Il 1848 in Europa e in Italia - Scuola Dame Inglesi · In Francia borghesia e proletariato si...

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Il 1848 in Europa e in Italia Dopo le rivolte fallite dei primi decenni del XIX secolo, le idee di libertà e di democrazia continuarono a diffondersi. La borghesia si opponeva alle monarchie assolute sia per motivi politici sia per la libertà di commercio e l’abolizione delle dogane.

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Il 1848 in Europa e in Italia

Dopo le rivolte fallite dei primi decenni del XIX secolo, le idee di libertà e di democrazia continuarono a diffondersi. La borghesia si opponeva alle monarchie assolute sia per motivi politici sia per la libertà di commercio e l’abolizione delle dogane.

In Francia borghesia e proletariato si opponevano al governo del re Luigi Filippo per le mancate riforme. La rivolta scoppiò a Parigi il 22 febbraio 1848: dopo tre giorni di combattimento il sovrano si dimise. Venne insediamo un governo provvisorio che proclamò la Seconda Repubblica e furono varate una serie di riforme: suffragio universale maschile, cancellazione della pena di morte, libertà di stampa, riforme sociali.

Furono convocate elezioni per un’assemblea costituente dove prevalsero i conservatori. Così alcune riforme sociali furono cancellate. Il 23 giugno 1848 scesero in piazza a Parigi gli operai francesi ma l’esercito riuscì a soffocare la rivolta con il sangue. Venne così modificata la costituzione e aumentato il potere del presidente della Repubblica. Nel dicembre 1848 venne eletto presidente Luigi Napoleone Bonaparte, nipote dell’imperatore.

La rivolta scoppiò anche a Vienna, dove studenti e operai chiesero la costituzione costringendo il cancelliere Metternich alla fuga. A Budapest gli ungheresi ottennero un parlamento nazionale ma rimasero fedeli all’Impero di Vienna. A Praga invece il movimento rivoluzionario fu soffocato perché chiedeva l’indipendenza della Boemia. In Prussia re Federico Guglielmo IV concesse la costituzione.

Non scoppiarono rivolte in Spagna e Russia dove le monarchie assolute soffocavano ogni tentativo rivoluzionario, così come la borghesia era assente. In Inghilterra invece i liberali già governavano, con una costituzione in vigore e un parlamento funzionante. Il 1848 venne definito la primavera dei popoli per questi differenti cambiamenti in Europa.

L’Italia era politicamente frammentata e la sua economia era in crisi, soprattutto nel Mezzogiorno dove sussistevano i latifondi e le tecniche agricoli risultavano arretrate. Nell’Italia centrosettentrionale invece esistevano aziende agricole avanzate, filande e i primi stabilimenti siderurgici e meccanici.

C’erano varie correnti di pensiero per l’unificazione nazionale:

- i democratici di Carlo Cattaneo, che proponevano la nascita di uno stato federale repubblicano come gli Stati Uniti;

- i neoguelfi di Vicenzo Gioberti, che proponevano la nascita di una federazione di stati guidati dal papa;

- i moderati laici di Massimo d’Azeglio, che proponeva di affidare l’unificazione al regno del Piemonte;

Nel 1846 il nuovo papa Pio IX avviò una politica liberale istituendo un parlamento e concedendo l’amnistia per i reati politici. Nel gennaio 1848 a Palermo scoppiò una rivolta contro Ferdinando II di Borbone, il quale dovette concedere la costituzione. Lo stesso fecero il granduca di Toscana Leopoldo II e il nuovo re del Piemonte Carlo Alberto di Savoia, lo Statuto Albertino.

Il 17 marzo 1848 Venezia insorse e scacciò gli austriaci. Fu proclamata la repubblica di san Marco con a capo il patriota Daniele Manin. Il 18 marzo 1848 la rivolta scoppiò a Milano e dopo cinque giorni, le famose Cinque Giornate di Milano, il generale austriaco Josef Radetzky furono costretti a ritirarsi nel quadrilatero Peschiera-Verona-Legnano-Mantova.

A Milano si costituì un governo provvisorio con differenti tendenze. I moderati, il gruppo di borghesi vicino a Cattaneo, chiesero l’intervento di Carlo Alberto e del Piemonte. Così il 23 marzo 1848 iniziò la prima guerra d’indipendenza contro l’Austria e la coalizione comprendeva il regno di Sardegna, la Toscana e lo Stato della Chiesa.

Dopo poco però Toscana e Papato ritirarono le truppe per paura di ritorsioni da parte dell’Austria e di un potere maggiore del Piemonte. Così l’esercito piemontese fu sconfitto duramente a Custoza il 25 luglio 1848 e Carlo Alberto fu costretto a firmare l’armistizio, con il risultato che Milano tornava sotto il controllo dell’Austria.

La sconfitta piemontese però stimolò i democratici nell’Italia centrale: nel febbraio 1849 una rivolta a Roma fece scappare papa Pio IX a Gaeta. Venne così proclamata la Repubblica romana con il potere affidato a un triumvirato con a capo Mazzini. Così Carlo Alberto riaprì l’ostilità con l’Austria ma fu definitivamente sconfitto a Novara il 23 marzo 1849.

Carlo Alberto abdicò in favore del figlio Vittorio Emanuele II, nuovo re del Piemonte che mantenne in vigore lo Statuto Albertino. Le ultime rivolte furono soffocate nei mesi successivi: a Brescia dopo 10 giorni di combattimento (23 marzo 1849), a Roma con il ritorno del papa (4 luglio 1849), a Venezia con la riconquista austriaca (23 agosto 1849).