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Il bullismo a scuola

Progetto L.A.B.E.L.(Laboratori su Antisocialità, Bullismo ed

Educazione alla Legalità nella scuola)

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“Scherzo, litigio, bullismo, reato”

Lo scherzo è un evento divertente, che non ha l’intenzione di ferire ed ammette reciprocitàIl litigio è un dissidio occasionale che nasce intorno ad un’incomprensione, ad una differenza, ad una competizione.

Il bullismo è una relazione fatta di prepotenze ripetute, in una situazione di squilibrio di forze.

Un comportamento si configura un reato se infrange una norma giuridica.

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Che cos’è il Bullismo?

E' un tipo di azione che mira

deliberatamente a far del male o

danneggiare; spesso è persistente ed è

difficile difendersi per coloro che ne sono

vittime (Sharp e Smith, 1994)

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E’ definito da tre condizioni:

Intenzionalità Persistenza nel tempo

Relazione asimmetrica

Che cos’è il Bullismo?

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Uno studente è oggetto di prepotenze o è vittimizzato quando è esposto ripetutamente, e per un certo periodo di tempo, ad azioni negative da parte di uno o più studenti.

Per azione negativa si intende l’infliggere o tentare di infliggere danno o disagio a qualcuno. Tale azione viene perpetrata sia in modo diretto, attraverso attacchi manifesti, sia in modo indiretto

Deve esistere inoltre uno squilibrio, un’asimmetrica relazione di forza, per cui lo studente che è esposto ad azioni negative ha difficoltà a difendersi. Non è prepotenza se due ragazzi, all’incirca della stessa forza, fanno la lotta o litigano fra loro.

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Maldicenze (mettere in giro delle storie)

Le forme del bullismo

Si distingue tra bullismo

DirettoAggressione fisica (colpi, pugni, calci)

Verbale (offese, minacce)

IndirettoEscludere un ragazzo dal gruppo

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• ESCLUDERE DAL GRUPPO DEI

PARI• ISOLARE• CALUNNIARE• MANIPOLARE I RAPPORTI DI AMICIZIA

Le forme del bullismo

VERBALE• OFFENDERE• DERIDERE• MINACCIARE• INSULTARE

DIRETTO

FISICO• PICCHIARE• SPINGERE• DARE CALCI, PUGNI, GRAFFI• APPROPRIARSI DI OGGETTI O ROVINARLI

INDIRETTO

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MASCHI Forme direttenei confronti di

maschie femmine

FEMMINEForme indirettesoprattutto nei

confrontidelle femmine

Le differenze di genere

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I luoghi

AULECORTILE

CORRIDOIBAGNI

LUOGHI ISOLATI O POCO SORVEGLIATITRAGITTO CASA/SCUOLA

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Le conseguenze del bullismo

Il bullismo incide negativamente sul clima di classe e sulle regole di convivenza democratica all’interno della scuola e il rischio psicologico e sociale per i soggetti coinvolti è molto elevato:

la probabilità che un bullo verrà successivamente coinvolto in comportamenti illegali è fino a tre volte superiore alla media;

nelle vittime si riscontrano frequentemente forme anche gravi di sofferenza psicologica di tipo internalizzante (ansietà, depressione, disturbi psicosomatici)

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Prevalenza del bullismo in Campania

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Prevalenza del bullismo in Campania

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Prevalenza del bullismo

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Tipi di prepotenze

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Dieci luoghi comuni sul bullismo

Il bullismo è sempre esistito

È vero. Questa però non è una buona ragione perché debba esistere per sempre

Il bullismo esiste solo nei contesti degradati

Non è vero. Il bullismo può esistere in tutti i quartieri, in tutte le città, in tutti i contesti sociali o culturali, anche se cambiano le forme: ci sono luoghi dove le aggressioni fisiche sono molto diffuse, altri contrassegnanti dalle prese in giro o dalle esclusioni. Ma la natura del bullismo non cambia.

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Dieci luoghi comuni sul bullismo

Il bullismo è una questione tra maschi

Non è vero. Anche le ragazze fanno e subiscono prevaricazioni, tra loro e con i compagni dell’altro sesso. In genere le prepotenze femminili sono soprattutto verbali e psicologiche, quelle maschili prevalentemente verbali e fisiche. Queste differenze stanno cambiando nel tempo; le ragazze tendono più di un tempo a far emergere la violenza fisica

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Dieci luoghi comuni sul bullismo

Il bullismo è una “malattia della scuola”, che invece è un luogo sano

Non è del tutto vero. Le influenze familiari, sociali, mediatiche sono molto forti, ma anche l’ambiente scolastico ha la sua importanza. Le regole della scuola, il modo con cui gli insegnanti si relazionano con i ragazzi, il dialogo scuola-famiglia, il coinvolgimento dei collaboratori scolastici, la possibilità o meno di affrontare i problemi quando si presentano, sono tutti fattori che fanno la differenza.

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Dieci luoghi comuni sul bullismo

Chi è bullo sarà per sempre bullo; chi è vittima sarà per sempre vittima Non è vero. Essere bulli o vittime è un ruolo, non un’identità. Ci sono persone che in momenti diversi della loro vita attraversano tutti i ruoli. E ci sono vittime che poi diventano bulli, bulli che si trasformano in vittime, bulli o vittime che capiscono la situazione e si fanno difensori del più debole. Tutti possono imparare a rapportarsi alla pari con gli altri e a risolvere le situazioni senza ricorrere alla violenza

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Dieci luoghi comuni sul bullismo

Il bullismo rende forti

Per qualcuno forse è così. Per tutti è un’esperienza che fa male.

La violenza fisica va contrastata, le altre prepotenze sono cose da pocoE come si fa a dirlo? Nessuno può parlare per gli altri e stabilire se un’esperienza è grave oppure no. Una situazione è grave o meno a seconda di come viene vissuta

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Dieci luoghi comuni sul bullismo

Il bullismo riguarda gli adolescenti, i bambini noNon è vero. Il fenomeno del bullismo viene studiato in tutto il mondo fin dalle scuole primarie. I suoi presupposti si ritrovano addirittura nel gioco di bambini molto piccoli. Certo il bullismo cambia con l’età . Possiamo dire che il bullismo nasce insieme alla dimensione del gruppo. Intorno agli otto /nove anni le prepotenze verso i deboli possono essere moltissime, ma più fluide di quanto accadrà in futuro, cioè con ruoli meno fissati e con forme tipiche dei bambini di quell’età: fisiche tra maschi, di esclusione tra femmine. Col crescere dell’età diminuiscono coloro che fanno o subiscono bullismo, ma aumenta l’intensità delle prevaricazioni. Le prepotenze in adolescenza hanno un’intensità maggiore e possono lasciare conseguenze più gravi, anche per l’importanza del gruppo in adolescenza.

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Dieci luoghi comuni sul bullismo

La scuola è impotente di fronte al bullismoNon è vero. Ci sono situazioni in cui c’è bisogno di prepararsi, di formarsi, di acquisire strumenti di intervento. Ma decenni di ricerche, progetti, esperienze hanno messo a punto conoscenze e metodologie che possono diventare patrimonio della scuola ed espandersi ancora. Qualche volta si può aver bisogno di chiedere aiuto a professionisti esperti nella gestione delle dinamiche di gruppo, perché sicuramente contrastare il bullismo non è un compito facile.

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Dieci luoghi comuni sul bullismo

Nella nostra scuola il bullismo non esisteI nostri ragazzi non sono cattivi. Il bullismo non dipende dal fatto che gli studenti – o i loro genitori e insegnanti – siano buoni o cattivi. Il bullismo è un modo per agire potere all’interno di un gruppo. Per questo, dove c’è un gruppo di ragazzi, è possibile che si creino relazioni basate sulla prepotenza. Bisogna prenderne atto e agire per evitare che il bullismo si crei, o per riconoscerlo e fermarlo non appena è possibile.

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P R O G E TT O L A B E L - I I M O D U L O I I I N C O N T R O

Il bullismo: chi sono i protagonisti?

Seconda Università degli Studi di Napoli Dipartimento di Psicologia

Osservatorio Regionale sul Bullismo

U.S.R. Campania

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

U.S.R. per la Campania, Direzione Generale

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Alcuni «stereotipi» sul bullismo

Gli unici protagonisti del bullismo sono il bullo e la vittima

Il bullismo è un fenomeno SOCIALE, che riguarda tutta la classe (tutta la scuola)

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Chi è coinvolto nel bullismo?

AIUTANTE

BULLO

VITTIMA

SOSTENITOREDIFENSORE

ESTERNO

Chi prende attivamente l’iniziativa

Chi compie prepotenze

come “seguace” del bullo

Chi “rinforza” il bullo

(ridendo,incitandoguardando)

Chi subisce più spesso le

prepotenze

Chi prende le difese della

vittima

Chi non fa niente,

cercando di rimanerne fuori

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Tre differenti tipi di bullo

BULLO

VITTIMABULLO

GREGARIO

BULLO

DOMINANTE

BULLO

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Il bullo dominante

È colui che prende l’iniziativa nel fare le prepotenze

Più forte fisicamente o psicologicamenteAtteggiamento favorevole alla violenza => utileUtilizza il comportamento prepotente per ottenere dei

vantaggi personali (status elevato nel gruppo dei pari, potere, dominanza, beni materiali, privilegi..)

Elevata autostimaScarsa empatiaElevate abilità sociali e notevoli doti di comprensione

della mente altrui usate per manipolare gli altri

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Il bullo gregario

AIUTANTE o SOSTENITORE del bullo dominante

Non prende l’iniziativaPiù ansioso e insicuro del bullo dominantePoco popolare Il ruolo che svolge può servirgli a costruirsi un’identità o ad affermarsi nel gruppo sociale

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Il bullo-vittima o vittima provocatrice

Subisce le prepotenze, ma allo stesso tempo ha uno stile di interazione aggressivo

Comportamenti/abitudini che causano irritazione in compagni e adulti

Difficoltà nel controllo del comportamento (es. irrequietezza, iperattività, impulsività)

Difficoltà nel controllo cognitivo (problemi di attenzione, concentrazione)

Difficoltà di regolazione emotiva (irritabilità) Ansia, insicurezza Bassa autostima Impopolare Proveniente da contesti familiari conflittuali e coercitivi

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La vittima

E’ colei che subisce le prepotenze

Scarse abilità sociali Ridotta assertività Incapacità di difendersi (reagisce con pianto o chiusura)Bassa autostima Timida, introversa AnsiosaCapace di stringere relazioni amicali intime (->difensori) Può apparire «diversa»: disabilità (Whitney & Smith, 1993), appartenenza ad etnie minoritarie (Menesini, 2003) comportamento non tipico rispetto all’identità di genere

(Menesini, 2003)

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Il difensore della vittima

Prende le difese della vittima, consolandola o cercando aiuto

Elevata empatia -> capisce cosa prova la vittimaElevate abilità sociali -> sa come intervenireElevato status nel gruppo classe -> ha meno paura

delle conseguenze del proprio intervento

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Il ruolo determinante della componente sociale e relazionale del fenomeno

BULLISMO =risultante di un complesso intreccio di

FATTORI

PERSONALI• Caratteristiche individuali

• Esperienze precedenti• Contesto familiare

SOCIALI• Ruoli, aspettative e norme

che si costituiscono all’interno di un gruppo

Adattato da Menesini, 2003

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Alcuni «stereotipi» sul bullismo

Bisogna intervenire sul bullo

Il bullo non è motivato a cambiareI suoi comportamenti gli consentono di ottenere

vantaggi immediatiUna eccessiva attenzione rivolta verso il bullo può

portare a dimenticare la vittima

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Alcuni «stereotipi» sul bullismo

Bisogna intervenire sulla vittima

Un eccessivo etichettamento della vittima può peggiorare il processo di vittimizzazione

Non si interrompe il bullismo, il bullo sceglierà semplicemente una nuova vittima

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Gli spettatori: Il ruolo del gruppo classe

Il gruppo classe (gli «spettatori») ha un ruolo fondamentale nel bullismo, in

quanto:

•Il bullismo non può essere considerato un fenomeno circoscritto al solo prepotente e alla sua vittima•E’ un fenomeno di gruppo •L’ 85% degli episodi di bullismo avviene in presenza di coetanei (importanza del «pubblico»)•La classe può essere usata come risorsa

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Gli spettatori: Il ruolo del gruppo classe

Il focus dell’intervento deve essere sugli SPETTATORI

Responsabilizzarli:Il loro

comportamento contribuisce al

bullismo, lo rinforza, non è mai realmente neutrale

Motivarli 1:Gli spettatori e la

vittima sono numericamente in superiorità; uniti

possono fermare le prepotenze

Motivarli 2:Aumentare la

consapevolezza della sofferenza

della vittima; comprendere la

gravità delle conseguenze

Motivarli 3:Il bullismo ha conseguenze

negative anche per chi sta solo a

guardare; più ansia e rassegnazione

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Le vignette

Rappresentano uno strumento utile per far riflettere i ragazzi sullo stato mentale dei differenti protagonisti del bullismo

Alcune domande chiave per le vignette: Di che tipo di bullismo si tratta? (diretto/indiretto, fisico/verbale..) Cosa dicono i protagonisti? Cosa pensano? Cosa provano? Che ruolo svolgono?

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Bullismo diretto - fisico

VITTIMA

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Bullismo diretto - verbale

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Bullismo indiretto

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Bullismo indiretto – esclusione sociale

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A cosa possono servire le vignette?Aumentare la consapevolezza dello stato mentale della

VITTIMA

Quali emozioni prova la vittima? ansia, tristezza, depressione, angoscia, paura, preoccupazione,

impotenza, rabbia, vergogna, imbarazzo..

La consapevolezza dello stato d’animo della vittima: favorisce l’empatia migliora la capacità di mettersi nei panni dell’altro incrementa la sensazione di incoerenza tra i propri valori ed il proprio comportamento di non azione -> porta ad agire per ridurre tale incoerenza/dissonanzariduce il meccanismo di attribuzione di colpa alla vittima («se l’è cercata»)

Contrastare la tendenza a sminuire la sofferenza della

vittima

Considerare la gravità delle conseguenze del

bullismo

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Paura di diventare a sua volta una vittima -> paura del bullo Ridotta consapevolezza dell’importanza del proprio ruolo («non mi riguarda»)Paura di essere considerati una «spia», di essere giudicati male dai compagniVolontà di preservare il proprio status all’interno del gruppo

A cosa possono servire le vignette?Aumentare la consapevolezza dello stato mentale dello

SPETTATORE

Cosa pensa lo spettatore? Perché non interviene?

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Possibili strumenti per la scuola primaria

Mucca E Pollo - Il Bullo Della Scuola

http://www.youtube.com/watch?v=EfQi2tWuPgE

Analisi dei diversi personaggiAnalisi delle motivazioniSpirito di squadra

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Le vignette

I filmati del telefono azzurro per spiegare le diverse tipologie di bullismo

o Bullismo diretto: http://www.youtube.com/watch?v=lHES7AM_rH4

o Bullismo indiretto: http://www.youtube.com/watch?v=A292Y34ckLw

Possibili strumenti per la scuola primaria

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Parte del testo del Libro Cuore

Film «Game Over» con relative schede

Fumetti in «Bullismo, bullismi» (pag. 142)

Possibili strumenti per la scuola secondaria di primo e secondo grado

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Le strategie di intervento

antibullismoProgetto L.A.B.E.L. – III incontro

(Laboratori su Antisocialità, Bullismo ed Educazione alla Legalità nella scuola)

Seconda Università degli Studi di Napoli Dipartimento di Psicologia

Osservatorio Regionale sul Bullismo

U.S.R. Campania

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

U.S.R. per la Campania, Direzione Generale

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Cosa può fare la scuola?

Per affrontare il problema del bullismo è necessario adottare una politica scolastica integrata:"una dichiarazione di intenti che guidi l'azione e l'organizzazione all'interno della scuola e l'esplicitazione di una serie di obiettivi concordati che diano agli alunni, al personale e ai genitori un'indicazione e una dimostrazione tangibile dell'impegno della scuola a fare qualcosa contro i comportamenti prepotenti" (Sharp e Smith, 1994)

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Elaborazione una definizione chiara e condivisa di ciò che si intende per bullismo

Consultazione di tutte le componenti della scuola

Preparazione della bozza e della versione finale del documento

Comunicazione della politica adottata alle parti coinvolte

Monitoraggio e revisione

Fasi di realizzazione

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Punti chiave in una politica antibullismo Definizione chiara e condivisa di bullismo

Creazione di un gruppo di lavoro sul bullismoIdentificare le procedure di denuncia delle prepotenze subite o a cui si è assistito

Identificare le modalità di intervento

Prevedere l’aiuto alla vittima

Prevedere attività di formazione e prevenzione

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Livelli di intervento

generale

particolare

Promozione

Prevenzione

ContrastoMigliorare la

qualità del clima

scolasticoPromozione

dell’integrazione

Programmazione scolastica sul fenomeno del

bullismo

Interventi su gruppi classe

Interventi specifici sulle prepotenze

nelle classi, su singoli alunni, con i docenti,

genitori…

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Approccio curricolare:A livello di gruppo-classe è uno dei modelli di intervento più diffusi nella realtà italiana. Esso consiste nell’inserire nell’attività curricolare quotidiana temi relativi al bullismomediante strumenti e materiali normalmente utilizzati a scopo didattico dagli insegnanti: letteratura, temi storici,sociali e culturali per riflettere su potere, oppressione…

L’approccio esperienziale di cui fanno parte il laboratorio delle emozioni, le attività di role-playing, la cooperazione, il problem solving, i circoli di qualità, ecc.

I modelli di supporto tra pari (PEER SUPPORT) come l’operatore amico,la peer mediation,la consulenza dei pari ecc.

L'intervento individuale o Interventibasati sull’empowerment:tra questi si possono ricordare alcuni interventi finalizzati a rafforzare le competenze relazionalidegli alunni.Si utilizzano diversi strumenti quali il colloquio, l’osservazione e i gruppi di auto-mutuo aiuto tra le vittime

Le attività di prevenzione del bullismo che vengono utilizzate in Italia e all’estero

possono essere sommariamente raggruppate in macro categorie:

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Verso una didattica interattiva: elementi di

apprendimento cooperativo

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Che cos’è l’apprendimento cooperativo?L’apprendimento cooperativo è un metodo didattico che utilizza piccoli gruppi, in cui gli studenti lavorano insieme per migliorare reciprocamente il loro apprendimento

Si distingue sia dall’apprendimento competitivo, sia da quello individualistico

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Perché usare l’apprendimento cooperativo?

- Impegno e motivazione nel lavoro;

- Relazioni interpersonali costruttive e positive; - Benessere psicologico.

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Quali obiettivi persegue l’apprendimento cooperativo?

Ci sono due tipi di obiettivi che un insegnante deve definire prima di iniziare una lezione:

- Obiettivi didattici, che stabiliscono ciò che gli studenti devono imparare;

- Obiettivi riguardanti le abilità sociali, che stabiliscono le abilità interpersonali che gli studenti devono apprendere.

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Perché la cooperazione funzioni, occorre strutturare 5 elementi essenziali in ogni lezione:

Cosa rende efficace la cooperazione?

1. Interdipendenza positiva: i membri del gruppo fanno affidamento gli uni sugli altri per raggiungere lo scopo. Se qualcuno nel gruppo non fa la propria parte, anche gli altri ne subiscono le conseguenze

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Cosa rende efficace la cooperazione?

2. Responsabilità individuale e di gruppo: il gruppo deve essere responsabile del raggiungimento dei suoi obiettivi e ogni membro deve rendere conto per la propria parte di lavoro e di quanto ha appreso.

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Cosa rende efficace la cooperazione?

3. Interazione faccia a faccia: gli studenti devono lavorare realmente insieme e promuovere reciprocamente la loro riuscita, condividendo le risorse, aiutandosi, sostenendosi e lodandosi a vicenda per gli sforzi che compiono.

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Cosa rende efficace la cooperazione?

4. Uso delle abilità interpersonali: gli studenti devono imparare sia i contenuti, sia le abilità sociali (guidare, prendere decisioni, creare un clima di fiducia, comunicare, gestire i conflitti…)

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Cosa rende efficace la cooperazione?

5. Valutazione di gruppo: i membri, periodicamente valutano l'efficacia del loro lavoro e il funzionamento del gruppo, ed identificano i cambiamenti necessari per migliorarne l'efficienza.

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Alcune indicazioni per strutturare una lezione con

l’approccio cooperativoFormare i gruppi

- Dimensioni: in genere i gruppi di a.c. sono composti da 3/4 persone

- Composizione: omogenea/eterogenea

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Assegnare i ruoli

Nei gruppi cooperativi i ruoli corrispondono a funzioni diverse:

- Ruoli di gestione del gruppo:Controllare i toni di voce;Controllare i rumori;Controllare i turni

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Assegnare i ruoli

- Ruoli di funzionamento del gruppo:

Spiegare idee e procedure (l’incaricato espone le varie idee e opinioni)Registrare (l’incaricato scrive le decisioni del gruppo e la

relazione di gruppo)

Incoraggiare la partecipazione (l’incaricato si assicura che tutti i componenti diano il loro contributo) Fornire sostegno (l’incaricato fornisce sostegno

verbale e non verbale, sollecitando e lodando)

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Assegnare i ruoli

- Ruoli per l’apprendimento:

Ricapitolare (l’incaricato riassume le risposte/conclusioni più significative o ciò che è stato letto)Verificare la comprensione (l’incaricato si assicura che tutti sappiano spiegare come si è giunti a una conclusione) Comunicare (l’incaricato ha funzioni di staffetta tra il suo

gruppo, gli altri gruppi e l’insegnante) Elaborare (l’incaricato collega i concetti e le strategie studiati in quel momento con quelli studiati in precedenza)

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Assegnare i ruoli

- Ruoli di stimolo al gruppo:Criticare le idee, non le persone (l’incaricato critica le idee, ma mostra rispetto per i suoi compagni)

Chiedere motivazioni (l’incaricato chiede ai membri di esporre i fatti e il ragionamento che giustificano le loro risposte) Distinguere (l’incaricato evidenzia come i membri abbiano idee e logiche diverse che portano a differenti ragionamenti) Sviluppare opzioni (l’incaricato va oltre la prima risposta o conclusione, esponendo una serie di ulteriori risposte plausibili)

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Organizzare i materiali

- Si dà a ogni studente il suo set di materiali- Si dà a ogni gruppo una sola copia di materiali

- Si distribuisce parte del materiale a ogni studente e parte al gruppo

- Si distribuiscono le informazioni con la procedura Jigsaw

Questo aspetto influisce molto sulla qualità del lavoro collettivo.

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Progetto L.A.B.E.L. – IV incontro(Laboratori su Antisocialità, Bullismo ed Educazione alla Legalità

nella scuola)

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«Anche in condizioni imperfette è possibile, oltre che doveroso, intervenire» Buccoliero,

2005

L’insegnante che decide di proporre un percorso antibullismo alle proprie classi deve tener conto che è necessario passare da un:

Piano prevalentemente

cognitivo che in genere

caratterizza i momenti di didattica in classe (lezione classica, di

solito frontale)

Piano emotivo

ricco dei vissuti di tutto il gruppo

(partecipanti e conduttore)

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È importante mantenere alto il livello di motivazione dei ragazzi, di attenzione, partecipazione e divertimento e, ancora, fargli sentire che sono possibili spazi in cui parlare di certe cose e in cui i protagonisti sono loro e non gli adulti che parlano sui giovani.

Per raggiungere questi obiettivi è necessario lavorare a diversi livelli e utilizzando differenti tecniche di attivazione.

TECNICHE E MODALITÀ DI COINVOLGIMENTO DEI RAGAZZI

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Momenti di lavoro individuale, in piccoli gruppi e con l’intero gruppo classe per consentire di esperire:

LAVORARE A DIVERSI LIVELLI

• Diversi livelli di intimità, coinvolgimento, responsabilità• Diversi modi in cui operano gruppi di dimensioni differenti

• Eterogeneità e omogeneità tra i membri dei gruppi

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Un percorso antibullismo dovrebbe utilizzare differenti tecniche di attivazione:

TECNICHE DI ATTIVAZIONE

Carte stimolo: «attività rompighiaccio» finalizzata a introdurre un argomento in modo coinvolgente. Sono carte sulle quali è riportata una parola chiave, un’immagine stimolo o un’affermazione; possono essere estratte a caso, lette a turno dai partecipanti e poi commentate dal gruppo

Schede di lavoro personali: contengono alcune domande che portano chi partecipa a riflettere sull’argomento trattato. Questo lavoro prevede una prima fase individuale e successivamente una condivisione in plenaria

Simulare storie di vita: cercare di capire, attraverso una storia, le emozioni e i vissuti dei protagonisti. Raccontare ed ascoltare le storie, interrogarle, entrare nei panni dei personaggi e cercare alternative di comportamento per stimolare la riflessione

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CARTE “BULLISMO”

Es. Carte stimolo:

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E’ giusto litigare per proteggere

un amico.

Dare una sberla o una spinta a

qualcuno è solo un modo di scherzare.

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Alcune persone meritano di essere

trattate come animali.

Se i ragazzi si azzuffano o si

comportano male a scuola è colpa degli

insegnanti.

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E’ giusto picchiare qualcuno che sparla della tua famiglia.

Quando si hanno dei compagni

odiosi, picchiarli è il minimo per dar loro una lezione.

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Non c’è niente di male a insultare un compagno. È molto peggio picchiarlo.

Qualche volta un gruppo decide di fare qualcosa di

male. Nessuno del gruppo può essere

incolpato per questo.

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Le persone odiose non si meritano di

essere trattate come esseri

umani.

I ragazzi che vengono maltrattati

di solito fanno qualcosa per meritarselo.

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Certi ragazzi si comportano male, ma non ne hanno colpa. Sono gli amici che gli dicono di comportarsi

così!

Gli insulti fra ragazzi non

offendono nessuno.

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Quando qualcuno ti prende in giro è

bene reagire e farsi portare rispetto

A volte ci sono ragazzi che stanno male perché sono esclusi o perché

subiscono prese in giro

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Quando qualcuno prende in giro un altro compagno è

meglio non intromettersi e far finta di non vedere

E’ giusto vendicarsi ogni

tanto delle prepotenze o delle ingiustizie subite

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Si soffre molto quando qualcuno ti

prende in giro

Quando lo scherzo o le prese in giro diventano

pesanti è bene denunciare la situazione

a un insegnante o al preside

PRESIDENZA

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Es. Scheda personale:

COME STAI IN QUESTA CLASSE?

VIGNETTE «SCENE DI SCUOLA»

DIECI PASSI NELLA CLASSE

SCHEDA «SCHERZO, LITIGIO, BULLISMO, REATO»

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Es. Simulare storie di vita

LA STORIA DI GIANLUCA: LA PROVA

CORTOMETRAGGIO “GAME OVER”

LA STORIA DI LUCIA

LA STORIA DI FRANTI

ROLE-PLAYING: Federica la bella, Giulia la grassottella

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IL ROLE-PLAYING: a cosa serve?

• Affrontare il problema del bullismo da differenti punti di vista

Nello scambio dei ruoli i ragazzi vengono aiutati a:

• capire le motivazioni e le difficoltà dell’altro

• reagire in modo positivo alle emozioni che ne conseguono

• elaborare strategie di soluzione del problema dal punto di vista delle vittime, dei bulli e degli osservatori

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IL ROLE-PLAYING: il percorso

• Messa a punto di una breve storia

• Assegnazione dei ruoli (breve caratterizzazione di ciascun personaggio)

• Schede agli osservatori

• Rappresentazione della scena

• Discussione ed elaborazione del problema

• Debriefing: alla fine, permettere ai ragazzi di prendere le distanze dal ruolo assunto ed esprimere il significato emotivo e cognitivo di tale esperienza

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IL ROLE-PLAYING: Le fasi

1. PREPARAZIONE

• Gli adulti devono incontrarsi e programmare le attività

• Può essere utile provare l’esperienza in prima persona

• Scegliere stimoli adeguati all’età ed ai bisogni dei ragazzi

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IL ROLE-PLAYING: Le fasi

2. INCONTRO CON LA CLASSE

• Spiegare ai ragazzi in cosa consiste il role-playing e che finalità ha

• Non forzare i ragazzi che mostrano resistenze, ma lasciare che si uniscano al gruppo quando si sentono in grado di farlo

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IL ROLE-PLAYING: Le fasi

3. PROGETTAZIONE E INIZIO DEL LAVORO

• Due modalità principali:

- partire dalle esperienze personali dei ragazzi

- cominciare da un percorso più strutturato (carte con la descrizione degli scenari che i ragazzi dovranno interpretare)

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IL ROLE-PLAYING: Le fasi

4. LA MESSA IN SCENA

• Riscaldare il clima con giochi preliminari di breve durata

• Organizzare la messa in scena:

oChiedendo l’adesione di alcuni volontarioDividendo il gruppo in sottogruppi e assegnando a

ciascuno un ruolo o compito specifico

• Lasciare un po’ di tempo ai ragazzi per organizzare il canovaccio della storia

• Esplicitare ai ragazzi l’importanza di entrare nei panni del personaggio e mettere tutta l’energia possibile per esprimerne sentimenti e comportamenti

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IL ROLE-PLAYING: Le fasi

5. LA DISCUSSIONE

• Dopo la messa in scena, programmare un momento di riflessione sull’esperienza

• Chiedere:

oal bullo, quali emozioni ha provato

oalla vittima, quali sentimenti ha provato e perché ha reagito in quel modo

oagli spettatori, cosa hanno notato nella scena, come si sono sentiti e come avrebbero potuto agire per modificare la situazione

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TEMI SU CUI ORIENTARE LA DISCUSSIONE

• Le esperienze personali

• Le motivazioni verso le prepotenze

• Cosa si prova a subire o fare le prepotenze agli altri

• Le conseguenze del comportamento prepotente per la vittima e per il bullo

• L’impatto delle prepotenze sulla famiglia, sulla vittima, sui testimoni, sugli attori delle prepotenze, sul clima della scuola

• I problemi morali connessi con il ruolo di spettatore

• I modi, le strategie per fermare o contrastare le prepotenze

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IL ROLE-PLAYING: Le fasi

6. RIFLESSIONI E INSEGNAMENTI

• Enfatizzare alcuni degli insegnamenti derivanti dall’esperienza

• Definire alcune regole di convivenza nella classe

7.ATTIVARE CANALI DI COMUNICAZIONE

• L’esperienza di role-playing può essere utilizzata per l’allestimento di uno spettacolo teatrale ad un pubblico più vasto

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Metodi di intervento in casi

di emergenzaApprocci di riparazione

Progetto Label – Quinto Incontro

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Oltre a promuovere una cultura condivisa, le scuole necessitano di strumenti idonei a rispondere in maniera efficace agli incidenti.

Provvedimenti minori possono essere utiliper rispondere ad incidenti occasionali.Il numero di alunni che non risponde alla normale gamma di strategie adottate dalla scuola sarà molto ristretto, ma con questi alunni può essere necessaria l’assistenza di un esperto per programmare ulteriori interventi.

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Indipendentemente dalla gravità degli incidenti, qualsiasi risposta ai comportamenti bullistici dovrebbe:-essere chiara, onesta e diretta;- essere immediata;- comportare la documentazione di ciò che è successo;- coinvolgere la famiglia fin da uno stato iniziale;- fornire opportunità agli alunni di discutere tra loro.

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I metodi da poter adoperare in casi specifici di emergenza che ricorrono ad un approccio individuale sono molteplici. Fra essi ritroviamo gli

Approcci di riparazione.

Metodo dell’interesse condiviso

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Approcci di riparazione

OBIETTIVO: ripristinare le relazioni attraverso il coinvolgimento degli studenti.

Interpretazioni della situazione e Riflessione

Si fa leva sulla responsabilità personale, sia per quanto riguarda le conseguenze delle proprie azioni, sia per quanto concerne le azioni volte a rimediare il “danno”.

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I punti chiave di queste tipologie di intervento sono:

- Condivisione dei diversi punti di vista, di opinioni, pensieri ed emozioni;- Identificazione delle vittime come coloro che hanno subito un danno/ingiustizia, che vivono emozioni negative;- Identificazione delle esigenze di tutti gli studenti;- Negoziazione, la definizione dell’accordo tra le parti e la previsione di una revisione.

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VIDEO

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Approcci di riparazione“Metodo dell’interesse condiviso”

E’ un approccio basato sul dialogo per risolvere le situazioni di vessazione, il fine è trovare delle soluzioni ai problemi.

Non mira a far nascere un’amicizia tra gli alunni o a scoprire i particolari degli incidente, né all’attribuzione di colpa al bullo.

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“Metodo dell’interesse condiviso”

CHI? Un insegnante “addestrato” all’uso di questo metodo

COME? Attraverso uno specifico copione per i bulli e per le vittime

DOVE? In una stanza tranquilla e riservata.

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QUANDO? Episodi ripetuti di bullismo di un gruppo di alunni verso uno o più compagni.

CON CHI? Studenti dai nove anni in su(alcune scuole hanno usato questo metodo con successo anche con i più piccoli) PERCHE’? Per stabilire delle regole di base per una civile convivenza tra gli alunni

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Il metodo si compone di tre fasi:

-chiacchierate individuali con ogni alunno coinvolto (dai 7 ai 10 minuti circa per ogni soggetto);- colloqui successivi con ogni alunno (circa 3 minuti per ciascuno);- incontri di gruppo (circa mezz’ora).

L’intervallo di tempo fra ogni fase è generalmente di una settimana.

“Metodo dell’interesse condiviso”

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ATTIVITA’ PRELIMINARI:1) Raccogliere tutte le informazioni sull’accaduto: chi è il “capobanda”, l’alunno vittima si comporta in maniera provocatoria. E’ opportuno parlare con l’insegnante e gli altri adulti che erano presenti.

2) Accordarsi con gli insegnanti: per vedere gli alunni interessati ed affinché non informino prima gli alunni.

3) Organizzare la sequenza dei colloqui: si incontreranno, a turno, tutti gli alunni coinvolti; il primo sarà il “capobanda”, l’ultimo la vittima.

“Metodo dell’interesse condiviso”FASE 1:

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Perché seguire quest’ordine nei colloqui?

1) Siccome il metodo non è basato sul rimprovero, gli alunni ritornano in classe rilassati. La tranquillità del “capobanda” sarà comunicata al resto del gruppo. Se il “leader” non è teso, gli altri assumeranno un atteggiamento più positivo verso il colloquio.

2) Per evitare accuse di “raccontare bugie”, la vittima sarà incontrata per ultima, in modo che si eviti tale possibilità.

“Metodo dell’interesse condiviso”FASE 1:

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NOTA BENE:

I primi colloqui dovrebbero essere consecutivi e senza interruzioni.

Evitare di incontrare parte del gruppo prima di un intervallo e parte del gruppo dopo.

L’insegnate deve riuscire a mantenere un atteggiamento neutrale verso gli alunni.

“Metodo dell’interesse condiviso”FASE 1:

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Mentre aspettate il primo alunno, il “capobanda”, assicuratevi di essere rilassati. Quando entra chiedetegli di sedersi, guardatelo ed aspettate che vi guardi, poi iniziate:

Ho sentito che ti sei comportato male con X.

Raccontami (In caso di diniego dite: Sì, ma ad X sono successe cose spiacevoli. Raccontami).

Note: se ci sono silenzi lasciate che lo studente si prenda del tempo per pensare. Evitate accuse, rimproveri e domande. Cercate di far capire che X sta male per tutto questo

Copione per alunni che hanno comportamenti bullistici

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Copione per alunni che hanno comportamenti bullistici

Beh, sembra che X non si trovi molto bene a scuola.

(Ditelo con forza ed enfasi)

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Copione per alunni che hanno comportamenti bullistici

Ok. Stavo pensando a cosa potresti fare per aiutare X in questa situazione.

(Ascoltate la soluzione proposta. Siate incoraggianti)

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Copione per alunni che hanno comportamenti bullistici

Quando viene proposta qualche idea pratica è importante dire:

Molto bene. Provaci per una settimana e poi ci vediamo e sentiamo come è andata. Arrivederci.

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Se il colloquio sta andando male: “Ok. Penso che per oggi basti così. Ci rivediamo…..”

Se l’alunno sta in silenzio: “Sembra che tu non voglia parlare oggi. E’ meglio che torni in classe”.

Se l’alunno non riesce a proporre una soluzione: “Io avrei un’idea, vuoi sentirla?”

Se la soluzione è poco pratica: “Pensi che agendo in questo modo i problemi di X finirebbero?”

Se la soluzione dipende da un altro: “Pensavo più a qualcosa che potresti fare tu stesso”.

Copione per alunni che hanno comportamenti bullistici

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RISULTATI ATTESI

Ogni alunno suggerisce come potrebbe cambiare

il suo comportamento.

Nota: i bambini più piccoli non sempre riescono a proporre suggerimenti; può essere utile che l’insegnante sia un po’ più direttivo.I copioni con la vittima di bullismo sono meno strutturati.

Copione per alunni che hanno comportamenti bullistici

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OBIETTIVO

Verificare come e se è stato raggiunto lo scopo prefissato. (Anche questi colloqui saranno

individuali).

I COMPORTAMENTI BULLISTICI NON SONO TERMINATI: continuare a lavorare a livello individuale.

I COMPORTAMENTI BULLISTICI SONO TERMINATI: congratulatevi e chiedete di continuare nello stesso modo. Informate che la prossima fase prevede un incontro di gruppo e fissate una data.

“Metodo dell’interesse condiviso”FASE 2:

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OBIETTIVO

Giungere ad un accordo per il mantenimento a lungo termine dei cambiamenti.

Incontrate brevemente gli alunni “bulli” e chiedetegli di pensare a qualche affermazione positiva sull’alunno vittima, che gli diranno quando entra. Fate entrare l’alunno vittima (è meglio che sieda vicino a voi). Ricordate a tutti quanto sono riusciti a migliorare la situazione. Chiedete loro di suggerire come si può fare in modo che i cambiamenti si consolidino nel tempo.

“Metodo dell’interesse condiviso”FASE 3:

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ESERCITAZIONE“La storia di Giuseppe”

Giuseppe è il protagonista di questa storia; è un ragazzo di quindici anni e frequenta un istituto Tecnico Commerciale. Ha appena concluso il secondo anno. Un gruppetto di ragazzi più grandi lo infastidisce, più volte e in diverse modalità. In primo luogo, è stato più volte deriso e preso in giro: ogni volta che passava si voltavano verso di lui sorridendo e ridacchiando; spesso lo prendevano in giro apertamente rivolgendogli soprannomi offensivi o, comunque, espressi in tono maligno, come quello di “tonno rio mare”. La reazione di Giuseppe a questi comportamenti è stato il silenzio, mentre, altre volte, ha invece tentato di reagire rispondendo a tono: cosa per lui molto difficile, essendo un ragazzo timido ed introverso. Questi episodi di “sfottò” si verificano quotidianamente a scuola e, per i ragazzi, rientrano nella normalità.

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............ MA POI ACCADDE CHE:

Tuttavia, Giuseppe non si sarebbe mai aspettato che dal “semplice sfottò” si sarebbe passati a qualcosa di più grave. All’inizio di maggio si è verificato un episodio spiacevole. Durante l’ora di ricreazione, Giuseppe va in bagno. Bussa alla prima porta chiusa e si sente rispondere che è occupato. Stessa scena davanti alla seconda porta. Al terzo tentativo, però, non c’è una voce che lo invita a provare altrove. C’è, invece, uno di quei ragazzi che spalanca di colpo la porta e comincia a colpire Giuseppe: due calci ravvicinati colpiscono la sua mano sinistra. Intanto si aprono le altre porte ed escono ridendo gli altri componenti del gruppo. Giuseppe comincia ad urlare dal dolore, i ragazzi scappano e a quel punto accorre il bidello per capire cosa sta succedendo.

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Di lì a poco vengono avvertiti i genitori di Giuseppe, che si recano a scuola e portano il figlio al pronto soccorso. La prognosi del medico è stata la seguente: 15 giorni di gesso per trauma, da tenere sotto il controllo di un ortopedico. Giuseppe è rimasto chiaramente scioccato da questo episodio. È molto seccato del fatto che a scuola l’accaduto sia stato spiegato come un semplice incidente, ma, del resto, lui non ha voluto raccontare come siano andate veramente le cose. È, inoltre, deluso dal fatto che, a parte due ragazzi di cui è amico, nessun altro dei compagni si sia fatto vivo per sapere come sta. La maggior parte di loro ha sempre fatto finta di niente, e alcuni sembravano persino divertirsi durante le varie “prese in giro”. Il risultato è che Giuseppe ha chiesto ai suoi genitori di cambiare scuola per il prossimo anno.

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Due facce della stessa medaglia?

Il termine “cyberbullismo” (bullismo on-line, bullismo informatico, bullismo elettronico) indica una delle forme che può assumere il bullismo e la sua evoluzione è legata all’avanzamento delle nuove tecnologie, viene cioè perpetrato attraverso i moderni mezzi di comunicazione (e-mail, messaggeria istantanea, blog, chat e/o siti web).

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Due facce della stessa medaglia?

L’azione di prevaricazione tramite apparecchiature elettroniche di comunicazione è vero e proprio bullismo:• c’è una vittima designata, che non è in

grado di difendersi;

• è un’azione che, inequivocabilmente, intende procurare sofferenza o danneggiare la vittima;

• gli attacchi informatici sono persistenti, si ripetono nel tempo (settimane, mesi, anni)

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Due facce della stessa medaglia?

L’aggressione informatica, anche se è portata avanti da una persona o da un gruppo, non si esaurisce tra questi, ma tramite la rete, raggiunge il gruppo più ampio.

Anche in questo caso si evidenzia la natura sociale e di gruppo del cyberbullismo.

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Due facce della stessa medaglia?

Se si assume la differenza nel bullismo tra quello diretto (fisico e verbale) e quello indiretto, si può osservare come il cyberbullismo sia una forma di bullismo sia diretto verbale, sia indiretto.Come il bullismo diretto, il cyberbullismo può costituire a volte una violazione del Codice civile e/o del Codice penale.

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Tipologie del cyberbullismo

Flaming: un flame (fiamma) è un messaggio ostile e provocatorio, inviato da un utente alla comunità o a un singolo; il flaming avviene tramite l’invio di messaggi elettronici, violenti e volgari, allo scopo di suscitare conflitti verbali all’interno della rete tra due o più utenti.

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Tipologie del cyberbullismo

Harassment: sono le molestie, ossia azioni, parole o comportamenti, persistenti e ripetuti, diretti verso una persona specifica, che possono causare disagio emotivo e psichico. Si viene a creare una situazione sbilanciata, nella quale la vittima subisce passivamente le molestie o al massimo tenta, generalmente senza successo, di convincere il persecutore a porre fine alle aggressioni.

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Tipologie del cyberbullismo

Denigration: distribuzione, all’interno della rete o tramite SMS, di messaggi falsi o dispregiativi nei confronti delle vittime, con lo scopo di danneggiare la reputazione o le amicizie di colui che viene preso di mira.

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Tipologie del cyberbullismo

Impersonation: caratteristica di questo fenomeno è che il persecutore si crea un’identità fittizia con il nome di un’altra persona nota, usando una sua foto, creando un nuovo profilo parallelo, fingendo di essere quella persona per poi parlare male di qualcuno, offendere, farsi raccontare cose. Può anche accadere che l’intruso, se in possesso del nome utente e della password della vittima invii dei messaggi a nome di questa ad un’altra persona. In certi casi, il bullo modifica la password della vittima, impedendogli così l’accesso alla propria mail o account.

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Tipologie del cyberbullismo

Tricky o Outing: La peculiarità di questo fenomeno risiede nell’intento di ingannare la vittima: il bullo entra prima in confidenza con la vittima, scambiando con essa informazioni intime e/o private e una volta ottenute le informazioni e la fiducia della vittima, le diffonde tramite mezzi elettronici come internet, sms…

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Tipologie del cyberbullismo

Exclusion: consiste nell’escludere intenzionalmente un altro utente dal proprio gruppo di amici, dalla chat o da un gioco interattivo. L’esclusione dal gruppo di amici è percepita come una grave offesa, che è in grado di ridurre la popolarità tra il gruppo dei pari e quindi anche un eventuale “potere” ricoperto all’interno della cerchia di amici.

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Tipologie del cyberbullismo

Happy Slapping: (schiaffo allegro) è un fenomeno giovanile osservato per la prima volta nel 2004 in Inghilterra. È una forma legata al bullismo tradizionale, in cui un gruppo di ragazzi si diverte tirando ceffoni a sconosciuti, riprendendo il tutto con videofonini. Dai ceffoni si è passati anche ad atti di aggressione e teppismo. Oggi l’happy slapping consiste in una registrazione video durante la quale la vittima è ripresa, a sua insaputa, mentre subisce diverse forme di violenza, sia fisiche che psichiche. Le immagini vengono poi pubblicate su internet.

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Caratteristiche del cyberbullismo

Anonimato del molestatore: in realtà questo anonimato è illusorio; ogni comunicazione elettronica lascia delle tracce. In ogni caso per la vittima può essere difficile risalire da sola al molestatore.Difficile reperibilità: se il cyberbullismo avviene via sms, messaggeria istantanea o chat o in un forum on-line privato, sarà più difficile identificarlo e rimediarvi.

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Caratteristiche del cyberbullismo

Indebolimento delle remore etiche: le due caratteristiche precedenti, abbinate con la possibilità di essere “un’altra persona” on line possono indebolire le remore etiche: spesso la gente fa e dice on-line cose che non farebbe o direbbe nella vita reale.

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Caratteristiche del cyberbullismo

Assenza di limiti spaziotemporali: mentre il bullismo tradizionale avviene di solito in luoghi e momenti specifici (ad esempio in un contesto scolastico), il cyberbullismo investe la vittima ogni volta che si collega al mezzo elettronico utilizzato dal cyberbullo.

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Consigli di difesa dal cyber-bullismo

• Proteggersi, evitando di fornire informazioni strettamente private come immagini personali, indirizzi, numeri di telefono, ecc..

• Evitare di rispondere arrabbiandosi, per non dare al bullo il divertimento che sta cercando

• Mantenere una certa fermezza e forza nelle risposte; esitazione e debolezza inciteranno il bullo nel perpetrare le sue azioni offensive. Nessuno può notare la reazioni iniziale di chi è vittima, per cui la mancanza di contatto fisico può risultare utile a quest’ultima e deve essere utilizzata per apparire calmi e forti

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Consigli di difesa dal cyberbullismo

• Chiedere conferma a qualcuno fidato, per quanto riguarda le risposte date al cyber bullo

• Cercare di chiedere aiuto per fermare questi atti di bullismo non significa debolezza, ma solo che non si è disposti più ad accettare minacce e scherzi pesanti

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«Be a friend»

• Parla contro il cyber-bullismo nelle community

• Aiuta le vittime in privato, incoraggiandole a parlare del loro problema

• Riporta gli atti di cyber-bullismo agli adulti e in particolare a persone dotate di autorità (professori, genitori, polizia se necessario)

• Non rifarti sugli altri, dopo essere stato vittima di cyber-bullismo

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www.informagiovani-italia.com/rimedi_cyberbullismo.htm

Una guida per la sicurezza on-line

Consigli di difesa dal cyberbullismo

http://www.google.it/goodtoknow/

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[email protected]

347 0388860

Dott.ssa Barletta Maria

Dott.ssa Scala Maria

[email protected]

338 1010522

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“DIECI PASSI”In questa attività il mio nome

sarà

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* Se al termine delle attività desideri riavere i tuoi scritti, puoi inserire un nome, un codice, di riconoscimento.

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1

IO CREDO CHE LA MIA CLASSE SIA …

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2

AD ALCUNI COMPAGNI DICO CHE …

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descrivi brevemente il tuo pensierodescrivi brevemente il tuo pensiero

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3

AD ALCUNI COMPAGNI CHIEDO CHE …

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DA ALCUNI COMPAGNI HO BISOGNO DI …

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DA ALCUNI COMPAGNI IO NON ACCETTO CHE …

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DA ALCUNI COMPAGNI HO PAURA CHE …

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descrivi brevemente il tuo pensierodescrivi brevemente il tuo pensiero

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7

IO DALLA MIA CLASSE MI ASPETTO CHE …

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PER CUI SONO DISPOSTO A …

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9

SICURAMENTE FARÒ …

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E PER CONCLUDERE …

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descrivi brevemente il tuo pensierodescrivi brevemente il tuo pensiero