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e) MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE EMME14 - EDIZIONE GRATUITA GIUGNO - LUGLIO 2011 ANNO III - NUMERO 3 ”Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni? Laggiù, laggiù, vor- rei con te, o mia amata, andare! (...)”* PAG. 2 E’ così che, in un sorprendente slancio romantico, avevo sussurrato ad Anna Ma- ria, nella volontà di portarla finalmente con me quaggiù e farle conoscere i motivi della mia ‘sicilianità’, mostrandole posti e paesaggi da sempre amati e quei colori di cui mi sente parlare ogni volta che prendo i pennelli in mano… E, per essere ancor più convincente, continuai: “Proverai l’ebbrezza inebriante della zagara e del gelsomino che danno il profumo al mio sangue, ti farò illangui- dire nei riverberi decadenti di quella luce che tutto penetra…” Archivio storico comunale..................................di Nello Blancato La Consulta Giovanile informa.................. Un caffè con..Alessandra Ferla................................La redazione TTUALITA’ ULTURA & URIOSITA’ PAG. 3 PAG. 4 PAG. 5 PAG. 6 PAG. 8 PAG. 4 PRINT “L’esercito della speranza”l...................................di Dalia Monti ISA: il trentennale..................................................di La Redazione Espanoles en el mundo...................................... Judo: uno sport per crescere in equilibrio..................................................................di Simone Varrasi La Placeolum kickboxing di Palazzolo a Francoforte.........................................di Sebastiano Infantino DITORIALE di Gianni Caruso “I nuri di San Sebastiano” ..................di Sebastiano Infantino A visitor ‘s impression of Palazzolo...........di Ken Patterson Palazzolesi illustri nella toponomastica cittadina la rubrica del prof. N. Blancato La Meridiana rubrica scientifica del prof. L. Milazzo PAG. 7 All’interno inserto Speciale San P aolo

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III °3 meridiano 14

Transcript of III n°3

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e)

MENSILE DELL’aSSocIazIoNE EMME14 - EDIZIONE GRATUITA

GIUGNO - LUGLIO 2011

ANNO III - NUMERO 3

”Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni? Laggiù, laggiù, vor-rei con te, o mia amata, andare! (...)”*

PAG. 2

E’ così che, in un sorprendente slancio romantico, avevo sussurrato ad Anna Ma-ria, nella volontà di portarla finalmente con me quaggiù e farle conoscere i motivi della mia ‘sicilianità’, mostrandole posti e paesaggi da sempre amati e quei colori di cui mi sente parlare ogni volta che prendo i pennelli in mano… E, per essere ancor più convincente, continuai: “Proverai l’ebbrezza inebriante della zagara e del gelsomino che danno il profumo al mio sangue, ti farò illangui-dire nei riverberi decadenti di quella luce che tutto penetra…”

Archivio storico comunale..................................di Nello Blancato

La Consulta Giovanile informa..................

Un caffè con..Alessandra Ferla................................La redazione

T T U A L I T A ’

U L T U R A & U R I O S I T A ’

PAG. 3

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PAG. 8

PAG. 4

P R I N T

“L’esercito della speranza”l...................................di Dalia Monti

ISA: il trentennale..................................................di La Redazione

Espanoles en el mundo......................................

Judo: uno sport per crescere in equilibrio..................................................................di Simone Varrasi

La Placeolum kickboxing di Palazzolo a Francoforte.........................................di Sebastiano Infantino

D I T O R I A L E d i G i a n n i C a r u s o

“I nuri di San Sebastiano”..................di Sebastiano Infantino

A visitor ‘s impression of Palazzolo...........di Ken Patterson

Palazzolesi illustri nella toponomastica cittadinala rubrica del prof. N. Blancato

La Meridiana rubrica scientifica del prof. L. Milazzo

PAG. 7

All’interno inserto

Speciale San Paolo

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MER

IDIA

NO14 PROPRIETARIO ED EDITORE

Associazione “Meridiano 14”.PRESIDENTE Luca BongiovanniVICE-PRESIDENTESalvatore GuglielminoDIRETTORE RESPONSABILERoberto RubinoSEDE LEGALE – DIREZIONE E REDAZIONEvia Milano 2 - 96010 Palazzolo Acreide (SR)

STAMPATORITipolitografia Geny S.n.c., via Canale 75, 96010 Canicattini Bagni (SR)

Per Pubblicità contattare lo 0931881893/3337236336 email: [email protected]

Registrazione Tribunale di Siracusa n. 15 del 05-12-2008Numero chiuso in tipografia il 21/06/2011Gli articoli originali, anche se non pubblicati, non si restituiscono

UFFICIO STAMPAe-mail: [email protected] Stefania SardoPROGETTO GRAFICOFrancesca Carpino, Giulio Cordischi, Salvo Guglielmino GRAFICA E IMPAGINAZIONEGiulio Cordischi

R E D A Z I O N EL A2

LA STANZA DEL MERIDIANODa una linea simbolica, che parte dal territorio per muoversi oltre, chiunque può offrire il proprio contributo e comunicarlo a chi si muove lungo il medesi-mo asse, territoriale o mentale. Tramite Meridiano 14, cioè, chiunque ha la pos-sibilità di “fare” discussione, ottenere risposte, stimolare domande. Le lettere inviate al Meridiano14 per posta, fax o e-mail devono essere firmate con nome, cognome, indirizzo e numero di telefono. Quelle anonime verranno cestinate.

Invece lei, come indifferente alla mia citazione, a confermare la sua voglia di venire con me, si è messa a recitare quello che, tempo fa, avevo scritto su Marzamemi:

“Calcinate pietre bianche salate e azzurre, bagnate da un consunto rotolo di secoli bastardi, gelose di ricordi in questo silenzio siciliano… eco di voci antiche, fantasmi tra le fessure della piazza preistorica, gutturali richiami dell’infedele mercante di carne bianca, lascive offerte di pirati mediterranei… sì, eco di musiche levantine fatte di canti e fiati, nostalgie remote senza patria, accenti stranieri di popoli parenti nel lontano miscuglio di sangue… cerco le matrici, il momento di un’origine mia in questo bailamme che mi scorre dentro, fiume senza argini, caravanserraglio di voglie e incontinenze. … ecco, non sai dirmi tu come io stesso non so dirti, stordito dal blu marino, abbacinato da quelle calcinate pietre bianche…”

E dopo, con il ricordo di quel verde-az-zurro marino ancora vergine, ci adden-triamo in questo sud che è ancora più sud, diretti all’interno seguendo la ra-gnatela dei muragghiuni bianchi come ossa preistoriche, non contando più curve, spianate e dirupi di una roccia che recita ancora in greco antico… An-diamo rasenti i mazzi gibbosi del timo, scansando le chiome pettegole diella-lavanda e rosmarino selvatico, sorpresi da quel punto di viola di cespugli che sembrano conteggiare i nostri passi e continuiamo, avvolti da nuvole di men-

ta odorosa, ammirati per l’orgogliosa arroganza di una natura che aspetta solo di prenderti e riconoscerti come amico... Infine siamo qui, a Palazzolo Acreide, ma io non cerco più colori sulla tavoloz-za: me li trovo tutti attorno e nel sorriso di chi mi ha accolto con un amore che mi ha conquistato per sempre. E Anna Maria è, ci avrei giurato, felice.

Gianni Caruso

* (da: “Viaggio in Italia” di J. W. Goethe)

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3Un caffè con ….Alessandra Ferla(Assessore alla Pubblica Istruzione, alle Politiche Giovanili, ai Servizi informatici e al Personale).

A T T U A L I T A ’

Lei è l’ultimo assessore nomina-to nella Giunta Scibetta. La prima cosa che ha fatto da Assessore?

Incontrare le scuole, la consulta giovanile, il responsabile dei servizi informatici. Credo che per operare bene sia fondamentale pianificare un piano di lavoro condiviso dalle parti.

Prima di essere nominata assesso-re era l’unica consigliera donna nel suo gruppo, adesso sarà l’unico as-sessore donna nella Giunta. Come vive questa realtà?

È vero, sono stata l’unica consigliera del mio gruppo e adesso l’unica assessore donna. Sono stata fortunata fin dall’inizio. I miei compagni di squadra sono eccezionali, a loro mi lega un rapporto di grande stima e fiducia. Ho sempre collaborato con tutti senza aver mai problemi e senza sentire il peso della differenza di sesso.

Sarà assessore per i prossimi due anni, fino alla fine della legislatu-ra. Come pensa di impiegare il suo mandato?

Come ho già detto, spero di ottimizzare tempo e le scarse risorse disponibili per contribuire al progetto di crescita per Palazzolo portato avanti da questa Amministrazione. È impor-tante dare più impulso a tutte le attività pro-duttive, al turismo, alla cultura, alla formazio-ne. Dobbiamo aiutare i giovani a trovare la loro strada, evitando che lascino il nostro paese. Dobbiamo proporre attività e fornire stimoli

per fare in modo che essi possano avvicinar-

si alle Istituzioni. Si dice spesso che i giovani di Palazzolo sono abulici, stanchi, viziati, che pensano solo a divertirsi. Questa e’ solo una caricatura dei giovani. Bisogna invece aiutarli a crescere, a trovare un lavoro stabile, una casa, aiutarli a farsi una famiglia. Occorre coinvolge-re le associazioni, le parrocchie, le scuole. Un progetto culturale e politico che veda al centro lo sviluppo per Palazzolo. Questo e’ il nostro impegno.

Ci dica almeno tre cose che le pia-cerebbe realizzare prima dello sca-dere del suo mandato.

Cominciamo dalla scuola. Uno dei progetti ai quali ho pensato da tempo e che sicuramente vorrò realizzare da assessore è la creazione di un laboratorio teatrale in previsione del giorno della memoria. I giovani sono il legame, il filo conduttore tra passato e presente, attraverso

loro il passato va ricordato e “rivissuto” sulla scena. La naturale conclusione del percorso prevede, oltre lo spettacolo finale, la visita de-gli studenti ai campi di concentramento.La consulta è un organismo valido, composto da giovani con tanta voglia di fare, capaci e volenterosi, a loro va data la possibilità di rea-lizzare progetti che coinvolgano attivamente i ragazzi del nostro territorio. Dobbiamo pun-tare a far diventare Palazzolo un contenitore in cui avvengano scambi culturali tra nazioni di-verse, il nostro è un paese turistico e su questo dobbiamo puntare, sui nostri monumenti, sul nostro teatro greco, sulla nostra gastronomia. Palazzolo ha le risorse umane e professionali per diventare un polo di attrazione per nuovi investimenti nel settore turistico, artigianale e dei servizi. Nell’era delle tecnologie la sfida è quella di informatizzare ogni servizio comuna-le in modo che basti un clic, direttamente da casa, ai cittadini per essere in collegamento con il nostro comune.

Marzullo concluderebbe “si faccia una domanda e si dia una risposta”. Noi semplicemente le chiediamo: “progetti per il futuro?”

Tanti, come tutti i giovani (io mi considero una di loro), forse troppi per elencarli. Il mio sogno? Palazzolo conosciuta nel mondo e, perché no, amministrata da una classe di giovanissimi che scendono in campo e scommettano sul nostro Paese. Questa è una sfida/invito aperta/o a tut-ti.Grazie.

La Redazione

Archivio Storico Comunale. Aperto o Chiuso?

Dopo tre anni di chiusura forzata per i lavori di consolidamento del Palazzo municipale e dopo il cambiamento della destinazione d’uso dei locali in cui era ospitata, la Biblioteca co-munale, trasferita nel plesso di piano Acre (ex ITIS) dal Natale 2008, è pienamente fruibile e offre ai lettori e agli studiosi spazi e servizi pie-namente soddisfacenti. La stessa buona sorte purtroppo non è toccata all’Archivio Storico Comunale. Allocato prece-dentemente in una nicchia dell’ufficio Proto-collo e quindi poco fruibile per la ristrettezza dei locali e per la mancanza di una sala lettura dove potere tranquillamente consultare docu-menti e fascicoli, fu trasferito negli stessi locali della Biblioteca in piano Acre, in una grande sala ad esso destinata. Finalmente questo importantissimo patrimo-nio documentario, che racconta quasi duecen-to anni della storia amministrativa di Palazzolo aveva trovato una collocazione consona alla sua importanza, con gli spazi funzionali alla consultazione e alla lettura. Ordinati nei nuovi scaffali tutti i fascicoli con-tenenti i verbali delle Giunte e dei Consigli co-

munali dal Decurionato ai nostri giorni, non se n’è più parlato. L’Archivio Storico Comunale è chiuso a chiave dal dicembre 2008, mese più mese meno.La struttura ha una nuova sede, i volumi sono in ordine, e però c’è un problema, para-dossale. Per la consultazione, bisogna lasciare i locali di piano Acre, recarsi al Municipio e chiedere di visionare l’Archivio. E allora, compatibilmente con la di-sponibilità del personale, si ritorna indietro (a piano Acre) con un ad-detto di fiducia che finalmente apre la porta (magica) dell’Ar-chivio Storico. Ora io dico: se l’Archivio è al-locato negli stessi locali della Biblioteca (dove è pure cu-stodito il “Fondo Antico!”) per quale arcano motivo non si affida (a costo zero) al personale della Biblioteca comunale la gestio-ne del suddetto?É razionale, è funzionale, è economico questo andirivieni da una sede all’altra?

E per uno studioso che viene da fuori? Sono domande che attendono risposte e soluzioni.

Nello Blancato

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Progetti per il futuro? Apre l’Informagiovani

Trovare un lavoro, redigere un buon curriculum vitae, scoprire opportunità di viaggiare, leggere riviste e guide, tutto questo può es-sere fatto al Centro Informa-

giovani, un openspace dove è possibile avere informazioni su lavoro, formazione, autoim-piego, mobilità internazionale, ma anche dove poter trascorrere del tempo leggendo e incon-trandosi. L’informagiovani organizza anche incontri tematici, workshop e attività rivolte ai giovani. Il progetto, gestito dall’Associazione Informagiovani (Circolo Giosef ), un’organizza-zione no profit che nasce dall’esperienza del-la Consulta Giovanile, è stato finanziato dalla Regione Siciliana nell’ambito dell’Accordo di Programma Quadro 7, “Giovani protagonisti di sé e del teritorio” e cofinanziato dal Comu-ne di Palazzolo Acreide. Questa estate la parola d’ordine per i giovani palazzolesi è “partire” e le opportunità offerte sono tantissime: scam-bi giovanili, campi internazionali di lavoro, training, vacanze studio ma anche borse di studio Leonardo da Vinci e progetti di Servizio Volontario Europeo. “Il senso di vivere un’espe-rienza formativa di carattere europeo - spiega il responsabile del progetto, Salvatore Signo-relli - è quello di integrare il proprio percorso formativo con ulteriori esperienze professiona-lizzanti, come nel caso del Programma Leonar-do. E’ statisticamente provato, infatti, che chi è abituato ad esperienze di mobilità internazio-nale, ha più possibilità di trovare un impiego, sia perchè arricchisce il proprio curriculum, sia perchè ha maturato competenze ulterio-ri rispetto al percorso scolastico intrapreso. Inoltre un’aspetto innovativo del progetto è quello di essere strettamente collegato alla dimensione partecipativa dei giovani, finalità che viene incoraggiata dalla sperimentazione di una televisione online che abbiamo chia-mato Tvb TV, che sarà presto online”. La web tv palazzolese parlerà di attualità, opportuni-tà, eventi e cultura giovanile, ma sarà anche un portale di distribuzione di cortometraggi e musica, rappresentando, così, uno strumento creativo di partecipazione oltre che il mezzo di comunicazione dell’Informagiovani. Il Centro è strettamente collegato alla rete nazionale Gio-sef Italy (www.giosef.it) e collabora con diversi enti ed istituzioni, pubbliche e private, come le agenzie per il lavoro e i sindacati. La ricerca del lavoro, così, può essere pianificata e indirizza-ta ai centri giusti. Il progetto è stato realizzato grazie al finanziamento concesso dalla Regio-ne e dall’Assessorato alle politiche giovanili del Comune di Palazzolo, che persegue la finalità di attuare azioni più incisive nell’ambito delle politiche sociali indirizzate ai giovani.Il Centro è aperto dal martedì al venerdì dalle ore 15.30 alle ore 19.30 presso la Biblioteca Co-munale in via piano Acre (si accede dall’entra-ta laterale). Sito web: www.palazzologiovane.com blog: www.palazzologiovane.blogspot.com Tel/fax: 0931/472221Buona partenza!

LA C O N S U L T A G I O V A N I L E I N F O R M A4

Theatre connecting people è il nome dello scambio giovanile che si è concluso a fine mag-gio a Palazzolo Acreide. L’iniziativa, gestita dall’Associazione Giosef Pa-lazzolo (Informagiovani) e finanziata nell’ambi-to del programma europeo Gioventù in Azio-ne, ha permesso a dodici italiani e dodici greci di incontrarsi per sperimentare il teatro come strumento di partecipazione civile e mezzo di incontro tra culture diverse. Gli scambi giovanili europei permettono di scambiare esperienze su tematiche diverse scoprendosi, al contempo, cittadini europei. Tutte le attività si basano sui principi dell’edu-cazione non formale e offrono ai partecipanti l’occasione di sviluppare percorsi di crescita personale in un contesto multiculturale. Durante lo scambio palazzolese i partecipanti hanno scoperto come il teatro possa essere un valido strumento di conoscenza di se stessi e degli altri, ma anche un metodo di risoluzione dei conflitti come, ad esempio, nel caso del tea-tro dell’oppresso. Alla fine del progetto i parte-

cipanti hanno realizzato, in collaborazione con il Circolo Culturale Judica, la Biblioteca vivente, che funziona come qualsiasi biblioteca: ci sono i libri da prendere in prestito, il catalogo dei titoli disponibili, i/le bibliotecari/e, una “sala” lettura con sedie e tavoli per la consultazione, e infine lettori e lettrici. I “libri” in questo caso sono persone in carne ed ossa che si assegnano un titolo a partire da un aspetto della propria identità che spesso le porta a subire pregiudizi e discriminazioni, non recitano né simulano, ma raccontano loro stes-si e la propria esperienza di vita rispondendo alle domande poste dai lettori. L’idea della Biblioteca vivente nasce nel 2000 dall’Ong danese Stop the Violence. Riconosciu-ta dal Consiglio d’Europa come buona prassi tra le attività di dialogo interculturale da pro-muovere nei grandi eventi è già stata organiz-zata molte volte in tutta Italia, e per la prima volta in Sicilia a Palazzolo Acreide.

Anche quest’anno giovani provenienti da tutto il mondo vivranno un’esperienza di volontaria-to a Palazzolo Acreide nell’ambito del progetto “Clown in Akrai”. Dall’1 al 16 Agosto una ven-tina di volontari impareranno l’arte del clown come figura sociale ed umana, per poi porta-re il sorriso a quelle persone che, proprio nel periodo estivo, rimangono sempre più sole in ospedali e centri di cura. Le attività saranno guidate dall’attore Alessio Di Modica e dagli al-tri operatori dall’Associazione teatrale Areate-atro di Augusta. Il progetto, anche quest’anno organizzato dalla Consulta Giovanile, è finan-ziato dal Comune di Palazzolo Acreide grazie alla collaborazione degli assessorati alle Politi-che Giovanili e ai Servizi Sociali. I giovani clown, oltre alle visite nei centri di cura, organizzeranno delle azioni di strada e, venerdì 5 Agosto, alle ore 21.30 presso la Villa Comunale, sarà offerto lo spettacolo teatrale

“Mundo Circus”.“Il progetto, - dichiara il Presidente della Con-sulta Giovanile, Salvo Signorelli, - sarà carat-terizzato da una fase formativa e da una ope-rativa, e rappresenta l’impegno della nostra comunità in occasione dell’anno europeo del volontariato. Infatti mira a sensibilizzare i gio-vani palazzolesi al volontariato come stile di vita e alla multiculturalità. La dimensione del volontariato aiuta sempre a crescere e a contri-buire ad una cittadinanza attiva a casa propria e nel mondo.”Altro progetto di volontariato internazionale che si tiene a Palazzolo è quello che da Giugno a settembre aiuterà nella gestione del Villaggio la Torre, la cui riapertura è imminente, la Coo-perativa Sociale impegnata da anni nel recu-pero e nel reinserimento lavorativo di persone svantaggiate.

Quando il volontariato si veste da Clown

Quando il teatro unisce le persone

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Anche quest’anno meridiano dedica un fo-cus alla festa del “Santo Patrono”, pron-ta a riesplodere con tutto il suo carico di tradizione. Con l’aria inebriata dall’odore di lavanda, il vociare dei fedeli sotto l’altare, le preghiere, il susseguirsi di fuochi, botti e le lunghe processioni. Una tre giorni di festa, quanto il soggiorno di Paolo nel ter-ritorio Siracusano, in cui ancora una volta si potranno rivivere i riti antichi di una reli-giosità arcana, che unisce vecchie e nuo-ve generazioni di “sanpaulisi”. Un rituale preparato per un anno intero, da ragazzi uniti a San Paolo, alla sua immagine, alla sua vita e a ciò che circonda la storia di un culto unico, che da cinque secoli abbrac-cia l’intero circondario Ibleo. Ma i tre gior-ni di festa serviranno anche a fermarci un attimo: via i cattivi pensieri, le ansie per il futuro, i problemi di tutti i giorni fatti di de-bolezze, miseria, disoccupazione, malattie e quant’altro. Torna la speranza e si riac-cende quell’entusiasmo popolare sempre più raro, tra chi invocherà ancora una vol-ta, una grazia benevola a “Paulu Patrò”, il grande evangelizzatore.

di Maurizio Aiello

CHE LA FESTA ABBIA INIZIO!

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2011“L’amore è un cerchio più forte della paura”

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I valori e le tradizioni religiose sono legati alla vita reale e concreta degli uomini tali da carat-terizzare la storia e la cultura di un popolo. E’ ciò vale, in particolar modo, per le culture e le civiltà in cui il cristianesimo ha piantato le sue radici, talmente profonde e vitali, da svilup-pare un legame profondo fra storia profana e storia religiosa. Questa caratteristica simbiosi è ciò che vive normalmente la cittadina di Pa-lazzolo Acreide dove, nel tempo, si sono inne-state tradizioni culturali, civili e religiose che hanno permesso di vitalizzare il paese stesso. Tra le ricorrenze, ben oltre centenarie, che si rievocano tra fede e folclore, vi è la festività del 28 e 29 giugno, in onore dell’Apostolo Pa-olo. Egli è stato e continua a essere il “Santo delle genti” per il suo intransigente impegno apostolico e l’infaticabile missionarietà che lo vide protagonista della fede in diversi luoghi del mediterraneo, dalla Siria alla Grecia e poi a Roma. E’ l’Apostolo che si impone di trasmet-tere il messaggio del Vangelo fondato sulla gratuità della fede rilevata quale dono di Dio. Lui stesso dice: “Io vi ho trasmesso quello che anch’io ho ricevuto”. “Cristo non mi ha man-dato a battezzare, ma a evangelizzare” (Corin-zi 1,16-17). Questa sua forte affermazione fa scoprire quanto valore Paolo abbia attribuito alle Parole del Vangelo. La festa in suo onore vuol essere un richiamo continuo a far emer-gere, in ogni uomo, i valori alla fede cristiana. Palazzolesi e non, devoti a questo grande Apostolo, manifestano certamente un forte

La festa di San Paolo arriva al cuore di tutti. E la devozione, tramandata da generazioni, rimane per sempre negli animi di chi è lontano ed è impossibilitato a vivere i festeggiamenti. E tra le tante famiglie che nel dopoguerra lasciaro-no la città per andare in America c’è quella di Paolo Zocco, emigrato in America nel dopo-guerra. “Fu un periodo abbastanza difficile – spiega Paolo Zocco - per la maggior parte del-le famiglie italiane colpite dalla crisi. Il lavoro scarseggiava e si rischiava di non sopravvivere, così in molti decisero di emigrare cercando for-tuna all’estero. Ma portando con se un cuore carico di ricordi e la fede verso l’Apostolo San Paolo”. E una volta In America, dopo aver tro-vato sistemazione, la famiglia Zocco si fece co-struire anche una statua di San Paolo simile a quella palazzolese, per venerare giornalmente il Santo Patrono. Poi gli anni passarono e pure il figlio Cesare, naturalmente, diventò un accani-to devoto a san Paolo. “Ancora oggi – continua Zocco - dopo tutti quegli anni, la fede non è svanita, anzi è aumentata, e quando possiamo torniamo nell’ amato paesino per goderci una festa diventata ormai spettacolare”. Ed è cosi anche per i numerosi emigrati sparsi nel mon-do, che avvertono la vicinanza dell’Apostolo, con la speranza che possa intercedere anche a distanza, nei bisogni di tutti i giorni. E in tanti da lontano guarderanno la festa davanti ad un televisore , a testimonianza della grande fede in San Paolo. Ma una parte del loro cuore sarà sempre qui con noi palazzolesi.

Giuseppe Branca

Anche contrada Testa dell’ Acqua ha un’edicola votiva dedicata al patrono San Paolo. Artefice e re-alizzatore dell’iniziativa è stato Paolo Pannuzzo con la sua famiglia, che insieme al parroco Gianni Tabacco e al comitato ha organizzato anche una simpatica cerimonia d’inaugurazione. Quest’altra edicola votiva si andrà ad aggiungere ai tanti altri tempietti urbani ed extra – urbani disseminati per il territorio Ibleo. Una tradizione quella di realizzare edicole votive, che ha origine remote e che manifestano con l’arte povera e semplice la fede di tanti palazzolesi.

M.A.

LA FESTA: UN RICHIAMO AI VALORI CRISTIANI PER TUTTI I DEVOTI

Anche per gli emigrati e’ festa

Una nuova nicchia per San Paolo

amore al Santo attraverso incessanti preghie-re di intercessione e di richiesta di protezione: quell’amore che spinge a vivere, con piena fe-deltà, la propria vocazione cristiana. Per i devoti continua a esserci l’attesa del vivere la “festa” an-che per i roboanti mortaretti, che nel corso del mese di giugno iniziano ad annunziare la festi-vità e che hanno il loro epilogo alle 13.00 del 29 giugno nella tradizionale “sciuta” . Festose lumi-narie addobbano le strade principali della città, con migliaia di luci colorate: scenografia ideale al passaggio della processione in cui i portatori, a “spalla nuda”, in segno di fede portano sia la “Vara”, sulla quale è issato il simulacro del Santo, sia la “Vara”su cui è posta la teca contenente le reliquie dell’Apostolo. Uno stuolo di donne se-gue i Fercoli a piedi nudi in segno di devozio-ne, di penitenza e d’intercessione; stendardi e bandiere offrono un insieme di colore alla festa, mentre le note delle bande musicali ravvivano di suoni la processione. Alla protezione dell’Apo-stolo Paolo sono affidati tanti bambini che, spo-gliati delle loro vesti, vengono sollevati innanzi al simulacro. Questi e altri eventi richiamano a vivere le antiche tradizioni che si tramandano da generazioni e che, tra fede e folclore conti-nuano a far convergere quella certezza che il Vangelo nel quale crediamo, pur con le nostre fragilità e incoerenze, è lo stesso proclamato dall’apostolo e che dovrà continuare ad essere da noi testimoniato.

Paolo Pirruccio

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AOLOPANS 2011

Si parrassi ‘i lingui ri l’ommini e rî l’angili,ma nunn’ avissi ‘a carità-ti,fussi comu ô brùnzu c’arribbumma o comu ô cìmmalu ca fa scrusciu.E s’avissi ‘u talentu râ prufizzia,si canuscissi tutti ‘i mistèrie avissi tutta ‘a canuscenza,s’avissi tanta firi ri carrìari i muntagni,ma nunn’avissi ‘a carità-ti,nun fussi nenti.E si macari rassi a canciu î mangiari tutti ‘i beni mieie cunzinnassi ‘u corpu miu ppi avirini vantu,ma nunn’avissi ‘a carità-ti,a nenti mi sirvissi.A carità-ti è ginirusa,binevula è ‘a carità-ti;nunn’ è mmiriusa, nun si vanta,nun si vuncia ri argòlliu, nun manca i rispettu,nun cerca ‘u ntirèssu propiu, nun s’arraggia,nun teni cuntu rô mali ricivutu, nun s’arricria râ ‘ngiustizzia,ma si fa cuntenta râ virità-ti.Tuttu scusa, tuttu criri, tuttu supporta.A carità-ti mai finisci.Ci sarà ghiornu ca scumparunu ‘i prufizzii,ca s’accapa ‘u talentu rê lingui e ‘a canuscenza spirisci.Tantu è veru ca canuscemu nta manèra ‘mpir-fetta e nta manèra ‘mpirfetta facemu prufizzia.Ma quannu sarà ‘u jornu ri nzoccu è pirfettu,chiddu ca nunn’ è pirfettu spirisci.Quannu era nicu, parrava ri nicu,pinzava ri nicu e ragghiunava ri nicu.Addivintatu omu,agghia livatu chiddu ca è rê nichi.Ora nuatri viremu cunfunnutu, comu nta ‘nu specchiu;ddu jornu ‘nveci sarà ghiornu ca faccia ccu fac-cia ni taliàmu.Ora canùsciu nta manèra ‘mpirfetta,ma ddu jornu sarà ghiornuca pozzu canusciri pirfettamenti,comu macari iu sugnu canusciutu.Ora dunca, arrestanu ‘sti tri cosi:a firi, a spiranza e a carità-ti.Ma ‘a ciù ‘rànni ri tutti è ‘a carità-ti!

IN UN DOCUFILM I SEGNI, L’UOMO E LA FESTA DI SAN PAOLO

Serpenti in mostra per “il primo ciaraulu”

Lorenzo tra tegole e santini

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Il terrazzo dell’Istituto delle Suore domenica-ne ha ospitato la proiezione del documentario “San Paolo a Palazzolo Acreide. I segni, l’uomo, la festa” di Rosario Acquaviva.Un docufilm che racconta, attraverso immagini e testimonianze dirette, la lunga storia del rap-porto tra la festa di San Paolo e il lavoro della terra, il significato dei segni legati al tempo fe-stivo, il rapporto uomo-santo. Un lavoro che of-fre una lettura entrando dentro la festa, esplo-rando emozioni, sguardi, sentimenti, bisogni, partecipazione, non percepibili dall’occhio distratto o solo particolarmente attratto dalla spettacolarità dell’evento. “La festa di S. Paolo – afferma Acquaviva - si colloca nel contesto di quella festività del calendario liturgico che, per cadenza cronologica e per contenuti simbolici, denunciavano già in origine una relazione con sistemi religiosi pre-cristiani. Segna un momen-to importante nel fluire ciclico delle stagioni, nell’universo lavorativo e nelle aspettative del mondo contadino: la maturazione della spiga e il riscontro del raccolto. La trepidante attesa del pane, bene primario di sostentamento e come tale metafora della vita. Dunque, molta sentita e partecipata nel tempo”. Lo studioso, diretto-re della Biblioteca del Comune di Buscemi, ri-prendendo Propp, secondo il quale le feste del calendario cristiano nel loro processo di ricon-versione di antichi riti di norma non ne hanno smarrito la connessione con le scansioni dei cicli agrari, ha voluto altresì sottolineare come nella festa di San Paolo a Palazzolo non si può non leggere l’antica matrice agraria che anco-ra la caratterizza e la presenza di simboli della cultura tradizionale. E’ la festa della mietitura, in cui si conclude il ciclo della spiga, la trepidante attesa del pane. Particolarmente sentita e vissu-ta dal mondo contadino ibleo.“Così come nell’antichità – continua Acquaviva - il grano e il pane erano strettamente connessi a pratiche magico-rituali e cerimoniali associati

alle divinità preposte alla sopravvivenza della vita sulla morte, alla crescita e maturazione del grano, ancora oggi sono presenti nell’universo segnico delle feste religiose cristiane. Soprat-tutto in quelle ricadenti nei periodi soglia della rinascita della natura e della rigenerazione dei cicli vegetali: primavarera-estate. Il grano, e so-prattutto il pane, “impasto polisemico”, in cui si materializzano, unitamente al frutto del lavoro e della terra, le speranze, i bisogni, e le ansie se-grete degli uomini, oltre alla semplice funzione di alimento, diventa mezzo privilegiato di me-diazione tra l’uomo e il sacro, tra gli uomini, se-gno specifico della festa e soprattutto di quella festa. A cuddura, dal greco Kollura, con a rilievo sulla superficie il serpente, è il pane cerimonia-le della festa di San Paolo a Palazzolo, offerto al passaggio del carruozzu ro pani”. Il rettile allu-de alla tradizione che attribuisce a San Paolo la protezione e la guarigione dai morsi di serpi e animali velenosi secondo l’episodio degli Atti degli Apostoli in cui Paolo, dopo il naufragio a Malta, mentre raccoglieva una bracciata di rami secchi per alimentare il fuoco, fu morso alla mano da una vipera. L’Apostolo delle genti scosse la mano e la bestia fini nel fuoco, senza subire, tra lo stupore dei presenti, alcun danno. Questo passo degli “Atti” costituisce il mito di fondazione di un potere taumaturgico che vie-ne trasmesso a coloro che sono comunemente chiamati cirauli o ciarauli, capaci di guarire dal morso di animali velenosi con lo sputo. Paolo Valvo

Torna anche quest’anno la mostra di serpenti orga-nizzata nei locali dell’ex caserma dei carabinieri di via V.Messina. Un’esposizione che riaccende i riflet-tori sulla tradizione dei “Ciarauli” che trae origine dal passo degli atti degli Apostoli in cui si narra che San Paolo, naufrago a Malta, rimane miracolosamente in-denne dal morso di una vipera. La tradizione popolare riconosce ai “Ciarauli” il dono di incantare i rettili e di guarire dal morso di serpenti, tarantole e ogni altro animale velenoso. Un potere che discende direttamente da San Paolo e che è ri-servato solo a chi nasce nella notte della conversione o del martirio. E ancora oggi nascono “Ciarauli” che continuano ad officiare il loro misterioso potere gra-tuitamente, senza clamore, nel nome di San Paolo. Nella mostra organizzata dal comitato con l’aiuto ap-passionato di Salvo Tanasi, sarà possibile osservare la “culorba” e le comuni bisce protagoniste dei “cunta antichi” degli anziani. Una vetrina che mette in luce animali che sono il frut-to di milioni di anni di evoluzione, in simbiosi con il territorio e la coscienza del nostro popolo e che per San Paolo tornano a far parlare di se, in un mix di tra-dizione e leggende, che razionalmente, ancora oggi, non si possono ancora spiegare.

Non c’è festa in cui Lorenzo non sia presente con le sue tegole e santini. Ormai sono in tanti i visitatori che in di-verse occasioni han-no potuto ammirare la graziosa raccolta di Santini raccolte con entusiasmo da Lorenzo Macauda e le sue “famose” tegole, realizzate con la tecnica del decoupage. E anche quest’anno dal 26 giugno presso i locali dell’ex caserma dei Carabinieri Lorenzo esporrà i suoi lavori, condividendo ancora una volta con i palazzolesi la sua passione per le tradizioni della terra in cui vive.

INNU A LA CARITA’-TI

Traduzione in dialetto siciliano a cura di FABIO MESSINA

Dalla Prima lettera di SAN PAOLO Apostolo ai Corinzi Cap.13, vers.1-13 ( Bibbia CEI)

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A T T U A L I T A ’ 5

n the generous hands of Salvatore Trigila as our host, my wife and I had a wonderful few days in Palazzolo in April. Palazzolo exudes a charm and warmth that we found very appe-aling. You have managed to maintain a frien-dly village feel about the town, managing to fit modern lifestyles within the physical sur-rounds of a beautiful historic setting. We felt an overwhelming sense of history and respect for the past and tradition. With deep ochre colourings, rock and stucco constructions, this place is “of the earth”. If a house is old, you re-novate it to modernise it internally and keep it structurally sound. In contrast, Australia has a more Americanised attitude. In Austra-lia there is more a sense of imposing yourself upon the earth, as if we need to assert human ascendancy rather than human compatibility with the earth. If it’s old, we bulldoze it and build some new neo-Georgian, or faux-French Provincial design mega-house that is at odds with its environment. Our indigenous Austra-lian Aborigines historically had a relationship with the land that seems far more in sympa-thy with what we felt in Palazzolo; an attitude that respects the past and tradition. In moving around your community, we always felt safe and welcomed. The readiness with which pe-ople greet everyone you see with a sincere “Buongiorno” and the sincerity with which a “Gratcia” and a “Prego” were forthcoming was delightful. In the highly commercialised world of urban Australia and many other parts of

Italy, Europe and the Americas, these common courtesies are often corrupted as they are said as ‘programmed language’ – the ‘McDonalds’ response’ of “Have a Nice Day” that feels insin-cere for both the person saying it and the per-son hearing it. In Palazzolo you seem to have preserved a genuine caring for each other that comes across in your greetings. You also have a remarkable tolerance of each other’s actions and patience in the way you move around your community. For example, I don’t recall hearing a car horn used as a frustrated or ang-ry motorists’ response to some delay that they may have been experiencing. Everyone seems to understand that you’ll all get where you want to go in the end. ‘Road rage’ is a serious problem in Australia; many drivers just want everyone else to get out of their way. In reflec-ting upon, “why is this so?” I can only conclu-de that you live in a quite high density setting compared to much of Australia. You are used to living on top of each other; to having very limited personal space, and to living much of your life in the public spaces. You are accultu-rated to sharing your world from infancy. You have a different sense of privacy. My sense is that this contributes to your sense of tolerance and respect for each other. At least that is what it looks like from the outside! From a tourist’s point of view, Palazzolo is a bit of a labyrinth to move around. Your windy little roads and alleys and the multitude of steps can be quite disorienting to begin with. We can easily feel

lost until a tourist comes to understand that if you just keep walking, you’ll ultimately end up in some piazza that will link to another piaz-za. As Salvatore wisely advised us, “as long as you keep heading uphill, you’ll eventually get to the central piazza and the main shopping area”. However, for your municipal authorities, improved directional signage would assist tou-rists greatly. One feature that is of particular in-terest to tourists is the ancient Greek theatre ruin. It has a fascinating story to tell. The set-ting is splendid and together with the agora space and burial caves system adjacent to the amphitheatre, this area could be a real tourist attraction. There has obviously been effort in the past but the presentation of this area is ti-red and needs a refresher in order to present it at its true value. Upon reflection however, the lasting impressions that are left with us are of a charming and beautifully preserved central village area that invites exploration and new adventures for a visitor; a delightfully hospita-ble population of people; and a sense of histo-ry that sits comfortably with people still living a modern lifestyle. Palazzolo? We enjoyed it immensely. You’re doing a lot of things right. Keep it up. Gratcia for having us.PS: Despite some of my negative comments about Australia in the above, it’s still an abso-lutely wonderful place to visit and to live. We look forward to seeing you here.April 2011From Ken Patterson, Melbourne , Australia

A VISITOR’S IMPRESSIONS OF PALAZZOLO

Anche in questo 2011, e precisamente il 4 maggio, la lunga notte dei “nuri di San Seba-stiano” si è ripetuta: 10 ore di camminata per 55 Km a piedi da Palazzolo a Melilli. L’evento ha origine nel 1999, quando in occa-sione dei festeggiamenti di S. Sebastiano ven-ne suggellato il gemellaggio con la confrater-nita di S. Sebastiano di Melilli e di Palazzolo. In quella data infatti si tenne il 1° incontro provinciale dei “nuri di S. Sebastiano” che si è ripetuto anche negli anni successivi. Giovanni Giarratana uno degli storici accom-pagnatori del gruppo, insieme a Nello Costan-zo e Salvo Peluso, commenta così la lunga notte di passione: “E’ stata un’esperienza an-cora più bella degli altri anni perchè eravamo un gruppo di 20 persone, dunque molto nutri-to. Siamo partiti alla volta di Melilli” dopo che Padre Caligiore ha celebrato la messa presso la chiesa di San Sebastiano e dopo che padre Gianni, nuovo sacerdote della diocesi di San Paolo, ha dato la benedizione al gruppo”. Il corteo ha percorso la caratteristica strada in-terna che da Buccheri arriva a Melilli, portando con sé un mazzo di fiori e camminando per 10 lunghe ore. “Il percorso è stato impegnativo e alcuni del gruppo non sono riusciti a completarlo – con-tinua Giarratana - ma eravamo costantemente scortati dalla protezione civile di Palazzolo e di Buccheri che sono stati con noi tutta la notte,

“I Nuri di San Sebastiano”. Tradizione, religione e sacrificio nella Palazzolo – Melilli a piedi “solo andata”.

,quindi tutto è andato bene fino alle 6 del mat-tino, quando siamo infine giunti presso la chie-sa di San Sebastiano di Melilli”. Una splendida occasione di unione tra fedeli indigeni e fedeli proveniente da altri paesi del-

la zona sud-orientale della Sicilia che, per una notte, hanno avuto la possibilità di sostenersi a vicenda vivendo all’unisono le medesime emozioni.

Sebastiano Infantino

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6 C U L T U R A & C U R I O S I T A ’

36 anni ap-pena compiuti per un’artista che è già alla sua quarta pro-duzione (Il cor-po e il deside-rio, Creare per Catania, Ma-truzza bedda e

L’esercito della speranza).2 figlie fonte di ispirazione e nuove risorse. 4 anni di lavoro per maturare il nuovo progetto e realizzarlo.500 i chili di argilla rosa utilizzati. 840 le dita plasmate con l’argilla. 84 gli occhi che ci osservano.6 le virtù – la fiducia, il coraggio, il perdono, il senso della colpa,la purezza, la conoscenza- da trasmettere alla società. 6 le diverse ambientazioni che spingono lo spettatore in un percorso interiore di compren-sione dei valori smarriti e desiderio di ritorno alla natura 42 i bambini di terracotta rosa esposti al Palaz-zo del Governo di Siracusa. L’esercito della speranza è un evento artistico con finalità terapeutica.“L’ispirazione della mia nuova produzione scultorea, dice Orazio Coco, nasce dalla sen-sazione di appartenere ad una società in cui la maggioranza è priva di valori, in cui prevale il disinteresse reciproco. Ma, poiché abbiamo il compito di consegnare il mondo alle nuove ge-nerazioni, dovremmo recuperare i giusti valori nei rapporti con gli altri. Virtù come la fiducia,

il coraggio, il perdono, la purezza sono assenti nel nostro vivere quotidiano, tranne nei bam-bini piccoli. Allora è giusto che tali valori siano rappresentati da chi li possiede intrinsecamen-te e da chi ha l’energia di curare le convinzioni alienate dell’adulto. Per questo ho realizzato un esercito composto da sculture in terracotta di bambini, che ricordano volutamente l’eser-cito di Qin Shi Huang,.” Ma, mentre gli 8.000

guerrieri cinesi sono vestiti con corazze in pie-tra e dotati di armi, muta è la schiera di virtù di terracotta di Orazio Coco. Senza voce e senza armi letali è questo esercito di bambini che ci guardano. E’ il loro sguardo che ci colpisce. E’ Il loro sguardo su di noi la loro arma. Perchè è uno sguardo che esprime fiducia. Che, senza volerlo, ci dà speranza. Uno sguardo che ci perdona o ci chiede di essere perdonato. Che ci trasmette il coraggio di af-frontare la vita senza condizioni. Uno sguardo che affronta il senso della colpa. Che ricerca la conoscenza. Oppure uno sguardo interno. Oc-chi chiusi alla ricerca della purezza, della sensa-zione del vento tra i capelli, del passaggio sot-tile dell’aria tra le mani. Da questi sguardi, da questi bambini, si irradia un messaggio. “non importa che questo messaggio sia percepito o accettato -dice ancora Orazio Coco- I miei bambini, hanno il potere magico di curare il mondo. Anche a prescindere da me. Questa è la mia convinzione, un po’ folle se vuoi.”Anche la precedente produzione di Orazio Coco, dal titolo emblematico di Matruzza Bed-da (2004), nasceva come monito per la società, punto di riferimento nell’incertezza moderna, totem per la nostra comunità. “Così è il mio rapporto con l’opera artistica -dice ancora - sia nella realizzazione di opere personali sia nella fruizione di opere altrui, l’arte ha per me una funzione essenzialmente educativa. Come av-veniva tra i popoli primitivi, in cui l’artista rea-lizzava manufatti dai poteri curativi o magici”.Così lasciamo Orazio Coco tra i suoi bambini si-lenziosi, mentre una folla di turisti affolla le sale espositive del Palazzo del Governo. E mentre torniamo a casa ci accorgiamo di essere pervasi

da una sensazione di serenità nuova.Qualcuno nel mondo ancora crede nei buo-ni valori e nella possibilità di comunicarli alla collettività, anche se non siamo certi che la collettività voglia davvero essere salvata. Ma questa sensazione di serenità è un regalo che speriamo ci accompagni ancora il più a lungo possibile.

Dalia Monti

“L’esercito della speranza” ISA: quest’anno si festeggia il trentennaleRicorre quest’anno il trentennale di uno degli Istituti più antichi di Palazzolo: l’Istituto Studi Acrensi. L’istituto ha tra le sue finalità la salvaguardia del patrimonio artistico, archeologico, storico ed etnoantropologico, nonché la promozione della conoscenza del territorio acrense. Quest’anno sono state programmate una serie di attività per festeggiare l’anniversa-rio di fondazione dell’Istituto, tra queste dei seminari sul “mondo antico e medievale”, la promozione di un concorso “Antiqua Ruina Docet”, che prevedeva la presentazione di tesi di laurea aventi come soggetto Palazzolo e le sue caratteristiche archeologiche, stori-che, artistiche, letterarie, geologiche, culina-rie ecc., gia conclusosi. Le altre attività sono state previste dal mese di settembre in poi, attività che coinvolgeranno anche maestran-ze locali che credono e condividono le finalità dell’Istituto, e che hanno messo a disposizio-ne la propria arte. Sarà, inoltre, presentato in occasione dell’anniversario il IV volume degli atti dell’Istituto, il quale si fa anche promoto-re di una serie di attività legate all’editoria, fi-nanziando piccole pubblicazioni che rientra-no tra le sue finalità. Oggi l’Istituto annovera tra i suoi soci professionalità che si dedicano alle attività promosse, ma un passo impor-tante è stato compiuto con l’avvicinamento di giovani soci, studenti di scuole superiori e neo laureati, che contribuiscono con le loro idee innovative a dare una ventata di nuovo ad una realtà, che senza la passione dei soci fondatori non sarebbe arrivata a soffiare su trenta candeline.Auguri! La Redazione

Il signor Nello Costa, presidente dell’Associa-zione Culturale “Cibele” di Palazzolo Acreide, informa i suoi concittadini che il programma televisivo Espanole en el Mundo è andato in onda su TVE (televisione nazionale spagnola” il 10 Maggio 2011 alle ore 22.15 e replicato il 9 Maggio alla stessa ora. E’ inoltre visibile sul sito internet all’indirizzo www.RTVE.ES/tele-vision/Espanolesenel Mundo/Sicilia.Il signor Costa ringrazia innanzitutto la cugi-na Maria Larnas, residente in Spagna che ha provveduto a spedire la splendida lettera alla redazione RTVE, invitandoli ad inserire nel loro programma la Sicilia ed indicando una cittadina spagnola residente a Siracusa da 33 anni. E’ così che si sono accesi i riflettori su Palazzolo Acreide. Un grazie a tutta la re-dazione di TVE ed in particolare al giornalista Javier ed al cameraman Raul per le superbe riprese effettuate sul territorio siciliano. Gra-zie anche a tutti i protagonisti di Espaneoles en el Mundo Sicilia che con le loro storie han-no fatto capire e dimostrato la perfetta inte-grazione avuta con il popolo siciliano e che con la loro attenta guida hanno valorizzato, a livello internazione, la bellezza monumenta-le, paesaggistica e dei prodotti tipici dell’eno-gastronomia del paese che li ospita.

Espanoles en el mundo: riflettoriaccesi su Palazzolo Acreide

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Padre Bartolomeo Bernal (ronco Bernal, 2° a destra di via Ariete)Ronco Bernal... Bernal! Chi era costui? Questo è il dubbio che assale chi nel leggere il nome di una strada intitolata ad un personaggio lo-cale, si trova al cospetto di una targa che ne riporta il cognome nudo e crudo. Se, all’epoca, il personaggio in questione era arcinoto ai suoi contemporanei e quindi po-teva sembrare superfluo specificare chi fosse sulla targa, con il passare dei lustri e dei secoli il ricordo si fa via via sempre più sbiadito fino a scomparire. I posteri che sono assaliti dall’ “atroce” dubbio di cui sopra per individuarlo sono obbligati a trasformarsi in topi di biblioteca o in inter-nauti, ammesso che si trovino notizie. Sarebbe buona norma allora che sulla targa (di marmo, resiste al tempo!), oltre al nome e al cognome, si aggiungesse la data di nascita e di morte, il tipo di attività o la qualifica che ha reso così tanto prestigio a quella personalità da me-ritare l’intitolazione di una strada o di altro.

Questo deve essere il criterio per una topo-nomastica che, oltre all’obiettivo precipuo di identificare una strada o una piazza, deve pure proporsi di raccontare la città attraverso i suoi uomini illustri. Una targa viaria completa per-mette di inquadrare subito il personaggio e di collocarlo nel contesto storico in cui è vissuto e si è distinto. Solo così la toponomastica loca-le consegue finalità culturale e didattica pro-ponendosi come trait d’union con la società e la storia del territorio e come chiave di lettura della realtà presente e passata. Da questo numero inauguriamo una rubrica dedicata ai “Palazzolesi illustri nella topono-mastica cittadina”. È un modesto contributo volto ad integrare l’incompletezza della mag-gior parte targhe viarie del nostro Comune.Il primo palazzolese illustre che si trova “sulla strada” e che intendiamo trattare è Padre Bar-tolomeo Bernal. Padre Bartolomeo Bernal, teologo, fu un reli-

gioso agostiniano. Alla profonda dottrina ac-coppiò la rettitudine del cuore, l’amore per il prossimo, l’umiltà, “…nominato tre volte be-ato, non visse in terra cogl’uomini, visse con Dio”. Fuggì tutte le dignità, e fu sempre obbe-diente al volere dei superiori “…Soffrì pazien-temente tutti l’oltraggi e lodava in quelli Iddio, desioso di patire più”. Modesto e riservato fu sempre restio ad ac-cettare incarichi di prestigio tra i quali la ca-rica di vescovo. Era assai stimato della regina di Napoli e dal papa Sisto IV, che a Roma gli rese personalmente visita. Nel 1487 pubblicò il Martirologio Romano che gli valse grande considerazione dei dottori della chiesa cristia-na. Gravemente ammalato non volle violare i digiuni dell’Ordine e anche nell’ultimo giorno della sua vita terrena volle recitare le Ore ca-noniche. Morì in odore di santità a 75 anni, l’11 giugno del 1500 presso il convento di Brescia.

La Venere di Morgantina

C U L T U R A & C U R I O S I T A ’

Il diciassette maggio scorso la Venere di Mor-gantina sarà presentata al pubblico nel suo nuovo spazio espositivo presso il museo ar-cheologico di Aidone (EN). L’inaugurazione di questo nuovo spazio con la Venere esposta costituisce, per la cittadina,

uno degli eventi più importanti della sua sto-ria, se non il più importante. Conosciamo più da vicino sia questa bellissima statua sia Aido-ne. La cosiddetta Venere di Morgantina è una statua alta 2,20 m, scolpita tra il 425 a.C. e il 400

a.C. durante il periodo nel quale Morgantina venne assegnata a Kamarina, dopo gli accordi di Gela (424 a.C.) voluti da Ermocrate di Sira-cusa.Tutto il corpo ed il drappeggio sono di tufo calcareo, (che è stato accertato provenire dalla Sicilia, secondo le analisi effettuate dagli esperti dalla cava del fiume Irminio) mentre la testa e tutte le parti nude sono di marmo. Si tratta di un Acrolìto, statua fatta di pietra nel-le parti portanti e di altro materiale in quelle nude. A differenza di quasi tutte le altre statue dell’epoca, rifinite solo frontalmente, la venere è lavorata da tutti i lati, dunque doveva essere esposta in un punto centrale, probabilmente nell’agorà di Morgantina o davanti il tempio. Secondo l’ipotesi di molti archeologi e studiosi la statua rappresenta la dea Persefone per via di una similitudine con una piccola statua in terracotta presente nel Museo archeologico di Aidone. La Dea Persefone era particolarmente venerata a Morgantina presso il Santuario cen-trale e in quasi tutte le monete coniate dalla zecca locale è sempre raffigurata nel dritto. Con la mano destra pare che tenesse la fiacco-la, un simbolo, appunto, legato alla Dea Perse-fone regina degli Inferi. Il 5 marzo del 2001, il Tribunale di Enna condannò a 2 anni di reclu-sione senza benefici di legge e al pagamento di una penale di 40 miliardi di lire il ricettatore della Venere, un ottantenne ticinese, Renzo Canavesi: fu quello il primo caso in Italia di un tribunale che applica una simile sanzione per l’esportazione clandestina di opere d’arte ita-liane. Dei 40 miliardi di risarcimento richiesti dallo Stato italiano, 20 miliardi corrisponde-rebbero al valore stimato della statua, e gli altri 20 per danni morali. Secondo la ricostruzione dei magistrati di Enna, il condannato ticine-se avrebbe venduto la Venere di Morgantina all’inizio degli anni ottanta per 400.000 dollari a una società londinese, la Robing Symes Ltd,

che l’avrebbe rivenduta in seguito al Paul Get-ty Museum, nel 1986, per 10 milioni di dollari( 28 miliardi di lire). Sempre il Tribunale di Enna accertò, grazie ad una perizia petrografica del-la statua, che il tufo in cui è intagliata proviene dalla Sicilia, anticipando così l’esito degli accer-tamenti scientifici che il Paul Getty Museum ha compiuto prima di annunciare la restituzione della statua all’Italia. Nel museo archeologico di Aidone, ricavato nel vecchio convento dei Cappuccini, sono conservati altri due Acrolìti raffiguranti Demetra e Core divinità anch’esse legate al culto della terra ed al mondo contadi-no ed il famoso Tesoro di Morgantina costitui-to da numerosi pezzi d’argento. Aidone è una cittadina di circa 6000 abitanti posta ad un’al-tezza di oltre 700 metri sul livello del mare e domina tutta la piana di Catania. Come Palazzolo è compresa tra il 14^ e 15^ meridiano ed è costituita da una parte alta che comprende il Palazzo comunale nella piazza Umberto, la villa comunale con il famosissimo belvedere, la chiesa di S. Leone, quella di S. Lorenzo ( Patrono), il museo ed il Castello me-dievale; ed una parte bassa che comprende la piazza Cordova con la chiesa di S. Maria la Cava che è anche un santuario dedicato a S. Filippo apostolo. Anche ad Aidone, come accade a Pa-lazzolo, c’è una grande rivalità tra gli abitanti della parte alta e quelli della parte bassa; tra quelli di S. Lorenzo e quelli di S. Filippo. Colgo l’occasione per ricordare che il 16 aprile scorso è stato aperto al pubblico un nuovo ambiente straordinario del tutto sconosciuto: la basilica laica della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, la stanza principale in cui il padrone della villa riceveva i suoi ospiti. A maggio è pre-vista l’apertura degli appartamenti nord ed in autunno sarà completato il restauro della villa, di fatto tra i più importanti restauri effettuati in Sicilia.

LA MERIDIANA Rubrica scientifica del prof. L. Milazzo

7Palazzolesi illustri nella toponomastica cittadina

Rubrica del prof. N. Blancato

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Il Kick-Boxing di “casa nostra” sbarca a Franco-forte per il campionato internazionale WKA che raccoglierà i migliori lottatori in campo internazionale. Quattro lottatori della palestra Placeolum Kick-boxing di Palazzolo Acreide, allenati dal Maestro Giuseppe Vasile, sono stati infatti se-lezionati per far parte della squadra Naziona-le e per affrontare la difficile competizione. L’istruttore 2° DAN Claudio Vasile per la ca-tegoria -70kg ci parla dell’evento: “E’ un pal-coscenico molto importante quello nel qua-le ci andiamo a confrontare, che regala alla nostra cittadina una vetrina internazionale di rilievo”. Le prospettive sono legate alla possibilità di confrontarsi nel futuro anche con avversari e combattenti di livello mondiale. “I presupposti ci sono – spiega Vasile – ovvia-mente chi riuscirà ad ottenere buoni piazza-menti in questo torneo potrà ambire a palco-scenici ancora più importanti, e i nostri atleti sono tutti in grado di portare a casa risultati di livello”. Oltre a Claudio Vasile per il torneo sono stati selezionati: il maestro Giuseppe Vasile cin-tura nera 4° DAN per la categoria veterani,

Lo sport sviluppa le capacità fisiche e mentali dell’individuo, aiutandolo a crescere forte e in salute; ma è difficile ottenere contemporaneamente una

valida preparazione atletica e una profonda educazione psicologica: non tutte le discipli-ne dedicano uguale attenzione ad entrambi gli aspetti.Fin da piccolo, fortunatamente, ho avuto la possibilità di allenarmi nel Centro Sportivo Di-lettantistico Judo & Danza del Maestro Paolo Liistro, a Palazzolo Acreide, dove sia i muscoli, sia l’equilibrio interiore, sono sempre stati te-nuti in gran considerazione. Questa palestra di Judo, da venticinque anni, è una realtà che ha formato grandi campioni, educando ben sei cinture nere, e introducen-dole nei più alti livelli nazionali e internazio-nali, come Santo Liistro, Giuseppe Nicastro, Massimo Ferla ed Eros Rizza.Il Judo è una delle risposte più complete che il mondo dello sport possa offrire a un atleta. Non esiste definizione migliore di quella data da Jigoro Kano, che lo fondò in Giappone nel 1882: “Il Judo è la via più efficace per utilizzare la forza fisica e mentale. Allenarsi nella discipli-na del Judo significa raggiungere la perfetta conoscenza dello spirito attraverso l’addestra-mento attacco-difesa e l’assiduo sforzo per ottenere un miglioramento fisico-spirituale. Il perfezionamento dell’io così ottenuto dovrà essere indirizzato al servizio sociale, che costi-tuisce l’obiettivo ultimo del Judo.” Tutti sono capaci di sferrare un pugno, di gettarsi su un avversario lasciandosi sempli-

La Placeolum Kick-boxing di Palazzolo Acreide sbarca a Francoforte per il campionato internazionale WKA.

cemente guidare dalla rabbia; ma la maturità, l’intelligenza e la preparazione stanno nell’indi-rizzare quella forza, nell’educarla e perfezionar-la, trasformandola in potenza. In tal modo, chi pratica il Judo, si trova in possesso di una vera e propria arma, con la quale attaccare, difendersi, o sentirsi al sicuro e a proprio agio in qualsiasi contesto.Nel corso degli anni, il Judoka si confronta con diverse tecniche, che lo preparano in ambiti di-stinti e complementari: tecniche di proiezione, o Nage-waza, volte a proiettare a terra l’avver-sario, annullandone l’attacco; tecniche di con-trollo, o Katame-waza, che si dividono in tec-niche di immobilizzazione, strangolamento e leva articolare; tecniche di colpo, o Atemi-waza,

Judo: uno sport per crescere in equilibrioche comprendono colpi con gli arti superiori e inferiori; e tecniche di caduta, o Ukemi, che permettono di arrivare al suolo senza subire danni. È così che ho imparato a lottare sia in piedi che a terra, è così che ho imparato a cadere, abilità che tante volte mi è tornata utile, ed è sem-pre così che ho capito che la spettacolarità di una proiezione si ottiene solo con l’impegno e il sacrificio; una verità maturata sul tappeto, tra i muri di una palestra, ma che si innalza al di sopra dell’agonismo, delle medaglie, delle soddisfazioni sportive, diventando regola e condotta di vita.Ogni sport offre una preparazione: ne guada-gnano il fisico, la salute, lo spirito. Ma poche discipline riescono a soddisfare i bisogni più profondi di ciascuno di noi, quelle necessità che aiutano davvero a vivere bene: autostima, sicurezza, equilibrio. Il Judo è una di queste. E ritenevo doveroso sottolineare l’esistenza, a Palazzolo, di una pa-lestra così valida, che si è distinta in passato e si distingue tuttora, e che, sicuramente, ha an-cora tanto da insegnare.

Simone Varrasi

la cintura nera 1° DAN Simona Pantano per la categoria +65 kg e il giovane Pierpaolo Vasile per la categoria +35kg.

Importante risultato, dunque, per lo sport pa-lazzolese, con una gamba e mezza in Europa e nel mondo e con un umile sguardo puntato …..alle olimpiadi?

S.I.

P R I N T8