Il 3 ottobre ad Assisi Papa Francesco firmerà la nuova ... · che nella giornata in cui ricorre...

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 203 (48.527) Città del Vaticano domenica 6 settembre 2020 . di CARLO MARIA POLVANI N el 1973, insieme al famoso Konrad Lorenz, fu in- signito del Premio Nobel per la medicina un al- tro eziologo austriaco, Karl von Frisch, che aveva dedicato la sua vita a studiare le api, notandone un com- portamento molto peculiare. All’arrivo nel- le loro arnie, le api erano dirette da altre api che fungevano da controllori di volo e, un po’ come succede sulle portaerei quan- do atterrano i cacciabombardieri, le api di ritorno dovevano fare rapporto. Se l’ape di ritorno all’arnia non era ricoperta di polli- ne, infatti, le era permesso di entrare per riposarsi. Al contrario, le api piene di pol- line venivano sottoposte ad un controllo speciale. Le api sul ponte si mettevano attorno alla nuova arrivata, che iniziava a ballare formando una sorta di otto o semi ot- to. Von Frisch dimostrò che la posizione centrale della diagonale fra i due cerchi dell’otto rappresentava l’ango- lo fra il sole e la fonte del nettare che aveva scoperto. Il numero di giri che l’ape effettuava era poi una misura della distanza dell’obbiettivo. Ricevute le coordinate, dunque, le api in partenza decollavano nella direzione giusta e tornavano a loro volta a casa piene di polline, creando un circolo virtuoso, fino all’esaurimento della sorgente di cibo. Grazie a questo scambio di informazioni, le api mi- gliorano di gran lunga la loro probabilità di trovare energia, evitando dispendiose esplorazioni casuali. Inoltre, sono efficienti anche nel- lo scambio delle informazioni. Anche se volano in tre dimensioni, scambiano solo dati bidimensionali; restando infatti sem- pre ad un’altezza di volo abbastanza co- stante, una volta sul luogo designato, l’ol- fatto fornisce loro l’ultima coordinata, quella dell’altezza. Oggi sono stati delucidati i complessi meccanismi biochimici di questo linguaggio, anche se alcuni ele- menti rimangono controversi. La lezione della danza a forma di otto delle api è comunque questa: l’informa- zione è essenziale, il suo scambio ancora di più. O me- glio: l’informazione è veramente utile solo se può essere comunicata e la comunicazione migliore è quella essen- ziale. y(7HA3J1*QSSKKM( +"!"!}!z!.! Il cardinale Tagle per la festa della «Madre dei poveri» In tempo di pandemia riscopriamo lo spirito di Madre Teresa Le api danzanti Il 3 ottobre ad Assisi Papa Francesco firmerà la nuova enciclica «Fratelli tutti» «Nel pomeriggio di sabato 3 otto- bre 2020 il Santo Padre Francesco si recherà ad Assisi per firmare la nuova Enciclica “Fratelli tutti” sulla fraternità e l’amicizia sociale». Lo affer- ma in una dichiarazione, diffusa nella mattina di sabato 5 settem- bre, il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni. «La Prefettura della Casa Pontifi- cia — prosegue la dichiarazione — informa che alle ore 15 il Santo Pa- dre arriverà al Sacro Convento, do- ve celebrerà la Santa Messa presso la Tomba di San Francesco, e al termine firmerà l’Enciclica. A moti- vo della situazione sanitaria, è de- siderio del Santo Padre che la visi- ta si svolga in forma privata, senza alcuna partecipazione dei fedeli. Appena terminata la celebrazione, il Santo Padre farà rientro in Vati- cano». Udienza ai Capitani Reggenti della Repubblica di San Marino La Giornata mondiale indetta dalle Nazioni Unite Essenziale la carità per creare società più inclusive Il Papa rilancia lo stile solidale di “We Run Together” Per uno sport inclusivo capace di guarire le ferite PAGINA 8 Per superare le crisi ed essere migliori di prima I cerchi concentrici della solidarietà FELICE GIUFFRÈ A PAGINA 3 Alla luce della «Laudato si’» Fede e cura della casa comune AMBRO GIO SPREAFICO A PAGINA 6 ALLINTERNO Migliaia in fuga dalle violenze nel Kasai ROMA, 5. In un tempo segnato dalla pandemia e dall’emergenza sanita- ria, il valore della carità e della soli- darietà è essenziale «per creare so- cietà inclusive e più resilienti». Questo il messaggio che arriva dalle Nazioni Unite in occasione della Giornata internazionale della carità, che si tiene oggi, 5 settembre, data in cui ricorre l'anniversario della morte, avvenuta nel 1997, di Santa Teresa di Calcutta. La carità «può alleviare i peggiori effetti delle crisi umanitarie e integrare i servizi pub- blici nella sanità, nell’istruzione, all’alloggio, e nella protezione dei bambini» sostiene l’Onu. Tutti aspetti cruciali soprattutto oggi, a causa delle ripercussioni economi- che e sociali della pandemia: milioni di persone si sono ritrovate sull’orlo della povertà estrema, e la situazio- ne è ancor peggiore nelle zone di guerra. «La giornata di oggi è un omag- gio dell’Onu al volto di Madre Te- resa, che riassume in sé la bellezza della carità e della povertà» ha det- to il vicedirettore di Caritas Italiana, Paolo Beccegato, in un’intervista a «Vatican News». «Una sorta di ossi- moro, la sua è una bellezza che tra- smette quell’Evangelii Gaudium di cui tanto ci parla Papa Francesco» ha aggiunto. di ALESSANDRO GISOTTI U na vita dedicata totalmente a servire i poveri tra i più poveri. L’esempio di Ma- dre Teresa di Calcutta non smette di attrarre persone in tutto il mon- do, credenti e non. Segno tangibi- le di questa “forza” trasversale del- la “Santa degli ultimi” è il fatto che nella giornata in cui ricorre l’anniversario della morte, avvenu- ta il 5 settembre 1997, e si celebra la sua memoria liturgica, le Nazio- ni Unite osservano la Giornata In- ternazionale della Carità. Una ri- correnza stabilita dall’Assemblea Generale dell’ONU che — nella ri- soluzione adottata il 17 dicembre 2012 — cita espressamente Madre Teresa come modello di amore ver- so i bisognosi. «Riconoscendo che la carità costruisce la coesione so- ciale e la pace — osserva il cardina- le Luis Antonio Tagle in una ri- flessione condivisa con i media va- ticani — le Nazioni Unite intendo- no sensibilizzare e mobilitare per- sone e organizzazioni per aiutare gli altri attraverso attività filantro- piche». E sottolinea come «per la Chiesa» sia «significativa» la scelta del 5 settembre, data della morte di Madre Teresa di Calcutta, una donna conosciuta in tutto il mon- do, vincitrice del premio Nobel per la pace, ma che aveva come sua unica missione servire il Signo- re attraverso i poveri. Il cardinale Tagle ricorda che Madre Teresa è tra i santi patroni di Caritas Internationalis, di cui lui è presidente. Sottolinea inoltre che «attraverso la congregazione religiosa da lei istituita nel 1950, le Missionarie della Carità, il suo NOSTRE INFORMAZIONI PAGINA 7 Giotto, «San Francesco rinuncia ai beni» (Assisi, basilica superiore del santo, 1292-1296) CONTINUA A PAGINA 7 Nella mattina di sabato 5 settem- bre Papa Francesco ha ricevuto in udienza nel Palazzo Apostolico Vaticano, i Capitani Reggenti del- la Serenissima Repubblica di San Marino, le Loro Eccellenze i Si- gnori Alessandro Mancini e Gra- zia Zafferani, i quali hanno poi in- contrato l’arcivescovo Paul Ri- chard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli stati. Nei cordiali colloqui sono stati evocati gli storici rapporti che uni- scono la Santa Sede e la Repub- blica di San Marino, e la loro pro- ficua collaborazione. Ci si è poi soffermati sul positivo contributo della Chiesa locale al bene del Paese e della sua popolazione. Particolare attenzione è stata data all'attuale emergenza sanitaria e ai suoi effetti nell’antica Repubblica. Infine, sono state affrontate alcune tematiche di comune interesse ri- guardanti lo scenario internaziona- le, nel contesto europeo e nelle prospettive della diplomazia mul- tilaterale. KINSHASA, 5. Non conoscono tre- gua le violenze nella Repubblica Democratica del Congo, e in parti- colare nella regione del Kasai. Mi- gliaia di persone sono in fuga a causa di diversi conflitti tra comu- nità locali per la gestione delle terre e delle risorse. «Se la situazione non dovesse migliorare — afferma l’Alto commissariato Onu per i ri- fugiati (Unhcr) — l’acuirsi delle ten- sioni e una ripresa delle violenze potrebbero determinare una nuova ondata di esodi di massa». Nel 2017, le violenze nel Kasai avevano causato 1,4 milioni di sfollati interni e spinto circa 35.000 persone a met- tersi in salvo in Angola. I nuovi sfollati hanno riferito di omicidi, stupri, torture, saccheggi e case date alle fiamme nelle ultime settimane. Decine di persone si so- no messe in salvo, riportando ferite. Tra le persone in fuga si registrano numerosi minori, donne e anziani.

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 203 (48.527) Città del Vaticano domenica 6 settembre 2020

.

di CARLO MARIA PO LVA N I

Nel 1973, insieme al famoso Konrad Lorenz, fu in-signito del Premio Nobel per la medicina un al-tro eziologo austriaco, Karl von Frisch, che aveva

dedicato la sua vita a studiare le api, notandone un com-portamento molto peculiare. All’arrivo nel-le loro arnie, le api erano dirette da altreapi che fungevano da controllori di volo e,un po’ come succede sulle portaerei quan-do atterrano i cacciabombardieri, le api diritorno dovevano fare rapporto. Se l’ape diritorno all’arnia non era ricoperta di polli-ne, infatti, le era permesso di entrare perriposarsi. Al contrario, le api piene di pol-line venivano sottoposte ad un controllo speciale. Le apisul ponte si mettevano attorno alla nuova arrivata, cheiniziava a ballare formando una sorta di otto o semi ot-to. Von Frisch dimostrò che la posizione centrale delladiagonale fra i due cerchi dell’otto rappresentava l’ango-lo fra il sole e la fonte del nettare che aveva scoperto. Ilnumero di giri che l’ape effettuava era poi una misuradella distanza dell’obbiettivo. Ricevute le coordinate,

dunque, le api in partenza decollavano nella direzionegiusta e tornavano a loro volta a casa piene di polline,creando un circolo virtuoso, fino all’esaurimento dellasorgente di cibo.

Grazie a questo scambio di informazioni, le api mi-gliorano di gran lunga la loro probabilità di trovare

energia, evitando dispendiose esplorazionicasuali. Inoltre, sono efficienti anche nel-lo scambio delle informazioni. Anche sevolano in tre dimensioni, scambiano solodati bidimensionali; restando infatti sem-pre ad un’altezza di volo abbastanza co-stante, una volta sul luogo designato, l’ol-fatto fornisce loro l’ultima coordinata,quella dell’altezza.

Oggi sono stati delucidati i complessi meccanismibiochimici di questo linguaggio, anche se alcuni ele-menti rimangono controversi. La lezione della danza aforma di otto delle api è comunque questa: l’i n f o r m a-zione è essenziale, il suo scambio ancora di più. O me-glio: l’informazione è veramente utile solo se può esserecomunicata e la comunicazione migliore è quella essen-ziale.y(

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Il cardinale Tagle per la festa della «Madre dei poveri»

In tempo di pandemiariscopriamo lo spirito di Madre Teresa

Le api danzanti

Il 3 ottobre ad Assisi Papa Francescofirmerà la nuova enciclica «Fratelli tutti»«Nel pomeriggio di sabato 3 otto-bre 2020 il Santo Padre Francescosi recherà ad Assisi per firmare lanuova Enciclica “Fratelli tutti” sullafraternità e l’amicizia sociale». Lo affer-ma in una dichiarazione, diffusanella mattina di sabato 5 settem-bre, il direttore della Sala stampadella Santa Sede, Matteo Bruni.«La Prefettura della Casa Pontifi-cia — prosegue la dichiarazione —informa che alle ore 15 il Santo Pa-dre arriverà al Sacro Convento, do-ve celebrerà la Santa Messa pressola Tomba di San Francesco, e altermine firmerà l’Enciclica. A moti-vo della situazione sanitaria, è de-siderio del Santo Padre che la visi-ta si svolga in forma privata, senzaalcuna partecipazione dei fedeli.Appena terminata la celebrazione,il Santo Padre farà rientro in Vati-cano».

Udienza ai Capitani Reggentidella Repubblica di San Marino

La Giornata mondiale indetta dalle Nazioni Unite

Essenziale la carità per crearesocietà più inclusive

Il Papa rilancia lo stile solidaledi “We Run Together”

Per uno sport inclusivocapacedi guarire le ferite

PAGINA 8

Per superare le crisied essere migliori di prima

I cerchi concentricidella solidarietà

FELICE GIUFFRÈ A PA G I N A 3

Alla luce della «Laudato si’»

Fede e curadella casa comune

AMBRO GIO SPREAFICO A PA G I N A 6

ALL’INTERNOMigliaiain fuga

dalle violenzenel Kasai

ROMA, 5. In un tempo segnato dallapandemia e dall’emergenza sanita-ria, il valore della carità e della soli-darietà è essenziale «per creare so-cietà inclusive e più resilienti».

Questo il messaggio che arriva dalleNazioni Unite in occasione dellaGiornata internazionale della carità,che si tiene oggi, 5 settembre, datain cui ricorre l'anniversario della

morte, avvenuta nel 1997, di SantaTeresa di Calcutta. La carità «puòalleviare i peggiori effetti delle crisiumanitarie e integrare i servizi pub-blici nella sanità, nell’i s t ru z i o n e ,all’alloggio, e nella protezione deibambini» sostiene l’Onu. Tuttiaspetti cruciali soprattutto oggi, acausa delle ripercussioni economi-che e sociali della pandemia: milionidi persone si sono ritrovate sull’orlodella povertà estrema, e la situazio-ne è ancor peggiore nelle zone diguerra.

«La giornata di oggi è un omag-gio dell’Onu al volto di Madre Te-resa, che riassume in sé la bellezzadella carità e della povertà» ha det-to il vicedirettore di Caritas Italiana,Paolo Beccegato, in un’intervista a«Vatican News». «Una sorta di ossi-moro, la sua è una bellezza che tra-smette quell’Evangelii Gaudium dicui tanto ci parla Papa Francesco»ha aggiunto.

di ALESSANDRO GISOTTI

Una vita dedicata totalmentea servire i poveri tra i piùpoveri. L’esempio di Ma-

dre Teresa di Calcutta non smettedi attrarre persone in tutto il mon-do, credenti e non. Segno tangibi-le di questa “forza” trasversale del-la “Santa degli ultimi” è il fattoche nella giornata in cui ricorrel’anniversario della morte, avvenu-ta il 5 settembre 1997, e si celebrala sua memoria liturgica, le Nazio-ni Unite osservano la Giornata In-ternazionale della Carità. Una ri-correnza stabilita dall’AssembleaGenerale dell’ONU che — nella ri-soluzione adottata il 17 dicembre2012 — cita espressamente MadreTeresa come modello di amore ver-so i bisognosi. «Riconoscendo chela carità costruisce la coesione so-ciale e la pace — osserva il cardina-le Luis Antonio Tagle in una ri-flessione condivisa con i media va-ticani — le Nazioni Unite intendo-no sensibilizzare e mobilitare per-sone e organizzazioni per aiutaregli altri attraverso attività filantro-piche». E sottolinea come «per laChiesa» sia «significativa» la sceltadel 5 settembre, data della mortedi Madre Teresa di Calcutta, unadonna conosciuta in tutto il mon-do, vincitrice del premio Nobelper la pace, ma che aveva comesua unica missione servire il Signo-re attraverso i poveri.

Il cardinale Tagle ricorda che

Madre Teresa è tra i santi patronidi Caritas Internationalis, di cuilui è presidente. Sottolinea inoltreche «attraverso la congregazionereligiosa da lei istituita nel 1950,le Missionarie della Carità, il suo

NOSTREINFORMAZIONI

PAGINA 7

Giotto, «San Francesco rinuncia ai beni» (Assisi, basilica superiore del santo, 1292-1296)

CO N T I N UA A PA G I N A 7

Nella mattina di sabato 5 settem-bre Papa Francesco ha ricevuto inudienza nel Palazzo ApostolicoVaticano, i Capitani Reggenti del-la Serenissima Repubblica di SanMarino, le Loro Eccellenze i Si-gnori Alessandro Mancini e Gra-zia Zafferani, i quali hanno poi in-contrato l’arcivescovo Paul Ri-chard Gallagher, segretario per iRapporti con gli stati.

Nei cordiali colloqui sono statievocati gli storici rapporti che uni-scono la Santa Sede e la Repub-

blica di San Marino, e la loro pro-ficua collaborazione. Ci si è poisoffermati sul positivo contributodella Chiesa locale al bene delPaese e della sua popolazione.Particolare attenzione è stata dataall'attuale emergenza sanitaria e aisuoi effetti nell’antica Repubblica.Infine, sono state affrontate alcunetematiche di comune interesse ri-guardanti lo scenario internaziona-le, nel contesto europeo e nelleprospettive della diplomazia mul-tilaterale.

KINSHASA, 5. Non conoscono tre-gua le violenze nella RepubblicaDemocratica del Congo, e in parti-colare nella regione del Kasai. Mi-gliaia di persone sono in fuga acausa di diversi conflitti tra comu-nità locali per la gestione delle terree delle risorse. «Se la situazionenon dovesse migliorare — affermal’Alto commissariato Onu per i ri-fugiati (Unhcr) — l’acuirsi delle ten-sioni e una ripresa delle violenzepotrebbero determinare una nuovaondata di esodi di massa». Nel2017, le violenze nel Kasai avevanocausato 1,4 milioni di sfollati internie spinto circa 35.000 persone a met-tersi in salvo in Angola.

I nuovi sfollati hanno riferito diomicidi, stupri, torture, saccheggi ecase date alle fiamme nelle ultimesettimane. Decine di persone si so-no messe in salvo, riportando ferite.Tra le persone in fuga si registranonumerosi minori, donne e anziani.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 domenica 6 settembre 2020

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L’esecutivo bielorusso accusa la Nato di aver intensificato le attività

Minsk prontaalla risposta militareL’incontro alla Casa Bianca (Epa)

MINSK, 5. L’attività della Natopresso i confini della Bielorussiasono una seria sfida alla sicurezza eil paese è costretto a sviluppare mi-sure di risposta militare: lo ha det-to il ministro della Difesa bielorus-so Viktor Khrenin. «Siamo costret-ti a sviluppare misure di rispostamilitare, come abbiamo dimostratocon le esercitazioni di routine diaddestramento condotte nelle im-

mediate vicinanze dei confini conl’alleanza Nato questo agosto» hadetto ieri Khrenin nel corso di unariunione dei ministri della Difesadegli Stati membri della Comunitàdegli Stati Indipendenti (Csi),dell’Organizzazione di Coopera-zione di Shanghai (Sco) e dell’O r-ganizzazione del Trattato di Sicu-rezza Collettiva (Csto).

Secondo il ministero della difesabielorusso, la task force a rotazionedella Nato nei paesi confinanti conla Bielorussia è aumentata negli ul-timi anni di 17 volte fino a raggiun-gere 10.000 unità. «Questa è unasfida alla sicurezza e alla stabilitànon solo del nostro paese, madell’intera regione europea» hadetto Khrenin.

Com’è noto, la tensione tra Ue eMinsk è molto alta in seguito allacrisi post-elettorale. Il voto del 9agosto, che ha visto la vittoria delpresidente Lukashenko, è statocontestato dall’opp osizione,dall’Europa e da gran parte dellacomunità internazionale. Mosca hainvece riconosciuto l’esito del votoed espresso il proprio sostegno aLukashenko.

Intanto, ieri, la leader dell’opp o-sizione in Bielorussia, Svetlana Ti-khanovskaya, ha chiesto alle Na-zioni Unite di inviare una missioneinternazionale di monitoraggio perdocumentare le violenze della poli-zia contro i manifestanti.

Video messaggiodi Mattarella

al Forumdi Cernobbio

ROMA, 5. La pandemia «è stato unospartiacque per la Ue che in pochimesi ha assunto decisioni coraggiosee innovative». Queste le parole usatedal presidente della Repubblica Ser-gio Mattarella in video messaggio,oggi, al Forum Ambrosetti a Cer-nobbio. Per Mattarella nell’e m e rg e n -za coronavirus la Ue «ha mostratosua forza propulsiva, la capacità diritrovare lo spirito dei suoi padrifondatori». Mattarella ha ricordatoche «alle parole semplici e significa-tive che hanno attenuato il senso disolitudine e smarrimento» di UrsulaVon Der Leyen, il presidente dellaCommissione Ue, quando la crisiesplodeva, «hanno fatto seguitoazioni concrete». Le istituzioni«hanno rafforzato la coesione euro-pea nel senso dei padri fondatori. Inmomenti di grande incertezza comequesti si deve indicare il futuro. LaCommissione non ha solo dato unaesortazione alla solidarietà ma hafatto un esercizio di funzionalità perindicare una strada da percorrere lacui approvazione non appariva scon-tata».

Secondo il titolare del Quirinale,«conseguire gli obiettivi che ci siamoprefissi equivale a realizzare buonaparte di quei progressi sulla via dellasempre maggiore integrazione, peruna Unione europea sempre più effi-cace nella sua azione. Potremo cosìsuperare quella pagina infausta co-stituita dalla rinuncia del progettodefinito di Costituzione europea e diripiegamento sul trattato di Lisbona,aprendo con coraggio la strada aquella revisione dei trattati che datroppo tempo rappresenta un verotabù per molte cancellerie europee».Se agiremo con assennatezza«l’Unione europea uscirà da questop erio do».

Mattarella ha poi voluto inviareun messaggio anche alle giovani ge-nerazioni: «Non compromettiamocon scelte errate la speranza per chiverrà dopo di noi di godere di con-dizioni per lo meno pari di quelle dicui noi abbiamo usufruito. Le nuovegenerazioni ci domanderanno perchéuna generazione che ha goduto diprosperità non ha realizzato infra-strutture necessarie per la crescita eriforme necessarie».

Dopo le tensioni nel Mediterraneo l’Ue chiede negoziati

Scambio di accuse tra Atene e Ankara

Il premier greco Kyriakos Mitsotakis (Ansa)

Violenze in NigeriaUomini armati uccidono 22 persone

Niger: ong accusa soldatidi esecuzioni sommarie di civili

Sudan: treguatra governo e ribelli

dell’Splm-n

KHARTOUM, 5. Il governo sudaneseha aggiunto la firma della fazionedel Movimento di liberazione delpopolo del Sudan-Nord (Splm-n)allo storico accordo di pace siglatolunedì scorso nella capitale del SudSudan, Juba, con altri cinque grup-pi ribelli. La formazione guidatada Abdelaziz al-Hilu, infatti, nonsi era unita agli sforzi in corso perla pace e la stabilità nel paese enella regione assieme all’ala delMovimento di liberazione del Su-dan (Slm), a oggi l’unico grupporibelle chiave rimasto fuori dall’in-tesa che pone fine a 17 anni di con-flitti nel Darfur, nel Sud Kordofane nel Nilo Blu. Il primo ministrodel Sudan, Abdalla Hamdok, hastretto la mano ad al-Hilu nella ca-pitale etiope Addis Abeba, dovegiovedì si è tenuto l’i n c o n t ro .

In Sud Sudan, invece, in seguitoa diversi attacchi a civili e convogliumanitari sferrati negli ultimi gior-ni, la missione dell’Onu per ilmantenimento della pace nel paeseha deciso di istituire una nuova ba-se a Lobonok, dove il mese scorsosono state uccise sei guardie delcorpo del vicepresidente JamesWani Igga. La base consentirà difornire una presenza protettiva perl’area, ha informato il capo missio-ne dell’Onu, David Shearer.

NI A M E Y, 5. I soldati del Niger im-pegnati nella lotta contro i jihadi-sti sono «responsabili di esecuzio-ni sommarie» di decine di civilinella regione occidentale di Tilla-béri. Lo ha affermarlo, ieri, unaong che ha partecipato a un’inda-gine della Commissione nazionaleper i diritti umani (Cndh) nigeri-na.

«Ci sono state effettivamenteesecuzioni di civili disarmati e lamissione ha rinvenuto i corpi dialmeno 71 persone uccise in seifosse comuni», spiega Abdoulaye

Seydou, presidente della Rete pa-nafricana per la pace, la democra-zia e lo sviluppo (Reppadd). «So-no elementi delle Forze di difesa esicurezza (Fds) ad essere responsa-bili di queste esecuzioni sommarieed extragiudiziali», ha aggiuntoSeydou.

L’indagine, che si è svolta «perun periodo di tre mesi, dal 20maggio al 6 luglio 2020», è statacondotta dopo «le denunce discomparsa di 102 persone», secon-do la Cndh.

ABUJA, 5. Almeno ventidue perso-ne, tra cui 19 miliziani, sono stateuccise in due attacchi sferrati dauomini armati nella regione centra-le nigeriana, precisamente nellostato di Niger, uno dei 36 stati fe-derali della Nigeria. Lo hanno resonoto, ieri, le autorità locali.

La maggior parte delle vittime ècostituita da vigilantes locali eagenti di polizia. Si ritiene che gliuomini armati, arrivati mercoledìscorso a Dukku, città situatanell’area di Rijau, avessero inten-zione di sequestrare gli abitanti.

Alcuni vigilantes formatosi per pro-teggere i residenti sono stati poiuccisi negli scontri. Nello stessogiorno, uomini armati hanno attac-cato una banca nella città di Kaga-ra, uccidendo tre agenti di poliziae un civile. Un numero imprecisatodi aggressori sono stati uccisi inentrambi i raid. Nello stato di Ni-ger bande criminali sono solite sac-cheggiare villaggi e sequestrare per-sone a scopo di estorsione. A oggigli sforzi congiunti delle forze disicurezza e dei vigilantes non sonoriusciti a porre fine alle violenze.

R e c o rddi contagiin Francia

PARIGI, 5. Record di quasi 9.000casi di positività al covid-19 nelleultime 24 ore in Francia; 8.975 se-condo quanto rende noto la dire-zione generale della sanità. Au-menta leggermente il numero deiricoverati (+28, a 4.671) e quellodei pazienti in rianimazione (+9 a473). Le autorità hanno annuncia-to di essere pronte a rafforzare lerestrizioni se sarà necessario.

Dopo soli 3 giorni di scuola,sono 22 gli istituti e un centinaiole classi che è stato necessariochiudere nel paese a causa casi dicovid-19 di studenti o insegnanti.Un numero «previsto» e che varelativizzato considerando che lescuole aperte sono 60.000, comesottolinea — provando a tranquil-lizzare le famiglie — il ministrodell’educazione, Jean-MichelBlanquer. Le chiusure annunciateda Blanquer riguardano istitutiscolastici in maggioranza (dodici)a La Reunion, dove l’e m e rg e n z asanitaria continua ad essere moltodura. Gli altri dieci istituti che so-no stati chiusi si trovano nellaFrancia continentale. «Non pos-siamo dire che ci sono sempre piùscuole che chiudono — ha sottoli-neato il ministro — ci sono dellezone, localizzate, ma era tuttoampiamente previsto, in cui si re-gistrano bambini e personale sco-lastico positivi al virus».

Polizia e manifestanti nel centro di Minsk (Epa)

WASHINGTON, 5. Serbia e Kosovohanno raggiunto ieri a Washingtonun importante accordo di collabora-zione economica e commerciale, cheapre una nuova e decisiva paginanella storia tra i due Paesi balcanici.

Con la mediazione degli StatiUniti, e alla presenza di DonaldTrump, l’intesa — che potrebbe con-tribuire a risolvere una delle piùaspre dispute territoriali in Europa —

è stata siglata dal presidente serbo,Aleksandar Vučić, e dal primo mini-stro kosovaro, Avdullah Hoti.

L’accordo è destinato a facilitare eintensificare gli scambi fra Belgradoe Pristina, creando le condizioni perla libera circolazione di merci, perso-ne, servizi e capitali, per un maggio-re sostegno al settore privato e lacreazione di nuovi posti di lavoro.Come hanno riferito i componenti

della delegazione serba, gli StatiUniti accorderanno un notevole aiu-to finanziario e tecnico sia a Belgra-do che a Pristina. Con tale accordo,si allarga la zona della cosiddetta“mini-Schengen”, con il Kosovo cheaderisce all’intesa già raggiunta loscorso anno da Serbia, Ex Repubbli-ca di Macedonia del Nord e Albaniacon l’obiettivo di abolire il più pos-sibile ostacoli e barriere negli scambieconomici e commerciali fra i variPaesi dei Balcani. Cosa questa ingrado di accrescere sensibilmente lepotenzialità e la competitivitàdell’intera regione a fronte delle altregrandi realtà economiche.

Come ha detto il presidenteVučić, è stato deciso che riguardo al-la disputa relativa alla sovranità sullago Gazivoda, situato in parte inKosovo e in parte in Serbia, verràfatto uno studio di fattibilità da am-bo le parti, unitamente al Diparti-mento dell’Energia Usa, in base alquale saranno distribuite le risorseenergetiche derivanti da tale lago, ri-tenuto economicamente strategicosia da Belgrado che da Pristina.

Saranno poi realizzati progetti in-frastrutturali miranti a facilitare i tra-sporti e i collegamenti fra Serbia eKosovo, in linea con gli accordi sulripristino dei collegamenti aerei eferroviari tra Belgrado e Pristinaconclusi nei mesi scorsi, anche in

quel caso con la mediazione Usa. ABelgrado sarà aperto un ufficio delFondo di sviluppo americano, un se-gnale forte — ha detto Vučić — alleagenzie di rating e agli investitori,sia americani che europei, a puntaresulla Serbia e l’intera regione.

L’accordo prevede, inoltre, l’imp e-gno delle due parti a difendere la li-bertà religiosa e gli edifici di culto.In Kosovo, che è a maggioranza dipopolazione albanese e musulmanacon una minoranza serba di circa il 5per cento, si trovano numerosi mo-nasteri, chiese e altri edifici apparte-nenti alla Chiesa ortodossa serba,con Belgrado che lamenta una loroscarsa protezione da parte delle au-torità di Pristina. Le due parti si im-pegnano anche ad accelerare le ricer-che e l’identificazione delle personeche risultano ancora scomparse peril conflitto degli anni 1998-1999.

Al tempo stesso, Pristina e Belgra-do accettano una moratoria di unanno nelle rispettive campagne inter-nazionali (il Kosovo alla ricerca disempre più adesioni alle organizza-zioni internazionali, la Serbia perconvincere il maggior numero diPaesi a revocare il sì all’indip enden-za di Pristina). Lunedì prossimo è inprogramma a Bruxelles una nuovasessione del negoziato fra Belgrado ePristina.

ATENE, 5. «La Turchia deve inter-rompere le sue minacce contro laGrecia per poter avviare negoziatiper ridurre la tensione». Queste leparole usate ieri dal premier grecoKyriakos Mitsotakis, intervenendosulle recenti tensioni nel Mediterra-neo orientale. «Lasciamo da partele minacce, al fine di poter stabiliredei contatti» ha detto il primo mi-n i s t ro .

Ankara, tuttavia, ha accusatoAtene di aver respinto una propo-sta turca di colloqui “senza precon-dizioni”: lo ha dichiarato il mini-stro degli esteri turco Mevlüt Ça-vuşoğlu, accusando inoltre Atenedi aver «mentito sulla mediazionedella Nato», che ieri aveva annun-ciato colloqui tecnici tra delegazio-ni militari dei due paesi per evitarenuovi incidenti. Secondo il mini-stro turco, le autorità elleniche ave-vano prima acconsentito a questiconfronti, «per poi fare un passoindietro». Parlando in una confe-renza stampa ad Ankara, Ça-vuşoğlu è anche tornato ad accusa-re la Francia di essere «il paese cheprovoca di più la Grecia contro laTu rc h i a » .

Le tensioni tra i due paesi sonolegate ai diritti di esplorazioneenergetica e ai confini marittimi.L’Europa ha chiesto più volte difar partire negoziati sul tema. «Ildialogo tra Turchia e Grecia deveprocedere per allentare le tensioniinaccettabili nel Mediterraneoorientale, nell’interesse sia della

Turchia che dell’Unione europea»ha detto un portavoce della Com-missione Ue.

«L’Alto rappresentante Ue, Jo-sep Borrell, sta cercando di tra-smettere il messaggio dell’u rg e n z adi usare il dialogo invece di passiunilaterali e scambi di minacce»,

ha riferito ieri pomeriggio il porta-voce, ribadendo che «l’unico mo-do per andare avanti è il dialogo el’impegno, solo questo può por-tare a una soluzione duraturaper disinnescare le tensioni. Èquello che vogliamo e dobbiamov e d e re » .

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L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 6 settembre 2020 pagina 3

Ucciso durante l’arresto l’uomo che aveva colpito a morte un sostenitore del presidente

Si allunga la scia di sanguenegli Stati Uniti

Per superare le crisi ed essere migliori di prima

I cerchi concentricidella solidarietàSchermaglie

sull’economiatra Trumpe Biden

WASHINGTON, 5. Ha affrontatoieri i temi economici il confrontotra Donald Trump e Joe Biden invista delle elezioni presidenzialidel 3 novembre prossimo.

«L’economia americana sta re-cuperando più velocemente diqualsiasi altra», ha dichiarato ilpresidente degli Stati Uniti nelcorso di una conferenza stampaalla Casa Bianca, durante la qua-le ha attaccato il Partito demo-cratico per i ritardi nei nuovi sti-moli all’economia.

L’Amministrazione statuniten-se, ha detto Trump ai giornalisti,ha 300 miliardi di dollari deposi-tati sui suoi conti e «siamo pron-ti a sbloccarli affinché vadano di-rettamente agli americani».

La replica di Joe Biden non siè fatta attendere. Il candidato de-mocratico alla Casa Bianca hapesantemente criticato i dati for-niti dal presidente. Numeri, hadetto Biden, che mostrano sololievi progressi di una ripresa av-vertita dai più ricchi, ma nondalla classe media.

È una ripresa, ha aggiunto l’exvicepresidente all’epoca di Oba-ma, in cui i ricchi si arricchisconoe gli americani della classe mediacontinuano a incontrare difficol-tà. Insomma, ha aggiunto Biden,è una ripresa che riflette l’agendadi Donald Trump, fatta di taglidelle tasse per i ricchi e di unaclasse media ignorata.

WASHINGTON, 5. Si allunga la sciadi sangue delle proteste antirazzistenegli Stati Uniti, mentre DonaldTrump incassa l’endorsement delpiù grande sindacato di poliziaamericano, il Fraternal Order ofPolice (oltre 350.000 gli iscritti),«orgoglioso — afferma — di sostene-re un candidato che invoca legge eordine nella nazione».

L’ultima vittima, per mano dellapolizia, è Michael Reinoehl, mem-bro del movimento antagonista An-tifa e ricercato per avere ucciso negliscontri di sabato scorso a PortlandAaron Danielson, militante di ungruppo estremista filo-Trump. «Per-chè la polizia di Portland non arre-

sta il killer a sangue freddo di Da-nielson? Fate il vostro lavoro e fate-lo velocemente. Tutti sanno chi èquesto delinquente», aveva twittatoil presidente invocando il diparti-mento di giustizia e l’Fbi. E pocheore dopo la polizia ha rintracciatoReinoehl a Lacey, nello Stato diWashington, a circa 200 chilometrida Portland, e durante l’arresto loha ucciso a colpi di pistola.

Secondo la ricostruzione degli in-vestigatori, il sospetto ha lasciatol’appartamento dove si trovava ed èsalito in auto. «Sapevamo che eraarmato, gli agenti lo hanno affronta-to e ad un certo punto hanno spara-to contro il veicolo», ha riferito ilvice sceriffo della contea, Ray Bra-dy. «L’uomo ha tentato di scapparee sono stati esplosi altri colpi», haaggiunto, precisando che a fare fuo-co sono stati quattro poliziotti.

Reinoehl aveva confidato in pre-cedenza al sito Vice News di avereucciso Danielson per autodifesa:«Non avevo scelta. O meglio, neavevo una, avrei potuto sedermi evedere uccidere uno dei miei amicidi colore, ma non l’ho fatto», haraccontato, spiegando di non essersicostituito nel timore che la polizia,con cui a suo avviso collaborano gliestremisti, non l’avrebbe protetto.L’uccisione era avvenuta a Portlanddurante uno scontro tra militanti del

movimento antirazzista Black LivesMatter e un corteo con oltre 600auto di mille sostenitori di TrumpQuesti ultimi avevano usato proiet-tili di vernice e spray urticanti.

Reinoehl partecipava regolarmen-te alle proteste contro il razzismo diPortland, iniziate dopo la morte diGeorge Floyd e che proseguono daoltre cento giorni, e faceva parte delteam di sicurezza dei manifestanticontro i presunti provocatori.

In luglio, durante le manifestazio-ni, gli era stato ordinato di presen-tarsi in tribunale, con l’accusa diporto d’arma carica in pubblico e diresistenza a pubblico ufficiale.

In un altro caso, era stato accusa-to anche di guida sotto l’uso sostan-ze pericolose e possesso di armi, do-po che aveva sfidato il figlio dicias-settenne in una corsa d’automobili.Diverse centinaia di dimostranti sisono radunati a Portland per prote-stare contro l’uccisione di Reinoehl.

La tensione resta molto alta an-che a New York, dopo il caso diDaniel Prude, l’afroamericano in-cappucciato da sette agenti di poli-zia (ora sospesi) e morto asfissiato:un’auto pirata ha infatti caricato lafolla radunata a Times Square du-rante una protesta con slogan a fa-vore del movimento antirazzistaBlack Lives Matter.

In occasione della Giornata mondiale dedicata al “polmone verde” del mondo

Iniziative in difesadella foresta amazzonica

Nuove sanzionistatunitensi

al Venezuela

CARACAS, 5. Il dipartimento delTesoro degli Stati Uniti ha san-zionato quattro funzionari vene-zuelani, considerati — si legge inun comunicato — «figure chiaveche hanno facilitato gli sforzidell’illegittimo regime di Maduroper minare l’indipendenza e l’or -dine democratico del Venezuela».I destinatari delle sanzioni sono ilpresidente del Consiglio naziona-le elettorale (Cne), Indira MairaAlfonzo Izaguirre, il rettore delCne, José Luis Gutiérrez Parra, ilprocuratore generale, ReinaldoEnrique Muñoz Pedroza, e l’exgovernatore dello Stato di Anzoá-tegui, David Eugenio De LimaSalas. «Le loro azioni fanno partedi un più ampio schema di inter-ferenza elettorale per impedireche nel dicembre 2020 si svolga-no elezioni parlamentari libere edeque» aggiunge il documento deldipartimento del Tesoro statuni-tense. Immediata la replica di Ca-racas. «Con queste misure gliStati Uniti vogliono interferirenelle elezioni parlamentari previ-ste per il 6 dicembre 2020», indi-ca una nota del ministero degliesteri. Intanto, il presidente Ma-duro ha nominato otto ministriche prenderanno il posto di quelliche sono stati scelti come candi-dati alle elezioni.

A un mese dall’esplosione nel portoBeirut ricorda le vittime

Aiea: riserve di uranio iranianeoltre i limiti consentiti

BRASÍLIA, 5. In occasione, oggi, del-la Giornata mondiale dell’Amazzo-nia, ong ambientaliste e Enti di tute-la degli indios hanno lanciato unacampagna internazionale in difesadel “polmone verde” del mondo, ri-volta a investitori e consumatori cheacquistano prodotti della forestaamazzonica, patrimonio naturaleinestimabile da cui dipende l'interaesistenza della Terra.

Con un’estensione di 6,7 milionidi chilometri quadrati, l’Amazzonia— tassello cruciale degli equilibri cli-matici — abbraccia 9 paesi diversidel Sudamerica: Bolivia, Brasile, Co-lombia, Ecuador, Guyana, Perú, Su-riname, Venezuela e Guyana france-se. La campagna mira a sensibilizza-re gli imprenditori e l’opinione pub-blica internazionale sulle conseguen-ze dannose derivanti dall’acquisizio-ne di prodotti che finanziano indi-rettamente gli incendi forestali. Lacampagna è supportata dall’O sserva-torio sul clima, che riunisce ancheGreenpeace, Wwf e l’Asso ciazionedei popoli indigeni del Brasile.

Dal primo gennaio al 30 giugnodi quest’anno sono già stati distruttiben 3.070 chilometri quadrati di fo-resta: il 26 per cento in più rispettoallo stesso periodo dello scorso an-no. Nel solo mese di luglio è statoregistrato nella sola Amazzonia bra-siliana un aumento del 28 per centodel numero di incendi.

di FELICE GIUFFRÈ*

Nel corso della prima udienzapubblica dopo la sospensio-ne dovuta all’emergenza sa-

nitaria, il Pontefice ha invocato lasolidarietà quale valore fondamenta-le per superare, «migliori di prima»,

la crisi, che, ormai da mesi, mette adura prova tanto le istituzioni,quanto le relazioni sociali ed econo-miche dell’intero pianeta. Il forte ri-chiamo al canone solidarista meritaparticolare attenzione, essendo rivol-to, al contempo, alle persone e alleistituzioni della convivenza.

La solidarietà è valore che, nelcorso dei secoli è transitato dal pia-no religioso a quello politico-filoso-fico, per approdare, in esito ad unlento processo di positivizzazione,alla dimensione giuridica e, segnata-mente, a quella costituzionale. Ilprincipio di solidarietà si colloca,dunque, alle radici di ogni legamesociale, esprimendo, nelle diversedeclinazioni in cui si svolge, tutti iriflessi della sua ascendenza assiolo-gica.

L’origine dell’ispirazione solidari-sta è storicamente segnata dall’incar-nazione del figlio di Dio e, dunque,dalla fratellanza di tutti gli uominiin Cristo. «Non c’è più (tra voi) négiudeo, né greco, né schiavo, né li-bero, né maschio, né femmina es-sendo tutti noi una sola persona inCristo Gesù», scriveva San Paolonella Lettera ai Galati (III, 28). Talerivoluzionario postulato è stato ca-pace, dapprima, di riplasmare i rife-rimenti culturali e assiologici dellaciviltà greco-romana, assorbendolinella nuova dimensione della Respu-blica Christiana, orientata dall’auto-rità imperiale e dalla Chiesa univer-sale. Successivamente, dopo la rot-tura dell’unità religiosa dell’O cci-dente, la solidarietà ha, comunque,condizionato i caratteri degli ordi-namenti politici laici, affacciandosisotto forma di fraternità, accanto al-la libertà e all’eguaglianza nella tria-de rivoluzionaria del 1789.

In quest’ultimo contesto storico-politico, tuttavia, l’ispirazione soli-darista rimase in ombra, essendostrutturalmente incompatibile con lafortissima carica individualistica checonnotava gli altri due principi ispi-ratori dello Stato liberale ottocente-sco. La solidarietà, infatti, postula ilconcetto di p e rs o n a , entità originale,ma in costante rapporto con il pros-simo e, dunque, immersa nella con-cretezza dei rapporti sociali, titolare

di diritti, ma anche di parallelidoveri. Ecco, allora, che il principiodi solidarietà riemerge nella Dottrinasociale della Chiesa, che, a partiredalla Rerum novarum di Leone XIII,contribuisce al superamento dell’in-dividualismo liberale e, nel segnodella dignità della persona umana,alla progressiva affermazione delloStato costituzionale e sociale nellaseconda metà del XX secolo.

Proprio nello Stato costituzionale,la solidarietà, divenuta ormai princi-pio di diritto, rivela tutte le sue po-tenzialità per l’affermazione di unassetto di convivenza orientato albene comune. In tale ambito, ilprincipio solidarista è un potentissi-mo fattore di integrazione umana,sul piano politico, sociale ed econo-mico, tanto nelle relazioni tra i pri-vati, quanto nei rapporti tra i citta-dini e l’autorità.

Dal primo punto di vista, la soli-darietà opera in parallelo al princi-pio di sussidiarietà, offrendo un pa-rametro giuridico per la valorizza-zione delle condotte individuali esociali spontaneamente rivolte albene comune. Come ha segnalato laCorte costituzionale italiana, la per-sona è chiamata «ad agire non percalcolo utilitaristico o per imposi-zione di un’autorità, ma per liberae spontanea espressione della pro-fonda socialità che caratterizza lapersona stessa». La solidarietà è,dunque, un principio che, «com-portando l’originaria connotazionedell’uomo uti socius», è posto dallaCostituzione tra i valori fondantidell’ordinamento giuridico. La stes-sa, quindi, è «istanza dialettica vol-ta al superamento del limite atomi-stico della libertà individuale, nelsenso che di tale libertà è una ma-nifestazione che conduce il singolosulla via della costruzione dei rap-porti sociali e dei legami tra gli uo-mini, al di là di vincoli derivanti dadoveri pubblici o da comandidell’autorità».

Sul piano dei rapporti tra autori-tà e libertà, la solidarietà si pone,innanzi tutto, alle radici del vincolopolitico tra Stato e cittadino. Tutta-via, proprio la sua carica assiologi-ca alimenta le aperture dell’o rd i n a-mento a legami che valicano il peri-metro della cittadinanza. Il rilievodel valore personalista, infatti, vaoltre la cittadinanza e la nazionalitàe rappresenta il presupposto perl’allargamento dei vincoli solidari-stici anche in campo politico, se-condo un’articolazione che può es-sere definita “a cerchi concentrici”.Così — sia pure entro i limiti dicompatibilità stabiliti dall’o rd i n a-mento sovrano, dai suoi organi de-mocratico-rappresentativi e dallacornice dei principi costituzionali —la solidarietà è stata riconosciutadal Giudice delle leggi, come fon-damento di «una comunità di dirit-ti e di doveri, più ampia e com-prensiva di quella fondata sul crite-rio della cittadinanza in senso stret-to, accoglie e accomuna tutti coloroche, quasi come in una seconda cit-tadinanza, ricevono diritti e resti-tuiscono doveri». In questi terminila solidarietà è ponte tra libertà eautorità, tra cittadino e straniero,tra sentimento e ragione, in unequilibrio dinamico che aiuta a su-perare le crisi «migliori di prima».

* Ordinario di Diritto costituzionalenell’Università degli Studidi Catania

BE I R U T, 5. Si scava ancora tra lemacerie di Beirut, devastata esatta-mente un mese fa dalla tremendaesplosione del porto, che ha causatooltre 200 vittime, seimila feriti e ol-tre 300 mila sfollati. Ieri, nella cen-trale piazza dei Martiri alle 18:07 lo-cali, l’orario dell’esplosione, con unminuto di silenzio i rappresentantidell’esercito, della protezione civilee delle organizzazioni della societàcivile hanno voluto ricordare le vit-time. Sono stati ricordati in partico-lare due bambini, la libanese Ale-xandra Najjar di 3 anni e l’australia-no Isaac Oehlers, di 2 anni, entram-bi uccisi dalla deflagrazione. Unomaggio particolare, inoltre, è anda-to ai primi 10 pompieri, tra cui unadonna, intervenuti sul luogodell’esplosione.

Le istituzioni hanno dato rispostegiudicate per ora insufficienti dauna opinione pubblica sempre più

arrabbiata e scoraggiata. L’inchiestalibanese sulle responsabilità del di-sastro ha per ora prodotto il fermo,soltanto, di alcuni ufficiali di mediorango del porto.

Intanto, le organizzazioni inter-nazionali si mobilitano. «L’Unicefricorda che azioni urgenti e unmaggiore supporto sono vitali perassicurare che tutti i bambini colpitia Beirut possano accedere all’i s t ru -zione quando inizierà il nuovo annoscolastico alla fine del mese» hannodichiarato responsabili dell’agenziaO nu.

A pagare il prezzo più alto, infat-ti, sono proprio i più piccoli: alme-no 163 scuole pubbliche e privatesono state danneggiate, con conse-guenze su 70.000 studenti e 7.600insegnanti. «Quando si verifica undisastro, l’istruzione può diventareun’ancora di salvezza» affermal’Unicef.

TEHERAN, 5. Le riserve di uranio abasso arricchimento dell’Iran han-no raggiunto un livello oltre diecivolte superiore a quello consentitodall’accordo sul nucleare del 2015.A certificarlo è l’ultimo rapportodell’Agenzia internazionale perl’energia atomica (Aiea). L’o rg a n i -smo ha reso noto che al 25 agostol’Iran aveva accumulato 2.105,4 kgdi uranio naturale, contro i 202,8kg ammessi dal piano d’azioneglobale congiunto globale (Jcpoa,ovvero l’accordo del 2015). Nelprecedente rapporto di maggioerano 1.571,6 kg. Il livello di arric-chimento dell’uranio, aggiungel’Agenzia Onu, ha raggiunto inol-tre il 4,5%, sopra il 3,67% consenti-to. Un passo indietro si registra in-vece sullo stock di acqua pesante,che torna entro la soglia massimaprevista di 130 tonnellate, secondoi dati del team di esperti dell’Aiea.

Le autorità iraniane hanno affer-mato di aver superato i limiti con-sentiti dall’accordo in risposta allapolitica degli Stati Uniti, che han-no abbandonato l’accordo nel 2018e stanno facendo pressione perreintrodurre sanzioni Onu controTeheran. Inoltre, dal 2018 il presi-dente Usa Donald Trump ha ripri-stinato le sanzioni americane con-tro obiettivi iraniani.

Recentemente le autorità irania-ne hanno accolto la richiestadell’Aiea di effettuare una visita ri-chiesta da tempo a due siti dove al-cune fonti ritenevano che in passa-to fossero state compiute attivitànucleari segrete. Gli ispettori han-no già avuto accesso a una di que-ste località, raccogliendo “campioniambientali”. Il secondo sito verràispezionato entro questo mese, «inuna data già concordata» con leautorità della Repubblica islamica.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 domenica 6 settembre 2020

La XXI Giornata della cultura ebraica

Un popoloin cammino

Caravaggio, «Riposo durante la fuga in Egitto» (1597)

Cinquant’anni di EmozioniNel dicembre del 1970 veniva pubblicato il celebre album di Lucio Battisti

Conoscere la “lingua” con cui si esprime l’e b ra i s m oaiuta ad abbattere i pregiudizia favorire la propensione allo scambio e all’accoglienzaa improntare le relazioni sul rispetto delle diversità

La copertina dell’lp «Emozioni»

Rav Alfonso Arbib

Il cantautore di Poggio Bustoneera molto meno commerciale e canzonettarodi quanto potesse apparire ai puristi dell’impegno assolutoe già dall’uso della voce i più attenti avevano capitoche dietro c’erano i Rolling Stones, Ray Charles, Otis ReddingJames Brown e soprattutto un gruppo inglese, gli Animals,che aveva un vocalist, Eric Burdon,dalla voce graffiante, roca e aggressiva

«La lunga attesa, il percorso accidentato verso la Terra Promessaè una metafora del cammino di ciascuno di noiin cui si alternano cadute e ripartenze — afferma il rabbino Arbib —entrambe parti integranti della nostra crescitapurché alla caduta segua la volontà di rialzarsi»

PUNTI DI RESISTENZA

di SI LV I A CAMISASCA

È stata pensata nel 2000,allo scopo di «aprire leporte» ai luoghi del-l’ebraismo, approfonden-done usanze e tradizioni,

avvicinando alle sinagoghe, al patri-monio storico-artistico e all’a rc h i t e t -tura di una civiltà millenaria. Que-sta XXI Giornata della cultura ebrai-ca, che coinvolgerà 32 Paesi europeie 90 località italiane, si celebra inun clima e secondo modalità inevi-tabilmente diverse: lo spirito allabase della manifestazione — diffon-

Il pensiero corre a un altro percorsofondamentale per il popolo ebraico,quello di liberazione dalla schiavitùe dall’oppressione, che dall’Egittoconduce al Sinai e ad abbracciare ildono della Torà: prima del compi-mento di quella promessa — l’entra-ta in terra di Israele — t r a s c o r re r a n -no quaranta anni.

«La lunga attesa, il percorso acci-dentato verso la Terra Promessa èuna metafora del cammino di cia-scuno di noi, in cui si alternano ca-dute e ripartenze — afferma il rab-bino Arbib — entrambe parti inte-granti della nostra crescita, purchéalla caduta segua la volontà di rial-

Milano ricorda che la cultura noncomprende solo mostre d’arte oconcerti, ma tutta una rete di rela-zioni tra uomini e donne e tra po-poli: «Non a caso, in ogni epoca —aggiunge Schonheit — tra i primiprovvedimenti dei regimi dittatoria-li compare la cancellazione dellemanifestazioni culturali e la messaal bando dei libri, proprio per laprofondità e la gravità delle conse-guenze sui rapporti tra le persone:l’interruzione delle attività culturalicrea una cesura all’interno di ognicomunità».

Quanto sia palpabile questo ef-fetto lo si sta percependo in questoperiodo, a seguito dell’e m e rg e n z ache ha portato al lockdown: «Unapersona, sola o isolata, più facil-mente è condizionabile nel pensieroe nello stile di vita: per questo, co-me comunità di Milano abbiamoorganizzato decine di eventi cultu-rali, nella primavera scorsa, proprioper non lasciare le persone sole».Dunque, quale ruolo giocano le co-munità ebraiche nel contesto euro-peo? «La cultura ebraica in Europa— precisa Schonheit — è da secoliun veicolo importante di dialogo eavvicinamento, in ambito filosoficocome scientifico, teatrale e musica-

le, ma soprattutto, ora, di fronte al-la più grave crisi del dopoguerra,non può venire meno a questa fun-zione aggregatrice e inclusiva, deco-dificando il concetto di percorsonella maniera più ampia e attualep ossibile».

Così, a Milano, Gabriele Nissimci parlerà dal Giardino dei Giustidei “giusti” della pandemia che sisono messi al servizio del prossimo.Il rabbino Sachs terrà un interven-

to sulla forza delle idee nelle emer-genze. E, seppure molti eventi sa-ranno in streaming, il concerto fi-nale di domani sera si terràall’aperto, in piena sicurezza, ai Ba-gni Misteriosi del teatro Parenti.Infine, una nota biografica dellostesso Schonheit ci riporta all’a t t u a-lità di questi giorni: «Mio padre,sopravvissuto al lager di Buchen-wald, ai ragazzi nelle scuole rac-contava del giorno in cui apprese

della liberazione dal campo: non ri-conosceva più la libertà, persadall’avvento delle leggi razziali, maaggiungeva che nemmeno i nazistierano liberi, perché non lo si è, senon lo è il nostro prossimo. Diqueste parole dovremmo fare tesorooggi, di fronte a migliaia di perso-ne in cerca di libertà: non possiamovoltare lo sguardo dall’altra parte ofiniremo per smarrire la nostra li-b ertà».

dere e condividere storia e principifondanti, pratiche e riti, significati evalori dell’identità ebraica e, soprat-tutto, mostrare la vitalità di una co-munità radicata in tutto il mondo —resta, tuttavia, intatto. Conoscere la“lingua” con cui si esprime l’ebrai-smo aiuta ad abbattere i pregiudizi,a favorire la propensione allo scam-bio e all’accoglienza, a improntarele relazioni sul rispetto delle diver-sità.

Come ogni anno, un filo condut-tore lega tutte le località nei diversiPaesi e, questa volta, i partecipanti

zarsi». Teshuvà, ovvero “ritorno”,“p entimento”, è il principio cardinesu cui si sofferma Arbib: «Perquanti errori possiamo commettere,non ci sono mai impedite la viadella riconciliazione e la libertà diriprendere il giusto sentiero».

Un grande Maestro dell’O ttocen-to, Rabbi Chayim di Wolojin, parladell’esistenza di un approccio idealeall’ebraismo, a cui, però, non èsemplice adeguarsi, perché implicaaccettare di salire i gradini di unascala di cui potremmo non raggiun-gere la cima: «È una prospettiva si-

seguiranno davvero un tratto distrada insieme: il tema proposto è,infatti, Percorsi ebraici, richiamandoun’idea, quella del popolo in cam-mino, fortemente radicata nella sto-ria ebraica. Una storia che ha iniziocon l’abbandono di Abramo dellaterra dei padri, per volere di Dio,per una destinazione ignota.

«Il brano ci invita a scoprire dadove veniamo e quel che di nonbuono c’è», riflette Alfonso Arbib,

mile a quella messianica, che con-templa la redenzione e che essa saràportata dal Messia — conclude ilrabbino, sottolineando l’elementoche accomuna e unisce tutta l’uma-nità —. Il processo di redenzionenon riguarda solo il popolo ebrai-co, liberato dall’oppressione, mal’intera umanità, che sarà riscattatadalla violenza, dalle divisioni, e po-trà parlare la lingua comune delperdono, della verità e della pace».

di MARCO TESTI

Alberto Radius, DarioBaldan Bembo, Deme-trio Stratos, FrancoMussida, Franz DiCioccio, Gianni Dal-

l’Aglio, Pietruccio Montalbetti: aipiù giovani questi nomi forse di-ranno poco, ma tra Formula Tre,Dik Dik, Premiata Forneria Mar-coni, Ribelli, Area, abbiamo la cre-ma di quello che fu chiamato il

gazzi, continueranno ad ascoltare,suonare e far sentire a figli e nipotiquelle canzoni.

Certo, alcuni penseranno checon quei nomi alle chitarre, alle ta-stiere, ai bassi, con le parole diquello che era considerato il re de-gli autori di testi per la musica,non poteva andare diversamente. Eperò la storia della musica ci inse-gna che non sempre il disco pro-dotto è la somma matematica deisuoi ingredienti. Ci vuole altro, ci

difficoltà di vivere, di agire come ipropri coetanei, che continuerà conun altro evergreen, la confessionemogoliana di non avere il coraggiodi vendere i libri fuori scuola cometutti i suoi compagni, di qualcheanno dopo: I giardini di marzo.

Ma la capacità di raccontare sestessi e il proprio tempo non siesaurisce nell’introspezione lirica;prendiamo un caso diversissimo,quasi opposto: Il tempo di morire.Prese da sole le parole di dispera-zione di uno che vuole semplice-mente — e ossessivamente — il sìdella donna amata non attirerebbe-ro ascoltatori abituati ad andare afondo soprattutto sul versante te-stuale. E però c’è la musica: un gi-ro di chitarra con solo tre accordistaccati, e poi un basso ossessivo, epoi le note distorte della chitarraelettrica che vengono da moltolontano, dall’ascolto di Bo Diddleye B.B. King, ma anche da JohnLee Hooker, vale a dire i maestridel blues che saranno alla base delrock-blues dell’ondata british neglianni Sessanta. E delle strazianti,geniali, lancinanti distorsioni di Ji-mi Hendrix.

Il fatto è che Battisti era moltomeno commerciale e canzonettarodi quanto potesse apparire ai puri-sti dell’impegno assoluto, e giàdall’uso della voce i più attentiavevano capito che dietro c’erano iRolling Stones, Ray Charles, OtisRedding, James Brown e soprattut-to un gruppo inglese, gli Animals,che aveva un vocalist, Eric Bur-don, dalla voce graffiante, roca e

aggressiva. Ma nessuno, a queitempi, tranne poche eccezioni,avrebbe mai associato il nome delragazzo di Poggio Bustone a quel-lo di quei mostri sacri di una musi-ca non esattamente commerciale,anche se The House of the RisingSun degli Animals aveva sbancatole classifiche: era pur sempre unastoria di prostituzione.

L’attenzione maniacale del can-tautore per la ricerca musicale, lasua volontà di spingersi semprepiù oltre lo portò assieme a Mo-gol, pochi anni dopo, in Brasile epoi in Argentina, a contatto con lamusica di strada della gente checantava il dolore ma anche la bel-lezza semplice della vita e che daràorigine alla sperimentazione corag-giosa di Anima latina. Ma Emozionirimane una pietra miliare anche senon un disco-concept o sperimen-tale, perché è la summa del mira-colo Battisti-Mogol, di quella ca-pacità di leggere lo spirito del tem-po, non quello di una generazionesola, senza corteggiarlo commer-cialmente. Le parole della dispera-zione che diviene cecità e poi folliadi Non è Francesca e di Fiori rosafiori di pesco (storia assai attuale diun uomo che non si arrende allafine di una relazione) sono stateaccolte in virtù di un carisma or-mai affermato, è vero, ma l’affer-mazione di quel carisma era avve-nuta proprio grazie alla capacità didire ciò che la canzone del tempo,anche quella più nobile, non pote-va e non osava dire.

progressive rock italiano, della spe-rimentazione o della coraggiosaimportazione di sonorità blues,rock o new age. Eppure tutti que-sti protagonisti della ricerca musi-cale, degli esperimenti vocali e del-le tentazioni atonali ed elettroni-che, hanno firmato musicalmente idischi di uno che per molti diquell’area culturale era il campionedella musica canzonettara: LucioBattisti. E, come vedremo, questaetichetta era davvero immeritata.

Nel 1970 Battisti aveva già fattouscire, solo attraverso quel pezzod’antiquariato che si chiamava mu-sicassetta (fu evitata per moltissimianni l’edizione lp), il suo secondodisco. Ora, a dicembre, un suo for-tunato 45 giri dà il titolo al nuovolong-playng del duo Battisti-Mo-gol, alias Giulio Rapetti (con qual-che eccezione firmata da RenatoAngiolini per quello che riguardala musica).

Emozioni è il primo lp del can-tautore di Poggio Bustone ad arri-vare in cima alla classifica italiana,ed è il compendio dei suoi mag-giori successi singoli: vi trovanoposto, infatti, Fiori rosa, fiori di pe-sco, Mi ritorni in mente, Non èFra n c e s c a , An n a , ma anche E ra(una canzone folk inusuale per Lu-cio, che richiama molto Catch theWind, grande successo del cantau-tore inglese Donovan), solo per ci-tare alcuni di quelli che divente-ranno un must nei ritrovi con chi-tarra sulla spiaggia o nelle case deiragazzi che poi, un po’ meno ra-

vuole qualcosa che tenga insiemevoce, suoni, parole, atmosfera: sen-za la fusione alchemica di questiingredienti ci possono essere Mo-zart a dirigere l’orchestra e Orfeo acantare senza che il successo siagarantito. È quella la chiave di vol-ta per capire la permanenza dellecanzoni del duo nell’Olimpo musi-cale italiano.

Prendiamo il pezzo del titolo:nel 1970 cantare la storia di un uo-mo che invece di agire (ad esempiocontestare il sistema), amare, cor-teggiare, piangere su un amore fi-nito dà via libera ai propri pensieri,anche quelli più riposti, sembravaun azzardo. Eppure il roco filo divoce di Battisti cantava uno chenon sapeva dire il perché di unatristezza che improvvisamente si af-faccia «in fondo al cuore», l’inca -pacità di comunicare all’altra que-gli strani pensieri per paura di es-ser preso per matto o per debole.

Quelle parole di Mogol forsenon sarebbero state consideratepoesia se lette, come stiamo facen-do adesso, sulla carta di uno spar-tito o sullo schermo di un compu-ter. È la fusione con una musicache non cerca la facilità mnemoni-ca, ma tenta di rappresentare il si-gnificato stesso attraverso il gra-duale uso di violini (60 orchestralidiretti da Giampiero Reverberi) ol-tre che la tradizionale chitarra ini-ziale, a fare la differenza. Era unprimo geniale episodio di quellacapacità di esprimere i pensieri piùnascosti di chi sentiva dentro la

rabbino capo della Comunità ebrai-ca di Milano. «Ad Abramo — conti-nua — viene chiesto di lasciare ilculto idolatra dei padri e intrapren-dere una strada nuova: per qualedestinazione non si sa. Abramo rag-giungerà la terra di Canaan, poiterra d’Israele, ma questo si rivelasolo in seguito, come in ogni per-corso, la cui prerogativa è proprioquella di sapere cosa si lascia, manon cosa si trova. In particolare,questo elemento è una costante dimolti passaggi della storia ebraica».

Ed ecco emergere il tema dellagiornata: non è noto quando tuttociò si realizzi, ma a noi è chiesto dicomportarci in modo da favorire lavenuta del Messia: il Maimonideinvita a non curarci del quando, mapiuttosto a vivere in modo da per-mettere la redenzione messianica.Quale è il senso, dunque, di unagiornata interamente dedicata allariflessione e perché mettere al cen-tro l’E u ro p a ?

Gadi Schonheit, assessore allacultura della comunità ebraica di

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L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 6 settembre 2020 pagina 5

di SERGIO MASSIRONI

In un’estate drammaticamente parti-colare per le città italiane, quellodi Alberto Ferlenga, rettoredell’Università Iuav di Venezia, èun osservatorio tra i più interessan-

ti. La sua ricerca sulla natura e il destinodelle città, l’incontro con figure chiavedella riflessione novecentesca sull’a rc h i t e t -tura, il filo diretto coi giovani ne fannouna sentinella attenta al che cosa ne saràdi noi. L’impatto della pandemia sulla vitaurbana scatena infatti preoccupazioni nuo-ve e collettive, affrontabili però con la ne-cessaria lucidità solo alla luce di interroga-tivi che vengono da lontano. Iniziamo lanostra conversazione da Venezia, simbolodi un’Italia svuotata dal punto di vista tu-ristico, ma anche di tante questioni econo-miche, politiche, ambientali irrisolte. AllaIuav la si studia non da ieri: vero, profes-s o re ?

«Da diversi anni a Venezia organizzia-mo annualmente un workshop che coin-volge per circa tre settimane millecinque-cento studenti, con architetti da tutto ilmondo. La nostra sfida è stata dire, par-tendo da affermazioni di Le Corbusier edi Richard Rogers: Venezia è una città do-ve si va a piedi, è una città dove parados-salmente il trasporto pubblico funziona, èuna città che ha un rapporto necessariocon il proprio paesaggio, paesaggio chedetermina la sua stessa vita e con cui devequindi mantenere un rigoroso equilibrio.È una città sicura, resiliente da sempre, lestesse case sono costruite in modo che re-sistano agli smottamenti secolari. È unacittà dove i luoghi pubblici sono articolatiin modo da permettere una vita socialemolto particolare, c’è una graduazione tralo spazio privato e quello pubblico chepermette quanto altrove si insegue».

Il turismo di massa non minaccia tutto que-sto? Forse la dolorosa tranquillità degli ultimimesi offre ai pochi visitatori squarci su unabellezza altrimenti travolta...

Preferisco un’altra prospettiva: se tuttociò fosse reso evidente a chi viene a Vene-zia, noi avremmo il più grande modello dicittà sostenibile visitato ogni anno da tren-ta milioni di persone, che possono riporta-re in tutto il mondo questo tipo di perce-zione. Ovviamente se noi accettiamo che ituristi arrivino solo per rivedere ciò chehanno già sul proprio smartphone o sui

loro computer, e quindi solo a fotografareun monumento, a confermarsi nei luoghicomuni, allora nulla accade. Ma se noifacciamo percepire anche questo, alloracambia tutto. Allora non Venezia, mal’Italia diventa unica al mondo. Il rischioc’è e dipende anche dalla quantità: quan-do una città come Venezia ha trenta milio-ni di turisti è abbastanza difficile dire chenon subisca danni. Basterebbe vedere inquesti giorni i canali con acque trasparentiper capire che i danni ci sono. Però è an-che vero che il turismo determina in ter-mini economici la possibilità che questastessa città abbia un futuro. E allora la sfi-da è tutta nostra.

La nostra sfida, quella di cui parla, fa tra-ballare i confini codificati tra le responsabili-tà, le competenze, le discipline e rilancia lapriorità di una forte consapevolezza civile. InItalia si sono stratificate fisicamente formida-bili risposte a bisogni di socialità, di sicurez-za, di integrazione, di sviluppo che tornanoad essere di primo piano. Lei è uno dei mas-simi esperti del movimento novecentesco cheha visto gli architetti intellettuali italiani da-re un’impronta mondiale al dibattito sulle cit-tà. Che cosa ha da dirci oggi quella storia?

Il tema che a me sembra importante, adesempio in Aldo Rossi, è il fatto che comei suoi colleghi si trovò a lavorare in unmomento particolare per l’Europa, dove sitrattava di ricostruire la convivenza sia fi-sicamente sia moralmente ed erano para-metri nuovi a spingere tutto questo, socia-li e politici principalmente. Oggi, al di làdell’attuale emergenza sanitaria, che se-condo me ci porterà a riconfigurare moltinostri modi di pensare, di insegnare e difare, noi certamente siamo in un tempo incui parametri e priorità sono ulteriormentecambiati. Io penso che viviamo un mo-mento di passaggio, dove i temi ritornanomodificati. Ricordo gli anni Settanta,quando si parlava di morte della città: noisiamo invece in un’epoca in cui più dellametà degli abitanti del mondo abita nellecittà, metropoli colossali. È vero che le cit-tà, come ricordavano anche Rossi e altri,possono diventare enormi, ma il dato di-

mensionale non cambia la loro natura,strettamente legata alla dimensione uma-na. Per esempio, gli spazi sono legati allafigura dell’essere umano la cui dimensionenon è cambiata più di tanto. Quindi pos-sono diventare anche enormi, ma all’inter-no si ritrovano gli stessi problemi. L’inte-resse, secondo me, che fa oggi ritornare aguardare ai protagonisti dell’a rc h i t e t t u r anovecentesca, sta nello sforzo che lorohanno fatto rimuovere una certa culturapredeterminata, avendo di fronte uno sce-nario che avevano scelto di privilegiare,quello delle città storiche e delle primeperiferie, da interpretare con criteri di let-tura nuovi e intrisi di responsabilità politi-ca. L’opera teorica di Aldo Rossi, da que-sto punto di vista, paradossalmente è inte-ressante proprio perché frammentaria: co-

stituisce un avvio, non ha pretese definiti-ve, contro le tendenze ideologiche di que-gli stessi anni. Quasi a dirci: «Io vi do al-cune indicazioni, alcuni parametri di lettu-ra, poi ce ne saranno altri, perché le cittàsi muoveranno».

In effetti, la necessità di ripensare e governareun vivere urbano complesso e pervasivo si èfatta drammaticamente urgente in ogni ango-lo del pianeta. Di per sé abbiamo anche oggii grandi architetti, che però sembrano costrui-re oggetti fine a se stessi, anche belli, ma —se così si può dire — come egoisti rispetto alluogo in cui sono posti.

Tra l’altro parliamo ormai di edifici ab-bastanza intercambiabili nel mondo, sem-pre più simili a se stessi, e che incidono

come ra n g e di interesse là dove esistonoeconomie molto forti, perché servono fiu-mi di denaro a sostenere certi investimen-ti. Tutto questo, oltre a definire un’ideapiù di design che di architettura — edificicome puri oggetti estetici — non dà rispo-sta a quello che in sostanza si consumanel 90 per cento delle città del mondo,che non sono le down town e i centri dire-zionali, ma sconfinate periferie, luoghi incui l’architettura non ha più la capacità didare spazi interessanti, dove vi è una di-sperazione urbana che cresce e travolge laqualità della vita di miliardi di esseri uma-ni. Allora la risposta che noi dobbiamocercare riguarda questo mondo e le priori-tà diverse che ormai impongono un certotipo di sostenibilità non più come snobi-stico interesse di pochi, ma come necessitàcomune.

Questa sensibilità, che Papa Francesco hafortemente richiamato nell’enciclica «Laudatosi’», richiede in fondo di riconoscerci di frontea delle macerie, forse meno visibili di quellelasciate da due guerre mondiali.

Anch’io vedo un parallelo tra quel mo-mento di ricostruzione e il momento cheoggi stiamo conoscendo, un’analoga ne-cessità di ricostruzione, essenzialmenteculturale. Le architetture ci saranno sem-pre, belle o brutte, ma ci sono architettureche si sono poste il problema del tipo ditrasformazione positiva da dare alle cittàche hanno intorno a sé e altre che conti-nuano a non porselo. L’architettura im-portante, l’architettura colta in generale, èquella che si pone il problema di una re-sponsabilità anche etica nei confronti delmondo. Da questo punto di vista Rossi haavuto la più grande fortuna pubblica —grande architetto internazionale, globale,italiano — però il suo senso di responsabi-lità era lo stesso dei suoi amici. Lui haavuto la capacità abbastanza spiazzante dimettere in campo delle modalità diverse,cui presto dedicheremo a Roma una gran-de mostra. Quasi architetto per caso, unp o’ poeta e un po’ scienziato: rigore esensibilità che si sostanziano nelle sueop ere.

Potremmo dire, in fondo, che di tempo non neè passato troppo. È solo negli anni Ottanta eNovanta che presero forma opere che a livellodi dinamismo culturale, di riflessione, dispinta ideale erano maturate nei decenni pre-cedenti. Forse per noi non è troppo tardi…Certo, esiste come un oblio collettivo sull’im-

A colloquio con Alberto Ferlenga, rettore dell’Università Iuav di Venezia

L’eticadell’a rc h i t e t t u r a

portanza teorica e storica di quella ricerca.

Esattamente. E c’è un’altra questioneper cui quel periodo è stato importante.Tra gli anni Settanta e gli anni Novantaalla figura dell’architetto italiano viene at-tribuita la capacità di fare i conti con duequestioni: la storia e la città. Su questo sicostruisce una competenza internazionaledegli italiani che è un unicum nella storiadell’architettura e che costituirà anche labase per degli interventi di trasformazioneurbana importanti, come quelli di Barcel-lona e Berlino. La cultura italiana di que-gli anni, e intendo in particolare riviste co-me Casabella e Lotus — ancor oggi in Ita-lia e Giappone c’è la maggior produzionedi riviste di architettura al mondo— sta al-

la base di operazioni di costruzione realeche non avevano alle spalle nei loro Paesiuna riflessione adeguata.

E qui torniamo a Venezia, un punto di rife-rimento di questa cultura che ebbe una

sponda eccezionale a New York in Peter Ei-senman e nella sua scuola, da cui una nuo-va generazione di architetti. Eisenman, acco-gliendo Rossi, fece di un’esperienza genera-zionale dell’architettura italiana un caso in-ternazionale. È immaginabile un recupero diquel momento, in che termini, in che misura?In quali sedi si intravedono dei piccoli nuoviinizi?

La risposta è relativamente semplice, insenso negativo: è molto difficile trovare

nel mondo in questo momento un luogodi riflessione di un certo interesse su que-ste tematiche. Però esistono dei ricordi,delle eco che si sono mantenute in qual-che misura nelle università, nell’idea chearchitettura, storia e città possano stareancora assieme. Secondo me, soprattuttonei giovani e nella loro capacità di riela-borare quello che c’è stato prima di loro,magari in forma ancora residuale, c’è unapossibile speranza, perché è molto il mate-riale.

Vivendo permanentemente a contatto con lagenerazione dei venti-trentenni, sembra davve-ro ci sia un risveglio, specie attraverso la sen-sibilità ambientale, di un’autentica dimensio-ne civica, o almeno della sua nostalgia: diun’ecologia integrale, per dirla con una fortu-nata espressione di Benedetto XVI, che impli-chi una socialità nuova e paradigmi di svi-luppo diversi.

Credo che l’esigenza ci sia: la genera-zione cui lei fa riferimento è quella chepiù impersona la necessità di fare i conticon priorità diverse, perché dovrà daredelle risposte agli effetti di ciò che negliultimi decenni è stato fatto. Indubbiamen-te è una generazione che lo può fare. Nelmondo in questi ultimi anni c’è stata an-che una sorta di revival di quello che tro-vo di minor interesse di quella stagione,un certo movimentismo giovanile. Ritengopiù importante stia rinascendo la necessitàdi un senso civico, di una riflessione sulproprio ruolo da parte dei giovani archi-tetti, che si esprime nell’interesse magaridi forme di condivisione dell’a rc h i t e t t u r acon chi ne deve fruire. Oppure un interes-se nei confronti di altri Paesi del mondo,in termini anche di aiuto rispetto allecompetenze e alle conoscenze. E credoche tutto questo abbia forse avuto la pos-sibilità di fruire del patrimonio residualedi cui abbiamo detto: bene o male le uni-

versità italiane, che sono state influenzateda quella stagione, hanno anche sempremantenuto, spesso in modo stanco, l’ideache sia importante lo studio sul campo.L’Italia ha in sé un patrimonio culturaleurbano tra i più importanti al mondo e la

riflessione aggiornata su questo — dico ag-giornata perché i centri storici più impor-tanti da cinquant’anni non li studiamo più— può rivelarsi molto utile nello scenariodi un mondo che ha elementi di tragicitàmolto forti rispetto alle città. E forse ci so-no risposte, come accennavo all’inizio, dascoprire nelle dinamiche di centri storicilegate al welfare come star bene in un luo-go, un welfare decisamente italiano, popo-lare, diffuso, a misura d’uomo.

Nel 90 per cento delle città del mondo— che non sono le down town e i centri direzionalima sconfinate periferie —l’architettura non ha più la capacità di ideare spazi interessantiVi è una disperazione urbana che cresce e travolgela qualità della vita di miliardi di esseri umaniLa risposta che dobbiamo cercare riguarda questo mondoe le priorità diverse che ormai impongonoun certo tipo di sostenibilità non più come snobistico interesse di pochima come necessità comune

Peter Eisenman, Città della Cultura di Galizia(Santiago de Compostela, 2011)

Aldo Rossi, «Il teatro del Mondo» (Biennale di Venezia, 1980)

L’acqua limpida dei canali di Venezia durante il lockdown

La sua ricerca sulla natura e il destino delle città,l’incontro con figure chiave della riflessione novecentesca sull’a rc h i t e t t u rae il filo diretto coi giovanine fanno una sentinella attenta al che cosa ne sarà di noiL’impatto della pandemia sulla vita urbanascatena preoccupazioni nuove e collettiveaffrontabili però con la necessaria luciditàsolo alla luce di interrogativi che vengono da lontano

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 domenica 6 settembre 2020

A un anno dalla morte pubblicato l’ultimo libro scritto dal teologo Giordano Frosini sul tema della divinizzazione

Al di là delle tentazioni

Riflessioni sul creato alla luce della «Laudato si’»

Fede e curadella casa comune

di AMBRO GIO SPREAFICO

I l titolo dell’intervento, che mi èstato assegnato, «Fede e curadella casa comune», coglie un

aspetto essenziale dell’enciclica Lau-dato si’, che sembra scontato quantopoco tenuto in considerazione: l’eco-logia, o meglio la cura della casa co-mune, non è solo una scienza umanache riguarda le condizioni dell’am-biente materiale in cui viviamo e incui esiste l’universo, ma ha a che fa-re anche con la fede. Solo questostretto legame permette di scrivereper la prima volta un’enciclica cheha al suo centro il tema dell’ambien-te. Da qui emergono una coscienza euna constatazione. La coscienza ciinserisce nella perenne riflessionedella Chiesa, per cui la fede vive ecresce nella storia, e non è qualcosadi astratto o di concettuale, nono-stante si esprima con dei concetti edelle verità. La constatazione è al-trettanto semplice quanto dimentica-ta ancora oggi nella vita della nostraChiesa: fino all’enciclica questo lega-me non era diventato neppure mate-ria di riflessione compiuta per la no-stra Chiesa. Del resto, non è la pri-ma volta che la Chiesa ci indirizzaverso un pensiero che cerca di ri-spondere ai segni dei tempi, che so-lo nell’ottica di una fede incarnatanella storia può avvenire. Per restareagli ultimi cento anni o poco più, lecosiddette encicliche sociali sonoforse gli scritti magisteriali che piùhanno risposto alle domande deltempo in cui venivano prodotte. Percitarne solo alcune: dalla Rerum no-varum di Leone XIII (1891), che af-frontava il tema della questione ope-raia, passando attraverso la Pacem interris di Giovanni XXIII (1963), finoalla Populorum progressio di Paolo VI(1967), alla Centesimus annus di Gio-vanni Paolo II (1991) e infine allaCaritas in veritate di Benedetto XVI(2009)1. Papa Francesco all’iniziodell’enciclica inserisce la sua rifles-sione proprio all’interno della rifles-sione dei suoi predecessori, indivi-duando nelle loro parole i prodromidi ciò che egli proporrà come pen-siero articolato e nuovo.

Nei primi capitoli della Genesiappare con evidenza la dipendenzadel creato da Dio. L’essere umano è“formato” dalla “p olvere” della terrae vive per il soffio vitale di Dio. Per-tanto, fin dall’origine egli è visto co-me una relazione: con Dio anzituttomediante il soffio vitale, con il pros-

simo (maschio-femmina; poi fratelli)e con il creato intero, di cui è solouna parte. La “p olvere” lo lega inti-mamente alla terra (adamah), su cuiegli (adam) abita. Ci stiamo accor-gendo sempre di più che questasemplice verità è parte del nostroesistere: i danni ambientali hannoconseguenze sull’essere umano e sulcreato. Scopriamo con chiarezza che“tutto è connesso”. La pandemia cheancora affligge il mondo ci ha resipiù coscienti di questa verità. Un vi-rus maligno ha attraversato il mon-do, non ha chiesto il permesso disoggiorno a nessuno, ha valicatoconfini di popoli e continenti, ci hasorpreso nella nostra fragilità, indife-si, impreparati. Ci credevamo padro-ni e ci siamo ritrovati sottomessi, im-preparati a rispondere nonostante ilprogresso della scienza.

Se tutto è connesso, siamo chia-mati a scoprire il senso della relazio-ne che ci lega. Il primo raccontodella creazione, come viene abitual-mente chiamato dagli studiosi, ci de-scrive il creato come un’armonia didifferenze: luce/tenebre; acque supe-riori/acque inferiori; cielo/terra; terraasciutta/mare; giorno/notte; animaliacquatici/animali terrestri; ma-schio/femmina. Gli esseri creati vivo-no in armonia proprio per la lorodifferenza. Se essi non rispettanol’esistenza della loro differenza e simescolano, si ritorna al caos origina-rio, si innesta cioè un processo dide-creazione, come viene narrato nelracconto del diluvio, dove a causadella violenza umana si innesta unprocesso che fa tornare il creato alcaos, al disordine cosmico. Non èciò a cui stiamo assistendo nel mon-do di oggi quando parliamo di vio-lenza contro i poveri e contro la ter-ra, come ci ricorda Papa Francescoparlando del grido dei poveri e delgrido delle terra? Non possiamo nonpensare all’Amazzonia dopo quel si-nodo così profetico. La pandemianon ha fatto che aggravare un terri-torio già sofferente, dove l’avidità, lacorruzione, la violenza e la riduzionein schiavitù fanno il resto fino a di-struggere le preziose risorse di quelterritorio.

Dio affida all’essere umano uncompito: «Riempite la terra e sog-giogatela, dominate sui pesci delmare e sugli uccelli del cielo e suogni essere vivente che striscia sullaterra» (Genesi, 1, 28). Oltre al compi-to della generazione, cioè di permet-tere la continuazione della vita, vie-ne affidato all’uomo quello di “sog-

giogare e dominare”. Questo compi-to divino è stato spesso interpretatocome l’azione di governo e dominioassoluto. L’essere umano avrebbeavuto da Dio, secondo la Bibbia, ilcompito di dominare sugli altri esse-ri viventi. Ciò sarebbe stato interpre-tato nella tradizione della Chiesa co-me un dominio assoluto, come PapaFrancesco ha ben notato parlando di“eccesso antropocentrico” (Laudatosi’, 116). Tuttavia, il verbo ebraico, inparticolare il secondo (rd h ) viene uti-lizzato per chi ha una funzione diguida e governo (Isaia, 14, 2, 6; Eze-chiele, 29, 15; Salmi, 72, 8; 110, 2), maanche per il pastore che si occupadel gregge, come in Ezechiele, dovesi legge in un testo che si rivolge aicattivi pastori: «Non avete reso fortile pecore deboli, non avete curato leinferme, non avete fasciato quelle fe-rite, non avete riportato le disperse.Non siete andati in cerca delle smar-rite, ma le avete guidate con crudel-tà e violenza» (Ezechiele, 34, 4). Ilverbo contiene quindi un atto cheimplica il compito di occuparsi diqualcuno e di guidare, ma non indi-ca di per sé sottomissione. In ognicaso questo primo compito è da leg-gere con quanto Iddio affida all’uo-mo dopo averlo posto nel “g i a rd i n odell’Eden”: «Dio lo pose nel giardi-no di Eden per coltivarlo e custodir-lo». I due verbi ebraici indicano uncompito positivo, che si armonizzacon quanto affidato all’uomo nel ca-pitolo precedente. “Coltivare e cu-sto dire” sono due azioni comple-mentari: non si può solo coltivare nésolo custodire. L’interazione tra le

due azioni è fondamentale perché laterra possa produrre ciò per cui ilSignore l’ha creata. Ad esempio, unacoltivazione intensiva di colture cheprevedono il disboscamento e a cuiseguono l’infertilità del terreno dopoalcuni anni sono contrarie al “custo-d i re ”, perché rendono il terreno im-produttivo oltre ad aver distrutto laforesta. La situazione di quanto staavvenendo in Amazzonia o in altreforeste tropicali, come in Indonesiao nei Paesi dell’Africa equatoriale, èuna chiara conseguenza dell’abusodelle risorse del creato.

Il valore di una lettura della Paro-la di Dio che tenga assieme i testi eli sappia interpretare nella storia ri-sulta essenziale per non cadere nelfondamentalismo o in un’ap ologeti-ca, che spezzetta la Bibbia senza co-glierne le connessioni. I primi capi-toli della Genesi contengono unasaggezza che ha molto da insegnareanche al nostro tempo, pur rispon-dendo a situazioni diverse. L’e s s e reumano può “coltivare e custodire” ilcreato solo nella misura in cui accet-ta di non esserne padrone assoluto,ma di considerarsi all’interno di unmondo in relazione. Quel giardinorappresenta il luogo della possibilitàdi incontrarsi e di costruire una rela-

zione positiva con l’intero creato,dove l’essere umano è inteso comeintimamente connesso con il restodegli esseri viventi proprio dalla suaorigine. Capiamo il non senso deimuri che separano e dividono. Per-ciò proprio nel “coltivare e custodi-re ” egli realizza sé stesso. Il tentativodi porsi al di sopra, di esaltarel’identità contro la diversità, negaquesto compito antropologico e pro-voca una reazione a ogni livello, de-scritta nel prosieguo dei primi undicicapitoli della Genesi, che culminerànel racconto della torre di Babele enella dispersione dei popoli.

Dopo il racconto del diluvio il te-sto biblico si sofferma sulla distribu-zione dei popoli sulla terra e sullaloro dispersione. Ci si potrebbechiedere: Dio vuole unità o disper-sione? La conclusione dei primi un-dici capitoli della Genesi narra lastoria della torre di Babele, in realtàcostruzione di un tempio alla divini-tà simile a quello che Israele in esiliopoteva contemplare a Babilonia:enormi e alti edifici a più livelli at-traverso cui si accedeva al culto delladivinità. Sono chiamate z i q q u ra t . Inessa l’autore, che scrive non lontanoda questo periodo storico, cioè l’esi-lio babilonese (VI secolo), cercandodi rileggere la vicenda del suo popo-lo, vede il tentativo dell’umanità dicreare un’unità sotto un unico pote-re, un po’ come quello di Dio, a sca-pito della differenza dei popoli edelle lingue. Ma questo tentativo èfallimentare. Dio non accetta un’uni-tà che omologa tutti sotto lo stessopotere. Per questo disperde i popoli,vuole cioè che ci sia unità ma nelladifferenza. Del resto, così era statogià descritto nei capitoli precedentidella Genesi, che parlavano della di-visione dei popoli (Genesi, 10). Il di-luvio mostrava il ritorno al caos nelcreato come la torre di Babele mo-stra il ritorno al caos nelle relazionitra individui e popoli, con la conse-guente impossibilità a vivere insie-me, quando non si accetta di viverel’unità nella diversità

L’ultimo capitolo dell’enciclica ti-tola: «Educazione e spiritualità eco-

logica». Papa Francesco scrive che«la crisi ecologica è un appello auna profonda conversione interiore»(Laudato si’, 217). E più avanti: «Laspiritualità cristiana propone un mo-do alternativo di intendere la qualitàdella vita, e incoraggia uno stile divita profetico e contemplativo, capa-ce di gioire profondamente senza es-sere ossessionati dal consumo»(Laudato si’, 222). Dimensione pro-fetica e contemplativa sono stretta-mente collegate, perché la profezianasce da un’intima unione con Dio,quindi dalla capacità di ascolto dellasua parola che va collocata nella sto-ria perché parla nella storia. Se lenostre comunità cristiane sono a vol-te poco attente di fronte alla soffe-renza del creato è anche la conse-guenza di un ascolto distratto dellaParola di Dio e di una scarsa co-scienza di una fede che vive nellastoria e non nel privato di casa pro-pria e neppure del proprio gruppo edella propria realtà ecclesiale. Pren-diamo come modello il profeta Elia:uomo di Dio, si scontra con la soffe-renza del creato (siccità e carestia),quella dei poveri (la vedova di Sa-repta), l’illusione dei falsi profeti.Tuttavia anch’egli sente la minacciadella morte e fugge. Solo dopo “es-sere uscito” dalla caverna dove avevatrovato rifugio sul monte, incontradi nuovo Dio che gli parla in mododel tutto inaspettato: non nel ventoimpetuoso, non nel terremoto né nelfuoco, ma solo «in una voce di si-lenzio leggero» (qol demamahdaqqah, 1 Re, 19, 12). Nella contem-plazione di Dio che gli parla Eliapuò prendersi la responsabilità diguidare la storia. Non basta fare,agire, perché questo non può che es-sere la conseguenza di chi si mettedi fronte al Signore. È significativoche tutto il primo racconto dellacreazione sia costruito sul rapportotra primo giorno, quarto giorno esettimo giorno. Il testo dice che Dio«benedisse e consacrò» il settimogiorno. Solo nella contemplazionedello shabbat la creazione raggiungeil suo compimento, e la creazione habisogno dello shabbat, dove la terrasi riposi e l’essere umano riconoscache tutto ha origine in Dio, e perquesto lo lodi. Nella lode del sabatosi realizza ogni volta l’opera di Diocon il concorso dell’opera dell’uomo.Questa è la vera profezia che noipossiamo offrire perché il creatocontinui ad esistere. È chiaro cheper noi cristiani si tratta del tempodella domenica e dell’urgenza di re-cuperarne il senso contemplativo,perché interrompendo la frenesiadella nostra attività consumista rico-nosciamo che non siamo anzituttogli artefici del progresso e del creato,ma all’origine c’è Dio, e che il creatoha bisogno del suo riposo. Forsenon ci siamo resi conto che unadelle conseguenze positive, forse po-che, del lockdown ha avuto comeoggetto proprio il creato, la terra, imari, i fiumi. I dati dicono che per-sino il movimento tellurico del suoloterrestre è diminuito in questo tem-po del 50 per cento proprio per ladiminuzione del traffico e dell’attivi-tà umana.

Solo in uno spazio di libertà dalproprio fare e costruire, l’essere uma-no acquista lo sguardo necessarioper addentrarsi nella sofferenza delcreato, che si unisce a quella dei po-veri. La Laudato si’ coglie l’unità cheesiste tra “grido della terra e gridodei poveri”, che manifesta quantoPapa Francesco vuole comunicarciparlando di ecologia integrale: «Og-gi non possiamo fare a meno di rico-noscere che un vero approccio ecolo-gico diventa sempre un approcciosociale, che deve integrare la giusti-zia nelle discussioni sull’ambiente,per ascoltare tanto il grido della ter-ra quanto il grido dei poveri» (Lau-dato si’, 49). Questo grido ci proiettaverso il futuro, verso quella libera-zione espressa nella lettera ai Roma-ni, quando Paolo parla del gemitodella creazione (Romani, 8), e inAp o c a l i s s e , 21, laddove si annunciache il Signore farà nuove tutte le co-se. Davanti al dolore del nostro tem-po, alla malattia e alla morte, al ge-mito della creazione e dell’umanità,soprattutto dei più poveri, nonchéalle conseguenze sociali e economi-che provocate, la Bibbia ci proiettaverso il futuro con speranza, non perallontanarci dalla sofferenza del pre-sente, ma per indicarci una rispostaspirituale che può davvero aiutarci arisollevare l’umanità perché sia dav-vero un nuovo inizio e non solo, co-me si usa dire, una ripresa che lasciatutto come prima, o magari peggiodi prima.

A Montefiascone

«Papa Francesco ci chiama, ancora una volta, a custodire il creato e aritornare ad ascoltare la terra». Queste le parole del sottosegretario delSinodo dei vescovi, Fabio Fabene, nel presentare la XV Giornatanazionale per la custodia del creato che si svolge a Montefiascone,sabato 5 settembre. L’evento, dal titolo «Indietro non si torna. Unnuovo umanesimo alla luce della Laudato si’» e organizzatocongiuntamente dall’onlus Greenaccord e dall’associazione Rocca deiPapi presieduta da monsignor Fabene, si articola in due momenti: lamattina è dedicata alla riflessione sul rapporto tra fede ed ecologia, esu scienza, ecologia e casa comune, con l’intervento, tra gli altri, delvescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino, della cui relazionepubblichiamo ampi stralci; nel pomeriggio si affronta invece il temadell’ecologia integrale e delle emergenze ambientali e sociali lette inun’ottica non contrapposta.

Pubblichiamo alcuni stralci della prefazione al li-bro di Giordano Frosini e Andrea Vaccaro, «Ad-mirabile Commercium. La divinizzazione nei Pa-dri della Chiesa» (Le Lettere Editrice, Firenze,2020, pagine 364, euro 24).

di GIUSEPPE LORIZIO

I l 2 settembre dello scorso anno ha lascia-to questa vita l’indimenticato e indimenti-cabile collega e amico Giordano Frosini.

Ora è in quell’oltre, in cui credeva profonda-mente e in nome del quale ha esercitato il suoministero teologico, con stile spesso ruvido escostante, immediato e coinvolgente, che nongli impediva, anzi favoriva, la modalità raffi-nata e colta con cui affrontava le diverse pro-blematiche teologiche, sociali, politiche e cul-turali del suo e del nostro tempo, sia nella ri-cerca come nella divulgazione. E proprio iltratto riservato del suo carattere gli consentivadi prendere le distanze da forme di devozionebigotte e moralistiche, spesso dominanti fra ilclero e la gente che frequenta le sacrestie piut-tosto che la chiesa. Una riserva escatologicache dovrebbe metterci in guardia dalle tenta-zioni del clericalismo (frequente anche inmolti laici, politicamente corretti, a volte piùche nel clero) e dal carrierismo. Rischi che ilNostro ha certamente evitato nel corso dellasua esistenza terrena.

Abbiamo tra le mani uno dei lasciti dellafeconda produzione teologica del Frosini. Fi-no all’ultimo ha lavorato e scritto e l’ineditoincompiuto che ora si pubblica testimonia lasua laboriosa passione speculativa ed educati-va. La fatica è dedicata a una tematica ri-schiosa e allo stesso tempo affascinante delladivinizzazione (“parola magica”), ma «doveaumenta il pericolo, cresce ciò che salva» (F.Hölderlin). La lettura consentirà a molti diimparare molto su un termine spesso utilizza-to, anche dai teologi, senza adeguata docu-mentazione e approfondimento. Allo scavostorico e storiografico si accompagna la rifles-sione teoretica, che attraversa tutto il libro e

che qui non è il caso di riassumere. Mi limitopertanto a segnalare due motivi di cogente erischiosa attualità, che un tema così vasto nonmanca di proporre alla fede in prima e allateologia in seconda (se si vuole secondaria)battuta. Vorrei solo, inserendomi in qualcunodegli interstizi di questo saggio, introdurne lariflessione, come segno di gratitudine per l’in-vito rivoltomi a scriverne qualche riga di pre-sentazione.

«Eritis sicut Deus» (Genesi, 3, 5) è la tenta-zione del serpente, che W. Goethe pone sullelabbra di Mefistofele: «Studiate pure, uomini,approfondite la scienza, divenite dotti e saretecome dei: conoscerete il bene e il male», e, al-lo studente che gli cita il versetto biblico:«Segui pure il detto antico del mio cuginoserpente. Un giorno la tua somiglianza conDio ti farà paura» (Fa u s t I, 2048-2050). Ilconsiglio/tentazione segue l’invito a studiarela metafisica prima di qualunque cosa, percercare di comprendere fino in fondo «quelche la mente umana non penetra»: «Per quelche vi entra e per quel che non vi entra c’è

sempre pronto un bellissimo termine» (Fa u s tI, 1947-1954). O fiti post litteram, mentre abitia-mo quel paradiso perduto, che ci pervade dinostalgia. La metafisica del serpente, che Ni-colas Malebranche attribuiva ad Aristotele èalla base di quella “tentazione gnostica”, de-scritta da Giovanni Filoramo come desideriodi “diventare Dio”. In questo senso PapaFrancesco coglie tutte le occasioni possibiliper indurci a recitare il “non ci abbandonarenella tentazione”! rispetto al risveglio dellognosticismo, che ai suoi occhi assume la for-ma dell’intellettualismo. In ogni caso il temadella divinizzazione è mistero metafisico, cer-to non in senso aristotelico, ma, come qui simostra ampiamente, stoico e platonico, primaancora che propriamente teologico. E il miste-ro ci rimanda all’“uno e tutto” presocratico ead Empedocle con la leggenda della sua mor-te cantata dal poeta.

Ma il serpente ha due volti ed è protagoni-sta di diverse vicende. Oltre quella della Ge-nesi, che l’Apocalisse evoca, le antiche scrittu-re attestano la figura del “serpente di bronzo”(Numeri, 21, 4-9), che nel suo affresco di pa-lazzo vecchio il Bronzino, meno fedele al te-sto veterotestamentario rispetto a Michelange-lo, ha intrecciato alla croce. E così la gnosi, senon intendiamo banalizzarla, si può dire indiversi modi. La scuola di Alessandria, qui ef-ficacemente evocata, descrive la figura dell’au-tentico gnostico, che è il cristiano, proprio inquanto legge il proprio destino nella prospet-tiva della divinizzazione. Un luogo di Cle-mente (che parla di “gnosi divina”), che ritro-viamo nel volume, risulta particolarmentesuggestivo e significativo a questo proposito:«Questa è dunque l’attività del perfetto gno-stico: essere vicino a Dio attraverso il gran sa-cerdote, assimilandosi per quanto si può alSignore mediante tutto il culto dedicato aDio: esso ha per scopo la salvezza degli uo-mini, attraverso una sollecita benevolenza neinostri riguardi, attraverso la sacra “l i t u rg i a ” el’insegnamento della dottrina e la pratica delbene. Anzi, oltre ad edificare e costruire sé

stesso, lo gnostico forma anche chi lo ascoltaassimilandosi a Dio, cioè cercando più chepuò di assimilare a Colui che è per naturasenza passioni la sua vita che per effetto diascesi si riduce ad assenza di passioni: e que-sto (ottiene) con l’unirsi e il convivere “con ilSignore senza distrazioni” (1 Corinti, 7, 35)».Non si vede come questa vera gnosi possaconfliggere con il magistero cattolico, che ciricorda, per esempio nella Dei Filius del Vati-cano I, che «l’uomo è creato per un fine so-prannaturale».

Oriente e occidente sono chiamati entrambia misurarsi nel dialogo che questo libro puòsuscitare, ove mancasse, e alimentarlo, ove giàavviato, anche perché l’ultima volta che ho in-contrato Giordano Frosini è stato l’11 febbraiodel 2017, avendomi egli invitato ad un dibatti-to, organizzato dall’Istituto Maritain a Pi-stoia, cui ha partecipato come interlocutore ilcollega Lothar Vogel della Facoltà teologicavaldese. Un’esperienza davvero stimolante ecoinvolgente, che partiva dalla domanda seormai si fosse raggiunta la pace fra cattolici eluterani, in seguito alla visita di Papa France-sco a Lund. Il Nostro seguì con grande atten-zione la disputa e intervenne con arguzia eprofonda intelligenza nel dibattito.

Il suo lascito non sarebbe vitale se consi-stesse solo in materiale cartaceo o informati-co. Frosini ha lasciato soprattutto un gruppodi intellettuali e ormai adulti discepoli, che inmodi necessariamente diversificati, ne prose-guono il lavoro e ne mantengono viva la pre-senza, sempre e comunque con lo spirito criti-co che caratterizzava il maestro. Dobbiamo auno di loro, il professore Andrea Vaccaro, lapossibilità di leggere questo materiale e allasua cura l’integrazione e l’ulteriore documen-tazione presente in queste pagine. La gratitu-dine, merce rara soprattutto negli ambientiaccademici ed ecclesiastici, non può e non de-ve mancare in occasioni come questa. E spe-riamo abbia ad esprimersi anche con la letturae lo studio di questo bel libro, con tutti i ri-schi che tale operazione comporta.

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L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 6 settembre 2020 pagina 7

Il cardinale Parolin ha ordinato ventinove sacerdoti dell’Opus Dei

Semplicità di vitae missione

Vita, semplicità e missione. Su que-ste tre parole ha sviluppato il suopensiero il cardinale Pietro Parolin,segretario di Stato, nell’omelia tenu-ta durante il rito di ordinazione sa-cerdotale di 29 membri della Prela-tura personale dell’Opus Dei. Lacelebrazione si è svolta sabato mat-tina, 5 settembre, nella basilica ro-mana di Sant’Eugenio. I 29 candi-dati provenivano da Italia, Spagna,Messico, Guatemala, Cile, Uruguay,Costa d’Avorio, Slovacchia, Argenti-na, Costa Rica, Olanda, Uganda, ePe r ú .

Nella sua riflessione il cardinaleha ripreso le letture della liturgia,commentando le parole di Gesù chesi proclama il Buon pastore. «Èpiuttosto radicata l’idea — ha osser-vato — che il pastore designi esclusi-vamente la conduzione del gregge».Certamente, il pastore è «colui cheguida il gregge». Tuttavia, nel Van-gelo emerge «una prospettiva piùampia» e si nota «la differenza cheGesù fa tra il pastore e il mercena-rio».

Il primo, ha sottolineato il porpo-rato, «non riveste prima di tutto unruolo, ma assume uno stile di vita».Il pastore infatti, soprattutto ai tem-pi di Gesù, «non veniva inteso co-me qualcuno che aveva una mansio-ne da svolgere» ma come uno che«condivideva ogni cosa con il pro-prio gregge»; non viveva «come vo-leva, ma come era meglio per ilgregge»; non si fermava dove «desi-derava, ma dove stava il gregge». Ineffetti, «si spostava con le pecore etrascorreva il giorno e la notte in lo-ro compagnia». Più che condurre ilgregge «ci viveva immerso».

Dunque, l’immagine del pastoresembra riferirsi non anzitutto «algoverno, ma alla vita». Difatti, haaggiunto il segretario di Stato, «nona caso Gesù caratterizza il pastorecome colui che dà la propria vitaper le pecore». Da qui l’invito aconsiderare il ministero sacerdotalecome «una questione di vita». Per-ché i preti, «assimilati al Buon pa-store immerso nel suo gregge», nonsono «in primo luogo chiamati a fa-re qualcosa» — magari neppurequella per cui si sentono più portati— ma «a dare e a condividere la vi-ta». Così potranno «realizzare inpienezza la chiamata ad agire in per-sona Christi che caratterizza il sacra-mento dell’ordine». E questo «nonsolo nell’amministrazione dei sacra-menti, ma incarnando lo stile di Ge-sù». Così come scrisse san José Ma-ría Escrivá de Balaguer, «il sacerdo-te, chiunque egli sia, è sempre unaltro Cristo».

Si comprende perciò la ragioneper cui la vita del sacerdote è «unachiamata a testimoniare la gioianell’incontro tra Dio e noi, la gioiache Dio prova nell’usarci misericor-dia». Essere pastori oggi, ha fattonotare il porporato, «significa, so-prattutto, diventare testimoni di mi-sericordia». E il tempo della miseri-cordia è proprio quello che «ha pro-clamato il Papa nell’imminenzadell’apertura dello scorso giubileo».La grazia dell’oggi ecclesiale e leesistenze dei sacerdoti si incontranocosì «nel segno del pastore miseri-cordioso che dà la vita per il suog re g g e » .

Il cardinale ha poi fatto riferi-mento ad alcune conseguenze prati-che che derivano dall’esempio delBuon pastore, mettendo in risalto leparole e il perdono «che devono ca-ratterizzare la vita del prete». Rivol-gendosi agli ordinandi, il porporatoha raccomandato: «Le parole concui predicherete e userete dovrannoessere parole di vita». La predica-zione, ha aggiunto, «ha sempre alcentro il kerygma, la novità perennee risanante della morte e risurrezio-ne di Cristo per noi, ed è il fonda-mento dell’annuncio». Da qui l’invi-to ai nuovi sacerdoti, affinché ricor-dino che nella predicazione «primadi esortare va sempre proclamata labellezza della salvezza». Infatti è«da questa bellezza che noi siamoattratti per vivere di conseguenza,per avere una vita morale all’altezzadi questa chiamata».

Il segretario di Stato ha poi ricor-dato il pensiero di san Paolo conte-nuto nella seconda lettura, laddovel’apostolo ricorda «l’i m p re s c i n d i b i l i -tà del perdono». In questa chiave,ha invitato i nuovi preti a essere«ambasciatori di misericordia, por-tatori del perdono che risolleva l’esi-stenza, sacerdoti che amano dispor-re i fratelli e le sorelle a lasciarsi ri-conciliare con Dio». Nasce da qui ilbisogno di prestare molta attenzioneal sacramento della confessione.Perché è lì che i presbiteri hanno

modo di essere «dispensatori diquelle grazie, di quel perdono cui ilmondo di oggi ha estremo biso-gno».

La seconda parola indicata dalcardinale per descrivere la figura delpastore è stata la semplicità. «Pen-siamo — ha detto — ai pastori pre-senti alla nascita di Gesù: non rap-presentavano certamente il verticeculturale del popolo e non eranol’espressione compiuta della purezzarituale». Eppure, ha aggiunto, «fu-rono i primi chiamati ad accogliereil Messia apparso in terra». In parti-colare il porporato ha ricordato ilgiovane Davide, che «in quanto pa-storello non era stato annoveratodal padre tra i figli idonei a essereconsacrati». Ma il Signore, ha fattonotare, «guarda il cuore, ama i pic-coli e cerca i semplici». A questoproposito, il celebrante ha invitato aguardare all’esempio di santa Teresadi Calcutta, di cui ricorreva la me-moria liturgica. «Conoscete il cam-mino semplice che delineò — hadetto — tratteggiando in poche pa-role il tragitto essenziale del creden-te». Quindi ha ricordato una suafrase: «Il frutto del silenzio è la pre-ghiera, il frutto della preghiera è fe-de, il frutto della fede è l’amore, ilfrutto dell’amore è il servizio, il frut-to del servizio è la pace». Si trattadi «parole semplici per collegare ipoli dell’esistenza: Dio e gli altri».Infatti, «il primo e decisivo passosuggerito è trovare ogni giorno tem-po per fare silenzio ed entrare nellapreghiera». Questa dimensione «co-stitutiva del credente» è «fonda-

mento dell’edificio spirituale», cosìcome la definiva il fondatoredell’Opus Dei, «non mancando diricordare che essa è sempre fecon-da». Poi, rivolgendosi agli ordinan-di, ha assicurato che questa dimen-sione «rappresenterà un vero e pro-prio opus da esercitare fedelmenteper l’intero popolo di Dio».

Il cardinale ha inoltre sottolineatocome «la semplicità che nasce dallatrasparenza della preghiera compor-ta anche scelte concrete per andareall’essenziale del ministero». In pro-posito ha ricordato che madre Tere-sa chiedeva per prima cosa quanteore pregassero ogni giorno. Quindi,ricordando le parole di san Escriváde Balaguer, ha detto che per esserepastori «occorre anzitutto avere unavita ben ordinata; e ciò significanon lasciarsi ingolfare da mille cose,pena il rischio di smarrire la sempli-cità di un cuore pienamente deditoal Signore».

Infine, il segretario di Stato nonha mancato di far notare come i 29ordinandi ricevano il sacramentodell’ordine alla missione del sacer-dote durante questo pontificato diFrancesco, che, «oltre alla prioritàdella misericordia vissuta e al richia-mo alla semplicità evangelica», stainsistendo sulla «esigenza non piùrimandabile della missione, qualevocazione principale della Chiesa».Essere Chiesa in uscita, ha sottoli-neato il cardinale Parolin, «significanon concepirsi più come fine , macome mezzo, per portare non noistessi, ma il Signore che salva».

NOSTRE INFORMAZIONI

Il Santo Padre ha ricevuto que-sta mattina in udienza l’Emi-nentissimo Cardinale MarcOuellet, Prefetto della Congre-gazione per i Vescovi.

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza le

Loro Eccellenze il Signor Ales-sandro Mancini e la SignoraGloria Zafferani, Capitani Reg-genti della Repubblica di SanMarino, e Seguito.

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza SuaEccellenza Monsignor Luís Mi-guel Muñoz Cárdaba, Arcive-scovo titolare di Nasai, NunzioApostolico in Sudan e in Eri-t re a .

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza leLoro Eccellenze i Signori

— Neven Pelicarić, Ambascia-tore di Croazia, in visita dicongedo;

— Carl-Henri Guiteau, Am-basciatore di Haiti, in visita dicongedo.

Nominadi Vescovo Ausiliare

Il Santo Padre ha nominatoVescovo Ausiliare della Diocesidi Sofia-Plovdiv (Bulgaria) ilReverendo Rumen Ivanov Sta-nev, finora Parroco della Par-rocchia di Rakovski-Sekirovonella medesima circoscrizione,assegnandogli la Sede titolaredi Simidicca.

Nominaepiscopalein Bulgaria

Rumen Ivanov Stanevausiliare di Sofia-Plovdiv

Nato il 19 agosto 1973 a Kaloya-novo, nella provincia di Plov-div, ha frequentato il seminariomaggiore a Roma, conseguendoil baccalaureato in teologiapresso la Pontificia universitàUrbaniana. Ordinato sacerdotel’11 settembre 1999 nella catte-drale di Plovdiv, è stato vicarioparrocchiale di Rakovski-Gene-ral Nikolaevo e dal 2005 eraparroco di Rakovski-Sekirovo.È presidente della Caritas dio-cesana, membro del consigliopresbiterale e del collegio deiconsultori.

La celebrazione nella basilica romana di Sant’Eugenio

Il cardinale Tagle per la festa della «Madre dei poveri»

In tempo di pandemiariscopriamo lo spirito di Madre Teresa

servizio di carità ha raggiunto i po-veri in molte parti del mondo».«Per Santa Madre Teresa — è la ri-flessione del porporato filippino —la carità consiste in piccoli gesti

Dio. Dio dà la vita, perdona i pec-catori, protegge i deboli, nutre laterra, soffre con i poveri, accompa-gna gli abbandonati. In Gesùl’amore di Dio ha sconfitto la mor-te». Ogni persona umana, ricordaancora, «è creata a immagine di

Il presidente di Caritas Internatio-nalis e prefetto della Congregazioneper l’Evangelizzazione dei Popoli sisofferma dunque su come lo spiritoe l’esempio di Madre Teresa e delleMissionarie della Carità possanoaiutaci in questo tempo di prova se-gnato dalla pandemia da covid-19che caratterizza anche la GiornataInternazionale della Carità del2020. «Tutti — è l’esortazione delcardinale Tagle — siamo chiamati afare atti di carità per alleviare la po-vertà e per favorire la stabilità e lapace. Ma nello spirito di Santa Ma-dre Teresa, credo che la celebrazio-ne di quest’anno ponga domandemolto profonde: che tipo di personasono? Che tipo di persone stiamoformando nei nostri giovani? Ri-spettiamo le persone che sono di-verse da noi? La pandemia ha risve-gliato in noi l’istinto dell’amore o ciha reso indifferenti? Oggi più chemai abbiamo bisogno di autenticacarità da parte di persone autenti-che!».

CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 1

Una scuola ecumenica in tempo di covid-19

Ripensare l’economiadi RICCARD O BURIGANA

Cosa possono fare i cristianiper favorire un ripensamentodell’economia nel tempo del-

la pandemia? A questa domanda sipropone di offrire un contributo laGem School 2020: EcumenicalSchool on Governance, Economicsand Management for an Economyof Life, promossa dal World Coun-cil of Churches (Wcc), dalla Federa-zione luterana mondiale, dalla Co-munione mondiale delle Chiese ri-formate e dal Consiglio per la mis-sione mondiale.

Gem School 2020 nasce all’inter-no di una riflessione per la defini-zione di percorsi con i quali i cri-stiani, insieme, possono intervenirenelle trasformazioni nel campo dellafinanza e dell’economia globale. Sitratta di un intervento quanto mainecessario per rimuovere discrimina-zioni e povertà e per questa ragionela Ecumenical School on Governan-ce, Economics and Managementvuole offrire strumenti e conoscenzeper promuovere una nuova econo-mia che recepisse quanto i cristianisostengono anche dopo la pubblica-zione dell’enciclica del Papa Lauda-to si’. L’evento è stato pensato peressere un luogo privilegiato peridentificare i fondamenti teologicicon i quali formulare una “giustiziaeconomica” in grado di modificarela realtà quotidiana; per introdurreelementi per un approccio alla defi-nizione dei processi economici glo-bali che tengano conto del ruolodelle donne e del rispetto dei lorodiritti; per sviluppare strutture inter-disciplinari per far comprendere lacentralità della riflessione teologicanel ripensamento dell’economia e diriaffermare la dimensione ecumenicadell’azione per una “economia perla vita”, fondata sulla giustizia.

Inizialmente Gem School 2020era stata programmata a Taipei, loscorso agosto, con incontri di for-mazione e di condivisione in gradodi affrontare i nodi dell’economia

globale, ponendo particolare atten-zione alla questione dei diritti uma-ni. Il covid-19, però, ha portato aun radicale ripensamento del for-mat, dal momento che si è deciso ditenere gli incontri in modalità webi-nar, distribuendoli in tre mesi (ago-sto, settembre e ottobre) vista l’im-possibilità di tenere il corso a Tai-pei, ma anche nei contenuti; infattisi è deciso di concentrarsi su come icristiani devono operare per rifor-mulare l’economia in un tempo nelquale proprio la pandemia ha accen-tuato le differenze tra ricchi e pove-ri, introducendo elementi di discri-minazione che hanno determinatonuove povertà nel mondo, facendoperdere di vista il fatto che la nuovaeconomia deve essere pensata in ar-monia con il creato, abbandonandola logica del suo sfruttamento indi-scriminato. Proprio per questo nelprimo incontro è stato affrontato iltema: “Economy of Life in the Timeof Inequality, Pandemic and Clima-te Change” introdotto da due teolo-gi, Cynthia Moe-Lobeda e AllanAubrey Boesak, che hanno sottoli-neato l’interdipendenza della lottacontro ogni forma di discriminazio-ne e della definizione di un’econo-

mia, guidata da valori cristiani. Neltempo della pandemia i cristiani de-vono mettere in guardia dal pericolodi affrontare le conseguenze, nonsolo quelle economiche, senza tenerconto dei suoi effetti globali. I duerelatori hanno insistito sul fatto chei cristiani devono farsi portavoce diuna ristrutturazione radicaledell’economia, invocando la leggedell’amore con la quale costruirecondizioni di vita più rispettose deidiritti umani e dell’ambiente, mo-strando come ciò non sia un sognoma un progetto da realizzare con ilconcorso di quanti non accettanopiù le attuali dinamiche economi-che. Proprio alla dimensione interre-ligiosa è stato dedicato uno spazioperché il contributo ecumenico al ri-pensamento dell’economia deve fa-vorire un coinvolgimento delle reli-gioni tale da determinare un nuovostile di relazioni tra uomini e donne,a partire dalla condivisione della cu-ra del creato. Al termine dell’incon-tro è stato rivolto un invito ai cri-stiani a scoprire la propria vocazio-ne per farsi protagonisti di una rivo-luzione economica con la quale do-nare al mondo speranza per il pre-sente e per il futuro.

Madre Teresa, instancabile operatrice di carità,prega per noi, perché il nostro criterio di azionesia sempre l’amore gratuito, riversato verso tutti

senza distinzione di lingua, cultura, razza o religione.

(@Pontifex_it)

fatti per il bene degli altri. Ma i ve-ri atti di carità possono venire soloda una persona caritatevole. Lafonte ultima della carità è Dio, ilnostro Dio vivente. “Dio è amore”,si legge nella Prima Lettera di Gio-vanni 4,8. L’amore è il nome di

Dio per essere il volto del Suoamore sulla terra» e sottolinea dun-que come Madre Teresa abbia«permesso a Dio che è Amore ditrasformare la sua stessa persona inuno strumento della carità di Dioper i poveri».

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 domenica 6 settembre 2020

Il Papa rilancia lo stile solidale dell’iniziativa “We Run Together”

Per uno sport inclusivocapace di guarire le ferite

Correndo insieme senza lasciare indietro nessuno

È ancora attiva la spinta propulsiva del pontificato?

Il governo di FrancescoPubblichiamo stralci dall’articolo «Il governo diFrancesco» uscito sull’ultimo numero di «LaCiviltà Cattolica» (5/19 settembre 2020) a fir-ma del direttore della rivista quindicinale deigesuiti italiani.

di ANTONIO SPA D A R O

Dopo sette anni, qual è la spinta pro-pulsiva di questo pontificato?... chetipo di governo è quello di France-

sco, e come interpretarlo alla luce di questianni?...

Facciamo un passo indietro ai tempi delConcilio di Trento, nel quale, sin dal suoinizio, furono presenti alcuni gesuiti comeperiti teologi: i pp. Diego Laìnez e AlfonsoSalmerón, incaricati come teologi e designatida Ignazio su richiesta di papa Paolo III. Siunì a loro anche p. Claude Jay, intervenutocome procuratore del vescovo di Augusta. Ilfondatore della Compagnia di Gesù,sant’Ignazio di Loyola, aveva dato istruzioniai suoi confratelli su come comportarsi. Lacosa interessante è che egli non è entrato pernulla nelle questioni dottrinali e teologiche,ma si è preoccupato della testimonianza divita che i gesuiti avrebbero dovuto dare.Questo già dà una prima idea di come Igna-zio intendesse la riforma della Chiesa, e inun contesto così singolare e importante co-me un Concilio. Per lui si trattava innanzi-tutto di riformare le persone dal di dentro.

Questa è la garanzia di una conversionedi «struttura» per Ignazio. Gli Esercizi spiri-tuali sono per la «riforma» delle persone edella Chiesa. È questa riforma che fa com-prendere l’agenda di Francesco. Ignazio, adesempio, raccomanda, secondo il suo stile divita, di visitare gli ammalati negli ospedali,«confessando e consolando i poveri, portan-do anche qualche cosa potendolo, e facen-doli pregare». E così Francesco, fedele aquesto insegnamento, ha inaugurato i viaggidel suo pontificato con quello a Lampedusae ha tanto valorizzato i «venerdì della mise-r i c o rd i a » .

Francesco è gesuita, e la sua idea di rifor-ma della Chiesa corrisponde alla visioneignaziana. Chiaramente gli stili di governo —a vari livelli — dei gesuiti sono stati anchemolto diversi nella storia dell’Ordine e della

Chiesa. Francesco ne incarna uno suo pro-prio, divenendo per la prima volta nella sto-ria un gesuita che viene eletto Pontefice ro-mano.

Per questo, al di là di ogni altra riflessionesu questo tema, una cosa è chiara e discendedal carisma spirituale che ha plasmato JorgeMario Bergoglio: chi volesse tematizzare, nelpontificato di Francesco, un’opposizione traconversione spirituale, pa-storale e strutturale dimo-strerebbe di non avernecompreso il nucleo. La ri-forma è un processo dav-vero spirituale, che cambia— ora lentamente ora velo-cemente — anche le forme,quelle che chiamiamo«strutture». Ma le cambiaper connaturalità, come lacartina di tornasole cambiacolore naturalmente, per-ché muta il livello di acidi-tà o di alcalinità nel liqui-do in cui è immersa.Quindi il puntare alla con-versione non è un pio rife-rimento spirituale inefficace, ma un atto digoverno radicale.

Se i modelli di governo spirituale nellaCompagnia di Gesù sono più d’uno, il gran-de modello ispiratore di Bergoglio è il gesui-ta san Pietro Favre (1506-46), che Michel deCerteau definisce semplicemente il «prete ri-formato», per il quale l’esperienza interiore,l’espressione dogmatica e la riforma struttu-rale sono intimamente legate tra loro. Cosìcome la preghiera per sant’Ignazio: essacoinvolge il cuore e la mente, ma pure ilcorpo, che è chiamato ad assumere una posi-zione adatta. «Quella che sottolinea l’asceti-smo, il silenzio e la penitenza — disse il Pa-pa nell’intervista che gli feci per La CiviltàCattolica nell’agosto 2013 — è una correntedeformata che si è pure diffusa nella Com-pagnia, specialmente in ambito spagnolo. Iosono vicino invece alla corrente mistica,quella di Louis Lal-lemant e di Jean-JosephSurin. E Favre era un mistico». È a questogenere di riforma che Papa Francesco siispira.

Se leggiamo ciò che il Pontefice ha dettodei gesuiti, comprendiamo meglio il cuore

della sua riforma e del suo atteggiamento ra-dicale. Nella sua omelia nella chiesa del Ge-sù, il 3 gennaio 2014, egli affermò: «Il cuoredi Cristo è il cuore di un Dio che, per amo-re, si è “svuotato”. Ognuno di noi, gesuiti,che segue Gesù dovrebbe essere disposto asvuotare se stesso. Siamo chiamati a questoabbassamento: essere degli “svuotati”. Essereuomini che non devono vivere centrati su sestessi, perché il centro della Compagnia è

Cristo e la sua Chiesa». Per Francesco, la ri-forma si radica in questo svuotamento di sé,che egli riconosce in uno dei brani neotesta-mentari che più ama e più cita: Filippesi2,6-11. Lì c’è la vera riforma. Se non fossecosì, se essa fosse solamente un’idea, un pro-getto ideale, frutto dei propri desideri, anchebuoni, diventerebbe l’ennesima ideologia delcambiamento.

La riforma sarebbe un’ideologia dal vagocarattere zelota. Ed essa sì — come tutte leideologie — avrebbe da temere dalla man-canza di s u p p o r t e rs . Sarebbe alla mercé delladisillusione dei circoli di coloro che hannoin mente un’agenda da realizzare. La riformache ha in mente Francesco funziona se«svuotata» da queste logiche mondane. Essaè l’opposto dell’ideologia del cambiamento.La spinta propulsiva del pontificato non è lacapacità di fare cose o di istituzionalizzaresempre e comunque il cambiamento, ma didiscernere tempi e momenti di uno svuota-mento perché la missione faccia traspariremeglio Cristo. È il discernimento stesso la«struttura sistematica» della riforma, che siconcretizza in un ordine istituzionale.

«La Chiesa è istituzione», afferma France-sco in un’intervista a Austen Ivereigh, perevitare che si immagini — o si sogni addirit-tura — una Chiesa astratta, di anime belle,gnostica. Ma a rendere la Chiesa «istituzio-ne» è lo Spirito Santo, che «provoca disor-dine con i carismi, ma in quel disordine creaarmonia». La Chiesa è «popolo pellegrinoed evangelizzatore, che trascende sempre

ogni pur necessaria espressione istituzio-nale» (Evangelii gaudium [EG], n. 111).Spirito e istituzione per Francesco nonsi negano mai l’un l’altro. La Chiesa èistituzionalizzata dallo Spirito Santo, equesto evita l’«introversione ecclesiale»(EG 27), grazie a una «tensione tra ildisordine e l’armonia provocati dalloSpirito Santo». Questo significa che c’èun processo di istituzionalizzazione edeistituzionalizzazione fluido: restaquello che serve, e non quello che nonserve più. Il futuro della Chiesa non èné statico né rigido. Pertanto ci vuolepazienza, come leggiamo nel Vangelo,per lasciar crescere insieme grano e ziz-zania...

Per Francesco, la disposizione interio-re nell’assumere le decisioni è chiaramenteespressa negli Esercizi spirituali: «Non volerenessuna cosa che non sia mossa unicamentedal servizio di Dio Nostro Signore» (n. 155),per cui si fa una cosa o l’altra in base a ununico criterio: «Se corrisponde al servizio ealla lode della sua divina bontà» (n. 157),cosa che si comprende misticamente, nonfunzionalisticamente.

Le decisioni di governo del Papa «sonolegate a un discernimento spirituale», che«riscatta la necessaria ambiguità della vita efa trovare i mezzi più opportuni, che nonsempre si identificano con ciò che sembragrande o forte». Ascolta dunque consolazio-ni e desolazioni, cerca di capire dove lo con-ducono e prende le sue decisioni in accordocon questo processo spirituale.

Tutto questo Francesco l’ha appreso dallalezione di san Pietro Favre, che nel suo Me -moriale distingue «tutto il bene che potròcompiere» e «la mediazione dello Spiritobuono e santo» con il quale lo può fare omeno. Quindi, anche nel processo di riformadella Chiesa c’è un bene che potrebbe essere

compiuto senza la mediazione dello Spirito.O ci sono «cose vere» che possono esseredette non con lo «spirito di verità» (Me m o -riale, n. 51). Questa sapienza spirituale diFavre era ben presente nella lezione di p.Miguel Ángel Fiorito, che fu padre spiritua-le del Papa.

Come abbiamo già detto, per Francescosan Pietro Favre è il «prete riformato».Compito del riformatore è iniziare o accom-pagnare i processi storici. Questo è uno deiprincìpi fondamentali della visione bergo-gliana: il tempo è superiore allo spazio. Ri-formare significa avviare processi aperti enon «tagliare teste» o «conquistare spazi» dipotere. È proprio con questo spirito di di-scernimento che Ignazio e i primi compagnihanno affrontato la sfida della Riforma pro-testante (...).

Oggi la tentazione nella quale rischiano dicadere alcuni commentatori e analisti è quel-la di immaginare un Papa che costruisce unaroad map di riforme istituzionali, elaboratecon spirito progettuale, funzionalistico e or-ganizzativo. Come pure la tentazione diproiettare i contenuti di tale mappa sul pro-cedere del pontificato, e infine giudicarlo al-la luce di tali criteri. Francesco ha nel discer-nimento la chiave dello sviluppo e del dina-mismo — attualmente ben attivo — del suoministero petrino.

Non c’è un piano astratto di riforma daapplicare alla realtà. Pertanto, «gli Apostolinon preparano una strategia; quando eranochiusi lì, nel Cenacolo, non facevano la stra-tegia, no, non preparavano un piano pasto-rale». Non è a questo livello che si trova ilmetro di valutazione del dinamismo delpontificato. C’è invece una dialettica spiri-tuale che osserva e ascolta non soltanto ipensieri e le proposte per il cammino dellaChiesa, ma anche da quale spirito (buono ocattivo) vengono, al di là della loro stessavalidità in sé e per sé.

Comprendiamo, quindi, che occorre evita-re il rischio di piegare la volontà di riformaalla «mondanità spirituale». Cediamo a talemondanità tutte le volte che facciamo il be-ne, e tuttavia lo facciamo per raggiungere inostri obiettivi, le nostre «idee» di Chiesacosì come dovrebbe essere, non ispirati daldiscernimento proprio della fede in Gesù.

«Portate avanti questo modo di vi-vere lo sport. Continuate così!». Ècon l’incoraggiamento appassionatodi Papa Francesco che l’esp erienzainclusiva e solidale di “We Run To-gether” prosegue ora nella quotidia-nità degli sportivi, campioni e ama-tori, olimpionici e disabili fisici ementali: tutti con la stessa dignità.

Sabato mattina, 5 settembre, Fran-cesco ha incontrato una rappresen-tanza dei protagonisti dell’asta spor-tiva di beneficenza che è stata lan-ciata da lui stesso il 20 maggio scor-so, con un’udienza e un videomes-saggio. Sono stati raccolti 100.000euro. All’iniziativa hanno partecipa-to oltre 150 atleti, molti dei qualicon disabilità, e numerose squadre esocietà sportive internazionali. Il Pa-pa ha donato quattro oggetti sporti-vi per l’asta. L’obiettivo dell’iniziati-va è stato raccogliere fondi ma an-che testimoniare la possibilità di unosport che sia davvero solidale e in-clusivo.

All’udienza erano presenti sei pro-tagonisti dello sport che hanno so-stenuto personalmente l’asta solida-le: Nicole Orlando, atleta con la sin-

drome di Down, più volte campio-nessa del mondo di atletica; DanieleCassioli, atleta non-vedente, 25 voltecampione del mondo di sci nautico;Monica Contrafatto, atleta con am-putazione a una gamba in seguito aun attentato in Afghanistan; ValerioAspromonte e Carolina Erba (con illoro bambino, Leone, 3 anni), cam-

pioni olimpici e mondiali di schermache per “We Run Together” hannoaperto la porta di casa a una fami-glia di Bergamo. Con loro ancheManuela Olivieri, moglie di PietroMennea, figura emblematica dei va-lori sportivi, morto nel 2013.

Il Papa ha personalmente ringra-ziato il personale degli ospedali “Pa -

pa Giovanni XXIII” di Bergamo e“Fondazione Poliambulanza” di Bre-scia per il loro servizio, in prima li-nea, nella lotta contro il covid 19. Arappresentare queste due comunitàall’udienza erano presenti per l’osp e-dale bergamasco il direttore generaleMaria Beatrice Stasi, che ha avuto ilvirus; il direttore sanitario FabioPezzoli, che ha seguito ogni fase diattività dell’unità di crisi ed è sicura-mente un testimone privilegiato perl’attività e per aver a sua volta con-tratto il covid; e Simonetta Cesa, di-rettore delle professioni sanitarie (in-fermieri, operatori tecnici e sanitari,personale riabilitativo) e artefice conil suo staff del grande lavoro per al-lestire i reparti-covid e per la forma-zione del personale per trattare i pa-zienti bisognosi di ossigeno. Anchelei ha vissuto personalmente l’esp e-rienza del virus.

A rappresentare l’ospedale brescia-no erano presenti il presidente Ma-rio Taccolini; l’infermiera di terapia

intensiva Stefania Pace, coordinatri-ce del servizio infermieristico, che halavorato in corsia per tutta l’emer-genza ed è in prima linea nell’o rd i n eprofessioni infermieristiche per far sìche agli infermieri vengano ricono-sciute più dignità e diritti; e PaoloTerragnoli, direttore del pronto soc-corso, presente in ospedale durantel’emergenza 24 ore su 24 per setti-mane.

Francesco ha ringraziato le realtàche hanno collaborato con AthleticaVaticana nell’iniziativa “We Run To-gether”: il Cortile dei Gentili (strut-tura del Pontificio Consiglio dellacultura costituita per favorire l’in-contro e il dialogo tra credenti e noncredenti), le Fiamme Gialle, rappre-sentate dal comandante VincenzoParrinello, e Fidal Lazio con il presi-dente Fabio Martelli.

Il progetto dell’asta “We Run To-gether” nasce “in sostituzione” delMeeting inclusivo di atletica (concampioni, disabili fisici, mentali, ri-

fugiati e carcerati) che avrebbe do-vuto svolgersi il 21 maggio scorsonel Centro sportivo della Guardia diFinanza a Castelporziano. Rimanda-to per la pandemia, quel Meeting èstato “sostituito” dall’asta solidale,nella speranza di poterlo ri-organiz-zare in pista nel 2021.

Sulla stessa linea dei contenuti delMeeting e dell’asta — e cioè la testi-monianza di uno stile sportivo soli-dale e inclusivo, per tutti — è lapubblicazione del libro Mettersi ingioco che raccoglie i pensieri di PapaFrancesco sullo sport. Edito dallaLibreria Editrice Vaticana, con il pa-trocinio di Athletica Vaticana, il vo-lume sarà presentato lunedì 7 set-tembre, alle 11.30, nello stadio delleTerme di Caracalla.

Papa Francesco ha personalmenteconsegnato agli atleti e ai rappresen-tanti degli ospedali lombardi unacopia del libro proprio come segnodi ringraziamento per aver sostenutol’iniziativa di beneficienza ma anchecome testimonianza per rilanciareuno sport che sia davvero inclusivo esolidale per tutti.

Papa Francesco ha ricevuto in udienza sabatomattina, 5 settembre, nella Biblioteca privata,una rappresentanza dei partecipantiall’iniziativa sportiva e solidale“We Run Together”, promossa da AthleticaVaticana — con il Cortile dei Gentili,le Fiamme Gialle e Fidal Lazio— per gli ospedali di Bergamoe di Brescia. L’iniziativa era statapersonalmente lanciata dal Papail 20 maggio scorso.Il gruppo era accompagnato dal cardinaleGianfranco Ravasi, presidente del PontificioConsiglio della cultura, che, nel saluto rivoltoal Pontefice, ha parlato della gratuità e dellabellezza del dare più che del ricevere, anchenello sport.

Care amiche e cari amici sportivi,buongiorno, un’altra volta!

Insieme, il 20 maggio scorso, abbiamolanciato l’iniziativa sportiva solidale We RunTo g e t h e r, come sostegno e ringraziamento per

due realtà in prima linea nell’assistere i ma-lati di coronavirus: l’Ospedale GiovanniXXIII di Bergamo e la Fondazione Poliambu-lanza di Brescia. Oggi una rappresentanzadel loro personale è qui presente. Benvenuti!E salutando voi, saluto tutti i vostri colleghid’Italia e del mondo intero, che lavoranocon sacrificio accanto ai malati. Dio vi rendamerito per il vostro impegno!

E oggi desidero ringraziare anche tantiatleti di vari Paesi, che hanno offerto varioggetti sportivi per l’asta solidale. Mi ha fat-to molto piacere sapere che alcuni atleti han-no anche aperto la porta della loro casa perla gioia di un incontro diretto. E questo èimportante: aprire la porta della propria casaè aprire il cuore. È un segnale [per dire]: “Tiapro il cuore”.

In effetti, l’iniziativa We Run Together hafatto incontrare sullo stesso piano di dignitàumana e sportiva campioni famosi e altricampioni che portano una disabilità e checosì fanno onore allo sport. Uno sport inclu-

sivo, fraterno, capace anche di guarire ferite,di costruire ponti, costruire amicizia sociale.Questo, soprattutto per i più giovani, è unmessaggio eloquente. E un vero sport, hasempre quella dimensione di amatorialità,l’amateur… È gratuito. Il Cardinale [Ravasi]ha detto la parola “gratuità”. È proprio dellosport a m a t e u r.

Sono contento che voi di “Athletica Vati-cana” portiate avanti questo modo di viverelo sport. Continuate così! E auspico chepossiate realizzare appena possibile il Mee-ting che era previsto per la scorsa primavera,in collaborazione con la Guardia di Finanza,il “Cortile dei Gentili” e la Fidal Lazio. In-tanto, mi fa piacere offrire in un nuovo librodella Libreria Editrice Vaticana alcuni mieiinterventi sul tema dello sport.

Grazie a tutti per quello che fate e perquesto incontro. Con l’aiuto di Dio, we runt o g e t h e r, corriamo insieme, per la fraternità ela dignità umana. Grazie!