il brivido sportivo n 11 del 20 marzo 2012

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SETTIMANALE DI CRITICA E ATTUALITÀ SPORTIVA FONDATO NEL 1927 Pantaleo Corvino non è più il punto centrale della Fiorentina, l’uomo che per anni ha gestito la sua immagine e il suo merca- to. Il ds viola è stato di fatto ‘di- missionato’ domenica in serata. Paga così gli errori indiscutibili degli ultimi due mercati, ma an- che gli errori che pure altri hanno fatto, specialmente a livello diri- genziale. Insomma, per metà re- sponsabile, per l’altra metà capro espiatorio. Ma è sempre così, e in fondo non c’è da meravigliarsi: quando la nave inzia ad affonda- re bisogna comunque alleggerir- la di responsabilità per cercare di tenerla a galla. Pantaleo ‘pesava’ e quindi è stato lui il primo a pa- gare. Ma questo non evita a tutti gli altri – proprietari e dirigenti del club viola – di dover poi comun- que rendere conto degli errori di due stagioni buie. Certo, per dimenticare quello che è accaduto sabato sera sarà necessario molto tempo: oltre 36.000 persone (la stragrande maggioranza viola) erano venu- te al Franchi nella speranza di una svolta nell’orgoglio, gran parte però ha lasciato lo stadio tabaccheria L ARTURO M ICHELE Via Il Prato, 62r Firenze tel. 055 290695 Articoli per fumatori e da regalo Superenaloo Ricevitoria ANNO 86 - N. 11 - MARTEDÌ 20 MARZO 2012 COPIA OMAGGIO tel 055 357251 / 055 357252 Fax 055 357252 Via B. Marcello, 29f/r Firenze [email protected] accessori e ricambi per auto adattabili e originali (prima) dopo la vergogna pagano i primi colpevoli Continua in ultima BUCELLI RENZA Via Stazione delle Cascine, 7 - Firenze Tel./fax 055/311164 www.brbucellirenza.com - [email protected] Articoli e complementi d’arredo in plexiglass FIRENZE - Via Senese, 160 - Tel. 055.2048549 - chiuso il martedì - www.pizzeriapipistrello.com PIZZERIA Il Pipistrello dal 1981 Nell’ambiente accogliente e familiare del nostro locale potrete gustare diversi tipi di pizze e primi piatti. Tra le numerose varietà a disposizione, tutte cotte nel forno a legna e fatte lievitare natu- ralmente, LA PIZZA CON LA MOZZA- RELLA BUFALA è sicuramente la specialità e il maggior vanto dei nostri esperti pizzaioli. Altrettanto grande è la passione con cui i nostri cuochi preparano per voi, ogni giorno, e selezionando i prodotti migliori della nostra tradizione, diversi tipi di ottimi primi piatti, oltre che anti- pasti, pietanze della cucina toscana e gli imperdibili dolci della casa. Prepariamo anche PIZZE DA ASPORTO. più di 200 TIPI DI PIZZA Corvino metà responsabile metà capro espiatorio paga i suoi errori MA PURE QUELLI DI TUTTA LA FIORENTINA di Alessandro Rialti

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il brivido sportivo n 11 del 20 marzo 2012

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Settimanale di critica e attualità Sportiva Fondato nel 1927

Pantaleo Corvino non è più il punto centrale della Fiorentina, l’uomo che per anni ha gestito la sua immagine e il suo merca-to. Il ds viola è stato di fatto ‘di-missionato’ domenica in serata. Paga così gli errori indiscutibili degli ultimi due mercati, ma an-che gli errori che pure altri hanno fatto, specialmente a livello diri-genziale. Insomma, per metà re-sponsabile, per l’altra metà capro espiatorio. Ma è sempre così, e in fondo non c’è da meravigliarsi: quando la nave inzia ad affonda-re bisogna comunque alleggerir-la di responsabilità per cercare di tenerla a galla. Pantaleo ‘pesava’ e quindi è stato lui il primo a pa-gare. Ma questo non evita a tutti gli altri – proprietari e dirigenti del club viola – di dover poi comun-que rendere conto degli errori di due stagioni buie.Certo, per dimenticare quello che è accaduto sabato sera sarà necessario molto tempo: oltre 36.000 persone (la stragrande maggioranza viola) erano venu-te al Franchi nella speranza di una svolta nell’orgoglio, gran parte però ha lasciato lo stadio

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DI TUTTA LA FIORENTINA

di Alessandro Rialti

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2 DIRETTORE RESPONSABILEMichela [email protected]@brividosportivo.itCONSULENTE EDITORIALEAlessandro Rialti

EDITORE E PUBBLICITàSalvini Editore srlVia S. Quirico 16750013 Campi Bisenzio (Fi)tel. 055.9334666 Fax [email protected] E IMPAGINAZIONEChiara Reggiani - [email protected]

STAMPACentro Stampa Editoriale srlGrisignano di Zocco (Vi)

[email protected]

COLLABORATORIAlessandro Rialti, Luca Caneschi, Saverio Pestuggia, Michela Lanza, Ruben Lopes Pegna, Luca Capanni, Alfredi Verni, Federico Pettini, Alessandro Latini, Giampiero Tosi, Cristina Mattioli, Chiara Baglioni

FOTO La Presse

Della Valle-Firenze: IL RAPPORTO RESISTERA’ O SI SPEZZERA’?

Firenze è stanca di assistere a spettacoli in-degni. Firenze è stanca di essere protagonista

in negativo. Firenze è stanca di essere derisa. Ma la cosa maggiormente preoccupante è che Firenze è stanca non solo della squadra (anche se auspica che venga fatta piazza pressoché pulita ad eccezion fatta per Nastasic, Behrami e Jovetic), di Corvino o di una dirigenza mai realmente amata, ma anche della famiglia Della Valle. A questo punto, la do-manda da farsi è: sarà mai possibile risanare il rapporto tra i fratelli Tod’s e la città? Perché se esiste la reale possibilità di un riavvicinamento, allora ci potrebbero essere anche i presupposti per continuarlo e ricostruire tutti insieme un nuovo ciclo con nuovi necessari investimenti supportati da rinvigorito entusiasmo. Se, al contrario, non esiste maniera di riabbracciarsi, se il popolo viola avesse deciso che i volti degli industriali marchigiani non sono più graditi a prescin-dere, allora potremmo essere arrivati davvero al capolinea.

I TEMPI DEI PONTELLO. Quanto dura una proprietà a Fi-renze? La recente storia viola insegna che, passato il deci-mo anno di matrimonio, c’è il rischio che il rapporto venga in-crinato. E ad ogni fine rapporto a Firenze si è corso il rischio (scampato o no) di incappare in una retrocessione. Partiamo dalla famiglia Pontello che ha preso il comando della Fio-rentina nella stagione 1980-81 costruendo una squadra im-portante che ha rischiato di vincere il terzo scudetto della storia viola (ottenendo un 5° posto nella stagione 1980-81, un 2° posto nel 1981-82, un 5° posto nel 1982-83, un 3° posto nel 1983-84, un 9° posto nel 1984-95 e un 4° posto nel 1985-86). Sei anni importanti ricchi di soddisfazioni e durante i quali i tifosi hanno potuto vedere all’opera ottimi giocatori se non addirittura campioni. Poi la scelta di affidare le chiavi della società ad un presidente esecutivo (Pier Ce-sare Baretti, al quale subentrò Lorenzo Righetti dopo la sua tragica scomparsa) e la voglia di lasciare il mondo del cal-cio. Desiderio, dunque, di allontanarsi, di defilarsi. Una vo-glia che ha trovato risposta alla fine della stagione 1989-90 quando i Pontello, dopo essere andati vicini a vincere una Coppa Uefa ma anche ad un’inaudita retrocessione, con la Fiorentina riuscita a salvarsi solamente all’ultima giornata di campionato, hanno passato il testimone alla famiglia Cecchi Gori, vogliosi di riportare il club viola in alto. Il feeling con la città, che aveva capito il distacco della proprietà dalla squa-dra, si era ormai deteriorato. E la cessione di Baggio alla Juventus fece il resto. Tra Firenze e i Pontello finì nel caos, tra polemiche e pesanti contestazioni, ma con la Fiorentina almeno salva, in A, anche se senza il ‘Divin Codino’.

I 12 ANNI DEI CECCHI GORI. L’arrivo della famiglia Cecchi Gori (1990-91) ha portato entusiasmo e nonostante i pri-mi anni di difficoltà, di assestamento durante i quali i viola sono incappati in una retrocessione inaspettata e clamoro-sa, l’entusiasmo non è venuto meno. I tifosi avevano capito che la retrocessione del ‘92-93 era stato un vero e proprio incidente di percorso. La scomparsa di Mario Cecchi Gori, il presidente amato dalla gente, lasciò un vuoto incolmabile, ma il figlio Vittorio fece una promessa solenne ai tifosi: ripor-tare la squadra subito in A (nessun big infatti lasciò Firenze) e provare a vincere in quella che lui amava definire “la bat-taglia di Davide contro Golia”. Così dal ritorno in A Firenze ha vissuto anni fastosi che han-no visto la maglia viola tornare ai vertici del calcio italiano. Tanti i campioni portati in riva all’Arno da Cecchi Gori e tanti anche gli obiettivi raggiunti negli anni delle ‘sette sorelle’: un 10° posto nella stagione 1994-95, un 3° posto nel 1995-96, un 9° nel 1996-97, un 5° nel 1997-98, un 3° nel 1998-99 e un 7° nel 1999-00. Poi, dopo la vittoria di una Coppa Italia e di una Supercoppa italiana, dopo una semifinale di Coppa delle Coppe, un titolo di Campioni d’inverno e una soddi-sfacente partecipazione in Champions League, l’inizio della fine con Cecchi Gori indebitato costretto a cedere prima Ba-tistuta (estate del 2000), poi Toldo e Rui Costa (estate del 2001). Nel frattempo, nonostante si stesse andando incon-tro ad una fine ingloriosa seppur non voluta, quella Fioren-tina ebbe il merito di aggiungere un altro trofeo in bacheca, la Coppa Italia 2000-2001.Ma quelle cessioni, le divergenze con i tifosi, i problemi finanziari che ingenuamente il patron credeva di poter ri-solvere decretarono la fine di un rapporto rimpianto ancora oggi dallo stesso Vittorio Cecchi Gori, messo all’angolo dal-la sua stessa passione, dall’amore nei confronti di Firenze e dal tifo spassionato che aveva per la Fiorentina. Errori che ha pagato con una pena più cara del dovuto: non poter

tornare nel ‘suo’ stadio, né passeggiare per le strade della ‘sua’ città dove riposano tra l’altro i suoi genitori. Vittorio che non avrebbe lasciato mai la Fiorentina, si è trovato costretto a farsi da parte: la sua squadra, dopo essere retrocessa con ‘le maglie della vergogna’ è pure fallita per un debito da con-siderarsi irrisorio in confronto a quello di altri club salvati dal mondo del calcio e della politica.

FIRENZE STUFA. Era l’estate del 2002 quando arrivò a salvare la Fiorentina la famiglia Della Valle. Entusiasmo alle stelle, record di abbonamenti in serie C2 e ancora in B. Dopo un primo anno nella massima serie difficile, con la salvezza ottenuta all’ultimo minuto dell’ultima giornata, è arrivata la scalata al successo: un 4° posto nella stagione 2005-06 (poi spazzato via dalle sentenze di Calciopoli), un 6° nel 2006-07, un 4° posto nel 2007-08 e un 4° posto nel 2008-09, poi una semifinale di Coppa Uefa e due partecipazioni di fila alla Champions, una acerba e l’altra magistrale. Poi la fine del

ciclo, l’errore di non credere alla necessità di rivoluzionare un’intera squadra fin da subito e soprattutto il distacco totale di Diego Della Valle dal calcio: da quando manca lui, la Fio-rentina è andata pian piano spengendosi collezionando due stagioni e mezzo da ‘squadretta’. Senza obiettivi, senza sogni, senz’anima. Una parte di Firen-ze ha manifestato la volontà di vedere i fratelli Tod’s lasciare la Fiorentina. Intanto il primo epurato è già stato nominato: dopo Mihajlovic succeduto a Prandelli, Corvino. Ma se fosse arrivata anche l’ora dei Della Valle? Siamo arrivati ai loro 10 anni viola e in linea con le precedenti gestioni c’è ancora una volta il rischio di retrocedere.La speranza comunque è che una famiglia importante come quella di Diego e Andrea resista e prima di prendere qualun-que tipo di decisione ci pensi bene. Del resto, fino a prova contraria, non sembra che fuori dalla sede viola ci sia la coda di papabili acquirenti. E se anche fosse così, astenersi perdi-tempo e presunti finti petrolieri o fasulli magnati arabi.

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La definirei apologia di stupidità, il gesto di Cerci che ha portato alla sua espulsione ed a una debacle in una gara che, comunque, la Fiorentina avrebbe perso an-che in 11, ed anche con Messi in campo al posto di Cerci. Dalle nostre parti, in parole più semplici, si dice “scemo si, ma tu te ne approfitti...” quando ci si trova di fronte a questi comporta-menti. Dopo una notte insonne tra sabato e domenica, però, la parola che più mi viene in mente è “attenzione”, come nelle copertine dei giornali dei Testimoni di Geova, per-ché in una situazione come questa i rischi che ci sono non possono e non devono essere sottovalutati. La serie B, infatti, non è solo una cosa da evocare per esorcizzarla, ma un rischio concreto che in una situa-zione di scollamento come l’attuale deve essere preso in considerazione, agendo di conseguenza. Il rischio più grave sareb-be quello di farsi prendere la mano da tutta la rabbia che, legittimamente, si ha dentro in questo momento e che suggerirebbe di spedire Cerci in una comunità di re-cupero neutroni, di mettere in tribuna chi è a scaden-za di contratto, di cacciare anche Corvino senza aspettare la fine del contratto, il cui mancato rinnovo è stato annunciato quasi come se si volesse offrire una testa alla rabbia popolare. Il ds

ha responsabilità enormi, e nel dirlo sono al di sopra di ogni sospetto visto che esprimo certe valutazioni da un paio d’anni, ma non può essere il capro espiatorio per nessuno: né per una proprietà assente, né per una società saccente, né per una squadra deprimente e né per un allenatore insipiente.

Forse è proprio lui, Delio Rossi, la delusione più grande per non aver saputo imprimere una svolta ad una si-tuazione deficitaria depauperando un patrimonio di en-

tusiasmo con il quale era stato accolto da una tifoseria depressa dalla gestione Mihajlovic. Il tecnico serbo, che francamente trovo assurdo rim-piangere, aveva una sua idea di calcio basata sulla so-lidità difensiva, e su quello lavorava lasciando la fase

d’attacco alla volontà degli dei del calcio, ma Rossi non ha saputo migliorare la fase di possesso fi-nendo invece per mettere in con-fusione quella difensiva, tra cam-bi di modulo e di uomini che non hanno mai convinto fino in fondo. Forse, nei minuti passati in pan-china dopo il fischio finale, ha pensato a quel 7-0 casalingo di un anno fa inflitto al suo Palermo dall’Udinese, riflettendo se que-sto si può definire un caso oppu-re se nel suo modo di allenare e preparare le partita non ci sia una falla grande come quella della Costa Concordia. Non ritengo, però, che il mister romagnolo sia lo Schettino della situazione, o meglio ritengo che non ci sia uno Schettino ma piut-tosto una nave che verso il nau-fragio ci va per errori nella defini-zione della rotta, o meglio ancora nell’assenza di rotta, e non per l’inchino di uno sconsiderato. Per quanto sia difficile farlo, ora occorre serrare le fila e mettere da parte per due mesi una serata che tutti noi sappiamo che in real-

tà non dimenticheremo mai. Rimanere in A è un dovere, anche per chi non conosce il senso di questa parola, e nella Fiorentina attuale ce ne sono tanti.

CORVINO NON E’ SCHETTINO, E’ LA ROTTA CHE MANCA...

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Sei anni e nove mesi intensi, di cui cinque indimenticabili. La

parentesi viola di Pantaleo Corvino si è chiusa ufficialmente domenica sera alle 19,03 quando sul sito ufficiale della socie-tà è apparso il seguente comunicato: «La Fiorentina rende noto, d’accordo con il di-rettore Pantaleo Corvino, che il suo con-tratto di Responsabile dell’area tecnica non verrà rinnovato alla scadenza. Que-sto permetterà alla società di cominciare da subito a ragionare sul proprio futuro e sulla strategia da attuare con chiarezza e trasparenza. A Pantaleo Corvino, che ha operato per molti anni in società con totale autonomia e fiducia, vanno i nostri ringraziamenti. Noi non dimentichiamo infatti che, a prescindere dalle ultime due stagioni calcistiche che non hanno soddisfatto nessuno, società per prima, Corvino ha portato la Fiorentina a essere protagonista nel calcio di alta qualità, sia italiano che internazionale».

AVVENTURA INTENSA. E’ arrivato così il momento di tirare le somme di quest’av-ventura tanto intensa - iniziata per scalare la classifica in Italia e per duellare con le più grandi squa-dre in Europa - fin da quando viene chiamato dalla famiglia Della Valle nel 2005. Corvino lascia il suo Salento e mette a disposizione l’esperienza e il fiuto per gli affari. Fa sedere in panchina Cesare Prandelli e allestisce una ‘macchina da guerra’. Strappa dalle mani di Zamparini il centravanti più prolifico del momento, Luca Toni, e porta a Firenze gente come Fiore, Brocchi, Frey, Gamberini, Montolivo e Do-nadel. La Fiorentina di quell’anno è inarrestabile e alloggia stabilmente nelle parti alte della classifica. Parallelamente cresce il suo feeling con i tifosi, di cui diventa un vero e pro-prio beniamino. Il progetto è agli inizi e sul campo procede a gonfie vele. Migliaia di fiorentini invadono Verona all’ultima giornata di campionato e festeggiano una meritata qualifi-cazione in Champions League, che però verrà spazzata via dalle sentenze di Calciopoli. Il suo scopo l’ha raggiunto, ma non poter giocare la massima competizione europea per club non gli va giù. E’ il suo sogno. La stagione successiva, con la pesantissima penalizzazione sulle spalle, la Fioren-tina (per punti fatti a fine stagione) è la terza squadra del campionato, ma deve ‘accontentarsi’ di disputare la Cop-pa Uefa nella stagione 2007/2008. Corvino nel frattempo ha portato a Firenze Pazzini, Mutu, Santana, Liverani e tanti altri giocatori funzionali al progetto come Blasi, Gob-bi e Reginaldo. Nella nuova stagione puntella l’organico

con Osvaldo, Balzaret-ti, Semioli e Vieri, che compensa in parte la par-tenza di Toni. Il momento magico sembra non finire mai. I viola sono protago-nisti di due cavalcate pa-rallele in campionato e in Europa, che si conclude-ranno con il raggiungimen-to del quarto posto e della

semifinale (immeritatamente persa contro i Rangers ai rigo-ri) in Coppa Uefa. All’amarezza di quella delusione europea fa da contraltare la gioia per essere finalmente arrivato a disputare una Champions League sul campo, che nessuna sentenza potrà cancellare. E’ la sua stagione più bella dal punto di vista del mercato. Arrivano in viola Gilardino, Jo-vetic, Felipe Melo e Vargas, quattro giocatori che fanno fare il salto di qualità alla Fiorentina. I risultati in campiona-to gli danno ragione, in Champions però la squadra paga l’immaturità ed esce nella fase a gironi. L’esperienza è co-munque indimenticabile, tanto che in molti sono fermamente convinti di volerla ripetere. Lo stesso Corvino non può più fare a meno dell’inno della Champions e addirittura ne fa la suoneria del suo cellulare in segno di buon auspicio per il futuro. Il fluido magico non è ancora finito. C’è il tempo per l’ennesima stagione esaltante e per una nuova avventura in giro per l’Europa. Questa volta la musica cambia, la squadra è matura e si toglie le soddisfazioni più belle dell’intera ge-stione-Della Valle. Superato lo scoglio (non semplice) dello Sporting Lisbona nel preliminare, la Fiorentina chiude al pri-mo posto nel girone battendo Liverpool (ad ‘Anfield’ il picco più alto dell’avventura in viola) e Debrecen (due volte) oltre al Lione. Ma poi c’è il ciclone Ovrebo, che in collaborazione con il Bayern Monaco chiude di fatto il ciclo-Prandelli e con esso le soddisfazioni in viola per Corvino.FINE DEI SOGNI. Iniziano i tempi duri. Le campagne ac-quisti a base di Bolatti e Felipe cominciano a far nicchia-re la tifoseria. I vari Keirrison e Castillo non lo aiutano ad accontentare l’esigente piazza fiorentina che con il passare dei mesi diventa sempre più critica nei confronti della socie-tà. Sceglie Mihajlovic al posto di Prandelli e non riesce più ad essere incisivo sul mercato come nelle stagioni passate, quando si toglieva la soddisfazione di cedere, ad esempio, Felipe Melo alla Juventus per 25 milioni di euro. Perde pro-gressivamente il sorriso e la voglia di scherzare. La società lo lascia sempre più spesso in balia di media e tifosi a spie-gare come mai i risultati non arrivano più. Concetti come

autofinanziamento, tetto ingaggi e fair play fi-nanziario diventano di uso quotidiano, cresco-no le critiche, sente sempre meno la fiducia dei tifosi, si rende conto di essere considerato uno dei problemi maggiori della Fiorentina. E l’esilio di 43 giorni che lo tiene lontano da Firenze per gravi motivi familiari gli fa capire che è arrivato il momento di andare alla ricerca di nuovi sti-moli. La sua decisione trova una facile sponda nella Fiorentina, bisognosa di cambiare per rin-frescare l’aria dalle parti del Franchi.

EREDITA’ PESANTE. Se ne va lasciando in eredità giocatori come Nastasic, Behra-mi e Jovetic, ma soprattutto un settore giova-nile fra i più forti in Italia. E’ il fiore all’occhiello di cui si è sempre vantato e il suo bottino è ad oggi di quattro titoli nazionali. Il patrimonio del-la società viola è assolutamente di primo piano perché in questa stagione gli Allievi e i Giova-nissimi Nazionali sono ampiamente primi nei loro campionati e la Primavera è seconda in classifica e duella con la Juventus per il primo posto

LE TAPPE PIU’ SIGNIFICATIVE DELL’AVVENTURA VIOLA DI CORVINO.

7 agosto 2005 – Coppa Italia, Fiorentina-Cisco Roma 4-0. La prima uscita ufficiale da direttore sportivo della Fiorentina.14 maggio 2006 – 38° giornata serie A, Chievo-Fiorentina 0-2. Sul campo la Fiorentina conquista il quarto posto e la qualificazione in Champions League, poi spazzata via dallo scandalo di Calciopoli.20 settembre 2007 – Play Off Coppa Uefa, Groningen-Fio-rentina 1-1. E’ il suo debutto ufficiale in una competizione eu-ropea.2 marzo 2008 – 26° giornata serie A, Juventus-Fiorentina 2-3. Uno dei giorni più belli della recente storia viola.18 maggio 2008 – 38° giornata serie A, Torino-Fiorentina 0-1. La rovesciata di Osvaldo proietta la Fiorentina finalmente in Champions League. Indimenticabile il suo balzo in campo e l’abbraccio con Prandelli.12 agosto 2008 – Andata terzo turno preliminare, Fiorentina-Slavia Praga 2-0. E’ il suo debutto ufficiale in Champions Le-ague.15 febbraio 2009 – 24° giornata serie A, Genoa-Fiorentina 3-3. I viola rimontano i padroni di casa con una tripletta di Mutu e di fatto sanciscono il ritorno in Champions League.24 maggio 2009 – 37° giornata serie A, Lecce-Fiorentina 1-1. Il gol di Jorgensen regala la certezza della nuova partecipa-zione alla massima competizione europea per club.24 novembre 2009 – 5° giornata fase a gironi Champions League, Fiorentina-Lione 1-0. Arriva la certezza di approdare agli Ottavi di finale.9 dicembre 2009 – 6° giornata fase a gironi Champions Le-ague, Liverpool-Fiorentina 1-2. Il trionfo di ‘Anfield’ è il punto più alto, per ora, della sua carriera.4 dicembre 2011 – 14° giornata serie A, Fiorentina-Roma 3-0. L’ultimo successo di prestigio da direttore sportivo della Fiorentina.

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L’ADDIOdi Alessandro Latini

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Almeno ci ha provato e ha lottato come un leone, men-tre i suoi compagni di squadra si arrendevano docili come agnellini di fronte allo strapotere bianconero. Altro che gio-catore scarico e demotivato, che pensa soltanto al club dove militerà dal prossimo primo luglio. In tanti – quasi tutti – dovrebbero prendere esempio da Riccardo Montolivo per quanto sta facendo sul campo si intende (lasciamo perdere in questo momento le vicende contrattuali). L’ex capitano contro la Juventus è stato una spanna sopra tut-ti ed è stato anche l’unico giocatore viola a cercare di non arrendersi. Ha dato tutto se stesso. Ha combattuto come non mai. Sicuramente è stato il migliore dei suoi. Ha tirato fuori la grinta e l’orgoglio che occorrono per affrontare una partita difficile come quella con la Juventus. Ha fatto un paio di recuperi da mediano puro. E ha fatto sfoggio di alcuni lampi della sua classe. E’ stato altresì l’unico che ha dato l’impressione di non perdere mai la testa. Ha provato a ricucire il gioco, a pressare i bianconeri anche nella propria metà campo, a fornire assist ai propri com-pagni. Ma predicava nel deserto l’altra sera. Non c’era nessuno che lo seguisse. Nessuno, purtroppo. Ed è sta-to un grande peccato, perché forse se qualcuno avesse giocato al livello di Montolivo probabilmente la Fiorentina non avrebbe subito questa batosta. Avrebbe sicuramente perso, su questo non c’è dubbio, ma c’è modo e modo di subire una sconfitta. E l’ex capitano ha fatto di tutto per cercare di dare una mossa alla sua squadra. Ma non c’è stato niente da fare. Alla fine si è arreso anche lui. E come tutti i suoi compagni al termine della gara è uscito

mestamente dal campo a capo chino tra i fischi dei tifosi rimasti ancora sugli spalti. Al-meno però è uscito con la coscienza a posto, dopo aver dato tutto se stesso e aver lottato con tutte le proprie energie e tutte le proprie forze. Più di così non avrebbe potuto fare. Questo è certo. E’ una consolazione magra ma resta pur sempre una consolazione. E meno male c’era chi voleva che Montolivo venisse messo fuori squadra e mandato in tribuna per non aver rinnovato il contratto propostogli dalla società. L’ex capitano è un professionista serio, che sta onorando la maglia e sta facendo il proprio lavoro (ha sbagliato anche lui tante partite, intendiamoci). Magari non sempre ci è riuscito. Questo è evidente. E dispiace molto che non abbia accettato di rimanere alla Fiorentina nelle prossime stagioni. Ci sarebbe piaciuto e ci sarebbe sembrato giusto nei confronti di quei dirigenti che gli hanno sempre manifestato la propria fiducia. Per lui era pronto un contratto quinquennale a cifre importanti. Montolivo prima ha tergiversato a lungo – troppo a lungo – sulla proposta della Fiorentina e poi l’ha respinta al mittente, rifiutando anche alcune proposte interessanti arriva-te alla società da altri club per la sua cessione. Avrebbe potu-to comportarsi meglio. Su questo non c’è dubbio. Per rispetto anche nei confronti di una tifoseria che lo ha sempre amato e

che perciò si è sentita tradita. Ciò nonostante resta il fatto che Riccardo Montolivo, sia con la Juventus che in altre gare, ha dimostrato di comportarsi da professionista. Ed è solo affidandosi ad elementi come lui che la Fiorentina può ancora legittimamente sperare di rimanere in serie A.

l’uomo in piùdi Ruben Lopes Pegna

l’uomo in menodi Ruben Lopes Pegna

Nemmeno un bambino dell’asilo avrebbe commesso un gesto come quello di Alessio

Cerci nella partita contro la Juventus, quella che da tutti a Firenze era considerata quest’anno la partita

della vita. L’ex romanista questa gara purtroppo l’ha condizio-nata o meglio l’ha rovinata, perché ha costretto la Fiorentina a giocare per settanta minuti con un uomo in meno. E regalare un giocatore a questa Juve, peraltro già in vantaggio di una rete al momento dell’espulsione, ha significato di fatto conse-gnarle su un piatto d’argento il match. Non aveva bisogno di questo regalo la formazione bianconera, già di per sé più forte di quella viola. Chissà che cosa sarà saltato per la testa a Cer-ci quando ha rifilato una pedata nel sedere, a palla per di più lontana, a De Ceglie, suo avversario diretto? E’ difficile dirlo. Un fatto è certo, non ci sono giustificazioni di sorta di fronte a quello che ha combinato l’ex romanista. Un professionista non si può comportare come ha fatto lui. Chiunque prima di agire deve riflettere. Non può lasciarsi andare all’istinto. Neppure un bambino lo può fare, figuriamoci chi gioca in serie A. Intendia-

moci: la pedata non è stata violenta. Ma la reazione di Cerci, dopo che De Ceglie aveva semplicemente allargato il braccio per rallentarne la corsa, è stata assurda. Una sorta di fallo di frustrazione del quale peraltro l’arbitro Bergonzi non si era neppure accorto: è stato il guardalinee Stefani che stazionava davanti alla panchina di Antonio Conte ad avvisarlo del gesto di Cerci. E allora il fischietto genovese non ha potuto fare altro che estrarre il cartellino rosso ed espellere giustamente, come da regolamento, il numero sette viola. Già Cerci non era molto amato dai supporter viola nonostante le sette reti realizzate la scorsa stagione (secondo goleador dopo Gilardino) e le quat-tro di questa (solo Jovetic ha segnato più di lui, dodici centri). Figuriamoci adesso. Certi suoi atteggiamenti e certe sue di-chiarazioni non sono mai piaciute alla tifoseria viola. Anche se i fischi nei suoi confronti talvolta sono sembrati eccessivi. Alla prova del nove, però, nella partita più sentita dall’intera città, l’ex giallorosso con questo gesto ha finito per dare ragione ai suoi detrattori. Al limite un’espulsione ci può anche stare se commetti un fallo per fermare un avversario lanciato a rete o per evitare un gol già fatto. In un caso del genere la gente lo può anche accettare. Ti può anche perdonare e giustificare. Ma in una circostanza del genere no, non ci sono attenuanti. E soprattutto le conseguenze – dal punto di vista sportivo si intende – sono state nefaste.

Quella di sabato sera contro la Juventus al Franchi proba-bilmente è stata l’ultima partita di Cerci con la maglia viola. E’ difficile che Delio Rossi lo possa riproporre. Da qui in avanti ci vogliono giocatori di carattere in grado di lottare e di non perdere la testa mai per portare la Fiorentina alla salvezza. E non crediamo purtroppo – anche perché in attacco la scelta è limitata – che Cerci abbia queste caratteristiche.

NEPPURE UN BAMBINO DELL’ASILO avrebbe reagito così

Almeno contro la Juve RICCARDO NON HA FATTO L’AGNELLO

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di sconforto sportivo arrivi fragoroso alle loro orecchie affinché riescano ad assorbire ap-pieno, stavolta, lo stato d’animo della piazza. Proprio dalla piazza proviene anche l’unica piccola grande consolazione, e cioè che la passione viola non è spenta, anzi è rifiorita in tutte le sue forme: goliardia, coinvolgimento torrenziale, sarcasmo, indignazione, rabbia e, come sempre, nessuna inciviltà di massa. La stadio è tornato pieno come ai bei tempi, e la curva Fiesole, dopo mesi di transizio-ne, sembra aver infilato di nuovo la via della compattezza. La Fiesole, nelle ultime gare, è apparsa nuovamente come un monoblocco,

presa per mano dai ‘non tesserati’ e cementifi-cata dai viola club presenti nonché dai singoli tifosi. E’ stato dei ‘non tesserati’ lo striscione in squisito ‘wit’ fiorentino di qualche settimana fa (quello che recitava “Scusate se mi permet-to, in marchigiano icché vuol dire progetto?”). Sono stati gli sforzi dei ‘non tesserati’ a ren-dere nuovamente possibile una coreografia in curva: essi si sono totalmente autofinanziati attraverso varie iniziative, come la vendita di gadget ad amici e conoscenti (non al pubbli-co) o l’aggiunta di qualche euro a testa ogni volta che si sono ritrovati a cena, in modo da accumulare un gruzzolo col passare del tem-

po. Sempre sabato scorso, sono stati anco-ra i ‘non tesserati’ ad abbandonare per primi i gradoni in segno di protesta (dopo 15-20 minuti circa della ripresa). Il loro gesto è sta-to emulato dalla gran parte del settore eppoi da altre zone dello stadio, un gesto eclatante che a qualcuno potrà essere apparso sacrile-go. Ma il risvolto incoraggiante, indipenden-temente da come la si pensi, è che anche in questa azione la Fiesole si è rivelata unitaria. Complimenti dunque a questi ragazzi che stanno cominciando a veder sbocciare qual-cosa sul ‘terreno’ che hanno riseminato dopo lo scioglimento del Collettivo. Se son rose fio-riranno, ma intanto qualche piccola soddisfa-zione è già spuntata. Sia per quanto riguarda la tessera del tifoso, sia per quanto riguarda la Fiorentina: la realtà contingente sta dimo-strando che chi li additava come guastafeste, paranoici o pseudo-tifosi aveva sbagliato va-lutazione. La realtà sta dimostrando che pre-occuparsi delle prime falle nella nave sarebbe stato sicuramente più noioso che proseguire le danze spensierate con l’orchestrina del Titanic ma sarebbe servito ad evitare grossi spaventi e il rischio di naufragio. Con tutto il rispetto ov-viamente per le vittime dei naufragi veri (altro che calcio!) la metafora rende l’idea.Insomma, la piazza viola ha dimostrato che al suo interno non c’è proprio nulla di ‘pseudo’. Ma tale prefisso, che era stato messo infelice-mente dietro al sostantivo ‘tifosi’ per inventare una distinzione fra meritevoli e non, ora sem-bra volteggiare con effetto boomerang. Desti-nazione… questa pseudo-Fiorentina.

Archiviare una partita come quella di sabato con la Juventus non si può, ma mai come in questo momento bisogna necessa-riamente guardare avanti e cercare di trovare, calendario alla mano, la strada più vicina per arrivare alla salvezza. L’allonta-namento di Corvino, le mezze dimissioni di Rossi, una squa-dra che non ha un leader capace di farla uscire dalle difficoltà, giocatori che se ne andranno presto e della causa Fiorentina importa pochissimo. Questo lo scenario a pochi giorni da quella partita. A dieci giornate dalla fine del campionato.Perché rialzarsi da una batosta del genere non è per nulla faci-le. I tifosi poi si sentono traditi e sfiduciati da un’idea di progetto che, da due anni a questa parte, non c’è mai stata. Le idee di Cognigni, il patto della città di Andrea Della Valle, la squadra difficilmente migliorabile di Corvino: se ne sono sentite troppe e di fatti neanche l’ombra. Così, bisogna chiedere a questa squa-dra orgoglio, spirito di sacrificio, dinamismo, voglia di vincere e di passare almeno le ultime tre o quattro giornate più tranquilli. Tutto questo non è riuscito nell’arco della stagione, si può solo sperare che ora i giocatori facciano quadrato e si mettano in testa davvero che la serie B è lì, a sei punti, in mezzo ad altre squadre che sanno già cosa vuol dire lottare per la salvezza.

Domenica prossima contro il Genoa, contro Frey e Gilardino, bisognerà far vedere qualcosa di importante. Almeno dimostra-re di essere ancora vivi. E non ‘cadaveri’ come sabato sera, incapaci anche di seguire l’avversario o fare un fallo. Poi a Fi-renze, fra una decina di giorni, arriverà il Chievo, squadra in salute certo, però al Franchi bisogna vincerle tutte se si vuol pensare a salvarsi. Il mese di aprile sarà quello decisivo avendo un calendario tutt’altro che digeribile: considerando persa la sfida di San Siro con il Milan, arriverà poi il Palermo, mai troppo generoso con la Fiorentina. Quindi via per Roma (contro i giallorossi) dopodiché Firenze ospiterà l’Inter. Se da queste partite si cava fuori quat-tro punti, è grasso che cola.Delle gare di maggio, due saranno scontri diretti. Tutti ci au-guriamo che già a maggio si possa andare al mare senza pre-occupazioni. In ogni caso la Fiorentina è attesa dal Novara in casa e soprattutto dal Lecce in trasferta. Insomma due sfide da vincere. Senza se e senza ma. Altrimenti si potrebbe rischiare di passare l’ultima di campionato, al Franchi contro il Cagliari, con le radioline accese, aspettando i risultati dagli altri campi e trepidando fino alla fine. Comunque la salvezza va centrata

senza discussioni. E senza gli alibi o senza sperare che il terremoto Scommessopoli possa darci una mano.

Il 5-0 ha appassito la viola MA NON HA SFIORITO IL TIFO

Angolo del tiFoSodi Luca Capanni

verSo l’obiettivodi Federico PettiniFINALE TUTTO IN SALITA

però salviamoci senza se e senza ma

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Qualche giorno è passato ma il pazzesco week end che ha attraversato la Fiorentina è ancora ben impresso nella memoria. I cinque schiaffi presi dalla Juventus e l’ufficialità della separa-zione da Corvino hanno lasciato un segno in-delebile sulla Fiorentina, molto più marcato di quanto uno possa pensare. Il terribile 17 marzo 2012 è già entrato di diritto nella storia viola e con lui ci sono entrati tutti quei personaggi che hanno in qualche modo contribuito a creare una data così infausta. Giocatori, dirigenti e proprie-tà hanno scavato una fossa profonda e ci sono entrati dentro; la frattura con Firenze a questo punto potrebbe diventare addirittura insanabile. Non è un’esagerazione affermare che da saba-to in poi il credito accumulato dalle belle stagioni in Champions League è finito, questa volta per davvero. La ‘Fiesole’ svuotata già dopo venti minuti del secondo tempo è il segnale inequi-vocabile che la misura è colma e i cori contro la famiglia Della Valle assumono d’un tratto una rilevanza notevole, anche perché quando i fiorentini si mettono in testa una cosa è difficile fargli cambiare idea, specialmente se si parla della loro squadra del cuore. E allora bisogna correre ai ripari. L’imperativo, da qui alla fine della stagione, è quello di portare la squadra ad una salvezza tranquilla senza correre inutili e pericolosissimi rischi. “A maggio faremo i conti”, ha dichiarato Andrea Della Valle nella terribile nottata post-Juventus. Cinque parole pesanti, pronunciate con un filo di voce alle una di notte, ma intorno alle quali nasce il futuro della Fioren-tina. E anche se maggio appare ancora lontano i conti con Pantaleo Corvino sono stati già fatti.

TANTI COLPEVOLI. Andrea Della Valle (ci au-guriamo che anche Diego si sieda al tavolo) ha cominciato a fare i conti partendo proprio dai suoi dirigenti. Gli errori in fase di campagna ac-quisti sono evidenti a tutti (la Fiorentina è una delle poche squadre in Europa con un unico centravanti in rosa, Amauri, peraltro arrivato dopo un’inattività di sei mesi) e certe brutte figu-re in sede di mercato non sono andate giù pro-prio a nessuno. Le trattative per Barreto (salta-to all’ultimo secondo nel gennaio 2011), Cas-sano (viola per una notte e mai arrivato), Aqui-lani (approdato al Milan mentre a Cortina c’era già chi lo inseriva nella formazione-tipo come trequartista) ed El Hamdaoui (il ‘giallo’ che lo ha riguardato a gennaio non ha precedenti nel-la storia del calcio), sono testimonianze dirette che qualcosa non ha funzionato bene a livello dirigenziale in questi ultimi due anni. Il divorzio

da Corvino (per cui una parte della tifoseria ha ‘festeggiato’) è la logica conseguenza di due squadre (quella di quest’anno e dello scorso campionato) costruite con poca logi-ca tecnica, ma seguendo solo gli input (auto-finanziamento e fair play finanziario) che arri-vavano a livello economico. Per questo moti-vo ci sembra assurdo pensare che i problemi della Fiorentina siano risolti di colpo con l’allontanamento di Corvino: se il ds ha fatto determinate operazioni è stato certamente affiancato e avallato da qualche altra figura operativa all’interno della dirigenza. Macia a parte (che è arrivato da poco nel club e da poco è rientrato a Firenze dopo un lungo tour alla ricerca di giovani talenti e che in ogni caso rappresenta il futuro), nell’occhio del ciclone sono finiti anche Sandro Mencuc-ci e Mario Cognigni. I due dirigenti più presenti e affaccendati nelle vicende viola non sono autentici ed esperti uomini di cal-cio, sono stati catapultati in una realtà che non gli appartiene. Di errori, nel corso degli anni, ne hanno commessi quindi anche loro e non è da escludere che i Della Valle pos-sano prendere decisioni in merito anche a nuove figure dirigenziali. Ecco quindi che la ‘resa dei conti’ potrebbe riguardare tutto l’assetto societario, il motore della Fiorenti-na che da qualche tempo si è ingolfato.

SI RIPARTE DA TRE. Dai dirigenti ai calciatori il passo è breve. La proprietà è delusa dal com-portamento di certi elementi e nel confronto-fiu-me di sabato notte è stato chiesto a più riprese di dimostrare di essere uomini veri prima ancora che bravi calciatori. Nonostante le frizioni con la società e la consapevolezza di rimanere a Firenze solo per pochi mesi, il comportamento che sta tenendo in campo (e fuori) Riccardo Montolivo è assolutamente da elogiare e, ahi-noi, non è preso a modello da tanti compagni. A giugno in casa Fiorentina ci saranno parecchi cambiamenti, anche perché la volontà ad ora sembra quella di affidarsi a Delio Rossi e quindi è giusto mettere a disposizione dell’allenatore romagnolo gli elementi giusti per il proprio si-

stema di gioco. In questo senso portiamo avanti la linea che noi del Brivido Sportivo abbiamo cominciato a segui-re già da diverse settimane, il nuovo ciclo non può fare a meno di pochi calciatori, ma quei pochi sono fondamentali: Matija Nastasic, Va-lon Behrami e Stevan Jovetic. L’ossatura della squadra, lo zoccolo duro, dovrà essere rappresentato proprio da loro tre al fianco dei quali potrebbero starci bene giocatori che han-no sposato (o sposeranno) volentieri la causa viola come Pasqual, Neto e Cassani e i giovani migliori del vivaio quali Salifu e Camporese. Nella rosa attuale in molti lasceranno Firenze: oltre ai soliti noti con il contratto in scadenza (Montolivo Natali, Kroldrup, Marchionni, Amauri e Gulan che libererà un posto da ex-tracomunitario) non sono per niente certi di una riconferma anche i vari Boruc, Gamberini, De Silvestri, Ljajic, Kharja, Lazzari, Felipe e Oli-vera, mentre saranno sicuramente ceduti Var-gas e Cerci. Questi ultimi due stanno salutando Firenze con modi diametralmente opposti: il pri-mo sta facendo di tutto per mettersi in mostra e attirare su di sé il maggior numero possibile di club mentre il secondo (con l’espulsione contro la Juventus) ha rotto definitivamente un rappor-to con la piazza incrinato fin dal principio. La loro cessione dovrà portare nelle casse viola i soldi per la ricostruzione di un organico che in questo campionato non si è dimostrata all’altezza della situazione sia a livello tecnico che psicologico. Insomma, qualcuno pagherà pesantemente due stagioni sciagurate, l’augurio è che i rami secchi possano essere tagliati tutti e si possa resistere alle offerte indecenti che arriveranno per quei tre giocatori ritenuti fondamentali e quindi da non lasciarsi sfuggire, che rappresentano il futu-ro della Fiorentina. Anche perché poi, una volta fatti i conti con dirigenti e calciatori, i Della Valle dovranno farli anche con Firenze.

AL VIA LA RIVOLUZIONE ma prima ci sarà la resa dei conti

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Jovetic e la Juve: Firenze, l’ombra di Baggio E L’INCUBO DI RIVIVERE ATTIMI DI GUERRIGLIA

Alberto Malusci è stato un difensore della Fio-rentina dalla fine degli anni ‘80 a poco più della metà degli anni ‘90. Otto stagioni con la maglia viola, una di queste (vittoriosa) in serie B, poi il successo in Coppa Italia nel 1996. Ma anche, andando a ritroso nel tempo, la salvezza nel campionato 1989-90 arrivata nell’ultima giorna-ta. L’ex difensore viola in esclusiva al Brivido Sportivo racconta come in quella particolare stagione la Fiorentina riuscì a evitare la retro-cessione, analizzando la difficile situazione che la squadra oggi si trova ad affrontare.La Fiorentina è in lotta per la retrocessione: cosa passa nella testa dei giocatori?«In questo momento ogni giocatore avrà un pensiero diverso. Non sarà facile, questa situa-zione si può affrontare solo come gruppo e non come singolo. La squadra deve essere unita e pensare solo al presente. Mi spiego meglio: non

si può assolutamente parlare di rifondazione o di quello che bisogna fare il prossimo anno. La concentrazione in questi difficili momenti resta un fattore determinante, pensare gara dopo gara».Anche la sua Fiorentina nella stagione 1989-90 si trovò ad affrontare la stessa situazione.«E’ vero, ci ritrovammo a vivere un periodo si-mile, anche se non farei paragoni. Quella fu una stagione molto particolare, ci penso ancora oggi: arrivammo in finale di Coppa Uefa e allo stesso tempo conquistammo la salvezza nell’ul-tima giornata di campionato».Ci racconta meglio quale fu il percorso per arrivare alla salvezza?«Ricordo bene che a livello psicologico si gio-cava una strana partita mentale: da una parte c’era una competizione europea che inconscia-mente ci provocava maggiori stimoli, dall’altra il campionato in cui facevamo fatica. Quando giocavamo in campo internazionale eravamo at-tenti fino alla fine, c’era molta personalità. Tutte caratteristiche che venivano a mancare durante il corso del campionato, ma anche se i risultati non arrivavano cercavamo di fare gruppo, ana-lizzando cosa non andava».Come entravate in campo? C’era un modo per caricarvi?«Entravamo in campo decisi, non c’erano altri pensieri, solo la partita. Quella squadra era for-mata da giocatori di grande personalità. C’erano Dunga, Battistini, Pin e un certo Roberto Bag-gio. Anche se stavamo attraversando un cam-pionato pieno di difficoltà, entravamo in campo sapendo di avere Baggio e di partire quindi con un gol di vantaggio. Il fuoriclasse che ti dava speranza e ti faceva acquisire fiducia. Tutti loro erano una sorta di senatori che spronavano la squadra, ci caricavano emotivamente».Vuol dire che questa Fiorentina non ne ha?«Il mio discorso è diverso. Con il massimo del rispetto voglio dire che i vari Montolivo, Gam-berini e Natali non hanno le doti caratteriali ne-cessarie a fare spogliatoio. In questa squadra

ci sono troppi giocatori che pensano al futuro e non al presente. Anche se il loro futuro sarà lontano da questa squadra devono tirare fuori gli attributi e aiutare la Fiorentina a chiudere con dignità questa stagione».Nel 1989-90 ci fu un avvicendamento sulla panchina. Arrivò un esordiente, Graziani.«Sì anche noi cambiammo allenatore in corsa, a Bruno Giorgi seguì Graziani. Ricordo che ci faceva parlare molto. Facevamo delle riunioni interne, ogni giocatore diceva la sua, magari ve-nivano fuori problemi diversi che poi riuscivamo a risolvere, ogni giocatore era carico di rabbia dentro, quella rabbia che in campo poi diventa-va determinante per fare risultato».Quindi ora i giocatori viola cosa devono fare?«Non devono farsi prendere dalla paura: se hai paura entri in campo condizionato. Basta parla-re di retrocessione, ci sono delle società più in difficoltà di noi. Più si pensa alla catastrofe più questa s’insidia nella mente dei giocatori».Una volta subentrata come si fa a scacciare la paura?«Le ripeto, non bisogna parlarne. Questo non vuol dire non pensarci, ogni giocatore dentro ri-elabora e trova stimoli per reagire. Se ogni gior-no si parla di serie B questo mette pressione e crea un gioco controproducente. In questo caso la paura prende sempre più piede e i giocatori in campo rischiano di fare delle brutte figure».La prossima partita della Fiorentina sarà con il Genoa a Marassi. Che squadra bisognerà aspettarsi?«Questi ragazzi o si danno una svegliata o sa-ranno i tifosi a farli svegliare. Firenze è una cit-tà bellissima che ama il calcio e la Fiorentina è dei tifosi che non possono subire un’umiliazione come quella avvenuta contro la Juventus. Biso-gna essere uomini prima e calciatori poi, scen-dere in campo e fare la partita».Tatticamente come va affrontata?«A Genova bisognerà ripartire. Andare in cam-po con la paura di perdere è la cosa da evitare.

Non dico di essere sfrontati e andare lì per vincere, ma di sicuro per fare punti. Penso che la difesa a quattro dia più garanzie ed equi-librio in questo momento. Il 4-3-3 può essere il modulo giusto per mettere in difficoltà la squa-dra rossoblù. Certo non sarà facile entrare in campo dopo quello che è successo sabato, ma ci sarà bisogno di scacciare subito i fantasmi di quella partita».Da tifoso come si sente ora?«La delusione è grandissima, questa non è solo una ferita ma una cicatrice che rimarrà nella storia della Fiorentina. Ho vissuto 8 bellissimi anni in questa città, i fiorentini meritano tante soddisfazioni. Firenze è una piazza incredibile che trasmette amore alla propria squadra, una piazza che dopo la partita di sabato è stata pu-gnalata al cuore».Campionato 1989-90: la Fiorentina si salva all’ultima giornata di campionato e termina così il ciclo dei Pontello. Stagione 2001-02: ultimo anno di Cecchi Gori al comando della società, la squadra viola finisce in B poi falli-sce; campionato 2011-12, e siamo all’attuali-tà: Fiorentina in lotta per la salvezza. Potreb-be essere la fine dell’era Della Valle?«Non credo, non ci sono acquirenti disposti a comprare la Fiorentina. I Della Valle devono mettersi in testa che Firenze merita altri pal-coscenici, devono finire la stagione pensando all’imminente. Basta parlare di B: al solo pen-siero mi vengono le bolle alle labbra. Ci sarà poi da rifondare e rinvestire. Fanno questo i presidenti».

Alberto Malusci: basta parlare di serie B, AUMENTA SOLO LA PAURA

l’eScluSivadi Alfredo Verni

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LA VIOLA E IL GRANDE Ex: Frey già eletto numero 1 di sempre del Genoa

In pochi mesi è già diventato un leader del Ge-noa e noi che lo conosciamo bene non potevamo che

aspettarci che questo accadesse: Sebastien Frey è già il nu-mero 1 dei tifosi che lo hanno eletto miglior portiere della storia del Grifone. Del resto è tornato in forma smagliante ed è colui che, nonostante la difesa rossoblu sia la peggiore del campio-nato, riesce a tenere in piedi la baracca.

SOLITE GRANDI PARATE. Il campionato del Genoa non sem-bra essere tanto migliore di quello della Fiorentina. La squadra del presidente Preziosi, ambiziosa, aveva altri obiettivi ad inizio stagione. Obiettivi europei. Alla luce dei fatti si trova mestamente in una zona più che anonima della classifica (33 punti, uno solo in più della Fiorentina nel momento in cui il giornale è andato in stampa, quindi prima della gara che il Genoa ha poi giocato a Roma ndd). E avreb-be potuto trovarsi in una situazione ben peggiore se non

fosse stato per le parate del suo portierone francese che, no-nostante i 48 gol subiti (esclusa la partita dell’Olimpico ndd), è riuscito a mettersi in mostra salvando la squadra da figure ben peggiori di quelle realmente fatte. In poche parole, come era prevedibile Frey continua a reggere la labile baracca rossoblu. Con un nuovo look (capelli spesso privi delle sue eccentriche mèches che avevano suscitato simpatia a Firenze e ispirato un divertente coro) si è rimesso in discussione vincendo la sua personale battaglia: è ancora uno dei migliori portieri del campionato italiano.

400 GETTONI IN A. Con la maglia del Genoa, tra l’altro, ha già raggiungo poche settimane fa (precisamente il 4 marzo scor-so in occasione di Lecce-Genoa) un traguardo importante: le 400 presenze in serie A. E gran parte di queste presenze le ha collezionate con la maglia della Fiorentina (ben 175, quasi la metà), squadra che ha segnato forse le più belle pagine della carriera del portiere francese e nella quale è rimasto per 6 sta-gioni. Seppur in viola non si sia tolto la soddisfazione di alzare alcun trofeo (al contrario per esempio degli anni di Parma in cui ha vinto una Coppa Italia), il numero 1 ha gioito per annate strepitose vissute da protagonista assoluto di una Fiorentina ambiziosa e vincente, anche grazie a lui. Le sue parate, i suoi infortuni, il suo ‘incontro’ con la fede buddhista, le serate ma-giche della Champions League e il percorso eccitante che lo ha portato, insieme a tutti i suoi ex compagni, alla semifinale di Coppa Uefa: momenti vissuti da vero leader.

Frey a Firenze ha dato tanto e da Firenze ha ricevuto tantis-simo affetto. È anche per questo motivo che non potrà mai di-menticarsi della maglia viola: <E’ stato un percorso lungo, un traguardo importante e devo dire grazie a diverse squadre – ha detto Seba prima del record delle 400 presenze in A - A partire dall’Inter, la società che mi ha portato in Italia e proseguendo con l’Hellas Verona dove ho vissuto una breve parentesi ma conservo stima e affetto. Grazie poi al Parma dove ho trascor-so quattro anni bellissimi vincendo la Coppa Italia. E a Firenze dove tra alti e bassi, compresi due infortuni alle ginocchia, ho

toccato con mano la Champions League. Ora, il Genoa>. Ebbene sì, ora il Genoa ma i suoi ricordi (al di là di un pò di inevitabile rancore nei confronti della società viola nel-la quale sarebbe voluto rimanere) resteran-no indelebili nel tempo. E faranno sempre rumore.

NUOVO AMORE SOTTO LA LANTER-NA. Intanto Genova, in attesa di regalargli le soddisfazioni sul campo (<Con la maglia del Genoa - ha dichiarato - voglio raggiun-gere obiettivi prestigiosi>) gli ha donato un nuovo amore. Infatti, dopo la fine della storia con l’ormai ex moglie Roberta Bon-fanti, una bella giornalista genovese ha fat-to breccia nel cuore del portiere francese. Una ragazza mora che sembra aver colpito Frey già dai suoi primi giorni nella città li-gure. La ragazza, Lavinia Raineri, è da qualche anno il volto di punta delle web tv Genoa Live e tra i due sarebbe scoccata la scintil-la il giorno della presentazione ai tifosi del

portiere, durante il ritiro precampionato ad Acqui Terme. Era il mese di agosto e dal quel momento tra i due è nato prima un gioco di sguardi che in poco tempo è diventato qualcosa di più. La giornalista genovese, dunque, ha il grande merito di aver restituito il sorriso all’ex portiere viola e, insieme al suo sorriso (chi non lo ricorda a Firenze?) anche quella se-renità che sicuramente gli permette di allenarsi con allegria e di andare in campo sempre carico per dare il 100%. Probabil-mente Genova gli ha restituito (forse neanche lui lo pensava veramente) una nuova vita calcistica e anche una nuova vita privata. Ma domenica avrà di fronte la Fiorentina e per lui, è certo, non sarà una partita come le altre. Non lo sarà mai. Perché anche davanti a un nuovo amore, una storia passata, se intensa e passionale, non si può dimenticare. E tra Frey e Firenze di passione ce n’è stata. Eccome.

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Max Pezzali cantava “La donna, il sogno e il grande incubo”, ma Alberto Gilardino ci perdonerà se cambiamo il nome della canzone in “L’uomo, il sogno e il grande incubo”, per parlare di lui. Sì, perché per l’ex bomber della Fiorentina le cose, ultimamente, non si stanno mettendo proprio come lui avrebbe desiderato. L’addio a Firenze e l’approdo al Ge-noa avrebbero dovuto significare, per l’attaccante di Biella, un nuovo inizio, un grande sogno che purtroppo, a causa dell’ennesimo infortunio, non si sta realizzando. La sfortuna e un fisico che negli ultimi anni non gli hanno dato pace non hanno permesso a Gilardino di rilanciarsi e di dimostrare che può ancora essere quel grande giocatore che ha segnato ben 143 gol in serie A e che ha conquistato, con la Nazionale ita-liana, un campionato del mondo. Insomma, il passaggio dai viola ai rossoblù doveva essere un rilancio per la sua carriera e per lui come giocatore, ma per adesso così non è stato. Un addio, quello alla Fiorentina, inevitabile, e un passaggio al Genoa tanto voluto e tanto agognato dal ‘Gila’ (e dal Genoa stesso) che aveva proprio bisogno di cambiare aria. Nella cittadina ligure l’attaccante è stato accolto a braccia aperte, un po’ come il salvatore della patria. Con quel numero 82 sulla schiena, l’ex bomber viola era già pronto a regalare, in coppia con Palacio, nuove emozioni ai tifosi del Grifone. L’infortunio però, per adesso, non glielo ha permesso: questo comunque non significa che non abbia il tempo per poter-

lo fare, visto che mancano ancora 10 gare alla fine del campionato e che lui è rien-trato in squadra già da due partite.

LUNGO ADDIO. Dopo 4 anni passati a Firenze Gi-lardino ha sentito che più di quello che aveva già dato ai viola non avrebbe potu-to dare e che era arrivato il

momento di salutare la città e i tifosi che pure tanto lo avevano apprezzato. Un addio che sarebbe dovuto arrivare già nello scorso mercato estivo, dopo una corte forsennata da parte di Preziosi (presidente del Genoa), ma che la Fiorentina ha pre-ferito rimandare alla sessione invernale visto che del bomber, non avendone altri in rosa, aveva estremamente bisogno. A gennaio la svolta: il nulla osta da parte della Fiorentina, che ha fatto sì che l’attaccante di Biella potesse prendere la sua strada, raggiungendo l’altro ex viola, Sebastien Frey. Con un contratto quadriennale (e opzione sul quinto anno) e la sicurezza di poter chiudere la propria carriera in una buona squadra, il ‘Gila’ ha preparato le valigie per imbarcarsi in una nuova avventura. Una scelta che ha fatto storcere il naso a

molti fiorentini, che non avrebbero voluto privarsi di quel grande attaccante ma che ha fatto tirare un sospiro di sollievo a tanti altri che iniziavano ad accusarlo di avere già la testa altrove e di non impegnarsi al massimo. Con il passaggio al Genoa, per lui si apriva una nuova sfida, una nuova realtà tutta da vivere. Cinque le partite giocate con i rossoblù (senza contare quella dell’Olimpico contro la Roma che va in sce-na quando il giornale sta andando in stampa ndr), nelle quali Gilardino si è reso protagonista più come uomo assist che come goleador (una sola rete per adesso messa a segno con la nuova maglia), poi quello stiramento di secondo grado al muscolo soleo del polpaccio che lo ha costretto a rimanere lontano dal campo per un mese. Adesso però il ‘Gila’ è tornato e non ha nessuna intenzione di mollare. Carico più che mai, recentemente ha dichiarato di credere ancora in una possibile convocazione in Nazionale, da parte del ct Cesare Prandelli, per l’Europeo che verrà disputato a partire da giugno. Ultima-mente però il commissario tecnico non lo ha mai chiamato a vestire la maglia azzurra anche a causa del suo rendimento un po’ altalenante, ma soprattutto perché giocatori come Gila non sono più considerati funzionali da Prandelli che preferi-sce attaccanti ‘moderni’ ai classici centravanti d’area di rigore. C’è quindi da aspettarsi, da Gilardino, un finale di campionato scoppiettante e pieno di sorprese: per lui è arrivato il momento di dimostrare che può ancora essere quell’elemento determi-nante che è stato in passato. Il Genoa, ora più che mai, ha bisogno del suo bomber e Gilardino ha tutte le carte in regola per rivestire quel ruolo.

FACCIA A FACCIA. Domenica il Gila si troverà davanti proprio la sua ex squadra: la Fiorentina. Una partita che sicuramente avrà per lui, e non solo per lui, un sapore un po’ particolare, visto che sarà la prima da ex. E’ vero, la società viola gli ha dato tanto e anche la città, ma quando si scende in campo i sentimenti non contano, conta solo vincere e magari segnare. Magari, pensando alla crisi viola, dalla domenica successiva.

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Gli è successo. I’peggio, di’ peggio, gli ‘ncubi di’ nonno dopo un’indigestione di ribollita e si son avverai tutti, ne’ minimi det-tagli. Umiliati, offesi e perculeggiati a i’Franchi da’ gobbi! Ogni tanto, mentre e mi sveglio dalla briaha che mi son preso pe’ dimentihare e sopravvivere, e mi do’ un pizzihotto pe’ vede’ se ho sognato, se son desto. E son desto, e son desto, briaho, co’ i’ mar di capo, ma desto, magari e dormissi e meglio se fossi morto i’giorno prima. Un’incazzata così e un l’aveo provaa mai, peggio di quella di mi’padre che me la raccontaa sempre e se l’è ricordaa finché l’ha avuo vita, poeromo, quando e se ne prese undici a Torino e quelle cacche di Guerino e titolarono “O te un-dici nulla Fiorentina”.

Un so icche diranno oggi, e dihano icche gni pare, o chi li sen-te? O chi li legge? Briaho e chiuso a chiave ‘n cantina e s’ha a provare a apparire qui’ gobbo di sopra! Gli è belle du’ vorte che scende e dice che vole i’vino! E un bee, pe’ me e po’ mori’ di sete, io di fame e un moio e icche m’interessa di più qui e ce n’è quanto e si vole. E allora barrihate, e siamo a materassi, come quelli di’ padrino, e mi dispiace sortanto di non ave’ armi da foho pe’ sparagli.De’ viola e un dico nulla se no e parlere’ troppo. Quello che l’ha presi questa banda di sciagurai e si chiama anche Cor-vino, o un si potea chiama’ Collacqua? Uno che fa di questi troiai co’ i’ vino e ci ha poho a che fare, via e un ni scherziamo. Una

banda di smidollati che un sanno nemmeno tira’ le pedate! Qui’ bi-schero di Cespuglio e gni dà un carcettino ni’ didreo, pianino, pia-nino, quasi una carezzina pe’ non fagli di’ male e dimostra’ sortanto quanto voto e gli ha ni’ cervello! Se tu ti dei fa’ butta’ fori tiragli una pedaa da svitallo, tanto gli è gobbo! Poerannoi! I’Mocio che dovea fagni vedere all’imparruccato di che pasta che gli era e gliel’ha fatto vedere, ma se spera che quello si penta e gli ha sbagliao novella. Gli è ancora lì a fregassi le mani! La difesa poi e pareano ‘n catalessi, un palo e un go’ n’un quarto d’ora, e pareano a i’ rallentatore, da subito, quando e s’era ancora pari, armeno come numeri. Ora gli è vero che un centrocampo fatto da i’pelato novo, I’porta-pennelli di’Caravaggio e quello sem-pre da risorgere e sarebbe ‘mpresantabile anche all’Antella, però a sartagli armeno addosso, a mordili, e son boni anche ‘n terza categoria. A noi e un ci riesce nemmen quello. No, basta, un mi fae di’ più nulla, la rimembranza la m’ammazza, questo e un me lo dovean fare, a un poero vecchio, cinque pappe da’ gobbi, artro che tsunami! Quello bussa, ma e un gli apro, che moia di sete! Pe’ la maglia e solo pe’ quella. Forza Vioaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!

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La Fiorentina è attesa al riscatto dopo la di-sfatta subita contro la Juventus in una trasfer-ta insidiosa, a Marassi con il Genoa, su un campo dove le soddisfazioni non sono mai state molte. Qui non vince da quasi trent’anni, ventinove e mezzo per la precisione. L’ultimo successo viola sotto la Lanterna risale, infatti, al 19 settembre 1982, nella partita valida per la seconda giornata. Ed è questo match che vo-gliamo raccontare, sperando che sia di buon auspicio in vista della delicatissima sfida di do-menica prossima.E’ un campionato particolare quello per la Fio-rentina che, nel precedente, aveva perso lo scudetto negli ultimi novanta minuti a vantag-gio della Juventus. La squadra è più o meno quella che si era piazzata seconda, a parte la

coppia centrale difensiva. Se ne sono andati Vierchowod e Galbiati e sono stati acquistati al loro posto rispettivamente Pin e Passerella. E poi sono arrivate alcune ‘riserve’ come Manzo, in prestito l’anno precedente alla Sampdoria, Federico Rossi, Patrizio Sala ed Alessandro Bertoni. La Fiorentina ha esordito bene in campionato, battendo al Comunale il Catanza-ro 4-0 e a Marassi si presenta convinta di fare bella figura. La partita è carica di tensione tra le tifoserie. Il ricordo del brutto incidente acca-duto meno di un anno prima ad Antognoni, per un’entrataccia del portiere rossoblu Martina e che poteva anche avere più brutte conseguen-ze per il capitano viola, è ancora vivo tra i sup-porter gigliati. A Marassi il tecnico della Fioren-tina Giancarlo De Sisti manda in campo la

seguente formazione: Galli; Federico Rossi, Contratto; Miani, Pin, Passarella; Daniel Ber-toni (Cuccureddu dall’85’), Pecci (Massaro dal 69’), Graziani, Antognoni, Manzo. Tra i ros-soblu guidati dall’ex viola Gigi Simoni (aveva militato nella giovanili della Fiorentina) oltre a Martina ci sono tra gli altri due futuri giocatori gigliati, Pasquale Iachini e Mario Faccenda. La partita si mette subito in discesa per i viola. E’ proprio Antognoni a siglare il gol del van-taggio dopo appena otto minuti. E’ una grande soddisfazione per ‘Antonio’ che pochi mesi pri-ma si era laureato campione del mondo con la Nazionale di Bearzot. Il Genoa reagisce e si porta all’attacco ma la difesa viola, guidata

dal capitano dell’Argentina Da-niel Passerella, regge bene. A tre minuti dal riposo è Eraldo Pecci a raddop-piare per la Fiorentina. I rossoblu tornano negli spogliatoi con il morale sotto i tacchi, i viola ca-ricati al massimo. Nella ripresa il Genoa non ri-esce a sfondare, mentre la squadra di De Sisti controlla agevolmente l’incontro. Al 28’ arriva anche il gol del 3-0 che chiude definitivamente il match. E’ Daniel Bertoni a mettere il proprio sigillo sulla partita. Per la Fiorentina è proprio un bell’inizio di campionato. C’è chi sogna ve-ramente di arrivare finalmente allo scudetto. Ma non sarà così, purtroppo: i viola alla fine si classificheranno al quinto posto.

Dopo la Waterloo con la JuveROSSI ESCA DAL TORPORE

La Waterloo di Delio Rossi e della sua Fiorentina contro la Juventus impone una

riflessione. Ma questa Fiorentina rischia davvero la retrocessione oppure la salvezza è abbastanza agevole? Nel primo caso Rossi, che ha il dovere di uscire dal torpore tattico in cui è caduto, dovrà co-prirsi le spalle e giocare con un modulo molto qua-drato, anche se prevedibile come il 4-4-2: copertura delle fasce ed equilibrio anche nel reparto centrale con due punte abbastanza vicine che possano an-che fare pressing sui portatori di palla avversari. Ci sono gli uomini giusti per l’ennesimo modulo che proponiamo? Crediamo di sì con qualche piccola eccezione, l’esterno destro di centrocampo, ruolo per cui il più bravo a ricoprirlo sarebbe quel Va-lon Behrami che fa però tanto comodo al centro del campo. La difesa ha giocato ampiamente con la li-nea a quattro anche se per Pasqual non ci sono tante alternative. Sulla sinistra davanti al terzino veneto ci potrebbe stare bene Vargas, apparso in

crescendo di forma e capace di coprire un porzione di campo sempre maggiore. Al centro l’ideale sarebbe la coppia Montolivo-Behrami ma spostando lo svizzero a destra po-trebbero prendere spazio Olivera o Salifu come veri e propri portatori d’acqua. Da escludere per il momento Lazzari e Kharja che non hanno il passo del giocatore di rottura che adesso serve alla Fio-rentina.In avanti le alternative sono ridotte al lumicino: Jo-vetic accanto ad Amauri con Cerci che se ne tor-na in naftalina perché non adatto al ruolo di punta centrale. Le variabili tattiche ci sono ma portano ad una maggiore esposizione o sulle fasce (3-5-2) o sul centro (4-3-3 e 4-2-3-1). Quale sarà il modulo che uscirà dalla roulette di Delio? Lo scopriremo a breve ma non ci meraviglie-remmo se potesse scegliere proprio il classicissimo 4-4-2 visto che già da domenica è necessario usci-re da Marassi con un risultato positivo.

Dopo una botta come questa le api non le tengo, arroventano i pungiglioni e si avventano in casa non risparmiando nessuno. Non risparmiano i ‘padroni’ perché, visto che sono loro che decidono e che scelgono, a loro fanno capo tutti gli errori ed i mal-comportamenti degli eletti, se non altro per il fatto di aver sbagliato a sceglierli. A catena però non risparmiano certo chi gli errori, operativi ed esecutivi, li ha compiuti, a cominciare da un ds che ne ha indovinate poche. Qualcuna sì, siamo onesti, ma molte di più, in questi ultimi due anni, le mosse sbagliate. Non risparmiano nemmeno gli ‘uomini della Ditta’ perché non si sa bene cosa abbiano fatto e cosa dovessero fare. Se dovevano controllare l’amministrazione il buco di bilancio che dovrà essere risanato a giugno è il loro voto. Se dovevano curare l’organizzazione, hanno organizzato un bel casino. Se dovevano curare la gestione, i casi che si son susseguiti con frequenza impressionante non son certo una lode all’operato. Insomma quel che hanno fatto l’hanno fatto male. Non rispar-miano certo nemmeno i tifosi (quante api ci vorranno!) che, se adesso hanno giustificazioni per protestare, non son certo esenti da colpe, almeno in buona parte, per come hanno accompagnato l’era post-prandelliana all’inizio. E infine non risparmiano i giocatori, i primattori, alla fine i principali responsabili perché in campo vanno loro, degli insuccessi sportivi. Gli stipendi li ricevono, e lauti e puntuali, le giustificazioni non esistono e bisognerebbe che tanti (non tutti) avessero il coraggio di guardarsi allo specchio e di cambiare immediatamente registro, da subito. Gli unici che risparmiano un pochino, ma volando vicino, sono gli allenatori. Loro sì, tutti e due, per un verso o per l’altro, qualche scusante ce l’hanno. Non hanno fatto miracoli, tutt’altro, però ce l’hanno messa tutta.

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20 MARZO 2012www.brividosportivo.it

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Charlie se n’era andato furente sabato sera dallo stadio. Trevor se la ri-

deva sotto i baffi. Così a Jack era venuta una grande idea. Nel marasma generale che

popolava le tribune del Fran-chi, niente era più semplice

di intrufolarsi nella sala riunioni all’interno dello stadio e piazzar-

ci una cimice, un registratore, un qualcosa. Voleva sapere cosa mai

potessero dirsi dopo una partita ver-gognosa come quella. Trevor rimase

fuori, a fare il palo. Jack non ebbe molta difficoltà ad entrare, piazzare un paio di

microfoni e poi sparire.Registrazione 001. Domenica 18 marzo, ore 18.36.“Il primo punto della nostra riunione è stato su-perato. Sei minuti per decidere di cambiare DS.

Forse è un record. Ora, l’altro punto all’ordine del giorno lo sapete bene anche voi. Cosa gli possiamo raccon-tare per farlo tornare allo stadio. Ci pensavo quando sono

rientrato in questa stanza, tra primo e secondo tempo. E non mi è venuto in mente granché. Tranne che il cibo è ottimo e queste poltrone sono confortevoli. Altre idee Gni?”.“Beh, mi era venuto in mente che in fondo anche con il figlio si era sempre trovato bene in tribuna d’onore. Si vede bene, amici accanto, ci si può alzare, si può applaudire, insomma, volendo ci si diverte”.“Gni, ti hanno preso a sputi un paio di settimane fa e ieri sera stava volando di tutto. Niente, non si può dire. Cu, tu cosa mi dici?”“Gli si potrebbe dire che non viene allo stadio da così tanto tempo che non riconoscerebbe neanche più la squadra che va in campo. Magari è un buon motivo per vederla, per par-larci, per conoscere i nuovi giocatori”.“Oddio Cu, ma quali nuovi giocatori, ma quale nuova squa-dra? L’ultima volta che è stato qui eravamo in Champions Le-ague, faccio per ricordartelo. E proprio per questo motivo che il punto uno è durato così poco. No via ragazzi, bisogna in-ventarsi qualcosa. Pa, hai trovato almeno un buon motivo?”.“Magari gli si dice che, essendo a Firenze, c’è la possibilità che incontri Cesare, così si salutano”.“Va bene via, questa è troppo. Perché vi pago ancora non lo so. Andate tutti a casa, penserò io qualcosa”.

Passano due ore, nello stadio non c’era più nessuno. Tranne un autista ad aspettare fuori e un portiere in attesa di chiudere baracca e burattini. Poi, di colpo, l’illuminazione.“Si, pronto ciao, disturbo? ... Ah, già, che scemo. Non mi ri-cordavo del fuso orario, senti... O sei con Nicole Kidman e non puoi parlare? Sarò breve, giuro. Dopo puoi tornare alla collezione autunno-inverno. Ti volevo chiedere: perché non torni allo stadio di questi tempi? Sai c’è una novità... Sì sì lo so che sei sempre fuori, però non sarebbe male stare ancora tutti insieme. ... Qual è la novità? Senti, ti faccio un paio d’e-sempi: se per caso arrivi tardi e noi abbiamo quasi finito pran-zo o cena non ti preoccupare che trovi sempre qualcosa. Cu non ti farà più fare brutte figure scambiando Mastella per un ds. E Gni ti porterà una cassa di Violone per farti vedere che è molto più buono del numero 10. Allora, che ne dici?”.Ha riattaccato.

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Mancano pochi giorni ad un nuovo appuntamento con

la grande boxe. Il campione europeo dei pesi welter Leonard Bundu venerdì 23 marzo salirà sul ring del Palasport EIB Fie-ra di Brescia per difendere il titolo europeo conquistato il 4 novembre del 2011 a Firen-ze contro il romano Daniele Petrucci, dopo un match di altissimo livello tra due grandi pugili italiani, fino a quel momento entrambi imbattuti. Il campione fiorentino, dopo la vit-toria europea non si sente certo appagato e guarda avanti. L’incontro di venerdì sarà una tappa molto importante per continuare a sognare il Mondiale. Prima però c’è da difendere il titolo continentale (‘Leo’ l’ha conquistato da poco e siamo certi che vor-rà goderselo ancora per un po’) e per farlo dovrà battere Antonio Moscatiello, pugile milanese classe 1982, che arriva al match imbattuto.A dire il vero Bundu avrebbe dovuto com-battere con l’esperto Gianluca Branco ma il laziale si è rotto una costola in allenamento e il suo manager Christian Cherchi è corso

subito ai ripari cercando e trovando un va-lido sostituto. Certo, meno esperto, ma da non sottovalutare assolutamente. Se Bran-co aveva dalla sua un’esperienza da vete-rano della boxe (classe 1970, 49 incontri disputati, 45 vittorie, 3 sconfitte e 1 no con-test) Moscatiello si presenta con uno score di 13 vittorie consecutive da professionista su 13 incontri, arricchito dall’esperienza fat-ta un’estate fa quando ha avuto la fortuna e la possibilità di allenarsi nella palestra del campione Manny Pacquiao a Los Angeles, che assicura essergli servita per imparare molte cose. Certo non che questo possa mettere paura ad un campione come Bundu (per lui 25 vittorie, 2 no contest e zero scon-fitte), ma è un motivo in più per far sì che Leonard non abbassi mai la guardia. Solo questo, perché alla fine non importa quale sia l’avversario: quello che conta per Bundu è arrivare al match di venerdì in forma (a livello fisico e mentale) e salire sul ring per proporre la sua spettacolare boxe con un unico obiettivo: vincere. Sarebbe stato così se avesse dovuto incontrare Branco, sarà

così davanti a Moscatiello. Lui non si sarà allenato nel-la palestra di grandi cam-pioni della boxe Mondiale, ma quando si tratta di salire

sul quadrato lui risponde ‘presente’ portan-do con sé gli insegnamenti del suo maestro Boncinelli che lo segue da sempre e che lo allena nella umile palestra del Mandela Fo-rum di Firenze.La speranza è quella di commentare sul prossimo numero del Brivido Sportivo una

vittoria del pugile fiorentino, l’ennesima, che gli consenta di continuare a scalare la vetta che lo potrebbe portare fino al titolo Mondia-le. Ad oggi, non ci sono dubbi sul fatto che Leonard Bundu sia il fiore all’occhiello dello sport fiorentino. In bocca al lupo campione!

BUNDU SUL RING per difendere il titolo europeo

boXedi Michela Lanza

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Solo pochi giorni all’imperdibile even-to Firenze Serie A 2012, la seconda

prova del campionato nazionale 2012 di serie A1 e A2 di ginnastica maschile

e femminile e del campionato di Società di trampolino elastico, che il Centro Ginnastica Firenze

A.S.D. organizzerà sabato 24 marzo, in collaborazione con l’As-sociazione Palasport di Firenze, presso il Nelson Mandela Forum di viale Pasquale Paoli. Gustoso pre-gara, quest’anno, con il To-gether Flic Flac Party, una cena che si terrà venerdì 23 marzo a partire dalle ore 20 presso la palestra della piscina Costoli, adia-cente al Mandela Forum, dove i fan dei ginnasti e delle ginnaste recentemente qualificatisi ai Giochi di Londra potranno incontrare i propri beniamini e trascorrere con loro la serata precedente la gara (prenotazioni su www.centroginnasticafirenze.it). Sabato 24 marzo spazio alla competizione, con inizio gara della serie A2 ma-schile e femminile previsto per le ore 10, mentre la serie A1 e il trampolino elastico andranno in scena a partire dalle ore 15.30 (biglietto intero 10 euro, ridotto fino a 12 anni 5 euro). Anche con la serie A alle porte, non si fermano gli impegni per i piccoli e gran-di ginnasti del CGF: domenica 18 marzo le atlete della sezione

di ginnastica generale erano impegnate nella seconda prova del campionato regionale UISP di Prima categoria, a Montelupo Fio-rentino. Buona la prova – migliorato il punteggio rispetto alla prima prova – della squadra senior formata da Bianca Aterini e Laura Pieri, mentre Ricciarda Nencini partecipa alla competizione fuori gara, per l’assenza della sua compagna di squadra, “testando” un nuovo esercizio alle parallele asimmetriche. Lascia un po’ di ama-ro in bocca, invece, il quarto posto della squadra junior composta da Sara Corsini, Arianna Giannelli, Alessia Ravenni e Anna-chiara Sottili, che sarebbe stato un oro più che meritato, se non fosse stato per un banalissimo errore alla trave.Trionfo sulla sponda maschile, poi, per la prima squadra di serie C1 (Daniele Bedini, Nicola Poeta e Niccolò Vannucchi) che, nel-la seconda prova regionale a Montevarchi, si aggiudica la gara di giornata e il titolo di campione toscano, oltre al sicuro passaggio alla fase interregionale; settima nella prova e sesta in campionato

la seconda squadra (Riccardo Chiti, Jacopo Gaito e Sovann Vi-tellozzi); 16esima la terza squadra dei piccoli ginnasti Matteo Ca-sella, Andrea Curia, Lorenzo Giani, Marco Silei e Pietro Venni, seguita da altre due squadre del CGF, formate da atleti esordienti, provenienti dalla sezione di ginnastica generale. Sempre presso il palazzetto di Montevarchi, la squadra maschile di serie B fa il bis d’argento – nella gara del giorno e in campionato regionale – e,

con Lorenzo Brandini, Simone Ferrisi, Gabriele Fib-bi, Davide Fregonas, Lorenzo Gabrielli e Jacopo Siro-ki, conquista l’accesso alla fase interregionale del torneo.

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20 MARZO 2012www.brividosportivo.it

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Mancava solo la matematica a sanci-re la vittoria del Mara Canà nel girone Spagna C5 e ieri sera, con la vittoria per 5-2 sul Real Bombay ci siamo laureati campioni con tre partite d’anticipo. Una cavalcata iniziata ad ottobre e che ha avuto una sola battuta d’arresto nella sconfitta subita contro la Rizzicone-se, in una partita che pensavamo di aver chiuso ma che in realtà ci siamo fatti sfuggire di mano. Da quel momen-to la squadra non ha sbagliato più un colpo e ha inanellato una serie di ben 16 vittorie consecutive (che ancora continua), compresa la partita di ritorno con la stessa Rizziconese (che insieme al Tl Media Club sono le uniche due che hanno tentato senza successo di tenere il nostro ritmo) dove ci siamo ri-fatti della sconfitta dell’andata e sancito il sorpasso per la vetta solitaria.

Il Mara Canà oltre la vetta del-la classifica tra le sue statistiche stagionali può vantare il miglior attacco (vicino a quota 200 reti all’attivo) con due giocatori ai primi due posti della classifica marcatori (che andrà per l’en-nesima volta a Grassi) e la miglior difesa (facendo i debiti scongiuri) con appena 32 gol subiti: merito di un ottimo reparto difensivo e di un estremo difensore tra i più affidabili. Adesso dobbiamo concen-trarci nelle ultime due uscite stagionali (più un turno di riposo) per preparare al meglio le fasi finali dove vogliamo es-sere protagonisti come negli ultimi anni. Per adesso godiamoci questa vittoria facendo in modo che non sia l’unica, convinti dei nostri mezzi e di poter dire ancora la nostra fino alla fine. Un “bravi ragazzi” a tutti e… Vamos Mara Canà! Alessio Bocchicchio

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Una giornata di campionato “strana” quella che si è appena conclusa. Argentinos che si presentano in 9 calciatori con le assenze pesanti di Gennarelli e Giannetti, che se la godono sul Ponte Carlo di Praga con le rispettive donne.Dunque, una formazione inedita che vede il puntador Meinardi tra i pali, Gregorio Tecla, Claudio Innocenti e Trecci in fase difensiva, Endrit Prifti e Rudy Faletra in cabina di regia, Andrea Durin in fase offensiva. Par-te dalla panchina il “cip” Giacomo Cioni e il velocipede Lamcja Indrita Indrit. La spettacolarità della giornata la si vede nel primo tempo con una rete ed un palo di Faletra, uno di testa di Durin e un gran bel diagonale ad incrociare di Innocenti. Il povero Meinardi non può arrivare sull’angolato tiro dell’attaccante “legnoso”. Da notare il primo cartellino giallo di Faletra, costretto a saltare il match contro il Real. Il secondo tempo vede una Seleçao molto tranquilla con una doppietta di Cioni e un gol sbagliato a porta vuota. Allo scadere la rissa e il degenero come da copione. Il portiere avversario, disturbato da un tranquillissimo Giovanni Trecci, reagisce male. Il direttore estrae il rosso al portiere ma questo non ci sta, spintona l’arbitro e si dirige verso Trecci che reagisce: rosso diretto anche per lui. A questo

punto poteva non mancare il Durin? Rosso pure a lui per aver imprecato. Ora la Seleçao dovrà in un qualche modo pensare già al derby di giovedì prossimo con-tro il Real Gioberti, dove vedrà la sua rosa priva di tre pedine fondamentali: Durin, Faletra, Trecci.Michele Meinardi

ALLUMINIO

Il Giardino di

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Tre formazioni hanno festeg-giato, con due turni d’anticipo, la

vittoria dei rispettivi gironi di calcio a 7: Stempiaz FC C7 (A), CS Sorgane C7 (B) e Fla-murtari (C) coronano così un sogno inseguito per tutta la stagione. Resta adesso da assegnare l’ultimo titolo, quello del girone D: si contendono la vittoria FC Breccia e Groove Street.Girone A - Gli Stempiaz FC C7 sono stati la pri-ma formazione dei 4 gironi di calcio a 7 a far fe-sta: grazie al successo (per 3-0) ottenuto lunedì 12 marzo contro il Ruzzo Albiseleste hanno con-quistato la vittoria del loro raggruppamento. Gli Stempiaz FC C7 primeggiano in tutto, avendo il maggior numero di punti (43, ben 10 in più dei secondi in classifica), il miglior attacco (66 reti), la miglior difesa (13 reti, secondi soltanto ai Groove Street in tutti i gironi di C7), il maggior numero di vittorie (14), il minor numero di sconfitte (1) ed il punteggio più alto in coppa disciplina (in que-sto caso si tratta tuttavia di un record negativo, in quanto evidenzia il peggior comportamento disciplinare: la squadra ha infatti ricevuto il mag-gior numero di cartellini gialli e rossi fra tutte le formazioni del girone). Quest’ultimo record è superato sempre dai Groove Street, che hanno totalizzato quasi il doppio dei punti in coppa di-sciplina. Archiviato il discorso per la vittoria del girone, resta aperta la lotta per gli altri due posti che permettono di accedere alla Top League: due fra Dagnene Secche (33 punti), Futbol Club Nuoto Extremo (31 punti), Meeting Place (31 punti) ed AC Bandino Papaya Viaggi (29 punti) dovranno accontentarsi di disputare la Golden League. L’AC Giglio C7 (21 punti) è ad un passo dalla qualificazione alla Golden League: è suffi-ciente una vittoria nelle prossime due gare per garantirsi il sesto posto nel girone. Se così fos-se, dovranno abbandonare le loro speranze, e disputare la Silver League (insieme alla Sanger, che ha 10 punti) il Ruzzo Albiseleste (17 punti) e la Lokomotive Oxfam (16 punti).Girone B - Non ha giocato ma ha vinto il campio-nato il CS Sorgane C7: i campioni hanno osser-vato il turno forzato di riposo in quanto avrebbero dovuto giocare contro il Cariparma, formazione che si è recentemente ritirata dal campionato. Così al CS Sorgane C7 è stata assegnata la vit-toria (4-0) a tavolino che ha permesso di tenere a 7 punti di distanza l’AC Peruzzi (vincitore per 10-3 sullo Sporting Pampero) a due gare dal ter-mine del campionato. Anche il CS Sorgane C7 primeggia in tutti i tabellini avendo totalizzato 45 punti, 15 vittorie, una sola sconfitta, 77 reti all’at-tivo e 20 al passivo: nessuno è riuscito a fare me-glio, ed ora per i vincitori del campionato la testa va alla Top League. A questa Fase Finale pren-derà parte anche l’AC Peruzzi (38 punti), mentre l’ultimo posto utile se lo contendono Telerama C7 ed Atletico Coverciano (appaiate a 30 punti e che, dopo aver pareggiato nella gara d’andata, si sfideranno in un autentico spareggio all’ultima giornata di campionato). Ridotte al lumicino le

speranze de I Terroni C7 (fermi a quota 23 pun-ti, ma con una gara da recuperare) di accede-re alla Top League: molto più probabile vederli qualificarsi per la Golden League. Si giocano la sesta posizione (l’ultima per poter accedere alla Golden League) Sporting Pampero (17 punti ed una partita da recuperare), FC Montalunga (15

punti) e FC Redox (13 punti): favorito lo Sporting Pampero (in virtù del vantaggio in classifica e del-la gara che dovrà recuperare). Le due squadre che non riusciranno a centrare il sesto posto an-dranno a giocare la Silver League: questo girone porterà solo due formazioni in Silver League, in quanto X-Man e Cariparma si sono ritirate dal campionato. Girone C - Giovedì 15 marzo è stato il giorno del Flamurtari che, superando per 2-1 il Ceppo Club, ha conquistato la vittoria di questo raggruppa-mento. I primi della classe hanno risposto subito alla Polis Multietnic C7 si era imposta (6-2) sull’A-ston Birra C7, riportandoli a distanza di sicurez-za: 8 punti. Il Flamurtari è l’unica formazione im-battuta in tutti e 4 i gironi di calcio a 7 (benché sul campo lo sia anche il FC Breccia, che nel girone D ha subìto una sconfitta su decisione del G.S.), ha vinto più volte di tutti (13) e vanta la miglior difesa (22 reti al passivo). Il Flamurtari (42 pun-ti) riesce così quest’anno a centrare un titolo già inseguito nella scorsa stagione (e mancato per 5 punti), mentre alla Polis Multietnic C7 (34 punti)

sfugge, come un anno fa, la possibilità di vincere il cam-pionato. La vice-capolista do-vrà inoltre cercare di non farsi scappare anche l’accesso alla Top League: infatti I Soliti Ignoti ed Avavava FC (appaiati a 31 punti) stanno col fiato sul collo

dei secondi della classe, che comunque hanno il vantaggio di poter approfittare dello scontro diretto (all’ultima giornata) fra le due formazioni inseguitrici. Alla Top League crede pure il Sangue Blues (28 punti), anche se il calendario non è dei più agevoli: dovranno infatti affrontare Avavava FC e Flamurtari, oltre a sperare in alcuni risultati

favorevoli. Pertanto per la Golden League resta a disposizione solo un posto e se lo contende-ranno Gli Spartani (19 punti) e Ceppo Club (18 punti). Alla Silver League (un posto è di una fra Gli Spartani e Ceppo Club) accederanno quasi certamente i Florence Patriots (14 punti: flebili le speranze di potersi qualificare alla Golden Lea-

gue), oltre ad una fra Secretkick 08 C7 (5 punti) ed Aston Birra C7 (4 punti).Girone D - E’ l’unico dei quattro gironi in cui deve ancora essere assegnata la vittoria del campio-nato, ma si lotta anche per l’ultimo posto utile per accedere alla Top League e per decretare il nome della terza ed ultima formazione che andrà a gio-

care la Silver League. Il primo posto, a 50 minuti dal termine del campionato, se lo contendono FC Breccia (41 punti) e Groo-ve Street (40 punti): la capolista ha opera-to il sorpasso in classifica il 5 marzo, an-dando ad imporsi per 3-0 sui diretti rivali. Riuscirà il FC Breccia a centrare il suo ter-zo titolo consecutivo o ce la farà il Groove Street a non finire anche quest’anno alle spalle dei campioni provinciali in carica? Decisivo in particolar modo potrebbe es-sere il prossimo turno allorquando le due squadre affronteranno compagini in lotta per il terzo posto: la capolista se la vedrà con la Dinamo Florentia (quarta in classi-fica, con 27 punti, a pari merito col Cral Nuovo Pignone), mentre il Groove Street è atteso dalla sfida con la terza forza del campionato (l’Ardigliona FC, che ha 28 punti). La lotta per il terzo posto è serra-tissima: ci sono quattro squadre in soli tre punti. Oltre alle tre citate, spera ancora il Real Florentia (25 punti) che però dovrà allo stesso tempo guardarsi le spalle dal Riddim (22 punti) deciso a soffiargli l’ulti-mo posto utile per accedere alla Golden League e relegarlo in Silver League. A questa Fase Finale sono aritmeticamen-

te qualificate The Cleavers ed Atletico Per Nulla (entrambe con 10 punti), anche perché il Fusion 2012 (che comunque non aveva ottenuto nem-meno un punto nelle sei gare disputate) è stato già da tempo escluso dal campionato.Steto

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Page 20: il brivido sportivo n 11 del 20 marzo 2012

Per la legge dei grandi numeri,

c’erano da aspet-tarsi grandi cose dalla

partita di sabato scorso con la Juventus. Innanzitutto

i bianconeri erano ancora immuni da sconfitte in campionato. E per la legge dei grandi numeri, una partita prima o poi avrebbero dovuto perderla, per forza. Sai che soddisfazione batterli qui a Firenze e fargli perdere lo scudetto! La Fiorentina non vince con la Juventus al Franchi da 14 anni. Prima o poi la vittoria sarebbe

dovuta arrivare. Amauri non segna da un-dici mesi (più o meno): per la legge dei grandi numeri dovrà segnarlo un gol, per forza. Che bello se fosse arrivato proprio contro l’«odiata» (da lui e da noi) Juven-tus. Qualcuno aveva anche detto che i bianconeri, sempre secondo i grandi nu-meri, avrebbero dovuto avere un rigore a favore, meglio se inesistente. Insomma, questa partita, prima che sul campo, era stata già giocata alla ruota del lotto. Solo che, al lotto i numeri che uno gioca non escono mai, e anche nel calcio la legge dei grandi numeri si rivela spesso una

bufala colossale. Nemmeno la profezia più facile, quella cioè del rigore a favore della Juventus si è avverata nonostante l’arbitro sia stato visto come la prova vi-vente dell’esistenza del malocchio da par-te di Conte & Co. Fortunato, Bergonzi che partita più semplice dopo le polemiche settimanali non avrebbe potuto desidera-re. Certo la vittoria della Fiorentina (e la conseguente sconfitta juventina) sembra-vano obiettivi difficili da raggiungere per la condizione attuale della squadra viola. Ma almeno il gol di Amauri pareva possi-bile, se davvero il giocatore aveva in cor-

po tutta quella rabbia che diceva di avere (peccato che, dopo averlo visto sabato, la rabbia sembra l’unica cosa rimastagli). In-vece, alla fine, i grandi numeri sono stati solo quelli dei gol segnati dalla Juventus e presi dalla Fiorentina. Ma anche quelli che le squadre di Delio Rossi prendono, ogni tanto, nelle partite in casa. Si spera-va che dopo i 7 presi dal suo Palermo con l’Udinese e i tre subiti dalla Viola con il Napoli, potesse bastare. Così non è stato. E, sempre per la legge dei grandi numeri, adesso la paura comincia a serpeggiare nelle fila dei pazientissimi tifosi viola.

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ben prima del fischio finale per-ché umiliata, messa in ginocchio, schiaffeggiata dalla Juventus, l’av-versaria più odiata. E la responsabilità di quella figura vergognosa è sicuramente di una squadra molle e senza attributi, dell’errore ridicolo e imperdonabi-le di Cerci. Ma pure di una politica aziendale ampiamente fallimenta-re: il ‘famoso’ Patto con Firenze, tanto per fare un esempio, si sta risolvendo in una serie completa di mancati risultati sul piano del rapporto tra i Della Valle e la città, della maturità della squadra, della crescita dei dirigenti, della capacità di tutto il gruppo di farsi responsa-bile di un progetto credibile.E loro, i Della Valle, sono ormai nell’occhio del ciclone. Mentre An-drea tenta almeno disperatamente di trovare una sponda in una parte di Firenze, dall’altra Diego appare sempre più lontano. Il ricordo di quando disse ‘Per me la Fiorenti-na è un hobby’ ritorna alla mente in modo impietoso. Forse sono state solo parole, ma rilette oggi suona-no purtroppo come un triste presa-gio. Da quando Diego Della Valle non è più alla guida della società la squadra viola è precipitata in un girone infernale da cui non riesce più a uscire. Ma c’è anche un limite al peggio e questo deve essere as-solutamente raggiunto: una cosa è il fallimento di un progetto, un’altra è una retrocessione in serie B. I numeri e la classifica lasciano alla Fiorentina margini importantissimi ma Delio Rossi non può permet-tersi di vedere ulteriori sconfitte partendo proprio dalla trasferta di domenica contro il Genoa. Dopo la batosta con la Juve se dovesse ar-rivare un altro ko tutto diventereb-be maledettamente complicato an-che perchè squadre come il Lecce potrebbero riprendere a credere in un recupero proprio sui viola. Per questo tutta Firenze non può ades-so che tornare a stringersi attorno alla squadra per salvarsi tutti as-sieme. Poi i conti dovranno essere fatti e sul banco degli imputati non ci sarà più soltanto Corvino, ma anche tutti gli altri protagonisti di questo fallimento generale.