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Anno LV - semestrale - n. 1 - Maggio 2011 Poste Italiane Sped. A. P. - art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Fil. Bergamo Notiziario per gli Ex allievi del Collegio Vescovile Sant’Alessandro in Bergamo e per le loro famiglie Direttore Responsabile: mons. Achille Sana; autorizzazione n. 8 del 17/05/1948 del Tribunale di Bergamo. Con l’approvazione dell’autorità ecclesiastica Sabato 28 maggio alle 17.00 in Collegio «Vi aspetto numerosi» Ai ragazzi bisogna ricordarlo sempre La scuola è impegno Fra i tanti temi di riflessione che si possono proporre al termine di un anno ce n’è uno che merita attenzione: il tema dell’impegno. Si tratta di un termine in disuso, specie nelle nuove generazioni, non avvezze a ritenere la fatica un elemento necessario alla formazione dell’uomo e della donna, ma un fastidio da evitare. La scuola, che per sua natura si fonda sull’impegno dei suoi attori, sia docenti che discenti, è quindi palesemente in contraddizione con le aspettative dei nostri ragazzi: non è (o non dovrebbe essere) possibile a scuola ottenere risultati senza un’adeguata applicazione. La situazione è ancora più complicata quando si incontrano genitori che non ammettono il disimpegno dei loro figli e scaricano le responsabilità sulla scuola: capita persino di incontrare ragazzi che dichiarano di non studiare e genitori che pervicacemente affermano il contrario. Ma “impegno” è un concetto più vasto rispetto alla semplice esecuzione dei compiti; impegno è anche rispettare e onorare gli impegni, (attività, concorsi, stage, tornei, ricerche ecc.) nel rispetto di chi organizza le iniziative; impegno è anche mantenere i patti stipulati con la classe per il coordinamento delle attività didattiche (es. interrogazioni programmate); impegno è rispettare il Patto di Corresponsabilità Educativa firmato (e che invito tutti a rileggere). La fedeltà all’impegno è figlia della fedeltà al dovere: una persona gioca la sua credibilità sulla capacità di portare a compimento quanto ha scelto di fare, senza risparmiarsi le necessarie fatiche. Dove porta questa riflessione? A due conclusioni: la prima è l’invito a riproporre con convinzione la scuola come luogo dell’impegno (quindi chi è disimpegnato e si illude di uscirne è fuori posto); la seconda è la necessità di ribadire che l’impegno serio, metodico, costante deve sempre essere uno dei principali criteri con cui si valuta un ragazzo a scuola, così come negli altri contesti in cui agisce (società sport- ive, oratori, gruppi giovanili ecc.). Forse questa crociata non è “di moda”, ma proprio per questo va affrontata. Lucio Sisana - Preside Man mano scorrono i giorni del mio distacco dal ruolo di Preside si chiarisce sempre meglio davanti a me il valore della Scuola del Collegio e della sua popolazione. È una famiglia grande, unita dal comune sentimento di stima per i docenti, gli educatori, i compagni e i genitori che hanno partecipato alle vicende e allo sviluppo delle singole persone nel periodo di formazione. L’esperienza del tempo scolastico ha fatto nascere negli alunni e nei genitori una interiore comunione che si prolunga nella memoria e produce la soddisfazione spirituale di appartenere anche ad altri cuori, e alle vicende di tante altre persone. Per tutto questo ho particolarmente a cuore il 40° anno di nascita del liceo scientifico presso il Collegio Vescovile Sant’Alessandro (1972-2012). Invito gli ex allievi di questo corso di studi a farsi promotori di iniziative proprie: incontrare i compagni e mostrare alcuni percorsi originali di attività sociali e professionali, raccogliere esperienze umane di rilievo per essere pubblicate nell’Annuario 2012 come testimonianza di buona riuscita della Scuola. In questo invito ci sta la punta di orgoglio che risponde realmente alla fatica e al peso sostenuto dai genitori, dagli alunni e dagli educatori; tutti questi hanno avuto fiducia nel piano educativo della Scuola e nella società dove hanno dato un servizio di qualità. Da ultimo ricordo che sabato 28 maggio alle 17.00 ci sarà l’incontro annuale degli ex allievi. L’invito del Rettore si rivolge a tutti, ma in modo preferenziale a coloro che festeggiano l’anniversario della maturità, dal decennale per quelli del 2001, su su fino al cinquantennale per quelli della maturità classica 1961. Sarà anche l’occasione per ringraziare la prof.ssa Colombina Andreoli che va in pensione dopo 36 anni di servizio presso la nostra Scuola Media. Mons. Achille Sana - Rettore

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Anno LV - semestrale - n. 1 - Maggio 2011 Poste Italiane Sped. A. P. - art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Fil. Bergamo

Notiziario per gli Ex allievidel Collegio Vescovile

Sant’Alessandro in Bergamoe per le loro famiglie

Direttore Responsabile: mons. Achille Sana; autorizzazione n. 8 del 17/05/1948 del Tribunale di Bergamo. Con l’approvazione dell’autorità ecclesiastica

Sabato 28 maggio alle 17.00 in Collegio

«Vi aspetto numerosi»Ai ragazzi bisogna ricordarlo sempre

La scuola è impegnoFra i tanti temi di riflessione che si possonoproporre al termine di un anno ce n’è uno chemerita attenzione: il tema dell’impegno. Si tratta diun termine in disuso, specie nelle nuovegenerazioni, non avvezze a ritenere la fatica unelemento necessario alla formazione dell’uomo edella donna, ma un fastidio da evitare. La scuola,che per sua natura si fonda sull’impegno dei suoiattori, sia docenti che discenti, è quindipalesemente in contraddizione con le aspettativedei nostri ragazzi: non è (o non dovrebbe essere)possibile a scuola ottenere risultati senzaun’adeguata applicazione. La situazione è ancorapiù complicata quando si incontrano genitori chenon ammettono il disimpegno dei loro figli escaricano le responsabilità sulla scuola: capitapersino di incontrare ragazzi che dichiarano di nonstudiare e genitori che pervicacemente affermano ilcontrario. Ma “impegno” è un concetto più vastorispetto alla semplice esecuzione dei compiti;impegno è anche rispettare e onorare gli impegni,(attività, concorsi, stage, tornei, ricerche ecc.) nelrispetto di chi organizza le iniziative; impegno èanche mantenere i patti stipulati con la classe per ilcoordinamento delle attività didattiche (es.interrogazioni programmate); impegno è rispettareil Patto di Corresponsabilità Educativa firmato (eche invito tutti a rileggere). La fedeltà all’impegno èfiglia della fedeltà al dovere: una persona gioca lasua credibilità sulla capacità di portare acompimento quanto ha scelto di fare, senzarisparmiarsi le necessarie fatiche. Dove portaquesta riflessione? A due conclusioni: la prima èl’invito a riproporre con convinzione la scuola comeluogo dell’impegno (quindi chi è disimpegnato e siillude di uscirne è fuori posto); la seconda è lanecessità di ribadire che l’impegno serio, metodico,costante deve sempre essere uno dei principalicriteri con cui si valuta un ragazzo a scuola, cosìcomenegli altri contesti in cui agisce (società sport-ive, oratori, gruppi giovanili ecc.). Forse questacrociata non è “di moda”, ma proprio per questo vaaffrontata.

Lucio Sisana - Preside

Man mano scorrono i giorni del mio distaccodal ruolo di Preside si chiarisce sempre megliodavanti a me il valore della Scuola del Collegioe della sua popolazione. È una famigliagrande, unita dal comune sentimento di stimaper i docenti, gli educatori, i compagni e igenitori che hanno partecipato alle vicende eallo sviluppo delle singole persone nel periododi formazione. L’esperienza del temposcolastico ha fatto nascere negli alunni e neigenitori una interiore comunione che siprolunga nella memoria e produce lasoddisfazione spirituale di appartenere anchead altri cuori, e alle vicende di tante altrepersone.Per tutto questo ho particolarmente a cuore il40° anno di nascita del liceo scientifico pressoi l Col legio Vescovi le Sant ’Alessandro(1972-2012). Invito gli ex allievi di questocorso di studi a farsi promotori di iniziativeproprie: incontrare i compagni e mostrarealcuni percorsi originali di attività sociali eprofessionali, raccogliere esperienze umanedi rilievo per essere pubblicate nell’Annuario2012 come testimonianza di buona riuscitadella Scuola. In questo invito ci sta la punta diorgoglio che risponde realmente alla fatica eal peso sostenuto dai genitori, dagli alunni edagli educatori; tutti questi hanno avutofiducia nel piano educativo della Scuola enella società dove hanno dato un servizio diqualità.Da ultimo ricordo che sabato 28 maggio alle17.00 ci sarà l’incontro annuale degli exallievi. L’invito del Rettore si rivolge a tutti, main modo preferenziale a coloro che festeggianol’anniversario della maturità, dal decennaleper quel l i del 2001, su su fino alcinquantennale per quelli della maturitàclassica 1961. Sarà anche l’occasione perringraziare la prof.ssa Colombina Andreoliche va in pensione dopo 36 anni di serviziopresso la nostra Scuola Media.

Mons. Achille Sana - Rettore

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Nel rendere omaggio allagrande Professoressa

Felini, è necessario chiariresubito due concetti: per tuttinoi, “Professoressa” era il nomee “Felini” il cognome; nessuno,prima e dopo di lei, mi ha maichiamato “villanaccio”… Dellelezioni con la Profe mantengopochi ma nitidi ricordi.Arrivavo in prima media dopounannodi lezionidipianoforte,nelle quali riuscivo benissimo asolfeggiare ma non a suonare,dunque, quando la Profe cifaceva fare esercizi di solfeggio,me la potevo godereappieno, con lei chescandiva: “Do, ò, ò, ò”e quella compositafauna rappresentatadai miei compagniche eseguivac o m p l e t a m e n t escoordinata, ridendol’uno dell’altro (tipo ibambini trasformatisiin asini nel paese deibalocchi…). Passiuno, passi due ma alterzo clownindividuato, la nostracominciava a gridare:“villanacciiiiiiiiii, tuttoda capo!!!”: più lei si infervoravae più l’esercizio si perfezionava,in un delirio collettivo degnodelle più accese riunioni dicondominio.Daiedaiedeccoche lescimmieammaestrate solfeggiavanoamabilmente, quindi nonrestavachepassareall’eserciziopratico, suonare il flauto,quell’insidioso strumento inplastica (con possibile versioneup-grade in legno con fodera ditela color ocra e cordino verde)in grado di allietare i pomeriggiin famiglia (di pochi) ma anchedi esasperaregli animi (dimolti)

fino ad indurre le madri degliimprobabili suonatori ascrivere una giustificazione conla quale si esonerava il propriofiglio dal fare esercizio a causadell’ennesima visita medicadall’otorinola- ringoiatra che,tra l’altro, consigliava unperiodo d’interruzionedell’attività flautense…Il sottoscritto, come sempre, sigiostrava tra il sufficiente ed ildiscreto, esibendo perfor-mances in effetti appenasufficienti ma con il bonus delbravo solfeggiatore e del buonconoscitore del “Vademecum

del flautista”; il meglio peròl’offrivo durante le prove corali,quando suonavo in play-back,fino a che…un giorno, la Profefa suonare a ciascuno “Allafredda tua capanna” perscegliere chi avrebbe fatto partedel gruppo di sonatori sul palcodello spettacolo di Natale:contro ogni previsione edassolutamente per caso, laeseguo da 9 e vengo scelto perunpezzodasolista: tragedia!!!A quel punto non restava chedarsi malato o… proporsi per fareil presentatore!!! Detto fatto,grande performances e coro delloZecchino salvo!!!Di quell’esperienza dapresentatore ricordo unpassaggio dove ipotizzavo che “laFelini e la Vincenti, pettinate

come NicolettaOrsomando, non eranoaltro che la riedizione intailleur delle Kessler”:anche in questo casoricordo che mi diede delvillanaccio ma col sorrisostampato in faccia, lostesso immutato sorrisoche abbiamo rivisto 27annidopodurantelafestaasorpresadi compleannoorganizzatale dal Collegiovenerdì 21 gennaio per isuoi 80 anni: che dire,Sandra forever!

Emanuel Tripi

Festeggiati gli 80 anni dellaprofessoressa Sandra Felini

La sveglia maggio 2011

La prof Sandra Felini fra il Preside Lucio Sisana e il Rettore mons. Achille Sana

È stata una grande gioia, non me lo aspettavo«È stata una grande gioia, non me lo aspettavo, c’era il presideLucio Sisana, c’erano i ragazzi, il rettore monsignor Achille Sana,c’erano mie colleghe, è stato un grande regalo per i mieiottant’anni, ovvero sedici lustri. Dire sedici lustri mi sembrameglio: mi fa sentire più giovane». Sandra Felini Frana è statainsegnante di educazione musicale alle scuole medie del collegiovescovile Sant’Alessandro dal 1977 al 1994. Poi è andata inpensione, ma è rimasta nel cuore della scuola. Per i suoiottant’anni la piccola festa a sorpresa. Racconta Sandra Felini:«Ho insegnato con entusiasmo perché altrimenti con la famiglianon avrei più toccato il pianoforte che era la mia passione, mi erodiplomata al Verdi di Milano... Adesso accompagno qualchemessa all’organo, dai miei amici Cappuccini, con grandesoddisfazione». da L’Eco di Bergamo

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La sveglia maggio 2011

Daappassionatoviaggiatore efotografo subacqueo, la

ricerca di mete poco conosciute èdiventata per me negli anni unapiccola e grande ossessione.L’estate scorsa mi trovavo nelNord Sulawesi, in Indonesia, allaricerca di soggetti fotograficisubacquei rari ed inusuali, per iquali quell’areaègiànotadaanniagli appassionati. Ayub, unadelle guide subacquee che miaccompagnavano nelleimmersioni a Sulawesi, ungiorno mi racconta di esserestato, l’anno precedente, a bordodi una barca da crocieraspecializzata in viaggi subacquei,in un poco conosciuto arcipelagodella Papua indonesiana: RajaAmpat. Sostiene che si tratta difondali ancora largamentesconosciuti e caratterizzati dauna grande abbondanza evarietà di vita. Appena rientratoin Italia inizio così adinteressarmi a quelladestinazione, e scopro che labarca sulla quale era imbarcatoAyub, l’Arenui, è di proprietà diun armatore italiano, LuigiRusso. Mi rivolgo allora a Chiara,dell’agenzia specializzata inviaggi subacquei Dive TimeTours, che vende le crociere diArenui, ed inizio ad organizzare ilviaggio per febbraio del 2010.Una volta fatte le prenotazioni econfermato il viaggio, ho anchel’opportunità di conoscerepersonalmente l’armatore.Pranziamo assieme a Milanoqualche giorno prima di partire, eLuigi, competente edisponibilissimo, mi racconta lanascitadell’avventuradiArenui emi anticipa alcune prezioseinformazioni sulla barca e suRaja Ampat.Arriva finalmente il giorno dellapartenza, il 10 febbraio 2011. Èsubito evidente uno dei motiviche fa di Raja Ampat unadestinazione ancora pococonosciuta e frequentata: ilviaggio è davvero lungo,soprattutto rispetto agli standardodierni. Facendo scalo a Singa-pore e poi a Djakarta, dove ènecessario pernottare per poi

proseguire per Sorong facendoscaloaMakassar, sononecessaridue giorni per riuscire adimbarcarsi. La lontananza delladestinazione, peraltro, è per meun vantaggio, piuttosto che unosvantaggio: in un mondo semprepiù piccolo e sovraffollato èrassicurante per me scoprireancora qualche luogorelativamente difficile daraggiungere. Raja Ampatsignifica, in indonesiano,“quattro re”, che corrispondonoalle quattro isole principalidell’arcipelago: Waigeo, Batanta,Salawati e Misool.Le isole si trovano disseminate allargo della costa occidentaledell’isola di Papua, politicamenteindonesiana, mentre il latoorientale della grande isola ècostituito dalla Papua NuovaGuinea. Oltre alle quattro grandiisole principali, l’arcipelago ècostituito da altre 1.500 isole, dimedie, piccole e piccolissimedimensioni, tra le qualitrascorreremo gli undici giornidella nostra crociera. Si tratta diuna zona del mondo ancorascarsissimamente popolata: du-rante i giorni della nostrapermanenza solo in rareoccasioni abbiamo avuto

occasione di incontrare altriesseri umani. I pochi villaggi dipescatori disseminati sulle isolesono piccoli e si perdono nellavastità dell’arcipelago. Arenui ciaspetta ormeggiata nel piccoloporto di Sorong. È una barcamagnifica e perfettamenteintegratanell’area incui opera.Sitratta infatti di un “pinisi”, untipo di barca caratteristicodell’Indonesia, costruito in loco,interamente con legnami pregiatiprovenienti dalle varie isoleindonesiane. Ha un aspettocontemporaneamente spazioso efilante, e si dimostra subitoessere una barcaconfortevolissima. È lunga 43metri, ha 22 persone diequipaggio e accoglie unmassimo di 16 ospiti per ognicrociera. Lasciamo il piccoloporto di Sorong per iniziare adaddentrarci nell’arcipelago diRaja Ampat. Il colpo d’occhio èsubito impressionante! Le isolesonocarsiche, la maggioranzadel le qual i interamentericoperte da una fitta erigogliosa foresta equatoriale.I l verde quasi chimico

Reportage di Marco Zucchini daRaja Ampat, l’ultima frontiera

continua in ultima pagina

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La sveglia maggio 2011

Se m’avessero detto che avreilavorato all’estero ad importantie grandissimi progetti non ciavrei creduto: ho un’intrinsecaavversione per le linguestraniere ed ho sempre amatopiù la “fisica del metro cubo”che quella dei grandi impianti.Parlando italiano, avrei preferitooccuparmi di dispostivi chepossono stare dentro unlaboratorio, dei quali sapereogni dettaglio, esserne il “deusex machina”. Invece, parlandoin inglese, lavoro ad uno deiprogetti più ambiziosi di sempree giocoforza mi occupo di unasua parte circoscritta, se purmolto vasta, articolata ecomplessa.Parliamo di FusioneTermonucleare Controllata; inparticolare del reattore ITER incostruzione nel sud dellaFrancia, a meno di centochilometri da Marsiglia. Nonallarmatevi, non vi annoierò conla Fisica del Plasma o il “Nu-clear Engineering”. Ammessoche ne sia capace, in questepoche righe vi darei solol’illusione di capire o, peggio, viconfonderei le idee (per questoci sono già molti programmitelevisivi…). Preferiscoconsigliare (ai più volenterosi) laconsultazione dei numerosi sitiinternet che trattanol’argomento. Che posso dirvi senon mi addentro in scienza etecnica? Per prima cosa vifornisco il sito internetdell’organizzazione ITER(www.iter.org) dal quale potreteottenere molte informazioniinteressanti sul progetto e sullafusione nucleare in genere. Viaccorgerete per esempio cheITER è un’organizzazioneinternazionale formata da setteentità (Comunità Europea,Cina, India, Giappone, Coreadel Sud, Russia, Stati Uniti),quindi sostenuta anche con

soldi Italiani! Lo scopo primarioè dimostrare la fattibilitàscientifica, tecnica edeconomica di un reattore afusione. I lavori di costruzionesono iniziati.ITER ha un compito moltodifficile e lo esegue per mezzod’una complessa e a volte“macchinosa” organizzazionemulticulturale. Il gruppo in cuilavoro ne è un chiaro esempio:

due Americani, due Italiani, unCoreano, un Cinese, un Indianoe una Rumena. ITER è ancheun “esperimento sociale”: per laprima volta un gruppo cosieterogeneo lavora a uno stessoprogetto. La diversità èricchezza ma, talvolta, ledifferenti culture ed idiomicomplicano il dialogo. I risultati(successi e/o fallimenti)verranno condivisi tra i paesiche compongonol’organizzazione. Idealmentealla fine del progetto ogni part-ner dovrebbe avere il“know-how” per costruire unreattore a fusione.Personalmente lavorare aquesto progetto mi rendeorgoglioso poiché nel mio pic-colo vorrei contribuire aqualcosa di veramente “grande”ed utile per tutti.

Mentre scrivo seguo conapprensione e tristezza levicende delle centraliGiapponesi (oltre cheovviamente dello Tsunami).Senza affrontare l’argomento“centrali nucleari a fissione”vorrei darvi uno spunto diriflessione: fredda o calda chesia la fusione dovrebbe esserel’energia del futuro. A questo fu-turo bisogna dare un presente.La reazione calda è stata piùvolte dimostrata mentre sullafredda pende ancora moltoscetticismo e comunque a ogginessun esperimento hamostrato la prova provata. ITERdovrebbe dimostrare una voltaper tutte la fattibilità (o meno)dello sfruttamento dellareazione calda: una svoltaepocale per l’umanità. Assodatoquesto andatevi a vedere lostanziamento per ITER (enormein valore assoluto) econfrontatelo con altri “busi-ness” umani ed avrete un’altrariprova della stupidità umana.L’umanità spende molto di più,in aperitivi o se preferite in“happy hours”, che in ricercaapplicata per delineare le lineeguida del proprio futuroenergetico.Cosa faccio ad ITER? Mi occupodel circuito di raffreddamentodel reattore e di tutti i suoisottosistemi. Vi dico subito cheal reattore ITER non potrebbeaccadere ciò che è accaduto inGiappone. Un reattore a fusioneè molto più complesso di uno afissione ma fortunatamente èintrinsecamente sicuro. Dellosfruttamento della fusione perscopi pacifici si parla ormai dapiù di 50 anni tanto chequalcuno ha ironizzato dicendoche la fusione sarà l’energia delfuturo poiché non avrà mai unpresente. A questo proposito vilascio con una significativa eprofetica frase di un importantescienziato Russo pioniere dellafusione: “thermonuclear [fu-sion] energy will be ready whenmankind needs it.” (LevAndreevich Artsimovich)

Fabio Somboli

A che punto è l’energia del futuro

La fusione nucleare

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La sveglia maggio 2011

Il grave incidente nucleare inGiappone, imputabile non a un

fallimento dell’impianto ma a unerrore di valutazione delleminacce esterne, ha prodotto lamoratoria di un anno alprogramma nucleare italiano ealimentato il dibattitosull’opportunità della tecnologianucleare. Provo, in poche righe, afornire alcuni spunti diriflessione.Il nucleare, per motivi tecnologicie strutturali, non è incompetizione con le fontienergetiche alterna-tive/rinnovabili ma con laproduzione da combustibilifossili, che in Italia pesano per il70% sul mix produttivo, il doppiodella media europea. Inconfronto a questi emette zeroCO2 (dalle torri diraffreddamento esce vaporeacqueo), diminuisce ladipendenza dall’estero in terminidi quantità (una pastiglia di 5g diossido di uranio ha energiaequivalentea400kgdi carboneo360 metri cubi di gas), e lamigliora in termini qualitativi(molteplicità delle fonti diapprovvigionamento, stabilitàpolitica dei paesi principaliproduttori).Le centrali in progettazione ocostruzione nel mondoappartengono alla terzagenerazione avanzata, mentresono di seconda generazione latotalità dei circa 450 reattoriattualmente funzionanti,distribuiti nelle prime 16economie del mondo adeccezione dell’Italia.La nuova generazione presentaimportanti miglioramenti neidue aspetti più importanti per lasicurezza della popolazione edell’ambiente: il raffreddamentoa lungo termine del nocciolo ed ilcontenimento del materialeradioattivo. Infatti, è aumentatoil numero dei sistemi diemergenza, ovvero i sistemi cheassicurano il raffreddamento delnocciolo in caso di fallimento deisistemi principali e ne sono statipensati di nuovi per la gestioneincidentale: sistema perl’abbattimento dell’idrogeno

all’interno del contenimento esistema per il raffreddamento econseguente abbassamento dipressione dell’edificio delreattore: entrambi i sistemiservono ad evitare esplosioni chedanneggino la terza barriera dicontenimento dei prodottiradioattivi, ovvero l’edificiostesso, costituito da due gusci incemento armato più un gusciointerno in acciaio. L’EPR è

progettato per gestirel’eventualità della fusione delnocciolo e contenere il materialefissile fuso all’interno dell’edificionucleare in un’apposita piscina,consentendone l’isolamentodall’ambiente esterno. Altrimodelli presentano sistemipassivi in grado di garantire ilraffreddamento del noccioloanche in assenza di energiaelettrica e input umani: latecnologia AP1000 ad esempiosfrutta le spinte digalleggiamento per garantire lacircolazione naturale.Un EPR produce ogni anno circa15 metri cubi di combustibileesaurito altamente radioattivo.Quattro centrali riempiono uncontainer ogni anno e circa 80metri cubi di rifiuti a media ebassa attività, dai camici deglioperatori ai componentisostituiti. Il riprocessamentodelle scorie consente di ridurnela quantità e la radioattività. Tali

scorie, specialmente le prime,devono essere isolate dallabiosfera per tutto il periodo in cuiemettono elevate quantità diradiazioni, in alcuni casi decinedi migliaia di anni. Le tecnologieattuali permettono di rivestirleisolandole completamente, peresempio vetrificandole, per poidepositarle in giacimentigeologici o superficiali. Va dettoche il combustibile irraggiato, lescorie più pericolose, sarà ilcombustibile delle centrali diprossima generazione e sono allostudio metodi per ridurre ilperiodo di pericolosità.Il mondo in cui viviamo ènaturalmente radioattivo. Ognianno assorbiamo una dose diradiazioni ionizzanti dovute alfondo naturale, cioè aldecadimento naturale deglielementi presenti nella crostaterrestre ed alle radiazionicosmiche, compresa tra 2 e 4milliSievert (mSv); ai qualibisogna aggiungere le radiazioniassorbite nelle attività chesvolgiamo ogni giorno, peresempio nei viaggi aerei, 0,04mSv in un viaggio Roma-NewYork. Vivere entro 75 km da unacentrale nucleare aumenta lanostra dose annuale di 0,0001mSv,unaTACaipolmonidi circa6 mSv. Dosi immediatamenteletali si hanno a partire da 4000mSv. Una nota per chiudere: ilriscaldamento globale,l’indipendenza energetica, ilcosto dell’energia elettrica e lapersa competitività sonoquestioni a cui dare una rispostaimmediata ed efficace; nonscegliere non è un’opzione.

Carlo Ciglioni

Maturità scientifica al CollegioVescovile Sant’Alessandro nel 2003.Ingegnere meccanico, attualmentelavora all’Area Tecnica Nucleare diENEL e si occupa di Analisi disicurezza di siti ed [email protected]

Un riflessione dopo Fukushima

La fissione nucleare

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«Se il Tevere inonda la città, se ilNilo non irriga i campi, se vi èsiccità, carestia, peste, terremoto,[...] un grido subito sorge: “ICristiani siano dati ai leoni!”».Così scriveva Tertulliano nel IIsecolo d.C., così ci si potrebberiferire oggi alla situazione deicristiani in Medio Oriente, dovesecondo il cardinale AngeloBagnasco la cristianofobia tendeaddirittura alla pulizia etnica.Nella culla stessa delcristianesimo si assiste ad unesodo preoccupante di persone,che vengono discriminate ognigiorno sul posto di lavoro, nellescuole, per la strada a causa dellaloro religione. L’arcivescovosiro-cattolico Mikhael Al Jamirparla di un doppio equivoco cherende la situazione ancora piùdolorosa per i cristiani del suoPaese, l’Iraq, edelmondoarabo ingenerale. Incompresi dai lorofratelli di fede, che non capisconola mentalità orientale e faticanoad andare contro il politically cor-rect parlando di persecuzionireligiose, gli arabi cristiani sonovisti con sospetto anche daiconnazionali musulmani, per iquali sarebbero degli occidentalitrapiantati in una società che lirigetta. L’ideale americano di un“nuovo” Medio Oriente è uncontrosenso secondo Al Jamir,per il quale, al contrario, lasoluzione dei conflitti, starebbenella riscoperta delle radiciantiche di islamismo ecristianesimo, le due entità cheinsieme crearono la civiltà araba.«Se questo progetto fallisce, nonresta altro che un insieme diframmenti di cultura in balìa diuna politica senza storia, senzareligione, senza Dio».È un giudizio duro quellodell’arcivescovo iracheno, checritica l’atteggiamentodell’Europa, per la quale l’Orientenon sarebbe altro che unprolungamento di sé come altempo delle Crociate. Ma che non

risparmia i corrotti governimediorientali che sfruttano ilfanatismo per raggiungere ipropri scopi, anziché agire per ilbene di tutto il popolo. Anchel’onorevole Mario Mauro –europarlamentare Pdl erappresentante dell’Osce(l’Organizzazione per la sicurezzae la cooperazione europea) controrazzismo e xenofobia, inparticolare per quanto riguarda icristiani nel mondo – mette inevidenza le responsabilitàdell’Occidente nella questione. Iltimore di far venire meno ildialogo porta spesso i governieuropei a negare il problema. Pernon turbare i loro rapporti(soprattutto economici) con igoverni di Paesi in cui lablasfemia è ancora punita perlegge, fingono di non vedere ladurezza della condizione deicristiani. Una condizione chequesta minoranza riesce adaffrontare ogni giorno solo grazieall’amore verso la propria patria ealla fede. Come testimonia donRobert Saeed Jarjis, 37 anni,sacerdote originario di Baghdadche dal 2004 si è trasferito inItaliapercompletare ipropri studiteologici. Ora che il vescovo gli hachiestodi tornareaguidare lasuadiocesi in Iraq, non nasconde lapaura. Partire potrebberappresentare la sua condanna amorte, soprattutto dopol’attentato dello scorso 31 ottobrenella chiesa siro-cattolica diSaiydat al-Najat (Nostra Signoradella Salvezza), nel quale hannoperso la vita 46 fedeli, tra cui novebambini e due sacerdoti suoi cariamici, don Thaer e don Wasim.Un evento particolarmente dolo-rosoperdonRobertpoiché «per laprima volta c’è stata una vera epropria invasione dentro lachiesa, dentro la messa. Non èstato un bombardamento,l’esplosione di una macchinafuori nella strada, come eraavvenuto altre volte a Baghdad o

a Mossul, dove addirittura unvescovo (Monsignor Rahho, ndr)fu rapito e ucciso tre anni fa».L’ultimo attentato, rivendicato daAl Qaeda, ha aumentato lasensazione di insicurezza dellacomunità cristiana nella qualedon Robert è cresciuto: «Tantifratelli fuggono, non vogliono piùrimanere. E anche quelli cherestano si sono chiusi in se stessi,hanno imparato ha non esseresolo buoni come colombe, masapienti come serpenti». «Quelloche sempre mi domando e chiedoal mio Dio è come mai l’odio èarrivato a questo livello? A vedereche la gente uccisa così a sanguefreddo, sembra di assistere a unavia crucis. Io non sono un angelo,sono un essere umano e hopaura di tornare a casa e perdereil dono più grande, quello dellavita. Ma ci sono tre cose che midanno la forza, oltre alla fede: ilsenso dell’obbedienza, l’esempiodi Gesù Cristo e l’affetto dei mieiamici italiani, che si stannostringendo intorno a me peraiutarmi a portare questa croce.Statemi vicini, non miabbandonate!»

Valentina Ravizza

Cristiani perseguitati in Medio Oriente

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I l FAI – Fondo AmbienteItal iano, è una del le

organizzazioni più attive nellacura e nella tutela del nostropaesaggio. Ma è anche una dellepiù amate dai cittadini in virtùdelle cosiddette “Giornate diprimavera”: un week end in cui levarie delegazioni aprono alpubblico luoghi di grandecharme e di interesse storico,sol itamente inaccessibi l i ochiusi. Da anni è questo l’eventopiù importante, il più atteso –nonché il cardine della notorietànazionale di un’associazioneattiva, però, su molti altri fronti.Fronti locali, senza dubbio, cherimandano al le eccel lenzepresenti in ogni provinciaitaliana. Bergamo, la nostra città,ha finora svolto egregiamente lasua parte individuando erendendo fruibili i gioielli chepossiede il suo territorio. Non èun caso che le recenti “Giornatedi Primavera”, organizzate dalladelegazione bergamasca loscorso marzo, siano state tre lepiù apprezzate di tutta Italia. Perl’occasione è stata infatti aperta,con l’importante collaborazionedell’istituto Mario Negri, VillaCamozzi a Ranica: un capolavorosettecentesco visitato in soli duegiorni da più di 4.000 persone,che hanno così potuto ammirarele bellissime sale affrescate, ilparco di piante centenarie, ilparco scienti f ico, nonchéattendere a concerti e conferenzesui 150 anni d’Italia.Quest ’anno i l FAI ha peròun’altra sorpresa e un altroregalo per la nostra città. Si trattadella nascita del FAI GIOVANI –BERGAMO. Parte integrantedella delegazione, questo gruppointende, in primis, dare vita auna serie di eventi che abbianocome destinatari i giovani fino ai40 anni residenti nella provinciatutta. Ma il suo obiettivo piùambizioso è diventare unfacilitatore nello scambio dienergie tra tutte le organizzazioniimprenditoriali, di categoria e

culturali di Bergamo, in modo dacreare occasioni di scambiocultural i e social i uniche.Responsabile del progetto èRiccardo Fogaroli, ex alunno delCol legio Sant ’Alessandro,maturità classica 1999, oggiimprenditore e fotografo di VogueItal ia, delegato Giovani diBergamo, che spiega come “ilbuon esito dell’esperimentopotrebbe essere alla base di unfuturo auspicabile standard chepossa lanciare altri gruppigiovanili FAI a livello nazionale”.Il calendario degli eventi in via didefinizione è molto ricco, poichéspazia dall’arte alla musica, dalmondo delle imprese alla Natura,ed è teso a coinvolgere non soloBergamo ma anche altre cittàlombarde in modo da avvicinarsicosì alle numerose eccellenze che

esistono oltre i confini dellaprovincia. Viste le necessitàlavorative dei giovani, gli eventisaranno prevalentementeconcentrati nei fine settimana odi sera, così da diventare unideale “dopocena” in cui godere dibuona musica e incontristimolanti, senza la fretta chegenera il dover uscire prestodall’ufficio. Entrare nel mondodel FAI GIOVANI – BERGAMO èsemplicissimo. Sul sito èpossibile associarsi al FAI,avendo in tal modo accesso a tuttii beni di proprietà del FAI e a tutti

gli eventi che si organizzano al ivel lo nazionale nel corsodell’anno. Una volta ultimatal’iscrizione, si deve mandare unamail all’indirizzo per essere cosìinformati degli eventi del FAIGIOVANI - BERGAMO.L’aggiornamento costante delleattività in calendario è comunquepresente sulla pagina FacebookFAI GIOVANI – BERGAMO: tuttigli iscritti sono pertanto invitati adiventare “amici”, dal momentoche consultare la bacheca puòdiventare un’ulteriore momentoaggregativo.Per avere un’idea del calendarioche il FAI GIOVANI – BERGAMOsta mettendo a punto, bastisapere che sono in programmaper l’autunno 2011 aperitivi nellegallerie d’arte di Bergamo perconoscere giovani artisti, unavisita a Crespi d’Adda ospiti deimembri della famigli Crespi,“chiacchierate” con i giovani diBergamo che stanno facendosistrada nel mondo, concerti inluoghi di grande fascino.Per i prossimi mesi, intanto, sonogià schedulati i seguenti eventi:domenica 29 maggio AnnaGastel, presidente FAILOMBARDIA, aprirà in esclusivaai giovani del FAI Villa ErbaAntica in Cernobbio (Como).Un’occasione unica ed esclusivaper visitare la straordinaria villa,prediletto “ritiro” di LuchinoVisconti, e scoprire quindi la vitadel grande regista attraverso iracconti della nipote AnnaGastel. Lunedì 20 giugno, invece,toccherà al Chiostro del MuseoDiocesano di Milano dove dalle19 alle 22 i giovani del FAI, accoltidal direttore Paolo Biscottini,potranno visitare in anteprima ea porte chiuse l’ultima mostra diVittorio Sgarbi intitolata “Gliocchi di Caravaggio. Gli annidella formazione tra Venezia eMilano”. A seguire aperitivo acura di California Bakery. Il FAIGIOVANI – BERGAMO nascequindi con una grande storia alleproprie spalle, quella del FondoAmbiente Italiano. Ma con unambizioso obiettivo davanti a sé:quello di diventare un punto diriferimento per chi, oggi e nel fu-turo, è chiamato a “fare network”per proteggere e salvaguardare ilnostro incomparabile patrimonioculturale. R. F.

Il FAI-Giovani di Bergamo

Riccardo Fogaroli

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A tu per tu con il pittorebergamasco Luigi Ravasio,classe 1930, dal 28 maggioin mostra allo Spazioarte divia Moroni 16, elementari alCollegio Sant’Alessandrodal ’36 al ’41.La pittura di Luigi Ravasio ètutta un fluire di forme,nastri, colore in uno spazioche rompe gli schemi inperenne tensione verso unoltre: fisico, metafisico ospirituale, a seconda delleinterpretazioni lasciate allospettatore. La grande tela“Sursum versus” ne è unesempio lampante. Pezzo fortedell’esposizione personale “Adastra educere” ospitata dal 28maggio (inaugurazione alleore 18) al 18 giugno alloSpazioarte di via Moroni 16/a(orari: giovedì e venerdì 16-19,sabato 10.30-12.30 e 16-19,gli altri giorni suappuntamento. Info:www.viamoronisedici.it).Luigi Ravasio è un ex alunnodel Collegio VescovileSant’Alessandro, dove hafrequentato le scuoleelementari dal 1936 al 1941.E’ legatissimo a Bergamo doveè nato nel 1930 e ancorarisiede, con abitazione e stu-

dio in Città Alta, in unapalazzina d’altri tempi in viaSant’Alessandro 162.Conseguito il diploma al LiceoArtistico di Brera a Milano nel1952, all’attività artistica hasempre abbinato quelladell’insegnamento in variistituti scolastici, dal CollegioConvitto Celana di Caprinoalla scuola media cittadina

“Donadoni” in via Tasso, finoal 1982 quando è andato inpensione. Le sue opere,caratterizzate da un intensoastrattismo geometricotridimensionale, figurano incollezioni pubbliche e private,italiane ed estere. Dagli AnniSettanta ha esposto anche inGermania, Svezia, Canada,Olanda, Spagna.La nota fondamentale dellasua pittura risiede nellacoesistenza di due elementicontrapposti. In che senso?“Da una parte l’oggettività e lascientificità della faseprogettuale a partire daglischizzi preparatori, basata su

lunghi calcoli matematici ecalibrati rapporti numerici,dall’altra l’individuale esoggettiva godibilità emotiva,lirica ed estetica delle telelasciata al fruitore. Cerco difar rivivere, in un contestomoderno, due strumentiantichi: la prospettiva linearee aerea ed il colore ad olio,modulato tonalmente e in

stesure uniformi”.La definivano “quello deinastri”. I nastri, in effetti,costituiscono un temaricorrente nelle sue opere...“Vero. Ho dipinto i nastrianche nelle cinque telerealizzate alla memoria di miamoglie Bianca, fedele eappassionata compagna divita fino all’estate del 2006. Leho esposte nel 2007 nel pic-colo spazio sacro della chiesadel Giglio, ai piedi delle muradi Bergamo. I nastri in questocaso mostrano il passaggiodalla vita terrena all’aldilà:fuoriescono dallo spazio,sfondano la parete e vannoverso un oltre. In una tela hodistinto la figura di mia mogliecon una nota di colore piùdimessa. Ho sposato Biancanel 1954 che mi ha dato trefigli: Giuditta, ora medicochirurgo a Milano, Silvia,restauratrice, e Stefano,architetto, che attualmentelavora per il periodicoArketipo del Sole 24 Ore”.La sua prossima mostra inBergamo s’intitola “Ad astraeducere”. C’è un motivoparticolare?“L’espressione significa “perportare alle stelle” in sensoletterale. Qui, però, non sitratta tanto di astri, quanto diun educare ad andare versol’aldilà. La mia poeticapittorica esprime sempre unadomanda sull’esistere e sul

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Luigi Ravasio nella sua abitazione in via Sant’Alessandro 162 in Città Alta

I miei nastri vanno

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cammino dell’uomo verso unoltre. Le mie opere esprimonoun andare verso un punto difuga, una meta, oppure lalotta fra vari elementi che poiraggiungono un interioreequilibrio”.In numerosi viaggi, in Italiae all’estero, è entrato incontatto con diversecorrenti pittoriche

artistiche in campointernazionale. Qualipossono definirsi i suoi“maestri”?“Certamente Mondrian, Cal-der, Albers, Escher, iCostruttivisti russi e ilFuturismo. Più in generale,nella mia opera è viva lalezione del ‘900 nel percorsoastratto di ricondurre il realead una visione sintetica eglobale, ricercando l’assolutonel relativo. Per me illinguaggio astratto ti esprimemeglio e fa capire chi sei.Comunque, davanti ai propriquadri, un artista dovrebbetagliarsi la lingua, lasciandola possibilità di fruire l’operain tutta libertà”.Davvero un camminolungo nel linguaggio dellapittura …“L’ambiente familiare mi haaiutato a scoprire inclinazionie aspirazioni. Mia mamma,Giuditta Secomandi,proveniva da una famiglia ditipografi, mentre mio padreAlessandro era appassionatolettore di scritti teologici epraticava con perizia l’artedella calligrafia: è stato lui adincoraggiarmi fin da ragazzonel percorso di studi. Io erol’ultimo di otto figli e tuttiabbiamo rivelatopredisposizione nelle artivisive. Carlo ad esempio èdivenuto pittore diprofessione, Pino disegnatore

e caricaturista oltre che mae-stro di pianoforte”.C’è stata un’occasionerivelatrice per sperimentareil linguaggio astratto?“A diciassette anni mi sonostate commissionate centotavole di variazioni sucombinazioni cromatiche asoggetto astratto per condurretest psicoattitudinali, su

invito del fondatoredell’Università Cattolica diMilano, Padre AgostinoGemelli. Mi ero appenadiplomato all’IstitutoMagistrale Secco Suardo diBergamo”.E poi chi ha incontrato?“Nel 1949 conosco lo scultoreAvogadri e in seguito frequentoanche le lezioni di disciplinegeometrico-architettoniche diLuigi Plebani Madasco. Decidodi iscrivermi a Brera, doveconosco Guido Ballo e AchilleFuni. Presento per la primavolta i miei lavori astratti neiprimi Anni Settanta nella Gal-leria d’Arte “Il Capricorno”

aperta da Primo Licini, conaltri, nella piazzetta di Pignolodi fronte alla chiesa. Ilgallerista Alberto Fumagalli,nel 1975, mi offrirà poinumerose occasioni espositiveanche all’estero. In questoperiodo entro in contatto con ipoeti Ernestino Mezzani ePasquale Emanuele,quest’ultimo tra i fondatori delGruppo Artistico Fara-Stabiledi Poesia di Bergamo. Nel 1981espongo alla galleria Schettinidi Milano, a cui fa seguitoanche l’incontro con ilcollezionista bergamascoPerolari …”.Parliamo degli anni passatial Sant’Alessandro. Chericordo conserva di quelperiodo?“Ho avuto come compagni diclasse Pandini, poi divenutoimpresario, Mandelli, poimedico, e tanti altri ragazzicon i quali ho condivisomomenti importanti della miacrescita. Ricordo la maestra,suor Trapletti, così attentaalla disciplina. E’ un periodolontano, eravamo in pienaepoca fascista”.

Teresa Capezzuto

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Luigi Ravasio mostra alcune opere nel suo studio in via Sant’Alessandro 162 in Città Alta

verso l’assoluto

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Città del Vaticano. Il Santo Pa-dre ha ricevuto in udienza nellatarda mattinata di oggi,venerdì 23 maggio, i giovanialunni del Collegio Vescovile S.Alessandro di Bergamoaccompagnati dal Rettore, donAchille Sana, e dal corpoinsegnante. Il gruppo eraguidato dal Vescovo diBergamo, Monsignor GiulioOggioni, ed era composto dacirca 600 persone, fra le qualianche i genitori degli alunni.Dopo aver ascoltato il devotoindirizzo d’omaggiopronunciato da Mons. Oggioni,il Santo Padre ha rivolto aigiovani il seguente discorso:Cari giovani del CollegioVescovile S. Alessandro! Viringrazio sinceramente perquesta visita, che mi offrel’occasione di vedervi quiraccolti e di rivolgervi la miaaffettuosa parola esortatrice.Ringrazio, in particolare, ilvostro zelante Vescovo, Mon-signor Giulio Oggioni, per lebelle e significative parole,che, interpretando anche ivostri sentimenti, ha volutorivolgermi. Il mio cordialesaluto si estende ai vostrigenitori, a tutto il corpodocente e, soprattutto, alvostro Rettore, Don Achille

Sana, per l’iniziativa di questopellegrinaggio romano pressola Tomba di S. Pietro e pressola dimora del suo Successore,nella Cattedra romana. Lavostra presenza risveglia nelmio animo la stima che nutroper Bergamo, la bella cittàlombarda da cui voi provenite:mi richiama la sua storiaantica e recente, le sue vetustetradizioni cristiane, le sueistituzioni culturali - tra cui ilvostro collegio, che vanta oltreun secolo di vita e di attività - ilsuo popolo forte, operoso egeneroso; ma soprattuttorichiama alla mia mente e almio cuore la cara e paternafigura del vostro più grandeconterraneo e mio veneratoPredecessore, Papa GiovanniXXIII, il quale, segnando unsolco profondo nella vita dellaChiesa del nostro secolo hariempito della sua memoria ilmondo intero, illustrando emagnificando così la terranatale e il genio del suo

popolo, oltre che il PontificatoRomano. Cari giovani, qualieredi diretti di una così riccatradizione religiosa, siateconsapevoli e meritevoli diappartenere al CollegioVescovile Sant’Alessandro, dacui sono usciti uomini illustri,che hanno segnato tanta partedella vostra cultura. Sappiateapprezzare la fortuna che vi èconcessa di appartenere adesso e considerate qualeoccasione esso vi offre peressere iniziati alle alte edautentiche esperienze dellavita intellettuale e morale.Abbiate i vostri occhi aperti e ivostri cuori pronti acorrispondere alle istanze edalle attese dei vostri superiori,delle vostre famiglie e dellamoderna società con unimpegno scolastico edisciplinare serio, sereno ecostruttivo. /.../ Vi imparto lapropiziatrice BenedezioneApostolica.

da L’Osservatore Romano

Roma 23 maggio 1980, il Collegio

Sant’Alessandro in udienzaprivata da Papa Karol Wojtyla

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Qualche giorno fa (chel’Eugenio dice che si scrive

senza accento) un tipo mi hastrapazzato il sistema nervosorifilandomi un panegiricodegno di miglior causa (e di piùinteressato pubblico, visto chea me fregava meno di zero) sullefantastiche possibilità dicomunicazione e interazioneche la moderna tecnologia ci hareso disponibili. E giù di esempiroboanti e financo commoventidi questa ipotetica nonnanovantasettenne che digitandononostante l’artrite e guidandomice (beh, se al singolare è“mouse” allora al plurale è“mice”) come neanche ilpifferaio magico potrebbe fareriesce a connettersi con la figliasettantenne che vive in Argen-tina e che fa (sempre senzaaccento) il cavallotto col filo delferro da stiro e apre unaconferenza con la nipotecinquantenne rifugiata in unigloo sulla banchisa artica chea sua volta (la nipote, non labanchisa) orienta la griglia delfrigorifero verso il deserto delKalahari ove trovasi lapro-nipote (di età ignota,apparentemente) che puotecosì mostrare orgogliosa,attraverso la fotocamera deltelefono a gettoni dell’oasi, lapro-pro-nipotina neonata chestrappa i peli al cammello diturno. O di quell’ipoteticogiovanotto che ha ritrovato viachat-room su Facebookpostando un twit un pro-ziosconosciuto morto in Russiadurante la campagnanapoleonica. Ora, è vero checon l’età mi sono ammorbidito

(e anche un po’ ingrassato (eanche un po’ rimbambito)), maho evitato commenti (ancheperché per farli mi sarei primadovuto svegliare) sullapeculiarità di talune famigliesparse per il mondo o sul costodella connessione per il pro-ziomorto che comunica dall’aldilà(ma forse non era lui checomunicava direttamente) e misono limitato a riservarmi disperimentare in proprio cotalimeraviglie. In realtà sarebbeun ri-sperimentare, visto chetutto sommato una vita inInternet ce l’ho avuta anch’ioma mi pareva che andassegestita con un minimo dicriterio perché avere un“amico” in ogni fuso orario eaggiungerlo ai contatti di Mes-senger, per esempio, vuol direnon potere più lavorare al com-puter perché ogni volta appareun “come stai?” cui non puoirispondere “E levati!!!” perchése no perdi l’amico e a ora chegli hai fatto capire condelicatezza e diplomazia chestai cercando di lavorare è giàarrivato il “come stai?” di quellodel fuso orario successivo. Masi sa mai che con le nuovetecnologie qualche anno in piùfa (quasi stavolta lo mettevocon l’accento) la differenza?E allora mi sono ributtato inFacebook, dove mi eroregistrato sotto falso nome econ un indirizzo mailappositamente creato e… non ècambiato niente!Ci ho ritrovato mia sorella e hopensato anche questa volta“Ma se faccio di tutto perevitarla di persona e quandoproprio ci dobbiamo trovare perfare felice l’anziana genitrice milimito a rivolgerle un paio dicoloriti inviti a dirigere le sueattenzioni altrove, perché maidovrei rendermi reperibile viaInternet?” e anche l’altrasorella che non è mai riuscita afare sopravvivere un cactus(questo è proprio nel senso di“cactus” e non di terminealternativo a una volgarità) maadesso ha una fattoria virtualedove produce di tutto e di più, epoi nipoti e cugini e parenti e

amici e semplici conoscenti conmigliaia di “amicizie” efotografie e indicazioni einformazioni che un qualsiasipsicopatico di modestacapacità e intelligenza ci metteun attimo a farsi trovare fuoridalla porta di casa loro con ilmachete in mano.E mi chiedo e vi chiedo maperché mai abbiamo una leggesulla privacy che ci impediscedi andare a trovare un amicovero (nel senso di personarealmente esistente e non soloun nome-foto su unoschermo) se non sappiamo inpartenza in quale stanza èricoverato o che mi obbliga aun sistema di passwords perpotere pagare le imposteon-line come se ci fosse la filadi buontemponi che voglionopagare con soldi loro le mieimposte e poi le personemettono in vetrina al mondointero la loro vita e quella delleloro famiglie, figli minorenniinclusi? Anzi, perché questif igl i minorenni possonoautonomamente mettersi invetrina al mondo intero senzache i loro genitori abbianoalcunché da ridire? Perché colcavolo che attivano almeno iminimi requisiti di sicurezza eriservatezza! Forse che dellaprivacy ci frega veramenteniente (che dei figli ce ne possafregare ancora meno èrisaputo e tutto sommatocomprensibile)?Ma a questo punto ci leviamodalle palle la legge sulla pri-vacy o torniamo a scriverecome ai tempi del pen-pal chetrovavi un amico in America ea ora che le poste tirecapitavano lacorrispondenza eri giàinvecchiato di dieci anni? Ofacciamo entrambe le cose? Ofacciamo finta di niente econtinuiamo con la nostraschizofrenia sociale che tantobasta la salute? Ma pensa…ho finito lo spazio propriomentre stavo per dare lerisposte! Beh… meditate sulledomande.

Masse

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La nostra è una società fondata sulla sabbia

Julian Assange è un hackeraustraliano, segnalatosi alleautorità negli anni ’90 pernumerose intrusioni via modemin alcuni dei più sorvegliatisistemi informatici di Stati Unitie Australia. La fortuna e lacelebrità internazionali arrivanoperò per lui soltanto nel 2006,quando, insieme ad altri piratitelematici, lancia sul web il sitoWikileaks.Sfruttando un sofisticato soft-ware in grado di camuffarel’origine dei loro attacchi,Assange e la sua squadra sonoriusciti a sottrarre e renderepubblico un numeroimpressionante di rapportisegreti provenienti dalle banchedati meglio sorvegliate almondo. Questi documentihanno messo in imbarazzo igoverni di tutto l’Occidente,svelando spiacevoli retroscenasoprattutto sulla guerra in Iraqe in Afghanistan e sulle relazionidiplomatiche tra i vari paesi.A causa delle sue scorribandenel web, ora la vita del padre diWikileaks sembrerebbe inpericolo: da tempo ormaiAssange vive in incognito,spostando frequentemente lapropria residenza per pauradelle continue minacce di mortepervenutegli e di possibili“vendette” da parte dei servizisegreti.Tuttavia, al momento attuale, laminaccia di cui questo re deglihacker dovrebbe maggiormentepreoccuparsi è il processo che sista celebrando contro di lui inquesti giorni per un’accusa distupro. Al di là dei particolaripiù o meno noti di questa storia

davvero intrigante, ciò che peròmi interessa di più è comel’intera vicenda abbia sollevatouna questione filosoficamenteinteressantissima. Mi riferiscoal rapporto tra verità emenzogna.Le impertinenti incursioni diWikileaks nelle stanze delpotere mondiale hannoottenuto l’effetto di spaccarel’opinione pubblica in duefazioni contrapposte. Da un latoc’è chi considera Assange unterrorista cibernetico che persoldi enotorietànonhaesitatoamettere in pericolo la sicurezzanazionale dei paesidell’Occidente. Dall’altra c’è chilo considera il paladinopostmoderno della conoscenza,quasi si trattasse di un novelloSocrate. Anche se il paragonecon il filosofo greco tiene fino aun certo punto, è innegabile cheentrambi abbiano trovato nelpotere costituito il lorodetrattore e persecutore piùtenace.La verità ha in effetti semprefatto a pugni con i potenti. Alcontrario la menzogna si èrivelata spesso lo strumentomigliore per mantenere saldoun certo status quo con i suoiassunti e le sue gerarchie.Denuncia della menzogna eabbattimento del potererappresentano due lati dellastessa medaglia per qualsiasiprocesso che aspiri ad esseredefinito rivoluzionario.Lo stesso Vangelo ricorda comela verità ci renderà liberi. Liberidal peccato, ma liberi anchedalle ipocrisie del fariseismo.Nell’affare Wikileaks la veritànonsimostra soltanto inquestaveste riottosa, ma sprigiona inaggiunta tutta la sua carica diasocialità. Assange ci ha difattimostrato quanto la nostrapacifica convivenza si regga sudelle falsità. Come i valori cheandiamo orgogliosamentesbandierando sianoquotidianamente calpestati e

compromessi. Ci ha mostratoinsomma quello che siamo, népiù né meno che dei sepolcriimbiancati.Eppure in modo indirettoquesti ci ha posto di fronte auno dei tanti paradossi dellanostra esistenza: se da unlato la sete di verità segna ilnostro percorso umano (alpunto che ogni bugia peressere accettata deve passareper verità e se qualcuno ha lasfrontatezza di smascherarla,come abbiamo visto, il giocosi interrompe bruscamente),questa si scontra con lemenzogne chequotidianamente poniamoper vivere. La verità illuminama reca in sé qualcosa diprofondamente nichilistico:dietro di sé lascia unpaesaggio macerie. E alloraquanta verità può sopportareun uomo? Se lo domandavaNietzche in Ecce homo e ce lodomandiamo noi ancora oggi.Assange e il suo Wikileakscostituiscono un morbosalutare all’interno del nostrocorpo-società, perchéabbattono un sistema dipolitica internazionale troppofondato sul segreto eprobabilmente inadeguato inun mondo post guerra fredda.Allo stesso modo Beppe Grilloe altri come lui, prendendo atestate la corruzionedilagante nella nostra classedirigente, forse sono i segnaliche annunciano l’ennesimatempesta.Tuttavia sia Assange siaGrillo, come la pioggia e ilvento che si abbattono sullacasa dello stolto, tornerannoda dove sono venuti. A restaresarà l’uomo che proverà arimettere in piedi i pali eriaffondarli nella sabbia. Manon è stoltezza la sua: è che dirocce all ’orizzonte nonsembra esservi traccia.

Roberto Vedovati

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Tre novembre 2010… Come unsalto nel vuoto e nell’ignoto ha

avuto inizio la mia nuova avventurain mezzo a gente sconosciuta, mabisognosa di affetto: un’avventuramissionaria!Dopo notti passate sui libri,giornate in ospedale, il 27 ottobre ègiunto l’atteso giorno della mialaurea in fisioterapia. Bellissima edemozionante giornata per la lodeconseguita, ma ancor più perl’imminente partenza per il tantodesiderato viaggio. E così lamattina del 3 novembre io eClaudia, la mia inseparabilecompagna di studi e di avventure,ci ritroviamo sedute una al fiancodell’altra su un aereo in partenzada Malpensa e con destinazioneAcapulco, Messico. Con tantedomande, con tante attese, contante speranze e con il desiderio ditrovare una nuova forza interioreper una vita spiritualmentemigliore, decolliamo dall’aeroportocon una sola unica certezza: ad Ac-apulco ci sarà Padre Damiano adattenderci per accompagnarci edaiutarci in quest’avventura. I primigiorni in Messico sono stati diadattamento per poter superare ledifficoltà oggettive iniziali quali lin-gua e cibo, ma anche per abituarsiad uno stile di vita privo dei nostriritmi frenetici e ricco di momentivuoti in cui fermarsi a riflettere. Lasera era il momento della giornatadedicato alla riflessione guidata daP. Damiano: ore trascorseparlando di Amore, Fede e Bellezza.Ma la cosa che mi stupivaenormemente era la sua capacitàdi farci sperimentare primasituazioni reali che potessero poisostenere i nostri discorsi teorici emetafisici serali. Di fatto la primasettimana trascorsa in Acapulco esull’oceano era stata pensata peravere tempo prezioso da dedicarealle riflessioni su noi stesse e sullanostra vita. All’inizio tutto ciòsembrava complicato, ma avevamodeciso di intraprendere questaconoscenza del nostro “Io” piùprofondo per poi condividere leriflessioni giornaliere al tramonto,durante le passeggiate in rivaall’oceano. Il 10 novembre siamopartite per la prima avventuramissionaria. Destinazione:l’entroterra, le montagne dellaregione Guerrero. Un viaggio inmacchina di quattro ore! Pian pi-ano che ci allontanavamo da Aca-pulco le bellezze e le comodità della

città lasciavano spazio a case inargilla, strade fangose e sporche,animali vaganti per le strade edenutriti, povera gente e bimbi checi guardavano dalla porta delle lorocase con curiosità e timore e conocchi profondi che null’altrochiedevano che tanto Amore.Questo paesaggio ci stupiva e cispaventava. Come avremmo fatto astarcene lì sole, in mezzo a personesconosciute, con le qualifaticavamo pure a comunicare? Ecome sarebbe stata la nostradimora? Presto scoperto: muripieni di muffa, umidità ovunque eper dormire una stuoia di viminisul pavimento. Dopo le difficoltàdelle prime giornate, la nostra vitaha incominciato a riempirsi. Lamattina andavamo a fare visita agliinfermi, aiutandoli come potevamoe praticando loro la fisioterapia. Nelpomeriggio tenevamo compagniaai bimbi e giocavamo con loro alcampetto del villaggio, perconcludere con la Messa serale.Nonostante la ripetizione delleattività, ogni giorno era diverso dal

precedente perché ogni personache incontravamo ci insegnavaqualcosa e condivideva con noi ilpoco che aveva insegnandoci che,anche nelle difficoltà e scomoditàdella vita, è necessario non perderemai il sorriso e mai lasciarsiprendere dallo sconforto, macontinuare a credere e a sperareperché non siamo soli ma, daLassù, qualcuno è sempre pronto aprenderci per mano e a sorreggercio a prenderci in braccio. In queigiorni abbiamo spesso condiviso lagiornata con una famiglia delvillaggio con nove figli. Con loroogni gesto era un’esperienza diAmore e di unione, imparando chenella vita non è importante “fare”,ma “essere”. Infatti, in quel mese dimissione abbiamo fatto gran pocodi pratico, ma abbiamo imparatoche la gente ci cercava perché“eravamo noi stesse”, con la nostrainteriorità e con il nostro modo distare con loro e di condividere conloro il nostro tempo, la nostra vita. Iquaranta giorni del viaggio sonovolati e con le lacrime agli occhi il14 dicembre siamo atterrate aMalpensa.Di colpo ci siamo ritrovate nellafrenesia occidentale. Guardandocici siamo dette che sarebbe statodifficile ritornare in questo mondo,ma ora abbiamo le porte del cuoreaperte e siamo consce di nonessere sole. Ed ora la mia missioneora è qui!

Valentina

Missionarieper

un mese

La sveglia maggio 2011

Valentina, seconda da sinistra e Claudia, utima a destra, con una famiglia messicana

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Elena Vittoria in concertoIl suo viaggio musicale si tinge di «Viola denso».Elena Vittoria prosegue la sua strada dalle tinterock, ma ne ammorbidisce il tono. Dalle venaturecupe e roche dei primi lavori, la cantautrice

bergamasca sembra assumere unnuovo respiro musicale. Ora il suotimbro è più espressivo, raffinato emeglio si sposa con il violino, senzaperdere di grinta... Elena Vittoria siesibirà in trio acusticoaccompagnata da Paolo Morgandialla chitarra e da Jada Salem al

violino. Una situazione intima e raccolta perascoltare le nuove composizione della cantautriceche, tra i labirinti di un mondo musicale nonsemplice, non demorde. Come Pegaso spicca il voloe si avvia verso la Strada giusta, titolo di un branodel suo ultimo lavoro discografico Viola denso, diprossima uscita. Nel nuovo disco la cantautricelascia spazio a diverse novità. Tra tutte l’uso dellalingua italiana, che facilita la comprensione deitesti. Le sue canzoni hanno la luminosità di unnobile opale, descrivono paesaggi surreali,raccontano di personaggi mitologici, dipingonoprofili femminili, come si ascolta nel pegno d’amoreRitratto lunare o in Zuccherosa. Tra le tracce com-pare anche un cammeo jazz che, grazie allapartecipazione di Tino Tracanna al sax, FrancescoChebat al piano e Rosario Bonaccorsi alcontrabbasso, arricchisce di sensualità le sonoritàdi Dolce scandalo forense. Da L’eco di Bergamo

Serata Expo al Sant’AlessandroMartedì 3 maggio alle 20.45. Nel 2015 Milanoospiterà infatti un’esposizione universale dedicataal rapporto fra cibo, salute e svilupposostenibiledaltema “Nutrire il pianeta, Energia per la vita”.Spostando l’accento dal prodotto al processo, dal“cibo”al “nutrire”, il temasottolinea l’intenzionenontanto di esporre merci e beni, ma di avventurarsi inun percorso progettuale molto più ampio eambizioso che metta al centro la vita stessa delpianeta e i nuovi saperi creativi dell’uomo artigianodel mondo globalizzato. Ad una breve introduzione

sulle esposizioni universali comepratica culturale seguirà lariflessione su come l’EXPO 2015intenda interpretare la nozione disostenibilità e, infine, alcuneconsiderazioni sulle possibiliricadute del mega evento sulterritorio bergamasco. Sarà

relatrice Maria Cristina Paganoni (nella foto)ricercatore di Lingua e Traduzione Inglese presso laFacoltà di Scienze Politiche dell’Università degliStudi di Milano. Da www.ecodibergamo.it

Argento per Raffaello MarzaniWeekend da incorniciare per la scherma di casanostra, protagonista a Ravenna nella primaprova di qualificazione nazionale. LaBergamasca Scherma Creberg, con RaffaelloMarzani, ha mancato di un soffio la vittoria inuna gara dall’alto tasso tecnico, che ha visto

avvicendarsi in pedana oltre 200atleti, tra i quali spicca la presenzadi specialisti del calibro di MatteoTagliariol (8°). Lo schermidoreorobico ha ottenuto la medagliad’argento, battuto per una solastoccata in una finale avvincentecontro Matteo Trager (Esercito).Terzo posto per due titolaticarabinieri: Alfredo Rota e Diego

Confalonieri. Marzani comincia con personalitàsin dalla fase a gironi crescendo con ilsusseguirsi degli assalti. Nelle dirette ilbergamasco regola senza affanni GianlucaArrigotti (Giardino), il piacentino AlessandroBossalini e Andrea Cipriani (Esercito). Giuntonella zona calda del tabellone, in semifinale lospadista Creberg sconfigge 15-9 anchel’olimpionico Alfredo Rota fermandosi all’ultimoatto della competizione su un memorabile 15-14.Da L’eco di Bergamo

Fabio Baio in AntartideIl 14 dicembre 1911 Roald Amundsenraggiungeva il Polo Sud, 35 giorni prima dellatragica spedizione di Robert Falcon Scott. A

cent’anni dall’eventol’Associazione degli Ex allievi delCollegio Sant’Alessandropropone una serata sul tema:“Antartide: l’era glaciale con-tinua?”, giovedì 31 marzo alle20.30 in Sala Carrara. Ne

saranno protagonisti Fabio Baio (ex allievo dellamaturità scientifica 1975) e la giornalista Ada

Grilli. Fabio Baio nel 2003 e nel 2005 è stato inAntartide per il PNRA (Progetto Nazionale diRicerche in Antartide) e ha partecipato, in vestedi tecnico-ricercatore del Dipartimento diBiologia Strutturale dell’Università dell’Insubriadi Varese (tecnico specializzato in perforazioni).Nel 2009 è stato di nuovo in Antartide (penisolaantartica base inglese di Rothera) con il BritishAntarctic Survey (UK). Ada Grilli èun’appassionata di fotografia, produce mostresu temi storici e naturalistici relativi alle regionicircumpolari. Una sua mostra su Artico eAntartide è già programmata per la NuovaZelanda/ Hamilton, 2011. Ha già ideato erealizzato a Modena nel 2010: “Antartide, ilpianeta di ghiaccio”. Da L’eco di Bergamo

Rassegna stampa degli Ex allievi

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NOTIZIE DALLA SCUOLA

Notizie in breve• Il Rettore mons. Achille Sana comunica che du-rante la Messa della notte di Natale sono statiraccolti 469,43 euro a favore dei missionari checollaboranocongliExallievi in terradimissione.

• Dopo il primo posto ex aequo nei Giochi diArchimede, condiviso con Mattia Capoferri,Gabriele Gambirasio, con 104 punti su 200 haconquistato il primo posto anche nella garad’istituto valida per l’ammissione alla faseprovinciale delle Olimpiadi della Fisica 2011. Il re-cord d’istituto, inavvicinabile, rimane quello diAlberto Fustinoni che nel 2004, in quintascientifico, totalizzò 171/200 punti.

• Roberta Marzani, convocata per i Campionati delMediterraneo di Beirut (Libano), ha conquistato ilsecondo posto nella spada femminile (categoriaCadetti).

• Giovedì 10 febbraio Gabriele Gambirasio eMattia Capoferri hanno partecipato alla faseprovinciale delle Olimpiadi della matematica 2011che si è disputata al Sant’Alessandro.

• Il prof. Andrea Locatelli (maturità classica 1990) èil nuovo webmaster del sito degli Ex allievi del qualeha rinnovato recentemente la veste grafica.

• Non ci sono solo le Olimpiadi della Matematica edella Fisica, ma anche i Certamina, gare nazionalidi traduzione dal Latino e dal Greco nelle qualisaranno impegnati alcuni studenti del LiceoClassico nelle prossime settimane. Il 24 marzo aClusone: Mariellla Bana, Marta Ribul, ChiaraFanton, Federica Magli e Luigi Mangili; il 4 aprile alSarpi: Denise Domenghini, Luca Oberti, PaoloBresciani, Maria Chiara Almini e Martina Testa; il15 aprile a Torino: Martina Testa e FedericoVecchio; il 15 aprile a Padova: Paolo Bresciani eMaria Chiara Pozzoni.

• In preparazione ai referendum del 12 giugno glistudenti di II-III Classico e di quarta-quintascientifico venerdì 3 giugno dalle 11.05 alle 13.00parteciperanno a un pubblico dibattito presso ilnostro Auditorium.

• Mariachiara Almini (III Classico) con il testo “Io...mani di ricotta” è stata selezionata dai giudici del7mo “Premio di scrittura – Legàmi di Parole”promossodalla casaeditriceZanichelli diBologna.

• Sono stati ammessi alla semifinale regionaledella gara Kangourou della lingua inglese: LauraGafforio e Federica Ferrajoli (Scuola Media),Stefano Caglioni, Elena Casella e Dalia Tomasoni(Biennio classico e scientifico), Paolo Bresciani,Beatrice von Wunster, Serena Gritti, Andrea DeGregorio (Triennio classico e scientifico).

Premio Lorenzo CapelliniSono stati premiati all’auditorium del Collegiovescovile Sant’Alessandro, gli studenti delle scuolesuperiori che hanno partecipato alla prima edizionedel concorso letterario «Lorenzo Capellini – Viaggionel tempo e nello spazio». A premiare i manoscrittiPino Capellini, al cui figlio Lorenzo, appassionato diletteratura fantascientifica e scomparsoprematuramente nel 2001 a causa di una gravemalattia, è stato dedicato il concorso. Presentianche i membri della giuria che ha valutato i lavoriGiuseppina Zizzo e Paolo Aresi, Nando Pagnoncellidi Ipsos, Giuseppe Lippi, curatore di Urania e TitoSpini, architetto e urbanista. Vincitrice dell’edizione2011, la quattordicenne Marta Magna, del Centrosalesiano Don Bosco di Treviglio, con il racconto«Cuore di Latta». A seguire Costanza Maria Russo,studentessadell’IstitutoLussanadiBergamo, con ilracconto «Verde Mare». Il terzo posto è statoassegnato ex aequo a due studenti: Luca Nicoli,iscritto al terzo anno del Liceo classico del CollegioSant’Alessandro, con il racconto «Sos» e SaraCantarelli, dell’Istituto Simone Weil di Treviglio.Commosso ed entusiasta del lavoro fatto dai ragazziPinoCapellini: «Mi voglio congratulare con i vincitorie voglio sottolineare che sono stati i più giovani, tra i14 e i 16 anni, ad aggiudicarsi le prime posizioni».Soddisfazione anche da parte di Giuseppina Zizzo,docente di lettere al Collegio Sant’Alessandro emembro della giuria: «Abbiamo deciso di istituirequesto concorso per ricordare Lorenzo Capellini eringraziare suo padre Pino, nostro ex alunno, chehadecisodidonareallabibliotecadelnostro Istitutoil ricco fondo librario di fantascienza, circa 800volumi, raccolti durante gli studi da Lorenzo.Questa prima edizione è andata molto bene,abbiamo ricevuto 55 lavori».

Diana Noris da L’Eco di Bergamo

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Da destra (i primi tre): Nando Pagnoncelli, Luca Nicoli e Paolo Aresi

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ULTIMA PAGINA

dell’abbondante vegetazionecontrasta con le molteplicitonalità di turchese dellabarriera corallina, e spesso adividere i due colori dominanti,verde e turchese, si apronospiaggie coralline bianchissime edeserte. In alcuni punti poi leisole sono talmente vicine tra diloro da creare lagune interne etortuosi fiordi, navigabili solo coni piccoli tender di Arenui.Abbiamo la fortuna di poterciaddentrare in alcune di questelagune, e qui i giochi cromaticitra reef, isolotti e vegetazioneequatoriale raggiungono il loromassimo splendore. In alcunipunti è anche possibilesbarcare e raggiungere, dopostretti sentieri aperti nella fittavegetazione, la sommità dialcuni di questi isolotti nelmezzo delle lagune, e la vistada lassù è tra le piùemozionanti che mi sia maicapitato di poter godere. Pochialtri luoghi di mare al mondosono altrettanto belli. Penso adesempio alle infinite laguneturchesi che circondano leIsole della Società, in PolinesiaFrancese, o alle spiaggietropicali disseminate di massidi granito scolpiti dal vento diLa Digue, alle Seychelles.Alcune zone di Raja Ampat nonhanno davvero nulla dainvidiare a tali destinazioni,con una sostanziale, preziosadifferenza: l’arcipelago di RajaAmpat è ancora per lo piùsconosciuto, e la presenzaumana pressochè inesistente.Poter spaziare con lo sguardosu decine e decine di isole, reefe foreste equatoriali in totalesolitudine regala unasensazione primordiale, dagiardino dell’Eden, ormai piùunica che rara. M. Z.

La Redazione: Teresa Capezzuto, Gianpietro Masserini, Roberto Vedovati. Segretario di redazione: Eugenio Donadoni. Grafica: FabioColombo e Domenico Gualandris. LA SVEGLIA c/o Biblioteca Collegio Vescovile Sant’Alessandro via Garibaldi 3, 24122 BergamoTel. 035 21 85 00 - Fax. 035 388 60 88 - Internet: www.exsantalex.it - www.santalex.it email: [email protected]

La sveglia maggio 2011

Era il 7 novembre 1975 quandouna giovanissima docente diLettere (Italiano, Storia eGeografia) si insediava nellaclasse di 3A media al CollegioVescovile Sant’Alessandro.Erano trenta alunni, tutti maschiperché le ragazze alle medie delCollegio sarebbero state accettatesolo molti anni dopo. Anno dopoanno, per trentasei anni, laprof.ssa Colombina Andreoli(nella foto) ha sempre insegnatonella nostra scuola media. Un re-cord? Probabilmente sì. Altermine dell’anno scolastico incorso ha deciso che andrà inpensione.

Una testimonianzaQuanti anni insieme su e giùper le stesse scale, dentro efuori le stesse aule! Efinalmente è giunto il tempo delmeritato riposo. Non sembravero: la Mimmi va in pensione.E con te se ne va un bel pezzo distoria della scuola media e sene va anche il tuo buon sensodi cui noi docenti abbiamobisogno, ora più che mai.Sempre discreta, mai sopra lerighe, la tua presenza è stataimportante e ha offerto uncomportamento professionaleirreprensibile anche quando lavita non ti è stata amica. Sei

sempre stata fedele al Santalexper più di trent’anni esoprattutto sei stata fedele aituoi alunni a cui hai donato unpezzo sostanzioso del tuocuore. Hai seminato a larghemani anche quando ledelusioni erano cocenti. Ecco,ho imparato da te a speraresempre in un raccolto chesovente solo altri vedrannoabbondante.Ciao, Mimmi: il corridoio dellemedie risuonerà sempre dellatua voce che richiamal’attenzione dei ragazzi e lescale avranno nostalgia del tuopasso breve. Adriano

Marco ZucchiniContinua dalla terza

La prof Andreoli va in pensione

Mons. Achille Sana ringraziaDal 4 gennaio 2011 al 28 febbraio sono stati versati sul conto corrente postale

dell’AssociazionedegliExallievi1.941,00euro.Lasommahacopertoquasiper

intero (per la prima volta!) le spese di stampa e di spedizione del numero di

Natale de La Sveglia. Mons. Achille Sana e Marco Ghitti, Presidente degli Ex

allievi, ringraziano per la generosità e ricordano che il numero di conto corrente

postale è: c/c 17088246 intestato ad “Associazione ex allievi del Collegio

VescovileS.Alessandro”.CodiceIBAN IT11C0760111100000017088246