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DANIELE ADANI:“MONTELLA NON SI DISCUTE”

MASSIMO MOrATTI:“MONTELLA E STrAMACCIONI, TECNICI MODErNI”

GIANfrANCO MONTI:“rISCATTIAMOCI CON L’INTEr, pOI bLINDIAMO MONTELLA”

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3Il Brivido Sportivo STADIO - 17 Febbraio 2013 - FIOrenTInA - Inter

trovato il trampolino idea-le per fare il salto più alto. L’orgoglio ancora di quei giocatori come Aquilani che erano rimasti quasi fuori dal calcio che conta complici gli infortuni e il costo dei loro cartellini. Però, in mezzo a tutto questo, ci deve essere anche l’orgoglio di Firenze, la città che non può amare a singhiozzo, un giorno sì, un

giorno no, un giorno tanto, un giorno poco, un giorno per sempre e un giorno a scadenza. Si ama e basta, si ama e si riama perché que-sta è sempre stata la storia dei veri tifosi viola.Nessuno può e deve tirar-si indietro, questa è una partita dove o si vince tutti insieme o si perde tutti in-sieme. Tocca ovviamente a

Montella guidare l’orgoglio di tutti e principalmente il suo, lui che sa benissimo quanto possa essere impor-tante la gara di questa sera. Battere l’Inter per dimenti-care la trasferta e la figurac-cia con la Juventus. Battere l’Inter per restare agganciati al vagone Europa. Battere l’Inter per sentirsi di nuovo una sola grande Fiorenti-

na. Senza mai dimenticare che gli amori che nascono in una notte come questa possono regalare forse le soddisfazioni più grandi e le passioni più forti. Che sia dunque l’orgoglio la stella che stasera le guidi e alla quale Firenze e la Fiorentina possano rivolgersi per tor-nare ad essere felici e inna-morate assieme.

L’Editoriale

Supplemento al n. 06de Il Brivido Sportivo

Direttore responsabileMichela Lanza

Consulente editorialeAlessandro Rialti

Editore e pubblicitàSalvini Editore srl

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Stampa Grafiche Cappelli - Sesto F.noFoto La Presse

Hanno collaborato Alessandro Rialti, Michela Lanza,

Mario Tenerani, Francesca Bandinelli, Tommaso Mattei, Alessandro Latini,

Ruben Lopes Pegna, Federico Pettini, Andrea Giannattasio,

Giampiero Tosi, Duccio Magnelli.STADIO

MA ANCHE pEr fIrENZE CHE NON pUÒ

AMArE A SINGHIOZZO

di AlessAndro riAlti

Deve essere la notte dell’orgoglio. Per tut-ti, nessuno escluso.

L’orgoglio di una squadra che fino a poco tempo fa era sulle prime pagine di tutti i giornali italiani ed eu-ropei. Di un allenatore che pareva addirittura lanciato a contrastare la candidatu-ra di Antonio Conte per la Panchina d’oro. L’orgoglio di una società che in una sola estate è riuscita a ribaltare due anni di grigiore e ne-gatività assolute. L’orgoglio di giocatori come Jovetic, che cercava (e cerca) una consacrazione internazio-nale. L’orgoglio di giocatori appena arrivati in Europa e già adottati fino a trasfor-marli in piccoli idoli come Facundo Roncaglia. L’or-goglio di ‘vecchi’ campioni come Pizarro e Toni che nel-le pieghe della propria clas-se avevano e hanno trovato la forza per una nuova sfida. L’orgoglio di chi uscito da una situazione difficile qua-le quella vissuta dal calcio spagnolo si era riproposto come un’autentica novità del campionato italiano. L’orgoglio di Viviano e quel-lo di Pasqual, che hanno la Fiorentina tatuata sulla pelle e sul cuore. L’orgoglio di giocatori che ancora de-vono crescere e devono trovare il meglio di sé e che intanto a Firenze hanno

CHE SIA LA NOTTE DELL’OrGOGLIO pEr LA SQUADrA

4 Il Brivido Sportivo STADIO - 17 Febbraio 2013 - FIOrenTInA - Inter

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Appunti di Viaggio

di MArio tenerAni

Montella contro S t r a m a c c i o n i , la sfida che for-

se accende la macchina dei ricordi nella testa di Bruno Conti. Fino a due stagioni fa responsabile del settore giovanile del-

MONTELLA-STrAMA

la Roma; fu proprio lui a credere in un passato non remoto nelle qualità di questi due allenatori. Così diversi tra loro, per un vissuto calcistico dia-metralmente opposto - Andrea smise per un grave infortunio quando aveva 16 anni, Vincenzo

centravanti scudettato da 141 gol in A e vice-campione d’Europa con gli azzurri di Zoff nel 2000 -, ma così uguali nella meticolosità del lavoro, nell’innovazione, nell ’approfondimento. Così amici da scambiarsi ai tempi di Trigoria in-

formazioni e valutazioni; Montella ai primi vagiti da allenatore - aveva i Giovanissimi giallorossi -, Stramaccioni già esperto di vivaio, campione d’Ita-lia con gli Allievi, lanciato verso la Primavera della Roma, sogno mai realiz-zato però perché su quel trono regnava, e regna incontrastato, Alberto De Rossi. Alla Roma non lo ammetteranno mai, ma dopo aver fallito con Luis Enrique e Zeman, un rim-pianto per Stramaccioni e Montella lo avranno partorito sicuramente. I dirigenti giallorossi ci avevano creduto per pri-

mi, ma poi se li sono la-sciati scappare. Anche se a dir la verità il loro pig-malione non lavora più nell’Urbe, ma a Firenze ed è Daniele Pradè. Fu lui in una notte diventata alba, dopo l’addio a Ranieri, a puntare su Montella per la prima squadra. Pradè era il diesse della Roma e con Bruno Conti aveva formato un asse di accia-io. Pradè e Conti sono an-dati via e con loro anche Stramaccioni e Montella. Per la felicità di Moratti e Della Valle: entrambi stravedono per i loro al-lenatori, anche se ultima-mente ‘Strama’ ha avuto

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qualche problema. Ma la stima del presidente non è mai venuta meno (come egli stesso ha con-fermato proprio in esclu-siva al Brivido Sportivo, ndd).Domenica al Franchi sa-ranno di fronte, distan-ziati da 4 punti in classifi-ca a favore del nerazzur-ro. Ma non potranno per-mettersi battute a vuoto. Specialmente Vincenzo, reduce dalla serataccia di Torino. Non ci saran-no sentimenti in campo, solo concentrazione e tanta tattica. Si conosco-no alla perfezione, tanto da muoversi come su una

scacchiera. Sul piano del gioco, però, la Fiorentina di Montella, ad eccezione della partita di sabato, ha sempre proposto un bel modello di calcio, mol-to propositivo. L’Inter di Stramaccioni, invece, ha avuto una discontinuità di modulo, forse fino al punto da generare con-fusione negli stessi gio-catori. Ma Stramaccioni si è sempre appoggiato sull’avversario, sceglien-do la via delle ripartenze. Questo sarà il pericolo maggiore per Montella e la Fiorentina: cadere nella trappola dell’In-ter. Viola a far gioco in

quantità industriale, nerazzurri pronti a sfruttare anche il minimo varco, senza rischiare niente, lucrando il massimo col mi-nimo sindacale. Il profilo tattico dell’Inter ha tutti i requisiti per creare criticità alla Fioren-tina. I viola soffrono le squadre come questa. Servirà grandissima at-tenzione. Stramaccioni e Montella contro, solo per due ore. Poi ancora amici, men-tre a Roma qualcuno li rimpiangerà.

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L’Esclusiva Esclusiva col patron nErazzurro, attEso oggi al Franchi, chE ricorda i suoi grandi cEntravanti E conFEssa l’ammirazionE pEr JovEtic

di MichelA lAnzA

Questa settimana, il Brivido Sportivo, ha avuto il piacere

di intervistare in esclusiva il patron nerazzurro Massi-mo Moratti che, dopo tanti anni di assenza, questa sera potrebbe tornare al Fran-chi per godersi una partita che si preannuncia bella e combattuta tra la Fiorentina di Montella e l’Inter di Stra-maccioni. Così, in vista del match che verrà giocato di notte a testimonianza della sua importanza, Moratti ha parlato alle pagine del nostro giornale, spaziando tra presente e passato, ri-cordando le qualità dei due allenatori più giovani della serie A, ma anche la classe e la potenza di due grandi personaggi del calcio anni Novanta. E poi un pensie-ro nei confronti di Sinisa Mihajlovic, attuale ct serbo molto stimato nell’ambien-te nerazzurro. Un’intervista, questa, che non lascia spa-zio a rancori, screzi o pole-miche, ma che si concentra sul presente, guardando solo per un attimo al pas-sato, più con orgoglio che con nostalgia.

MOrATTI: “MONTELLA E STrAMACCIONI ALLENATOrI MODErNI. CON DIEGO DELLA VALLE

Presidente, prima di tutto un suo parere sul momen-to-no che sta passando la Fiorentina e anche sul tecnico viola, Montella.«Quello della Fiorentina è relativamente un perio-do-no. La squadra, anche quando non ha raccolto risultati, non ha giocato male. Anzi. A volte – capita anche a noi – pensi di aver impostato bene una partita, poi le cose non vanno come previsto, a dimostrazione che in Italia non esistono partite facili. Contro nessun avversario. Questo però non toglie niente in qualità e in pericolosità alla squadra viola né alla sua classifica, perché ogni traguardo è ancora lì a portata di mano. E tutto questo è legato alla bravura del suo allenatore, Vincenzo Montella, senza dubbio uno dei migliori del nostro campionato».

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MOrATTI: “MONTELLA E STrAMACCIONI ALLENATOrI MODErNI. CON DIEGO DELLA VALLE

Stramaccioni e Montella: giovani allenatori al timo-ne di due tra le squadre più importanti della serie A che tra l’altro si conosco-no e si stimano. Ecco, vede qualche analogia tra loro?«Sì, sono due giovani che si stanno mettendo in eviden-za e riconosco ad entrambi molte qualità. Il coraggio e la trasparenza. La passione per il calcio, il fatto di essere sempre diretti e di non esse-re mai banali nelle spiega-zioni su come è stata o sarà impostata una partita. Sono allenatori moderni anche dal punto di vista della comu-nicazione, all’avanguardia. Insomma sono due uomini affidabili sia sotto l’aspetto umano che tecnico».

Considerando che la Fio-rentina è uscita sconfitta sabato scorso dal match contro la Juve mentre l’In-ter arriva dalla vittoria col Chievo, ma anche dalle fa-tiche di Coppa di giovedì con il Cluj, che partita si aspetta stasera?«Sicuramente una partita dif-ficile».C’è un giocatore della Fiorentina che le piace in modo particolare?«Beh, sicuramente Jovetic. Starà anche passando un periodo difficile, ma resta un giocatore delizioso e molto pericoloso».Da Jovetic ad un altro gio-catore che lei ha sempre stimato: Luca Toni. Che ne pensa del campionato di-

sputato fino ad oggi dal centravanti di Pavullo?«Penso che è stato bravo lui ed è stato bravo l’allena-tore a dargli fiducia, a farlo rinascere psicologicamente. Montella lo ha responsabi-lizzato e questo ha esaltato Toni, sulle cui qualità è inutile discutere».A proposito di centravanti, vorremmo fare un passo indietro. Un suo ex gio-catore, il difensore Fresi, proprio al Brivido Sportivo ha dichiarato che Batistuta e Ronaldo, il suo Ronaldo, siano stati tra i migliori gio-catori ad aver mai giocato nel campionato italiano. È d’accordo?«Assolutamente sì. Beh Ro-naldo – ha detto il patron

nerazzurro con orgoglio quasi paterno – è stato il più grande che ci sia mai stato. Era impressio-nante, aveva progres-sione, potenza, classe. Oggi c’è Messi che è il migliore al mon-do, ma i due hanno ruoli diversi: il brasi-liano era un centra-vanti, come Batistuta, un altro grandissimo. All’Inter abbiamo avu-to la sfortuna di viverlo solamente alla fine della sua carriera, ma nono-stante tutto, ricordo come fosse ora la paura che incuteva ancora alle difese avversarie. Loro due (Ronaldo e Batistuta, ndd) sono re-

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almente stati due centravanti top».Tra l’altro tra lei e Batistu-ta c’era stima reciproca: quando l’argentino la-sciò Firenze, si mormora avrebbe preferito giocare nell’Inter piuttosto che nella Roma, dove comun-que si è tolto la soddisfa-zione di aver vinto uno scudetto.«Beh, sapeva della stima che tutto l’ambiente nerazzurro aveva nei suoi confronti».Dall’attacco al centrocam-

po, reparto che avete rin-forzato a gennaio acqui-stando, tra gli altri, anche l’ex viola Kuzmanovic. Che parere ha di questo gioca-tore?«Si sta ambientando e sta fa-cendo molto bene. È arrivato da poco, ma già si intuiscono due cose: la prima tattica, la seconda umana. Ovvero, che è un giocatore ordinato che potrà essere molto utile all’Inter e che è un bravis-simo ragazzo, educato e ri-spettoso».

Le piacerebbe, un gior-no, avere sulla panchina dell’Inter Sinisa Mihajlo-vic?«Dunque, è logico che in questo momento la nostra panchina è ben occupata da Stramaccioni che sta facen-do molto bene e che toglie a qualsiasi altro tecnico la pos-sibilità di allenare la nostra squadra. Detto questo, dico anche che di per sé Mihajlo-vic avrebbe meritato sicura-mente la panchina dell’Inter per svariati motivi: per il

comportamento impecca-bile che ha sempre tenuto, per la sua riconosciuta lealtà e poi anche perché lo reputo un ottimo allenatore».Infine una domanda sul suo rapporto con Diego Della Valle. Dopo qualche sussurrato dissapore, c’è ancora stima tra di voi?«Con Diego Della Valle c’è un buon rapporto».Ma stasera lei sarà presen-te al Franchi? Perché sono anni, ormai, che non segue l’Inter a Firenze…

«È vero, è un bel po’ di tem-po che non seguo l’Inter non solo a Firenze, ma più in generale in trasferta. Però è possibile, vista anche la con-comitanza col Torneo di Via-reggio, che oggi sia presente allo stadio».Grazie mille presidente. Al-lora arrivederci… magari a questa sera al Franchi.«Grazie a lei e complimenti per il coraggio e la bravura. In bocca al lupo per tutto a lei e al suo Brivido Sportivo».

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Montella contro Stramaccio-ni, Jovetic contro Milito, Samuel contro Gonzalo.

È anche questo Fiorentina–Inter, una partita che segnerà il cammino delle due squadre verso quel terzo posto che vuol dire Champions Le-ague. E se i viola arrivano da un mo-

mento difficile, i nerazzurri hanno appena rialzato la testa dopo aver sofferto questo inizio di 2013. Tante domande nella testa di Montella, tante conferme che cerca Stramac-cioni. Una gara da sempre vissuta al massimo e che quest’anno potreb-be dire tanto al campionato delle due squadre.Daniele Adani, ex difensore di

entrambe le squadre e oggi allena-tore, parla al Brivido Sportivo di quello che sarà il match di stasera. Il centrale di Correggio ha iniziato la sua carriera nel Modena, poi la Lazio senza però mai scendere in campo, e subito dopo due mesi, il nuovo trasferimento al Brescia. Nel 1999 arriva alla Fiorentina, dove vince la Coppa Italia 2000-2001 e dove colleziona 75 presenze. Il fal-limento viola nel 2002, lo costringe al trasferimento all’Inter dove arriva a parametro zero e dove mette in-sieme 30 gettoni.Adani, partiamo dalla difesa viola. Da punto di forza a punto interrogativo: troppi errori in-dividuali in un gioco, quello di Montella, che vede iniziare l’azio-ne sempre dai tre difensori. Che succede?«È stata una forza a inizio campio-nato e adesso qualcosa si è ferma-to ma più che di errori individuali in fasi di impostazione parlerei di

fase difensiva. Mi spiego, i difen-sori della Fiorentina devono essere bravi nel saper difendere quando la palla è tra i piedi degli avversari, è qui che la Fiorentina è un po’ calata. Vedi, ad esempio, l’errore di Ronca-glia sul gol di Matri che va a scalare sul secondo palo o la cattiva uscita di Savic su Vidal, sempre nella stessa azione. È nella fase di chiusura che i viola devono di nuovo trovare la quadratura del cerchio».Roncaglia è passato dall’esser l’i-dolo di Firenze a tanti mugugni. Troppi elogi prima o troppe criti-che adesso?«Troppo facile criticare adesso, bi-sogna capire perché Firenze lo ha esaltato così tanto appena arrivato, come mai tutto questo entusiasmo? È un buon difensore ma Roncaglia, che io seguo da tanto e che avrò osservato in almeno 50 partite fra Argentina e Italia, non è solo quel-lo dei gol da 30 metri ma anche quello del rigore procurato a Parma.

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Discreto difensore ma che ha sem-pre fatto cose del genere. Dico che è un giocatore valido, deve lavorare ancora tanto, ma quando lo si vuol far passare da nuovo Passerella c’è qualcosa che non torna».Fiorentina–Inter sfida decisiva per la corsa Champions delle due squadre?«Nessun risultato che sia negativo o positivo condizionerà il cammino delle due squadre in maniera dra-stica. È troppo presto, siamo ancora alla 25esima giornata. È una sfida importante dove la Fiorentina nel suo processo di crescita può anche rischiare di incappare in qualche passo falso, mentre l’Inter rischia di più anche perché dopo aver vin-to con il Chievo non può sbagliare. A livello psicologico una sconfitta per i nerazzurri dopo i tre punti di domenica scorsa potrebbe essere molto negativa». C’è chi dice che Montella sia pre-suntuoso nel voler portare avanti questa idea di calcio, vedi il non

marcare Pirlo a Torino. C’è anche chi lo accusa di dover cambiare modulo e uomini.«Su Montella solo cose positive, non è lui a sbagliare ma sono i suoi uo-mini che devono seguirlo sempre di più. Ha dato una nuova mentalità alla Fiorentina, ha ricreato entusia-smo e lui deve solo andare avanti per la sua strada. È un esempio di idee e tornando agli errori indivi-duali di cui parlavamo non posso dire certo che la responsabilità sia di Montella. I giocatori devono esse-re più bravi a interpretare il dettame tattico dell’allenatore».Stramaccioni, insieme a Montella, rappresenta l’altro grande giova-ne allenatore in rampa di lancio.«Sono due allenatori diversi. Mi pia-ce anche Stramaccioni che, rispetto a Montella, è uno che studia di più l’avversario e che prepara di più la partita in base alla squadra che si trova di fronte. Montella vuole im-porre di più il suo gioco».Per la Champions League, ad

oggi, fra Fiorentina e Inter chi è avvantaggiata?«Ad oggi dico Inter».Jovetic, altro gran-de interrogativo di Firenze.«Siamo davanti ad una prova molto im-portante per il ragaz-zo. Deve dimostrare quanto vale, ha le qualità del campione ma adesso deve farle vedere a tutti. È facile mettersi in luce con le sue doti ma con-fermarsi è la cosa più difficile. È il suo esa-me più importante, adesso tocca a lui».Milito di nuovo out. Ma secondo lei, l’In-ter è Milito dipen-dente?«Milito è un fuoriclas-se, senza di lui le cose cambiano ma anche

Samuel è uno che nell’Inter fa sen-tire il suo peso. Con lui la difesa ne-razzurra è un’altra cosa».

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SALVATOrE frESI: “LA COppIA jOVETIC-bATISTUTA SEGNErEbbE 100 GOL’’

L’Esclusiva Esclusiva con l’Ex diFEnsorE dEll’intEr chE ha sFiorato lo scudEtto con simoni in panchina: “chE sFidE tra Bati E ronaldo”

di MichelA lAnzA

Difensore arcigno e duro nei contrasti, ma anche abile con

i piedi quando usciva con personalità dall’area di rigo-re, Salvatore Fresi è un ex viola (ha fatto parte del set-tore giovanile all’inizio degli

anni Novanta) e soprattutto un ex nerazzurro, visto che con la maglia dell’Inter, in-dossata dal 1995 al 2000 (esclusa una parentesi nella Salernitana di Delio Rossi), stava per vincere il tricolo-re insieme a Ronaldo con il saggio Gigi Simoni in panchina. E lui, in esclusi-va al Brivido Sportivo, ha ricordato i ‘suoi tempi’, le sfide tra la viola di Batistuta e l’Inter, senza però dimen-ticare di analizzare il perio-do particolarmente opaco di Jovetic e la differenza tra i difensori di oggi e quelli che, come lui, hanno reso solide le difese di venti anni fa.

Iniziamo dal presente: cosa pensa di questo pe-riodo-no della Fiorentina di Montella?«Solo chi è a contatto con la squadra tutti i giorni può sapere quello che sta passando la Fiorentina oggi. Io so solo che fino a pochissimo tempo fa (un paio di settimane fa), da tutti è stata eletta come la squadra che esprime-va il miglior calcio d’Italia. Quindi… Non si disimpara a giocare».Che partita si aspetta oggi, considerando che la Fiorentina arriva da una bruciante sconfitta, men-tre l’Inter da una logica

vittoria?«Mi aspetto che l’Inter a Fi-renze ne ‘buschi’. La Fioren-tina viene da un risultato negativo, per di più arrivato a Torino contro la Juventus, quindi vorrà assolutamen-te rifarsi. Vorrà ripartire alla grande davanti al proprio pubblico. E lo farà. Oggi con l’Inter ripartirà».Torniamo indietro nel tempo: che ricordi perso-nali ha delle gare tra Fio-rentina e Inter?«Quando militavo nell’In-ter, a Firenze abbiamo quasi sempre sofferto. Ab-biamo spesso pareggiato o perso, e mai vinto. Del resto, la Fiorentina aveva

Batistuta che, oltre ad es-sere un campione, era an-che la nostra bestia nera (e di Pagliuca, visto che è stato il portiere più battuto dal bomber argentino). Lo ricordo bene…».Batistuta da una parte, Ronaldo dall’altra. Spes-so la sfida era questa.«Sì, e ripeto, spesso la vin-ceva Batistuta. Però… che grandi sfide! Mi ricordo l’1-1 al Franchi dell’11 febbra-io 1998: gol, manco a dirlo, dei due numeri 9».Ma oggi ci sono attaccan-ti dei loro livelli secondo lei nel nostro campiona-to?«No. Batistuta-Ronaldo sono

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SALVATOrE frESI: “LA COppIA jOVETIC-bATISTUTA SEGNErEbbE 100 GOL’’

stati in assoluto tra i gioca-tori stranieri più forti che hanno giocato in Italia. Attaccanti come loro, oggi, non ce ne sono, e non par-lo solo del campionato italiano… anche in Europa non ci sono punte ai loro li-velli e per quanto riguarda Batistuta mi sento di dire anche che è stato sfortuna-to perché per quanto era forte, ha vinto veramente poco. Avrebbe meritato certamente di più».Anche Ronaldo in Italia ha vinto poco, anche se ci è andato vicino: del resto, potremmo quasi dire che quello scudetto 1997-98 l’avete vinto… sul campo. Ma la Juve…«Sì, avremmo meritato, ma la Juve dominava in tutti i campi, dentro e fuori. Al di là della nostra Inter, che quell’anno avrebbe meri-tato di vincere quel famo-so scudetto, ricordo che la Fiorentina era una squadra davvero temibile. Aveva giocatori importanti (come Bati, come Rui Costa, come Kanchelskis, etc.), era una squadra completa, poteva essere davvero la sorpresa della stagione. Avrebbe potuto vincere qualcosa, così come avrebbe potuto

ottenere di più nella gara contro di noi a San Siro fi-nita 3-2: noi vincemmo, ma non meritammo. La squa-dra viola, invece, disputò una bella partita, giocando meglio di noi».Insomma, quale viola avrebbe voluto nella sua Inter?«Mi è sempre pia-ciuto anche Rui Costa, ma dico Batistuta tutta la vita. Eravamo già forti, ma avrei co-munque voluto nella ‘mia’ Inter Bati. Ho sempre sperato che il pa-tron Moratti lo por-tasse a Milano (lui o Chiesa, perché anche quest’ultimo era un grande at-taccante), ma non ci è mai riuscito. O almeno gli è ri-uscito (a testimo-nianza della stima che aveva nei suoi confronti) in ritar-do, quando Bati aveva già dato tutto».Dal passato torniamo al presente e alle punte viola attuali, in particolar modo a Jovetic. Cosa c’è, secondo lei, che non va

nel montenegrino?«Prima di tutto, Jovetic non è una prima punta. Secon-da di poi, la coppia formata da lui e Toni non la ritengo perfetta, perché il numero 8 viola avrebbe bisogno di avere accanto non un pila-stro, non una punta stabile,

ma un attaccante veloce, potente, che sappia anche creargli spazi. Insomma, tanto per intenderci, Jove-tic sarebbe perfetto in cop-pia con… Ronaldo o Bati-stuta. Jo-Jo e Bati insieme

avrebbero fatto 100 gol! Giuseppe Rossi? Beh, non mi dispiacerebbe come coppia. La Fiorentina ha fatto un ottimo acquisto. Detto questo, credo anche che Jovetic abbia voglia di cambiare aria, che abbia l’ambizione di approdare

in una società più importante. A vol-te un campione come lui – perché di sicuro non è un giocatore normale – sente il bisogno di cambiare per andare alla ricerca di nuovi stimoli».Abbiamo parlato di attaccanti, ma dall’altra parte ci sono i difensori: che differenza c’è tra quelli di oggi e quelli del ‘suo’ calcio?«Intanto è cam-biato il calcio. Poi i difensori di oggi sono diversi per-ché più fisici, più

potenti, più veloci, punta-no molto sull’agonismo. Prima, invece, giocavamo di più la palla. Però, quelli che oggi sono bravi davve-ro, sono migliori di quelli bravi di un tempo perché

abbinano la tecnica all’e-splosività, alla potenza e alla fisicità».Chi il migliore in Italia?«Se devo essere sincero non mi piace nessuno. Chiellini? No. Barzagli? No. E anche se fosse… sono ju-ventini (scherza)».E in Europa?«Dico Piqué del Barcello-na perché è un difensore tecnico che sa giocare la palla. Poi Rio Ferdinand del Manchester United. E infine non posso non menzionare Thiago Silva, difensore tecnico, veloce e allo stesso tempo potente. Gonzalo Rodriguez? Beh, è un difensore elegante».Infine, una curiosità: dopo essere stato nel settore giovanile viola nel lontano 1990, c’è mai stata la possibilità che lei tornasse alla Fiorentina?«Erano venute fuori delle voci circa l’interesse della società nei miei confronti nell’anno in cui dalla C1 la Fiorentina è stata ripescata in serie B. Forse sono state solo voci, non lo so. Quello che so è che sarei venuto di corsa, anche perché Firen-ze è una città fantastica e mi sarebbe piaciuto gioca-re con la maglia viola».

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Il Personaggio

di AlessAndro lAtini

Dicono che segni solo in casa. Numeri alla mano è la pura verità, ma

se Luca Toni ancora non ha timbrato il cartellino lontano dal Franchi un motivo c’è. Fuori casa la Fiorentina attacca con meno uomini, arrivano pochi palloni nell’area avversaria e non gli si può chiedere di fare a sportellate con il Barzagli di turno e poi buttarla dentro. A 35 anni non lo può fare, seppur si stia rivelando più prezioso di quanto potessimo soltan-to immaginare. È arrivato per fare la chioccia, si è ritrovato titolare inamovibile ed in 21 presenze stagionali ha messo a segno 7 gol. Tanta roba, si dice da queste parti. La sua secon-da avventura fiorentina gli sta dando diverse soddisfazioni, ma domenica sera potrebbe togliersene una ancora più grande. Al Franchi arriva l’In-ter, un club in cui Luca non ha mai giocato, anche se è andato davvero vicino a trasferirsi in nerazzurro. Chissà se alla vigilia della trasferta di Torino, duran-te la visita di Diego Della Val-le alla squadra, i due avranno avuto modo di ricordare quan-to accadde nell’estate del 2006.

il BomBEr viola a caccia dEll’ottavo gol stagionalE. mai comE quEsta volta FarEBBE FElicE diEgo dElla vallE

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CICLONE DIEGO. Erano i gior-ni in cui imperversavano le sentenze di Calciopoli, la Fio-rentina si apprestava a vivere una stagione piena di diffi-coltà e l’Inter bussò alla porta di Corvino per il centravanti fresco Campione del Mondo. Moratti mise sul piatto 25 mi-lioni di euro, una cifra che il ds viola accettò senza batter ciglio. D’altra parte Toni fu pa-gato 10 milioni al Palermo solo un anno prima, la plusvalenza per le casse viola assumeva dimensioni pazzesche. Fatto l’accordo tra le due società, l’Inter non ebbe grossi proble-mi ad accordarsi con lo stesso giocatore. Tutto fatto, i giorna-li titolavano a nove colonne il passaggio di Toni all’Inter, ma nessuno aveva fatto i conti con il ciclone Della Valle. Il numero uno del gruppo Tod’s piombò a San Piero a Sieve con il suo elicottero nel torrido pomerig-gio dell’8 agosto 2006. Un bre-ve saluto al gruppo e poi via in macchina (con lo stesso Toni) alla volta dell’hotel dove al-loggiava la Fiorentina. Mentre i cronisti assiepati fuori attende-vano l’annuncio della cessione ai nerazzurri cominciavano a trapelare le indiscrezioni che poi avrebbero trovato confer-

ma. Diego Della Valle rinunciò ai 25 milioni dell’Inter e di-chiarò incedibile il giocatore. Toni, che aveva già assaporato un ricchissimo stipendio e la possibilità di giocare in Cham-pions League, uscì dall’albergo con una faccia che era tutta un programma. Solo in un se-condo momento si seppe che il patron viola aveva promes-so all’attaccante una cessione agevolata all’estero per l’anno successivo. Fu una sorta di patto non scritto: la Fiorentina aveva bisogno dei gol di Toni per risalire dal -19 (poi -15) in classifica e una volta comple-tata l’impresa la società viola lo avrebbe ceduto ad una cifra ragionevole. La cifra in que-stione era meno della metà di quanto i Della Valle rifiutarono dall’Inter (Toni fu ceduto al Ba-yern nel 2007 per 11 milioni di euro).LE TAPPE. Fin qui la cronaca di quello che realmente è ac-caduto, ma la mossa di Die-go Della Valle ha avuto un doppio effetto. Naturalmente il risvolto positivo è di natura tecnica. Con Toni (ed un Mutu straripante) i viola si piazza-rono addirittura terzi in quel campionato per numero di punti conquistati sul campo.

Ma il rovescio della medaglia ha avuto un effetto negativo che definiamo ‘politico’. L’aver fatto saltare una trattativa praticamente conclusa ha interrotto in modo definitivo i rapporti tra la Fiorentina e l’Inter e più precisamente tra i Della Valle e Moratti. Da lì in avanti le due società non han-no mai più intavolato nessun tipo di trattativa. E pensare che Diego e Massimo erano particolarmente amici, tanto che nel 1995 lo stesso Morat-ti volle fortemente far entrare Della Valle nel CdA dell’Inter. Un’amicizia che ha cominciato ad incrinarsi quando la fami-glia marchigiana ha deciso di far calcio a Firenze. Quando, più precisamente, Della Valle voleva cambiare il calcio ita-liano. La battaglia sui diritti televisivi li ha visti contrap-posti, così come il processo di Calciopoli. Della Valle non ha digerito il fatto di essere pas-sato per un truffatore mentre Moratti è sembrato il paladino del bene, delle vittorie pulite. Eppure tra le intercettazioni che hanno inchiodato la Fio-rentina e quelle di Facchetti, che sono passate in prescrizio-ne, non sembrava esserci poi molta differenza. Diego non

ha digerito tutto questo, come del resto non gli è piaciuto il comportamento di Moratti davanti alla sua proposta del famoso tavolo della pace per chiarire i dissidi di Calciopoli. La vicenda Toni che vi abbia-mo raccontato ha messo una pietra tombale sull’amicizia e sui rapporti fra i due club, che nel corso degli anni si sono progressivamente allontanati. C’è stato solo un momento in cui le società sono entrate, in-volontariamente, nella stessa orbita. L’Inter ha contattato Si-nisa Mihajlovic quando era allenatore della Fiorentina e, dichiarazioni di rito a parte, non è da escludere che il veto alla partenza dell’allenatore alla volta di Milano sia arrivato proprio dal vertice della socie-tà viola.L’OCCASIONE DI LUCA. Per tutti questi motivi Fiorentina-Inter è una sfida particolare per Luca Toni, che è un po’ il simbolo della fine dei rappor-ti tra le due squadre. Un gol contro i nerazzurri sarebbe importante per Montella e per i tifosi, ma siamo sicuri che strapperebbe anche più di un sorriso a Diego Della Valle. E se segna solo in casa questa volta sarà pure meglio.


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di FrAncescA BAndinelli

Guerra fredda. Anzi freddissima. Fioren-tina e Inter viaggia-

no su due strade parallele, destinate a non incontrarsi mai. E dire che dietro c’era un’amicizia di quelle che sembravano indistruttibi-li. Massimo Moratti aveva persino voluto Diego Della Valle nel consiglio d’ammi-nistrazione dell’Inter dal 29 maggio 1995. Anche da patron viola, Mr Tod’s non aveva smesso di simpatiz-zare nerazzurro. La notte del derby, della semifinale di ritorno di Champions League, fu praticamente l’unico ad esultare al gol di Martins, convinto che alla fine a spuntarla fosse proprio la sua squadra. Ep-pure, qualcosa, dopo, non ha più funzionato quanto avrebbe dovuto, anche se non è chiaro quando i rap-porti si siano incrinati in maniera irreversibile. Tan-to che pure sul fronte mercato, non c’è mai sta-ta un’operazione. Non è partito Luca Toni, diretto a Milano, e pure Emiliano Viviano, ha dovuto lottare con i capricci del club di via Turati, almeno fino a quan-do a pigiare stop è stato Zamparini, stanco di avere un giocatore inutilizzato comunque a libro paga.QUESTIONE DI PRINCI-PIO. Ma cosa è successo? C’è stato lo screzio dell’a-gosto del 2004, in tempi di rinnovi contrattuali per i diritti televisivi (che allo-

il patron viola Era nEl cda dEll’intEr poi la rottura: mai Finora tra i duE cluB c’è stato un aFFarE di mErcato

DELLA VALLE-MOrATTI: È GUErrA frEDDA,

ANZI frEDDISSIMAra erano soggettivi), la cui battaglia è andata avanti per oltre un anno. Della Valle tentò di rompere il fronte delle grandi, forte dell’ottimo rapporto con Giacinto Facchetti, quasi in antitesi alle strategie mo-rattiane. Nel 2006 le crepe divennero pubbliche: «Io e Moratti siamo amici - disse Della Valle -, ma chi predica bene dovrebbe razzolare altrettanto positivamen-te», a cui fece eco il patron nerazzurro ammettendo che non gli era piaciuto «come mi abbia tirato in ballo, visto che ho sempre operato nel rispetto delle regole». Scaramucce che, quell’estate, si sono riper-cosse anche nelle trattati-ve di mercato. L’Inter vole-va comprare in ogni modo Luca Toni, capocannoniere del campionato con 31 gol e vincitore della Scarpetta d’oro. Quello è stato uno degli ultimi strappi di un rapporto per la verità già compromesso. Il no di Mo-ratti alla partecipazione al tavolo per la pace è stata l’ennesima conferma di

una frattura diventata or-mai insanabile sotto ogni punto di vista.NESSUNA OPERAZIONE. Nessun nerazzurro è mai arrivato a Firenze, nessun viola è mai partito per Mi-lano. Anche per quanto riguarda gli allenatori. Non è un mistero che l’Inter volesse Sinisa Mihajlovic sulla propria panchina, né

tanto meno che gli stati generali del club milanese avessero contattato diret-tamente il serbo. Vuoi per troppa indecisione, vuoi anche per il non gradi-mento all’operazione fat-to arrivare dalla proprietà anche in quell’occasione portò ad un nulla di fatto. Il braccio di ferro tirato su da Marco Branca in estate

per il passaggio di Vivia-no è rimasto nella storia. L’Inter ne ha provate di tutti i colori. Ha tentato di cedere Emiliano in Pre-mier, poi han vincolato la partenza del portiere fio-rentino all’addio di Julio Cesar, infine ha mollato la presa solo quando Mau-rizio Zamparini ha tirato fuori l’obolo per riscattare l’altra metà del cartellino del giocatore e girarlo in prestito ai viola. Nel mez-zo ci sono stati tentativi di sgambetti - per quan-to non lapalissiani come quelli portati a termine dalla Juventus -, come lo scorso gennaio con Pe-pito Rossi, quando l’Inter ha cercato di inserirsi in extremis nell’operazione e solo la determinazione del giocatore ha evitato il peggio. Ah, una curiosità. A Firenze sarebbe dovuto arrivare Lele Oriali, altro ex interista deluso. Alla fine, a dire no sono stati sempre loro, i fratelli Della Valle. Perché la guerra, oggi, è fredda: anzi freddissima.(Foto di www.violachannel.tv © )


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Il Confronto la gara tra FiorEntina E intEr mEttE in EvidEnza anchE il duEllo tra i portiEri attEsi protagonisti di quEsta sEra

di AlessAndro lAtini

Stasera la corsa all’Euro-pa passa dal Franchi. La squadra di Montella do-

vrà cercare di ricucire il distac-co con l’Inter che si è creato nell’ultima giornata di campio-nato anche perché, nonostan-te qualche passo falso di trop-po da inizio anno, i viola sono ancora lì aggrappati con le un-ghie e con i denti al treno che li potrebbe condurre in Europa. Fra le tante sfide nella sfi-da, questa settimana abbiamo deciso di puntare la lente d’ingrandimento sui due portieri.

Da una parte il fiorentinissi-

mo Emiliano Vi-viano, dimostrazione

tangibile che un ragaz-zo della ‘Fiesole’ può co-ronare il proprio sogno, dall’altra Samir Han-danovic, il numero uno probabilmente più forte di tutto il campionato, al pari di Buffon. Due portieri diversi e con caratteristiche oppo-ste, ma per certi versi unici. Ad accomunarli c’è il fatto che l’Inter, la scorsa estate, ha

avuto in mano per qualche settima-

na il destino di entrambi. Pur

apprezzando le qualità di Viviano,

il club di Moratti ha deciso di puntare forte su Handanovic. Da questa decisione, attraver-so mille peripezie, è nata la possibilità per Viviano di ap-prodare in viola.DAL SOGNO ALL’INCUBO E RITORNO. La settimana di Emiliano è nata, suo malgrado, in mezzo ad una serie infinita di polemiche. Prima gli sfottò dello Juventus Stadium, poi la querelle della maglia di Pirlo tolta dalla spalla di Borja Valero e gettata a terra. Viviano non ha fatto in tempo a spiegare la vicenda che la polemica sull’asse Torino-Firenze è subi-to divampata, anche se il gesto del portiere (oltre a suscitare indignazione fra i supporter bianconeri) non ha fatto altro che renderlo ancora più ‘eroi-co’ agli occhi dei propri tifosi. Viviano ha voluto solo evitare

che il centrocampista spa-gnolo si presentasse davanti ai tifosi giunti da Firenze con una maglia bianconera sulla spalla, senza voler minima-mente mancare di rispetto ad un campione come Pirlo. Ma tant’è, la polemica è scoppiata e poi si è placata, con buona pace di chi ha fatto di tutto per farlo passare come un ge-sto antisportivo. Rimanendo più sull’aspetto strettamente tecnico, Viviano arriva alla sfida dopo la prova sufficien-te dello Juventus Stadium. È stato uno dei pochissimi a salvarsi e, nonostante avesse preferito un risultato positivo a Torino, si gode un periodo di ritrovata serenità professiona-le. Nelle scorse settimane, in-fatti, il suo sogno si stava tra-sformando in un vero e pro-prio incubo. Da una parte gli

VIVIANO VErSUS

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errori evidenti contro la Roma, dall’altra la scalpitante voglia di Neto di mettersi in mostra e la decisione di Montella di metterlo da parte. Settimane lunghe, fatte di riflessione e nervosismo, nelle quali ha addirittura pensato di lasciare Firenze. Il pensiero di essere un problema per la sua squa-dra lo ha tormentato, ma un chiarimento con i dirigenti e con Montella (unito alle incer-tezze di Neto) lo ha rilanciato prepotentemente. Viviano si è ripreso la sua porta, quella che difende con orgoglio sotto la ‘sua’ Curva Fiesole. E domeni-ca incrocerà i guanti con il nu-mero 1 per eccellenza.OCCHIO AI RIGORI. Seppur in ritardo nelle speciali clas-sifiche di rendimento a causa di una fase difensiva dell’Inter piuttosto ‘allegra’ in questa

stagione, Handanovic rappre-senta il top per quanto riguar-da il ruolo del portiere. In Eu-ropa pochi gli sono superiori, per qualità fisiche e soprattut-to tecniche. Padrone dell’area di rigore sulle palle alte, ha la fama di essere un pararigori (da quando è in Italia ne ha neutralizzati 14 sui 37 che gli sono stati calciati contro). Nel confronto con Viviano paga sicuramente alla voce ‘rinvii’. Il portiere della Fiorentina con i piedi ci sa fare, mentre Handanovic denota spesso qualche lacuna. Entrambi particolarmente possenti ed alti (195 cm per 90 kg Viviano, mentre Handanovic è alto 193 cm e pesa 89 kg), ma a parità di struttura fisica lo sloveno risulta più reattivo, anche per-ché non ha subito un infortu-nio grave al legamento crocia-

to come, purtroppo, è capitano al collega fiorentino. Il nostro pa-ragone, per concludere, non bada però alle caratteristiche tecniche dei due, ma si basa soprattutto sull’unicità dei due elementi in questione. Viviano rappresenta il cuore, il fiorentino che ha realizzato il sogno di giocare nella squa-dra per cui ha fatto il tifo fin da bambino, mentre Handanovic rappresenta il meglio che ci possa essere come estremo difensore in questo momento. Spesso i sentimenti possono avere la meglio sulla tecnica, chissà che stavolta non possa essere così. D’altra parte un pizzico di magia nelle favole c’è sempre ed il lieto fine po-tremmo proprio cominciare a scriverlo contro la squadra di Stramaccioni.

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L’Angolo del Tifoso

di MichelA lAnzA

Presentatore, show-man, comico. Gian-franco Monti è volto

(e voce) noto nel panorama dello spettacolo italiano. Ed è fiorentino, di nascita e di fede. Un tifoso viola doc, insomma, che attraverso le pagine del Brivido Spor-tivo, racconta in esclusiva i suoi pensieri sulla Fiorenti-na. E, visto il suo rapporto di amicizia con molti esponen-ti del club e della squadra, qualche piccola curiosità… Gianfranco, questa inter-vista vorremmo iniziarla dall’antipatia nei confron-ti della Juve: è davvero ancora bianconero il pri-

mato dell’‘odio’ calcistico a Firenze, oppure Roma e Inter si sono avvicinate nei cuori di qualche tifoso?«Io sono da sempre un anti-romanista. La Juventus non mi è certo simpatica, poi ha anche un allenatore perfet-to per essere ‘odiata’ visto che Conte è davvero insop-portabile. Ma io non posso e non riesco a dimenticare Carnevale e quel famoso Roma-Udinese. Quel tiro dell’attaccante giallorosso a portiere battuto che rim-balzava piano piano, tanto da non finire in porta, la sal-vezza dell’Udinese a scapito della Fiorentina, mestamen-te retrocessa in serie B e quel passaggio del romanista in Friuli che ancora oggi… mi dà più noia dello scudetto ‘perso’ nel 1982. Per quanto riguarda l’Inter, invece, non la ‘odio’. L’odio è pur sempre un sentimento, invece nei confronti dei nerazzurri pro-vo indifferenza. Non lo dico con cattiveria, ma è di fatto quello che penso».

Passiamo ai presidenti. Se la sente di fare un parago-ne tra Andrea Della Valle e Massimo Moratti? O forse per il paragone era più indicato Vittorio Cecchi Gori? Sono tutti presiden-ti-tifosi…«Non sono un cecchigoria-no, ma Vittorio in balaustra è rimasto indelebile. Così come il gesto dell’ombrello della sua mamma, la signo-ra Valeria, all’indirizzo di Galliani e Berlusconi. Certo l’ultimo Andrea Della Valle è paragonabile al miglior Gal-liani col suo grignare i denti in tribuna, ed è al limite del miglior Vittorio: gli manca davvero solo la balaustra. Voglio raccontare un aned-doto. Ero presente come presentatore alla cena con gli sponsor della Fiorentina. Ad un certo punto, quando sullo schermo passavano le immagini della stagione viola, è apparsa quella di ADV con la camicia suda-ta che esultava in tribuna dopo la vittoria contro l’U-

dinese. Così, gli ho detto: “Pres, ti vogliamo vedere così”. Alla fine sono questi i personaggi che piacciono alla gente. Quelli passionali, che dimostrano l’amore per la propria squadra con i ge-sti. E in questo, Andrea (Del-la Valle, ndd), quantomeno nell’immagine, appare più tifoso dello stesso Moratti. Il patron dell’Inter non si scompone mai, non gesti-cola mai. Al massimo lo ve-diamo esultare composta-mente o soffrire in silenzio in tribuna, inquadrato dalle telecamere nei momenti topici della partita. Insom-ma, avere un presidente ti-foso come il nostro è tanta roba e fa un immenso pia-cere».Se Andrea Della Valle, per certi aspetti, può esse-re paragonato a Vittorio Cecchi Gori o a Galliani, si può dire che Diego Del-la Valle, invece, è un po’ più un personaggio stile Agnelli? Intendiamo il ‘vecchio’ Agnelli…

«Brava, giusto paragone e soprattutto giusta precisa-zione, perché Gianni Agnelli era Gianni Agnelli, niente a che vedere con i suoi suc-cessori. Lui non è mai stato antipatico. Tanto di cappel-lo! Averne di personaggi come lui nel mondo del cal-cio! E il paragone con Diego è tutt’altro che forzato: han-no uno stile e un carisma diverso da tutti gli altri. E a proposito del patron viola racconto una cosa che mi è stata detta da un paio di giocatori dopo la sua visita. Io ho chiesto loro: “Ma Diego che vi ha detto?”. E loro mi hanno risposto: “Niente. È carismatico. Tre parole e una pacca sulla spalla di Diego… sono di Diego”. E questo nel massimo del rispetto nei confronti del fratello Andrea, al quale vanno riconosciuti i meriti di una Fiorentina tor-nata a grandi livelli, ma pro-prio per far capire quanto una figura della sua perso-nalità e col suo carisma pos-sa influire sugli altri».

Esclusiva con il noto prEsEntatorE. “aspEtto pEpito, E sE avEssimo cavani…”

GIANfrANCO MONTI: “rISCATTIAMOCI CON L’INTEr

pOI bLINDIAMO MONTELLA fINO AL 2017”


Esclusiva con il noto prEsEntatorE. “aspEtto pEpito, E sE avEssimo cavani…”Passiamo al calcio giocato. Stase-ra la Fiorentina affronterà l’Inter. Che si aspetta?«Mi appoggio alla partita con la Juve per dire che quella è stata una partita anomala, nella quale non puoi dire chi ha giocato peggio di un altro, perché tutti hanno gio-cato male. Quindi quel match io lo cancello e riparto dall’ultima partita giocata in casa col Parma, consa-pevole di affrontare una squadra importante come l’Inter ma che non ritengo irresistibile. L’ho vista contro il Chievo: dietro hanno un bel portiere, Handanovic, davan-ti tenori di rilievo, poi però i vari Kuzmanovic, Cambiasso, Stankovic se li possono tenere. Non è presun-zione, ma possiamo giocarcela. Noi abbia-mo una delle migliori difese del campionato (sempre ricordandoci di togliere la partita con la Juve) e affronte-remo l’attacco meglio assortito della serie A. Se il reparto difensivo torna ad essere quello precedente alla gara di sabato… possiamo reggere l’urto».Quello dell’Inter, ov-viamente con Milito che purtroppo si è infortunato grave-mente, sarebbe l’at-tacco più forte del campionato?«Penso sia – come già detto – l’at-tacco meglio assortito. Detto que-sto, credo che il miglior attaccante in assoluto sia Cavani e che Balotelli, per adesso, sia sopravvalutato. Ha ottime qualità ma ha ancora molto da dimostrare».Pensa che Montella effettuerà dei cambi in vista dell’Inter?«Il miglior cambio sono i rientri, soprattutto a centrocampo dove a Torino il tecnico ha dovuto manda-

re in campo per forza il volenteroso Romulo (non avendo a disposizione né Aquilani, né Migliaccio, né Sis-soko). Datemi il mio Pizarro, datemi il mio Borja Valero, datemi pure il mio Aquilani, quello che ha segnato 4 gol giocando meno di tutti… e al-lora già cambia la musica. Per quan-to riguarda la difesa, mi dicono che Compper sia un ottimo giocatore, ma vale il discorso fatto in prece-denza: la prestazione contro la Juve, va cancellata».E in attacco?«Non ci sono dubbi che da un giocatore bravo come Jovetic mi aspetto di più, mi aspetto il top. E ora non lo sta dando. Il nostro grande acquisto sarebbe lui, che

tornasse a fare la differenza, perché oggi alla Fiorentina Jo-Jo manca. Però credo che sarà in campo rego-larmente questa sera contro l’Inter perché per mandarlo in panchina serve coraggio. Del resto ha le qua-lità per diventare un campione e giocatori così non si possono non far giocare. Poi, magari, se non ren-de si sostituisce, ma all’inizio si par-te con lui. Al suo fianco, dico ancora Toni. Che Dio ce lo mantenga in sa-lute uno che era arrivato per fare la

riserva e si è ritrovato a fare il titola-re segnando ben 7 gol».Alla Fiorentina servirebbe…«Cavani. In questa squadra... da-

temi Cavani e vedi dove

saremmo oggi. Al secondo o (male, male) al terzo posto. Ma sono fiducioso. Il prossimo anno, con un attaccante vero, con Pepito Rossi, un centrocampista tosto e un altro difensore, la Fiorentina potrebbe di-ventare una squadra bel-la, bella, bella. Ed entro

due-tre anni ci puoi provare a fare quella cosa…».Infine, non possiamo non chie-derle un parere su Montella. In molti, nell’ultima settimana, lo hanno definito un ‘presuntuoso’ a pensare di andare a Torino ad affrontare la Juve a viso aperto. A giocarsela. Lei cosa pensa?«Parto col dire che Montella è e rimane il migliore allenatore che potessi volere. Erano in tre quelli che mi piacevano: Spalletti, Zeman

e Montella. Alla luce dei fatti, sono contento che Dio (ovvero la coppia Pradè-Macia) ha voluto che a Firen-ze venisse l’Aeroplanino. Si sa, a Fi-renze ci piace criticare. Oggi quelli che parlano di Montella come un

p r e s u n t u o s o perché è an-dato a Torino a giocarsela, sono gli stessi che, se la Fio-rentina fosse

andata allo Juventus Sta-dium a difen-dersi e avesse perso, avreb-bero detto che Montella ave-

va avuto paura della squadra di Conte. Insomma, dico la verità: pre-ferisco essere un po’ presuntuoso che avere le orec-

chie basse. E allora vorrei fare una do-

manda a tutti…».Prego…«Secondo voi Montella è andato nello spogliatoio a Torino e ha det-to alla squadra di marcare Pirlo a zona? Di lasciare libertà a quello che ritengo uno dei migliori tre gio-catori al mondo, nonché meritevole del Pallone d’Oro? Mi sembra evi-dente che sia stato un problema di squadra».Vuole concludere dicendo…?«Dicendo che chiederei subito a Montella di firmare un contratto di 4-5 anni. Lo blinderei fino al 2017… Non mi sbilancio mai, ma sono sicu-ro che con lui, con questa dirigenza, con questa società e con un presi-dente così carico e voglioso, la Fio-rentina avrà un bel futuro».

(Si ringrazia Gianfranco Monti per le foto concesse al Brivido Sportivo)

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È stato grande protagonista delle sfide tra Fiorentina e Inter nelle quali molto spesso

ha lasciato il segno. Gabriel Bati-stuta per parecchi anni è stato l’in-cubo dei portieri nerazzurri. Walter Zenga, Gianluca Pagliuca ed An-gelo Peruzzi se lo ricordano bene. In campionato e in Coppa Italia per il bomber di Reconquista era la stessa cosa. E grazie alle sue reti la squadra viola otteneva successi e soddisfazioni. Con la maglia della Fiorentina il campione argentino ha affrontato l’Inter 18 volte e ha realizzato ben 15 gol, con una me-dia stratosferica di 0,83 a partita. Con lui in campo i successi gigliati sono stati 6, di cui 2 in Coppa Ita-

lia, a fronte di 3 sconfitte e 9 pa-reggi. Non male davvero il bilancio contro una delle formazioni più ostiche per la squadra viola. Lo si può davvero definire la bestia nera della formazione nerazzurra. E comunque è stato un giocatore sempre amato dal presidente Mas-

simo Moratti che riuscì a portarlo a Milano in prestito dalla Roma per sei mesi solo quando era ormai a fine carriera. Da gennaio a giugno 2003, nella stagione in cui la squa-dra viola era in C2, Batistuta colle-zionò con la maglia nerazzurra 12 gettoni di presenza, realizzando 2 reti, al Piacenza e al Como.IL PRIMO GOL ALL’INTER. Rimane a secco ‘Re Leone’ nelle due gare della sua prima stagione in Italia, ovvero nel 1991/92. Ma si rifarà abbondantemente. E nel 1992/93 rifila a Zenga 2 gol a San Siro nel match d’andata terminata 2-2 e uno in quello di ritorno al Franchi conclusosi con lo stesso risultato.ARRIVA PAGLIUCA. Dopo il pur-gatorio della serie B (1993/94), al ritorno dei viola in serie A, nel 1994/95, Batigol colpisce anche il neo portiere nerazzurro. Realizza un gol all’andata a San Siro, dove la Fiorentina perde 3-1 e uno a Firenze, quello del definitivo 2-2. Con Pagliuca siamo solo all’inizio.

LA STAGIONE D’ORO: 5 RETI. Nel 1995/96 il ‘Re Leone’ sembra aver un conto aperto con l’Inter. Segna il gol dell’1-1 al Franchi nell’incon-tro d’andata, dopo il vantaggio di Ganz e si scatena in Coppa Italia. Nella semifinale d’andata a Firenze sigla una tripletta nel match finito 3-1, mentre in quella di ritorno a San Siro mette il sigillo sul succes-so (1-0) della squadra gigliata che trascina dopo 21 anni alla finale di Coppa Italia con l’Atalanta, poi vinta. Nel ritorno in campionato a Milano la Fiorentina coglie il primo successo sull’Inter con Batistuta in campo, anche se nell’occasione ‘Re Leone’ resta all’asciutto.GLI ANNI DEL RILANCIO. Nel 1997/98, dopo una stagione sen-za gol ai nerazzurri, Batigol si rifà. Segna a San Siro la rete del mo-mentaneo vantaggio viola (2-1) a inizio ripresa, anche se poi invo-lontariamente dà il via al gol del successo interista per 3-2. Ma al ritorno al Franchi è suo il gol del definitivo 1-1 in risposta alla rete di Ronaldo. Nel 1998/99 contri-buisce al successo dei viola a Fi-renze per 3-1 (suo è il gol del 2-1). Pagliuca è sempre la sua vittima sacrificale. Come portiere dell’In-ter è battuto complessivamente da Batistuta ben dieci volte. Nel-la stagione successiva, 1999/00, quando tra i pali nerazzurri c’è Angelo Peruzzi, il bomber argen-tino segna altre 2 reti. Una all’an-data al Franchi (quella dell’1-0), dove i viola si impongono per 2-1 grazie a un gol di Adani al 90’, e una al ritorno a Milano quando la Fiorentina del Trap rifila all’In-ter un sonoro 4-0. Batigol sigla la rete del 3-0. E sarà quella la sua ultima rete in trasferta con la ma-glia gigliata.

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10 Parma 32 12 6 5 1 12 2 3 7 24 8 8 8 30 31

11 Sampdoria* 28 12 5 2 5 12 3 3 6 24 8 5 11 31 3012 Torino 28 11 4 3 4 13 2 8 3 24 6 11 7 27 2713 Chievo 28 12 5 4 3 12 3 0 9 24 8 4 12 25 3914 Atalanta° 27 12 5 3 4 12 3 2 7 24 8 5 11 21 3315 Bologna 26 12 4 5 3 12 3 0 9 24 7 5 12 33 3416 Cagliari 25 12 3 4 5 12 3 3 6 24 6 7 11 26 3817 Genoa 22 12 3 3 6 12 2 4 6 24 5 7 12 25 3718 Pescara 21 12 4 1 7 12 2 2 8 24 6 3 15 20 4919 Siena◆ 18 12 5 3 4 12 1 3 8 24 6 6 12 24 3420 Palermo 18 12 3 5 4 12 0 4 8 24 3 9 12 21 38

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fIOrENTINA 3-5-2

1 Viviano;

15 Savic, 2 Rodriguez, 5 Compper;

11 Cuadrado, 10 Aquilani, 7 Pizarro, 20 Borja Valero, 23 Pasqual;

8 Jovetic, 30 Toni

allenatore: vincenzo montella

Il dubbio c’è, inutile girarci troppo intorno. Montella ci ha pensato tutta la set-

timana e ogni decisione sarà presa a ridosso della partita. Cambiare qualche interpre-te o dare fiducia a chi ha fatto tanto bene nel giro-ne d’andata? La cosa certa è che a difendere la porta viola ci sarà Viviano, lui che fino a qualche settimana fa era in perenne ballottaggio con Neto adesso ha sba-ragliato la concorrenza. In difesa i primi grandi dubbi. Se, come sembra, dovesse esordire Marvin Compper sulla sinistra, il reparto sa-rebbe completato da Savic a destra e da Gonzalo Ro-driguez al centro. A farne le spese sarebbe Roncaglia, uno di quelli più criticati dopo la sconfitta di Torino. Attenzione però anche a Tomovic, che entrerebbe in concorrenza con il tedesco nel caso di una bocciatura di Facundo. A centrocampo non sembrano esserci par-ticolari dubbi. Cuadrado e Pasqual agiranno sugli esterni, con Aquilani (al rientro dopo i due turni di squalifica), Pizarro e Borja Valero a completare la linea mediana. A gara in corso possibile l’esordio in maglia viola di Momo Sissoko, pre-sentato giovedì e reduce dal terzo posto con il suo Mali in Coppa d’Africa, ma comun-que arruolabile fin da subito. In attacco un altro punto in-terrogativo piuttosto signifi-cativo. Stevan Jovetic, an-che lui finito nel mirino della critica dopo la gara con la Juventus, dovrebbe essere regolarmente al suo posto. Per l’altra maglia da titolare è ballottaggio serratissimo

stadio Artemio franchiorE 20,45

Viviano

Compper

pasqual

jovetic

borja Valero

pizarro Aquilani

Cuadrado

Toni

G. rodriguezSavic

La Formazione

tra Toni ed El Hamdaoui, con Ljajic e Larrondo a spe-rare in seconda battuta. Ad ora, in ogni caso, il bomber emiliano sembra comunque in leggero vantaggio sulla concorrenza.L’Inter arriva al Franchi dopo il turno infrasettimanale di Europa League e Stramac-cioni deve fare i conti con la fatica accumulata dai suoi ragazzi contro il Cluji, ma soprattutto col grave infortunio capitato allo sfor-tunato Diego Milito, uscito in barella al settimo minuto di gioco (per lui si tratta di lesione al crociato anteriore esterno con interessamento della capsula del ginocchio sinistro: stagione finita). I nerazzurri, dunque, dovran-no rinunciare al loro temi-bile tridente e dovrebbero schierarsi con il 4-3-1-2, che prevede una linea difensi-va composta da Zanetti, Ranocchia, Juan Jesus e Nagatomo a protezione di Handanovic. A centro-campo dal primo minuto potrebbe essere schierato il giovane Kovacic al centro, con Cambiasso e il grande ex della sfida Kuzmanovic come interni. Infine il temi-bile Guarin dovrebbe agire a ridosso delle due punte Cassano e Palacio.

CambiassoGuarinCassano

Kovacic

juan jesusranocchia

Zanetti

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La Presentazione Ecco l’ultimo arrivato in casa viola, chE già stasEra potrEBBE FarE il suo Esordio

di AndreA GiAnnAttAsio

“Vengo per g i o c a r e . L’o b i e t t i -

vo di questo gruppo è la Champions e farò di tutto perché la Fioren-tina la possa raggiun-gere”. Parole decise, da uomo vero e firmate da Mohamed Sissoko. Il centrocampista malia-no - tornato solo pochi giorni fa dall’esperienza in Coppa d’Africa - non si nasconde affatto: sfo-dera gli artigli e punta senza paura il più am-bizioso degli obiettivi stagionali: “Recente-mente ho visto molte partite della Fiorentina,

gioca molto bene al cal-cio ed ho scelto anche per questo motivo di abbracciare il progetto del club viola. Progetto che mi è piaciuto molto. Con il lavoro possiamo diventare grandi e to-glierci belle soddisfa-zioni”. Del resto, lo stesso ds gigliato Daniele Pradè – orgoglioso accanto a ‘Momo’ nel giorno della sua presentazione uffi-ciale - si è sbilanciato e non poco sull’acquisto del nuovo giocatore viola: “Sissoko rappre-senta per noi quella dose di esperienza e di maturità professiona-le che sino ad oggi ci è

SISSOKO:


“SONO prONTO. L’ObIETTIVO rESTA LA CHAMpIONS”

mancata – ha detto – è un giocatore importan-te che ha delle caratte-ristiche che alla nostra squadra mancavano”. L’unica ‘pecca’, sin qui, è stata la sua assenza nel match di sabato scorso contro la Ju-ventus, squadra nella quale, come ben noto, Sissoko ha militato tra il 2008 ed il 2011: “È stato un peccato non affrontare la mia ex squadra - ha confessa-to il maliano - ma il cal-cio purtroppo è così. Sono stato tre anni nel-la Juve, ma adesso gio-co nella Fiorentina: la mia intenzione è quel-la di portare a questo gruppo giovane e già

forte la mia esperienza, ma non sono in cer-ca di rivincite. Adesso però dobbiamo pensa-re all’attualità, ed il no-stro presente ci mette davanti la difficilissima partita contro l’Inter di domenica (stasera, ndr). Un match che vogliamo vincere. Per quanto riguarda la mia condizione fisica, non sono ancora al 100% ma sono pronto per scendere in campo, vi-sto che ho appena gio-cato la Coppa d’Africa”. Tanta grinta, dunque. Tanta vitalità da ven-dere. Quella che Fi-renze aspettava e che, finalmente, da stasera potrà ammirare.

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Fuorigioco GUArDA CHI SI rIVEDE: IL rITOrNO DI KUZMANOVIC

di dUccio MAGnelli

Uno dei giocatori dell’epopea Prandelli-Corvino si riaffaccia,

per una sera, al Franchi. E lo fa per la prima volta da ex, dopo ormai 4 anni dal suo addio alla Fiorentina. Torna a Firenze Zdravko Kuzmanovic, ‘Kuz’ per gli

amici, classe 1987. Se n’e-ra andato nell’agosto 2009 dopo soli due anni e mezzo passati a ricoprire vari ruoli nel centrocampo viola e per lasciare il posto all’arrivo del 32enne Cristiano Zanetti. Il centrocampista serbo arrivò a Firenze nel mese di gen-naio del 2007 non ancora ventenne. I primi mesi gli furono utili per ambientarsi, per imparare lingua e capire il calcio italiano. Infatti fu-rono solo 4 le presenze per lui. Poi, però, nella stagione 2007-08 esplose disputan-do un campionato ad alti livelli (34 presenze, condite da un gol segnato al Cata-nia). Qualcosa cambiò nella stagione 2008-09, quando le sue prestazioni furono al di sotto di quelle dell’anno precedente. E allora, senza appello, fu presa la decisione

di mandarlo via. C’è chi dice che avrebbe meritato la pro-va del nove, un’altra chance, anche perché lasciar partire un centrocampista di soli 22 anni con le sue qualità tecni-che e fisiche con così tanta facilità dette l’impressione di essere una scelta frettolosa. Ma la fine del suo periodo fiorentino era stata certifica-ta dall’allenatore con parole di fuoco, forse anche troppo dure (visto che con altri gio-catori è stato ben più docile): “Se vuole venire in campo per migliorare per me va bene. In caso contrario le cose cambiano. Io voglio gente motivata”. Non ne ha avuto il tempo di migliorare e Corvino, al quale era stato affidato l’incarico di cederlo, lo piazzò per quasi 8 milioni di euro allo Stoccarda, regi-strando una plusvalenza di

circa 5 milioni visto che la società viola lo aveva acqui-stato per 3.Adesso però ‘Kuz’ è stato chiamato da Moratti a riem-pire i preoccupanti vuoti del centrocampo interista. Vista la situazione, Stramaccioni avrà solo l’imbarazzo della scelta su dove metterlo. Per-ché il serbo è giocatore dai mille volti. Mezz’ala d’assalto non regista, si legge in una presentazione. Nasce come centrocampista centrale ma può giocare a destra o a sinistra, si legge da un’al-tra parte. Il giocatore stesso dice che a Stoccarda giocava davanti alla difesa, mentre a Firenze faceva l’interno. Intanto Mario Sconcerti, da Sky, parla di un’ottima scel-ta da parte dell’Inter, di un acquisto che darà ordine al centrocampo. Mentre Eranio

− vecchia gloria milanista − mormora quasi con dileggio che trattasi di un buon ge-ometra, che però non darà vivacità al gioco dell’Inter. Quel che è certo è che il gio-catore assicurerà fisicità al gioco nerazzurro, anche se la velocità non è il suo forte, così come il fiuto del gol. A Firenze ne ha fatti pochi ma se ne ricorda uno al Chievo quando lui e Montolivo si erano fatti beffa della difesa veronese mettendosi d’ac-cordo in tedesco prima di una punizione. E allora: ac-quisto decisivo o nella me-dia dell’ultima Inter? A noi poco importa. Semmai, sarà curioso rivederlo dopo tanto tempo. Perché a Firenze ave-va fatto nel complesso buo-ne cose, ma è stato ‘sacrifica-to’. Salvo poi essere anche un po’ rimpianto.


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ciare a perdere perché di partie perse e s’è belle fatto i’ pieno fino alla fine. E dice che si ve-drà anche quarche faccia nova: Compper (ma come cacchio e scrivano in cruccolandia, du’ “p” dopo l’emme?) che dice che tira certe pedae che schioda e tavolini e di capoccia e le son tutte sue, e forse anche Sissoko con l’accento sull’ “o” perché gli è francioso. Lui ‘ndo lo mettano e un si sa perché e ritorna l’Aqui-la e, pe’ piacere, e un facciamo scherzi che gli è i’meglio fico di’ bigoncio. Sia chi sia speriamo che si sian fatti presta’ anche quarche pasticchina da’ gobbi. O che l’avee visto come e corre-ano anche martedì? Oh, e po’ e

si dice de’ nostri portieri. Ma che l’avee visto quello di’ certicche? Quello e un piglia nemmeno e convorvoli e gioca in Scempion-se! I’nonno comunque, siccome a vede’ e’ gobbi vincere e gni fa male alla salute, dopo qui’ go’ re-galao dopo tre minuti e gli avea belle capio la ragia e gli ha cam-biao canale pe’ vede’ quell’artra, Valencia-PSG. Anche i’Valencia a portiere e gli sta benino! I’ tiro di Lavezzi e gni ha fatto la divisa a’ capelli che se gli è du’ centimetri sotto e gni vien l’encefalite, ma lui le braccia e l’arza alla fine di’ primo tempo! Un rifresso che ‘n confronto quello di Viviano e pa’ da schizzao! Sirigu poi e gli esce da’ pali come Frey, cioè un n’esce, e dev’ esse’ una caratteristiha che la si piglia ‘n Francia. Insomma, quasi quasi, teniamoci e nostri,

se no e si rischia un vorta la carta e peggiora.Ma torniamo a noi che con l’Inter e si vo’ e tre punti senza tanti discorsi. E basta che si corra meglio di quan-to un s’è fatto a Torino, ora e un c’è transvolate oceaniche di’ merco-ledì, e siam tutti riposai e, spero, ‘ncattiviti a bestia. E gni si dee mor-dere e porpacci come e l’hanno morsi a noi que’ gobbacci. ‘N fondo poi, con tutte queste tragedie, se si vince (e qui ì “se” e gli è messo pe’ scaramanzia, perché e c’è poho da fa’ ipotesi), e si sarebbe fatto 7 pun-ti ni’ ritorno, che sarebben uno di meno di quelli fatti all’andata, ba-datimilie! E siam sempre a tempo a fanne artri trentacinque anche ni’ ritorno e anda’ ‘n Scempionse. E portieri meglio di que’ brodi di ieri sera e ci s’hanno di già! Forza Violaaaaaaaaaaaaaaa!

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L’api le un partano e le rimangan qui, e una puncicatina, non

forte perché stasera devan giocare, ma propedeutica, pe’ ricordare e insegnare

e la danno ai nostri prodi, sabato più brodi che prodi. Perché a Torino non ci son

proprio piaciuti. Per la pri-ma volta sono usciti dal campo sconfitti nel pun-teggio e nel gioco, senza aver opposto quasi niente per più di tre quarti di par-tita, appena dopo aver su-bito il gol.Questo, anche per rispetto a duemila persone che si erano mosse per sostener-li in quello che è il campo più odiato e pericoloso per la tifoseria viola, non può succedere. Non il perde-re perché perdere è nelle possibilità del calcio, come sul dado c’è la faccia dell’ “1” e quella del “6”, ma il perdere senza lottare fino in fondo. A Torino non si è lottato, ci siamo quasi rassegnati all’ineluttabile, quando ancora i minuti da giocare erano tanti e quin-di tante anche le possibili-tà di recupero.

Non un guizzo, non un’ac-celerazione, non una chia-mata a raccolta. Duelli individuali persi, scarsa collaborazione col com-pagno in difficoltà, poco movimento. Eravamo andati fieri, sen-za ricorrere ad alcuna precauzione, lasciando il cervello motore avver-sario libero di tessere le sue trame, probabilmente consci che era meglio così, perché pensavamo di gua-dagnarci ad esser liberi di imporre le nostre. È dura-ta venti minuti. Abbiamo fatto come quello che va a fare a labbrate e alla prima sventola che piglia va per terra e chiede pietà. Non va bene. Montella ha det-to che anche questo serve a crescere. Speriamo, ma intanto la puncicatina ve la meritate questa volta.

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Credo di aver dor-mito troppo. Non resto a letto per così tanto tem-

po. A letto per dormire, almeno. Beh in fondo non prendevo una sbornia del genere da mesi. Ma quando ritrovi vecchi amici è chiaro che non va giù

solo quel bicchiere di whisky che ormai ogni sera trangugi con l’a-

vidità di chi non ha voglia di pensare ma che invece pensa troppo.Saranno almeno venti ore. Ho un cerchio alla testa

come se qualcu-no mi avesse stretto

torno torno una cintura. I ricordi del giorno prima sono ancora confusi. Come Fantozzi, allucinazioni a sfondo mistico. Cercherò di buttarle giù, con legge-rezza.Una luce, bianca, accecan-te. Diversi tavoli, persone che mangiano, composte, vestite uguali. Sarà una setta, un gruppo, una sco-laresca. Non so. Dalla por-ta arriva una figura ancor più luminosa. Non riesco a metterla a fuoco appie-no, se non nei particolari. Occhiali di quelli piccoli, poggiati sul naso con ma-estria, le lenti sembrano andare più sul giallo chiaro che sul trasparante. Vestito elegante, ma portato con disinvoltura. Hogan di un

rosso vivo di quelle costa-te parecchio. Ma indossate con la tranquillità di chi le ha sempre avute ai piedi. Mani aperte e parole gen-tili per tutti. Chi sarà?Monti minacciosi si ergono dietro questa luce bianca. Poi l’ombra alla destra del-la stanza si fa più forte per lasciare il posto alla sinistra notte. Nel cielo, solo cin-que stelle. Poche per illu-minare la strada incerta di un futuro già scritto.Mi alzo, di soprassalto. Cosa diavolo ho bevu-to ieri sera? O forse era il fumo? Probabilmente tut-to l’insieme. Roma scatena quel non so di magico che ti fa stare bene anche se resti in casa a vedere un film trash o fai compagnia

diario di charliE, 12/02, luogo non dEFinito

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ad un amico che fa il tur-no di notte in una baracca cinque metri per due di un cantiere.Il pensiero di quella figura però, ancora non mi va via dalla testa.Ma aspettate un attimo. La Fiorentina ha perso contro la Juve. Il mio duemilatre-dici procede alla grandis-sima, miseria cane. Ronca-glia, Rodriguez, Jovetic. Il mal di testa continua a sa-lire. Barzagli, Pirlo, Vidal. Vi-dal. Vidal. Vidal. Vidal. Devo farmi una doccia gelata e spararmi un paio di Vivin C.

Ma c’è qualcuno che man-ca in tutta questa confu-sione. In questo branco di pecore e di agnelli butta-ti al macello contro lupi bianchi e neri affamati. Patronno!Ecco chi era quella figura nascosta nella luce quasi divina di cui era permeato.Poche volte lo si vede, po-che volte interviene. Se non in tv. E non per parlare di Fiorentina.Era il giorno della ‘resurre-zione’. Più cattolica che cal-cistica, ma a noi è andata bene uguale.

Amauri purga il Mila e quel solo gol segnato in sei mesi e costato tre milioni e mez-zo lordi dà una spinta fon-damentale per la salvezza dell’anno scorso. Poi ci sarà Lazzari, che si alza e segna a Roma. Che ricordi, che sofferenza. E c’è chi mi ri-corda che le cose potevano andare anche peggio! Chi invece non ha perso il vizio d’uscire di cervello e di fare a pugni, stavolta verbali.Ma c’erano le tre ‘D’ di chi ne ha due nel nome e un aplomb di uno straordina-rio signore.

Che in qualche modo fun-zionarono.Stavolta, D o non D, DDV o DVD, le cose non sono an-date come sperate. Perché poi c’è chi le spera, chi se le augura e chi ci crede davve-ro. Ma alla fine, quando le cose vanno male, a chi più a chi meno… brucia. E ma-gari si sfoga nella maniera sbagliata con persone che non c’entravano niente. Chi capisce e tira dritto, magari fa una battuta. Chi lo capirà dopo. E tutto passerà.O forse tutte quelle D mica servivano per sabato scor-so. No! Servono per stasera!Perché? Perché quella squadra lì è proprio la squa-dra ‘sua’. O almeno lo era. O forse in parte lo è ancora. Ma anche chissene alla fine. Di sicuro c’è che i rap-porti tra Inter e Fiorentina fra un po’ sono peggio che con quelli con la Juve. Con i bianconeri si urla e si stre-pita, si straparla, si fregano trattative. E si fanno filmati con scritte che fanno rivol-tare colui che ‘biondo era e bello’ in quel di Ravenna. Ma almeno qualcosa si fa e a volte ci si diverte. Oddio, più loro che noi ma questo è il calcio.

Con l’Inter invece nulla. Il deserto. L’indifferen-za più totale. Dopo quel ‘niet’ potente, ruggente, contro la partenza di Toni e tutti quei milioni con cui Corvino avrebbe pre-so Amauri eccetera, ec-cetera, eccetera.Ecco, forse DVD DDV la partita che vuole vincere è questa. Ma si.Io che dovessi arrivare al sorriso di Moratti smette-rei di fumare (no scherzo, non lo farei, andrei da un dentista una volta a setti-mana) a vincere con l’In-ter godrei parecchio.Per il campionato, più che per la partita.Perché gobbi o non gob-bi, Balotelli o Cassano, Mazzarri o Zeman (ah no, lui non c’è, forse Pektovic ma non so come si scrive), la classifica è ancora lì.Basta poco. Vincere con l’Inter sarebbe l’inizio migliore per la gioia di grandi e piccini. Anche di DDV.

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La Storia

la dove un gol poteva valere la vita. Un gol che, però, non è arrivato nella lotta contro una malattia che è stata più forte della sua volontà, più forte del suo essere combat-tente. Più forte di tutto e di tutti!LA SCOPERTA DELLA MA-LATTIA. L’ex attaccante del calcio nostrano, nonché tec-nico del Benevento, aveva scoperto nel mese di luglio del 2012 di essere stato col-pito da un maledetto male. Era in ritiro con la sua squa-dra quando all’improvviso un attacco febbrile lo colpì. Febbre alta. Febbre a 40. Un giorno, due giorni, tre. Ma la

temperatura non ne voleva sapere di calare e le forze iniziarono a mancare. Prima sentenza: broncopolmonite acuta. Da lì a poco, la secon-da sentenza, definitiva, peg-giore, cattiva, crudele e ine-sorabile: linfoma di Hodgkin. Da quel giorno gli era cam-biata la vita e quel senso di libertà all’aria aperta che respirava sui campi da calcio ha dovuto lasciare spazio al torpore delle quattro mura, laddove il tempo passa len-to e la mente inizia a pen-sare. Da quel giorno aveva iniziato a lottare contro il male. Da quel giorno, no-nostante una realtà assurda, completamente nuova da affrontare, aveva promesso a se stesso che ce l’avrebbe messa tutta per non mollare. L’aveva promesso alla figlia, l’aveva promesso alla mo-glie Valeria, ai suoi familiari (papà Fernando, mamma Concetta e i fratelli Diaman-te e Gianpaolo) che non l’hanno mai lasciato solo, fin da quando era stato trasferi-to all’ospedale di Perugia. È stato lì, infatti, che Imbriani, colui che era abituato ad at-taccare le difese avversarie, si era trovato di colpo a do-versi difendere dall’attacco

particolarmente aggressivo di una malattia che debilita, che fa perdere i capelli e, a chi non è abbastanza forte per affrontare un cambia-mento così radicale e do-loroso, anche la speranza. Ma lui no. Lui, un ragazzo solare, allegro, verace, alla

speranza si era attaccato con le unghie. Nonostante la chemioterapia, nonostante i momenti di sconforto, no-nostante un cocktail di me-dicinali lo stesse mettendo alla prova quotidianamente a livello fisico e mentale, lui non voleva cedere e

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di diventare campioni. Che sognano di correre su un prato verde per divertirsi ma anche per realizzarsi attraverso una carriera du-rante la quale accumulare presenze, gol, trofei e re-cord. Ma c’è anche un altro calcio. Quello commovente della solidarietà. Quello che si fa sentire nel momento del bisogno, come un vero amico. Ed è proprio quello che è accaduto negli ultimi mesi, con il mondo del pal-lone che ha teso una mano a Carmelo Imbriani, classe 1976 (37 anni compiuti una settimana fa, il 10 febbra-io), ex attaccante di Napoli, Pistoiese, Casarano, Genoa, Cosenza, Benevento, Saler-nitana, Foggia e Catanzaro, che era stato messo davanti alla partita più difficile, quel-

Lo slogan attraverso il quale il mondo del calcio gli ha dimostrato il suo affetto

Felice nel giorno delle sue nozze

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reagiva. A momenti, tra mi-glioramenti e peggioramen-ti. Ma lo faceva, o quantome-no cercava di farlo, perché voleva credere che un gior-no tutto questo poteva esse-re solo un ricordo bastardo da lasciarsi alle spalle. Fino a quando, poi, mercoledì scor-so la situazione è diventata drammatica con un coma irreversibile che ha lasciato nei cuori di tutti poco spazio alle speranze. Fino a quanto venerdì mattina, alle 6.45, si è spento in quel maledetto ospedale di Perugia assistito da tutti i suoi familiari.PIÙ AMICI CHE COLLEGHI. Tra tutti coloro che gli sono stati vicini, fondamentale era stato il supporto e l’af-fetto di Pino Taglialatela, che ha letteralmente finito la strada per andarlo a trovare in questi mesi di grande sof-ferenza. Carmelo e l’ex por-tiere della Fiorentina si sono sempre considerati come fratelli. Carattere simile, due napoletani veraci. Due uo-mini che hanno sempre af-frontato la vita con il sorriso

e l’allegria. E poi hanno pas-sato insieme molti anni nel Napoli, dove ‘Batman’ era un giovane e promettente por-tiere e Carmelo un ancor più giovane attaccante in ram-pa di lancio, che dal settore giovanile si affacciava alla prima squadra partenopea, che aveva bisogno di forze fresche in seguito alla fine dell’epoca Maradona. Da Taglialatela a Fabio Pecchia, un altro ex compagno di Im-briani, nonché grande ami-co, che non gli ha mai fatto mancare la sua presenza, il suo sostegno, il suo aiuto, anche morale. Sugli amici, quelli veri, quelli che ci sono al di là di una maglia o un rapporto tra colleghi, quelli che non tradiscono, Carmelo ha potuto contare fino all’ul-timo.L’AFFETTO DEL MONDO DEL CALCIO. L’aspetto lieto di tutta questa triste storia è uno solo: in questi mesi, dal momento in cui la noti-zia della sua malattia è stata resa pubblica, ad alleviare il dolore (per quanto possibile)

anche alla famiglia, sono stati gli innumerevoli e continui attestati di affetto e di stima per Carmelo che, ogniqual-volta riceveva un sms, un videomessaggio o un salu-

to, riusciva a raddoppiare se non le forze, quantomeno i sorrisi. Da Francesco Totti a Gennaro Gattuso, da Ciro Ferrara a Marek Hamsik, da Javier Zanetti a Marco Amelia: sono stati davvero tanti i campioni che avevano voluto esortarlo a non molla-re, indossando una maglietta con la scritta ‘Imbriani non mollare’, oppure mandando-gli un messaggio. Emiliano Viviano, portiere della Fio-rentina nonché fiorentino doc, invece, non ha avuto il tempo. Proprio oggi, nella partita che la squadra viola affronterà in casa contro l’In-ter, avrebbe voluto mostrare la maglietta per Imbriani per far capire che anche Firenze era tutta con lui. Insomma, dal Nord al Sud dell’Italia, in ogni stadio, in ogni campo, in ogni categoria, il mondo del pallone (con tifosi di tutte le

squadre in testa, ma anche televisioni, radio e giornali) si era ricordato di Carme-lo, si era stretto intorno a lui come una vera famiglia. E attraverso le pagine del

Brivido Sportivo hanno vo-luto ricordarlo alcuni suoi ex compagni del Napoli (dove l’attaccante è cresciuto ed è diventato professionista all’inizio degli anni Novan-ta). A cominciare da Nicola Caccia, attuale collaboratore tecnico di Montella in viola: “Ho giocato con lui a Napoli. Come calciatore aveva del-le qualità importanti. Come persona, poi, è sempre stato un ragazzo stupendo, bravis-simo. Un compagno sempre sorridente, positivo, allegro e con la battuta pronta. Quan-do ho saputo della sua ma-lattia mi sono venuti i brividi. Non ci sono parole quando accadono queste cose…”. Da un napoletano all’altro. An-che Massimiliano Esposito, oggi tecnico della Nazionale di beach soccer italiana, lo ha ricordato con piacere: “Abbia-mo giocato insieme a Napoli

ed abbiamo condiviso molti momenti e molte esperien-ze. Carmelo è sempre stato un ragazzo solare, amante della vita e della famiglia. È stato bello toccare con mano il sostegno di tutto il mon-do del calcio per Imbriani, al quale ovviamente anche io avevo urlato il mio personale ‘Carmelo non mollare!’ Pur-troppo, poi, non ce l’ha fat-ta… Non mi vengono tanti pensieri in questo momento. Solo tanto dolore”. E ancora l’ex viola Renato Buso, oggi tecnico del Gavorrano: “Ho un ricordo fantastico di lui. Io ero a Napoli da un paio d’an-ni, ero giovane, e lui stava ini-ziando la sua carriera, arrivato dal settore giovanile azzurro. È sempre stato un giovane semplice, umile, squisito. Un bravo ragazzo, volenteroso e anche gli allenatori che ab-biamo condiviso (parlo di Lip-pi, Guerini e Boskov) ricordo che gli concedevano la loro fiducia proprio in virtù del suo comportamento umile e per la sua voglia di emerge-re. Voglio ricordare le tante battaglie che abbiamo vinto sul campo in campionato e in Coppa Uefa in quegli anni e la determinazione che ha sempre messo in ogni impre-sa. Determinazione che sono sicuro abbia messo anche nella sua ultima battaglia, ma purtroppo non ce l’ha fatta. È un dolore, il mio pensiero va alla famiglia”. Anche tutto questo è calcio. Un calcio fatto di sentimenti. Di gioie e purtroppo di dolori. Le con-doglianze del Brivido Sporti-vo a tutta la famiglia.

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di AndreA GiAnnAttAsio

Sta nascendo una piccola stella in casa Fiorentina, un gio-

iellino tra i più preziosi e luccicanti che saprà far di-vertire tutti quei tifosi della Fiorentina che si appresta-no a vivere le emozioni del Torneo di Viareggio: il suo nome è Federico Bernar-deschi, centravanti del-la Primavera viola classe ‘94 e titolare inamovibile dell’attacco della squadra di Semplici. Cresciuto sin

dalla più tenera età nell’At-letico Carrara (città in cui è nato), nel 2001 Bernar-deschi passa all’Empoli dove in due stagioni riesce ad attirare su di sé l’atten-zione dei più importanti club italiani, tra i quali la Fiorentina, che a soli nove anni decide di portare Bernardeschi in viola, una lunga storia calcistica che sta vivendo in questi mesi il suo apice. Per il giova-ne puntero di casa viola, già sulla bocca di tutti da molto tempo, parlano

infatti i numeri: da inizio stagione, l’attaccante ha giocato tutte le partite di campionato disputate dal-la selezione giovanile viola (ad eccezione di quella ad ottobre contro il Grosseto, dove è rimasto in panchi-na, e del recente ko di Vi-novo con la Juve, dove era squalificato), disputando praticamente quasi sem-pre 90’ e collezionando anche la bellezza di 11 reti (due delle quali su rigore): praticamente, in 16 gare disputate il centravanti

viola ha gonfiato la rete in gran parte delle circo-stanze (la media gol infatti è altissima: una rete ogni 125 minuti), un ruolino davvero invidiabile che ha permesso alla Primavera di posizionarsi stabilmente tra le prime posizioni della classifica del Girone A. I nu-meri di Bernardeschi, però, diventano letteralmente

da capogiro se si osserva il recente andamento del-le sue prestazioni e la sua straripante vena realizzati-va: in campionato, infatti, il centravanti viola è andato segno consecutivamente negli ultimi quattro match disputati dalla Primavera (contro Parma, Genoa, Pro Vercelli e Cagliari, senza contare - come detto - la

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partita della scorsa settimana con la Juventus), realizzando ad-dirittura cinque reti. Una manna per i ragazzi di Semplici, che oltre alla rincorsa ai play-off scudetto in campionato inseguono anche il sogno di vincere il prestigioso Torneo di Viareggio. Una competi-zione, questa, dove lo stesso Ber-nardeschi non sembra assoluta-

mente aver voglia di perdere il suo feeling con la rete. Anzi, tutt’altro. Federico si è infatti presentato all’esordio della Coppa Carnevale con una sontuosa tripletta contro i danesi del Copenaghen, davan-ti agli occhi dei tanti osservatori delle ‘big’ italiane presenti sugli spalti dello stadio ‘Guidi’ del Gal-luzzo. Tre zampate di grande clas-se e prestigio che purtroppo non hanno trovato la loro conferma nel secondo match del torneogiovedì scorso contro il Padova finito 0-0 (anche se le azioni offensive piu

pericolose hanno portato sempre la sua firma).Tanta classe, dun-que, nel sinistro vel-lutato di Bernarde-schi, i cui colpi non sono certo sfuggiti ad uno dei più grandi intenditori mondiali del calcio giovanile, quel Sir Alex Fergusson che nel luglio 2011 ten-tò di strappare alla Fiorentina alcuni tra i più interessanti ta-lentini di casa viola tra i quali figurava-no Fazzi, Madrigali, Capezzi, Lezzerini e

proprio lo stesso Bernardeschi. Il quale, però, rispedì direttamente l’offerta dei Red Devils oltremanica con un secco “no grazie”, sceglien-do di continuare la propria avven-tura in viola. Un’esperienza coro-nata quest’anno anche dalle atten-zioni del sempre attento Vincenzo Montella, che dopo aver ‘scartato’ il giocatore ad inizio ritiro estivo (l’attaccante della Primavera, a dif-ferenza di alcuni suoi compagni, non ha infatti preso parte alla fase di preparazione di luglio a Moena, al cui posto invece è stato preferito Zohore), non si è certo peritato di aggregare spesso e volentieri Ber-nardeschi alla prima squadra per

gli allenamenti settimanali, convo-candolo addirittura per tre appun-tamenti ufficiali della Fiorentina (due in campionato, nei ko esterni contro Roma e Juventus, ed una in Tim Cup, nella vittoria per 2-0 sulla Juve Stabia): per lui, in quelle cir-costanze, solo tanta panchina ma, in compenso, la consapevolezza di aver profondamente impressio-nato il tecnico viola che potrebbe - chissà - offrire maggiore spazio al giocatore strada facendo, magari sul finale di stagione. A Firenze sta nascendo una futura stella, e tutti i tifosi viola sperano che cominci a brillare in tutta la sua luce quanto prima.

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