Il bambino in ospedale: aspetti psicologici -...

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Corso di Formazione per Operatori “GASPI” Isabella De Giorgi Croce Rossa Italiana Servizio Psicosociale 27 Novembre 2013 Il bambino in ospedale: aspetti psicologici

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Corso di Formazione per Operatori “GASPI”

Isabella De GiorgiCroce Rossa ItalianaServizio Psicosociale

27 Novembre 2013

Il bambino in ospedale: aspetti psicologici

perché ci occupiamo di bambini?...di bambini in difficoltà?

E' importante porsi questa una domanda, tanto più se svolgiamo servizio volontario

fattori da considerare

Tra i maggiori rischi di stress professionale per i soccorritori c'è il ferimento o la morte di bambini

Forte risonanza emotiva...

età evolutiva

I pazienti del Meyer vanno dal neonato all'adolescente: l'approccio ad utenti in fasi così diverse dello sviluppo deve tener conto in primo luogo dell'età dell'assistito e delle specificità della sua fascia d'età

lo sviluppo mentale nelle ricerche di Jean Piaget:prima e seconda fase

1) Intelligenza “senso-motoria”: dalla nascita ai due anni circa

Dalle prime reazioni riflesse il bambino passa a schemi di azione sempre più complessi

Egocentrismo radicale: non c'è distinzione tra mondo esterno e mondo interno

2) Intelligenza “rappresentativa”, pre-operatoria (con riferimento a operazioni logiche): dai due ai sei-sette anni

Pensiero simbolico, intuitivo, non-reversibile

Egocentrismo intellettuale: il pensiero degli altri non è differenziato dal proprio

→ “differenza drammatica, ancora più grande nella malattia, tra la percezione della realtà degli adulti e quella dei bambini... Nel mondo rappresentativo del bambino, in cui non sono ancora stabiliti i confini tra realtà e fantasia, il pericolo reale di una malattia si mescola sempre con paure arcaiche...” (A.Freud,T.Bergmann, Bambini malati, Boringhieri 1974)

Piaget: terza e quarta fase

3) Intelligenza del “pensiero operatorio concreto”: dai sette-otto agli undici anni

Acquisizione del concetto di reversibilità (gli effetti di un'operazione possono essere annullati da un'operazione inversa)

4) Intelligenza del “pensiero formale astratto”: dagli undici-dodici anni in poi

Sviluppo del pensiero ipotetico-deduttivo

evitare la prospettiva “adultocentrica”

La teoria di Piaget, nonostante le critiche successive per la troppo rigida attribuzione di competenze in base all'età del bambino piuttosto che alla quantità e qualità delle esperienze individuali, è fondamentale per capire la necessità di abbandonare un punto di vista “adultocentrico” per una prospettiva che consideri le reali capacità di comprensione e di comunicazione del bambino con cui veniamo a contatto

Arrivati alla posizione di adulti, è come se perdessimo totalmente memoria dei bambini che a suo tempo siamo stati e abbiamo talvolta difficoltà a rapportarci con “funzionamenti” diversi dal nostro attuale

non abbiamo memoria...

“ ... a volte i grandi dimenticano di essere stati bambini...

non capiscono mai niente da soli

e i bambini si stancano di ripetergli tutto ogni volta”

A. de Saint-Exupéry, Le Petit Prince

Diventati adulti, è come se perdessimo memoria dei bambini che a suo tempo siamo stati e abbiamo talvolta difficoltà a rapportarci con “funzionamenti” diversi dal nostro attuale

comunicare con un bambino

Non basta dedicare tempo ad un bambino, dobbiamo cercare di entrare in relazione con lui/lei e comunicare efficacemente

E' importante, qualsiasi sia l'età del bambino: ascoltare con “empatia” e con rispetto permettere l'espressione autentica delle emozioni / sentimenti del piccolo

paziente utilizzare nella comunicazione i canali a lui/lei accessibili

per una comunicazione efficace

Gli adulti privilegiano il codice linguistico-verbale; un bambino invece, più piccolo è, meno lo padroneggia, non avendo strumenti cognitivi adeguati

Particolarmente importanti risultano quindi nel contatto con i bambini i segnali non verbali:

mimica facciale (sguardo, sorriso..), postura, movimenti del corpo, uso dello spazio, contatti fisici, aspetti non verbali del linguaggio verbale (tono di voce, modulazioni, pause, rapidità nel parlare..)

il ricovero in ospedale

Per il bambino il ricovero in ospedale è in tutti i casi un evento critico che comporta molti cambiamenti all'interno della sua persona e attorno a lui:

• sfera corporea: dolore fisico o limitazioni funzionali / interventi medico-sanitari

• sfera affettiva: clima di ansia, preoccupazione negli adulti di riferimento

• sfera sociale: compromessa la routine quotidiana, la libertà di movimento, il gioco, i contatti con gli amici

Malattia → paura → separazione da casa → adattamento a cose e persone estranee

in ospedale non è proprio così...

rischi dell'ospedalizzazione

In situazioni ansiogene / traumatogene come l'ospedalizzazione che comporta l'interruzione della routine quotidiana e dei suoi riti, del conosciuto, del prevedibile, è possibile che nel bambino si instaurino processi regressivi e che riprenda schemi di comportamento antecedenti, dato il non sufficiente consolidamento dei più recenti

Ma mentre alcuni bambini ricadono nella precedente condizione infantile di impotenza, altri sono portati a reagire alla passività indotta dalla malattia diventando intrattabili

la sofferenza nel bambino malato

Per Anna Freud, psicoanalista infantile figlia di Sigmund, che tra i primi si è occupata di bambini malati, per il bambino non c'è differenza tra le sofferenze causate dalla malattia in sé e le sofferenze inflitte per curare la malattia: incapace di capire, indifeso e passivo egli deve subire entrambi i tipi di esperienza

favorire la normalità

E' molto importante cercare di ristabilire e mantenere aspetti di normalità con i bambini ospedalizzati. Si può fare favorendo l'incontro con i coetanei ricoverati, attraverso un'attività scolastica e soprattutto attraverso il gioco che caratterizza e contribuisce a formare l'identità di un bambino

Il gioco permette di assimilare l'esperienza e di esplicitare anche eventuali vissuti di angoscia relativi alla situazione di malattia, trasformandone la carica distruttiva attraverso la rappresentazione

Questi elementi normalizzanti rappresentano un sostegno attivo per il processo di cura del bambino anche dal punto di vista fisiologico in quanto lo stress (acuto o cronico) è tra i fattori che compromettono l'integrità del sistema immunitario

i diritti dei bambini in ospedale

Io devo essere chiamato per nome:

Chiara, Mohammed, Antoine o Simone.

E poi... chiamatemi con un sorriso,

dite il mio nome guardandomi in viso!

...............

Mi chiamo Asad, e un “leone” mi sento.

Mi chiamo Brigit, “la forte”, stai attento!

Mi chiamo Carmela, che vuol dire “giardino”.

Mi chiamo Luciana, “nata al mattino”.

Mi chiamo Wefo, “cavallo”, ti piace?

Io Kemirembe, “che porta la pace”.

E se mi chiamassi VATTELAPESCACOME....

Io devo essere chiamato per nome! (A.Sarfatti, S.Fatus, Non chiamarmi passerotto! Giunti 2009)

sostenere i genitori

Il ricorso al Pronto Soccorso o il ricovero di un bambino sono eventi molto stressanti anche per i familiari, che oltre al carico emotivo si trovano talvolta a dover gestire situazioni problematiche anche dal punto di vista pratico (impegni di lavoro, presenza di altri figli da seguire...)

Quando la malattia minaccia la vita dei figli o comunque questo è il significato che viene attribuito alla malattia all'interno del sistema familiare, gli adulti diventano anche più vulnerabili dei bambini e possono arrivare a soffrire di disturbi da stress post-traumatico

---> genitori come “pazienti invisibili” In alcune strutture ospedaliere è previsto in taluni casi un supporto psicosociale ai genitori

indicazioni generali

Data la delicatezza di questo tipo di servizio, che entra in contatto con una categoria vulnerabile qual è quella dei bambini /adolescenti in situazioni di criticità, si raccomanda ai volontari la massima consapevolezza

della necessità di una presenza discreta, empatica, rispettosa sia dei bambini/ragazzi, del loro livello di sviluppo, della loro storia individuale e familiare che degli adulti che li assistono

dell'opportunità di monitorare le proprie reazioni emotive rispetto ai servizi svolti

della possibilità di chiedere un colloquio di consultazione psicologica al Servizio Psicosociale presente all'interno della Croce Rossa Italiana

Grazie per l'attenzione

Isabella De GiorgiCroce Rossa Italiana

Servizio Psicosociale

[email protected]