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Pietro BelliniGli Agostiniani a Sant’Agostino di Fano

L’Ordine Agostiniano1 è presente a Fano da otto secoli, con forzata interruzione di cento anni. In tre periodi storici, con tre modalità e in tre luoghi diversi: dal 1247 circa al 1266 in San-to Stefano in Padule come Eremiti di Brettino o Brettinesi; dal 1266 agli inizi del secolo XIX in Santa Lucia o Sant’Agostino; dal 1915 a San Giuseppe al Porto. L’istituzione storica e canonica dell’Ordine Ago-stiniano, nell’ambito degli Ordini Mendicanti del secolo XIII, è stata fi ssata dagli storici in due date fondamentali, il 1244 e il 1256. Il 1244 è l’anno in cui la Sede Apostolica ha riunito in un unico Ordine religioso – l’Ordo Fratrum Ere-mitarum Sancti Augustini –, sotto la regola di Sant’Agostino, le tante fondazioni eremitiche, det te anche celle, diff use in gran numero nel ter ritorio della Tuscia (Toscana, alto Lazio, alta Umbria). Con un secondo intervento, del 1256, la Sede Apostolica unì poi agli Agostiniani della Tuscia altri tre gruppi di eremiti di regola agosti-niana esistenti in Italia: i Brettinesi o Eremiti di Brettino, i Giamboniti o Eremiti di San Giovan-ni Bono e i Guglielmiti o Fratelli di San Gugliel-mo di Malavalle (quest’ultimi si sono poi ritirati dall’unione).2 L’Ordine Agostiniano ha quindi avuto, per così dire, una “preistoria” caratterizza-ta da due elementi ispiratori.Il primo elemento ispiratore è costituito dal forte richiamo a Sant’Agostino e alle sue fondazioni monastiche nell’Africa romana del secolo IV. Il vescovo di Ippona e grande dottore della Chiesa d’Occidente è stato visto come fondatore ideale e carismatico del nuovo Ordine: con la sua regola basata sulla comunione e l’ideale evangelico del-la prima comunità di Gerusalemme, con il suo radicamento nella cultura e nella civilizzazione romana, con l’assunzione non solo della regola, ma anche del pensiero fi losofi co e teologico di Aurelio Agostino.Il secondo elemento che ha caratterizzato fi n dall’inizio l’Ordine Agostiniano è stata la storia specifi ca dei quattro gruppi eremitici i quali, nel 1256, confl uirono insieme per costituire il terzo

fra gli “Ordini Mendicanti” dopo Francescani e Domenicani.

Gli Agostiniani a Santo Stefano di PaduleGli Agostiniani hanno iniziato la loro presenza a Fano come Eremiti Brettinesi in una località del-la periferia cittadina chiamata Santo Stefano di Padule. Prima di addentrarci nell’argomento del presente studio, cioè la presenza degli Agostinia-ni nella chiesa di Santa Lucia o Sant’Agostino, è opportuno quindi accennare brevemente, come introduzione, al periodo della permanenza dei Brettinesi a Santo Stefano in Padule. L’agostiniano P. Tullio Zazzeri ha approfondito in maniera esauriente la problematica ineren-te alla fondazione di Santo Stefano in Padule, le presenze che vi si sono succedute, ed anche la sua esatta ubicazione. Infatti le notizie che in pre cedenza erano state tramandate dagli storici (il Nolfi , l’Amiani, il Torelli, l’Herrera…) sono frammentarie, a volte confuse, e generiche, basa-te unicamente sui pochi documenti che ci sono pervenuti.3 Dal suo lavoro riprendiamo la pre-sente sintesi, rimandando all’originale per mag-giori particolari.La notizia più antica dell’insediamento di San-to Stefano in Padule risale agli anni 1061-1073, quando papa Alessandro II dona ai Canonici della Cattedrale di Fano, insieme alla protezione pontifi cia ed ad altri beni, un campo presso la chie-sa di Santo Stefano.Durante il pontifi cato di Eugenio III (1145-1153), presso la chiesa di Santo Stefano in Pa-dule risulta stabilita una comunità di monache. Però il vescovo di Fano Rinaldo II (1136-1165), con autorizzazione dello stesso papa Eugenio III, espelle le monache, “trovandosi la detta chiesa di Santo Stefano ridotta quasi alla desolazione per il comportamento di certe monache che vi abitava-no e vivevano religiosamente solo in apparenza”,4 e vi stabilisce una comunità di Canonici regolari di Sant’Agostino. La presenza e l’attività dei Canonici regolari in Santo Stefano di Padule risultano regolari e con-

A fronteA. Albrizzi, Quadro storico-cartografi co della città di Fano, Venezia 1763, veduta della città di Fano, particolare

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tinuative da molti documenti a nostra disposizio-ne5 fi no alla metà del secolo XIII, quando inter-vengono situazioni nuove.Alla fi ne del sec. XII o agli inizi del sec. XIII, in una località tra Fano e Pesaro chiamata Brettino, sull’onda dei numerosi movimenti laicali ere-mitici, pauperistici o disciplinari che nascevano spontaneamente in ogni regione italiana ed an-che europea, sorse un movimento originato da alcuni uomini di Fano che s’erano messi insieme per vivere una vita di più intenso ascetismo. Si trattava di una vita eremitica, con vita comuni-taria, basata sulla preghiera e sul lavoro manuale e che, almeno all’inizio, sembra non prevedesse l’apostolato diretto della cura d’anime. Il gruppo, raccolto attorno ad un’antica chiesetta dedicata a San Biagio e a qualche appezzamento di terre-no o bosco che permetteva la loro sopravvivenza, non seguiva una determinata regola ma s’era cre-ata una propria forma di vita religiosa (ordo). Il pontifi cato di Innocenzo III, papa dal 1198 al 1216, aveva iniziato una politica ecclesiastica nuova, diversa dalla precedente. Modifi cò il tra-dizionale sospetto verso i movimenti popolari con l’accoglierli sotto la tutela della Sede Apostolica, allo scopo di incanalarli dentro i margini dell’or-todossia e del diritto, rendendoli così, da poten-ziali antagonisti, a “truppe scelte” della Chiesa nel suo impegno di evangelizzazione e di guida spirituale delle masse popolari. Il Concilio Late-ranense IV, voluto e celebrato dal papa dall’11 al 30 novembre 1215, nella XIII deliberazione sulla “Proibizione di nuovi Ordini religiosi” pre-se una decisione rimasta valida nell’ordinamento canonico della Chiesa fi no al secolo XX: “Perché l’eccessiva varietà degli Ordini religiosi non sia causa di grave confusione nella Chiesa di Dio, proibiamo rigorosamente che in futuro si fondi-no nuovi Ordini.6 Quindi chi volesse abbracciare una forma religiosa di vita, scelga una di quelle già approvate. Ugualmente chi volesse fondare una nuova casa religiosa faccia sua la regola e le istituzioni degli Ordini religiosi già approvati”.7 In conseguenza di tutto ciò, nel 1227 papa Gre-

gorio IX riconosce e prende sotto la tutela della Sede Apostolica l’Eremo di Brettino presso Fano, con i suoi uomini e le sue proprietà.8 L’anno se-guente lo stesso papa accetta che gli Eremiti di Brettino abbiano scelto, tra le regole approvate, quella di Sant’Agostino.9 E nel 1235 approva le nuove constitutiones dell’Ordine degli Eremiti di Brettino.10 Si concluse così l’iter dell’approvazio-ne canonica del nuovo Ordine.11

Nel 1247 troviamo che a Santo Stefano in Padule risulta stabilita una comunità di Eremiti di Bret-tino.12 Neanche lo Zazzeri riesce ad approfondire questa notizia e soprattutto a spiegare i motivi e le modalità in cui è avvenuto il passaggio di Santo Stefano di Padule dai Canoni Regolari agli Eremiti di Brettino.Trascorrono pochi anni e nel 1256 l’Ordine degli Eremiti di Brettino è chiamato dalla Sede Apo-stolica a confl uire nella “grande unione”, com-prendente gli Eremiti della Tuscia, i Brettinesi e i Giamboniti, per formare da quel momento l’unico Ordine degli Eremiti di Sant’Agostino.13 In conseguenza di questa unione scompare la de-nominazione di “Ordine di Brettino”, e di “Ere-miti Brettinesi”, essendo tutti i suoi membri, le case e le proprietà passati a far parte del nuovo Ordine.14 L’origine brettinese dei frati di Santo Stefano in Padule si evince chiaramente anche quando questi passeranno a Santa Lucia: nei ro-giti compare quasi sempre il priore di Brettino accanto al priore di Santo Stefano.

Da Santo Stefano di Padule a Santa Lucia dentro la città di FanoUno dei fenomeni che hanno caratterizzato la vita del nuovo Ordine religioso degli Eremiti di Sant’Agostino nella seconda metà del XIII seco-lo, fu l’urbanizzazione o inurbamento, il trasferi-mento cioè dentro le mura castellane o cittadine degli insediamenti degli antichi gruppi eremitici, i quali erano generalmente situati poco fuori le mura, nel contesto rurale, conseguentemente alla loro natura e qualifi ca di eremiti.Questo fenomeno era dettato da vari fattori: la

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spinta da parte dell’autorità ecclesiastica alla cle-ricalizzazione (cioè a che i frati diventassero an-che sacerdoti) dei membri dei nuovi movimenti religiosi, generalmente nati come movimenti laicali (è stato così anche per i francescani); le nuove necessità pastorali della popolazione che lasciando la campagna andava a popolare i cen-tri urbani; gli impegni pastorali a livello più ge-nerale che venivano affi dati dalla chiesa agli Or-dini religiosi (predicazione, studi e università, lotta contro le eresie); la mutua relazione tra i nuovi Ordini mendicanti e le istituzioni civiche che si stavano costituendo in quel periodo nei castelli e nelle città.Sono stati ampiamente studiati già da tempo il reciproco infl usso e gli interessi che hanno legato gli insediamenti in città dei nuovi Ordini men-dicanti (Francescani, Domenicani, Agostiniani) con l’istituzione comunale e la conseguente or-ganizzazione urbanistica delle città e dei castelli nel secolo XIV.15 Per quanto riguarda Fano il fenomeno è stato messo in suffi ciente evidenza nel volume Fano Medievale.16 Gli atti e le vicende che hanno ac-compagnato il trasferimento degli Agostiniani dentro le mura di Fano, nella chiesa di Santa Lucia, sono abbastanza conosciuti poiché ci sono pervenuti i documenti relativi, trascritti da quelli originali, un tempo custoditi nell’archivio degli Agostiniani di Santa Lucia.L’11 marzo 1265 il Capitolo della Cattedrale di Fano – mentre la sede vescovile era vacante dopo la morte del vescovo Adiuto –, con il con-senso del rettore di Santa Lucia, di nome Pietro, cede agli Eremiti Agostiniani di Santo Stefano in Padule, rappresentati dal Priore fra Romano, la chiesa rettoriale di Santa Lucia entro le mura di Fano, con casa e pertinenze varie, perché vi costruissero il convento e avessero cura della chiesa.17 Venivano però fatti salvi il parere e i diritti del vescovo che doveva essere ancora no-minato. Si trattava quindi di un contratto, per così dire, non ancora esecutivo.Nel frattempo gli Agostiniani ottennero un in-

tervento da parte del legato pontifi cio nella Marca d’Ancona, il Card. Simone del titolo di San Martino, che da Fabriano scrisse una lettera datata 5 agosto 1255, indirizzata al Preposto dei Canonici della cattedrale di Fano, nella quale di sua autorità, “volendo venire incontro alla pover-tà dei religiosi Priore e Frati Eremitani di Fano, dell’Ordine di Sant’Agostino e avendo pietà della loro situazione”, ordina di “conferire e assegna-re” la chiesa di Santa Lucia ai suddetti frati, di metterli nel “possesso fi sico della chiesa e delle sue pertinenze” in maniera però che non si venga meno agli impegni preesistenti e che si continui ad attendere alla cura delle anime .18 Il 16 agosto Fra Romano, Priore di Santo Stefano di Padule, alla presenza di alcuni testimoni a ciò convocati, consegna al canonico Tommaso, Pre-posto del Capitolo dei canonici, la lettera del Le-gato pontifi cio. In conseguenza, nello stesso gior-no, presenti vari canonici, stilano un atto notarile di consegna: “concordemente e di comune con-senso hanno dato e liberamente hanno concesso a fra Romano, eremitano, Priore di Santo Stefa-no di Fano, dell’Ordine di Sant’Agostino, e a fra Bene, priore di Brettino eremitano dello stesso Ordine, stipulanti in vece e a nome dell’Ordi-ne e degli Eremitani di Fano, la chiesa di Santa Lucia di Fano con tutti i diritti e le pertinenze”. L’istrumento venne redatto dal notaio Giovanni di Domenico Bonzannis.19

Il 20 agosto la chiesa viene materialmente con-segnata con atto notarile, ma non direttamente ai frati, bensì ad un procuratore, a loro nome. Il procuratore designato è M° Bartolomeo “olim de Verona”, segretario e scrivano del Preposto del Capitolo can. Tommaso, “sindaco e procuratore a ciò specifi camente costituito, a nome del Priore e dei frati di Santo Stefano di Fano, dell’Ordi-ne di Sant’Agostino”.20 Si ha l’impressione che i canonici non volessero disobbedire al Legato pontifi cio, ma allo stesso tempo dilazionavano la cosa in attesa del nuovo vescovo. Agli inizi di ottobre arrivava a Fano il nuovo ve-scovo, Mons. Tommaso Morandi (detto anche

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semplicemente Morando), domenicano, trasfe-rito alla sede di Fano da quella di Cagli da Cle-mente IV. L’approvazione, da parte del vescovo, della decisione del Capitolo dei Canonici non arriva però subito. Solo dopo sei mesi, il 5 apri-le 1266 il Vescovo si reca presso il monastero di Santo Stefano di Padule insieme al notaio Merca-to, e lì fi rma l’atto di conferma a quanto conve-nuto un anno prima tra i Canonici del Duomo e i Frati Agostiniani. Il Vescovo fi rma in favore di Fra Giacomo, Priore di Santo Stefano in Padule, presenti Bonaventura di Mercato, il nipote del Vescovo Morando di nome Symintende, fra Le-onardo da Civitanova “et aliis pluribus fratribus in dicto loco existentibus”. Il vescovo riserva a sé e alla sede vescovile “tutta la parrocchia di detta chiesa di Santa Lucia, con tutti i confi ni, i diritti e le pertinenze; il calice d’argento e il turibolo d’argento; i libri e tutti i paramenti, tutte le cam-pane della chiesa, e tutti i beni mobili e immobili della chiesa”: praticamente, sembrerebbe, il nudo ambiente della chiesa e i locali dell’abitazione del rettore della chiesa stessa. Il vescovo si impegna a rispettare i diritti dell’esenzione dell’Ordine, e i frati si impegnano, a titolo di censo, a cor-rispondere al vescovo ogni anno, nella festa di Santa Lucia una libbra di cera buona “pro dic-ta ecclesia S. Lucie vel alia in eadem parochiam construendam”.21 L’atto uffi ciale di conferma del contratto da parte del vescovo Morando non comporta però l’eff et-tiva presa di possesso della chiesa di Santa Lucia da parte degli Agostiniani.Qualcuno mette in dubbio la legittimità del con-tratto fatto dai canonici, non avendo essi il potere – così sostengono – di decidere, in tempo di sede vacante, su una questione di amministrazione straordinaria, che compete al vescovo. Il vesco-vo, quindi, avrebbe confermato invalidamente un contratto invalido. Inoltre la destinazione del beni mobili della chiesa, fatta dal vescovo nell’at-to di conferma, non piace a tutti i canonici.Il vescovo si rivolge allora ad un giureconsul-to per risolvere la questione della validità del-

la concessione fatta dai canonici in periodo di sede vacante. La risposta del giureconsulto ci è pervenuta,22 e dà un parere favorevole alla vali-dità degli atti posti. “… Pertanto io, Cotonazio, professore utriusque iuris, nel quesito circa i Frati Eremitani di Fano – termina la relazione -, ri-tengo che possano ricevere dal ven. P. Vescovo di Fano la conferma e la ratifi ca. Per maggiore evidenza della cosa, il tenore della prima conces-sione venga inserito “de verbo in verbum” nella lettera di conferma…”.23 Il 3 luglio 1266 si procede a stilare un secondo documento notarile di ratifi ca, da parte del ve-scovo, della concessione della chiesa di Santa Lu-cia agli Agostiniani. Il luogo è il chiostro di Santo Stefano in Padule. Sono presenti il Preposito dei Canonici Don Tommaso, il notaio Andrea Pa-scusii, Bonaventura di Mercato, il servo e nipote del vescovo Morando di nome Simentendi, l’in-serviente del vescovo di nome Neri. Da parte dei frati: fra Leonardo da Civitanova, fra Juvenutio (Giovannuzzo) da Corinaldo, fra Prospero da Iesi “e molti altri frati che vivono in quel convento”.Nell’atto vengono citati tutti i frati della comu-nità di Santo Stefano in Padule, che chiedono la ratifi ca della donazione precedentemente fatta dal Capitolo dei Canonici. Viene richiamata an-che la lettera del Legato Pontifi cio in favore della concessione. La ratifi ca del vescovo ricalca quella precedente del 5 aprile, modifi cando la destina-zione dei beni mobili della chiesa di Santa Lucia: il calice d’argento, il turibolo, i libri e tutti i para-menti rimangono di proprietà della sacrestia dei canonici, ma restano in uso al vescovo fi no alla sua morte. Delle 2 campane, una va in proprie-tà al vescovo, l’altra va alla sacrestia dei canonici. L’atto è fi rmato da Mercato, notaio imperiale.24 Il 24 agosto 1268 i frati stanno però ancora a Santo Stefano in Padule. In tale giorno infatti il Vescovo Morando vende ai frati di Santo Stefa-no alcuni edifi ci e un orto adiacenti la chiesa di Santo Stefano in Padule. Il prezzo pattuito è di 150 libbre ravennati e anconitane, “in pecunia numerata”, che i frati pagheranno “quando av-

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verrà che i frati del suddetto Ordine degli Eremi-tani di Sant’Agostino, presenti o futuri, avranno e possederanno la chiesa di Santa Lucia in Fano”. Il rogito è redatto dal notaio imperiale Zanne di Andrea di Fuscolo.25 Gli Agostiniani poterono fi nalmente entrare in Santa Lucia, lasciando defi nitivamente l’eremo di Santo Stefano in Padule, nel periodo tra l’ago-sto 1268 (data in cui il vescovo vende un orto ai frati di Santo Stefano) e l’agosto 1271 (data in cui il podestà di Fano occupa la chiesa di San-ta Lucia, già in possesso degli Agostiniani). Non abbiamo carte o atti che documentino il fatto e le sue modalità. Partiti gli Agostiniani da Santo Stefano di Padule ed insediatisi defi nitivamente in Santa Lucia, probabilmente l’antico romitorio è stato da subito abbandonato. Da nessun docu-mento risulta che sia stato utilizzato da essi stessi o da altre istituzioni. Dal 1290 certamente Santo Stefano in Padule non era più considerato casa agostiniana.26 Oggi si è persa ogni traccia della sua presenza e della sua ubicazione.27 Un altro fattore di carattere più generale s’inse-risce, con i suoi risvolti, nella vicenda del trasfe-rimento degli Agostiniani a Santa Lucia, e cioè i criteri dell’ubicazione degli insediamenti men-dicanti all’interno delle mura cittadine. La scel-ta dell’ubicazione obbediva, ove possibile, a tre criteri: politico, pastorale ed economico. Rico-nosciuta come dato di fatto abituale la centralità dei palazzi del potere rispetto alla cerchia muraria (palazzo del comune, cattedrale ed episcopio) gli Ordini mendicanti tendevano a disporsi a raggie-ra, su strade principali convergenti al centro, ma nelle zone prossime alla cinta muraria, le meno occupate da abitazioni. Questa strategia produ-ceva vari benefi ci: una certa autonomia e libertà di azione nei confronti dei poteri della città, la possibilità che si creassero quartieri con la popo-lazione convergente verso la chiesa, la possibilità di avere una grande disponibilità di spazio per gli edifi ci conventuali, i chiostri e l’orto. Le chiese e i conventi diventavano centri di aggregazione che distribuivano servizi religiosi, culturali, so-

ciali, caritativi e cimiteriali.28 In cambio la gente elargiva elemosine, aiuto in natura o in lavoro, lasciti, che permettevano il sostentamento della comunità religiosa e delle strutture conventuali. Il fenomeno dell’inurbamento, comune a fran-cescani, agostiniani, domenicani e ad altri Or-dini, creava sovente dissidi tra gli Ordini stessi, nell’intento di assicurarsi l’ubicazione migliore e più strategica, e per evitare che gli insediamenti conventuali fossero troppo vicini tra di loro.Nel 1265 Dominicani e Francescani ottengono dalla curia romana il privilegio delle cosiddette “trecento canne”,29 cioè il divieto ad altri ordi-ni religiosi di fondare conventi ad una distanza inferiore alle 300 canne dalla loro casa; a dan-no evidente degli ordini mendicanti che entra-vano successivamente in città o castello, i quali si vedevano preclusa la possibilità di impiantare proprie fondazioni in località che non avessero una superfi cie suffi cientemente ampia, o doveva-no accontentarsi delle zone meno strategiche. Di fronte a varie rimostranze, nel 1268 il privilegio viene ridotto da 300 a 140 canne, una distanza comunque ancora rispettabile.30 La questione delle trecento canne interessò an-che gli Agostiniani di Fano. L’ubicazione di San-ta Lucia non era la migliore per fare una esatta triangolazione tra le chiese di San Francesco, San Domenico e la futura Sant’Agostino. Santa Lu-cia si trova vicino a San Domenico, con rischio di reciproco fastidio. L’Amiani fa risalire fi n dal 1270 la contrarietà dei Domenicani all’insedia-mento degli Agostiniani in Santa Lucia.31 Non è chiaro se i Domenicani si siano dimostrati con-trari al semplice trasferimento degli Agostiniani a Santa Lucia, oppure ai lavori di ingrandimento del convento e della chiesa, che questi dovettero iniziare poco dopo l’ingresso in Santa Lucia.Fatto si è che nel 1271 accade un fatto tanto ina-spettato quanto intrigante e senza una motiva-zione esplicita. Il 27 agosto 1271 il Podestà di Fano occupa manu armata la chiesa di Santa Lu-cia. Facciamo parlare il documento relativo. “Nel monastero o chiostro della chiesa di Santa Lucia,

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presso il convento dei Frati Eremitani”, presenti Uguccione di Amatore, Lancitta di Montegaio, Ugo Ugolucci, Onesto di Ugone Onesti, Gio-vanni Cacciatori ed altri testi chiamati e con-vocati, il Sig. Filippo de Saxo, podestà di Fano, entrò armato con alcuni suoi soldati dentro il convento dei Frati eremitani. Chiese ai frati che avevano il possesso della chiesa di Santa Lucia di Fano, di consegnarla per conto e in nome del Comune di Fano, “ad hoc ut omnis rumor cessa-ret et amplius non fi eret” (per far cessare defi ni-tivamente ogni rumore o subbuglio). Il sindaco (economo) del convento, a nome di tutti, pro-testò formalmente per questo sopruso, invitan-dolo a non fare violenza a nessuno dei presenti, essendo egli e la comunità tutta sotto la prote-zione della Sede Apostolica. Il Podestà insiste nel voler prendere possesso della chiesa a nome e per conto del Comune di Fano. Assicuratili che lo avrebbe fatto senza voler pregiudicare i loro diritti sulla chiesa e convento, gli Agostiniani ce-dettero alla richiesta stilando un formale atto di presa in consegna della chiesa.32 Non sappiamo interpretare le motivazioni e le fi nalità di quanto riportato. È stata un’iniziativa del Comune per non aumentare il subbuglio cre-atosi o una richiesta degli Agostiniani stessi per cautelarsi di fronte a possibili imprevisti? Non conosciamo neanche le conseguenze e gli svilup-pi del fatto. A meno che un ultimo documento pervenutoci, datato 5 ottobre 1271, che risul-ta risolutivo e defi nitivo per il possesso di San-ta Lucia da parte degli Agostiniani, non ne sia il conclusivo corollario. Si tratta di un’ulteriore conferma vescovile della cessione di Santa Lucia agli Agostiniani, con l’aggiunta, questa volta, del-la cessione anche della parrocchia, che preceden-temente se l’era riservata il vescovo.L’istrumento viene redatto nel palazzo vescovile dal solito notaio imperiale Mercato. Il vescovo Morando, oltre a riconfermare la cessione della chiesa di Santa Lucia, “dà, cede, concede, dona e consegna” a fra Raynaldo da Civitanova, sindaco dell’Ordine dei frati eremitani di Sant’Agostino,

a nome e per conto dell’Ordine, “l’intera Parroc-chia di Santa Lucia”, con i beni mobili e immo-bili, pertinenze, riconoscendo ai frati il diritto e dovere di amministrare liberamente tutti i sacra-menti ecclesiastici. I frati si impegnano a dare annualmente al vescovo, nella festa di Santa Lu-cia, una libbra di cera per la cessione della chiesa; e per la cessione della parrocchia e il diritto alla decima di dare ogni anno, per la festa di Santa Maria d’agosto, una quartarola di grano e una di fava, che potranno essere restituite in cambio di cinque grossi veneziani.33 Abbiamo una notizia che conferma la piena at-tività della comunità degli Agostiniani in Santa Lucia. Il 22 marzo 1288 il vescovo di Fano Bor-romeo concede ai frati eremitani di Santa Lucia l’indulgenza di un anno e 40 giorni alla Fraternità di uomini e donne che è stata costituita in Santa Lucia, ogni ultimo venerdì di ogni mese e nelle Feste di Sant’Agostino e Santa Lucia e rispettive ottave. Si tratta del gruppo del Terz’Ordine, op-pure di una confraternita.34

Un evento particolare è costituito dal Capito-lo provinciale della Provincia della Marca An-conitana che viene celebrato proprio a Fano, nel convento di Santa Lucia, nel settembre del 1290. La scelta della città e del luogo non do-vette essere stata casuale. La presenza di un’as-sise che riuniva frati provenienti da varie città delle Marche intendeva probabilmente lanciare un messaggio in favore della contrastata presen-za degli Agostiniani a Fano, dare alla comunità un maggior peso politico a livello cittadino, e preparare il terreno per i lavori di ampliamento del convento e della chiesa.Al capitolo sono presenti il Provinciale della Marca d’Ancona fra Matteo de Follis di Came-rino, i 4 defi nitori e i 4 lettori della Provincia, i priori e i defi nitori di ciascun convento della Provincia che sono in numero di 23. Come rap-presentanti del convento di Fano partecipano “fratre Spene priore loci de Fano et eius disscre-to fratre Matheo”. Complessivamente parteci-pano al Capitolo 55 frati.

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I capitolari nominano fra Romano da Fano, fra Valentino da Osimo e fra Bartolomeo da Off a-gna procuratori per la vendita dei possedimenti di tutti i conventi della loro provincia, e in par-ticolare del convento e dei possedimenti di Piag-giolino nella diocesi di Senigallia.35

Questa decisione riveste una importanza parti-colare nella questione che allora, alla fi ne del sec. XIII, agitava tutti gli Ordini mendicanti (e non solo i francescani) sul problema di come inten-dere e vivere la povertà come ordini mendicanti. Povertà solo personale o povertà anche istituzio-nale? I conventi potevano possedere beni? Le pro-prietà dei conventi (terreni, vigne, boschi, case) sono compatibili con la “povertà mendicante” che è la caratteristica degli Ordini, detti appunto “mendicanti”, sorti nel sec. XIII in contrapposi-zione agli Ordini monastici preesistenti?Gli storici agostiniani sono concordi nell’aff er-mare che la decisione di questo Capitolo pro-vinciale celebrato a Fano fu veramente profeti-ca, perché decise che venissero venduti, a cura dei tre frati nominati procuratori, i beni immo-bili di tutti i conventi che non insistevano im-mediatamente nell’ambito conventuale (bosco, orto o campo che sia) e che venivano coltivati direttamente dai frati.Singolare il fatto che nel documento in questio-ne, che riguarda tutti i conventi della Provincia delle Marca Anconitana, ben quattro volte viene nominato il convento di Santa Lucia di Fano, come per far comprendere a qualcuno che il con-vento di Fano stava a cuore alla Provincia.36

A proposito di archiviPrima di continuare a narrare le vicende degli Agostiniani a Fano lungo i secoli, è necessario soff ermarci a parlare delle vicende, in generale, degli archivi religiosi che lungo la storia hanno subito una serie di traversie, e che il più delle volte hanno fatto perdere le loro tracce, lascian-do gli storici senza il materiale base per le loro ricerche e studi.È un peccato che nel formulario dettagliato, in-

viato a tutti i conventi italiani dalla Congrega-zione romana dei Regolari nel 1650, non ci fosse stata una domanda specifi ca riguardante lo stato dell’archivio e della biblioteca del convento. Lo scopo dell’inchiesta era economico- fi nanziario e perciò non c’è da meravigliarsi della mancanza di una domanda siff atta. È stata però una grande occasione mancata.Alcuni degli 83 insediamenti agostiniani presenti nelle Marche nel sec. XVII, presi in considerazio-ne da Massimo Cicconi nel suo studio sulle rela-zioni dei conventi previe alla soppressione inno-cenziana del 1652,37 dicono esplicitamente che il loro archivio è inesistente e le “carte antiche” di interesse per il convento sono andate perdute per le cause più disparate: incendi, terremoti, guerre. C’è da considerare che la maggior parte della do-cumentazione pervenutaci dai tempi più remoti sono eminentemente, se non esclusivamente, a carattere economico e giuridico, tendenti ad assi-curare e a tramandare i diritti e i privilegi conces-si dalle autorità, oppure gli istrumenti giuridici e legali aventi come oggetto lasciti, testamenti, contratti di vendita o acquisto, di affi tto, di enfi -teusi, concessioni, esenzioni, diritti acquisiti, ecc. I libri delle decisioni capitolari, che potevano gettare una luce sulla vita delle comunità, sono una realtà piuttosto recente. Quando inoltre si parla degli Ordini Mendican-ti, occorre considerare che, a paragone delle ab-bazie e dei priorati degli Ordini monastici, le loro case hanno una consistenza di beni e di ammi-nistrazione molto inferiore e molte volte limita-ta, con poche transazioni (sono queste ultime le occasioni che generano documentazione); molte case sono piccoli romitori o conventi, con pochi membri, e con scarsa rilevanza politica, sociale ed economica nel territorio in cui sono ubicati: la loro è stata una storia “piccola” che il più delle volte non ha lasciato alcuna traccia scritta.Detto questo, c’è da aff ermare che, a partire dal sec. XVI, per merito anche del Concilio Tri-dentino, c’è stata più attenzione nell’ammini-strazione dei beni, nella conduzione delle co-

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Gli insediamenti degli agostiniani nelle Marche

tra XIII e XVII secolo(dal Cicconi, 1994)

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munità e in generale nel campo della cultura. Ciò ha permesso ai conventi di arrivare alla fi ne del XVIII generalmente con ricchi archivi e bi-blioteche. L’occupazione francese di fi ne ‘700, la soppressione napoleonica degli enti religiosi negli anni 1803-1810, e infi ne la soppressione del governo italiano negli anni 1860-70 hanno disperso gran parte degli archivi.Per quanto riguarda gli Agostiniani di Fano, sap-piamo che il convento di Santa Lucia – Sant’Ago-stino aveva un ricco archivio. Se molta docu-mentazione antica ci è pervenuta, lo dobbiamo all’Amiani e ad altri storici e studiosi fanesi del sec. XVIII che l’hanno trascritta dagli originali.38 Ma l’archivio è scomparso. Quando e come? “Nella soppressione di Napoleone I nel 1809 Fradelloni Girolamo portò via dal soppres-so convento [di Santa Maria del Soccorso in Cartoceto] due carri di libri; fra tant’altre cose di valore vi era questa, che dopo vent’anni si rinvenne…”.39 Casualmente, nella Biblioteca Nazionale di Parigi, ho potuto rintracciare alcu-ne carte provenienti dal convento di Cartoceto. Quanti beni librari ed archivistici italiani hanno preso la via della Francia? E c’è chi ha traman-dato che, nelle loro lunghe marce, i soldati uti-lizzavano i libri per scaldarsi. La stessa cosa potrebbe essere avvenuta all’archi-vio del convento di Fano, che prima è stato occu-pato dalle truppe francesi e poi è stato soppresso dal decreto napoleonico del 1810.C’è da dire anche che i religiosi, in procinto di essere sfrattati dai loro conventi, hanno cercato all’ultimo momento, prima che venisse fatto l’in-ventario dei beni, di salvare le cose che riteneva-no più preziose, affi dandole alla loro famiglia o a persone di cui si fi davano, per farsele poi restitu-ire. Ogni convento e ogni monastero soppresso ha avuto esperienze di questo tipo. Con la conse-guenza che, perdurando la situazione di chiusura delle comunità e con la morte dei religiosi, quan-to affi dato ad altri non venne più restituito.Nella soppressione napoleonica alcuni conventi sono stati immediatamente trasformati ad usi

militari o civili: in questo caso i beni dei con-venti, mobili e immobili (compresi la bibliote-ca e l’archivio?) vennero messi all’asta, mente i beni mobili delle chiese vennero messi a dispo-sizione delle rispettive diocesi che li ha affi dati ad altre chiese. I conventi invece che, soppressi da Napoleone, sono stati riaperti al loro uso re-ligioso dopo il 1815, sono rientrati in possesso di quei beni che nel frattempo non erano stati alienati o dispersi.Migliore fortuna ha avuto il patrimonio archi-vistico conventuale, sopravvissuto al periodo napoleonico, nella soppressione del governo piemontese negli anni 1860-70. Le leggi di sop-pressione e di incameramento dei beni prevede-vano esplicitamente che il materiale archivistico e librario degli enti ecclesiastici soppressi dovesse essere trasferito presso le sedi dell’Archivio di Sta-to. Dove tuttora si trova al sicuro, anche se non sempre accessibile.40 Infi ne occorre tener presente che la dispersione di materiale archivistico e bibliotecario, ammuc-chiato senza essere stato schedato in archivi e biblioteche di enti pubblici e privati (stato, co-muni, diocesi, parrocchie, etc.), ceduto a peso a rigattieri, o gettato via o venduto come carta straccia, è continuata fi no ai tempi recenti del se-condo dopoguerra… fi no ai nostri giorni.41

A volte si pensa che copia della documentazione archivistica dei conventi si conservi anche negli archivi degli organi superiori (Provincia, Ordi-ne). Gli Ordini mendicanti sono infatti strut-turati su tre livelli: Conventi, Province, Ordine, con superiore, sede e archivio per ciascuno di questi livelli. Che cosa, dei singoli conventi, si può trovare nell’archivio dell’Ordine e nell’Ar-chivio della Provincia? Di carte vere e proprie dei singoli conventi, praticamente nulla. I conventi infatti sono autonomi e normalmente non invia-no copia delle loro carte (contratti vari) al supe-riore Provinciale e Generale. Ciò di cui si può trovare traccia sono i rapporti tenuti dal Priore Generale e Provinciale con i religiosi e le case (lettere, permessi, concessioni…). Lo stesso può

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dirsi sostanzialmente per gli archivi diocesani e per quelli delle Congregazioni romane.

La documentazione dei secc. XIV, XV e XVI riguar-danti gli Agostiniani a FanoSi son perse completamente le tracce su che fi ne abbia fatto l’archivio del convento agostiniano di Fano. Poca e frammentaria è la documentazione rintracciata negli archivi dell’Ordine, diocesano e statali, non proveniente dall’archivio conventua-le. La mancanza di documentazione non ci per-mette di seguire in modo continuativo le vicen-de storiche della comunità agostiniana di Santa Lucia, divenuta poi di Sant’Agostino in Fano, lungo i secoli fi no alla sua soppressione. Gli al-tri interventi di questo volume, che tratteranno specifi camente gli aspetti architettonici e artistici del complesso di Sant’Agostino, usufruiranno di altre fonti appropriate per fare le loro conside-razioni e tirare le conclusioni. Mi preme però raccogliere in questo studio, anche se in forma frammentaria, a modo di tessere di un mosaico da comporre, le notizie sparse che sono riuscito a riunire dalle varie fonti, mettendole semplice-mente in ordine cronologico. Potranno essere utili per confronti e conferme.1323 – Alla pubblicazione in Fano della lettera di Giovanni XXII contro Ludovico il Bavaro era presente “frater Angelus prior Sancte Lucie”.42 1360, 29 marzo – Nel chiostro di Santa Lucia fra Barnaba da Tolentino, priore provinciale della Marca d’Ancona, scelto dalle due parti (“arbiter, arbitrator et amicus comunis electus concorditer et assumptus”) fa un arbitrato tra fra Gentile Gen-tilucci da San Ginesio, procuratore del convento agostiniano di Santa Maria Nova di Fabriano, e donna Bellafi ore vedova di Nicoluccio Clarini di Firenze, per il possesso di una vigna.43 1381, 19 agosto – Testamento di don Paolo Gui-ducci da Fossombrone, canonico della chiesa di Fano, con diversi legati a favore della chiesa ago-stiniana di Santa Lucia.44 1388 – Il Priore di Santa Lucia fra Paolo di Anto-nio di Fano e il sindaco (economo) fra Antonio di

Bartolo di Montefortino si accordano per pagare, anche per gli arretrati, una libra di cera all’anno al vescovo nella festa di Santa Lucia.45

1389, 14 febbraio – “Concessimus licentiam ve-nerabili viro domino Petro episcopo Fanensi [1389-1394] tenendi duo fratres nostri ordinis sub forma noviter introducta”.46 1389, 30 maggio – Il Priore Generale Bartolo-meo Veneto incorpora alla comunità di Fano fra Antonio da Montefortino con l’indicazione che alla sua morte metà dei beni “sibi ab Ordi-ne concessorum” resti alla comunità di Fano e l’altra metà venga consegnata alla comunità di Montefortino.47

1392, 28 dicembre – Il Priore Generale Bartolo-meo da Venezia ingiunge al priore del convento di Corinaldo, fra Bono da Pesaro, di assegnare a fra Nicola da Fano, baccalaureato in teologia e lettore delle Sentenze, attualmente reggente del convento di Fano, la somma di 12 ducati per l’insegnamento da lui svolto nei passati anni per incarico del Provinciale della Marca d’Ancona.48

1393, 28 aprile – Il Priore Generale Bartolomeo da Venezia “de gratia speciali” affi da a fra Nicola da Fano, maestro in teologia, la cura e il governo del convento di Fano e del convento di Monte Osso [Mondolfo?], nominandolo suo commissa-rio “per vigilare sul priore e sui membri (delle due comunità) tutte le volte che sarà opportuno”.49

1409 – Sulla porta principale della chiesa di Sant’Agostino vi è la lapide che ricorda la sua con-sacrazione, evidentemente a conclusione di un in-tervento piuttosto importante: Templum hoc / in honorem sancte Luciae virg. et mart. / antiquitus constructum / Antonius David Eps. Fan. conse-cravit / Ann. Domini MCCCIX III idus aug. / Fr. Jo.Ord. Erem. S. Aug. / ne tantae rei memoria / diutius in obscure maneat PP an. MDCXLVI.50

1420, 11 ottobre – Il Priore Generale Agostino d’Ancona da Rimini incarica fra Nicola da Cori-naldo di mediare nella lite sorta tra il convento di Fano e una certa Santella da Fano per la questio-ne di un possedimento.51

1420, 19 ottobre – Il Priore Generale Agostino

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d’Ancona concede al convento di Fano di poter vendere una vigna in fondo Marani o Albignani, per poter riscattare alcuni beni della sacrestia dati in pegno, “quae ad usuram sunt”.52

1435, 30 settembre – Il Priore Generale Gerardo da Rimini affi da a fra Giovanni da Fano, “bibli-co” (dottore di Sacra Scrittura o “maestro in sacra pagina”), la cura del convento di Fano “ut possit ibidem providere de capite e membris quando-cumque fuerit oportunum”.53 1437, 19 giugno – Il Priore Generale Gerardo da Rimini scrive una lettera al Provinciale della Marca Anconitana, al M° fra Domenico de Rotis comunicandogli di aver destituito da ogni inca-rico dell’Ordine il biblico fra Giovanni da Fano, “propter quoddam horrendum scelus quod com-misit”. Lo ha privato inoltre della voce attiva e passiva, del possesso e amministrazione di ogni bene che gli sia stato affi dato dall’Ordine o dal convento. Ha diff erito le altre pene previste fi no a quando non sarà meglio informato dei fatti.54

1437, 26 luglio – Il Priore Generale Gerardo da Rimini in una lettera scritta al Provinciale e ai fra-ti della Provincia della Marca d’Ancona annuncia di aver ricevuto da parte del dottore in utriusque iuris Nicola de Ariostis, luogotenente del “ma-gnifi co e potente signore Sigismondo Pandolfo Malatesta”, la garanzia dell’innocenza di fra Gio-vanni da Fano, tramite una lettera scritta dallo stesso Signore Malatesta. In conseguenza annulla la lettera del 19 giugno, reintegrando in pieno fra Giovanni nei precedenti incarichi. Il giorno dopo, 27 luglio, lo stesso Priore Ge-nerale invia una lettera alla comunità di Fano, ingiungendo al priore di dare a fra Giovanni quanto gli spetta, e intimando a fra Giovanni di non vendere o toccare i beni del convento e della sacrestia a lui non spettanti, pena di ricadere nei provvedimenti presi con la lettera del 19 giugno, ingiungendogli inoltre di pagare di tasca sua le spese fatte per la sua difesa nei giorni precedenti (“et omnes expensas factas in litigio tractato his diebus faciat ipse et non conventus”).55

1438, 26 gennaio – Il Priore Generale Gerar-

do da Rimini ordina al Provinciale della Marca d’Ancona fra Domenico de Rotis di recarsi per-sonalmente o di inviare una persona idonea al convento di Fano per una visita uffi ciale e per in-dagare sui fatti recentemente avvenuti “et visitet eum super ibidem nuperrime commissa maliter et reos recta equitate puniat, insontes vero resti-tuat pristine fame et honori”.56

1438, 16 aprile – Il Priore Generale Gerardo da Rimini da Ferrara ordina ancora al Provinciale della Marca d’Ancona di recarsi nel convento di Fano e di fare in modo che a fra Giovanni da Fano vengano restituiti integralmente i beni con-cessigli dall’Ordine. Inoltre indaghi su un furto avvenuto nello stesso convento, e “se fra Andrea, priore di … [Britanis? o Brettini?], risultasse col-pevole lo giudicasse secondo coscienza e la gravi-tà del fatto; se risultasse innocente, lo reintegrasse nel suo priorato e nella sua innocenza”.57

1438, 30 aprile – Il Priore Generale ordina al convento di Fano, in lite con un certo Bartolo di Fano per una proprietà, che ognuna delle due parti scelga una persona esperta perché approfon-discano il caso, se si sia trattato di qualche errore, e lo informino prima di procedere con altri passi o di arrivare ad una sentenza.58

1438, 16 luglio – Il Priore Generale ordina “in meritum sancte obedientie” al Provinciale Do-menico de Rotis che faccia restituire integral-mente al biblico fra Giovanni da Fano i beni ad esso spettanti, pena la nomina di un Vicario generale.59

1438, 27 luglio – Il Priore Generale scrive a fra Giovanni da Fano che, se per comporre la que-stione dell’anno precedente si era accordato con la parte avversa, “per interposizione del Magnifi -co e potente signore Sigismondo Malatesta”, che avrebbe pagato lui i 30 ducati, ora li paghi “sub pena rebellionis” (altrimenti “procedemus ad graviora”), a fra Bartolo di Fano e al Procuratore dell’Ordine fra Giovanni da Amatrice.60 1438, 2 ottobre – Il Priore Generale ordina al Provinciale fra Domenico de Rotis, “sub pena nostre rebellionis” di andare ancora a Fano per

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verifi care l’equità delle spese fatte per una certa controversia l’anno precedente, e “renda a cia-scuno il suo, affi nché su ciò non veniamo più molestati”.61

1439, 8 gennaio – Il Priore Generale invia ancora una lettera al priore del convento di Santa Lucia, fra Luca da Fano, perché a fra Giovanni da Fano venga restituito quanto gli era stato preceden-temente confi scato e che anche a fra Bartolo da Fano venga restituito ciò che gli spetta.62

1439, 16 aprile – Saputo che la comunità di Santa Lucia è rimasta contenta di fra Giovan-ni da Fano, il Priore Generale revoca e annulla defi nitivamente il sequestro dei beni fattogli in passato nella città di Fano per il bene dell’Ordine e demanda al Provinciale della Marca d’Ancona l’esecuzione del provvedimento.63

1439, 1 giugno – Il Priore Generale conferma a fra Giovanni nel convento di Fano l’uso della camera concessagli dal convento.64

1441, 10 aprile – Il Consiglio Generale di Fano chiede che a Santa Lucia venga introdotta l’osser-vanza. “Item, deliberaverunt, et fi rmaverunt quod scriberetur Provinciali seu Priori Generali Ordinis Heremitarum S. Augustini quod velit et conten-tetur, ad complacentiam et gratiam Comunitatis et Civium Fanensium, quod locus S. Lucie de Fano sit locus observantiae Fratrum Heremita-rum Ordinis S. Augustini, ubi venire et stare pos-sint aliqui devote fratres dictae observantiae, vitae honestae et bonae famae, pro salute animarum et honore predicte Civitatis Fani et loci predicti; et commiserunt curam scribendi facere, pro par-te Comunitatis, domino Ioanni de Alevolinis et Ioanni Francisco de Bertotiis, qui hanc rem solli-citaverunt et scribere fecerunt litteras opportunas per me Cancellarium infrascriptum dicto Priori seu Provinciali in bona forma, etc.”.65

1462, 3 luglio – Il Priore Generale Guglielmo da Firenze concede al biblico fra Giovanni di Fano di poter tenere un servitore nella sua ca-mera e di consumare i pasti nella stessa camera, senza alcun impedimento da parte di un infe-riore al Generale stesso.66

1468, 21 gennaio – Il Priore Generale Guglielmo da Firenze, su richiesta del Vescovo e dei Signo-ri della città, nomina suo Vicario nel convento di Fano fra Alessandro d’Ancona con l’autorità che si usa concedere ai Vicario e con l’obbligo di accogliere con il dovuto onore il Provincia della Marca d’Ancona quando verrà a visitare la comu-nità e con l’obbligo di consegnare al Provinciale la tassa dovuta alla Provincia.67

1473, 4 luglio – Il Priore Generale Giacomo dall’Aquila fa conventuale di Fano fra Pellegri-no da Pesaro.68

1481, 11 luglio – Il Priore Generale Ambrogio da Cori conferma la sentenza data da alcuni uf-fi ciali del Generale di 8 ducati a favore del con-vento di Fano contro il convento di Monte Off o (Mondolfo?).69

1482, 29 maggio – Il Priore Generale Ambrogio da Cori conferma l’affi liazione a Fano di fra Ge-rolamo da Brescia.70

1490, 24 maggio – Il Consiglio dei 25 decide di ricorrere al superiore contro i frati di Santa Lucia.“Congregatum fuit Consilium XXV Magnifi ce Civitatis Fani…(In margine) Contra fratres S. Lucie – Item, pro-posuit idem Dnus. Priori Franciscus de Marchet-tis, qualiter ad eorum aures pervenit quod fra-tres existentes in monasterio S. Luciee de Fano dissolute et inhoneste vivunt et multa schandala committunt quotidie simul rixantes, et propterea esset providendum super hoc, tam pro honore Dei quam etiam pro honore illius Relligionis. Super qua proposita multa dicta fuerunt; tamen, nihil aliud conclusum fuit, nisi quod scribatur ad eorum provincialem quod velit eos vel corrigere vel removere ab hoc loco”.71

1490, 24 giugno – Richiesta di un sussidio da parte del convento Santa Lucia di Fano “Con-gregatum fuit speciale Consilium Magnifi ce Civitatis Fani in sala magna palatii solite resi-dentie Magnifi corum Priorum etc. – Item, fuit etiam obtentum per omnes fabas, ut transeat ad Consilium generale supplicatio Fratrum S. Augustini, petentium sibi elimosinam fi eri pro

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reparatione cuiusdam muri, qui cecidit”.72 1490, 27 giugno – Il Consiglio generale di Fano concede un sussidio al convento di Santa Lucia.“Convocatum fuit Consilius generale etc. – Lec-ta postmodum supplicatione fratrum S. Augu-stini. Petensium sibi dari in elymosinam aliquod subsidium pro reparando quodam muro diruto, et posito partito obtentum fuit ut dictis Fratribus et Conventui S. Augustini, amore Dei, dari de-beant due salme de grano Comunis, tribus fabis in contrarium facientibus non obstantibus”.73

1491, 7 gennaio – Il Consiglio speciale di Fano chiede la riforma dei frati di Santa Lucia.“Convocato speciali Consilio, more solito, in camera Dom.um Priorum in quo interfuerunt Dnus Potestas, Magnifi ci Priores et infrascripti Consiliarii, videlicet, etc.Quibus sic congregatis proposuit prefatus Dnus. Confalonerius qualiter multi cives et etiam ali-qui Religiosi dixerunt dictis Dominis Prioribus, quod esset benefactum providere quod Fratres Conventuales S. Augustini, qui disolute vivunt, removerentur a dicto Conventu et in illo po-nerentur Fratres de Observantia dicti Ordinis, et dare super hoc aliquam instructionem, sive commissionem, Oratoribus ad Urbem de pro-ximo destinandis. Super qua proposita Dnus. Petrus Lodovicus, arrengando, dixi quod, licet ipse de tali re non sit multum informatus, tamen existimat quod sit querendum omni cum instantia ut fratres de Observantia ponantur in dicto loco, prout fac-tum fuit in multis locis.Dnus. Iohannes Baptista Martinotius confi rma-vit dictum suum, dicendo quod fi at provisio per viam Oratorum, ut dicti Fratres male viventes re-moveantur et loco eorum ponantur in dicto loco Fratres observantini eiusdem Ordinis.Et, ut res ista sit secreta et non perveniat ad au-res dictorum Fratrum, delatum fuit iuramen-tum omnibus ibidem existentibus de non reve-lando aliquid in tali negotio, donec non fuerit tempus idoneum.Deinde, posito partito quod cuicunque placet

quod ponatur in instructione Oratorum, qui de proximo sunt ituri ad Urbem, ut procurent cum omni instantia, tam cum Generali fratrum dicti Ordinis quam cum quocunque alio eis visum fuerit, ut de loco S. Lucie de Fano et de loco Brettinis removeantur fratres conventu-ales, attenta eorum vita, que est mali exempli, et ponantur in utroque loco Fratres Observantini eiusdem Ordinis, pro honore omnipotentis Dei et pro animarum salute, ponat fabas etc. Et, datis ac redditis fabis, obtentum fuit per omnes fabas, numero XVIIII. – Fol. 126-128.74

1491, 18 febbraio – Anselmo da Montefalcone scrive al Priore seu Vicario del convento di Fano per dare il permesso ad una mantellata dell’Ordi-ne, una certa Costanza vedova di “Batte El Tor-to”, di potersi confessare fuori dell’Ordine.75

1491, 10 aprile – Consiglio generale: Gli amba-sciatori inviati a Roma dal Consiglio, Bartolo-meo de Gabriellis, Pietro Giangoli Vite e Matteo Martinotti, per sbrigare gli aff ari che erano stati loro affi dati 68 giorni prima, di ritorno da Roma danno conto al Consiglio della loro missione. Nella relazione non si parla però degli Agostinia-ni e della richiesta di introdurre la riforma.76

1491, 15 maggio – Concessione di un sussidio al convento di Santa Lucia.“In generali Consilio – Lecta supplicatione Fra-trum Sancte Luciae petentium, amore Dei, sibi concedi sex fl orenos monete de pecuniis Comu-nis, facta sibi fuit gratia de tribus fl orenis, ut possint selicare, matonare seu sternere et facere pavimentum sub lodiis claustri Conventus S. Augustini.77 1491, 25(?) maggio – Il Consiglio discute la pro-posta del Gonfaloniere di invitare a predicare a Fano per la prossima Quaresima l’agostiniano Pa-dre Maestro Nicola da Fano, “qui est vir excellens et valde gratus in predicando” […] “Demum, posito partito, obtentum fuit, fabis quatuor non obstantibus, quod Magnifi ci Domini Priores de-beant hortari et orare prefatum Predicatorem ut, ad complacentiam huius comunitatis, velit con-tentari et conari venire ad predicandum in hac

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Civitate hac quadragesima, et quod prefati Ma-gnifi ci Domini Priores circha hoc utantur omni diligentia.78 1515, 5 giugno – Lettera del Priore Generale al Vicario episcopale di Fano. “Vicarium Episcopi Fanensis ac dominum Philippum canonicum iudices instituimus, ut videant si permutationes fi endae a priore fratre Gregorio sint cum evidenti monasterii utilitate, quod si non sint eas fi eri ne-quaquam permittant”.79

1524, 15 agosto – Si segnalano alcuni abusi in conventi della Provincia della Marca Anconita-na, a Fossombrone, Urbino, Brettino e Fano. “In monasterulo Bretinensi ubi vivere dicuntur duo adulterinae monetae cusores et alchimicis consumitionibus (sic!) intentos; in monasterio Fanensi omnia perturbat frater quidam Grego-rius, semper religioni et eius rectoribus rebel-lis…” e nomina il M° Sebastiano visitatore ge-nerale di detti conventi.80

1535 – Nella chiesa di Sant’Agostino di Fano venne istituita la “Santa Unione”, per riportare la pace nella città.81

1545, 28 aprile – Da poco a Cartoceto è morto fra Battista e il Priore Generale affi da alla Pro-vincia della Marca Anconitana la continuazione della sua opera.82

1547, 11 novembre – Al Provinciale Piceno per la riforma nel convento di Fano.“Ven. mag. Aegidio Pisaurensi Piceni Provincia-li respondentes, laudavimus diligentiam suam quam in restituendis provinciae monasteriis et corrigendis vitiis utebatur. De conventu Fanensi scripsimus ut si prior quod sui offi cii erat non exequeretur, alium institueret qui idoneus esset ad illum reformandum, restituendum et cum gratia illorum civium gubernandum”.83

1553, 2 settembre – Ven. Provinciali Piceno. Mandavimus etiam ven. provinciali Piceno, ut pecuniam quandam conventus Fanensis in ar-chivio vel deposito, ut aiunt, dicti loci reservan-dam eo usque curaret, quousque fi rmus fundus ex ea emeretur, exacteque provideret, ne dicti loci bona dilapidarentur, addentes nobis alla-

tum esse fratrem quendam dictum “El Vagnet-to” nullius prudentiae virum melioribus semper provinciae locis praefi ci non sine illorum iactu-ra. Curaret itaque hanc in rem numquam sibi coniiciendum esse”.84

1556, 26 giugno – Dedimus per literas fratri Eusebio Fanensis lectori, priori conventus nostri Fanensis, ius nostrum pertractandi negocium quoddam de turri quadam una cum syndicis conventus ita ut conventui meliori qua possit ratione consuleretur et rem ipsam reverendo episcopo [Pietro B. Bertano OP, mutensis 1537-1560] plurimum commendavimus”.85

1561, 5 dicembre – “Il Generale degli Agosti-niani, informato che nel convento di Brittino si era rilassata la vita religiosa, lo sottomette al con-vento di Santa Lucia di Fano. La bolla di questa sommessione esiste nell’archivio di Sant’Agosti-no di Fano”.86 1561, 5 dicembre – Il Generale Cristoforo da Padova unisce il convento di Brettino a quello di Fano.Tridenti, 5 decembris 1561. De unione con-ventus Fanensis et conventus Brittinensis. Ob multas dignas rationes conventum Brittinensem cum conventu nostro Fanensi sub titulo sanctae Luciae univimus et incorporavimus, et ipsum perpetuum membrum eiusdem conventus fe-cimus. De hac nanque unione ad nos facienda literas miserunt universitas et gubernator nec non reverendus vicarius reverendissimi episcopi [Ippolito Capilupo, 1560-1567, Eubel III, 194.] civitatis Fani, et etiam supplicarunt, quam unio-nem cum consensu patrum utriusque conventus et nostra quoque auctoritate fecimus. Quod qui-dem monasterium, cum in suburbano positum sit, exulibus et relegatis admodum expositum est, qui sepe sepius bona dicti conventiculi di-ripiunt et fratres illic degentes, ultra quod non eam vitam ducebant, quam religiosos decet, non sunt tuti neque securi. Propterea ob hanc unio-nem commodum et utilitatem dicti conventus resultari non dubitamus, cum omnia bona ip-sius primo in conventu Fanensi conservari pote-

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runt, et sic a predonibus tuta erunt. His tamen sequentibus conditionibus eiusmodi unionem fecimus, videlicet quod: - Prior dicti conventus Britinensis a conventu

Fanensi dependeat, quem et virum religio-sum, Deum timentem esse semper decrevimus socium que etiam probatae vitae et eiusdem or-dinis secum haberet, qui divino vacet offi cio et ad minus singulis diebus festis sacrum faceret, qui, si bene non se gereret, etiam a patribus con ventus Fanensis ab offi cio prioratus absolvi posset.

- Qui etiam prior Britinensis de fructibus con-ventus tantum haberet, quod suis necessitatibus subvenire posset ac valeret, similiter et socius eius, quemadmodum alibi fi eri consuevit.

- Quem negocia pro lucro faciendo sub poena mox expulsionis a loco illo exercere nolumus neque illuc infames personas viros ac mulieres sub quovis fucato colore conducere sub eadem poena praesumeret.

- Quem locum a patribus Fanensibus, cum opus esset, si ruinam aliqua ex parte minaretur in-staurari volumus et quoad vineas, oliveta, hor-tum et huiusmodi diligenter coli decrevimus.

- Cuius conventus administrationis rationem ve-nerabili provin ciali reddi colectamque solitam solvi mandamus.

- Advennas illuc quoque adventantes hospitio suscipi et, ut decet, iuxta facultatem conventus tractari benigne placet.

- Antiquas etiam ac laudabiles consuetudines loci ipsius tolli nolumus.

- Cuius redditus, qui superfuerint, in utilitatem tam ipsius con ventus Britinensis, quam Fanen-sis converti decernimus.

- Quod si haec omnia observata non fuerint, di-smembrari ac dividi a conventu Fanensi sanci-vimus, cum non melioris conditionis fuerit esse unitum, quam divisum comperiatur.87

1561, 28 dicembre – Il Priore di Pesaro non s’in-trometta nell’unione di Brettino a Fano.Tridenti, 28 dec. 1561. Priori Pisaurensi, magi-stro Nicolao Elparensi vicario provinciali ab ipso

provinciali instituto, in meritum sanctae obe-dientiae inhibuimus, ne in illa unione conventus Britinensis et Fanensis se intromitteret, sed patri-bus conventus Fani claves et inventaria omnium bonorum et stabilium et mobilium assignarentur et rationes administrationis illius prioris tunc praesentis redderentur.De eadem causa et sub eodem tenore ad provin-cialem provinciae, magistro Iacobo Elparensi, scripsimus. Nam haec erat voluntas nostra.88

1563 – “[…] Ranuccio da Tarano Vice-Legato della Romagna pel Cardinale Borromeo da lui spedito per conchiudere il trattato di pace. Trat-tenensi il Vice–Legato in Città fi no alla fi ne del Giugno non tanto per procurare il cangiamento dell’inclinazione de’ Castelli del nostro Contado di qua dal Metauro, stato fi n qui in continui li-tigj col nostro Pubblico, ma ancora assistere alla solenne funzione de’ Frati Agostiniani fattosi nel benedire le fondamenta della nuova Fabbrica dell’ingrandimento della loro Chiesa di Santa Lucia nella parte dell’Altar Maggiore, cui aggiun-sero le due Cappelle dell’Angelo Custode, e di SanTommaso di Villanova”.89

1602 – “Nel mentre i PP. Agostiniani colle limo-sine del pubblico rifabbricarono la Cappella della Beata Vergine delle Grazie, i Magistrati ristoraro-no la Fortezza.90 1603 – Avviene un furto di particole consacrate nella chiesa di Sant’Agostino di Fano. La sacra Congregazione affi da la questione al Vicario Ca-pitolare di Fano, con facoltà di interrogare tutti i religiosi e di carcerarli se colpevoli.91

1640 – Fino a questo anno gli Agostiniani aveva-no nella chiesa la “scola dei Bombardieri” e face-vano la festa di Santa Barbara.92

La Relazione del 2 aprile 1650Di particolare importanza per la storia dei con-venti agostiniani sono le “Relazioni del 1650”, la risposta ad un questionario molto particolareg-giato che, per ordine della Sede Apostolica, tutti i conventi degli Ordini Religiosi in Italia hanno dovuto compilare ed inviare. Le relazioni hanno

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costituito la base di studio per la soppressione dei piccoli conventi, decisa e attuata da Innocenzo X due anni dopo, nel 1652. Le relazioni sono importanti perché danno informazioni utili – le uniche esistenti in molti casi – per la storia, la situazione edilizia del momento, lo stato econo-mico, fi nanziario e del personale di ogni singolo convento, con la possibilità di fare dei confronti, essendo le relazioni composte su uno medesimo canovaccio.93

La relazione del convento di Fano porta la data del 2 aprile 1650 ed è fi rmata dal priore fra Vin-cenzo Bonaugurio, dal sindaco [economo] fra Antonio Rasori e dal delegato della comunità fra Girolamo Zampetti, tutti e tre di Fano.La relazione dà le seguenti informazioni.Storia del convento. Si danno le notizie fonda-mentali dell’origine del convento94, le stesse che poi saranno tramandate dall’Amiani nella sua storia di Fano.La chiesa. È in corso la ristrutturazione generale della chiesa antica di Santa Lucia. “La chiesa anco di presente continua sotto il titolo di Santa Lucia la quale, per essere di struttura antica, con l’aiuto de’ benefattori si va reducendo allo stato moder-no”. “La chiesa, essendo fatta all’antica, quest’an-no passato [1649] si è cominciata a modernare e da’ benefattori devoti si sono già principiati tre cappelle”. Non si sa quanto tempo ci vorrà per compiere l’opera di rifacimento e quanto verrà a costare, “facendosi d’elemosine” ed essendo i frati condizionati da esse.Il convento. Sono in corso i lavori per il rifaci-mento dell’intero convento, “benché non sii reso all’intera perfettione designata”, cioè non sia an-cora completato secondo il disegno fatto. I locali del piano terra del chiostro sono già ultimati, e comprendono “il refettorio con cucina, cucinot-to, dispensa, granaro, cantina, legnaro, stalla, con un pezzetto di orto in clausura”. Al primo piano, destinato alle abitazioni dei religiosi, dei quattro lati del chiostro ne sono stati ultimati tre, per un totale di 3 appartamenti in un lato (“il primo d’una saletta, doi camere e con studiolo” doveva

fungere da appartamento per il Priore Generale o il Priore Provinciale in visita, come di consueto per ogni grande convento; “il secondo di una sa-letta et una camera” in genere per il Priore della casa; “il terzo d’una saletta e due camerine” per l’economo della casa), 5 camere per ognuno del secondo e terzo lato. Un corridoio “fatto a tavole, sin che si faccia l’altro dormitorio” porta appun-to al lato non ancora ultimato. Ci sono ancora 5 stanze per la foresteria. Il convento “ha anco un altro appartamento d’una saletta e doi camere fuori dell’ordine et una loggia che servirà per an-dare nell’altro dormitorio non compita”.95

I religiosi di famiglia. Il 26 gennaio 1639 “dalla Congregazione de’ Vescovi e Regolari in questo convento fu prefi sso il numero de’ frati di 15 come di presente vi sono”. I frati vengono elen-cati e nominati: 10 sacerdoti, 1 chierico, 3 laici professi e 1 laico novizio.96 Dei 15 frati, 9 sono di Fano, gli altri provengono da Monte Santo, Orciano, Cartoceto, Ancona, Castelfi dardo, e Camerino.Lo stato patrimoniale. Il convento possiede 10 appezzamenti di terreni (con vigne, alberi da frutta e non da frutta, uliveti, canne) e 6 campi (prati e pascoli). La terra arativa arriva a some 68 e mezza. Oltre che dal frutto della gestione dei terreni, il fabbisogno del convento è ricavato anche da 12 “casette” date in affi tto e da alcuni censi (prestiti in denaro).La situazione economica e fi nanziaria. La rela-zione continua con un accurato resoconto delle entrate e uscite annuali, calcolato sulla media delle entrate e uscite degli ultimi sei anni.La comunità ha un debito di 260 scudi, con-tratto per il rimborso da dare in rate annuali al presunto erede di Mons. Ferdinando Scacchi, agostiniano fi glio del convento di Fano, sacri-sta pontifi cio. Il rimborso era stato concordato dal Procuratore generale dell’Ordine Agostinia-no, a nome del convento, per porre termine ad un contenzioso che si trascinava da anni, dalla morte di Mons. Scacchi tra l’Ordine e gli eredi naturali dello Scacchi.97

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Dalla relazione si deduce una situazione generale buona sotto tutti i punti di vista, in pieno svi-luppo.98 1661 – Nel 1661-1662 si procedette ad af-frescare le lunette del chiostro e a trasforma-re ulteriormente la chiesa secondo il progetto dell’architetto fanese Ludovico Giorgi, portato a termine nel 1685.99 1672, 14 aprile – “In città rovinarono più case; caddero le Torri di San Francesco, di Sant’Agosti-no, e funestissime conseguenze fu la rovina del-la Torre del Duomo ridotta a Campanile, e che il Volgo, sulla scorta delle Memorie di Fano, ha sempre creduto, che fosse fabbricata negli antichi Secoli da Belisario, fortissima per la struttura rot-tonda, e per gli muri di grossa mole”.100

1685 – “Similmente i Padri Agostiniani eransi in quest’anno impegnati a far il Volto alla loro Chiesa di Santa Lucia, e perché riuscir dovesse una sì bell’opera ancor d’ornamento della Città, il Publico vi concorse colla limosina di trenta Rubbia di grano” (Consil. all’ann. 1685, car. 43, 44).101

1735, 20 luglio – Nella chiesa di Sant’Agosti-no di Fano esiste una cappellania della famiglia Belleni.102

La soppressione napoleonica Sulle vicende della soppressione degli enti religio-si attuata in Italia nel fi nale del sec. XVIII e nel sec. XIX esiste una vasta letteratura. Per quanto riguarda l’Ordine agostiniano, maschile e fem-minile, si rimanda agli studi fatti recentemente e pubblicati negli Atti del Congresso dell’Istituto Storico Agostiniano del 2009, che aveva come argomento “Le soppressioni del secolo XIX e l’Ordine Agostiniano”.103

Mi limito quindi di riportare le vicende che ri-guardano specifi camente il convento agostiniano di Sant’Agostino di Fano, fi no alla sua defi nitiva estinzione.Inizio ricordando la presenza, nella Biblioteca Federiciana di Fano, di due raccolte di mano-scritti che mettono in luce il clima politico e ide-

ologico che hanno preceduto e accompagnato le lotte che, nel corso di un secolo, hanno portato alla fi ne dello Stato Pontifi cio, all’Unità d’Italia, alla formazione di regimi laici e liberali e, appun-to, a ripetute soppressioni degli enti religiosi. Si tratta del manoscritto Federici 15, una raccolta di scritti, interventi e polemiche anticlericali e antireligiose intercorse in Francia al tempo degli enciclopedisti e dei rivoluzionari.104 E del mano-scritto Federici 25, stravagante e polemico poe-ma di un ex gesuita, di ben 12.984 versetti divisi in ottave, sulla vita dei religiosi.105

Napoleone entrò in Fano la prima volta il 5 feb-braio 1797 alla testa di circa 7.000 soldati. I fran-cesi ritornarono a Fano il 23 dicembre. Venne costituito un governo provvisorio e proclamata la Repubblica Fanese. “La presenza francese si fece sentire soprattutto con requisizioni, tasse straor-dinarie, contribuzioni forzate. Vennero requisiti «gli argenti super fl ui delle chiese», quei pochi og-getti di culto che erano scampati alle pre cedenti requisizioni; imposta la cen sura sulla corrispon-denza delle fa miglie sospette; requisiti tutti i pan-ni e gli abiti neri; la città di Fano sottoposta ad un «prestito forzoso» di 100 mila piastre; imposte forniture di fucili, camicie e cappotti per la trup-pa, di botti (90 ne furono porta te in Ancona) e perfi no di candele di sego e di coppi”.106

Il convento di Sant’Agostino venne requisito dai francesi per alloggio delle truppe. Solo una pic-cola parte del convento venne lasciato libero per i frati, che comunque, almeno la maggior par-te, dovettero lasciare il convento. Venne fatto un primo inventario il 23 marzo 1798 per quanto riguardava denaro liquido, preziosi e beni di con-sumo, che vennero requisiti107. L’amministrazio-ne del convento venne affi data al cittadino Pa-dre Sanchioni. Nella libreria, che si trovava nella parte occupata dai soldati, vennero ammucchiati i mobili delle camere requisite: tavolini, sedie, quadri. La chiave della libreria venne consegna-ta a Padre Sanchioni. Il 29 maggio 1798 venne stilato un “Inventario fatto da noi sottoscritti per ordine del Prefetto consolare e della municipali-

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tà di tutti gli eff etti appartenenti al Convento di Sant’Agostino di Fano ed amministrati dal cit-tadino Padre Sanchioni amministratore de’ beni di ragione del detto Convento”.108 Il 27 dicem-bre 1798 (8 nevoso) “l’amministrazione dipar-timentale ordinava che i religiosi tuttora dimo-ranti nel soppresso convento di Sant’Agostino si trasferissero nel convento di Mondolfo dello stesso Ordine sotto la Comune di Sinigaglia”.109 Il giorno dopo, 28 dicembre, venne fatto un al-tro inventario dei beni esistenti nel convento, con accanto il valore monetario presunto degli oggetti inventariati.110 “Intanto le armate della seconda coa lizione an-tifrancese, composte da austriaci, russi e turchi, riconquista to il regno di Napoli, si volsero con tro la Repubblica romana e contro Ancona, rocca-forte francese nell’A driatico. Dal 18 maggio al 5 agosto 1799 a Fano fu un continuo alter narsi di sbarchi, assalti, ritirate, sac cheggi, uccisioni. Fu-rono giorni di martirio e di sangue. Sopraff atto dalle superiori forze degli imperiali, il comandan-te francese dovette ca pitolare e le truppe ritirarsi in Anco na; a Fano venne instaurato il rego lare governo comunale sotto la tute la delle armi au-stro-russe.111 I frati che avevano dovuto abban-donare il convento fecero subito la richiesta al “comandante della spedizione di Ancona”, conte di Winorvich, di poter rientrare nel possesso del convento e dei terreni confi scati. Il conte, da bor-do della nave, il 22 settembre inviò la lettera al magistrato di Fano con la postilla “Al magistrato di Fano, perché aderisca all’istanza”.112 Il 5 luglio 1800 il Priore Generale annotava nel registro la notizia pervenutagli dal suo Commis-sario nelle Marche che il convento di Fano era stato restituito all’Ordine.113 In realtà le cose an-darono più lentamente. Il convento ancora nel 1801 rimaneva “Luogo Pio del Convento de’ RR. PP. Agostiniani della Città di Fano” amministra-to dai frati, ma non ancora restituito. In fondo ad un foglio di conti annuali del convento si legge: “Attualmente vi risiedono in numero di un sa-cerdote, un fratello converso e altro inserviente,

perché detto convento fu soppresso nel tempo dell’estinto repubblicano governo, ed ora resta in amministrazione dei surriferiti, prima però della soppressione vi risiedevano in numero di dodici e più religiosi tra sacerdoti e fratelli conversi”.114

A gennaio dell’anno seguente il priore chiede alla Congregazione del Concilio la riduzione degli obblighi di messe che in questo periodo non ha potuto applicare perché “non ha goduto i frutti dei suoi beni, che furono tutti venduti, cioè Chiesa, Mobili, Arredi Sacri, Convento e suoi utensili, dei quali neppur ora gode la pro-prietà, non essendogli stati restituiti”. Chiedono anzi di essere liberato defi nitivamente di questo peso “cui è impossibile di poter soddisfare anche tornando al possesso dei suoi beni, dovendone pagare il quarto [o quadruplo?] del prezzo sbor-sato dai compratori”. La Congregazione affi da la questione al Priore Generale che concede quanto richiesto.115 Solo il 20 giugno 1802 il Priore Generale annota nel registro che l’amministrazione del convento di Santa Lucia di Fano, che era tenuta dal Magi-strato, è stata restituita ai frati del convento.116 Da un appunto risulta la notizia non verifi cabile che nel convento di Santa Lucia nel 1803 vi fu traslo-cato il parroco della cura di San Cristoforo.117

Nel 1805 Napoleone costituisce il Regno d’Italia comprendente le regioni del nord della penisola italiana. L’8 giugno viene promulgato il decreto “sull’organizzazione del clero secolare, regolare e delle monache”, che divide le corporazioni reli-giose in 5 classi: conventi dediti all’istruzione, sanità ed altri scopi di pubblica utilità; conventi e religiosi non mendicanti; conventi e religiosi mendicanti; monasteri femminili dediti all’istru-zione; altri monasteri. Gli Agostiniani furono considerati tra i conventi non mendicanti. Per essi il decreto prevedeva la concentrazione dei re-ligiosi in conventi con un numero non inferiore a 24 sacerdoti più un numero proporzionato di religiosi laici. Le Marche vennero annesse al Re-gno d’Italia nel 1808 e il decreto del 1805 non ebbe eff etto pratico.118

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Il 25 aprile 1810 veniva emanato un decreto se-condo cui, eccettuati gli enti ecclesiastici dioce-sani e parrocchiali, gli Ospitalieri, le suore della carità e le altre case per l’educazione delle ragazze, “tutti gli altri stabilimenti, corporazioni, congre-gazioni, comunie ed associazioni ecclesiastiche di qualunque sistema, sono soppresse”.119 A questo primo articolo del decreto seguono varie deter-minazioni, tra cui l’obbligo fatto a tutti i religiosi “stranieri” (cioè non nativi del luogo) di ritornare nella propria città e regione d’origine.I guai per il convento di Sant’Agostino iniziano ai primi dell’anno 1810. Il 27 gennaio un dispac-cio urgentissimo del Vice Prefetto di Pesaro al Podestà di Fano comunica che il convento è sta-to interamente requisito per diventare caserma e che i frati debbono lasciare il convento entro l’11 febbraio, esattamente 15 giorni dopo. L’edifi cio verrà indemaniato.120 Non abbiamo altra documentazione per verifi care se i frati dovettero veramente lasciare il convento l’11 febbraio 1810. Ma sembra di sì, perché la documentazione tace fi no al 1814. Riprenderà soltanto dopo la disfatta di Napoleone a Lipsia, il Congresso di Vienna e la ricomposizione del-lo Stato Pontifi cio, avvenuta il 24 gennaio 1814, per stabilire se il convento dovrà riaprire o no.Con il decreto del 25 aprile 1810 l’Ordine Ago-stiniano ricevette la decapitazione della sua strut-tura al vertice, con l’allontanamento forzato da Roma del Generale P. Settimio Rotelli, “straniero” in quanto marchigiano, e poi con l’esilio a Calvi in Corsica del reggente Padre Rabù, romano, che si era negato a prestare giuramento all’imperatore francese121. Ma ritorniamo a Fano.Il 6 agosto 1814 il segretario della Congregazio-ne Deputata alla riapertura dei conventi e mo-nasteri soppressi, don Giuseppantonio Sala, scri-ve al vescovo di Fano per avere una panoramica dei conventi e monasteri soppressi in diocesi e consigli sull’opportunità e i modi della loro ri-apertura. Il Governo Pontifi cio infatti si trovava nella necessità di risolvere grandi problemi cau-sati dalla soppressione delle case religiose. Molti

religiosi vivevano infatti nelle proprie famiglie o erano “clerici vagantes”, non sapevano dove an-dare, che cosa fare, a quale autorità far capo; era venuta meno la pensione personale assicurata dal passato governo; i beni dei conventi erano stati dissipati o venduti; si trattava di decidere sulla ri-apertura dei conventi tenendo presente il nume-ro dei religiosi rimasti e la necessità di provvedere i conventi di adeguati mezzi di sussistenza. In più l’erario pubblico dello Stato Pontifi cio non aveva risorse per farlo.Il vescovo risponde il 6 agosto, scusandosi del ritardo motivato dal fatto che, “essendo la metà della diocesi sottoposta al Governo Napoletano”, ha avuto bisogno di più tempo per avere tutte le informazioni richieste. Per quanto riguarda le monache, in diocesi c’erano prima della soppres-sione tre monasteri di Benedettine e tre mona-steri di Agostiniane lateranensi, più altri due mo-nasteri nella città di Fano: le Clarisse Urbaniste e le Carmelitane Scalze. Il parere del vescovo sulla loro ricostituzione fu il seguente: le monache vanno fatte rientrare ciascuna nel proprio Istitu-to, senza mescolarle tra di loro; le benedettine e le agostiniane lateranensi, rimaste in poche, pote-vano concentrarsi in due soli monasteri, uno per le benedettine e il secondo per le agostiniane la-teranensi; gli altri due monasteri potevano essere ricostituiti, accogliendovi anche monache dello stesso Ordine provenienti da altri luoghi.Più articolato il discorso sugli Ordini maschili:- “Vengo ora ai Religiosi. Esistevano prima di tutto i Padri di San Filippo. La loro Famiglia era composta di sette individui che si occupavano con zelo ed impegno nella cultura delle anime. Anche nel tempo della cessata invasione hanno proseguito a frequentare la loro chiesa ed annun-ziare, fi nché non gli è stato disdetto, la divina Pa-rola ed a promuovere la pietà ed il culto, come prosieguono tuttavia anche al presente con edifi -cazione e frutto dei fedeli”.- “In città esistevano parimenti prima dell’inva-sione i Minori Osservanti, i Padri Cappuccini e i Padri Scopettini Lateranensi. I secondi due

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Ordini erano composti di suffi ciente Famiglia. Numerosa era la Famiglia dei primi di più di cinquanta individui. Da queste comunità rice-veva spirituali vantaggi non solo la popolazione interna della città, ma anche quella delle subur-bane campagne. Erano assidui al confessionale, si prestavano all’indigenza col soccorrerla, ed era specchiata ed irreprensibile la loro condotta. Molti individui di queste comunità vivono tut-tora in Fano, ma il resto fu disperso dopo il fata-le decreto da cui i Religiosi furono soppressi”.- “V’eran pure entro le mura della città i Padri di San Domenico, i Padri Agostiniani, i Minori Conventuali e vicino alle mura urbane i Padri di San Francesco di Paola. Anche questi avrebbero potuto recare utilità alle anime, ma le loro co-munità erano composte di pochi Religiosi vecchi per lo più ed inutili, ed ancorché si raccogliessero adesso, i loro rispettivi individui non potrebbero formare il numero necessario a costituire una Fa-miglia religiosa”.- “Come pure in distanza di circa un miglio dal-la Città i Padri Eremiti Camaldolesi la cui nota edifi cazione non ha bisogno di elogi. Aggiungo solo che nella situazione in cui trovansi erano di giovamento non poco […]”.- Dopo aver ricordato la presenza a Fano del Col-legio dei Gesuiti (utilizzato a seminario dopo la soppressione della Compagnia) e aver espresso l’augurio che “saranno al più presto ripristinati in questa mia mistica vigna questi cooperatori inde-fessi, sì benemeriti del bene e della salute de’ po-poli”, il Presule passa in rassegna i conventi che erano presenti nella sua diocesi prima della sop-pressione, indicando per ciascuno la possibilità e l’utilità di riaprirli o meno. Si trovavano a San Costanzo (Agostiniani), a Poggio (Minori Osser-vanti), a Mondavio (Cappuccini e Conventuali), a Serrungherina e a San Biagio di Fano (Padri del B. Pietro da Pisa), a Cartoceto (Minori Osser-vanti alla Pieve), a Saltara (Celestini), a Roveredo di Saltara (Conventuali).- Infi ne “in Cartoceto vi avevano convento i Pa-dri Agostiniani, che merita di essere conservato sì

per provvedere ai bisogni spirituali del paese che pel riguardo dovuto ad un santuario ivi eretto e consacrato alla B. Vergine. Io crederei più utile questa Religione in questo luogo che in Fano, ove non mancano compensi alla pietà dei fedeli”.122

Sorge l’idea, e forse se ne sparge la voce,123 che il convento di Sant’Agostino potrebbe diventare seminario diocesano. L’ipotesi del vescovo co-mincia a circolare. Il 19 novembre 1814 il Priore Generale nomina come Vicario Priore di Fano il P. Giuseppe Stramigioli.124 E il 2 dicembre la Congregazione per la riforma invia ai Superiori Generali degli Ordini una circolare con la quale, dicendosi preoccupata per la grande quantità di religiosi che non hanno un convento dove abita-re, e impegnata per ordine del papa “ad accelerare sempre più la riapertura dei Conventi … compa-tibilmente col numero degl’Individui d’ogni Isti-tuto, colle determinazioni prese dalla suddetta Santa Congregazione …, e fi nalmente colle forze del pubblico Erario”, chiede il parere ad ogni Isti-tuto per la riapertura dei propri conventi.125

Il 4 giugno 1815 il Priore Generale annota: “Ab-biamo ricevuto dalla Congregazione della Rifor-ma la documentazione circa il ripristino dei con-venti di Fano e di Anagni”, ma da questa data il registro generale non parla più del convento di Fano né della restituzione dei beni.126 L’estate del 1815 dovrebbe essere stata risolutiva per la scelta da prendere circa la riapertura o no del convento di Sant’Agostino. Si hanno elenchi, evidentemente fatti su richiesta dal vescovo, di frati del soppresso convento di Sant’Agostino o provenienti da altri conventi che vivono in cit-tà ma fuori comunità, e si parla anche del loro stato economico. Nell’ambito territoriale della parrocchia di San Michele Arcangelo vivono 6 agostiniani, dei quali 5 sono della comunità di Sant’Agostino, mentre uno (P. Giuseppe Strami-gioli) proviene da Sant’Agostino di Roma. Ri-guardo al loro stato economico, per uno di essi è “povero”, per due è “miserabile”, per un altro è “miserabilissimo”. Il documento è fi rmato dal parroco don Vittorino Mattioli127. In un “Elenco

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de’ Religiosi attualmente esistenti nella Città di Fano e Diocesi di quondam (?) Metauro, i con-venti de’ quali non sono perancho ripristinati, che non hanno riacquistati i beni e che vivono fuori di comunità”, che porta la data del 21 ago-sto, sono nominati 12 agostiniani, dei quali 6 della comunità di Sant’Agostino di Fano, e gli altri (evidentemente fanesi di nascita) provenien-ti rispettivamente dai conventi di Monte Santo, Corinaldo, Osimo, Foligno, Roma, Perugia128. In una “Nota distinta ricavata dal libro delle Pro-poste”, sempre del 1815, viene fatto un elenco nominativo dei frati al momento “affi gliolati” al convento di Sant’Agostino di Fano.129

L’eff ettivo abbandono dei diritti sul conven-to di Sant’Agostino e sui suoi beni, da parte dell’Ordine, non si ebbe però prima della fi ne del 1819. La documentazione in nostro posses-so è indiretta, ma eloquente. Ci dovrebbe essere stato un “tiro alla fune”, davanti alle Congrega-zioni romane, tra l’Ordine e il vescovo di Fano, per il destino del convento.La documentazione ci viene da una questione che si è trascinata per anni, cioè la richiesta, da parte dell’Ordine Agostiniano, di restituzione di somme di danaro e di oggetti liturgici che, dopo la morte di P. Felice Venturi, erano fi niti nelle mani della sua famiglia.Così viene sintetizzata la questione nei registri dell’Ordine, il 2 novembre del 1816: “Il P. Felice Venturi, fi glio del convento di Fano, morto nel tempo del passato governo, lasciò due censi di scudi 500 e di scudi 300. Inoltre, presso il cava-lier Luigi Montevecchio, un turibolo d’argento con la sua navicella, una pisside, un secchiello con il suo aspersorio, e una teca d’argento, del peso complessivo di circa 80 once. Camillo Ra-vagli di Cartoceto, amministratore della Fami-glia Venturi, prese possesso di tutti questi beni in nome della stessa famiglia. Il P. Vicario generale [dell’Ordine] fece ricorso presso la Congregazione dei Vescovi [e Regolari] contro questa usurpazio-ne. La Santa Congregazione stabilì l’8 novembre che riguardo alla restituzione degli oggetti mobili

pertinenti alla chiesa e alla sacrestia si scriva al Ve-scovo [di Fano], nel senso che vengano restituiti. Per le altre cose il richiedente [l’Ordine] faccia valere i suoi diritti”.130

La lettera del Procuratore dell’Ordine con la ri-sposta della Congregazione è conservata anche nell’archivio diocesano di Fano131.Il 20 dicembre 1816 la Santa Congregazione sta-bilì: “Si chieda al P. Vicario Generale [dell’Ordi-ne] a chi intenda assegnare i beni mobili prove-nienti dalla soppressione del convento di Fano”. Il Vicario rispose di voler assegnare i detti beni mobili al convento di Fano, “qualora venga ri-pristinato” [quindi la questione non era ancora defi nita], altrimenti ad un altro convento della stessa Provincia. Altro intervento del Vicario ge-nerale presso la Santa Congregazione venne fatto il 10 gennaio 1817.132

Quasi un anno e mezzo più tardi, una lettera del segretario della Santa Congregazione Deputata [per la riforma dei Regolari], Mons. Giuseppan-tonio Sala, datata 9 maggio 1818, rendicontava al vescovo di Fano lo stato delle cose circa i due conventi agostiniani di Brettino e di Fano. Ri-guardo a quest’ultimo si esprime nei seguenti termini: “Mi stava in mente che per il ristagno sopravenuto, il Seminario non fosse mai entrato al possesso del locale delli Agostiniani, e sento con piacere il contrario. Vorrei che il Decreto emanato in allora avesse il pieno suo eff etto an-che riguardo ai beni, ma nella situazione attuale delle cose non ne veggo la possibilità, come scor-go egualmente impossibile che l’Ordine Agosti-niano somministri la richiesta somma di scudi 2500 per la retrocessione di detto locale”.133 La lettera aff erma quindi: che si era avuto un fermo sulla pratica per fare del convento di Sant’Ago-stino la sede del seminario diocesano; che la diocesi era entrata in possesso dei locali, con un decreto non ancora defi nitivo ed esecutivo; che l’Ordine Agostiniano dovrebbe pagare una ingente somma di danaro per avere indietro i locali.E ancora nel novembre del 1819 l’Ordine spera-

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IL COMPLESSO MONUMENTALE DI SANT’AGOSTINO A FANO

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Note

1. Altre diciture con cui viene indicato l’Ordine Agostiniano nel corso della storia: Agostiniani, Ordine degli Eremiti o Eremitani di Sant’Agostino (sigla: O.E.S.A.), Ordine di Sant’Agostino (si-gla: O.S.A.).2. Bolla di Alessandro IV Licet Ecclesiae Catholicae” del 9 aprile 1256.3. T. Zazzeri, OSA, Santo Stefano in Padule di Fano. Documen-ti inediti per la verità storica, in “Fano, supplemento al n. 4 del Notiziario di Informazione sui problemi cittadini”, Fano 1977, pp. 7-50.4. “[…]cum predicta ecclesia sancti Stephani quarumdam mo-nialium que in ea videbantur sub religionis habitu conversari ma-litia faciente fuerit fere ad desolationem redacta” (Innocenzo III, bolla Cum venerabilis frater del 26 febbraio 1204, Reg. Vat. 5, fol. 141r, riportata in Zazzeri, 1977). 5. Molti dei quali resi noti e pubblicati dallo Zazzeri nello studio citato: risalgono agli anni 1163, 1165, 1191-98, 1203, 1204.6. Ordo da intendersi qui nel senso di “forma di vita” o “regola di vita”, non nel senso di istituzione religiosa canonica.7. Cfr. H. Denzinger, Enchiridion symbolorum defi nitionum et de-clarationum de rebus fi dei et morum, edizione bilingue a cura di P. Hünermann, Bologna 1995, alla voce “Concilio Lateranense IV”. 8. Con la bolla Sacrosancta Romana Ecclesia del 26 novembre 1227.9. Con la bolla Cum olim dell’8 dicembre 1228.10. Con la bolla Quae omnium Conditori, del 13 marzo 1235.11. Balbino Rano, Brettino, Eremiti di, in “Dizionario degli Isti-tuti di Perfezione” vol. 1, Roma, 1974, coll. 1566-1569.12. Biblioteca Comunale di Ascoli Piceno, Manoscritti Pastori n. 34, fascicolo dal titolo Memorie del convento di Sant’Agostino della terra di Montelparo. All’interno del fascicolo sono inseriti alcuni fogli dal titolo Religiosi Agostiniani che si sono resi chiari nel mona-stero di Fano (Zazzeri, 1977).13. Una buona sintesi dell’iter della formazione canonica degli Agostiniani pre-1256 si trova in M. Mattei, Pre-Istoria Agosti-

niana, in AA. VV., Omnia religione moventur. Culti, carismi ed istituzioni ecclesiastiche, a cura di P. Piatti e R. Tortorelli, Martina Franca 2006, pp. 103-128.14. Bolla di papa Alessandro IV Licet Ecclesiae Catholicae del 9 aprile 1256.15. E. Guidoni, Città e Ordini mendicanti. Il ruolo dei conventi nella crescita e nella progettazione urbana del XIII e XIV secolo, in “Quaderni medievali”, IV (1977), pp. 86-103.16. AA.VV., Fano Medievale, a cura di F. Milesi, Fano 1997, par-ticolarmente negli interventi di R. Bernacchia, Politica e società a Fano in età medievale, p. 34 e di M. C. Iorio, I luoghi di culto, pp. 192-194. 17. Il documento relativo, pubblicato dall’Amiani nell’appen-dice documentaria delle Memorie istoriche della città di Fano, è riprodotto anche in N. Albanesi, Spunti antichi e recenti di storia agostiniana, Fano 1926, pag. 46.18. S. López, Documenta Fanensia, p. 281v.19. Ibidem, pp. 281-283.20. Ibidem, pp. 283v-284.21. T. Zazzeri, op. cit., pp. 43-44.; S. López, op. cit., pp. 284-285.22. Il documento è senza data ma, date le modalità in cui si sono svolti i fatti, dovrebbe risalire dal periodo tra il 5 aprile e il 3 luglio 1266.23. “Responsio seu dictamen cuiusdam utriusque Iuris Doctoris circa concessionem ecclesiae sanctae Luciae Fratribus Eremitanis Ordinis Sancti Augustini” (Arch. Stor. Com. Fanensis, Ms. Amiani n. 7, fasc. 10, trascritto da S. López, op. cit., pp. 304-05).24. S. López, op. cit., pp. 286-287.25. Alla luce di questo documento risulta inesatta la deduzione tratta dallo Zazzeri, che gli Agostiniani si trasferissero eff ettiva-mente presso la chiesa di Santa Lucia in Fano, abbandonando l’Eremo di Santo Stefano in Padule, negli anni 1266-1267 T. Zazzeri op. cit., 43 ss.; S. López, op. cit., p. 288.26. L’eremo di Santo Stefano in Padule non appare nell’elenco dei priori e delegati dei conventi che parteciparono al Capitolo provinciale della Marca Anconitana celebrato a Fano, presso il convento di Santa Lucia, nel settembre del 1290 (C. Pierucci,

va di poter rientrare in possesso del convento.134 Nell’ottobre del 1821 il Priore generale nomina suo Commissario per l’apertura di 28 conventi (dei quali la maggior parte nelle Marche) il P. Giovanni Augustoni di Fermo.135 Fano non è più nominato come convento agostiniano.La Provincia Agostiniana Picena (detta anche della Marca d’Ancona), di cui faceva parte il convento di Fano, nel 1793 aveva celebrato il Capitolo Provinciale con 39 conventi (più 4 conventi generalizi situati nelle Marche) e circa 350 religiosi. Nel Capitolo Intermedio celebra-to a Montecosaro nel 1806 vengono nominati

41 conventi con 242 religiosi. Poi il silenzio per 15 anni. Quando si poté celebrare di nuo-vo il Capitolo Provinciale, nel 1822, i conventi erano ridotti a 18, con 85 religiosi. Fano è tra quelli defi nitivamente perduti.136

Occorrerà attendere cento anni, per avere di nuovo la presenza degli Agostiniani in Fano. Nel 1915 gli Agostiniani ritornano in città in un al-tro contesto geografi co e con diff erente missione: accompagnare nella loro vita quotidiana i mari-nai e i pescatori della parrocchia di San Giuseppe al Porto, costruita appena due anni prima.137 Ma questa è un’altra storia.

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GLI AGOSTINIANI A SANT’AGOSTINO DI FANO

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Carte Agostiniane (1249-1291) tra le carte di Fonte Avellana, in “Analecta Augustiniana” XXXVI (1973), pp. 205-245: Doc. 12 – Capituli Provincialis Fratrum Heremitarum O.S.A. Anconitanae Marchiae mandatum.27. “Qualcuno, mi sembra anche l’Amiani, ha scritto che fi no al ‘400 si trova citato il campo di Santo Stefano; questo vuol dire solo che il nome è rimasto a lungo nella toponomastica locale. Il Nolfi dice di averne veduti i ruderi: questo può spiegare il perdurare del nome. Oggi sono scomparsi anche i ruderi, e con essi pure il nome” (T. Zazzeri, op. cit., pp. 43-46). 28. Fino all’epoca napoleonica e in Italia fi no all’epoca dell’unità d’Italia, i defunti venivano preferibilmente sepolti in luoghi con-sacrati, cioè nelle chiese e cappelle parrocchiali, o degli Ordini religiosi o delle Confraternite.29. Clemente IV con la bolla Ad consequendam gloriam (Potthast, n. 19455) del 20.11.1265 concede ai Domenicani il privilegio delle 300 canne. Uguale privilegio il papa concede ai Francescani con la Bolla Sane non sine (Potthast, n. 19462) del 22.11.1265, nella quale vengono nominati espressamente gli Agostiniani tra quelli coinvolti nel divieto. La canna era una misura di lunghezza che variava tra i vari stati e regioni; si avvicinava comunque ai due metri (nell’Italia centrale: in Romagna m 1.9928; in Toscana [canna agrimensoria] m 2,9183; a Roma: m 2,234 la canna archi-tettonica, m 1,992 la canna mercantile). 30. Bolla Quia plerique (Potthast, n. 20373) del 28.6.1268.31. “Fu dato eff etto fi nalmente a’ dissapori ancora, che bolliva-no tra Frati Agostiniani suddetti di Santo Stefano in Palude, e quelli di San Domenico, da quali i primi impediti venivano di fabbricare il nuovo Convento di Santa Lucia col privilegio poco prima ad essi Frati Predicatori, e a tutti gl’Ordini mendicanti da Clemente IV conceduto di poter inibire ogni Edifi cio Sacro, che minor distanza dalle loro Chiese, e Conventi di 300 canne fosse stato da qualunque Ordine Religioso tentato di erigersi, conciossichè dal Papa medesimo, cui gl’Eremiti Agostiniani ri-corsero, consideratasi l’esorbitanza del suddetto Privilegio, fu la misura delle canne 300 a sole 140 ridotta, mediante una Bolla particolare diretta a tutti i Priori, e Frati de’ Predicatori da Viter-bo il 28 di Giugno, con la quale tutte le diff erenze cessarono, ed i frati di Santo Stefano quietamente il lor Convento poterono edifi care” (P. M. Amiani, Memorie istoriche della città di Fano, I, Fano 1751, p. 218).32. S. López, op. cit., p. 289. L’originale si trova in ASCF, Serie 2, Cancelleria, perg. n. 6.33. BFF, Ms. Amiani 8-11 (Abbate Tondini, Gli inventari di Sant’Agostino, Vol. III, 5 ottobre 1271). Cfr. S. López, op. cit., p. 290.34. BFF, Ms. Amiani 8-11 (Abbate Tondini, op. cit., Vol. I, 22 marzo 1288). 35. C. Pierucci, Carte Agostiniane (1249-1291) tra le carte di Fonte Avellana, in “Analecta Augustiniana” XXXVI (1973), pp. 205-245: Doc. 12 – Capituli Provincialis Fratrum Heremitarum O.S.A. Anconitanae Marchiae mandatum.36. “[…] dicta pretia fore versa et esse vertenda in utilitatem dicti ordinis et fratrum ante dicte provintie et aliorum eiusdem ordinis fratrum co[m]morantium in civitate Fani et alibi […]” – “[…] sub pena dupli dicendi pretii ipsarum rerum vemde[n]darum et obligatione bonorum omnium locorum, conventuum et fratrum ordinis ante dicte provintie et spetialiter loci Sancte

Lutie superius nominate […]” – “[…] liceat dictis e[m]ptoribus et cuilibet ipsorum intrare in bonis et possesionibus syc ypoteca-tis et auctoritate propria, absque ulla iudicis et segnorie violentia et contraditione, tenutam et corporalem possesionem accipere et tenere de predictis bonis et possesionibus dictorum locorum et fratrum totius provintie superius nominate et maxime loci et fra-trum Sancte Lutie predicte, et ex ipsis possesionibus tollere, in se retinere, vemdere et aliis concedere […]” – “[…] sub pena inter eos ordinanda sole[m]pniter et promitenda et bonorum omnium locorum, capitulorum et conventuum fratrum predictorum obli-gatione et spetialiter loci Sancte Lutie superius nominati[…]”.37. R. Cicconi, Insediamenti agostiniani nelle Marche del XVII secolo. Le relazioni del 1650 e la soppressione innocenziana, To-lentino 1994.38. Si trova ora conservata presso la Biblioteca Federiciana di Fano, presso i fondi manoscritti Federici, Amiani, Bertozzi, Ma-riotti. Cfr. B. Van Luijk, Sources italiennes pour l’histoire générale de l’Ordre des Augustins, in “Augustiniana”, III (1953), n. 1-2, pp. 128-139; III (1953), n. 3-4, pp. 314-327; IV (1954), n. 1, pp. 98-106; IV (1954), n. 2, pp. 185-195. 39. P. Bellini, Cartoceto del contado di Fano, II ed., Roma 1997, p. 122, nota 48. 40. È capitato al sottoscritto, alcuni anni fa, di andare all’Archi-vio di Stato di una città marchigiana per cercarvi un manoscritto che si conservava nella biblioteca del locale convento agostiniano, presumibilmente fi nito all’Archivio di Stato. Il direttore mi dis-se che il materiale del convento fi nito all’Archivio di Stato nel tempo dell’Unità d’Italia si trovava negli scantinati ancora nelle casse originali, così com’era stato portato, e quindi non era con-sultabile.41. Alcune pergamene del sec. XII e XIII, con documenti fonda-mentali per la storia dell’Ordine Agostiniano, furono recuperate da un frate agostiniano presso un salumiere di Firenze (che se ne serviva per avvolgere la carne), nel periodo tra le due guerre mon-diali. Cose simili, mi hanno riferito, sono capitate anche a Fano.42. Analecta Augustiniana, Roma, 9, 1921-22, p. 460.43. S. López, Documenta Fanensia, p. 291: Ex archivo Capituli Ecclesiae Fanensis, cartella “Vari libretti”, Instrum. Bartoli, fol. XXV. 44. S. López, op. cit., pp. 291-292.45. BFF, Ms. Amiani 8-11 – (Abbate Tondini, op. cit., Volume I – 1388, pp. 79). 46. AGA, Registra Priorum Generalium O.S.A. Vol. 4 (1387-89) Bartolomeo Veneto. Pietro IV (1389-1394), nativo di Fano, agostiniano, consacrato vescovo nel 1377 della diocesi di Città Nuova dell’Istria sotto papa Gregorio XI (1371-1378), trasferito nel 1380 sotto papa Urbano VI (1378-1389) alla diocesi di Mas-sa e poi a quella di Fano nel 1389 sotto il medesimo pontefi ce. Fu eccellente teologo e ottimo pastore. Per continuare a vivere da religiosi, per quanto lo permetteva il loro incarico, alcuni vescovi chiedevano al Priore Generale di mettere a loro disposizione due religiosi, per costituire con essi una piccola comunità.47. S. López, op. cit., p. 296.48. Ibidem.49. Ibidem.50. BFF, Ms. Amiani 8-11 – Abbate Tondini, Gli inventari di Sant’Agostino, vol. I.51. S. López, op. cit., p. 296.

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52. Ibidem53. Ibidem54. Ibidem, pp. 295-297.55. Ibidem.56. Ibidem.57. Ibidem p. 298.58. Ibidem.59. Ibidem.60. Ibidem. Se è intervenuto il Procuratore dell’Ordine è segno che la lite era arrivata alla Curia Romana.61. Ibidem.62. Ibidem.63. Ibidem, pp. 298-299.64. Ibidem, p. 299.65. Ibidem, p. 300: Acta, scripture et Reformationes […], Vol. VII, f. 99 (ora non più leggibile, riportato in P. M. Amiani, op. cit., vol. 1, p. 387). Come annota il López stesso, l’Amiani a que-sto testo fa precedere un’annotazione in un certo senso incom-prensibile: “Nel consiglio poi del 10 aprile del 1441, si risolve di ricorrere al Priore Generale degl’Agostiniani, perché si contentas-se che i frati della sua religione ritornassero in Fano, nel convento di Santa Lucia, da dove erano partiti, non si sa se per mancanza di limosine o per altra causa, non essendo nel Consiglio expressa, ma leggendosi: Item deliberaverunt etc.”. Giustamente il López dice trattarsi della richiesta di introdurre la riforma della comunità, considerando anche quanto accaduto negli anni precedenti (cfr. gli interventi del Priore Generale per Fano). Lo storico agostinia-no Saturnino López, al quale si deve la trascrizione di numerosi documenti, ha passato in rassegna i libri “Delle Riformanze” del Consiglio municipale di Fano (“Acta, scripture et Reformationes que fi ent per Consilium Triginta trium Civium Consiliariorum civitatis Fani, necnon deliberationes, capitula et aliae scripture spectantes et pertinentes ad dictum Consilium”): nei volumi I (1390-1411), II (1412-1420), III (1420-1429), IV , V, VI (1434-1439) non ha trovato interventi riguardanti gli Agostiniani .66. Fra Giovanni di Fano era ormai anziano e, si suppone, malato (S. López, op. cit., p. 299).67. Ibidem.68. Ibidem.69. Ibidem.70. Ibidem.71. “Acta, scripture et Reformationes que fi ent per Consilium Triginta trium Civium Consiliariorum civitatis Fani, necnon deliberationes, capitula et aliae scripture spectantes et pertinen-tes ad dictum Consilium”, vol. 25, f. 18 (S. López, op. cit., p. 301).72. “Acta, scripture et Reformationes…”, vol. 25, f. 24v-25v (S. López, op. cit., p. 301).73. “Acta, scripture et Reformationes…”, vol. 25, f. 30 (S. López, op. cit., p. 301).74. S. López, op. cit., pp. 301-302.75. S. López, op. cit., p. 299.76. “Acta, scripture et Reformationes…”, vol. 25, f. 159-160 (S. López, op. cit., p. 302).77. “Acta, scripture et Reformationes…”, vol. 25, f. 173 (S. López, op. cit., p. 302).78. “Acta, scripture et Reformationes…”, vol. 25, f. 180 (S. López, op. cit., p. 302).

79. AGA, Registra Priorum Generalium O.S.A., Vol. 18 (1514-1518), Egidio da Viterbo, n. 4.80. AGA, Registra Priorum Generalium O.S.A., Vol. 21 (1521-1524), Gabriele Veneto, n. 1251.81. Cfr. “Fano, supplemento al Notiziario di Informazione sui problemi cittadini”, Fano 1975, p. 56.82. AGA, Registra Priorum Generalium O.S.A., Vol. 28 – Cartoce-to, p. 137. La fondazione del convento di Cartoceto, iniziata nel 1500 ad opera di fra Giacomo da Napoli, è stata un tentativo di impiantare la riforma delle “congregazioni” nella Provincia della Marca d’Ancona. Si considerava autonoma rispetto alla Provincia e aveva sotto di sé il piccolo convento di Bargni. Cfr. P. Bellini, Origine del convento di Santa Maria del Soccorso in Cartoceto in una memoria dei secc. XVI-XVII, in “Analecta Augustiniana”, vol. XXXVI, 1973, pp. 309-339. 83. AGA, Registra Priorum Generalium O.S.A., vol. 29 (1546-48), Girolamo Seripando, pag. 216.84. Ibidem, vol. 33 (1552-1554), Cristoforo da Padova, n. 632.85. Ibidem, vol. 35 (1556-1557), Cristoforo da Padova, n. 593.86. ASCF, Ms Amiani n. 7, fasc. 10; S. López, op. cit., p. 299).87. Ibidem, vol. 39 (1561-1564), Cristoforo da Padova, n. 554. Sull’origine di Brettino vedi S. López, Documenta Fanensia, pp. 294-295.88. Ibidem, vol. 39 (1561-1564), Cristoforo da Padova, n. 563.89. P. M. Amiani, op. cit., p. 188.90. Ibidem, p. 248 [Consil. car. 92. et 199].91. ASDF, ACV, Conventi, busta 5, Convento degli Agostiniani di Fano (1603-1814).92. Ibidem.93. Per quanto riguarda le relazioni dei conventi agostiniani della Provincia Picena o della Marca Anconitana, vedi R. Cicconi, In-sediamenti agostiniani nelle Marche del XVII secolo. Le Relazioni del 1650 e la soppressione Innocenziana, Tolentino 1994.94. “Il convento de’ frati dell’Ordine Eremitano di Sant’Agostino situato dentro alla città di Fano hebbe il principio del 1265 lì 4 marzo sotto il pontifi cato di Clemente IV per concessione fatta del Capitolo de’ canonici di detta città in tempo di sede vacante episcopale alli padri di detto Ordine che habitavano fuori della città in un convento detto di Santo Stefano in Palude, con alcune piccole case e chiesa in titolo di Santa Lucia, che all’hora era paro-chiale con il volontario e libero consenso del paroco istesso, la di cui concessione fu confi rmata et authorizzata prima dall’Em.mo signor Cardinale Simone del titolo di San Martino, legato aposto-lico della Provincia della Marca d’Ancona con breve particolare sotto li 16 di agosto dell’anno predetto con la data di Fabriano e doppoi da Mons. D. Morando successo vescovo della città mede-sima sotto lì 5 aprile 1266 con ricognitione d’una libra di cera da pagarsi in perpetuo a’ vescovi pro tempore (p. 297)”.95. “Il convento si trova anco haver di bisogno della scala princi-pale andandosi nel dormitorio per una scala di legno a posticcio, e di già per la suddetta scala si trovano fatti i fundamenti, come anco per il totale compimento della fabrica; conforme al disegno deve fare un altro dormitorio con le camere dell’altro lato, il che si potrà eff ettuare a un poco per anno delli sopravanzi, estinti che saranno i debiti (p. 299)”.96. “E questi sono: il padre maestro Vincenzo Buonaugurio da Fano, priore, il padre Battista Girolamo Zampetti da Fano, il padre fra Girolamo Colombara da Fano, il padre frat’Antonio

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GLI AGOSTINIANI A SANT’AGOSTINO DI FANO

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Rasori da Fano, il padre fra Taddeo Bagarini da Monte Santo, il padre fra Francesco Paris da Orciano, il padre fra Giovanni Am-brogietti da Cartoceto, il padre fra Pietro Mussi da Fano, il padre fra Nicolò Venturini d’Ancona, il padre fra Stefano Angellici da Fano sacerdoti; fra Giovanni Gerolamo Roscioli da Castelfi dardo chierico; frat’Angelo Gasparini, fra Bastiano Balduce da Fano, fra Francesco Vecchi da Camerino laici professi e frat’Arcangelo Bul-drini da Fano, laico novizio (p. 297)”.97. Mons Sebastiano Scacchi è stato il fi glio più illustre del convento di Fano. Nato in Ancona nel 1572, nel 1587 divenne agostiniano a Fano, affi liato a questo convento. Nel 1594 o 96 venne inviato in Spagna, dove studiò e si perfezionò nell’univer-sità Complutense di Madrid e in quella di Salamanca. Ritornato in Italia, insegnò teologia a Verona, Perugia, Recanati e Mace-rata. Pubblicò a Venezia una versione plurilingue della Bibbia. Nel 1624 il papa Urbano VIII lo chiamò a Roma come Sacrista Pontifi cio. Collaborò con varie Congregazioni romane scrivendo vari libri sul Martirologio romano e le canonizzazioni. Morì il 1° agosto 1639. Venne sepolto nella chiesa di Santa Lucia in Fano, al cui convento ha lasciato i suoi beni. A sue spese aveva fatto terminare l’ultimo lato superiore del chiostro. Cfr. D. A. Perini, Bibliographia augustiniana, vol. III, Firenze 1935, pp. 159-163.98. Un aneddoto sulla soppressione di Innocenzo X del 1652. Nella Biblioteca Federiciana di Fano, tra le carte del Ms. Fed. 25, si trova la copia di un sonetto composto da un prete dio-cesano contro i religiosi, in favore della soppressione dei piccoli conventi fatta da Innocenzo X nel 1652. Al sonetto segue una “Risposta fatta da un Padre Agostiniano”, di cui si riporta la pri-ma e l’ultima strofa. Prima strofa: “Del Papa tacerò, e d’ira pieno / Non tacerò di te, pedante insano, / ignorante e satirico villano, / asinaccio da basto, e mul da freno”. E l’ultima strofa: “Perché risposta a pasquinal viglietto / io volsi far la coda al mio sonetto / rispondo schietto schietto: / chi scrisse contro me, è bestia soda / perciò gl’aggiunsi una sì lunga coda”(pp. 465-468).99. Cfr. M. C. Iorio, I luoghi di culto, in Fano Medievale, cit., p. 255. 100. P. M. Amiani, op. cit., p. 296. Il campanile venne subito ripristinato.101. Ibidem, p. 302. 102. ASF, Corporazioni Religiose, AAC, VI, 12, Agostiniani 1608-1799 (è una busta con pochi documenti).103. L. Marín de San Martín (a cura di), Le soppressioni del secolo XIX e l’Ordine Agostiniano, Roma 2010, pp. 792. Riguardano la situazione italiana i seguenti tre articoli: M. Mattei, Cronologia delle leggi soppressive e della loro applicazione in Italia nel XIX seco-lo, pp. 95-174; P. Bellini, Le soppressioni dei Monasteri femminili agostiniani italiani nel secolo XIX, pp. 175-220; A. Delle Foglie, Le soppressioni napoleoniche e la sorte delle biblioteche agostiniane in Italia: i casi di Milano e Napoli, pp. 221-231. 104. BFF, Ms. Fed. 15, I progetti degli increduli sulla distruzione dei Regolari (1791). 105. BFF, Ms. Fed. 25, Il capitolo de’ Frati (sec. XVIII). È un manoscritto di pp. 469. Contiene tre documenti: 1. Il Capitolo de’ Frati di Tesabisono Sechia, reggiano, della Com-pagnia di Giesù. Poema bernesco diviso in XV canti. L’autore è Sebastiano Chiesa, di Reggio, Accademico Lepido, ex gesuita. L’opera, in ottave, descrive la vita dei religiosi, con note dopo ogni Canto. Fa riferimento ad eventi e nomi di religiosi del tempo, la

maggior parte gesuiti, ma anche francescani, domenicani e qual-che agostiniano. Un “poema” lunghissimo: 1.623 ottave (12.984 versetti). 2. A metà è inserito un il sonetto di un sacerdote dio-cesano sulla soppressione Innocenziana con la rispettiva risposta di un agostiniano. 3. Chiude il volume manoscritto il “Capitolo o sia Visita delle Monache” dello stesso autore del Capitolo de’ Frati, composto di 110 ottave.106. P. Bellini, Cartoceto del contado di Fano, cit., p. 117.107. Nota di quanto esiste nel convento di Sant’Agostino di Fano in denaro liquido, preziosi e beni di consumo (ASF, Cor-porazioni Religiose, AAC, VI, 12 – Agostiniani 1608-1799, 23 marzo 1798). 108. “Inventario fatto da noi sottoscritti per ordine del Prefetto consolare e della municipalità di tutti gli eff etti appartenenti al Convento di Sant’Agostino di Fano ed amministrati dal cittadino P. Sanchioni amministratore de’ beni di ragione del detto Con-vento”. L’inventario viene fatto nei seguenti locali: Camera del P. Sanchioni – Denari in casa – Camere del convento – biancheria da letto – biancheria da travola – tele nuove in rotoli – Robbe appartenenti alla sacrestia (argenti, apparati [gialli, rossi, verdi, paonazzi, negri], camigi, amitti, cordoni, messali, ombrelle, cotte, purifi catori, ampolline, tovaglie, asciugamani, cuscini,candelieri) – cantina e grotte – legnara – magazzeno da olio – dispensa – cu-cina – panettaria – refettorio – magazzeno – camere della Foreste-ria – camere de’ religiosi – camera della Regenzia – corridoi.“Nella camera della libreria, chiusa ed esistente nel quartiere ce-duto per l’alloggio ai Francesi, entro la medesima camera vi sono vari libri spettanti al convento e vi sono racchiusi tutti li mobili levati nelle camere cedute ai Francesi consistenti in tavolini, sedie, quadri, la di cui chiave la ritiene il Padre Sanchioni amministra-tore” (ASF, Corporazioni Religiose, AAC, VI, 12 – Agostiniani 1608-1799, 29 maggio 1798.109. R. Mariotti, Fano e la Repubblica Francese del sec. XVIII, Fano 1983, vol. II, p. 28, nota 3.110. ASF, Corporazioni Religiose, AAC, VI, 12 – Agostiniani 1608-1799, 28 dicembre 1798. Nello stesso faldone è custodito il “Libro di Entrata ed Esito dei beni del Convento di Sant’Ago-stino di Fano dell’anno 1799. Dal 1° agosto 1799 a tutto febbraio 1800”. Dal libro risulta che il convento aveva 14 terreni con colo-ni e 15 noli di case. Vi sono incluse anche le entrate e le uscite del conventino di Brettino, che era unito a quello di Fano.111. P. Bellini, Cartoceto del contado di Fano, cit., p. 117.112. “A S. Ecc. il signor conte di Winorvich, comandante per terra e per mare la spedizione di Ancona. Fr. Nicola Sinibaldi, fr. Felice Venturi e fr. Gio. Facondo Maneri ed altri fi gli di quel con-vento [Santa Lucia] in Fano soppresso dall’empio aborrito gover-no… Si trovano essi costretti a mendicare l’asilo in altri conventi, onde implorano dall’E.V. il permesso di ritornare in possesso sì del convento come dei terreni ad esso spettanti…”. N. 68 Reg. n. 23. Dal bordo del Novarchia. A dì 22 sett. 1799. Al magistrato di Fano, perché aderisca all’istanza (ASF, Corporazioni Religiose, AAC, VI, 12 – Agostiniani 1608-1799).113. 1800, 5 luglio. “Accepimus literas R.P.M. Joannis Nicolai Beducci, Prioris Recineti et Commissarii nostri Generalis, quibus certiores facti sumus Conventum nostrum Santa Luciae Fani tan-dem aliquando fuisse Religioni restitutum. Hic conventus sup-pressus fuerat Gallicae invasionis tempore” (AGA, Reg. P. Vic. Gen. Dominici Lippici, Dd 241, fol. 78-79; S. López, op. cit.,

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IL COMPLESSO MONUMENTALE DI SANT’AGOSTINO A FANO

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pp. 311 e 315).114. “Luogo Pio del Convento de’ RR. PP. Agostiniani della Cit-tà di Fano” [conti annuali] (ASDF, ACV, Conventi, Busta 5 – Convento degli Agostiniani di Fano 1603-1814).115. 1802, 13 gennaio: Prior Conventus Sancte Luciae Fani Sa-cram Concilii supplicavit Congregationem pro reductione Mis-sarum tempore suppressionis Conventus minime celebratarum, ut infra: Emmi. e Rev.mi Signori, Il Priore degli Agostiniani di Santa Lucia di Fano devotamente espone che dal punto della sop-pressione fatta in tempo di rivoluzione sin al prossimo passato mese di novembre 1801 non sono state celebrate Messe 2000 e 40 di obblighi annessi a quella sua chiesa, ed espone ancora che non ha goduto i frutti dei suoi beni, che furono tutti venduti, cioè Chiesa, Mobili, Arredi Sacri, Convento e suoi utensili, dei quali neppur ora gode la proprietà, non essendogli stati restituiti. Supplica umilmente l’EE. VV. che facciano la carità di liberarlo aff atto di questo peso, cui è impossibile di poter soddisfare anche tornando al possesso dei suoi beni, dovendone pagare il quarto [o quadruplo?] del prezzo sborsato dai compratori. Che ecc.Die 13 Januarii 1802. SSmus Dnus noster, audita relatione infra-scripti pro-Secretarii et P. Procuratoris Generalis Ordinis Eremi-tarum S. Augustini, benigne commisit P. Generali eiusdem Or-dinis ut veris existentibus narratis, celebratisque Missis 30. Infra tres menses et Anniversario infra proximam futuram Octavam omnium Fidelium Defunctorum, cum interventu totius religio-sae Familiae, applicando pro omnibus collective Fundatoribus, pro quibus Missae erant celebrandae, celebrataeque minime fue-runt, Oratorem super enunciatis praeteritis omissionibus gratis et misericorditer absolvat iuxta petita, ita tamen ut Orator ipse de iniuncto huiusmodi adimplemento coram eodem P. Generali docere teneatur. – Ph. Card. Carandini, Praefectus – R. Hontus. Folli, pro-Secret.Commissarii Generales etc.Auctoritate a SSmo. Dno. Nro. Pio Papa VII per organum Sac. Congregationis Concilii benigne communicata uti volentes, vere existentibus narratis, Oratoris praecibus annuimus, servatis ta-men omnibus et singulis conditionibus a praefata Sac. Congrega-tione vigore retroscripti Decreti appositis et iniunctis; secus sub poena nullitatis. Datum. (AGA, Reg. P. Gen. Georgii Rey, Dd 242, fol. 8, 1802; S. López, op. cit., pp. 311 e 315).116. 1802, 20 giugno: “Administratio bonorum conventus nostri Sancte Luciae Fani quae erat apud Magistratum praefatae civita-tis, Patribus Conventus restituta est”(AGA, Reg. P. Gen. Georgii Rey, Dd 242, fol. 8, 1802; S. López, op. cit., pp. 311).117. ASDF, ACV, Conventi, Busta 5 – Convento degli Agosti-niani di Fano 1603-1814.118. M. Mattei 2010, p. 120. Per “Ordini mendicanti” il go-verno intese solo le famiglie francescane, che costituzionalmente non erano intestatarie di beni immobili.119. Bellini 2010, p. 192.120. N. 63 P. S. Urgentissima e riservata a lui solo (Pressantissima).Al Signor Podestà di Fano. – REGNO D’ITALIA – Pesaro li 27

Gennaio 1810II Vice – Prefetto del Distretto II

Nel dipartimento del MetauroAl Sig. Podestà di Fano.

Per superiore ordinanza emessa dietro i concerti che hanno avuto luogo fra le LL. EE. il Sig. Conte Ministro pel Culto, e il Sig.

Generale Ministro della Guerra dev’essere prontamente evacuato il Convento di Sant’Agostino esistente in codesta Città, dovendo l’intero locale del medesimo servire ad uso caserma. Ciò posto la incarico, Signor Podestà di partecipare indilatamente alli Clau-strali che trovansi in Sant’Agostino l’obbligo di evacuare il sud-detto Convento nel perentorio termine di giorni 15. Chia merà a sé il Superiore del Convento stesso per l’adempimento di una tale disposizione, e lo avvertirà, che resta libera a’ suoi Re ligiosi la scelta dei Conventi del rispettivo Istituto esistenti nel Diparti-mento, ove amassero di stabilirsi quelli, che non preferis sero la se-colarizzazione, salvo le competenti Ecclesiastiche auto rizzazioni. Frattanto eseguita l’intimazione, di cui la incarico, lascierà che il Delegato Demaniale eserciti i propri incombenti.Siccome i relativi ordini Reali e Ministeriali non ammettono ve-runa interpretazione, o ritardo; così la prego, Sig. Podestà, a non esporre la nostra responsabilità in faccia al Governo, e le racco-mando perciò di rimuovere ogni ostacolo, superare qualun que diffi coltà ed assicurarsi che per il giorno 11 del venturo Febbraio l’indicato locale sia evacuato.Col pronto avviso di una tale evacuazione attenderò da lei anche la distinta de’ Religiosi Agostiniani coll’indicazione del partito che ciascuno d’essi crederà di prendere.In attenzione del risultato mi pregio di attestarle la più distinta stima.

RISPOSTA – N. 9. – Fano 30 Gennaio 1810.Al Sig. Vice-Prefetto – Pesaro

Presso la di lei ordinanza riservata 27 and. N. 65 ecc. non ho omesso di partecipare al Superiore de’ Claustrali esistenti in que-sto Convento di Sant’Agostino l’obbligo ingiunto ai medesimi di evacuarne il sudd. Convento nel perentorio termine di 15 gior-ni, o l’ho insieme avvertito, che resta libera ai suoi religiosi la scelta de’ Conventi dell’Istituto nel Dipartimento. Allorché essi mi manifesteranno le intenzioni, che ho loro richieste col mezzo del sudd. Superiore, mi farò un dovere di sottoporle a Lei sig. Vice-Prefetto, egualmente tutt’altro, che riguarda, l’esecu zione dell’ingiuntomi.Frattanto debbo osservarle, che trovasi in detto Convento il Laico Fr. Giuseppe Cassari accidentato in modo, che non può muoversi dal letto in cui da lungo tempo miseramente giace. Prego quin-di la di lei compiacenza a provvedere per questo in felice quanto è impossibilitato da una parte ad alcun movimento, altrettanto messo nella dura condizione di poter fare rinvenire alcuna Casa del suo Istituto che sia importante di riceverlo.In attesa della di Lei determinazione in proposito mi pre gio ecc. (Il ff . di Podestà). (A. Pellegrini, Spunti antichi e recenti, cit., pp. 70-71).121. 1810, 24 maggio – Hac die discessit ab Urbe Revmus P. Mag. Septimius Rotelli, Vic. Generalis, utpote natus picenus; prius tamen per suas patentales litteras constituit et reliquit suum Commissarium Geberalem Rev. P. N. Josephum Rabù, patria Romanus. Huius discessus causa fuit Decretus Napoleonis Gal-lorum Imperatoris, qui tota Ditione Pontifi cia iniustissime invasa ac in captivitatem ducto ipso SS. Pontifi ce Pio Papa VII, non so-lum Regulares omnes utriusque sexus suppressit, bonis expoliavit, e Conventibus et Monasterii eiecit, gestare insigna professi Ordi-nis prohibuit, sed etiam inter coetera edixit, ut sacerdotes omnes et regulares, qui Romae nati non erant, ab ea discederent ac in suas Provincias, Dioecesesque remearent. Non ubique Regulares

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utriusque sexus huc illuc dispersi in habitu presbiteri secularis per idem temporis spatium extra claustra degerunt, sed in Romana et Umbriae Provincia fere ad quattuor, in Picena vero ad sex (in-ter linea: “ad decem”) fere annos incolatus eorum prolongatus est […] (AGA, Reg. Vic. Gen. Septimii Rotelli, Dd 244 (1809-1816), fol. 13; S. López, op. cit., p. 311).1810, 3 agosto – Supradictus Commis. Generalis Rabù praestare renuens famosum fi delitatis iuramentum a Gallis expetitum, una simul cum aliis pluribus sacerdotibus idem iuramentum praestare renuentibus, deportatus est. Atque ex inde, durante eius absentia facultates Commis. Generalis P. Mag. Iosepho Perugini collatae sunt. Sed hic nihil operatus est, cum Religiosi extra claustra vel in parentum, vel in conductis domibus, vestis presbiteris secularis induti, habitarent. [Da questo giorno fi no all’11 maggio 1914 il Registro dell’Ordine è sospeso]. (AGA, Reg. Vic. Gen. Septimii Rotelli, Dd 244 (1809-1816), fol. 14; S. López, op. cit., p. 312).122. ASDF, ACV, Conventi, Busta 16: “Relazione alla Santa Sede di Mons. Francesco Maria Paolucci Mancinelli sui conventi ma-schili e femminili della diocesi”.123. In un foglio dell’archivio diocesano, alla data 30 luglio 1814, si legge “Il convento fu ceduto da Pio VII per uso del seminario” (ASDF, ACV, Conventi, Busta 5 – Convento degli Agostiniani di Fano, 1603-1814).124. [1814, 19 novembre] “Constituimus usque ad aliam nostram dispositionem Vicarium Priorem Conventus Fanensis P. Bac. Jose-phus Stramigioli” (AGA, Reg. Vic. Gen. Septimii Rotelli, Dd 244, 1809-1816, fol. 16; S. López, op. cit., pp. 311).125. [1814, 2 dicembre] “Sacra Congregatio super Reformatione dedit nobi epistolium, ut infra […]”. La lettera della Congrega-zione dà le seguenti indicazioni: 1. Inviare la lista dei conventi già riaperti, indicandi se i beni sono stati restituiti o no. 2. Elenco di tutti gli altri conventi esistenti nello Stato Pontifi cio e dei ri-spettivi religiosi. 3. Elenco dei conventi che si vorrebbe riaprire, iniziando dai più importanti (non più di un convento per città). 4. I piccoli conventi di paesi o campagna potranno essere riaperti per necessità o utilità confermata dalla popolazione e dai vescovi locali. Viene quindi indicato un iter, in cinque punti, per la ria-pertura dei conventi scelti dalla Congregazione. (AGA, Reg. Vic. Gen. Septimii Rotelli, Dd 244, 1809-1816, fol. 16; S. López, op. cit., pp. 312-313). 126. [1815, 4 giugno] “Documentum repristinationis a S. Con-gregatione Reformationis accepimus Conventus Fani, Ananiae, etc.” (AGA, Reg. Vic. Gen. Septimii Rotelli, Dd 244 (1809-1816), fol. 23v. sub die 2 dicti mensis; S. López, op. cit., pp. 312-313). 127. [1815, 18 agosto] “Elenco dei Religiosi domiciliati nel cir-condario della Parrocchia di San Michele Arcangelo di Fano” (ASDF, ACV, Conventi, busta 15).128. [1815, 21 agosto] “Elenco de’ Religiosi attualmente esistenti nella Città di Fano e Diocesi di quondam (?) Metauro, i conventi de’ quali non sono perancho ripristinati, che non hanno riacqui-stati i beni e che vivono fuori di comunità. Agostiniani...” (ASDF, ACV, Conventi, Busta 15).129. “Nota distinta ricavata dal libro delle Proposte riguardo ai debiti istrumentati all’epoca dell’invasione di codesto convento di Sant’Agostino...”. “Nota degli individui Religiosi affi gliolati a codesto convento di Sant’Agostino di Fano: P. Nicola Sinibaldi sacerdote, P. Giuseppe Francesco Casalis sacerdote, P. Agostino

Castellani sacerdote, P. Sisto Pignala sacerdote, Fr. Carlo Mar-zialetti laico, Fr. Andrea Pellegrini laico, Fr. Agostino Franchini laico, Fr. Luigi Massarini laico. Una nota interessa l’organo della chiesa: “Non si è soddisfatto pienamente il signor Sebastiano Vici di Monte Carotto per l’organo, che ci fece, e che mancavano cen-to scudi, dico sc. 100:00:00” (ASDF, ACV, Conventi, busta 16).130. AGA, Reg. Rmi Proc. Rabù, Bb 99, an. 1814-1820; S. López, op. cit., p. 314.131. [1816, 8 novembris] Il Vicario generale dell’Ordine Agosti-niano scrive alla Congregazione dei Vescovi e Regolari sul caso di P. Felice Venturi di Fano. Detto padre, “previe le debite facoltà”, nella prima soppressione (1808?), “col denaro del suo particolare deposito… pro ampliori vestiario”, aveva aperto un censo, a favo-re del convento di Fano di cui era fi glio, di cinquecento scudi, con istrumento di Giacomo Ferri di Fano, il quale riscuoteva i frutti del censo e li passava al detto religioso. Nell’ultima soppressione dei Regolari (1810?) lo stesso Venturi depositò presso il cappella-no dell’ospedale di Fano, sac. Don Andrea Saggi, trecento scudi “in moneta eff ettiva” e depositò presso il Cav. Luigi Montevec-chio “diversi pezzo d’argento spettanti alla sagrestia della chiesa di detto convento di Fano, e sono un’incensiere con su navicella, una pisside grande, un aspersorio con suo secchietto, ed un reliquiario del peso in tutto di settanta, in ottanta once d’argento”. “Avvenne che il religioso padre Venturi morì improvvisamente nel tempo del cessato governo senza avere potuto in alcuna maniera disporre di dette cose”. Così l’economo di casa Venturi, Camillo Ravagli di Cartoceto, intestò agli eredi naturali di P. Venturi il censo di 500 scudi, il deposito di 300 scudi, e si fece restituire dal Cav. Montevecchio i pezzi d’argento della sacrestia. L’economo di casa Venturi, varie volte interpellato, si è sempre rifi utato a restituire all’Ordine quanto di pertinenza del P. Venturi. La Congregazione affi da al Vescovo di Fano di intervenire adeguatamente (ASDF, ACV, Conventi, busta 5).132. [1817,10 gennaio] AGA, Reg. Rmi Proc. Rabù, Bb 99 (an. 1814-1820), p. 90; S. López, op. cit., p. 314.133. ASDF, ACV, Conventi, busta 16.134. [1819, 12 novembre] “Convalidamus et confi rmavimus Societatem Cincturatorum in ecclesia Sancte Luciae Civitatis Fa-nensis et custodem constituimus Rev. Dnum Dominicum Adan-ti, cun facultatibus necessariis, cessaturis tamen in casu quo Con-ventus Ordini restituatur (AGA, Reg. Rmi. P. Vic. Gen. Rotelli, Dd 245 (1819), fol. 12; S. López, op. cit., p. 313.135. [1821, 25 ottobre] AGA, Reg. Rmi. P. Rotelli, Dd 246 (1820-22), fol. 13; vedi anche a gennaio 1822, fol. 16v-17v.; S. López, op. cit., p. 314.136. M. Mattei, op. cit., pp. 149-150.137. N. Albanesi, O.E.S.A., Spunti antichi e recenti di storia ago-stiniana, Fano 1926.