II sentiero abbandonato da Ivrea a Cupertino...suto la dimensione mitica del-la California nella sua...

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il manifesto !N MOVIMENTO { pagina 10 giovedì 6 ottobre 2016inserto outdoor } II sentiero abbandonato da Ivrea a Cupertino Storia di un informatico e guida alpina (oviceversa) spedito nei primi anni Novanta dalla Olivetti a studiare il web nascente e tornato creando il primo sito italiano dedicato alla montagna Sitnone Bobbio P er un alpinista italia- noil viaggio in Califor- nia rappresenta l'obiettivo di una vita. Dopo l'influenza che l'arrampi- cata americana esercitò sugli scalatori nostrani all'inizio de- gli anni ' 70, le pareti di Yosemi- te diventarono non soltanto un modello da imitare, ma un ter- reno su cui mettersi alla prova. E così ancora oggi si traman- dano i racconti mitizzati della «prima volta» italiana a opera di Giorgio Bertone e Renzino Cosson nel 1974, delle ripetute visite di Franco Perlotto, delle salite di Alessandro Gogna e di Giuseppe «Popi» Miotti, della cordata formata da Jim Brid- well con Giovanni Groaz. Poi vennero i reportage sulle imprese di Mauro Corona eMa- nolo conditi da fotografie che hanno segnato in manierainde- lebile l'immaginario dei clim- ber lungo tutto lo stivale. Que- sti sono soltanto alcuni nomi - quelli più famosi - di arrampi- catori italiani che hanno mes- so le mani sul granito califor- niano. Molti altri sono volati in Usa per recarsi in pellegrinaggio al- la mecca del free climbing e conservano le foto di quella va- canza indimenticabile in vec- chi album o sui più moderni smartphone e profili Face- book. UN ALPINISTA ITALIANOperò ha vis- suto la dimensione mitica del- la California nella sua quotidia- nità. Parliamo di una Guida al- pina piemontese che dopo aver masticato pane e montagna, per una decina d'anni della sua vita viene trasferito nella baia di San Francisco in qualità di in- formatico per apprendere i ru- dimenti di una tecnologia all'epoca ancora agli albori: in- ternet. SIAMO NEI PRIMI ANNI '90, periodo in cui la Olivetti è impegnata nello sviluppo delle potenziali- tà del web presso la sua succur- sale nella Silicon Valley, a due isolati dalla sede di Apple. Il protagonista della nostra storia, Alberto Giolitti, è dipen- dente della ditta di Ivrea e vie- ne spedito per due anni a lavo- rare presso la Olivetti Advan- ced Technology Center di Cu- pertino. «Il mio - ricorda Alberto - era il classico lavoro nine tofwe che mi consentiva di partire ogniweekend alla scoperta del- le straordinarie montagne cali- forniane ad appena qualche ora di macchina da dove abita- vo. Appena arrivato, invece di un'utilitaria affittai un furgo- ne che fu immediatamente tra- sformato in un mini camper e iniziai l'esplorazione di quegli immensi territori». La domanda sorge quindi spontanea: eri a Yosemite ogni fine settimana? «Mi viene da ridere - prose- gue Alberto - perché non ci so- PICCOLI SOGNI AMERICANI Per due anni Alberto Giolitti ha diviso il suo tempo tra la quotidianità del computer e boschi immensi. Una «wilderness» a perdita d'occhio che poi ha riportato a casa no mai andato per scalare, ho semplicemente salito l'Half Do- me dalla ferrata. Nel mio rap- porto con la montagna ho sem- pre preferito la dimensione de- gli spazi rispetto a quella della difficoltà o dell'impresa. Lag- giù avevo la possibilità di per- dermi in quei boschi immensi, di camminare per un giorno in- tero senza incontrare anima vi- va, di individuare due punti su una mappa e trovare il percor- so migliore per unirli. Erano esperienze molto intime di cui non conservo alcuna foto an- che perché non andava ancora di moda il selfie. Mi attirava la dimensione della wilderness e il contrasto che c'è con le aree tu- ristiche come Yosemite, Lake Tahoe e Mammoth Mountain. Inpoche miglia passi dai sentie- ri più battuti dove ogni 10 mi- nuti incontri un cartello che ti spiega quanta strada hai per- corso da quello precedente, a zone dove è fondamentale sa- per usare la bussola per orien- tarsi». VAmerican dream, l'immagi- ne degli Usa come la terra delle opportunità viene associato al mondo del business, ma si può declinare anche in relazione al tempo libero. D'altronde l'esperienza di Alberto aiuta a capire perché il termine outdoor sia nato proprio laggiù per riassumere una molteplici- di attività di svago in una so- la parola. «In quegli anni si stava svi- luppando la mountain bike che ebbi la possibilità di pratica- re molto sulle montagne più vi- cine alla città. Inoltre frequen- tai alcune strutture di arrampi- cata artificiale nel circondario di San Francisco. All'epoca qui da noi ce n'erano giusto un pa- io mentre erano già organiz- zate come vere e proprie pale- stre con spogliatoio, docce e bar». È COMUNQUE DIFFICILE che una Guida alpina per duelunghi an- ni non abbia messo le mani sul- la roccia. Infatti Alberto conce- de un'ultima confidenza. «In alcune occasioni accom- pagnai qualche collega inesper- to a scalare sulle placche del Tioga Pass. Non era certo un ambiente severo come Yosemi- te perché c'erano vie attrezza- te con chiodi a pressione in uno stile fin più sportivo rispetto a quelle che Piola stava aprendo nel massiccio del Bianco. Face- va un certo effetto così vicino al tempio dell'arrampicata trad». DOPO AVER RESPIRATO L'ARIA dei grandi spazi americani, Alber- to torna a immergersi nell'at- mosfera viziata delle anguste prospettive italiche. Infatti da a poco la Olivetti abbandone- lo sviluppo delle tecnologie del web considerate poco stra- tegiche. Invece Alberto nel tem- po libero svilupperà il primo si- to internet italiano dedicato al- la montagna mettendo insie- me le esperienze maturate in Usa con la passione per le Alpi. «QUANDO A CUPERTINO si alzava il vento sulla baia partiva uno scambio frenetico di email tra i colleghi appassionati di surf per individuare il tratto di co- sta con le onde piùbelle dove re- carsi nel fine settimana. Noi "vecchi" scialpinisti italiani ci attaccavamo al telefono il ve- nerdì sera per ottenere infor- mazioni preziose sulle condi- zioni della neve da chi era anda- to a sciare nei giorni preceden- ti. Ecco, GulUver.it è la sintesi di questi due mondi e funziona da 20 anni». Un sogno america- no, con i piedi ben saldi per terra... I LIBRI DEL MESE Sirio Izzo L'arte della slackline Versante Sud S lacklining, ovvero l'arte di camminare su una «slackline» (letteralmente, «linea lasca») arriva dagli Stati Uniti, più precisamente dalla California dei primi anni '80. Questo libro è unaguida piena di consigli e trucchi del mestiere per chi vuole percorrere la strada della slackline in tutte le sue forme, dalla trickline alla longline fino alle highline. Matteo Melchiorre La via di Schenòr Marsilio Nodi I atteo I Melchiorre è uno storico recalcitrante. E perdi più la maschera e la postura dello Storico sembrano stargli male addosso,lo si potrebbe scambiare per un girovago, un cantastorie - o, come direbbe Dario Fo, un «cacciaballe». In questo serissimo lavoro presenta la vita di due comunità: la città di Feltre, sotto, e gli abitanti del Primiero, sopra: uniti e separati da un passo, lo Schenèr, - descritto, a seconda di chi lo attraversava, come «gola stupenda» o «orrido abisso». Marco Albino Ferrari II sentiero degli eroi Rizzoli I I grande | esploratore Bill Tilman (vedi in movimento uscito a settembre, ndr) si fa paracadutare dagli Alleati sulle Dolomiti bellunesi nell'autunno del 1944. Con due milioni di lire intasca per finanziare la guerriglia, raggiunge il suo posto di comando a fianco dei partigiani della brigata Gramsci del comandante Bruno. Durante un rastrellamento tedesco si nasconde con 15 partigiani sulla parete nord del Monte Ramezza, dove rimarrà tre giorni senza mangiare, sotto la tormenta e con le vie di uscita bloccate. Quelle montagne diventano una trappola mortale. Ma Tilman è nel suo ambiente, e riporta tutti a casa. Marzia Verona Storie di pascolo vagante Laterza C he cosa spinge oggi una giovane laureata a intraprendere una vita difficile e faticosa, quale è quella dei pastori? Le pratiche antichissime della transumanza e del «pascolo vagante» - con cui si evita agli animali di vivere al chiuso - hanno qualcosa da dire a noi uomini e donne contemporanei. L'autrice - dopo dieci anni e più di esperienza-ci accompagna alla scoperta della realtà poco conosciuta dei pastori nomadi. Raccontando la quotidianità di un mestiere senza tempo e di un mondo insieme poetico e duro.

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il manifesto!N MOVIMENTO

{ pagina 10 • giovedì 6 ottobre 2016 • inserto outdoor }

II sentiero abbandonatoda Ivrea a CupertinoStoria di un informatico e guida alpina (o viceversa) spedito nei primi anni Novanta dalla Olivetti

a studiare il web nascente e tornato creando il primo sito italiano dedicato alla montagna

Sitnone Bobbio

Per un alpinista italia-noil viaggio in Califor-nia rappresental'obiettivo di una vita.

Dopo l'influenza che l'arrampi-cata americana esercitò sugliscalatori nostrani all'inizio de-gli anni ' 70, le pareti di Yosemi-te diventarono non soltanto unmodello da imitare, ma un ter-reno su cui mettersi alla prova.

E così ancora oggi si traman-dano i racconti mitizzati della«prima volta» italiana a operadi Giorgio Bertone e RenzinoCosson nel 1974, delle ripetutevisite di Franco Perlotto, dellesalite di Alessandro Gogna e diGiuseppe «Popi» Miotti, dellacordata formata da Jim Brid-well con Giovanni Groaz.

Poi vennero i reportage sulleimprese di Mauro Corona e Ma-nolo conditi da fotografie chehanno segnato in manierainde-lebile l'immaginario dei clim-ber lungo tutto lo stivale. Que-sti sono soltanto alcuni nomi -quelli più famosi - di arrampi-catori italiani che hanno mes-so le mani sul granito califor-niano.

Molti altri sono volati in Usaper recarsi in pellegrinaggio al-la mecca del free climbing econservano le foto di quella va-canza indimenticabile in vec-chi album o sui più modernismartphone e profili Face-book.UN ALPINISTA ITALIANO però ha vis-suto la dimensione mitica del-la California nella sua quotidia-nità. Parliamo di una Guida al-pina piemontese che dopo avermasticato pane e montagna,per una decina d'anni della suavita viene trasferito nella baiadi San Francisco in qualità di in-formatico per apprendere i ru-

dimenti di una tecnologiaall'epoca ancora agli albori: in-ternet.SIAMO NEI PRIMI ANNI '90, periodoin cui la Olivetti è impegnatanello sviluppo delle potenziali-tà del web presso la sua succur-sale nella Silicon Valley, a dueisolati dalla sede di Apple.

Il protagonista della nostrastoria, Alberto Giolitti, è dipen-dente della ditta di Ivrea e vie-ne spedito per due anni a lavo-rare presso la Olivetti Advan-ced Technology Center di Cu-pertino.

«Il mio - ricorda Alberto -era il classico lavoro nine tofweche mi consentiva di partireogniweekend alla scoperta del-le straordinarie montagne cali-forniane ad appena qualcheora di macchina da dove abita-vo. Appena arrivato, invece diun'utilitaria affittai un furgo-ne che fu immediatamente tra-sformato in un mini camper einiziai l'esplorazione di quegliimmensi territori».

La domanda sorge quindispontanea: eri a Yosemite ognifine settimana?

«Mi viene da ridere - prose-gue Alberto - perché non ci so-

PICCOLI SOGNIAMERICANIPer due anniAlbertoGiolittiha diviso il suotempo trala quotidianitàdel computere boschiimmensi. Una«wilderness»a perditad'occhioche poi hariportato a casa

no mai andato per scalare, hosemplicemente salito l'Half Do-me dalla ferrata. Nel mio rap-porto con la montagna ho sem-pre preferito la dimensione de-gli spazi rispetto a quella delladifficoltà o dell'impresa. Lag-giù avevo la possibilità di per-dermi in quei boschi immensi,di camminare per un giorno in-tero senza incontrare anima vi-va, di individuare due punti suuna mappa e trovare il percor-so migliore per unirli. Eranoesperienze molto intime di cuinon conservo alcuna foto an-che perché non andava ancoradi moda il selfie. Mi attirava ladimensione della wilderness e ilcontrasto che c'è con le aree tu-ristiche come Yosemite, LakeTahoe e Mammoth Mountain.Inpoche miglia passi dai sentie-ri più battuti dove ogni 10 mi-nuti incontri un cartello che tispiega quanta strada hai per-corso da quello precedente, azone dove è fondamentale sa-per usare la bussola per orien-tarsi».

VAmerican dream, l'immagi-ne degli Usa come la terra delleopportunità viene associato almondo del business, ma si puòdeclinare anche in relazione altempo libero. D'altrondel'esperienza di Alberto aiuta acapire perché il termineoutdoor sia nato proprio laggiùper riassumere una molteplici-tà di attività di svago in una so-la parola.

«In quegli anni si stava svi-luppando la mountain bikeche ebbi la possibilità di pratica-re molto sulle montagne più vi-cine alla città. Inoltre frequen-tai alcune strutture di arrampi-cata artificiale nel circondariodi San Francisco. All'epoca quida noi ce n'erano giusto un pa-io mentre là erano già organiz-

zate come vere e proprie pale-stre con spogliatoio, docce ebar».È COMUNQUE DIFFICILE che una

Guida alpina per due lunghi an-ni non abbia messo le mani sul-la roccia. Infatti Alberto conce-de un'ultima confidenza.

«In alcune occasioni accom-pagnai qualche collega inesper-to a scalare sulle placche delTioga Pass. Non era certo unambiente severo come Yosemi-te perché c'erano vie attrezza-te con chiodi a pressione in unostile fin più sportivo rispetto aquelle che Piola stava aprendonel massiccio del Bianco. Face-va un certo effetto così vicino altempio dell'arrampicata trad».DOPO AVER RESPIRATO L'ARIA d e i

grandi spazi americani, Alber-to torna a immergersi nell'at-mosfera viziata delle angusteprospettive italiche. Infatti dalì a poco la Olivetti abbandone-rà lo sviluppo delle tecnologiedel web considerate poco stra-tegiche. Invece Alberto nel tem-po libero svilupperà il primo si-to internet italiano dedicato al-la montagna mettendo insie-me le esperienze maturate inUsa con la passione per le Alpi.«QUANDO A CUPERTINO si alzava ilvento sulla baia partiva unoscambio frenetico di email tra icolleghi appassionati di surfper individuare il tratto di co-sta con le onde più belle dove re-carsi nel fine settimana. Noi"vecchi" scialpinisti italiani ciattaccavamo al telefono il ve-nerdì sera per ottenere infor-mazioni preziose sulle condi-zioni della neve da chi era anda-to a sciare nei giorni preceden-ti. Ecco, GulUver.it è la sintesi diquesti due mondi e funzionada 20 anni». Un sogno america-no, con i piedi ben saldi perterra...

I LIBRI DEL MESESirio IzzoL'arte della slacklineVersante Sud

S lacklining,ovvero l'arte

di camminare suuna «slackline»(letteralmente,«linea lasca»)arriva dagli StatiUniti, più

precisamente dallaCalifornia dei primi anni '80.Questo libro è una guidapiena di consigli e trucchi delmestiere per chi vuolepercorrere la strada dellaslackline in tutte le sueforme, dalla trickline allalongline fino alle highline.

Matteo MelchiorreLa via di SchenòrMarsilio Nodi

I atteoI Melchiorre

è uno storicorecalcitrante. Eperdi più lamaschera e lapostura delloStorico sembrano

stargli male addosso,lo sipotrebbe scambiare per ungirovago, un cantastorie - o,come direbbe Dario Fo, un«cacciaballe». In questoserissimo lavoro presenta lavita di due comunità: la cittàdi Feltre, sotto, e gli abitantidel Primiero, sopra: uniti eseparati da un passo, loSchenèr, - descritto, aseconda di chi loattraversava, come «golastupenda» o «orrido abisso».

Marco Albino FerrariII sentiero degli eroiRizzoli

II grande| esploratore Bill

Tilman (vedi inmovimento uscitoa settembre, ndr)si fa paracadutaredagli Alleati sulleDolomiti bellunesi

nell'autunno del 1944. Condue milioni di lire intasca perfinanziare la guerriglia,raggiunge il suo posto dicomando a fianco deipartigiani della brigataGramsci del comandanteBruno. Durante unrastrellamento tedesco sinasconde con 15 partigianisulla parete nord del MonteRamezza, dove rimarrà tregiorni senza mangiare, sottola tormenta e con le vie diuscita bloccate. Quellemontagne diventano unatrappola mortale. Ma Tilmanè nel suo ambiente, e riportatutti a casa.

Marzia VeronaStorie di pascolo vaganteLaterza

C he cosaspinge oggi

una giovanelaureata aintraprendere unavita difficile efaticosa, quale èquella dei pastori?

Le pratiche antichissimedella transumanza e del«pascolo vagante» - con cuisi evita agli animali di vivereal chiuso - hanno qualcosada dire a noi uomini e donnecontemporanei. L'autrice -dopo dieci anni e più diesperienza-ci accompagnaalla scoperta della realtàpoco conosciuta dei pastorinomadi. Raccontando laquotidianità di un mestieresenza tempo e di un mondoinsieme poetico e duro.