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Seppur in una cornice assolutamente inaccet-tabile come giocare una partita all’ora di pranzo, il match di questa sera con il Chievo non ha niente di surreale. E’ partita vera, di quelle che contano più di tre punti. La Fiorentina gioca ancora una volta con una formazione di-mezzata, ma non può ac-campare scuse, perché comunque questa realtà continuerà ad esistere ancora a lungo. Pertanto Mihajlovic e quel che resta della sua squadra da oggi in poi non potranno che cercare di portare, prima possibile, la squadra oltre la linea di affondamento. Niente è compromesso, però la classifica rimane avvilente.

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PANINO, COCA E TANTO CUOREGare come quella con il Chievo e poi suc-cessivamente con il Cesena devono per-mettere ai viola di rendere più pingue il

bottino, anche perché stanno arrivando uno dopo l’altro match che appaiono qua-si impossibili. Noi pensiamo che a Roma la Fiorentina possa fare bene, lo stesso nella trasferta di Milano e anche di Torino con la Juve, ma se i punti non arrivano già da oggi allora tutto si complicherà maledettamente. Ritrovato Mutu, con Vargas che stringe i denti, con Montoli-vo che ha già il biglietto per entrare nella sala operatoria, con Santana che resta ancora in difficoltà fisica e con D’Agosti-no che ha appena iniziato a fare “capo-lino”, la Fiorentina deve trovare dentro il cuore quello che conta. Anche se a mezzogiorno, anche se con un panino e una coca oggi al Franchi ci saranno tanti fiorentini, perché la città sa benissimo quali sono i momenti più difficili e quando arrivano arriva anche Firenze. E’

facile pronosticare che Gilardino e Mutu, gli uomini più importanti del match possa-no essere quelli che aiuteranno Mihajlovic a mettere tre punti in cassaforte, però per esperienza sappiamo anche che poi sen-za l’apporto di tutti gli altri ogni risultato diventa difficile. Per questo oltre alla cop-pia goal noi per un attimo indichiamo nel polacco Boruc l’uomo che può riassumere l’elemento decisivo del rilancio viola. Lo chiamano il portiere dei miracoli, la Fio-rentina non ha bisogno di tanto, le baste-rebbe mettere tra i pali uno bravo come Frey e Boruc potrebbe esserlo. Una cosa è sicura, Boruc è uno di quei giocatori che ha saputo aspettare, ora però può e deve lanciare la sfida insieme ai suoi compagni perché anche se è mez-zogiorno la Fiorentina ha bisogno di riac-cendere tutte le sue stelle.

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Il ds viola tra infortuni e scelte di mercatospeciale Fiorentina - Chievo

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Se D’Agostino guarirà in tempo per sosti-tuire Montolivo che si opererà alla caviglia, come per magia il tanto contestato mercato di Pantaleo Corvino rischia di rivelarsi azzec-cato come non mai. Con Boruc trasformato da portiere di Coppa Italia in indispensabi-le e (speriamo) efficace baluardo viola dall’infortunio di Frey, anche la notizia della decisione di Riccardo Montolivo di operarsi il 15 novembre, scelta indi-spensabile viste le condizioni nelle quali il capitano viola è costretto a giocare, renderà praticamente indissolubile in mezzo al campo l’accoppiata Donadel-D’Agostino, cioè il reietto dell’estate ed il grande acquisto del mercato. Stranezze della vita, e quella che abbiamo definito magia la potremmo anche chiamare ma-cumba visto che sono stati gli infortuni a modificare in così poco tempo il quadro della situazione. Certo, qualcuno dirà che nella scelta dell’acquisto di Boruc ha influito anche la fragilità che Frey aveva mostrato anche negli anni scorsi, quan-do era stato a volte costretto a giocare anche quando era in condizioni preca-rie con prestazioni che non erano state all’altezza del suo valore, ma stavolta

per dinamica e caratteristiche l’infortunio del portierone francese non ha niente a che ve-dere con i precedenti e quindi solo di beffardo destino si tratta. L’ennesima tegola che si è abbattuta sulla Fiorentina, comunque, fa as-sumere a questo 2010 ancora di più la carat-

teristica dell’anno maledetto per i colori viola, e la voglia che finisca al più presto credo sia ormai patrimonio di tutti i tifosi. A metterle in fila tutte le iatture dell’annata, a partire dalle pillole di Mutu passando poi per i lunghi mesi da separati in casa con Prandelli, alle delu-

sioni sul campo ed alle polemiche fuori, per arrivare infine agli infortuni che stanno tartassando l’organico da questa estate, ce n’è abbastanza per evocare una be-nedizione divina che pareggi il malocchio che circonda l’ambiente. Tutte queste tra-versie non sono frutto certamente solo di sfortuna, ma anche conseguenza di scel-te discutibili e di comportamenti errati, ma quello che è certo è che la Fiorentina ha bisogno di ritrovare una sua strada che le consenta anche di recuperare credibilità. Gennaio è vicino, e se la società mette-rà a disposizione di Corvino risorse che paiono indispensabili si potrà cercare di porre riparo alla iella. Quindi, caro Panta-leo, basta macumbe e torna a fare quelle magie di mercato alle quali ci avevi abi-tuato e che, negli ultimi tempi, sembrano riuscire soprattutto ad altri tuoi colleghi che, diventati maghi, ti fanno fare la figura dell’apprendista stregone.

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Proseguire nella striscia positiva. E’ un do-vere per la Fiorentina nel match odierno con il Chievo. Con tutto il rispetto per la squadra di Stefano Pioli, i viola non possono conce-dersi il lusso di battute a vuoto. Da merco-ledì comincia, infatti, un ciclo di ferro per la formazione di Mihajlovic. Tre partite su quat-tro le disputerà in trasferta: all’Olimpico con la Roma tra tre giorni, al Franchi con il Ce-sena sabato prossimo alle 18 (unico match sulla carta semplice), a San Siro con il Mi-lan e all’Olimpico di Torino con la Juventus. Perciò oggi la Fiorentina dovrà alimentare ulteriormente la propria classifica, dopo il successo di quindici giorni fa a Firenze con il Bari ed il pareggio di domenica a Catania. I tifosi viola vogliono vedere i progressi regi-strati dalla squadra nelle ultime due partite e confidano nelle prodezze di Mutu, all’esor-dio stagionale al Franchi da cui manca dal 20 gennaio (gara di Coppa Italia con la La-zio vinta dai gigliati per 3-2 con doppietta del rumeno; fu una delle due partite in cui fu trovato positivo alla sibutramina). Con il “fe-nomeno” in campo anche Gilardino così non sarà più solo in avanti ed avrà più possibilità di concludere a rete. Il ritorno di Vargas e la conferma di Santana, questa volta a de-stra, sono una garanzia per il centravanti di Biella, che avrà finalmente dalle fasce late-rali quei cross che in molte partite gli sono mancati. La Fiorentina dovrà logicamente attaccare ma con raziocinio e inoltre dovrà sfruttare anche le situazioni su palla inattiva. Il Chievo comunque rappresenta una bella realtà. E’ sesto in classifica insieme alla

Sampdoria con 14 punti ed è a una sola lunghezza da Juventus e Napoli. La squadra clivense tra l’altro va meglio in trasferta, dove ha conquistato in quattro incontri sette punti, gli stessi ottenuti al Bentegodi ma in cinque gare. Ha vinto lontano dal pubblico amico due partite, pareggiandone una e perdendone una. E’ un avversario dunque da prendere con le molle, anche perché punta sul bel gioco (con il suo 4-3-1-2) come tut-te le formazioni di Pioli. E poi il Chievo è arrabbiato, perché domenica scorsa a Parma, dove ha pareggiato 0-0, gli è stato negato un rigore netto. Oggi è il giorno del debutto in campionato di Ar-tur Boruc, che aveva giocato la gara di Coppa Italia con l’Empoli di dodici giorni fa. E meno male che Pantaleo Corvino aveva acquistato un grande portiere come vice Frey, visto che il francese sarà assente per un lungo periodo. Il polacco avrà da oggi l’occasione di di-mostrare tutto il suo valore. L’affetto del pubblico gli darà comunque un grande aiuto. E i tifosi saranno vicini anche a Riccardo Montolivo, che a breve si ope-rerà alla caviglia infortunata. Il capita-no anche oggi scenderà in campo con un’infiltrazione e stringerà i denti per l’ennesima volta. Merita perciò comun-que un plauso. C’è curiosità per l’orario della partita odier-na, che si gioca all’ora di pranzo. La Fioren-tina in tempi recenti ne ha disputata una alle 13. Il 5 aprile dell’anno scorso vinse a Ber-

gamo in rimonta con l’Atalanta per 2-1. Jo-vetic realizzò su rigore il suo primo gol con la casacca gigliata e Gilardino al 90’ firmò la rete del successo. Sarebbe bello che oggi la Fiorentina ripetesse quel risultato.

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Il ginocchio non precedentemente operato ha fatto crack. Continua così, integerrimo e spietato, il periodo sfortunato della Fiorentina. Mentre si parlava di un prossimo rientro di Vargas e D’Agostino al-meno in rosa, ecco che un’altra tegola, l’ennesima, è caduta sulla testa di Sinisa Mihajlovic: il grave infortunio del portiere francese Sebastien Frey. Il numero 1 gigliato si è fatto male martedì scorso durante la seduta di allenamento. Intorno alle 18.55, ecco il comunicato inaspettato della società e una prima dia-gnosi: “Distorsione del ginocchio non precedentemente operato, con sollecitazione del legamento crociato ante-riore”. Già a caldo si intuisce la gravità dell’infortunio, ma si aspetta l’esito delle visite specialistiche. Eccoci arrivati a mercoledì, giorno in cui Frey si è sottoposto ad accer-tamenti diagnostici che hanno rilevato un esito negati-vo: “Lesione subtotale del legamento crociato anteriore del ginocchio non precedentemente operato”. Tradotto? Frey necessita di un intervento chirurgico e di 4-6 mesi di tempo per il recupero completo. Che iella! Questa Fiorentina non conosce limiti, nessuna squadra sembra essere più sfortunata in questo inizio di stagione. Un cor-no rosso, sale in panchina, sale dietro porta, rituali pre-partita: il tecnico serbo faccia qualcosa, combatta que-sta maledetta sfortuna nera! Se passasse un gatto nero davanti ai campini, potrebbe fare il viso rosso dalla ver-gogna… Una battuta, certo! Però… se si aggiunge che, dopo aver constatato l’infortunio di Frey, ovvero il capita-no morale della squadra, l’uomo più longevo dell’epoca Della Valle con le sue 216 presenze in maglia viola (173 in A, 17 in Champions, 15 in Uefa e 11 in Coppa Italia), è arrivata anche la spiacevole notizia – che comunque era nell’aria da tempo – che Riccardo Montolivo, ovvero il vero ca-pitano, nonché il secondo uomo più longevo degli anni targai Della Valle (per lui 204 presenze e 13 reti in viola), tra pochi giorni, ovvero il 15 novembre, si fermerà per operarsi alla caviglia al Amsterdam, beh allora… è una battuta che calza a pennello. Insomma, sembra non esserci pace. Nel frattempo, Frey, dopo un primo momento di sconforto, sembra già carico. Voci di corridoio raccontano di un por-tiere che già pensa al rientro. Ma chi al suo posto? Chi al posto di un portiere che ha mantenuto un rendimento decisamente costante nei

suoi anni fiorentini? Chi al posto di un numero 1 che ha contribuito non poco ai piazzamenti degli anni passati? Semplicemente Artur Boruc, ovvero quel portiere di livello internazionale stimatissimo da tanti, ma preda di Corvino. Certo, il portiere polacco ha avuto fortu-na: l’infortunio di Frey gli spalancano la strada verso la porta viola. Adesso ha tutte le possibilità, ma soprattutto le carte in regola, per

far dire ai troppi scettici-ironici che l’acquisto sbagliato si è rivelato importante, determinante e potrebbe diventare perfino essenziale e geniale. Per forza o per amore, dunque, Seba deve tornare a guar-dare i suoi compagni giocare. Un peccato, però! Davvero un peccato vedere un leone buono come Frey ferito, in gabbia. Troppi infortuni lo hanno martoriato e gli hanno condizionato la carriera, ma lui è sempre tornato più forte di prima. Siamo fiduciosi che sia così an-che stavolta, grazie al suo carattere forte e alla sua fede buddhista. Forza Seba! Torna presto.

Niente pauradi MichelA lAnzA LA IELLA DI GATTO…FREy


DESTINI INCROCIATIdomenica 07 novembre 2010

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E’ strano alle volte il calcio. Puoi fare anche cento tiri in porta e poi perdi uno a zero. Ma la domenica dopo sei ancora lì, a tifare, soffrire, esultare, a urlare di rabbia per la tua squa-dra. E’ fede, non la puoi spiegare in qualche modo. Come la fede di Arhur Boruc o quella di Seba-stian Frey. Una fede diversa, ma ugualmente forse verso qualcosa di più grande, che ti aiu-ta quando tutto sembra perduti. Boruc e Frey, Frey e Boruc, un dualismo destinato a cre-scere nel tempo da quando il portiere polac-co è arrivato in riva all’Arno. Frey doveva es-

ser venduto, quest’estate. Uno dei giocatori su cui Corvino contava per fare cassa e far iniziare un mercato poi risultato incompleto. Il portiere francese però è rimasto, attaccato ad una maglia e ad una città che lo coccola da anni, per giocarsi una nuova avventura con un nuovo staff, dopo che Prandelli ha scelto di diventare CT della Nazionale. Bo-ruc era uno degli acquisti più importanti del mercato di Corvino. Sia come blasone del giocatore (vincitore di tre scudetti, due cop-pe di lega e una coppa di Scozia con la ma-glia dei Celtic), sia per caratura tecnica dello

stesso, insieme ad un prezzo di costo veramente ribassato. Arri-vato in ritiro, non aveva esitato di dire che era ve-nuto a Firenze per giocare, ri-conoscendo co-munque le quali-tà di Frey. Poi le scelte di Mister Sinisa, il numero uno francese re-sta titolare e per il portiere polacco devoto di Papa

Giovanni Paolo II resta solo la panchina, i mugugni e una presenza in Coppa Italia che non ha fatto vedere, visto l’avversario, il reale valore del giocatore. Già a settembre infat-ti, Boruc dalla Polonia tuonava che se non avesse trovato spazio in maglia viola avreb-be senza troppi problemi cambiato casacca. Nonostante le smentite di rito, il malcontento di Boruc è rimasto ma con sangue freddo da Cavaliere Crociato è andato avanti. Un crociato alla fine è saltato davvero, quello del ginocchio destro di Frey. Che apre tut-ti altri scenari alla stagione dei due. Frey è destinato all’operazione, dai quattro ai sei mesi di stop. Boruc è destinato a diventare protagonista di questa tumultuosa, quanto sfortunata, stagione viola. Toccherà al por-tiere polacco riuscire a non far mancare la presenza di un giocatore che ha fatto grande questa squadra. Facendosi carico dell’importanza del ruo-lo anche per l’assetto con la squadra, con i compagni e tutto il resto. Ci hanno detto, e l’abbiamo visto in qualche filmato, che è un portiere esplosivo, reattivo tra i pali, senza paura nelle uscite basse contro l’attaccante di turno. Cosa che magari bloccava mental-mente Frey dopo l’infortunio con Zalayeta. Non lo possiamo sapere. Non ci resta che avere fede, qualunque essa sia, e sperare che il destino questa volta ci sorrida.

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L’allenatore viola, Sinisa Mihajlovic, contro il Chievo riproporrà presumibilmente il modu-lo 4-4-2 già visto in partenza a Catania. Questo sistema di gioco prevede Mutu avanzato accanto a Gilardino. In tal modo il Gila sarebbe meno chiuso dai difensori centrali avversari e avrebbe di conseguen-za più spazi a disposizione, mentre il fan-tasista romeno agirebbe molto avanti per sfruttare la sua vena realizzativa. In difesa, Comotto sembra essere favorito a De Sil-vestri, mentre, a seguito della squalifica di Natali, la coppia di centrali sarà composta da Gamberini e Kroldrup; infine, sulla fa-scia sinistra agirà Pasqual. A centrocampo il dubbio riguarda Vargas, perché se il pe-ruviano avrà recuperato del tutto scenderà in campo sulla corsia di sinistra e a destra andrà Santana, mentre se Vargas parti-rà dalla panchina o darà forfait, a destra andrà Marchionni e Santana si sposterà sull’altro lato. Al centro la coppia Donadel e Montolivo, con quest’ultimo sempre meno prestante dal punto di vista atletico, in quanto prossimo a fermarsi per sottoporsi a una operazione alla caviglia. Di contro, mister Pioli schiererà il suo Chievo con il consueto 4-3-1-2. Sorrentino tra i pali, a

destra Frey, il fratello del portiere gigliato, do-vrebbe spuntarla su Sardo, autore lo scorso

anno di una rete contro i viola nella partita vinta a Verona dal Chievo, a sinistra l’inamo-vibile Mantovani e al centro la nuova coppia di centrali formata dallo sloveno Cesar e dall’ex romanista Andreolli. A centrocampo la regia è affidata come al solito a Rigoni; ai suoi lati, da una parte ci sarà il rientro di Guana, vista la squalifica dello svizzero Fer-nandes e considerato che Luciano è anco-ra bloccato dall’infortunio; dall’altra parte il francese Constant, che ha strappato il posto a Marcolini; infine Bogliacino che dovrebbe essere preferito a Bentivoglio. Il prescelto trequartista si schiererà dietro le punte che saranno il francese Thereau e Moscardel-li, se non dovesse recuperare in tempo il bomber Pellissier. La Fiorentina perciò si troverà di fronte un centrocampo a rombo e pertanto dovrà essere brava a sfruttare le proprie fasce per allargare e disunire i gial-loblù. Fondamentale diventerà la posizione di Mutu che, se riuscirà anche a tornare un po’ a centrocampo, potrebbe creare così una superiorità numerica importante. E’ evidente che sarà determinante per la formazione vio-la avere i giocatori di maggior qualità in una condizione e stato di forma in netto migliora-mento rispetto alle uscite precedenti.

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speciale Fiorentina - Chievo10

Il mio miglior nemicodi FedericA FAlciAni

Si sono invertiti i ruoli. I ruoli ma non la rotta, almeno per quan-do riguarda il campionato della Fiorentina. Falcidiata da infortuni e penuria di risultati, la squadra di Sinisa Mihajlovic, anche questa settimana, non è riuscita a preparare con minuzia e libertà la partita di domenica, schiacciata dalla pressa che la sfortuna gli ha creato attorno. Tra mercoledì e giovedì la conferma dell’indispensabilità dell’operazione al capitano Montolivo costretto ad abbandonare as-sieme al suo vice la fascia; ko, infatti, oltre alla caviglia di Riccardo anche il ginocchio di Sebastien Frey, non quello precedentemente operato, ha fatto crack. Quattro-sei mesi di stop forzato anche per il francese che va diretto in infermeria a tener compagnia a D’Ago-stino (sempre annunciato come prossimo al rientro), Jovetic e Mon-tolivo appunto, sperando che l’esterno Juan Manuel Vargas vi sia uscito per non farvi più ritorno. La gara contro il Chievo Verona, attualmente sesto in classfica, è stata nei primi quattro anni della gestione Prandelli un lieto capitolo del cammino viola in campiona-to; nella stagione 2005/2006 è proprio al Bentegodi che i viola con-quistano sul campo la qualificazione ai preliminari di Champions League, ed è sempre nella città veneta che i viola conquistano, grazie ad Adrian Mutu, un’ importante vittoria in chiave Coppa Uefa nella stagione successiva al Processo Calciopoli; un successo esterno che rilanciò i gigliati partiti con un handicap di meno dician-nove punti. Per quanto riguarda gli scontri al Franchi contro i mussi, da rimarcare naturalmente la partita vinta al 94’, dagli uomini di

Prandelli contro la squadra di mister De Carlo, in vantaggio fino al trentaduesimo minuto del secondo tempo. Lo scorso anno, però, la Fiorentina ha una brusca frenata contro il Chievo Verona che, su tre sconti, ha la meglio in due, “maltrattando” per due a zero i viola nel match dell’aprile scorso; una sconfitta che ha regalato alla società di Campedelli la salvezza matematica e condannato quella di Della Valle ad un grigio finale di Campionato. La decima giornata vede la compagine allenata da Pioli a cinque lunghezze dalla Fiorentina.Personaggio della settimana a casa gialloblu è il numero uno Stefa-no Sorrentino, che questa settimana ha parlato ai taccuini e proprio in conferenza stampa ha espresso tutta la sua soddisfazione per il campionato fino ad ora condotto dalla sua squadra, affermando però che è indispensabile mantenere alta la guardia, tenendo sem-pre fisso l’obiettivo della salvezza.Sorrentino, la lezione dell’imbattibilità va imparata in fretta?«Dev’essere imparata in fretta. Se vuoi vincere non puoi corre-re, però, il rischio di perdere. Ci sta, per carità. Perché la nostra è una squadra che vuole imporsi in qualsiasi momento e contro chiunque. Lo abbiamo fatto in passato e abbiamo cercato di far-lo anche a Parma. Ma serve equilibrio, e maggiore attenzione». Lei ha parato di tutto e di più. La più bella giocata?«La prima di giornata, quando con mano e piede ho respinto un tiro ravvicinato di Bojinov. Non si è capito bene quello che vole-va fare. E per questo la conclusione è diventata imprevedibile».

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All’orizzonte spunta la Fiorentina...«Dobbiamo limitare gli errori, abbassare il livello di rischio, sbagliare il meno possibile. Capiterà spesso di trovare sul-la nostra strada una squadra come il Parma capace di chiu-

dersi bene per ripartire poi veloce. In più hanno messo la loro grande qualità individuale al servizio della cau-sa. E il Chievo ha corso molti rischi. Troppi. Quindi a Fi-renze dovremo cercare di essere spregiudicati il giusto, e attenti quando si tratta di difendere il nostro territorio». Di fatto il Chievo ha mosso ancora la classifica.«Ci mancherebbe. Muovere la classifica fa sempre bene. E non dimentichiamoci che oggi la posizione di classifica del Parma non è reale espressione del valore della squadra. In campo sono scese due concorrenti nella lotta alla salvezza. Rischi a parte, il Chievo ha dimostrato la solita personalità, la solita fame. Non ci accontentiamo. Non siamo una squadra che segue il “compitino”. Certo, sappiamo di poter crescere ancora molto».Lei dice: in trasferta si può migliorare ancora. Dove?«Prendo come esempio la partita di Parma: abbiamo concesso troppe ripartenze ai nostri avversari. Troppi spazi, troppi spira-gli dentro ai quali infilarsi. È lì che serve maggiore attenzione.Gli fa eco l’allenatore Stefano Pioli, vecchia conoscenza del Brivido Sportivo che nella conferenza stampa di fine settimana ai microfoni di Chievocalciotv, ha espresso le sue preoccupa-zioni nei confronti del potenziale di attacco viola, che adesso ha recuperato anche il suo Fenomeno: “Adesso che la Fioren-tina ha ritrovato Mutu, il reparto avanzato dei nostri prossimi avversari è davvero importante e non sto parlando soltanto degli attaccanti ma anche degli esterni, Marchionni, Santana

e Cerci che sono uomini da controllare a vista poiché soprattut-to una volta entrati in area, hanno grandi capacità realizzative. Dobbiamo sfruttare la nostra grande capacità di giocare palla al piede, quindi serve grande compattezza e spirito di sacrificio.

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FIORENTINA - CHIEVOTutti quelli che avevano biasimato Boruc, ora scappano via e si sparpagliano all’impazzata come un formicaio calpestato. Oppure si mimetizzano, come camaleonti, cambiando in corsa le proprie ar-gomentazioni. Come quelli che… «io non criticavo Boruc, bensì le carenze in altri ruoli». Ma allora perché rammentavano lui? Suvvia,

ammettiamolo: i fatti hanno dato ragione a Corvino più delle sue stes-se parole, e chi - come il sottoscritto - aveva espresso perplessità sul “due portieri is megl che one”, ora deve felicemente ricredersi. Felicemente, perché a rigor di logica un tifoso della Fiorentina (e non di se stesso) non dovrebbe dispiacersi di aver torto, quando ad aver

ragione è il ds della sua squadra. Il “portiere santo” oggi sarà ti-tolare, e resterà tale almeno finché Frey non tornerà abile e ar-ruolato, ovvero tra almeno quattro mesi (l’augurio a Sebastien è di sorprenderci con un recupero-lampo). Un Frey comunque sarà della partita: il terzino destro del Chievo nonché fratello del portierone francese. La principale apprensione di Pioli riguarda Pellissier, uscito “spuntato e mazziato” dallo 0-0 di Parma. Se non dovesse farcela è pronto Moscardelli, già avversario della Florentia Viola con la maglia della Sangiovannese. Il Chievo re-cupera Rigoni a centrocampo, mentre Guana dovrebbe sosti-tuire lo squalificato Fernandes. Dietro le due punte (l’altra sarà il francese Thereau) si posizionerà probabilmente Bogliacino. Le alternative clivensi si chiamano Bentivoglio (autore di una quadrupletta in amichevole) e Marcolini: entrambi potrebbero collocarsi sia nel trio di centrocampo sia nel ruolo di Bogliacino. Per la Fiorentina, decimata dalla ridda di infortuni a dalla squali-fica di Natali, restano in ballottaggio i terzini (Comotto-De Silve-stri e Pasqual-Gulan) e gli esterni Santana-Marchionni, uno dei quali potrebbe però adattarsi a sinistra al posto del claudicante Vargas. Anche Montolivo non è al meglio, per il noto dolore alla caviglia; ha già fissato l’operazione ma in teoria può giocare: della serie… “famolo strano”. Attenzione alla scheggia impaz-zita Ljajic: tutti a Firenze (allenatore compreso) hanno voglia del gioiellino serbo. E se fosse lui a sostituire Vargas a sinistra? E se Mihajlovic decidesse di stupirci con un’accoppiata Ljajic-Mutu alle spalle di Gilardino? In quest’ultimo caso, il modulo più idoneo sarebbe “l’albero di Natale”. L’importante, al di là di tutto, è che non ci siano pacchetti regalo per l’avversario.

FIOReNTINA (4-4-2): Boruc; Comotto, Gamberini, Kroldrup, Pasqual; Marchionni, Montolivo, Donadel, Santana; Mutu, Gilardino. All.: Sinisa Mihajlovic. CHIeVO (4-3-1-2): Sorrentino; Frey, Cesar, Andreolli, Mantovani; Guana, Rigoni, Constant; Bogliacino; Thereau, Moscardelli. All: Stefano Pioli.

ARBITRO: Carmine Russo (sez. di Nola), ASSISTeNTI Maggiani e Musolino, 4° uomo Ciampi.

I 22 in campodi lucA cApAnni

BORUC84

COMOTTO25

gAMBeRINI5

KROLDRUp2

pASQUAL23

DONADeL4

MUTU10

MONTOLIVO18

MARCHIONNI32

gILARDINO11

SANTANA7

SORReNTINO28

MANTOVANI4

CeSAR12

ANDReOLLI3

FReY21

THeReAU77

RIgONI16

CONSTANT23

BOgLIACINO26

MOSCARDeLLI80

gUANA14


STADIO

NE RESTERA’ SOLTANTO UNO (?)speciale Fiorentina - Chievo

Robin Hooddi Federico pettini

CesareHood riposa tranquillo nella foresta di Coverciano. I problemi sono appena fuori dal suo regno, nel regno di cui Re Diego è tornato ad alzar la voce. Un regno dove ne resterà, forse, soltanto uno. Corvino il Maresciallo sale alla ribalta. Nelle scorse settimane è stato criticato in modo feroce. Tanto che taluni in queste terre avevano già fatto richiesta al Re di preparare la forca e deci-dere la data dell’impiccagione in pubblica piazza. Gli eventi ora sono cambiati. Elfi, druidi e stregoni sono venuti da terre lontani. Provengono da terre del Nord, come l’Olanda o la Germania, del Sud, come la Spagna, o di borghi sperduti nell’entroterra del regno, come Pitigliano. Sono accorsi alla corte di Re Andrea, nelle sale del castello Artemio Franchi, per cercare di risolvere i conti-nui problemi fisici che i guerrie-ri della compagnia Fiorentina hanno da quando Sinisa di Vu-kovar è diventato il condottiero della squadra. Ma nessuno è riuscito a risolvere i problemi, che anzi con l’andare del tem-po sono aumentati. Sembra di esser proiettati in una favola antica, dove l’infante Impera-trice gravemente ammalata non riusciva a guarire e solo un giovane di nome Atreiu riuscì a trovare la soluzione con l’aiuto di un amico di un altro mondo.

Ma questa è un’altra storia ed è già stata rac-contata un’altra volta. Non ci sono amici da terre lontane per aiutare la compagnia Fio-rentina. Solo soluzioni alternative a cui Corvi-

no il Maresciallo aveva già pensato. Riccardo Montolivo, Capitano Coraggioso, è costretto a scendere in campo fino al rientro di D’Ago-stino l’Arciere. Fermo anche lui da tempo,

prenderà il posto del Capitano, ferito gravemente nella campa-gna di SudAfrica, ma che con spirito di sacrificio ha guidato la squadra per tutta la stagione fino a questo punto. Anche stasera, con la compagnia di un quartie-re di una volta potente Verona, il Capitano scenderà in campo per cercare di portare i suoi guerrieri alla vittoria, poi forse, avrà il suo meritato riposo. Frey il Biondo sceglie invece di fare una mossa sbagliata allenandosi con i com-pagni e mette a rischio tutta la stagione. Se Corvino il Marescial-lo era stato criticato per aver por-tato in queste terre Arturo il Santo Muro, ora da più parti lo ringra-ziano. Sarà infatti il Santo Muro a difendere i pali della compagnia Fiorentina, lui che si era stufato di stare nelle riserve e voleva an-dar via, a cercar fortuna in terre lontane. A Corvino il Maresciallo ora non resta che aspettare. Re-sta così, con la spada in mano, su una collina sopra Fiorenza, a vedere dall’alto come il suo pote-re continua a crescere. Tanto da superare ogni limite, tanto da su-perare chiunque in queste terre. L’immortalità, fino a che ne reste-rà, forse, soltanto uno. Corvino l’Highlander ha colpito ancora.

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Quando si pensa alla città di Verona non possono che venire in mente luoghi che evochino “Romeo e Giulietta” oppure quell’anfiteatro sullo stile del Colosseo che è l’Arena. Proprio qui da centinaia di anni vanno in scena composizioni, concerti e spettaco-li dei maggiori artisti dell’epoca, italiani ed internazionali. La nostra rubrica tratta di musica, dedi-cando spazio sia all’inno degli ospiti, in questo caso il Chievo Verona, sia ad un personaggio a scelta tra i vari che il pia-neta musicale riesce a proporre. Ho scelto per l’occasione una certa Katia Ricciarelli, soprano. Nasce a Rovigo il 18 Gennaio 1946 e rimane da subito con la madre e le so-relle. Il padre, infatti, parteciperà alla campagna nazifascista d’invasione nella Russia. Debutta a Mantova nel 1969 con “La Bo-heme” ma il successo arriva con il trionfo al “Concorso Internazionale Voci Verdia-ne” della RAI. La madre ha fatto molti sacrifici, quando

Katia era adolescente, per iscrivere la figlia al Conservatorio di Venezia, dove inizierà gli studi che le spalancheranno il teatro più importante della sua Vita, il canto. Nel corso della sua carriera ha calcato i più importanti teatri del Mondo, cantando sulle note dei migliori compositori come Verdi, Puccini, Donizetti, Rossini ed ha collaborato con artisti del calibro di Josè Carreras, Ruggero Raimondi, Agnes Baltsa, Plàcido Domingo. Inoltre è sta-ta diretta da personaggi come Riccardo Muti, Zubin Mehta, Herbert Von Karajan. Nel 1994, per i suoi 25 anni di carriera, è stata insignita della carica di Grande Ufficiale della Repubblica Italiana. Nel 2009 ha festeggiato i 40 anni di car-riera con un concerto al Teatro La Fenice di Venezia al quale hanno partecipato anche cantanti come Mietta e Massimo Ranieri. Nella Vita privata, dopo una relazione di 13 anni con Josè Carreras, ha sposato e ha divorziato anche il noto conduttore televisivo Pippo Baudo nel 2004.

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RICCIARELLI (KATIA) DA VERONA Inni d’Italiadi MAtteo dovellini

Ci sembrava un sogni una bella favola Dai colori giallo blu Ma la voglia di, di vincere con onestà Ci ha portati fin quassù. Tutti insieme uniti Un quartiere una città Ora siamo una realtà ChievoVerona Questa forza siamo noi Gente che vale, gente speciale ChievoVerona Devi esserci anche tu Chievo Chievo Verona Un mondo in giallo e blu Voci nello stadio, nelle vie della città Nella curva magica Sotto gli striscioni, batte il cuore di chi sa Che lottando vincerà Tutti insieme uniti Da una fede senza età Che barriere più non ha ChievoVerona Questa forza siamo noi Gente che vale, gente speciale ChievoVerona Devi esserci anche tu Chievo Chievo Verona Un mondo in giallo e blu ChievoVerona Tanti amici tanti eroi Mille bandiere, un coro che sale ChievoVerona Devi esserci anche tu Chievo Chievo Verona Un mondo in giallo e blu

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MORIRE SUL CAMPO Mentre si attende l’esito dell’autopsia, l’ipotesi più accreditata è la solita, arre-sto cardiaco. E’ accaduto il 1° novembre intorno al 35esimo del primo tempo. Da-niel Gabriel Ezzele, 23 anni, che in quel momento si trovava lontano dall’azione di gioco, prima si è accasciato, poi è ricaduto all’indietro, rimanendo immobile sull’erba. La tragedia si è consumata sotto gli occhi del fratello che giocava nella squadra av-versaria. E’ arrivato il 118 e poi l’elisoccor-so, ma Gabriel è rimasto sull’erba mentre i sanitari intervenivano per salvarlo. Gioca-va col numero 9, era un attaccante. Nato a Lagos in Nigeria, era in Italia da circa 3 anni: aveva giocato in Veneto, in alcune squadre di Eccellenza e in Serie D, pri-ma di approdare alla seconda categoria. La passione per lo sport, in questo caso il pallone, continua ad uccidere. Sport e morte è ormai un connubio non solo triste-mente noto a tutti i livelli, ma un sorta di mistero che ci lascia sgomenti ogni volta che leggiamo l’età delle vittime e il conte-sto della tragedia. La domanda è la stes-sa: ma non ci sono i controlli medici, non ci sono le analisi, gli elettro-cardiogrammi, i certificati, l’esercizio dell’allenamento? Nell’aretino è il secondo caso in pochi anni. L’altro, avvenuto in un altro piccolo stadio, in un’ altra piccola squadra non

lontana come categoria e locazione dal Torritaserre di Daniel Gabriel, ha messo sotto inchiesta i presunti pregressi proble-mi di salute del 24 enne Teddy Bartoli. Per lui: un malore in campo e un funerale al quale, immancabilmente, partecipò tutto il paese e il mondo calcistico locale. I dram-mi restano drammi a tutti i livelli, specie quando la morte è quanto di più lontano da un contesto fatto, si presume, da vita sana, salute e preparazione atletica. Ri-corderete un anno fa, ad agosto, l’improv-visa morte per infarto di Daniel Jarque, 26 anni, capitano dell’Espanyol di Barcellona. Il calciatore venne trovato privo di sensi nella sua stanza in un hotel di Coverciano. E Antonio Puerta, difensore 22enne del Siviglia morto nel 2007, sempre in agosto, tre giorni dopo il malore in campo. Ma la lista di chi viene mollato dal proprio cuore nel pieno della attività agonistica è lungo quanto paradossale, qualcosa che ha toc-cato l’Italia più di altri, il Paese nel quale i controlli medici sono più intensi. La molla è scattata quando, nel 1977, Renato Curi morì a 24 anni durante Perugia-Juventus e fece piangere tutto lo Stivale. Tempi lontani, ma il Milan non ha tesse-rato Cissoko, pare, per un’anomalia alle arcate dentali perché avrebbero potuto causare problemi di schiena. Qui il pro-

blema sembra più legato ad un investi-mento economico, ma casi come quello di Fioravanti, nel nuoto, al quale nel 2004 venne diagnosticata una ipertrofia cardia-ca, mostrano come lo sport e la gloria, di fronte a rischi concreti, possano essere messi da parte, anche se dolorosamente. L’ultimo caso di cronaca è del 25 ottobre: il calciatore del Salamanca Miguel Gar-cia, 31 anni, rinuncia alla carriera di pro-fessionista dopo l’infarto che lo ha colpito durante una partita. In Spagna sono sta-ti 6 i casi negli ultimi tre anni. Gli esperti sostengono che le morti in ambito sporti-vo sono dovute ad aritmie gravi, spesso accompagnate d cardiopatie strutturali, a volte minime, ma pur sempre presenti e che le visite di idoneità annuale non sono sufficienti a inquadrarle se non attraverso la combinazione con esami specifici. Cose costose che magari certe piccole società non possono sostenere, ma che in gene-rale implicano e impongono, forse, anche un’educazione personale alla salute degli stessi giocatori, questa sì, a tutti i livelli. E’ il solito pippone, ma la prevenzione (anche quella di stampo paranoico) non ha mai ucciso nessuno, anzi, semmai il contrario. Non fai sport? Controllati. Fai sport? Controllati anche con più frequen-za. Intanto, la lista nera si allunga.

speciale Fiorentina - Chievo

Vengo dopo il Tiggìdi sArA lucAroni

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E’ stato il primo capitano della Fiorentina dei Della Valle in serie A nella stagione 2004/05. E nel massimo campionato ha gioca-to, salvo una parentesi nel torneo cadetto, fino al maggio scorso

prima con Atalanta e Lecce, poi con il Chievo. Luca Ariatti, che a luglio ha lasciato la società clivense per il Pescara in serie B, è stato uno dei simboli della rinascita viola, dall’inferno della C2 fino al grande palcoscenico della serie A. Il giocatore reggiano già fece una scelta di vita, rivelatasi poi fondamentale per il prosie-guo della sua carriera, nel gennaio del 2003, quando aveva poco più di 24 anni. Lasciò la Reggiana, che militava in C1, per andare a Firenze, alla Florentia Viola di Angelo Di Livio e Christian Ri-ganò, che partecipava al campionato di C2 ed era in corsa per la promozione. Ariatti, un autentico lottatore ma un lusso per la categoria, con la casacca gigliata ha ricoperto parecchi ruoli. Ha giocato come difensore e centrocampista esterno, a destra e a sinistra, ma anche come centrocampista centrale. Il suo apporto nella prima stagione in riva all’Arno è stato determinante per la promozione in C1 della squadra di Alberto Cavasin, anche se disputò solo otto partite. L’anno dopo fu tra i protagonisti della promozione in serie A, ottenuta nei due spareggi con il Perugia. Perugia era nel suo destino. Proprio contro i grifoni aveva debut-tato nelle file della Reggiana nel massimo campionato nel mag-gio 1997, quando aveva appena diciotto anni. Ariatti, il suo primo campionato da titolare in serie A, lo giocò addirittura da capitano della Fiorentina. Fu un campionato sofferto con la salvezza rag-giunta solo all’ultima giornata. Determinante per la permanenza in serie A fu anche la vittoria a poche giornate dalla fine a Verona contro il Chievo. In quella partita Ariatti fu tra i migliori in campo. In riva all’Adige l’ex capitano viola ha giocato solo nella passata stagione, contribuendo comunque alla tranquilla salvezza della squadra di Mimmo Di Carlo, classificatasi quattordicesima con nove lunghezze di vantaggio sulla zona retrocessione. Ariatti di-sputò entrambe le sfide con la Fiorentina, dall’inizio al Bentegodi, partendo dalla panchina al Franchi. E furono per lui due giornate ricche di soddisfazione, perché il Chievo vinse tutte e due le partite. Della sua Fiorentina era ri-masto il solo Donadel. Ma per l’ex capitano viola quelle due gare contro la sua ex squadra hanno rappresentato comunque un bel tuffo nel passato.


Ariatti è stato uno dei simboli della rinascita viola


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A forza di parlare del Cesena e del Brescia in molti si sono dimenti-cati che la vera rivelazione di questo inizio di campionato è il Chie-vo. La squadra veneta ha raggiunto ormai una solida maturità, non ci sono più miracoli da fare né leggende da raccontare. Svestita l’aura della Cenerentola del calcio italiano, a Verona, sponda Chie-vo, finalmente si fa e si parla solo di football. Sempre, però, con gli occhi fissi sul bilancio, per cercare di valorizzare i giocatori in rosa e ricavarne poi linfa vitale per l’immediato futuro. Da qui, poi, sono passati fior di allenatori, oltre che di giocatori, tra cui Del Neri, oggi tecnico della Juventus e lo stesso Pioli, poco pubblicizzato, ma

uno dei giovani più promettenti della categoria. Il Chie-vo, infatti, con il suo 4-3-1-2 macina gioco, e qualche volta, anche gli avversari. Difficile dire quale può essere la tenuta di questa squadra nel lungo periodo, difficile prevedere se avrà gli uomini integri e le gambe per arri-vare sino in fondo nei piani alti della classifica. Come già scritto altre volte, è sempre difficile giudicare un avver-sario in base alla Fiorentina di Mihajlovic, che dà segni di ripresa solo a sprazzi e che continua a stare in fon-do alla classifica. Classifica, però, che è sempre corta e che, con due vittorie consecutive viola, garantirebbe tranquillamente un “ribaltone” della situazione attuale. I punti di forza del Chievo sono sicuramente il portiere Sorrentino che si esalta negli assalti a Fort Apache e che in questi ultimi anni ha dato grandi segni di affida-bilità. L’attacco della Fiorentina non si deve scoraggiare e insistere, soprattutto Gilardino che sembra l’ombra,

psicologicamente parlando, di se stesso. In attacco, nonostante la probabile assenza di Pellissier, gli uomini a disposizione di Pio-li restano molto pericolosi, sia per i continui inserimenti e scambi di posizione, sia per i tiri da fuori, che nei colpi di testa su palla inattiva. Il Chievo fa molto possesso, ma se aggredito e pressato centrocampo e difesa possono essere messi alle corde. Per farlo, però, la Fiorentina dovrà dimostrare di avere più grinta in campo che a parole e iniziare a pensare che ogni centimetro conquistato è determinante. Continuare a giocare da grande squadra in fondo alla classifica può essere molto pericoloso.

L’Avversariodi FrAncesco cAreMAni

speciale Fiorentina - Chievo20


CHIEVO dalla A alla Zdomenica 07 novembre 2010

A - Arena, il teatro più famoso di Verona.B - Bollito con la pearà, piatto tipico vero-nese. Loro lo fanno con la carne di manzo, noi lo facciamo con Cerci?C - Céo, nome della squadra in veneto.D - Duemilasei. Secondo alcuni, il primo scudetto del Chievo, che è infatti la prima tra le squadre non intercettate nella vicen-da Calciopoli, dopo Juventus, Milan, Inter, Fiorentina, Roma e Lazio.e - ex. Stefano Pioli, mai dimenticato a Fi-renze. Peccato sia in panchina col Chievo e non in difesa coi viola...F - Fenomeno. Ne hanno uno nuovo, Kevin Constant, della Guinea. Veloce e impreve-dibile, vietato addormentarsi con lui nei pa-raggi.g - giulietta e Romeo, gli innamorati più celebri. La statua del’eroina fa bella mostra di sé nel cortile della “casa di Giulietta”. In realtà essa non è mai esistita, ma nei ve-ronesi è sorta la convinzione che i Capuleti fossero in realtà i Cappello, perciò l’edificio di questa famiglia è stato dedicato alla gio-vane di cui narrò Shakespeare.H - Home page. Eccellente quella del sito ufficiale: www.chievocalcio.tv, con tanto di “muro” dei tifosi.

I - Inter. Ovvero, anche il Chievo ha un po’ di merito per il Triplete. Infatti è nella squa-dra veneta che fu parcheggiato Julio Cesar appena arrivato in Italia. Era il quarto portiere della rosa!L - Luciano, alias Eriberto, centrocampista che ha più nomi di Puff Daddy (che ora si chiama Sean Combs). Il Palmeiras ingaggiò Eriberto Conceição da Silva, classe 1979, senza sapere che era Luciano Siqueira de Oliveira, classe’75. E non si accorsero di nulla nemmeno i poliziotti che a Bologna lo fermarono alla guida ubriaco e contromano. Se avesse voluto, avrebbe potuto diventare un truffatore professionista!M - Mayélé Jason, centrocampista scompar-so nel 2002 a soli 26 anni in un incidente.N - Nazionale. I tifosi vorrebbero vedere convocati Pellissier e Sorrentino...in effet-ti, viste le ultime prestazioni di Viviano una chance al portiere gialloblu gli si potrebbe anche dare....O - Oliver Bierhoff, attaccante che ha conclu-so al Chievo la sua avventura italiana. E, come nelle altre squadre, segnando spesso di testa.p - pellissier Sergio, il giocatore che ha gio-cato e segnato di più in serie A con la maglia del Chievo.

Q - Quartiere, quello di Verona dove na-sce la squadra, sulle rive dell’Adige, poco più di 4000 abitanti. Gli abbonati viola sono di più. Vero...?R - Rigore. Uno nettissimo è stato negato al Chievo domenica scorsa. Speriamo che non ci sia la legge dalla compensazione...S - Simbolo. Quello del quartiere è il Ponte Diga, una diga con funzione di ponte pedo-nale, a otto arcate, terminato nel 1923, di-strutto dai tedeschi in ritirata e poi ricostru-ito. Una bella idea, forse servirebbe in tutte le città coi fiumi...(a buon intenditor..)T - Team manager, un ex calciatore, Mar-co Pacione, spesso rinominato “Piedi a panino”...U - Umiliazione. Triste sorte, quella di es-sere una squadra che inizia col, “Ch”....in forum e link vari è già diventato “Kievo”.V - Villa Pullè, edificio storico del quartiere, ricco di storia e di affreschi, ormai lasciato in stato di abbandono (un po’ come tutta la cultura italiana, fino a che non arriverà un russo o un giapponese appassionato d’arte che la restaurerà).Z - Zero a zero, l’ultimo risultato dei veneti, in trasferta a Parma.

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STADIO

L’OMBRA DI PELLISSIERspeciale Fiorentina - Chievo

Il suo nome è stato spesso accostato alla maglia viola nelle passate sessioni di cal-ciomercato. Ma, nonostante le lusinghe anche da parte di altre squadre, Sergio Pel-lissier, classe 1979, è rimasto al Chievo, del quale è attual-mente capitano. Con la maglia gialloblu l’attaccante di Aosta ha attualmente ben 89 reti all’attivo, e le 65 segnate fino ad adesso in A lo ren-dono il più grande capocannoniere di sempre del Chievo nella massima serie. Nella stagione 2007-2008, l’anno del pur-gatorio clivense in B, il bomber ha segnato ben 22 goal, contri-buendo così al ritor-no della sua squadra in serie A nella sta-gione successiva.

Da qui in poi non si è più fermato più, e co-mincia a realizzare gol su gol, molti dei quali pesanti e fondamentali, come la splendida tripletta segnata nel match pareggiato 3 a

3 contro la Juventus nell’aprile 2009. Una delle sue realizzazio-ni e rete più belle fat-te fino adesso rima-ne comunque quella realizzata nel match del suo esordio in na-zionale, nell’amiche-vole Italia-Irlanda del Nord vinta 3 a 0 da-gli azzurri il 6 giugno 2009. In quell’occa-sione infatti Pellissier dopo pochi minuti dal suo ingresso in cam-po va a segno con un gran gol in semiro-vesciata. E’ lui il tra-scinatore della squa-

dra veronese. E’ il leader in campo e nello spogliatoio. Secondo le ultime dichiarazioni rilasciate da lui stesso il Chievo è la sua vita. Rimane con i piedi per terra, pensa prima di tutto alla salvezza sicura della compagi-ne, ma sotto sotto vorrebbe arrivare il più alto possibile. Il Chievo del resto i numeri per riuscire in questo intento ce li ha, dato che quest’anno dispone di molti giocatori di qualità. Di sicuro Pellissier rimane sem-pre e comunque l’X Factor della squadra: è un attaccante puro, veloce, che sa tenere in scacco le difese avversarie e in più cari-ca tantissimo e continuamente i compagni, come un vero capitano deve saper fare. Attenzione quindi a tutta la formazione gial-loblu, che a Firenze ha sempre disputato belle partite, come quella della prima vittoria in assoluto in Serie A dopo la prima promo-zione e quella della scorsa stagione quando i veneti si imposero al Franchi per 2 a 1 sui viola, e soprattutto al loro leader, Pelliccia, come lo chiamano amichevolmente dalle parti del Bentegodi.

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La nostra Mandrakata focalizza l’attenzione su alcune partite della decima giornata del campionato di serie A. Partiamo con Napoli-parma: i partenopei hanno un ottimo rendimento ester-no mentre in casa ogni tanto si concedono qualche distrazione. Il Parma non riesce a trovare il passo giusto in questa stagione e continua a stentare. Noi vediamo la vittoria del Napoli che ha una quota di 1,60. Altra squadra che non dovrebbe fallire l’appuntamento con la vittoria è il palermo contro il genoa. In settimana, dopo alcune screzi con il presidente Zamparini, si è dimesso il direttore sportivo Walter Sabatini. Come al solito i tre punti saranno la miglior medicina per risolvere tutti i problemi. Segno 1 bancato a 2,00. Juventus-Cesena è una gara dall’esi-to scontato. Il segno 1 è pagato poco e allora noi scommet-tiamo sull’over, cioè che saranno segnati nel corso della gara più di due gol. La quota è di 1,65. Lazio-Roma sarà il match clou della domenica. La tradizione vuole che sia la squadra che viaggia peggio in classifica ad aggiudicarsi il derby capitolino. Noi aggiungiamo che la Lazio ha raccolto molto di più dei suoi reali meriti e quindi potrebbe pagare dazio. Giochiamo il segno 2 che ha una buonissima quota a 2,75. Sampdoria-Catania è una partita dall’esito poco scontato. L’indecisione ci ha fatto propendere per giocare un under, scommettendo sul fatto che vengano segnati non più di due gol. La quota è di 1,65. Infine Udinese-Cagliari con la squadra di Guidolin che sta viaggiando come una scheggia. Non vediamo altre alternative al segno 1 che è bancato a 1,83. Riassumendo abbiamo una quota totale di 43,84 e puntando 6€ otteniamo una bolletta da 263,05. Buo-na Mandrakata a tutti!

La Mandrakatadi MAssiMo giAnni

Napoli-Parma 1Palermo-Genoa 1Juventus-Cesena over

Lazio-Roma 2Sampdoria-Catania underUdinese-Cagliari 1

L’Uomo in piùdi dAvid FAbbri


L’OMBRA DI PELLISSIER CAMPANA

il BORSINO della settimanadi giAnni di FerdinAndo


La parola di Fiorentina-Chievo è ‘campa-na’. Nella frazione veronese, la storica squadra campanaria locale ogni domeni-ca tiene concerti di campane secondo la tecnica dei concerti di campane alla ve-ronese. All’interno del monumentale cam-panile cittadino si trovano nove campane di bronzo in scala di Mib3 calante, più il semitono di quarta eccedente. Tante le campane anche a Firenze, che una volta più di oggi scandivano il tempo della popolazione. Ricordiamo, su tutte, la Martinella, cam-pana di guerra dei fiorentini, conquistata

dai senesi nel 1260 alla battaglia di Mon-taperti e ancora oggi conservata nella città del Palio. Alle campane fiorentine storici quali Gior-gio Batini e Luciano Artusi hanno dedicato due libri: il primo, nel 2007, “Per chi suona la Toscana. Storie curiose di campane e campanili”; il secondo, nel 2008, “Cam-pane e campanili di Firenze. Una passeg-giata fra l’armonica bellezza dei bronzi che troneggiano sui campanili del centro storico”. Il termine ‘campana’, spiega il Battaglia, viene dal tardo latino ‘campana (vasa)’. Siamo nel 500 d. C. e la parola

non è, come nell’italiano moderno, un femminile singolare, ma un neutro plurale e indica i vasi di bronzo della Campania (la regione dove si fabbricavano). Più empirico l’ottocentesco dizionario Tommaseo-Bellini, secondo il quale ‘cam-pana’ viene “da ‘Campania’, perché in Nola per primo diconsi fatte”. Il mondo occidentale conosceva le cam-pane già dal 300 d. C., ma le indicava con il neutro singolare ‘signum’. La speranza dei tifosi della Fiorentina è che oggi a suonare a festa siano le cam-pane viola!

La partita? è una PAROLAdi enrico zoi

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IN RIALZOVOLpI (MONTeVARCHI) – Squadra di carattere la sua, dove si vede la mano dell’allenatore. Il poker di Borgo San Lorenzo conferma la bontà di un organico che se la può giocare al tavolo delle grandi, Todi, Castel Rigore e Perugia su tutte.BAKOULIAS (SANSOVINO) – Firma la vittoria di Castelnuovo dei Sabbioni con una perla da centrocampo inusuale per un campionato come quello di Eccellenza. Prodezze balistiche da altri palcoscenici, vedi Maradona, Quagliarella, Mancini e compagnia cantante.

STABILIAgLIeTTI (eMpOLI) – Secondo pareggio consecutivo nel confronto casalingo con il Crotone che permette all’Empoli, dopo quello di Reggio Calabria, di mantenersi in zona play-off, limitando i danni dopo la inutile faticaccia di coppa di Firenze.

IN CALOINDIANI (LUCCHeSe) – Una carriera, nelle ultime stagioni, in calo, netto calo, come confermano gli esoneri di Crotone, Perugia, Foligno e Pisa. Riparte da Lucca per riprendere quota, ma la prima partita è amara come le precedenti, considerata la sconfitta di Be-nevento. Per preparare a dovere il posticipo con la Nocerina tutti in ritiro al Ciocco: basterà per invertire la tendenza? Basta aspettare lunedì sera per avere una prima risposta.RUOTOLO (SAVONA) – Secondo esonero nello spazio di pochi mesi. Dopo Livorno tocca al Savona. Per fargli mantenere la pan-china non sono bastate nemmeno le assicurazioni del suo ex presi-dente, Spinelli, che lo considera sempre il suo ‘figlioccio’ calcistico e lo pilota in certe scelte, visto e considerato il ruolo che ricopre anche all’interno del direttivo ligure.VeLTRONI (ALeSSANDRIA) – Denuncia nelle ultime settimane di essere stato lasciato solo nella gestione dell’Alessandria, non ricevendo gli aiuti promessi. Ma cosa si aspettava l’ex patron della Sansovino nel rilevare il pacchetto azionario di una società in pe-renne difficoltà? La patata bollente è ora nelle sue mani e a questo punto gli domandiamo. “Caro Veltroni, ma chi glielo ha fatto fare?’’.

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