il Can ie e M icale

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Un presente sereno per un futuro incerto è trascorso quasi un anno da quando ho assunto le funzioni di Presidente del Conservatorio “Nic- colò Paganini”. Un periodo di tempo ancora bre- ve, ma che mi ha consentito di cominciare a conoscere meglio l’articolata realtà del nostro Isti- tuto. Realtà complessa, ma ben ordinata secondo linee operative distinte, fortemente correlate: l’in- segnamento che si accompagna alla ricerca e alla produzione. Sono attività tra loro complementari sia pure nella centralità della prima di esse; ma una didattica innovativa è possibile solo se è pre- ceduta e accompagnata dalla ricerca e dalla veri- fica nel concreto dell’esperienza del confronto con il pubblico. I buoni risultati sono testimoniati dall’alto numero di domande di iscrizione, ben superiore a quelle che possiamo accogliere; dalle numerose esibizioni concertistiche che hanno coinvolto sia gli allievi sia i docenti; dalla prossi- ma apparizione di un quaderno che ospiterà di- verse ricerche di alto livello qualitativo. Non mancano tuttavia note meno liete. Ne desidero sottolineare solo due diverse, ma per molti versi collegate. La prima attiene all’insufficienza del no- stro organico per fare fronte alla domanda stu- dentesca; abbiamo avanzato una specifica richiesta al MIUR, ma, come forse era prevedibile, non abbiamo avuto alcuna risposta. Probabil- mente l’atteggiamento ministeriale deriva anche dal particolare momento che sta attraversando il comparto in cui opera il Conservatorio. Ed è que- sto il secondo tema sul quale intendo richiamare l’attenzione. è in corso un ampio dibattito in cui si confrontano posizioni assai diversificate su qua- le può essere l’assetto definitivo del sistema delle istituzioni di formazione superiore, con particola- re riguardo al rapporto con il mondo universitario. In buona sostanza si discute della soppressione del comparto in cui siamo oggi inseriti e del fu- turo inquadramento. Il confronto è anche condi- zionato dallo stato della finanza pubblica; anzi questo profilo sembra assumere un ruolo deter- minante. Non siamo in grado di prevedere l’esito cui si perverrà: si tratta in ogni caso di problema- tiche che debbono essere seguite con particolare attenzione. In ogni caso il clima di incertezza che può generarsi non deve in alcun modo condizio- nare l’attività ordinaria che tutti coloro che lavo- rano in Conservatorio e gli allievi stanno svolgendo con esiti positivi. Giuseppe Pericu Rivista del Conservatorio Niccolò Paganini Autorizzazione Tribunale di Genova n. 10/2006 del 21 aprile 2006 Genova - Anno I, n. 4 (nuova serie) DICEMBRE 2015 il Cantiere Musicale ISSN 1972-3865 I l nuovo anno accademico è iniziato or- mai da qualche settimana. L’attività di- dattica sta andando a regime, mentre si progettano i programmi artistici. Vale la pena, prima di segnalare quel che è in cantiere, gettare uno sguardo sui mesi ap- pena trascorsi per qualche utile riflessio- ne. L’anno accademico 2014/15 è stato caratterizzato da un intenso lavoro indiriz- zato essenzialmente in due direzioni: il re- perimento di spazi aggiuntivi per risolvere l’annoso problema della mancanza di aule necessarie al regolare svolgimento della nostra articolata attività e una revisione dei diversi percorsi formativi (preaccade- mici, trienni, bienni). La sede e la didattica Il problema della sede è stato al centro di una ricerca a tutto campo. Non è qui il ca- so di elencare le tante ipotesi che si sono formulate in questi mesi. Va invece segna- lato il progetto concreto di utilizzo di due piani nel Palazzo Senarega in pieno centro cittadino, dietro la storica e affascinante Loggia di Banchi. Edificio che il Comune sta ristrutturando e che dovrebbe essere a breve messo a disposizione del nostro Istituto in coabitazione con l’Accademia Ligustica di Belle Arti. Operazione che non solo darebbe “respiro” a entrambe le Istituzioni, ma contribuirebbe a consolida- re il rapporto avviato fra Conservatorio e Accademia che, com’è noto, da mesi han- no dato vita a un Politecnico delle Arti. Sul piano didattico, si è svolto un ap- profondito lavoro per rivedere i piani for- mativi relativi ai corsi preaccademici e ai Trienni. I prossimi mesi saranno dedicati al ripensamento dei bienni (per i quali tutta- via si attendono delucidazioni dal Ministe- ro) e all’impostazione di master di livello superiore. Si stanno definendo alcune ma- sterclass per offrire ai nostri studenti la possibilità di incontrare altri docenti o concertisti di valore. Si possono ricordare il pianista Benedetto Lupo (fine gennaio- primi di febbraio), il fagottista Gabriele Screpis (14-16 marzo), il violinista Marco Fiorini (8-9 aprile), il baritono Marcello Nardis (18-21 aprile). Sono previsti due se- minari dedicati alla liuteria e affidati ai liu- tai genovesi Alberto Giordano e Pio Montanari e una serie di incontri con la lo- gopedista Emma Garzoglio. Le collaborazioni L’anno appena trascorso è stato “segna- to” anche da un intenso lavoro teso a con- solidare o ad allacciare nuovi rapporti. Oltre al citato Politecnico, si è creata “Li- guria, Musica in Rete” una rete riservata alle istituzioni musicali statali della regione e si sono avviati rapporti più stretti con istituzioni didattiche private con l’obbiet- tivo di ospitare giovanissimi strumentisti nell’Orchestra Giovanile che ha assunto la denominazione di Orchestra Giovanile Regionale del Conservatorio. Roberto Iovino CONTINUA A PAGINA 16 >>> L’anno che verrà tra bilanci e prospettive

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Un presente serenoper un futuro incerto

è trascorso quasi un anno da quando ho assuntole funzioni di Presidente del Conservatorio “Nic-colò Paganini”. Un periodo di tempo ancora bre-ve, ma che mi ha consentito di cominciare aconoscere meglio l’articolata realtà del nostro Isti-tuto. Realtà complessa, ma ben ordinata secondolinee operative distinte, fortemente correlate: l’in-segnamento che si accompagna alla ricerca e allaproduzione. Sono attività tra loro complementarisia pure nella centralità della prima di esse; mauna didattica innovativa è possibile solo se è pre-ceduta e accompagnata dalla ricerca e dalla veri-fica nel concreto dell’esperienza del confronto conil pubblico. I buoni risultati sono testimoniatidall’alto numero di domande di iscrizione, bensuperiore a quelle che possiamo accogliere; dallenumerose esibizioni concertistiche che hannocoinvolto sia gli allievi sia i docenti; dalla prossi-ma apparizione di un quaderno che ospiterà di-verse ricerche di alto livello qualitativo. Nonmancano tuttavia note meno liete. Ne desiderosottolineare solo due diverse, ma per molti versicollegate. La prima attiene all’insufficienza del no-stro organico per fare fronte alla domanda stu-dentesca; abbiamo avanzato una specificarichiesta al MIUR, ma, come forse era prevedibile,non abbiamo avuto alcuna risposta. Probabil-mente l’atteggiamento ministeriale deriva anchedal particolare momento che sta attraversando ilcomparto in cui opera il Conservatorio. Ed è que-sto il secondo tema sul quale intendo richiamarel’attenzione. è in corso un ampio dibattito in cuisi confrontano posizioni assai diversificate su qua-le può essere l’assetto definitivo del sistema delleistituzioni di formazione superiore, con particola-re riguardo al rapporto con il mondo universitario.In buona sostanza si discute della soppressionedel comparto in cui siamo oggi inseriti e del fu-turo inquadramento. Il confronto è anche condi-zionato dallo stato della finanza pubblica; anziquesto profilo sembra assumere un ruolo deter-minante. Non siamo in grado di prevedere l’esitocui si perverrà: si tratta in ogni caso di problema-tiche che debbono essere seguite con particolareattenzione. In ogni caso il clima di incertezza chepuò generarsi non deve in alcun modo condizio-nare l’attività ordinaria che tutti coloro che lavo-rano in Conservatorio e gli allievi stannosvolgendo con esiti positivi.

Giuseppe Pericu

Rivista del Conservatorio Niccolò PaganiniAutorizzazione Tribunale di Genova n. 10/2006 del 21 aprile 2006

Genova - Anno I, n. 4 (nuova serie)DICEMBRE 2015

il Cantiere Musicale

ISSN 1972-3865

Il nuovo anno accademico è iniziato or-mai da qualche settimana. L’attività di-dattica sta andando a regime, mentre si

progettano i programmi artistici. Vale lapena, prima di segnalare quel che è incantiere, gettare uno sguardo sui mesi ap-pena trascorsi per qualche utile riflessio-ne. L’anno accademico 2014/15 è statocaratterizzato da un intenso lavoro indiriz-zato essenzialmente in due direzioni: il re-perimento di spazi aggiuntivi per risolverel’annoso problema della mancanza di aulenecessarie al regolare svolgimento dellanostra articolata attività e una revisionedei diversi percorsi formativi (preaccade-mici, trienni, bienni).

La sede e la didatticaIl problema della sede è stato al centro diuna ricerca a tutto campo. Non è qui il ca-so di elencare le tante ipotesi che si sonoformulate in questi mesi. Va invece segna-lato il progetto concreto di utilizzo di duepiani nel Palazzo Senarega in pieno centrocittadino, dietro la storica e affascinanteLoggia di Banchi. Edificio che il Comunesta ristrutturando e che dovrebbe esserea breve messo a disposizione del nostroIstituto in coabitazione con l’AccademiaLigustica di Belle Arti. Operazione chenon solo darebbe “respiro” a entrambe leIstituzioni, ma contribuirebbe a consolida-re il rapporto avviato fra Conservatorio eAccademia che, com’è noto, da mesi han-no dato vita a un Politecnico delle Arti.Sul piano didattico, si è svolto un ap-

profondito lavoro per rivedere i piani for-mativi relativi ai corsi preaccademici e aiTrienni. I prossimi mesi saranno dedicati alripensamento dei bienni (per i quali tutta-via si attendono delucidazioni dal Ministe-ro) e all’impostazione di master di livellosuperiore. Si stanno definendo alcune ma-sterclass per offrire ai nostri studenti lapossibilità di incontrare altri docenti oconcertisti di valore. Si possono ricordareil pianista Benedetto Lupo (fine gennaio-primi di febbraio), il fagottista GabrieleScrepis (14-16 marzo), il violinista MarcoFiorini (8-9 aprile), il baritono MarcelloNardis (18-21 aprile). Sono previsti due se-minari dedicati alla liuteria e affidati ai liu-tai genovesi Alberto Giordano e PioMontanari e una serie di incontri con la lo-gopedista Emma Garzoglio.

Le collaborazioniL’anno appena trascorso è stato “segna-to” anche da un intenso lavoro teso a con-solidare o ad allacciare nuovi rapporti.Oltre al citato Politecnico, si è creata “Li-guria, Musica in Rete” una rete riservataalle istituzioni musicali statali della regionee si sono avviati rapporti più stretti conistituzioni didattiche private con l’obbiet-tivo di ospitare giovanissimi strumentistinell’Orchestra Giovanile che ha assunto ladenominazione di Orchestra GiovanileRegionale del Conservatorio.

Roberto Iovino

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L’anno che verràtra bilancie prospettive

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La data, nota da mesi, era di quelleche fanno tremare: 31 ottobre, Ro-ma, Sala Nervi, Udienza di Papa

Francesco. Ci vuole un bel coraggio... Più o meno due anni fa era saltata fuoril'idea, durante un'appassionata conver-sazione con Vittorio Marchese sulle scaledel Conservatorio: perché non portarel'Orchestra Giovanile dal Papa? Era unabella pensata: sono bravi, sono giovanis-simi, sentono la missione della musica ol-tre allo stretto dovere, sono capaci dicapire il valore sociale ed etico del loroimpegno. Però la meta sembrava davve-ro alta, era un sogno.Invece ci siamo arrivati. Questa orchestraci ha portati tutti alla Sala Nervi, davantia settemila persone e al Papa.È stato un successo corale, del M° Mar-chese che li prepara e li guida, ma anchedell'UCID (Unione Cristiana ImprenditoriDirigenti), che su suggerimento dell'Ing.Davide Viziano, già Presidente del Con-servatorio, ha avuto il coraggio di punta-re su un gruppo giovanile per arricchiredi buona musica l'udienza papale con-cessa all'associazione. Un successo di collaborazione anche per-ché nell'organico erano presenti i ragazzidella provincia di Imperia, inseriti fra i leggiida quando l'Orchestra Giovanile ha ag-giunto l'aggettivo "Regionale" e ha comin-ciato un processo di contatti con leprincipali associazioni musicali liguri. Per

l'occasione la bacchetta è passata nellemani del M° Giovanni Porcile, mentre Vit-torio Marchese ha ricoperto il ruolo di spal-la, dimostrando di saper comunicareconvinzione, energia e professionalità aisuoi ragazzi anche senza occupare il podio. Il programma prevedeva brani dalla Hol-berg Suite di Grieg e dalle Danze popo-lari rumene di Bartók,mentre il soprano Irene Cer-boncini ha cantato l'"AveMaria" da Otello di Verdi euna canzone argentina inomaggio a Papa France-sco. L'incontro con il Papa è diquelli che non si dimenti-cano, per la semplicitàprofondamente coraggio-sa delle sue parole e deisuoi gesti, e vederlo risa-lire gli scalini per salutarei nostri musicisti è statoun momento emozio-nante. Per noi tutti è stata unagrande sfida organizzativa, siaper garantire il viaggio di quaranta ragaz-zi, in gran parte minorenni, sia per risol-vere i problemi tecnici di amplificazionein una sala di dimensioni impressionanti.Sul campo è stato fondamentale il lavorodei nostri studenti borsisti: Luana Lauroper la Produzione e Edoardo Bardi e Luca

Frigo per gli aspetti tecnici. Anche il Di-rettore del Conservatorio ha partecipatoa tutte le fasi della trasferta, con uno spi-rito di collaborazione attivo e affettuoso.Il successo maggiore ai miei occhi, al dilà degli applausi, è stato l'ottimo livellomusicale e il comportamento professio-nale di tutti i ragazzi, che abbiamo stra-

pazzato come una "vera"orchestra, con ritmi diviaggio e di lavoro serra-ti. Il giorno del concertoci siamo svegliati alle seie ci siamo lanciati in unamattinata di lavoro edemozioni che è finita soloalle due, quando siamo ri-partiti senza nemmenomangiare. Dopo una sostain autogrill, sette ore diviaggio per arrivare a Ge-nova alle nove di sera. Unaroutine da professionisti so-stenuta senza un lamento,con tanta allegria e tantatensione positiva. E poi, un gruppo si giudica

dal comportamento in pullman... Nel no-stro caso due lunghi viaggi senza schia-mazzi, senza liti, senza canzoni asquarciagola e persino senza briciole sot-to i sedili. Dei veri angioletti musicanti!

Tiziana Canfori

L'Orchestra Giovanile Regionale suona per Papa Francesco

La guerra e il sogno di Momipresentato a Palazzo Ducale

Interessante incontro quello del 26 no-vembre a Palazzo Ducale, nel quadrodel convegno internazionale "In guer-

ra con le parole. Lettere, diari e memo-rie di soldati, donne e bambini nel Primoconflitto mondiale", organizzato da Uni-versità di Genova e Archivio Ligure dellaScrittura Popolare di Genova. Il convegno suggella le manifestazioniin ricordo del centenario della GrandeGuerra con un evento speciale, che uni-sce storia, cinema e musica. Dopo lapresentazione del volume di AntonioGibelli La guerra grande, storie di gentecomune (Laterza, 2014) viene offertauna "chicca" davvero speciale: la proie-zione del film La guerra e il sogno diMomi, recentemente restaurato dal Mu-seo Nazionale del Cinema di Torino. Alpiacere di conoscere questo originalelavoro cinematografico di Segundo deChomont (1917), che offre nella primaparte immagini dell'epoca di guerra enella seconda il primo, affascinanteesperimento italiano di animazione in"stop motion", si unisce quello di ascol-tare dal vivo le musiche originali scrittedal giovane compositore siciliano Mi-chele Catania ed eseguite da AriannaMusso (flauto), Silvia Bongiovanni (clari-netto) e Francesco Raspaolo (violoncel-lo) diretti dalla pianista Ginevra Paniati.Giovani musicisti per un vecchio film: ilrisultato è emozionante.

Tiziana Canfori

Nel quadro delle collaborazioni di produzione e ricerca, duecommissioni sono già al lavoro. Eccole in breve:

Commissione scientifica con la Scuola di Medicina del-l'Università di Genova. Sta muovendo i primi passi questo piccolo ma prezioso or-ganismo, che nasce da un accordo con il Dipartimento diNeuroscienze, Riabilitazione, Oftalmologia, Genetica eScienze materno-infantili diretto dal prof. Gianluigi Mancar-di. Della commissione fanno parte il prof. Angelo Schenone,neurologo, il prof. Giovanni Del Puente, psichiatra e per ilConservatorio le proff. Tiziana Canfori e Lorenza CodignolaBo. Per la prima volta il Conservatorio si trova a poter colla-borare con la Scuola di Medicina sullo stesso piano istituzio-nale e questo potrà stimolare sia progetti di studio, siaprogetti di produzione intorno a temi come la percezione ela riabilitazione musicale.

Molti argomenti affascinanti sono già in discussione attra-verso l'esame di studi proposti nella più recente letteraturascientifica internazionale.

Comitato del Politecnico delle Arti, formata da docenti estudenti dell'Accademia Ligustica e del "Paganini". Un primo incontro è già avvenuto e diverse attività comunisono già sul piatto. Innanzitutto il Conservatorio parteciperàalla manifestazione del 19 dicembre "Luci all'ALBA" (feliceacronimo di Accademila Ligustica di Belle Arti) per l'"Annointernazionale della luce". Dalle 17 in poi, tutta l'Accademiasi accenderà di luci artistiche con incontri, installazioni, la-boratori e spot musicali. Sono allo studio le collaborazioniper "Antiqua", mostra di antiquariato a metà gennaio, e peril progetto primaverile disegnato con Marina Genova Aero-porto.

T.C.

Due commissioni al lavoro

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notizie

4 | il cantiere musicale • Dicembre 2015

notizie

Il 13 novembre scorso a Palazzo Rosso è stata inaugurata lamostra “Tre virtuosi a Genova” che racconta le vite di Paga-nini, Liszt e Sivori. La mostra è inserita all'interno di un pro-

getto più ampio che coinvolgerà docenti e studenti del nostroConservatorio, oltre a studiosi e musicisti ospiti che ci raccon-teranno i tre artisti attraverso le loro musiche.L'inaugurazione è stataaperta da un discorso diGiuseppe Pericu, presi-dente del Conservatorio,che ha sottolineato l'im-portanza della ricerca inambito didattico, vista co-me il motore che spinge acreare relazioni fra diverseassociazioni in modo dacreare una cultura senzabarriere. Ha preso poi la parola Rossa-na Dalmonte, della Fondazio-ne Liszt di Bologna, che haillustrato il progetto rivolto avarie città italiane con lo scopodi ricordare la figura musicaledi Liszt anche e soprattutto nelsuo periodo in Italia fra il 1861e il 1886. Per concludere Stefa-no Termanini ha ricordato che lamostra cade nel bicentenariodella nascita di Sivori, suo avo,collante fra gli altri due artisti inquanto allievo di Paganini e ami-co di Liszt. La mostra, ospitata inquattro sale di Palazzo Rosso,propone un percorso articolatoin tre tematiche – la vicendaumana e artistica dei tre compo-sitori, la Genova dell'Ottocento,il virtuosismo – attraverso l'espo-sizione di ritratti, lettere, oggetti,manoscritti e musica a stampa, ar-ticoli di giornali e di riviste. Inoltrein un computer messo a disposi-zione del pubblico si potrà virtual-mente sfogliare il Libro Mastro deiConti, che Paganini compilò nel corso della sua tournée euro-pea e l'Album di ricordi che Sivori ricevette in dono in Russianel 1842 e nel quale raccolse documenti, testimonianze e in-contri con personaggi illustri. Il progetto, due giorni dopo l'i-naugurazione, è proseguito con un concerto nel foyer delCarlo Felice tenuto dal soprano Semun Chang e dalla pianistaCaterina Picasso, che hanno eseguito brani di Liszt. Lo scorso20 novembre è stato invece presentato nel Salone del Con-servatorio il libro “Franz Liszt e la sua musica nel cinema”, scrit-

to da Luigi Verdi: le musiche di Liszt sono infatti state utilizzatein ben 300 pellicole cinematografiche.Il progetto proseguirà fino a gennaio con diversi altri appun-tamenti. Il 5 dicembre (ore 17), nel Salone del Conservatorio

ci sarà un incontro musicale eletterario: una conversazionefra Francesco De Nicola dell'U-niversità di Genova, PatriziaConti del Conservatorio eAlessandra Cagliano Candeladell'Accademia Ligustica diBelle Arti che riguarderà Dan-te e Liszt e sarà seguita dal-l'esecuzione della DanteSymphonie per due pia-noforti, nella interpretazionedi Dario Bonuccelli e Valen-tina Messa. Il 9 dicembre (ore 18) a Pa-lazzo Tursi il quartetto for-mato da OleksandrPushkarenko e Dasha Anu-frieva I e II violino, SimonaMerlano viola, Salah Na-mek violoncello eseguirà ilQuartetto n°1 in re mino-re MS 20 di Paganini, se-guito poi da Nel cor piùnon mi sento, sempre diPaganini, per violino soloproposto da Pushka-renko.Il 16 dicembre ci si tra-sferirà nel foyer centra-le del Carlo Felice dovealle ore 15 si svolgeràuna tavola rotonda suitre artisti: coordinatida Carmela Bongio-vanni, interverrannoPinuccia Carrer, Ros-

sana Dalmonte, Massi-miliano Genot, Maria Rosa Moretti, Stefano

Verdino e Marco Vincenzi.Due giorni dopo in Conservatorio, a partire dalle 15, maratonaLiszt & Sivori. Tre ore di musica con pagine violinistiche di Si-vori e tanti lavori pianistici di Liszt intervallati da alcune sue li-riche per voce e pianoforte: protagonisti tutti studentidell’Istituto.Infine, il ciclo si chiuderà il 10 gennaio al Carlo Felice con unconcerto aperitivo affidato al duo Francesco Bagnasco, violinoe Fabio De Lorenzo, chitarra impegnato in un programma in-teramente paganiniano.

Angelica Costantini

La mostra è stata inaugurata venerdì 13 novembre a Palazzo Rosso

Tre virtuosi a GenovaUn articolato progetto per Paganini, Liszt e Sivori

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Orario: martedì, mercoledì, giovedì, venerdì 8,3

0-18;

sabato e domenica 9,30-18

,30; lunedì chiuso

Biglietto d’ingresso: intero 9 euro, ridotto 7 eur

o comprensivo

della visita ai tre Palazzi e a

lle mostre.

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in collaborazione con:

Comune di Genova

Università di Genova

Società Liszt - Bologna

Archivio Sivori

Fondazione Teatro Carlo Fel

ice di Genova

Un Progetto

del Conservatorio

“Niccolò Paganini”

13 novembre 2015 | 13 gennaio 2016

Palazzo Rosso, Genova

notizie

| 5il cantiere musicale • Dicembre 2015

Alcune immagini della Mostra a Palazzo Rosso

Sopra - Un momento del concerto di Semun Chang e di CaterinaPicasso tenutosi domenica 15 novembreA destra - La presentazione della Mostra: da sinistra Elisabetta Papone(Direttrice del Centro di Documentazione, Comune di Genova), Giu-seppe Pericu (Presidente del Conservatorio), Rossana Dalmonte (Fon-dazione Liszt, Bologna) e Roberto Iovino (Direttore del Conservatorio)

6 | il cantiere musicale • Dicembre 2015

didattica

Il 23 e il 24 ottobre si è svolto a Palazzo Ducale il primo conve-gno organizzato da “Liguria…. Musica in rete”, la rete che riu-nisce le scuole musicali statali della Regione.Alle due giornate sono intervenuti docenti di varie scuole liguried esperti nazionali tra i quali Annalisa Spadolini (ReferenteNazionale attività musicali e formative per docenti e Ciro Fio-rentino (referente nazionale di Comusica e coordinatore dellescuole a indirizzo musicale dell’USR per la Lombardia). Hannomoderato i vari interventi Riccardo Badino dirigente scolasticoI.C.Albenga 1 e Alessandro Cavanna, dirigente scolastico LiceoPertini.Qui di seguito pubblichiamo l’articolato intervento scritto peril convegno dal collega Mauro Assorgia.

Questo contributo ha lo scopo di delineare come la na-scita e lo sviluppo di una sensibilità pedagogica all’in-terno dei Conservatori abbia rappresentato e

rappresenti il presupposto fondamentale su cui costruire un ve-ro dialogo sempre più ampio ed organico con le altre Scuole.Vedremo come proprio l’evoluzione della didattica della musicanella Scuola secondaria abbia creato, in una specie di destinoincrociato, la condizione favorevole per il Conservatorio ad ac-quisire caratteristiche sempre più pedagogiche e che poi graziead esse, di ritorno, sia possibile oggi offrire un percorso piùadeguato alla futura classe dei docenti. Le varie tappe legisla-tive che predispongono un percorso più integrato tra i diversiordini scolastici rischiano di rimanere poco utili se comunquenon si riesce ad attivare un sistema formativo costruito su co-muni criteri educativo-musicali. Si tratta però, a nostro avviso,di lavorare su un piano comunicativo più profondo e indiretto(assai poco “visibile”) perché tali criteri devono essere neces-sariamente affidati alla professionalità e ai comportamenti deisingoli insegnanti nella speranza che siano posti alla base dellevarie attività didattiche proposte lezione dopo lezione.Se ancora oggi, d’altronde, ci troviamo a dibattere dopo tantianni su come la musica possa efficacemente rivestire un ruolopedagogico-formativo senza dover rinunciare ai suoi aspettitecnico-qualitativi per non doversi trasformare in surrogati so-nori più appetibili e digeribili, tutto questo ci fa capire quantofaticoso e complicato possa essere il passaggio da una condi-zione “sulla carta” ad una dimensione culturale effettivamenterealizzata.La prima volta che il Conservatorio “accoglie” al suo internouna qualche dimensione pedagogica della musica risale al1966, quando, appunto, a Bari, Bologna e Milano (e l’anno suc-cessivo anche a Roma), viene istituito il primo Corso libero diDidattica dell’educazione musicale come risposta all’importan-te riconoscimento legislativo (Legge n. 1859 del 31 dicembre1962) che inseriva nella Scuola media inferiore la materia diEducazione musicale (1 ora settimanale obbligatoria solo al pri-mo anno).Anche per la Scuola non specialistica si trattò di un cambiamen-to radicale perché prima di allora lo studio della musica nonveniva di certo percepito, nella forma e nella sostanza, in unafunzione propriamente educativa (vedi, infatti, la significativacomparsa del termine “educazione” affiancato a quello di mu-sica); questo evento, quindi, possiamo considerarlo come unprimo “contatto” tra le due Istituzioni.Con la C.M. del 5 luglio 1969 (prot. 9545) si avrà, come inizialepassaggio legislativo, l’ordinamento del corso straordinario diDidattica della musica; la motivazione che accompagna tale or-

dinamento ribadisce il legame tra Conservatorio e Scuola pro-prio nell’obiettivo, come abbiamo visto, di rispondere alla nuo-va esigenza pedagogico- musicale:

L’istituzione del corso di Didattica della musica, elemento fon-damentale per lo sviluppo della cultura musicale in Italia, haper fine di provvedere alla formazione di insegnanti di materiemusicali nelle Scuole di altri ordini, elevando di conseguenzaad un adeguato piano di importanza didattica l’insegnamentodella musica nelle scuole medie e nell’Istituto magistrale.

Alcuni anni dopo, il D.M. del 9 febbraio 1979 non solo andrà agarantire un maggior spazio operativo all’educazione musicalenella Scuola media (2 ore settimanali obbligatorie in tutti e tregli anni), ma soprattutto imposterà, in uno dei più alti esempistorici di legislazione scolastica, le “moderne” linee guida psi-copedagogiche attraverso le quali orientare un efficace percor-so didattico.Poco dopo il D.M. del 1979, i corsi straordinari di Didattica del-la musica cominciano a diffondersi in molti altri Conservatori(arriveremo a più di 40) e nel 1980 in un importante Convegnoa Milano dal titolo “Istruzione musicale e professionalità delmusicista nella riforma della scuola” si sottolineerà (nella mo-zione finale) la necessità, appunto, di estendere la presenza diquesti corsi:Si rende pertanto urgente una dilatazione dei corsi straordinaridi Didattica della musica (gli unici che nell’attuale ordinamentoscolastico siano finalizzati alla preparazione specifica degli in-segnanti di educazione musicale) istituendoli anche nei Con-servatori che ne siano privi.

Nonostante tutto, bisognerà aspettare il 1992 (D.M. del 13aprile) per ottenere che i corsi di Didattica della musica diven-tino ordinari (passando da triennali a quadriennali).Il corso si articolava in cinque insegnamenti che ancora oggipermangono, con la stessa denominazione, tra i settori artisti-co-disciplinari di area didattica:

Convegno a Palazzo Ducale

Il Conservatorio “pedagogico”

Una documentata e rigorosa

ricostruzione storica del lungo iter

che ha portato il Conservatorio

a ricoprire un ruolo centrale

nella didattica della musica,

a partire dal 1966

per giungere alle ultime

disposizioni legislative

didattica

| 7il cantiere musicale • Dicembre 2015

Pedagogia musicale,Elementi di composizione per la didattica, Direzione di coro e repertorio corale, Storia della musica per la didattica, Pratica della lettura vocale e pianistica.I cinque insegnamenti rispecchiavano essenzialmente le attivitàproposte all’interno dei programmi di Educazione musicale del1979 e si disponevano anche come percorso per la preparazionealle diverse prove previste nei passati concorsi a cattedra.Tale strutturazione multidisciplinare aveva una valenza fortementeparitaria (non vi era assolutamente una disciplina più importantedelle altre) e questo per i Conservatori rappresentò un’ulteriorecrescita di stampo pedagogico se si pensa che, al contrario, glialtri insegnamenti tradizionali mantenevano un’organizzazionedecisamente gerarchica e poco articolata (esisteva, per esempio,la materia principale di strumento insieme a pochi altri satelliti di-sciplinari definiti, non a caso, complementari).

Mettere le discipline sullo stesso piano ha come conseguenzaquella di predisporre un possibile impiego interdisciplinare “in-terno” che è alla base, appunto, insieme a quello “esterno”,di una auspicabile offerta educativo-musicale; un altro aspettoimportante di “contatto”, perciò, tra il Conservatorio e leScuole.Soprattutto all’inizio, i corsi di Didattica della musica vennerogiudicati come una “diminutio” rispetto ai corsi accademici diStrumento, Canto, Composizione ed erano comunque giusti-ficati e tollerati in quanto funzionali al possibile raggiungimen-to di un posto di lavoro “sicuro”; purtroppo negli anni questamotivazione estrinseca si acutizzò sia per la crisi economico-culturale che vide la chiusura di molte orchestre, sia per il va-lore abilitante che i corsi di Didattica assunsero in seguito. Nondobbiamo dimenticare, poi, che l’accesso a tali corsi prevede-va il possesso di un Diploma di Strumento/Canto/Composizio-ne e che quindi gli stessi studenti vi si avvicinavano dopoessere stati abituati a studiare la musica in un’ottica essenzial-mente tecnico-professionale. Ciò, inevitabilmente, condizio-nava anche il lavoro dei docenti di Didattica della musicaportandoli spesso a non integrarsi in quella fondamentale in-terdisciplinarità e a riproporre gli stessi procedimenti tecnico-accademici degli affini corsi non didattici o, peggio ancora, acreare solo occasioni di scambio superficiale di tipo pluridisci-plinare (fenomeno questo riscontrabile, purtroppo ancor oggi,anche in molte attività didattiche fuori dal Conservatorio).Questa netta distinzione tra musica e didattica della musicanei Conservatori, cominciò ad essere meno marcata proprio

quando nelle Scuole in maniera stabile si affiancò all’educazio-ne musicale lo studio parallelo di uno strumento.L’insegnamento strumentale che era previsto, sempre nellaScuola media inferiore, in veste sperimentale già a partire dal1979 (D.M. del 3 agosto), divenne finalmente ordinamentalevent’anni dopo con il D.M. del 6 agosto 1999.Proprio a partire dal 1999, quindi, possiamo dire che terminal’isolamento curricolare del Conservatorio in quanto la sua spe-cifica e più tecnica prerogativa nel campo strumentale vienetrasferita (in parte) in altri ordini scolastici e ancor di più lo saràpoi con l’istituzione del Liceo musicale e coreutico nel 2010(D.P.R. n. 89) che andrà ad occupare anche l’altro segmento difascia media non più previsto (come quello di fascia inferiore)dalla Riforma AFAM del 1999 (Legge n. 508). Oggi al Conser-vatorio rimane solo l’utenza di fascia superiore nella consuetadistribuzione del 3+2 (anche se, per la verità, continuano aconvivere, per una serie di ragioni, i cosiddetti corsi preacca-demici).Questo trasferimento, ed è quel che più ci interessa, non rap-presenta semplicemente una ridistribuzione dell’intero percor-so didattico-musicale, ma porta, come conseguenza, quella diriconsiderare anche la didattica strumentale in un’ottica forma-tiva, così come era avvenuto con l’educazione musicale; in talecontesto il “saper fare” diventa in maniera ancor più evidenteuno strumento del “saper capire”.Pensiamo sia opportuno citare, in proposito, un passaggio as-sai significativo del D.M. 1999 dove si sottolinea una salda-tura tra le esigenze di istanza formativa, propriedell’educazione musicale, con uno degli aspetti più tecnici del-la musica riguardante appunto l’acquisizione di capacità ese-cutivo-interpretative:

L’insegnamento strumentale costituisce integrazione interdisci-plinare ed arricchimento dell’insegnamento obbligatorio del-l’educazione musicale nel più ampio quadro delle finalità dellascuola media e del progetto complessivo di formazione dellapersona.[Indicazioni generali in Allegato A (Programmi di insegnamentodi strumento musicale nei corsi di scuola media ad indirizzo mu-sicale) del D.M. n. 201 del 6 agosto 1999]

Come pure la formulazione contenuta nel D.P.R. n. 89 del 2010:

Assicura altresì la continuità dei percorsi formativi per gli stu-denti provenienti dai corsi ad indirizzo musicale

ci fa capire come a livello legislativo si sia predisposta nello stu-dio della musica una sorta di possibile convergenza tra aspettitecnici ed aspetti educativi. Tutto questo, ancora una volta, tro-va risonanza anche nei Conservatori; la nuova impostazione deicorsi articolati in crediti, infatti, dà origine a due condizioni mol-to importanti da un punto di vista pedagogico:1) lo studio dello strumento si inserisce ora in un’ampia rosadi discipline non più complementari, con la conseguenza chelo studente affronterà, rispetto a prima, un percorso non piùesclusivamente tecnico-specialistico che lo accompagneràverso una dimensione musicale più complessa;2) le discipline di didattica musicale possono far parte, fin dasubito, insieme alle altre, del percorso di studio di uno stru-mento e quindi perdono la precedente condizione di “sepa-rati in casa” e contribuiscono a quella complessità di cuisopra; e così la capacità esecutiva da abilità si trasforma incompetenza.Recentemente, a coronamento di tutto quanto visto, nasce ilTFA che, fino ad oggi, rappresenta l’unica collaborazione sta-bile e attiva tra Conservatorio, Scuole secondarie e Universitàgrazie anche al ruolo centrale rivestito dal Tutor coordinatore.Con l’ultima riforma della Scuola (Legge n. 107 del 13 luglio2015), che trasforma l’odierno TFA in un triennio di specializ-zazione post concorso, si certifica l’importanza di una «sistemaunitario» nella «formazione dei docenti» ed è anche indicativoil requisito richiesto di aver conseguito almeno 24 crediti in am-

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didattica

bito psicopedagogico e metodologico per l’accesso ai nuoviconcorsi nazionali (Art. 1, comma 181):

l’introduzione di un sistema unitario e coordinato che compren-da sia la formazione iniziale dei docenti sia le procedure perl’accesso alla professione, affidando i diversi momenti e per-corsi formativi alle università o alle istituzioni dell'alta forma-zione artistica, musicale e coreutica e alle istituzioni scolastichestatali, con una chiara distinzione dei rispettivi ruoli e compe-tenze in un quadro di collaborazione strutturata;

[...]la determinazione di requisiti per l’accesso al concorso nazio-nale, anche in base al numero di crediti formativi universitariacquisiti nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e in quelleconcernenti le metodologie e le tecnologie didattiche, comun-que con il limite minimo di ventiquattro crediti conseguibili siacome crediti curricolari che come crediti aggiuntivi.

Anche se in molti Conservatori, forse per la paura di perdereidentità e indipendenza, continuano ad essere attivati dei Trien-ni ad indirizzo didattico come retaggio di una vecchia imposta-zione, la via, secondo noi, di una integrazione ramificata dellediscipline didattiche dentro i corsi di Strumento/Canto/Com-posizione/Musica elettronica/Jazz è la situazione ideale per po-ter realizzare il Conservatorio “pedagogico”; la didattica dellamusica (che ora, con il D.M. del 3 luglio 2009, si arricchisce didue altri settori artistico- disciplinari: Musica d’insieme per ladidattica e Tecniche di consapevolezza e di espressione corpo-rea) in questo modo non verrebbe più inquadrata nella solafunzione di preparazione all’insegnamento, ma in quella più tra-sversale di concorrere a formare musicisti “consapevoli” adatti,quindi, ad essere poi eventualmente (nei diversi contesti) anchedei docenti. Su questo, è assai utile citare Franz Liszt, proprioperché simbolo storico tra i più alti di un professionismo aristi-co-musicale, che sottoscrive con forza (sposando le idee delmusicologo Adolf Bernhard Marx) l’importanza di una mentalitàprofondamente pedagogica nella formazione del musicista:

[…] nel senso che la musica potrà avere un futuro […] soloquando gli artisti si convinceranno che d’ora in poi gli sforzidella nostra arte dovranno essere rivolti allo studio del pas-sato e dei suoi capolavori […]; che da ora in poi per l’artistanon sarà più sufficiente una formazione specifica, capacità econoscenza unilaterali, poiché è tutta la persona che deve

elevarsi e formarsi con il musicista […]. Marx […] dice: […]Quanti insegnanti limitano il loro lavoro alla perfezione tec-nica e educano l’allievo all’idea che l’abilità sia tutto ciò dicui ha bisogno...! […] Scopo di tutti gli sforzi è la consapevo-lezza, la conoscenza sempre crescente e sempre più ap-profondita. Senza di essa ogni sforzo non ha conclusione, nésuccesso alcuno, addirittura non ci sarebbe nessuna stradacerta.[Franz Liszt, “Un continuo progresso”. Scritti sulla musica –Milano, Unicopli 1988]

Le parole di Liszt-Marx ci suggeriscono anche i due elementiportanti su cui costruire questa formazione pedagogico-mu-sicale: “lo studio dei capolavori del passato” e la “consape-volezza”.Nei nostri Conservatori (come nelle altre realtà scolastiche) èproprio la “Musica nella Storia” (prendendo a prestito il titolodi un lavoro di Leonardo Calì) che può svolgere (meglio di al-tre discipline) quel ruolo di “facilitatore pedagogico” purché,però, orientata non tanto verso una sterile individuazione edefinizione delle molteplici peculiarità storico-geografiche diturno, quanto semmai verso il riconoscere in esse delle comu-ni dinamiche psicologico-percettive.In questa prospettiva, la Storia ci costringe (positivamente) apartire sempre, nell’attività didattica, da un “oggetto” (“ca-polavori del passato”) per poi concettualizzarlo (“consapevo-lezza”), rispettando, così, il famoso processo evolutivopiagetiano “dal concreto al formale”.Sappiamo che ogni linguaggio è rappresentato da due livelli,uno di superficie (particolare) ed uno di profondità (generale).In realtà il secondo livello (quello profondo) non esiste fisica-mente ma è il frutto di una nostra costruzione mentale a po-steriori. Il nostro cervello non può, infatti, entrare in contattodiretto con le infinite varianti di superficie (mancanza di “spa-zio”) ma deve (per poterle comprendere) forzatamente trasfor-marle in strutture semplificate (schemi) che si organizzanomediante il soccorso di alcune categorie psicologiche generali,attraverso le quali si riescono a “comprimere” le diverse arti-colazioni di superficie in “contenitori” (Gestalt) gestibili dal no-stro sistema nervoso; il tutto per ottenere, come effetto finale,la percezione di un “senso” logico-espressivo.Come dire che scrivere/leggere una poesia, dipingere/osser-vare un quadro o comporre/ascoltare una musica rispondonoa processi mentali comuni per mezzo dei quali si riescono a

didattica

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controllare le più disparate configurazioni linguistiche.La Storia, quindi, ci offre il terreno ideale per quella interdisci-plinarità sia “interna” (costanti psicologiche che affiorano dalconfronto di oggetti diversi appartenenti allo stesso linguag-gio) che “esterna” (relazioni comuni all’interno di oggetti ap-partenenti a diversi linguaggi) che è fondamentale, comeabbiamo già detto, per qualsiasi percorso educativo degno ditale nome.Se Liszt-Marx hanno avuto quindi il merito di rivendicare “antelitteram” una dimensione pedagogica nella formazione del mu-sicista professionista, un’altra importantissima figura storicarappresentata dal musicologo Heinrich Schenker, ci ha fornitola prima applicazione di quanto esposto sopra.Difatti l’analisi schenkeriana ci spiega come in ambito tonale(ma la stessa cosa è trasferibile in altri sistemi musicali) tutte lecomposizioni musicali si generino intorno ad un medesimomeccanismo informativo di “tensione-distensione” (T-D-T) a ri-dondanza gerarchica (“Ursatz”) sul quale si innestano i cosid-detti “prolungamenti” preposti ad articolare/differenziare,

invece, i variegati livelli di superficie. La psicologia ci dimo-strerà, appunto, come la struttura “a cerchi concentrici” intuitada Schenker sia riconducibile in fase produttiva (Comporre), ri-cettiva (Ascoltare) e propriocettiva (Interpretare) alle categorieconcettuali “disgiuntive” (tensione-distensione applicabile aivari messaggi sonori) e “relazionali” (tensioni-distensioni diver-sificate per intensità/importanza) e che tutto questo vada oltre,come accennavamo, il linguaggio musicale, inducendo, peresempio, lo psicologo cognitivista Sloboda, nel suo famoso li-bro “La mente musicale”, ad accostare l’analisi schenkerianaalla teoria della “Grammatica generativa” di Noam Chomsky.Ecco, se la Scuola tutta (dalla primaria al Conservatorio) adot-tasse un tale criterio unitario per affrontare insieme agli studen-ti lo studio della musica, probabilmente, come detto all’inizio,si potrebbe arrivare a quel “dialogo” pedagogico profondo eindiretto in cui le fisiologiche e inevitabili differenziazioni didat-tiche troverebbero, comunque, una sostanziale e preziosa con-vergenza.

Mauro Assorgia

I concerti dei premiati alle Borse di Studio

Anche quest’anno sono state assegnate a studenti del Con-servatorio borse di studio messe a disposizione da generosi“amici” dell’Istituto. Una iniziativa rilevante che non soloassicura un premio in danaro, ma costituisce anche un inci-tamento a proseguire con impegno e passione negli studiavviati.Sette le borse di studio bandite: “Pianosolo”, “Prof. RenzoMantero” (per studenti in violino, pianoforte, arpa e chitar-ra), “Carla Ghislieri Pericu” (per gruppi cameristici), “OperaPia Conservatorio dei Fieschi” (per strumenti ad arco),“Giovanna Mutti” (per duo da camera voce e pianoforte),Giuseppe Ponta” (per pianoforte) e “Fondazione Giorgioe Lilli Devoto” (per composizione).Nel mese di settembre si sono dunque svolte le selezioni ein ottobre si sono tenuti i concerti di alcuni dei vincitori del-le Borse “Prof. Renzo Mantero”, “Opera Pia Fieschi”, “Gio-vanna Mutti” e “Giuseppe Ponta”. Gli altri premiati siesibiranno nei prossimi mesi.Per il prossimo anno accademico è prevista anche una nuo-va borsa di studio messa a disposizione dalla famiglia diGiorgio Federico Ghedini, il grande compositore mortoesattamente cinquant’anni fa a Nervi.

In alto - Sofia Locati, violino (Borsa di studio “Opera Pia Fieschi” eBorsa di studio “Prof. Renzo Mantero”) accompagnata al pianofor-te da Valentina Messa durante il concerto tenuto il 17 ottobre nellaSala del Conservatorio

A sinistra - Giovanni Battista Crosa di Vergagni, amministratore de-legato “Opera Pia” Conservatorio Fieschi) premia la giovane vio-loncellista Anastasia D’Amico.

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Nei Conservatori italiani, gli studenti sono regolarmente te-nuti a sostenere delle prove: esami, saggi, concerti. In sé,questo è del tutto normale: chi frequenta una scuola di

canto o strumento segue un percorso articolato, nello svolgimen-to del quale deve periodicamente dimostrare le competenze ac-quisite. Per i docenti, il discorso è diverso. Anche se l’ottenimentodi una cattedra è comunque sottoposto a una selezione, sappia-mo che tale selezione ha avuto un cammino tortuoso negli ultimidecenni, passando da concorsi per titoli ed esami a concorsi persoli titoli, a nuovi concorsi per esami e via dicendo. In ogni caso,il regolamento nazionale non prevede che un insegnante debbapiù impegnarsi in questo senso, una volta divenuto titolare. Inaltri Paesi (a cominciare da molte Università americane) non è co-sì: nel contratto dei professori di canto e strumento è specificatoche questi partecipino in veste di esecutori ad almeno uno deiconcerti annuali organizzati dal rispettivo Istituto, pena la rescis-sione del contratto stesso. In altre parole, negli U.S.A. come al-trove, a chi ricopre un posto di docente non è consentito di‘abbassare la guardia’ per quanto riguarda il rapporto con la voceo lo strumento. A mio avviso, trovo più che giusto che chi chiedeai propri allievi di mostrare le loro capacità (quasi a ogni lezione)risponda, mettendoci – come si suole dire – la faccia. Non si trattadi pareggiare i conti, ma di una sorta di trasparenza reciproca,secondo la mia opinione. Del resto, sappiamo benissimo che glielementi di punta usciti dalle nostre aule vanno a cercarsi docentidi perfezionamento che siano a loro volta interpreti di prestigio:cantanti d’opera, prime parti in orchestra, componenti di gruppida camera o solisti affermati.Premesso quanto sopra, è chiaro che ho personalmente salu-tato con molto favore l’iniziativa proposta dalla Direzione, e ri-chiesta per anni da molti colleghi, ossia una stagione in cui noistessi entriamo da quella che sarebbe la porta del palco (se ilbel salone del “Paganini” avesse un palco…) e ci sediamo da-vanti ai nostri strumenti o ci disponiamo a cantare in pubblico(un pubblico particolare, che comprende i nostri studenti, spes-so le loro famiglie e altri colleghi, oltre alle persone esterne in-teressate alle attività dell’Istituto). Per quanto mi riguarda, neiquasi vent’anni trascorsi ad Alessandria prima di ‘approdare’ aGenova, mi sono occupato di una stagione docenti che ha rac-colto intorno al Conservatorio di quella città una folta schieradi appassionati, divenuti nel tempo ‘amici’ del “Vivaldi”. Certobisogna riconoscere che la situazione alessandrina è diversa daquella genovese: là il Teatro Comunale svolgeva attività spora-dica (e adesso è addirittura chiuso da anni per bonifica di

amianto) e non esiste altro al di fuori del Conservatorio dove sifaccia musica a livello professionale, mentre qui abbiamo lirica,sinfonica, balletto, GOG e quant’altro ospita il Carlo Felice (purcon tutti i suoi problemi), oltre ad altre stagioni organizzate(penso agli Amici di Paganini, all’Associazione Anfossi, a S. Tor-pete, agli Amici dell’organo, al Festival annuale “Le strade delbarocco”, e chiedo scusa se dimentico qualcuno). Ciononostan-te, ripeto che – a mio parere – la stagione docenti che ha presoil via quest’anno colma una lacuna, come numerosi colleghi os-servavano da anni, e completa l’offerta del “Paganini” alla città.L’idea di associare questa nuova iniziativa con la sensibilizzazionedei nostri concittadini alle necessità dell’Istituto mette in luce unpositivo buonsenso tutto genovese: la campagna Adotta unostrumento è una maniera pratica di far sapere a tutti che flauti,trombe, arpe, timpani, violoncelli e tutto il resto non piovono dalcielo, ma hanno costi elevati di acquisto e manutenzione.Detto questo, veniamo alla stagione già in corso, che sarà seguitada una successiva tranche primaverile: in ottobre abbiamo ascol-tato il concerto d’organo inaugurale di Matteo Messori centratosu Bach e seguito dal duo violino e pianoforte di Gloria Meranied Enrico Stellini con le Sonate di Brahms, Debussy e Franck. Ilmese di novembre è iniziato con una felice collaborazione fra do-centi e studenti nel programma “Un flauto all’Opera” di ElenaCecconi, Gisella Dapueto e alcuni elementi di spicco delle rispet-tive classi, ed è proseguito col gradito ritorno di un ex-docente,ora trasferito al Conservatorio di Milano: Matteo Ronchini conFrancesca Rivabene hanno illustrato con la loro esecuzione Il vio-loncello nel Novecento russo. Al momento in cui scrivo, purtrop-po non posso parlare della lezione-concerto “G. A. Rigatti: unveneziano alla Biblioteca Universitaria di Genova”, che avrebbecoinvolto l’ensemble “L’estro barocco” (dove le colleghe LuisellaGinanni, Barbara Petrucci e Cécile Peyrot sono affiancate da altrieccellenti specialisti del periodo) e due docenti degli Atenei diCremona e Genova: per indisposizione di uno degli interpreti,l’evento – previsto nella suggestiva cornice del Museo Diocesano– ha dovuto essere rimandato. Novembre è stato concluso dalrecital di Maurizio Barboro, che accostava a più note pagine diChopin e Debussy la Prima Sonata di Rachmaninov, di indubbiointeresse quanto di raro ascolto. La rassegna invernale sarà con-clusa dal trio formato da Mara Luzzatto, Alessio Pisani e dal sot-toscritto: il nostro programma sarà interamente dedicato allaproduzione per fiati e pianoforte di Beethoven, anche questa ingran parte da valorizzare.

Marco Vincenzi

Adotta uno strumento:i docenti in concerto

notizie

| 11il cantiere musicale • Dicembre 2015

In occasione della conferenza stampa dipresentazione dello spettacolo “Geor-ge Dandin” di Molière che ha debutta-

to il 24 novembre scorso al Teatro dellaCorte, è stata presentata una interessan-te iniziativa che coinvolge il Conservato-rio “N. Paganini”.Nel periodo fra dicembre e aprile, in oc-casione dei debutti nazionali di quattroproduzioni del Teatro Stabile, infatti, le“note” eseguite dagli strumenti o dallevoci del Conservatorio nel foyer dellaCorte e del Duse, anticiperanno in musi-ca il tema delle parole recitate sul palco-scenico dagli attori. Mezz’ora di musica,

dunque, per introdurre il pubblico nell'at-mosfera della pièce e come occasione dicoinvolgimento di giovani musicisti.Il primo di questi incontri è stato tenutoappunto martedì 24 novembre in occa-sione della prima di “George Dandin” diMolière con la regia di Massimo Mesciu-lam: Dasha Anufrieva violino, GiacomoBiagi violoncello, Lorenzo Bardi e DavideStefanelli clavicembalo, hanno deliziatoil pubblico con la musica del Baroccofrancese interpretando composizioni diRobert de Visée e di Michel Corrette. Il prossimo incontro sarà il 10 dicembrenel foyer del Teatro Duse: saranno il so-

prano Marcella di Garbo e il pianistaFrancesco Guido ad introdurre la primadi “Besame mucho” di Pino Petruzzelli(che ne è anche regista) e di GiulianoGalletta con un concerto dedicato aEdoardo Sanguineti. Verranno eseguiteuna versione di “Besame mucho” diMassimo Pastorelli e brani di Erik Satie,compositore caro al celebre poeta escrittore genovese.Con un salto di tre mesi, il 1° marzo 2016il Conservatorio interverrà nel foyer delTeatro della Corte in occasione di “De-moni” di Lars Norén per la regia di Mar-cial Di Fonzo Bo: questa volta sarannoLuana Lauro soprano, Simone Cricentivioloncello, Ilaria Laruccia clarinetto, Cla-rissa Carafa, Francesco Guido e MicheleCarraro pianoforte, a far immergere ilpubblico nella giusta atmosfera con mu-siche di Webern e Berg dell'Espressioni-smo tedesco.L'ultimo incontro sarà per la prima di “In-trigo e amore” di Friedrich Schiller diret-to da Marco Sciaccaluga. Per questarappresentazione, tenuta nel foyer delTeatro della Corte, il Conservatorio pro-porrà, grazie alla collaborazione con leclassi di canto, pagine dalla trasposizio-ne musicale dell’opera di Schiller da par-te di Verdi, ovvero “Luisa Miller”.

Angelica Costantini

L’incontro del Teatro Stabile di Genova con il Conservatorio Paganini

Nell’autunno del 1788 il Teatro della Villa Duchessa diGalliera ospitò la prima esecuzione assoluta dell’opera diFrancesco Bianchi, “Il nuovo Don Chisciotte”.Francesco Bianchi (1752-1810),cremonese, formatosinella scuola napoletana, è oggi artista quasi sconosciuto,ma godeva allora di grande fama e vanta una produzionequanto mai intensa in campo operistico. Del “Nuovo DonChisciotte” non risultano successive riprese. Il manoscrittoè custodito nella Biblioteca del Conservatorio “N. Paga-nini”. Partendo da tali premesse si è pensato di organiz-zare una giornata dedicata all’antico ed elegante teatrovoltrese, recentemente restaurato e riaperto, unico esem-pio ligure rimasto di teatro di corte, ovvero di un teatroinserito in una villa patrizia. Il progetto ha comportato unlungo lavoro di preparazione che ha coinvolto sul pianomusicale docenti e studenti dell’Istituto. In primo luogosi sono scelte, studiando il manoscritto, alcune scene adatte ad essere realizzate.Di queste è stata approntata una trascrizione per rendere lo studio più agevole.Si è trascritto totalmente il libretto e, parallelamente, sono stati avviati studi e ap-profondimenti sul piano storico e critico. Il 4 ottobre ha avuto luogo la manife-stazione creata in collaborazione con il Teatro Cargo, il Comune di Genova (SettoreMusei), l’Associazione Amici Villa Duchessa di Galliera, l’Accademia Ligustica diBelle Arti e la Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova. Alle 15,30 è stato pre-

sentato il progetto attraverso vari interventi critici che han-no coinvolto studenti (Marina Garau Chessa, Sofia Pezzi,Michele Savino e Davide Mingozzi), docenti (Barbara Pe-trucci e Lorenza Codignola Bo) e personalità esterne al-l’Istituto (Matteo Frulio e Giulio Sommariva). Si è parlatodi Francesco Bianchi e dell’opera, del compositore Gae-tano Isola che partecipò all’allestimento settecentesco,del pittore e scenografo Carlo Francesco Baratta, del Teatrodella Villa Duchessa di Galliera e, infine, della edizionemoderna dello spettacolo. Poi lo spettacolo, con l’esecu-zione di quattro scene dell’opera. Sul palcoscenico si sono esibiti Sofia Pezzi, Mirna Kas-sis e Selena Gaslini (soprani), Hao Kang e Eder Sando-val (tenori), Matteo Guerrieri e Riccardo Montemezzi(baritoni). Il gruppo strumentale era formato da CarolaRomano (primo violino), Beatrice Puccini (secondo vio-

lino), Pietro Romagnoli (viola), Giacomo Biagi (violoncello), Cecilia Oneto edErica Parodi (flauti), Michela Bozzano (fagotto), Filippo Cainero (corno) e Wil-liam Vivino (cembalo). L’allestimento è stato curato per la regia da Lorenza Co-dignola, per le scene da Anna Varaldo (Accademia Ligustica); i materiali utilizzatiosono stati messi a disposizione dalla Fondazione Teatro Carlo felice. Hanno colla-borato all’intero progetto Barbara Petrucci, Tiziana Canfori, Cinzia Faldi, DonellaTerenzio e Luana Lauro.

Il nuovo Don Chisciotte alla Duchessa di Galliera

12 | il cantiere musicale • Dicembre 2015

notizie

L'avventura di Foody, come natura vuo-le è cominciata nella primavera scorsa,con la prima prova aperta alla Marina

Aeroporto che ha visto l'ingresso nell'Or-chestra Giovanile Regionale dei giovanimusicisti imperiesi di "Ligeia, OrchestraGiovanile del Ponente ligure" e di quellidell'Accademia del Finale. Da allora è lie-vitata fino a 70 elementi, con tutti i coloristrumentali, dai legni agli ottoni, dalle per-cussioni all'arpa. L'operina scritta da Andrea Basevi su testidi Roberto Piumini si è dimostrata unastraordinaria palestra per questa formazio-ne di ragazzi, impegnando i giovani musi-cisti guidati da Vittorio Marchese in unospettacolo complesso, in cui la presenzadei cantanti rende necessario sviluppare lacapacità di ascoltare e di accompagnare.

Nato sul tema del cibo, in relazione all'Ex-po milanese, Foody parla dei frutti dellaterra come nutrimento e come risorsa perl'occhio e per il cuore: i colori di frutta everdura sono quelli dipinti dalla pittriceprotagonista, innamorata di un cuoco tri-ste che vede la sua cucina improvvisamen-te priva di sapori. In uno schema semplicema efficace sarà proprio uno scambio dicolori e sapori che porterà i due protago-nisti a dichiararsi il loro amore e a ritrovarela felicità. Quattro coriste impersonano ivegetali evocati dalle loro canzoncine, in-dossando a turno grandi cappelli a formadi mela, pera, pomodoro, basilico, riso,arancia, noce, patata, fico, riso, banana,melograno...A questo mare di musicisti si unisce nellecanzoni anche il coro dei bambini in sala,

che ha studiato i ritornelli a scuola: il risul-tato è travolgente. Il pieno successo, inquesto senso, è stato raggiunto a inizio ot-tobre al Teatro delle Corte, dove una pla-tea di bambini entusiasti e preparati hapartecipato in perfetta sintonia con il pal-co, sotto la guida dello stesso Basevi. Aquesto fortunato debutto hanno fatto se-guito la recita al Teatro Cantero di Chiavarie quella all'Auditorium di Milano.Dal punto di vista professionale è stataquest'ultima l'occasione più emozionante.La nostra Orchestra Giovanile è stata ac-colta in un vero tempio della musica, sededell'Orchestra Verdi, con un'acustica me-ravigliosa. Al nostro ingresso il palco eragià attrezzato, le sedie e i leggii disegna-vano con naturalezza la forma di un'orche-stra, i tecnici erano presenti, alcunepercussioni abbandonate erano disponibiliper noi, la sala vuota sembrava aspettarci,in un silenzio morbido. Era come arrivarein casa d'altri e trovare già le pantofolepronte e la tavola apparecchiata... Scherzia parte, è chiaro che l'ambiente di LargoMahler era professionalmente impegnati-vo e che le sue comodità regalavano an-che un certo brivido: un'occasioneimportante, insomma, alla quale i ragazzihanno reagito con sicurezza. È stata questa l'ultima tappa di un lavoroche ha visto la collaborazione di diversisoggetti: la Regione Liguria, Stefania Ber-tini di Nemo Geie per la produzione, Ro-berta Paraninfo dell'Accademia Vocale diGenova per la preparazione delle voci,Marta Sitia per i costumi. Ora si volta pagina.

Tiziana Canfori

"Si tous les ports du monde" è un network interna-zionale che ha lo scopo di mettere in comunicazio-ne le più importanti città portuali del pianeta.Dall'anno di nascita, il 1997, il direttore di questarete, Loïc Frémont, è riuscito a raggruppare ben 18siti, sparsi in tutti i continenti. Nel 2015 il nucleoiniziale di tre città, cioè Saint-Malo (la fondatrice),Cadice e Genova, festeggia il 15º compleanno di at-tività effettiva: per questo motivo al ConservatorioPaganini è stato chiesto di inviare una piccola sele-zione di studenti per un evento musicale. La scelta

è caduta sul soprano Marika Colasanto e sulla violi-nista Sofia Locati: ad accompagnarle, un ex studen-te, attualmente collaboratore esterno presso ilConservatorio, il pianista Dario Bonuccelli. Il concer-to ha avuto luogo il 9 ottobre nel teatro di Saint-Ma-lo, che per l'occasione ha assunto un aspetto molto"marino", grazie alla realizzazione di belle sceno-grafie e decorazioni. Assieme ai nostri tre artisti si èesibita la violinista Claudia Sansòn Mora, originariadi Cadice e attualmente iscritta alla scuola Guildhalldi Londra, e il quartetto dell'orchestra della Breta-

gna. Applauditissime le due violiniste: Claudia San-sòn ha proposto la Terza Sonata di Grieg, mentre So-fia Locati ha eseguito la Seconda Sonata di Brahms.Grande successo anche per Marika Colasanto cheha omaggiato il teatro d'opera francese con "Adieunotre petite table" per poi passare al melodrammaitaliano con la commovente "Oh quante volte" e laspiritosa "So anch'io la virtù magica". A completarela serata, un piccolo film che ha raccontato agli in-tervenuti una storia romanzata di "Tous les ports dumonde".

Il Paganini a Saint-Malo

Foody nella sede di una grande orchestra

libri&cd

| 13il cantiere musicale • Dicembre 2015

Verdi, Liszt e il cinema

La storia della musica è popolatada grandi artisti che hanno vissu-to un’esistenza avventurosa dive-nendo facile “preda” perl’industria cinematografica. Ba-sta citare, naturalmente, Mozart,Beethoven, Paganini. E Liszt. Ilcompositore ungherese, amatodalle donne, osannato dalleplatee, circondato da un’auramistica (in avanzata età preseanche gli ordini minori) ha go-duto di particolari fortuna a

partire soprattutto dagli anni Trenta del Nove-cento. A raccogliere una ricca e interessante documentazione sul tema è statoil musicologo Luigi Verdi, titolare della cattedra di composizione al Conser-vatorio “Santa Cecilia” di Roma. Verdi ha recentemente pubblicato per la Li-breria Musicale Italiana “Franz Liszt e la sua musica nel cinema”. Unponderoso e prezioso volume che analizza Liszt come personaggio cinema-tografico, ma propone anche un dettagliato resoconto sull’utilizzo della mu-sica lisztiana nei film e chiude lo studio con un utile elenco dei film in ordinecronologico. Liszt compare come protagonista in una decina di film, mentrein un’altra quarantina di pellicole figura come “spalla” di altri compositori.La sua musica è stata invece inserita nella colonna sonora di almeno trecentofilm. “Se l’uso della musica di Liszt nel cinema non è molto diverso da quellodi altri compositori classici – ha scritto Verdi – tuttavia la sua è estremamentecinematografica, prestandosi in maniera esemplare a traslazioni simbolicheche vanno molto al di là di un semplice uso decorativo o descrittivo, dive-nendo spesso parte integrante della narrazione, in forma diretta o indiretta,esplicita o allusiva”.

Roberto Vecchioni

Il mercante di luce(Einaudi, 2014, pag. 123, € 15,00)

A Roberto Vecchioni, con-fesso, non ho mai perdona-to quel "oh oh, cavallo" diSamarcanda... ma spessomi ha regalato brividi indi-menticabili. È il caso di uncapolavoro come Luci aSan Siro e di una scopertapiù recente come Non la-sciarmi andare via. Manon di sole canzoni si trat-ta. Vecchioni sta invec-chiando come i grandi,più vive e più migliora:la sua cultura di "profes-

sore" diventa sempre più materiale di vita,è filtrata dalle esperienze, si impasta con il dolore, si dimostra "necessaria".Lo si capisce ogni volta che parla o che scrive. Così nasce questo libro, unconcentrato di poesia e filosofia laica, ancorato alla vita da una storia tragicae urgente: la malattia di un figlio rende necessario al padre accelerare almassimo le scelte su cosa va insegnato e tramandato, cosa dà coraggio. Lascelta di Vecchioni è formidabile ed emozionante: la cultura greca. E questaforza di pensiero, questa speranza di vita nella logica e nella bellezza, in lottacontro il tempo, Vecchioni ce la racconta con parole semplici e forti. Sarà lacultura a salvarci, a motivarci concretamente, a farci compagnia, a permettercidi costruire idee e rapporti umani fino al giorno in cui la morte verrà a pre-levarci, senza obbligo di prometterci una vita futura. Riconosco in questolibro la forza di un pensiero sobrio che mi appartiene e mi dà coraggio, inuna dimensione di fratellanza umana che sento profondamente mio. Ho da tempo perdonato il cavallo... ora vi invito a godere di questo breve eintenso libro, che non spreca nemmeno una parola.

Tiziana Canfori

Piero Rattalino

Celeste e infernale: il romanzo di Beethoven“Reverendissimo Abate, il concertodel signor Beethoven ha avuto luogoe mi ha messo in un tale subbuglioche fatico a dare ordine ai miei sen-timenti. Che cosa vuole Beethoven?Non è ancora del tutto chiaro perme, ma è chiaro che vuole qualcosadi completamente nuovo, che vuoleuna rivoluzione copernicana, chevuole contare anche per le sueidee, non solo per la sua musica. Sipossono trasmettere idee attraver-so la musica strumentale, senza leparole”. A scrivere queste riflessioniallo zio Abate è un giovane arriva-to a Vienna nel 1814 durante ilCongresso, al seguito del Segreta-rio di Stato del Papa.Un personaggio immaginario na-

to dalla fantasia di Piero Rattalino nella sua ultima fatica editoriale.In “Celeste e infernale” edito da Laterza, il famoso pianista e musicologo (giàdirettore artistico del Comunale dell’Opera di Genova una trentina d’anni fa)ricostruisce attraverso un immaginario carteggio la Vienna del Congresso, fo-calizzando la propria attenzione sull’artista di punta del momento, Ludwigvan Beethoven. Il libro, dunque, unisce fantasia a rigore: i fatti musicali e po-litici sono scientificamente ricostruiti, ma inseriti in un contesto romanzatoche favorisce la lettura e scongiura il rischio di un saggio asettico.Rattalino non è nuovo a soluzioni stilistiche di questo genere. Nel suo libro“Da Clementi a Pollini” aveva in una divertente lettera “immaginato” comepotesse suonare Mozart. In “Chopin racconta Chopin” ha addirittura “inven-tato” una autobiografia. In “Celeste e infernale” coglie le atmosfere del tempoe ci dà la misura di come all’epoca potesse essere percepita la grandezza ri-voluzionaria di Beethoven.

Il nuovo album di Andrea Pozza: “Siciliana”

Uscirà a gennaio per l’etichettal’inglese “Trio Records” e si intito-lerà “Siciliana” il nuovo album diAndrea Pozza con Andy Cleyndertal contrabbasso e Mark Taylor al-la batteria, due tra i più impor-tanti e quotati musicisti dellascena jazzistica inglese ed ame-ricana. I tre musicisti collabora-no assieme in Inghilterra daoltre 5 anni e si sono esibiti nei

più importanti teatri e club londinesi. L’album comprende undici tracce: «Abbiamo scelto il repertorio – raccontaAndrea Pozza – pensando ai pianisti-compositori che amiamo in modoparticolare. Per la sua bellezza ho scelto la “Siciliana” di Bach, che da il ti-tolo al cd: una melodia che ogni compositore avrebbe voluto scrivere eche ho arrangiato in chiave jazz. Dopo questa incursione nella musicaclassica abbiamo arrangiato brani di grandi pianisti della storia del Jazz:“Bolivia” di Cedar Walton; “Quiet Now” di D. Zeitlin, reso celebre da BillEvans. Abbiamo cercato di spartirci le melodie per sfuggire per quantopossibile alla classica stesura da trio dove il piano espone la melodia e fail primo assolo, cercando di dare eguale spazio anche a basso e batteria.Un altro brano esposto dal contrabbasso di Andrew Cleyndert è “Dat The-re” di Bobby Timmons, mentre “My One And Only Love” è classicamenteesposto in piano solo prima dell'entrata di basso e batteria. Nonostantemanchino inevitabilmente tanti maestri del pianoforte jazz non potevamoescludere Billy Strayhorn, né la sua “Isfahan”; Bud Powell, del quale suo-niamo “Celia”, brano sulla struttura rhythm changes; e di Thelonius Monk,del quale abbiamo scelto “We See”, brano che non si ascolta sovente, maintrinsecamente pieno di swing”.

14 | il cantiere musicale • Dicembre 2015

notizie

Per il 2016 il Capodanno genovese sarà all'insegna del violoncel-lo: il 29, 30 e 31 dicembre Genova accoglie Italian Cello Consortper tre giorni di incontri, incursioni musicali, concerti e flash mobche culmineranno la sera del 31 in un grande concerto con 101violoncelli in Piazza Matteotti. Il repertorio spazierà dal Seicentofino ai nostri giorni, dalla musica classica alla musica rock, da Bache Vivaldi a Tom Waits e i Nirvana.Fra i violoncellisti ci saranno:Michael Flaksman - didatta e solistadi fama internazionale, allie-vo storico di Antonio Jani-gro; Sandro Laffranchini -primo violoncello del Teatroalla Scala e solista di spicco nel pa-norama musicale internazionale; Mas-simo Tannoia - primo violoncello delTeatro Regio di Parma e dell’Orche-stra dell'Opera Italiana; Sergio Patria -già primo violoncello del Teatro Regio diTorino, solista di fama internazionale; Riccar-do Agosti e Federico Romano, primi violoncellidel Teatro Carlo Felice. Da Piazza Matteotti prenderà il via anche un filmmusicale per promuovere la città, che sarà giratonon solo in questa occasione, ma fino ad aprile, conconcerti nei luoghi simbolo del territorio.L'evento è coordinato da Cristiano Palozzi, direttore del GenovaFilm Festival, e dal violoncellista Giovanni Ricciardi, che ha già ot-tenuto l'adesione di alcuni studenti del Conservatorio Paganini. Dato che le iscrizioni si chiudono a 101 come la carica dei dalma-ta, e che questo numero era già quasi raggiunto alcuni giorni fa,probabilmente tutti sono già a studiare per il grande concerto; anoi non resta che programmare un Capodanno in piazza perascoltarli.

Tiziana Canfori

101 violoncelli a Genova

Ha ripreso, nei mesi scorsi, la propriaattività, l’Orchestra Nazionale Sinfoni-ca dei Conservatori Italiani.Il complesso ha provato a Trieste nellaSala de Banfield Tripcovich sotto la gui-da di Giuseppe Grazioli. E dopo il de-butto a Trieste l’orchestra è partita perla tournée in Serbia su due pullmanne un camion per gli strumenti. Primatappa, Belgrado: il programma preve-deva il Concerto per violoncello di El-gar (solista Irene Josifoska), la Suite da“La strada” di Rota e “Pini di Roma” diRespighi.Seconda tappa Novi Sad, città origina-ria della solista.Dell’Orchestra facevano parte anchestudenti del “Paganini”: Michela Boz-zano (controfagotto), Simone Cricenti(violoncello) e Gabriele Boschi, il qua-le ha avuto l’onere e l’onore di rivestireil ruolo di primo violino.

L’Orchestra Nazionale dei Conservatori in tournée

Capodanno in musica

Nei giorni scorsi è arrivata la nuova arpa, tanto attesa in quantolo strumento in dotazione in aula 13 è ormai alquanto vecchioe necessitava di un “aiuto”. Che dire della nuova arrivata? Dalpunto di vista estetico è splendida. Per quanto riguarda il suo-no invece c'è molto da lavorare: essendo uscita nuova dallafabbrica Victor Salvi deve essere suonata tanto per otteneretutte le sfumature possibili. Qualche giorno prima sono invece arrivati i nuovi tromboni diplastica: uno rosso e uno nero, dal suono potente tanto quantoi loro "genitori" in ottone, questi strumenti servono per le dueallieve più piccole. Prima di una certa crescita fisica è infatti dif-ficile riuscire ad imbracciare i pesanti strumenti di ottone, chesono quindi stati sostituiti da simpaticissime copie più leggere.Mancano all'appello la nuova marimba bassa e il controfagotto,che sono previsti entro la fine del 2015.

A.C.

Nuovi strumentiper il Conservatorio

Arrivi in Istituto

notizie

| 15il cantiere musicale • Dicembre 2015

Da quasi due mesi sono senza la mia flautista ufficiale,Marta Caccialanza, che si trova a Lisbona per un periododi studio all'estero. Fortunatamente, però, la tecnologia

evita di farmi sentire la sua mancanza: fra telefonate, messaggie messaggi vocali sono aggiornata in tempo reale su tutto ciòche succede a 2010 km di distanza.

Ciao Marta! Come stai? Come va la vita portoghese?Ciao Angie! Sto benissimo, le cose procedono alla grande!

Come ti sembrano i portoghesi?Sono persone fantastiche: sia la famiglia in cui vivo sia il Con-servatorio di cui faccio parte. I professori si sono dimostratigentili e disponibili, soprattutto nei primi tempi in cui la linguaera un po' un problema. Ma ora a distanza di quasi due mesi egrazie al corso di portoghese che seguo insieme a tutti gli altristudenti in Erasmus riesco decisamente meglio ad esprimermie a capire ciò che mi viene detto. Pensa che il rappresentanteErasmus mi è venuto a prendere il primo giorno per aiutarmiad inserirmi in questo nuovo mondo.

Quali materie segui?A parte flauto e musica da camera che sono simili a Genova se-guo anche materie completamente diverse da ciò a cui ero abi-tuata. Per esempio mi sono “lanciata” in due corsi diimprovvisazione, uno sull'improvvisazione barocca, durante ilquale mi sono cimentata anche all'organo, e uno su quella delXX secolo. Inoltre faccio parte dell'orchestra sinfonica e dell'or-chestra dei fiati, come a Genova, ma che sono strutturate inmaniera diversa. Qui l'anno è diviso in prove della durata di unmese (settembre – ottobre, ..) a cui seguono tre concerti. Magli studenti ogni mese devono decidere a che orchestra parte-cipare: non si può infatti far parte contemporaneamente di en-trambe. Per me questo discorso non vale perché per motivi dicrediti e per il fatto che mi fermerò solo un semestre posso se-

guire le ore in tutti e due i complessi. Un'altra materia per menuova è Musica Mista, ovvero collaboro con la classe di MusicaElettronica.

Quali differenze hai riscontrato con Genova?Beh, qui l'organizzazione può risultare meno complicata per lamancanza di preaccademici e quindi maggiore disponibilità deiprofessori anche nelle ore pomeridiane. In realtà trovare gli in-castri di tutte le materie è complicato tanto quanto a Genova.La differenza principale è durante il week-end: qui il sabato nonci sono lezioni e la domenica il Conservatorio è aperto per stu-diare.

E del teatro di Lisbona puoi dirci qualcosa?Non ci sono ancora andata, ma conto di farlo al più presto. Senon ho capito male ci sono due teatri: uno per l'Opera e unoper la Musica Sinfonica, quindi si tratterà solo di decidere qualevoglio scoprire prima!

Consiglieresti l'esperienza che stai facendo a qualche no-stro compagno genovese?Sì, la sto vivendo come una grande esperienza sia di vita sia sulpiano musicale. Nonostante all'inizio fossi un po' spaventatadall'idea di lasciare tutto e partire ora sono felicissima di esserequi: sto facendo molti progressi e sto conoscendo tantissimepersone nuove.

Bene, allora non ti resta che salutarci con un aneddoto sul-la tua vita portoghese!Ah ah. Quando sono arrivata e la gente ha capito che sono ita-liana tutti mi dicevano “Pisa pisa!” ed io ero convinta si riferis-sero alla città. Solo più tardi mi sono resa conto cheintendevano la pizza, che qui è veramente immangiabile!

Angelica Costantini

Ogni anno studenti del “Paganini”

partecipano ai programmi “Erasmus”

e si trasferiscono all’estero.

Un periodo prezioso di conoscenza

di altre realtà musicali.

Abbiamo raccolto la testimonianza

di una giovane flautista attualmente

a Lisbona.

erasmus

L’eSPeRIenzA DI mARTA CACCIALAnzA

16 | il cantiere musicale • Dicembre 2015

notizie

il Cantiere Musicale Comitato di Redazione

Tiziana CanforiRita OrsiniMarco VincenziAngelica CostantiniCamilla Piccardo

Impostazione graficae impaginazione

Nunzia Santomauro

Stampa

Nuova Ata - Genova

ISSN 1972-3865

Conservatorio “Niccolò Paganini”Villa Bombrini - Via Albaro 38

16145 GenovaTel. 010 3620747 – fax 010 3620819www.conservatoriopaganini.org

Presidente

Giuseppe Pericu

Direttore (Direttore responsabile)

Roberto [email protected]

>>> SEGUE DA PAGINA 1

Il Conservatorio ha consolidato in questi mesi il proprio ruolo nelcontesto culturale cittadino grazie alla collaborazione con l’Uni-versità, con Palazzo Ducale e con i principali Teatri. Nell’attualecalendario dei concerti aperitivo del Carlo Felice, ad esempio, fi-gurano tre appuntamenti gestiti dal Conservatorio; e nei giorniscorsi è stata ripresa con il Teatro Stabile un’iniziativa già speri-mentata anni fa: giovani strumentisti del nostro Istituto si esibisco-no nel foyer mezz’ora prima dell’inizio dello spettacolo prodottodallo Stabile stesso con l’obbiettivo di creare con un opportunoprogramma musicale un’atmosfera adatta alle tematiche del la-voro in prosa. Sono prime occasioni d’incontri che, si spera, in en-trambi i casi, potranno portare in seguito a collaborazioni piùapprofondite e ancor più interessanti. Non vanno poi dimenticatii rapporti internazionali che ci stanno molto a cuore in quanto rap-presentano un’opportunità preziosa per i nostri studenti di vivereimportanti esperienze formative in ambienti differenti, a tutto van-taggio della loro maturazione professionale. Proprio dai rapportiinternazionali è nato un progetto che ha portato il “Paganini” aessere fra i vincitori del “Premio Abbiati” 2015. L’Associazione na-zionale dei critici musicali, nell’ambito del prestigioso Premio inti-tolato alla memoria dell’insigne critico musicale del “Corriere dellasera”, ha assegnato il Premio speciale quale miglior progetto diformazione musicale a "Compasso da navegare", co-prodotto dalConservatorio "Niccolò Paganini" e dalla Biennale di Venezia chelo ha presentato nel Festival del 2014. "Compasso da navegare"rappresenta l'esito del progetto nato da una collaborazione conUniversità e Conservatori di Istanbul, Barcellona e Cagliari. Il pro-getto rientra nel programma intensivo triennale GEO – GalataElectroacustic Orchestra (il nome fa riferimento al quartiere geno-vese Galata di Istanbul) – teso a studiare i rapporti culturali e mu-sicali tra i Paesi partecipanti, conciliando le tradizioni musicaliproprie dei singoli popoli con la pratica compositiva contempo-ranea. Il Premio Abbiati ha costituito un importante ricono-scimento per il Conservatorio “N. Paganini” e in particolare perquanti vi hanno lavorato con passione sia in fase progettuale siain fase realizzativa, dai docenti interni (Roberto Doati, capo delDipartimento di Musica Elettronica e Patrizia Conti, allora coordi-natore dei rapporti internazionali dell’Istituto e “motore” organiz-zativo del progetto) agli esperti esterni (l’etnomusicologo MauroBalma), dal personale di segreteria al folto gruppo di studenti.

La ricerca, Paganini e la comunicazione“Compasso da navegare” ci rimanda al tema della ricerca. Neigiorni scorsi si è riunito per la prima volta il dipartimento di ricercacreato a fine anno accademico. La ricerca fa parte dei compiti isti-tuzionali dei Conservatori e il “Paganini” vanta da anni un’attivitàimportante in questo settore. Il dipartimento avrà il compito di se-lezionare, coordinare e promuovere i diversi campi di indagine. Aquesto scopo uscirà a breve il primo numero del Quaderno delConservatorio “Il Paganini” che s’ispira a una vecchia e gloriosatestata genovese uscita negli ultimi anni dell’Ottocento. Il Qua-derno si aggiungerà al presente foglio per ospitare articoli più am-pi e approfonditi su diversi temi legati al mondo musicale.In tema di ricerca preme anche sottolineare il doveroso interessedell’Istituto per Niccolò Paganini. Genova è probabilmente l’unica

città che non ha un Centro Studi dedicato al suo più autorevolemusicista. Il Conservatorio è disponibile a collaborare per la suaeventuale attivazione e certamente il dipartimento ricerca si oc-cuperà in questa ottica, di Paganini. Legato alla comunicazione, ilsito. E’ in via di collaudo il nuovo sito che sostituirà presto l’attuale.Cambierà l’impostazione grafica, ma soprattutto sarà maggior-mente interattivo e quindi più adatto alle esigenze attuali dell’I-stituto.

La produzioneNel campo della produzione studenti e docenti hanno lavoratointensamente nei mesi scorsi offrendo molteplici appuntamentimusicali in sede, in città, in regione e anche fuori dalla Liguria: te-stimonianze di questa attività sono riportate nelle diverse paginedi questo giornale. Vale la pena ricordare l’avvio di una prima sta-gione di concerti tenuta dai docenti stessi dell’Istituto: un’inizia-tiva volta anche a favorire la raccolta di fondi per l’acquisto distrumenti nuovi, assolutamente necessari nell’ottica di un possi-bile ampliamento degli spazi con l’eventuale sede aggiuntiva. Inquesti giorni è allo studio la programmazione artistica del nuovoanno accademico. Per quanto riguarda l’attività dell’Orchestradegli studenti si sta studiando l’ipotesi di programmare nell’arcodell’anno due o tre concerti brevi da tenersi nel Salone dell’Isti-tuto il sabato pomeriggio, oltre, naturalmente, al tradizionaleconcerto finale che verrà realizzato al Carlo Felice e in altre even-tuali sedi disponibili. Per quanto riguarda invece i concerti inesterno tenuti dagli studenti più meritevoli, verranno diluiti nel-l’arco dell’anno accademico onde evitare un eccessivo intasa-mento di produzione artistica negli ultimi mesi a dannodell’attività didattica e di una serena preparazione degli esami daparte degli studenti stessi. A primavera ci saranno invece, comeè consuetudine, i concerti finali delle classi, i concerti dei gruppicameristici e dei diplomandi. Accanto a questa, sono in fase dipreparazione varie iniziative. Fra le diverse, si ricordano qui unospettacolo sulla violenza alle donne (8 marzo) e un concerto plu-rietnico in primavera. Il Conservatorio annovera molti studentistranieri provenienti da vari Paesi del mondo: in un momento dif-ficile e tragico come quello che stiamo vivendo, ci sembra dove-roso riunire su uno stesso palco esperienze artistiche e culturalidifferenti, ricordando che la musica è l’unico linguaggio autenti-camente universale.

Le donazioni e le borse di studioA dimostrazione del radicamento dell’Istituto sul territorio ligurevorrei in conclusione notare tre fattori. Il “Paganini”, innanzitutto,è stato il terzo Conservatorio italiano (dopo Milano e Torino) co-me beneficiario del 5 per mille per l’anno 2013. Anche in questoanno accademico, poi, sono proseguite le donazioni di strumentiche stanno ampliando in maniera sensibile la dotazione dell’Isti-tuto: sono arrivati in particolare tre pianoforti, un fortepiano e unviolino. Infine, anche quest’anno sono state elargite da amici ge-nerosi diverse borse di studio destinate a studenti meritevoli neivari settori disciplinari. Proprio recentemente è stata acquisitauna ulteriore borsa di studio che sarà elargita nel 2016, intitolataal M° Giorgio Federico Ghedini e concessa dalla famiglia delcompositore.

Roberto Iovino