scienza dell’organizzazione che ai conflitti sociali o interpersonali.

L’analisi, dando per acquisito il contesto, è un’indagine che procede dall’interno all’esterno.

Regolamento dell’autonomia DPR 275/99

Non è più una sperimentazione, ma è un “a fondo” nel cambiamento.Nuove funzioni, compiti, responsabilità e opportunità. Identità più forte.Posiziona i problemi nel nuovo rapporto centro-periferia, non più gerarchico e statalista, ma poliarchico e sussidiario, portato a completamento dalla modifica del Titolo V della Costituzione (legge 3 del 18 ottobre 2001).La conflittualità scaturisce dalla concreta attuazione dell’autonomia.

Riforma(legge 53/2003 e 6 decreti attuativi con allegati: Profilo in uscita dal I e dal II ciclo e Indicazioni nazionali, cfr.www.istruzione.it)Innovazione e momenti decisionali.

Occasione di frizioni.

Strada per affrontarli in modo positivo: gestione e trasformazione dei conflitti.

Soggetti

Sistema dell’istruzione e dell’istruzione e formazione professionaleEnti territoriali/localiIstituzioni scolastiche (Dirigente con il collegio dei docenti, Consiglio di circolo e di istituto)Famiglie e studentiAltre formazioni sociali...

Rapporti (POF) con:

Enti territoriali-localiMIURInvalsi, Istituti regionali di ricerca, Università…..Reti di scuole

………..

Lettura del conflitto

Osservazione della dinamica

Approccio non astratto (mira ad una soluzione collettiva e a sviluppare il pensiero creativo)

Analisi del conflitto

NaturaFormeFunzioniFattori (sociali, organizzativi, relazionali)

Naturala conflittualità nasce da posizioni antagonistiche su

contenutiinteressirelazionistrutturesistema di valori

Forme

Conflitto manifestoConflitto nascostoConflitto affettivoConflitto sul metodo e sulle regole

Funzioni

ChiarificatriceA carattere strumentaleEmotivo-relazionale

Fattori sociali

Paura e incertezza diffuseInvasività mediatica

“Teoria del campo” Lewin(K.Lewin, I conflitti sociali, F.Angeli, Milano 1972)

L’educazione è il veicolo per guidare i singoli nella ristrutturazione del loro assetto cognitivo, per far loro percepire in modo diverso cause e fattori delle situazioni conflittuali e, quindi, assumere un punto di vista critico rispetto a credenze, pregiudizi, stereotipi, che distorcono la percezione e la rappresentazione di sé, degli altri e delle relazioni interpersonali.

Fattori organizzativi

Chiarezza e diffusione dell’informazioneFlessibilità e rispetto delle regoleDecisioni trasparenti e controllo delle decisioniGaranzia degli standard e condizioni di fattibilitàRelazioni (Cfr. A.H.Maslow, Motivazione e personalità, Armando, Roma 2000)

Fattori relazionali

Relazione e conflitto possono essere percepiti come due modalità dello stesso fenomeno.Vale il principio della reciprocità.

Resistenza di fronte al conflitto

NegazioneRimozione

Trasformazione del conflitto

Riconoscimento della sua utilitàGestione: “Leggere diversamente il disordine”

Strategie di gestione del conflitto

AttenzioneDisponibilitàTempo

Autonomia didattica (art. 4 co.2)

Gestione flessibile dell’ordine delle priorità.La vita di una scuola non può risolversi nella centralità delle cose da fare.La centralità è della persona.

E’ necessario conoscere per prendere coscienza e gestire il conflitto

Mediazione (si differenzia dalla negoziazione, dall’arbitrato e dalla conciliazione)

Comunicazione (ricostruzione dell’ordito narrativo e recupero del linguaggio comune)

Mediazione orizzontale e verticale

Mediare tra “pari”: processo di co-evoluzione finalizzato alla gestione autonoma dei propri conflitti.Il mediatore terzo: aiuta le parti a superare una percezione spesso “nevrotica” della realtà, può essere esterno o interno (mediatore naturale o “grezzo”)

Il senso globale

Le storie individuali acquistano significato nella relazione con le “storie” degli altri.

I conflitti si manifestano nelle storie legate alla nostra identitàe narrate a noi stessi e agli altri.

Modificando le modalità di comunicazione è possibile ri-scrivere le storie e giungere ad un cambiamento

La comunicazione

Jakobson (Teoria formale)Assiomi di Palo AltoTeoria delle “sei persone”Messaggio come fenomeno “quadrilatero”Analisi incentrate sul soggetto (scopi, interpretazioni, rifiuti, allusioni, ironie, disconferme ecc.)

E’ necessario lavorare sui processi comunicativi

La comunicazione a scuola ha caratteri specifici.

Dentro l’aula non c’è neutralità, ma soggettività

La didattica si cala in un contesto comunicanteCentralità della relazioneBisogna potenziare l’assertività

costruttiva (chiarezza espositiva, linguaggio corporeo non ambiguo, risposte empatiche, no a manipolazione e/o costrizione)Non deve esserci comunicazione fra ruoli, ma fra persone

Comunicare è inevitabile, ogni comunicazione in ambito scolastico esprime un significato educativo

Educare è inevitabile, educare e diseducare saranno infatti l’effetto di ogni comunicazione.