Il "caso Galileo". Alcune considerazioni

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28 Sacer dos Settembre - Ottobre 2008 fede e ragione Decano della facoltà di Filosofia. Professore di Filosofia della Scienza e Filosofia della Natura; Direttore del Master in Scienza e Fede (APRA). P. Rafael Pascual, L.C. Alcune considerazioni I l 10 novembre 1979, in un discorso alla Pontificia Accademia delle Scienze tenuto in occasione del centenario della nascita di Albert Einstein, Giovanni Paolo II fece un importante riferimento al Caso Galileo, rico- noscendo che Galileo Galilei «ebbe molto a soffrire – non possiamo nasconderlo – da parte di uomini ed organismi della Chiesa». Nella stessa occasione, il Papa espresse il desiderio che fosse compiuto uno studio ap- profondito del “Caso Galileo” da parte di un gruppo di teologi, scienziati e storici, perché «nel leale riconoscimento dei torti, da qualun- que parte provengano, rimuovano le diffiden- ze che quel caso tuttora frappone, nella mente di molti, alla fruttuosa concordia tra scienza e fede, tra Chiesa e mondo» 1 . Questa considera- zione era stata in precedenza formulata anche dal Concilio Vaticano II, nella Costituzione Pastorale Gaudium et Spes, n. 36: «Ci sia concesso di deplorare certi atteggiamenti mentali, che talvolta non mancano nemmeno tra cristia- ni, derivati dal non avere sufficiente- mente percepito la legittima autono- mia della scienza, e che, suscitando contese e controversie, trascinarono molti spiriti a tal punto da ritenere che scienza e fede si oppongano tra loro». Il riferimento era implicito, ma rafforzato dalla nota a piè di pagina in cui si citava il libro di Mons. Pio Paschini, Vita e opere di Galileo Galilei (2 voll.), Pontificia Accademia delle Scienze, Città del Vaticano, 1964. In risposta al desiderio del Papa, si costi- tuì due anni dopo una commissione, diretta dal Card. Poupard e organizzata in quattro gruppi di lavoro (esegetico-culturale, scien- tifico-epistemologico, storico e giuridico). Tale commissione presentò le sue conclusio- Il “Caso Galileo”

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Spesso si presenta il "caso Galileo" come paradigma del conflitto tra scienza e fede. Uno studio più attento fa capire meglio sia i fatti dal punto di vista storico sia il contesto culturale in cui sono essi avvenuti.

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Decano della facoltà di Filosofia. Professore di Filosofia della Scienza e Filosofia della Natura;

Direttore del Master in Scienza e Fede (APRA).

P. Rafael Pascual, L.C.

n

Alcune considerazioni

n

Il 10 novembre 1979, in un discorso allaPontificia Accademia delle Scienze tenutoin occasione del centenario della nascita diAlbert Einstein, Giovanni Paolo II fece un

importante riferimento al Caso Galileo, rico-noscendo che Galileo Galilei «ebbe molto asoffrire – non possiamo nasconderlo – daparte di uomini ed organismi della Chiesa».

Nella stessa occasione, il Papa espresse ildesiderio che fosse compiuto uno studio ap-profondito del “Caso Galileo” da parte di ungruppo di teologi, scienziati e storici, perché«nel leale riconoscimento dei torti, da qualun-que parte provengano, rimuovano le diffiden-ze che quel caso tuttora frappone, nella mentedi molti, alla fruttuosa concordia tra scienza efede, tra Chiesa e mondo»1. Questa considera-zione era stata in precedenza formulata anchedal Concilio Vaticano II, nella CostituzionePastorale Gaudium et Spes, n. 36:

«Ci sia concesso di deplorare certiatteggiamenti mentali, che talvoltanon mancano nemmeno tra cristia-ni, derivati dal non avere sufficiente-mente percepito la legittima autono-mia della scienza, e che, suscitandocontese e controversie, trascinaronomolti spiriti a tal punto da ritenereche scienza e fede si oppongano traloro».

Il riferimento era implicito, ma rafforzato dallanota a piè di pagina in cui si citava il libro diMons. Pio Paschini, Vita e opere di GalileoGalilei (2 voll.), Pontificia Accademia delleScienze, Città del Vaticano, 1964.

In risposta al desiderio del Papa, si costi-tuì due anni dopo una commissione, direttadal Card. Poupard e organizzata in quattrogruppi di lavoro (esegetico-culturale, scien-tifico-epistemologico, storico e giuridico).Tale commissione presentò le sue conclusio-

Il “CasoGalileo”

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Cronologia dei fatti

ni dopo undici anni di lavoro, il 31 ottobre1992, in occasione di una nuova riunioneplenaria della Pontificia Accademia delleScienze, tenutasi nel 350° anniversario dellamorte di Galileo. Ancora una volta, il Papacolse l’occasione per pronunciare un impor-tante discorso sul caso Galileo, tracciandoneun bilancio.

La rilevanza del Caso GalileoLa vicenda di Galileo è paradigmatica dell’ap-parente conflitto tra scienza e fede tanto pergli elementi che entrarono in gioco, quantoper la risonanza che il caso ebbe nella storiasuccessiva.

«A partire dal secolo dei lumi fino ainostri giorni, il caso Galileo ha costitui-to una sorta di mito, nel quale l’imma-

gine degli avvenimenti che ci si eracostruita era abbastanza lontana dallarealtà. In tale prospettiva, il casoGalileo era il simbolo del preteso rifiu-to, da parte della Chiesa, del progres-so scientifico, oppure dell’oscuranti-smo “dogmatico” opposto alla liberaricerca della verità. Questo mito hagiocato un ruolo culturale considere-vole; esso ha contribuito ad ancorareparecchi uomini di scienza in buonafede all’idea che ci fosse incompatibi-lità tra lo spirito della scienza e la suaetica di ricerca, da un lato, e la fede cri-stiana, dall’altro. Una tragica recipro-ca incomprensione è stata interpreta-ta come il riflesso di una opposizionecostitutiva tra scienza e fede»2.

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1543: Viene pubblicato, postumo, il libro De revolutionibus orbium coelestium di Niccolò Copernico.1564: Galileo Galilei nasce a Pisa.1574: Galileo si trasferisce a Firenze.1581: Galileo inizia a Pisa gli studi di Medicina, secondo il desiderio del padre; nel 1585 però inter-

rompe gli studi e, tornato a Firenze, si dedica alla Matematica. 1589: A Galileo viene assegnata la cattedra di Matematica a Pisa. 1592: Galileo ottiene la cattedra di Matematica a Padova. 1597: In una lettera a Kepler, Galileo dichiara di essere da tempo copernicano. 1609: Galileo costruisce il telescopio e compie le prime scoperte.1610: Continuano le osservazioni astronomiche: vengono scoperti i satelliti di Giove e i rilievi della Luna.

Nello stesso anno Galileo pubblica il Sidereus Nuncius col quale rende noti i risultati delle sue ri-cerche, suscitando ammirazione e interesse ed assicurandosi la celebrità. Tornato a Firenze, è no-minato Matematico e Filosofo primario di Cosimo II de’ Medici, granduca di Toscana. Nel giro diqualche tempo scopre anche le macchie solari, le diverse configurazioni degli anelli di Saturno e lefasi di Venere.

1611: Galileo è a Roma per presentare le sue scoperte. Federico Cesi lo nomina membrodell’Accademia dei Lincei, da lui fondata.

1613: Lettera di Galileo a B. Castelli, benedettino, sull’interpretazione della Bibbia e i rapporti fra scien-za e Sacra Scrittura.

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1615: Deposizione contro Galileo da parte del domenicano Caccini. Lettera del carmelitano PaoloAntonio Foscarini in difesa della teoria copernicana e della sua compatibilità con la Bibbia. Letteradel Card. Bellarmino al P. Foscarini, con la proposta di parlare “ex suppositione” fino a quandonon avrà prove dimostrative concludenti. Il domenicano Nicola Lorini denuncia Galileo alSant’Uffizio. Galileo va a Roma per cercare di evitare una condanna del copernicanesimo. Letteradi Galileo a Cristina di Lorena, a proposito dello stesso argomento della lettera a P. Castelli.

1616: Si proibiscono gli scritti di Copernico “donec corrigantur”. Il Cardinal Bellarmino chiede a Galileodi rifiutare la teoria copernicana. Galileo non cede; il commissario dell’Inquisizione gli dà pre-cetto formale di non sostenere, insegnare o difendere l’opinione condannata, pena il processo.

1621: Muore il Cardinal Bellarmino. 1623: Maffeo Barberini è eletto Papa e prende il nome di Urbano VIII.1624: Urbano VIII riceve Galileo in più occasioni, ma l’astronomo non riesce nel suo intento di far re-

vocare la sentenza del 1616 contro l’eliocentrismo. Galileo comincia a scrivere il Dialogo soprai due massimi sistemi del mondo.

1630: Galileo finisce il Dialogo e intraprende i passi per ottenere l’imprimatur.1631: Galileo ottiene l’imprimatur a Firenze. L’opera è data alle stampe agli inizi del 1632, ma appe-

na giunta a Roma viene messa sotto sequestro. 1632: Galileo viene richiamato dal Sant’Uffizio.1633: Si apre il processo a Galileo. Al tribunale dell’Inquisizione l’astronomo nega di aver difeso il si-

stema copernicano. Viene dichiarato in sospetto di eresia. Il 22 giugno il processo si conclude:Galileo deve fare abiura solenne dell’eliocentrismo e gli viene proibito di difendere la dottrinacopernicana, pena la recidività. Il suo libro viene messo all’Indice; viene condannato al carceree a pregare settimanalmente, per tre anni, i sette salmi penitenziali. Galileo legge la formula diabiura, da lui sottoscritta. La pena carceraria viene commutata in “arresti domiciliari”, prima nel-l’ambasciata del Granduca di Toscana, poi nella residenza dell’arcivescovo Ascanio Piccolomini,a Siena; infine, nella sua villa di Arcetri, presso Firenze.

1642: Galileo Galilei muore ad Arcetri all’età di 77 anni.1687: Isaac Newton pubblica i Philosophiae naturalis principia matematica; secondo la legge della gra-

vitazione universale risulterebbe impossibile che sia il sole a girare intorno alla terra. 1725: Bradley dimostra il movimento di traslazione della terra in base al fenomeno astronomico del-

l’aberrazione della luce stellare (è la prima prova sperimentale, astronomica, della rivoluzioneterrestre).

1755: Il divieto di insegnare la realtà del movimento terrestre è abolito. 1820: Si concede l’imprimatur all’opera del canonico Settele, nella quale si sostiene il sistema coper-

nicano. 1835: Il libro di Copernico viene ritirato dall’Indice dei libri proibiti.1837: Bessel offre un’altra prova astronomica della rivoluzione terrestre attraverso la misura della paral-

lasse stellare. 1851: L. Foucault offre la prima prova meccanica della rotazione terrestre con il famoso esperimento

del pendolo nel Pantheon di Parigi.

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Valutazione critica del “Caso Galileo”A titolo di premessa, bisogna dire che non puòesserci una vera contraddizione tra la scienza ela fede, giacché «la verità non può contraddirela verità»3, «perché le realtà profane e le realtàdella fede hanno origine dal medesimo Dio»4.Lo stesso Galilei si richiama a questo principio:

«Procedendo di pari dal Verbo divino laScrittura Sacra e la natura, quella comedettatura dello Spirito Santo, e questacome osservantissima esecutrice de gliordini di Dio (...) pare che quello de glieffetti naturali che o la sensata espe-rienza ci pone innanzi a gli occhi o lenecessarie dimostrazioni ci concludo-no, non debba in conto alcuno esser re-vocato in dubbio per luoghi dellaScrittura ch’avesser nelle parole diver-so sembiante, poi che non ogni dettodella Scrittura è legato a obblighi cosìseveri com’ogni effetto di natura»5.

Come ricordava il Papa nel suo discorso del 31ottobre 1992, anche il Cardinal Bellarmino erad’accordo con questo principio, quando afferma-va che «davanti ad eventuali prove scientifichedell’orbita della terra intorno al sole, si dovesse“andar con molta considerazione in esplicare leScritture che paiono contrarie” alla mobilità dellaterra e “più tosto dire che non l’intendiamo, chedire che sia falso quello che si dimostra”»6.

Come anche ricordato dal Papa, in quellastessa occasione, già molti secoli prima si eraespresso in questo senso anche sant’Agostino:«Se ad una ragione evidentissima e sicura sicercasse di contrapporre l’autorità delle SacreScritture, chi fa questo non comprende e op-pone alla verità non il senso genuino delleScritture, che non è riuscito a penetrare, mail proprio pensiero, vale a dire non ciò che hatrovato nelle Scritture, ma ciò che ha trovatoin se stesso, come se fosse in esse»7.

In conseguenza, quando sembra che esi-sta un conflitto tra quanto dice la scienza equanto dice la fede, bisogna fare attenzioneper discernere:

• se si tratti di un’autentica verità scientifica o di una semplice ipotesi;

• se la verità rivelata è stata interpretata giustamente.

Come affermava Leone XIII nell’enciclicaProvidentissimus Deus al n. 42(1893):

«Nessun vero contrasto potrà interporsitra il teologo e il fisico, finché entrambisi manterranno nei loro confini, evitan-do (in ossequio al monito di S. Agostino)“di fare affermazioni a vanvera e di dareper certo l’incerto”. Se poi dissentiranno,lo stesso Agostino detta in sintesi la re-gola di comportamento per il teologo:“Tutto ciò che i fisici potranno dimostra-re con documenti certi, dovremo prova-re che non è contrario alle nostreLettere; qualunque cosa, poi, presentas-sero nei loro scritti contrario alle nostreLettere, cioè alla fede cattolica, o noi di-mostriamo con qualche argomento cheesso è falso, oppure senza alcuna esi-tazione lo dichiariamo falsissimo”».

Per questo, dopo il Caso Galileo, la Chiesa ha cer-cato di essere molto prudente, per evitare di ri-petere gli errori allora commessi, a danno dellasua credibilità. In questo senso, sia sant’Agostino,sia san Tommaso d’Aquino mettevano in guar-dia di fronte al pericolo di giudizi precipitosi difronte a certe teorie scientifiche, che potrebberoesporre la Chiesa alla derisione degli increduli.

«Che il mondo ha avuto inizio è cosa dacredersi, ma non oggetto di dimostrazio-ne o di scienza. E questa è una cosa chebisogna tener presente, perché qualcu-no, presumendo di dimostrare ciò che

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è soltanto di fede, non abbia da porta-re argomenti che non provano, e offri-re così materia di derisione a coloro chenon credono, facendo loro supporre cheda noi si credano le cose di fede per ar-gomenti di questo genere»8.

«Molti di questi articoli non appartengono alladottrina della fede, ma piuttosto ai dogmi dei fi-losofi. L’affermare o negare qualcosa che non ap-partiene alla dottrina della fede come se appar-tenesse alla Sacra Dottrina provoca un grandedanno. Dice sant’Agostino nel quinto libro delleConfessioni, c. V: “quando sento da qualche cri-stiano queste cose (cioè, quello che dissero i fi-losofi sul cielo e le stelle, o sui movimenti delsole e della luna), essendo ignorante, o confon-dendo una cosa con l’altra, vedo con pazienzaquest’uomo opinante; non vedo che le possanuocere ignorare la posizione e la disposizionedelle creature corporali, mentre non creda qual-cosa indegna di te, Signore, Creatore di tutti noi;gli nocerebbe invece pensare che tali cose ap-partengano alla dottrina della fede, e si ardiscadi sostenere con una maggiore ostinazione quel-lo che ignora”. Perché questo sia dannoso lospiega Agostino nel primo libro del SuperGenesim ad litteram, cap. 19: “È estremamen-te imprudente e pericoloso, e bisogna evitare ilpiù possibile, che qualche infedele senta un cri-stiano sbandare in queste cose come se parlas-se delle dottrine cristiane, in modo che, comesi suol dire, vedendolo così tanto sbagliato, sem-bri che a malapena sia possibile trattenersi dalridere. E non è così tanto dannoso vedere cheun uomo si sbagli, ma piuttosto credere da partedi quelli che sono fuori che i nostri dottori pen-sino cose simili, e siano così rimproverati e rifiu-tati come indotti, con gran danno di quelli dellacui salvezza dei quali ci curiamo”. Mi sembra unacondotta più sicura, circa le opinioni comuni deifilosofi non contrastanti con la nostra fede, non

asseverarle come dogma di fede, sebbene tal-volta siano proposte sotto il nome dei filosofi maneppure negarle come contrarie alla fede, pernon offrire ai sapienti di questo mondo l’occa-sione di disprezzare la dottrina della fede»9. SanTommaso aveva peraltro già affermato il carat-tere meramente ipotetico del sistema tolemai-co, lasciando aperta la possibilità di spiegare i fe-nomeni (le “apparenze”) in altro modo:

«In astronomia si offre la spiegazionedelle orbite eccentriche e degli epicicliperché, da questa presupposizione, sipossano salvare le apparenze sensibilisui movimenti celesti; ma questa spie-gazione non è sufficientemente dimo-strativa, giacché, forse partendo daun’altra presupposizione, si possonoanche salvare i fenomeni»10.

Così, dunque, nel Caso Galileo, l’errore nonsi trovava nelle Scritture, ma nell’interpretazio-ne erronea di queste da parte di alcuni teolo-gi di quell’epoca. In questo senso, aveva ra-gione Galileo nel sostenere che: «se bene laScrittura non può errare, potrebbe nondime-no talvolta errare alcuno de’ suoi interpreti edespositori, in varii modi»11.

D’altra parte, Galileo aveva anche ragionenel difendere una legittima autonomia dellescienze naturali, della quale si parla sia nellaGaudium et Spes n. 36, sia nell’enciclica Fideset Ratio. Al riguardo, è significativo il riferimen-to di Galilei (peraltro citato anche da GiovanniPaolo II nel suo discorso), di quella sentenza at-tribuita al Cardinal Baronio: «Spiritui Sancto men-tem fuisse nos docere quomodo ad coelumeatur, non quomodo coelum gradiatur». Il Papacommenta così il testo:

«In realtà, la Scrittura non si occupa deidettagli del mondo fisico, la cui cono-scenza è affidata all’esperienza e ai ra-gionamenti umani. Esistono due campi

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del sapere, quello che ha la sua fontenella Rivelazione e quello che la ragio-ne può scoprire con le sole sue forze. Aquest’ultimo appartengono le scienzesperimentali e la filosofia. La distinzionetra i due campi del sapere non deve es-sere intesa come una opposizione. I duesettori non sono del tutto estranei l’unoall’altro, ma hanno punti di incontro. Lemetodologie proprie di ciascuno per-mettono di mettere in evidenza aspettidiversi della realtà».

Galileo Galilei si esprimeva in modo simile nellasua Lettera al P. Benedetto Castelli:

«Io crederei che l’autorità delle SacreLettere avesse avuto solamente la miraa persuader a gli uomini quegli articolie proposizioni, che, sendo necessarieper la salute loro e superando ogniumano discorso, non potevano per altrascienza né per altro mezzo farcisi credi-bili, che per la bocca dell’istesso SpiritoSanto. Ma che quel medesimo Dio checi ha dotati di sensi, di discorso e d’in-telletto, abbia voluto, posponendo l’usodi questi, darci con altro mezzo le noti-zie che per quelli possiamo conseguire,non penso che sia necessario il creder-lo, e massime in quelle scienze dellequali una minima particella e in conclu-sioni divise se ne legge nella Scrittura;qual appunto è l’astronomia, di cui ven’è così piccola parte, che non vi si tro-vano né pur nominati i pianeti»12.

Sotto questo aspetto, nel suo discorso allaPontificia Accademia delle Scienze, il SantoPadre non esita a parlare dell’errore in cui incor-sero i teologi nell’affare Galileo:

«L’errore dei teologi del tempo, nel so-stenere la centralità della terra, fu quel-

lo di pensare che la nostra conoscenzadella struttura del mondo fisico fosse, incerto qual modo, imposta dal senso let-terale della S. Scrittura»13.

Bisogna, però, anche riconoscere gli errori e i li-miti dello scienziato Galilei: egli stesso non fu,in certo modo, fedele al metodo sperimentaleche con tanto successo aveva teorizzato e ado-perato. Infatti:

– Galileo non seguì il consiglio del CardinalBellarmino di presentare la dottrina copernicanacome un’ipotesi fino a quando non avesse otte-nuto una dimostrazione sperimentale definitiva;

– gli indizi offerti da Galileo in questo senso(la presenza di satelliti intorno a Giove, le fasi diVenere e soprattutto le maree) non erano deltutto concludenti o addirittura erano sbagliati;

– a Galileo mancava l’apertura di veduteche pretendeva di avere dai suoi oppositori,dal momento che non prendeva in conside-razione ipotesi diverse dalle sue, come quel-la delle orbite ellittiche proposta da Kepler,oppure il sistema geo-eliocentrico proposto daTycho Brahe (che permetteva anche di spie-gare i fenomeni osservati);

– in alcuni dibattiti da lui sostenuti, Galileoprese la parte sbagliata, come nel caso della dis-cussione sulle comete (che Galileo riteneva er-roneamente essere fenomeni atmosferici).

A causa del suo carattere forte e polemico si ac-quistò non pochi nemici, il che senza dubbioebbe un peso nei processi ai quali fu sottopo-sto. Tutto questo non toglie nulla ai meriti e alvalore di colui che a buon diritto è consideratoil fondatore della scienza moderna.

Il processo a GalileoPerché Galileo fu processato e condannato?Bisogna aver presente che ci furono, come ab-biamo visto, due fasi ben distinte:

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– nel 1616 Galileo non fu condannato;nemmeno furono proibiti i suoi libri. Solo gli siordinò di non sostenere, insegnare o difende-re la teoria copernicana. Galileo ottenne dalCardinal Bellarmino un documento nel qualesi assicurava che Galileo in quel processo nondovette abiurare né fare penitenza alcuna;

– la situazione del 1633 fu abbastanza di-versa. Galileo riuscì a ottenere l’imprimatur delDialogo a Firenze (non a Roma) e in un modonon troppo regolare. Non rispettò, se non soloin apparenza, le condizioni imposte per quellapubblicazione (cioè di presentare entrambe leteorie, geocentrismo ed eliocentrismo, in modoimparziale): era evidente che si sosteneva laposizione copernicana, ridicolizzando quella to-lemaica.

Se il problema fosse stato solo quello verifica-tosi nel 1633, sarebbe stato sufficiente chiede-re a Galileo di correggere le parti nelle quali pre-sentava il copernicanesimo non come sempliceipotesi, ma come fatto dimostrato: ma la proi-bizione formale già imposta a Galileo nel 1616complicò seriamente le cose.

Questo spiega la severità con cui Galileo futrattato, sebbene gli venissero usati molti ri-guardi. Essendo stato ribelle, Galileo dovevaessere processato con rigore. Gli si impose l’a-biura della dottrina condannata dal Sant’Uffizio,dal momento che, contro ogni evidenza, nega-va di averla sostenuta nel suo libro. La pena car-ceraria gli venne commutata in arresti domici-liari, gli vennero fatte molte concessioni e gli fupermesso di tenere abituali frequentazioni coisuoi amici.

Tuttavia, la severità usatagli nel 1633 haportato alcuni studiosi a cercare qualche altraragione, di tipo personale da parte dei nemicidi Galileo, o di tipo dottrinale.

Secondo Ludovico Pastor, celebre storicodella Chiesa, Galileo fu trattato con durezza e

condannato perché diede l’impressione di volerdifendere un’opinione dopo che questa erastata dichiarata contraria alla Scrittura dall’auto-rità preposta14.

Più di recente, uno storico italiano, EnricoBerti, ha proposto un’altra interpretazione, se-condo la quale la concezione galileiana dellascienza portava ad un determinismo e mec-canicismo fisico. Da questi si sarebbe giunti al-l’immanentismo e al panteismo. Berti addu-ce alcuni documenti che sembrerebberoappoggiare questa lettura15.

Altre interpretazioni, come quelle avanza-te da Pietro Redondi nel suo libro GalileoEretico16 e rilanciate da diversi autori in un nu-mero della rivista Acta Philosophica17 (2001)sulla base di alcuni documenti scoperti negliArchivi del Sant’Uffizio, mi sembrano difficil-mente sostenibili. Bisogna, infatti, tener pre-sente che la causa scatenante del processo aGalileo, nel 1633, fu senza dubbio la pubbli-cazione del Dialogo e che, senza di essa, sem-plicemente non vi sarebbero stati né il proces-so a Galileo, né tantomeno il “caso” da questosuscitato. q

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1. GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai membri della Pontificia Accademiadelle Scienze, 10 novembre 1979; cfr. Insegnamenti, vol. 2/2,1979, pp. 1107-1120.

2. GIOVANNI PAOLO II, Discorso del 31 ottobre 1992, cfr. GIOVANNIPAOLO II, Insegnamenti, vol. 15/2, 1992, pp. 456-465.

3. Concilio Vaticano I, Dei Filius; DS 3017.4. Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes 36; cfr. anche Catechismo

della Chiesa Cattolica, n. 159.5. GALILEO GALILEI, Lettera al P. Benedetto Castelli.6. ROBERTO BELLARMINO, Lettera al P. Foscarini.7. AGOSTINO D’IPPONA, Epistula 143, n.7.8. TOMMASO D’AQUINO, Summa Theol. I, q.46 a.2.9. TOMMASO D’AQUINO, Resp. ad lect. Vercell. de art. 42, prol.10. TOMMASO D’AQUINO, Summa Theol. I, q. 32 a.1 ad 2.11. GALILEO GALILEI, Lettera al P. Benedetto Castelli.12. Ibid.13. Giovanni Paolo II, Discorso del 31 ottobre 1992.14. Cfr. L. PASTOR, Storia dei Papi vol. XIII, p. 639.15. Cfr. E. BERTI, Implicazioni Filosofiche della Condanna di Galilei,

in “Giornale di Metafisica” 5 (1983), pp. 239-261.16. Cfr. P. REDONDI, Galileo Eretico, Einaudi, Torino 1983.17. Cfr. Acta Philosophica, 10 (2001).

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