II. Le Scienze Della Comunicazione 1

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Le Scienze della Comunicazione I Percorsi della Semiotica - Dal segno al senso Semiotica : scienza che studia la natura dei segni, la loro produzione trasmissione ed interpretazione. Il segno privilegiato è la parola. Padri fondatori sono Pierce e de Saussure. Per de Saussure il segno è sempre socialmente codificato (scrittura, segnali militari,…) ed è fortemente determinato dai caratteri di intenzionalità e artificialità: una sorta di artificio comunicativo che riguarda due esseri umani che decidono deliberatamente di comunicare tra loro. Per Pierce non viene preso in considerazione alcun interprete o soggetto cosciente. Il segno è definito come qualcosa che sta per qualcosa sotto qualche aspetti o capacità. Si rivolge a qualcuno, cioè crea nella mente di quella persona un segno equivalente e questo segno viene detto interpretante del primo segno. In questo modo il segno diventa representamen, cioè espressione dell’oggetto. L’interpretante non è l’interprete. L’interprete è colui che coglie il legame tra segno e oggetto, l’interpretante è un secondo segno che evidenzia in che senso si può dire che un certo segno si riferisce a un dato oggetto. A seconda che il rapporto dei segni con i loro referenti sia di contiguità, di similarità o di tipo convenzionale, Pierce distringue tra: - indice: in esso il rapporto è di natura fisica (sintomo di una malattia); - icona: sostituisce, per la sua somiglianza, l’oggetto (fotografia, disegno); - simbolo: è un segno che si riferisce all’Oggetto che esso denota in virtù di una legge, di solito un’associazione di idee generali, che opera in modo che il Simbolo sia interpretato come riferentesi a quell’Oggetto. Tutte le parole, frasi, libri, e altri segni convenzionali sono Simboli - Ecole de Paris (Greimas) Insieme ai suoi collaboratori presso l’école de Paris riuniti in un gruppo di ricerche pone l’accento sui meccanismi di generazione di senso privilegiando i processi di significazione. Il percorso generativo è la realizzazione di questi processo. Greimas propone una distinzione tra il livello semiotico profondo e quello superficiale del discorso. Il livello profondo si può suddividere in strutture logico-semantiche e semio-narrative che si articolano in una componente sintattica e una semantica. A livello semio narrativo le unità semantiche minimali si relazionano in una dimensione oppositiva: da tale relazione si costituisce il QUADRATO SEMIOTICO che costituisce la natura elementare della significazione. Un aspetto importante è costituito dallo SCHEMA NARRATIVO. L’ATTO PRAGMATICO si costituisce di manipolazione, competenza, performanza e sanzione. In questa prospettiva la comunicazione non è intesa come fare informativo ma come atto. Nell’analisi dell’atto pragmatico è importante non dimenticare una delle opposizione fondamentali nel pensiero di Greimas: quella tra ASSIOLOGIA (sistemi di valori) e IDEOLOGIA (quei valori assunti dai soggetti e divenute finalità da raggiungere. Il discorso per Greimas è cio che è enunciato. Una delle più grandi innovazione della semiotica greimasiana è nell’introduzione del testo. Le procedure di testualizzazione

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Le Scienze della ComunicazioneI Percorsi della Semiotica

- Dal segno al sensoSemiotica: scienza che studia la natura dei segni, la loro produzione trasmissione ed interpretazione. Il segno privilegiato è la parola. Padri fondatori sono Pierce e de Saussure.Per de Saussure il segno è sempre socialmente codificato (scrittura, segnali militari,…) ed è fortemente determinato dai caratteri di intenzionalità e artificialità: una sorta di artificio comunicativo che riguarda due esseri umani che decidono deliberatamente di comunicare tra loro. Per Pierce non viene preso in considerazione alcun interprete o soggetto cosciente. Il segno è definito come qualcosa che sta per qualcosa sotto qualche aspetti o capacità. Si rivolge a qualcuno, cioè crea nella mente di quella persona un segno equivalente e questo segno viene detto interpretante del primo segno. In questo modo il segno diventa representamen, cioè espressione dell’oggetto.

L’interpretante non è l’interprete. L’interprete è colui che coglie il legame tra segno e oggetto, l’interpretante è un secondo segno che evidenzia in che senso si può dire che un certo segno si

riferisce a un dato oggetto. A seconda che il rapporto dei segni con i loro referenti sia di contiguità, di similarità o di tipo convenzionale, Pierce distringue tra: - indice: in esso il rapporto è di natura fisica (sintomo di una malattia); - icona: sostituisce, per la sua somiglianza, l’oggetto (fotografia, disegno); - simbolo: è un segno che si riferisce all’Oggetto che esso denota in virtù di una legge, di solito un’associazione di idee generali, che opera in modo che il Simbolo sia interpretato come riferentesi a quell’Oggetto. Tutte le parole, frasi, libri, e altri segni convenzionali sono Simboli

- Ecole de Paris (Greimas)Insieme ai suoi collaboratori presso l’école de Paris riuniti in un gruppo di ricerche pone l’accento sui meccanismi di generazione di senso privilegiando i processi di significazione. Il percorso generativo è la realizzazione di questi processo. Greimas propone una distinzione tra il livello semiotico profondo e quello superficiale del discorso. Il livello profondo si può suddividere in strutture logico-semantiche e semio-narrative che si articolano in una componente sintattica e una semantica. A livello semio narrativo le unità semantiche minimali si relazionano in una dimensione oppositiva: da tale relazione si costituisce il QUADRATO SEMIOTICO che costituisce la natura elementare della significazione. Un aspetto importante è costituito dallo SCHEMA NARRATIVO. L’ATTO PRAGMATICO si costituisce di manipolazione, competenza, performanza e sanzione. In questa prospettiva la comunicazione non è intesa come fare informativo ma come atto. Nell’analisi dell’atto pragmatico è importante non dimenticare una delle opposizione fondamentali nel pensiero di Greimas: quella tra ASSIOLOGIA (sistemi di valori) e IDEOLOGIA (quei valori assunti dai soggetti e divenute finalità da raggiungere. Il discorso per Greimas è cio che è enunciato. Una delle più grandi innovazione della semiotica greimasiana è nell’introduzione del testo. Le procedure di testualizzazione producono un unità comunicativa compiuta e manifesta. L’irruzione della nozione di testo ha favorito la nascita del modello semiotico-testuale. Il passaggio da una semiologia della comunicazione a una semiotica della significazione ha condotto alla rielaborazione di concetti inizialmente distanti dalla prospettiva semiotica, come quello di enunciazione. Ritorna il grande tema della ricezione. In questo quadro Eco elabora la teoria della COOPERAZIONE INTERPRETATIVA. Egli afferma che ogni testo richiede la cooperazione del lettore come propria condizione di attualizzazione. Un testo è un prodotto la cui sorte interpretativa deve far parte del proprio meccanismo generativo. Gli ultimi sviluppi della semiotica hanno contribuito all’elaborazione di modelli più idonei all’interpretazione e all’analisi della cultura di massa.

- Interconnessioni La semiotica ha interagito con molte altre discipline e scuole. Le culture sono studiate come testi e i subsistemi di stile vengono indagati con gli strumenti della semiotica. Ma la semiotica è ormai effricacemente usata anche nell’analisi delle dinamiche di consumo, negli studi di marketing…

Stuart Hall ritiene che l’attività di lettura rifletta le condizioni materiali e sociali dei lettori eche dunque esista una qualche limitazione della libertà del processo di decodifica. Le tre letture possibili proposte da Hall richiamano il tema della DECODIFICA ABERRANTE che Umberto Eco elaborò già nel 1965. Egli ritiene che possa darsi decodifica aberrante in quattro diverse modalità: 1. Incomprensione o rifiuto del messaggio per assenza di codice (il messaggio è segnale fisico non decodificato o "rumore")2. Incomprensione del messaggio per disparità di codici (il codice dell’emittente non è ben compreso daldestinatario)3. Incomprensione del messaggio per interferenze circostanziali (il codice dell’emittente è compreso daldestinatario ma è modellato sul proprio "orizzonte di attesa")4. Incomprensione per delegittimazione dell’emittente (il codice dell’emittente è compreso dal destinatario ma il senso viene stravolto per motivi ideologici)Guerriglia semiologica: decodifica intenzionalmente divergente.Sullo stesso tema, nel 1980, Stuart Hall elabora il modello ENCODING/DECODING.Hall individua tre modalità diverse di decodifica:- La lettura preferita. Quando il destinatario decodifica il messaggio nei termini esatti in cui è stato codificato. L’audience è passiva.- La lettura negoziata. Quando il destinatario accetta il codice dominante ma elabora le proprie definizioni.L’audience appare dotata di un alto livello di “attività”.- La lettura oppositiva. Quando il destinatario comprende la lettura preferita attivata dall’emittente maridefinisce il messaggio in un contesto alternativo. Anche in questo caso si ha un audience attiva.

La ricerca psicologica e sociologica

- psicologia e cognitivismo Del processo comunicativo l’interesse della psicologia e della sociologia è rivolto a quelle condizioni che, nell’organizzazione e nello scambio dei messaggi, possiamo definire situazionali o esterne.La psicologia e psicologia sociale analizzano, infatti, gli elementi generali dei processi comunicativi concentrandosi sulle loro implicazioni per l’individuo. Un rilievo particolare alle problematiche comunicative, nell’ambito della psicologia, è stato attribuito dal movimento cognitivista; gran parte delle sue elaborazioni teoriche hanno infatti contribuito a valorizzare il ruolo della comunicazione nella formazione della personalità, nella determinazione della condotta umana e nello svolgimento dei processi mentali e delle esperienze interiori.Il cognitivismo ha focalizzato i principali filoni di ricerca sulla percezione, l’attenzione, la memoria, il ragionamento (problem solving) e soprattutto il linguaggio, avvalendosi dell’influsso di altre discipline. Ad es. le influenze della teoria dell’informazione e della cibernetica forniscono al tradizionale impianto psicologico un modello dell’organismo umano come sistema complesso assimilando la mente umana ad un sistema comunicativo informazionale: la struttura psichica agisce come una elaboratrice attiva delle informazioni che giungono dagli organi sensoriali rilevando potenti analogie con l’azione dei servomeccanismi di tipo cibernetico.

- l’indagine sociologicaUna prima differenza fra l’approccio psicologico e quello sociologico potrebbe essere individuata attraverso un criterio quantitativo: la psicologia si occuperebbe dei problemi comunicativi del singolo individuo e la sociologia, invece, dei problemi della comunicazione di massa e dei suoi strumenti privilegiati rappresentati dai mass media.Tuttavia bisogna premettere che molti dei contributi più interessanti nello studio della comunicazione, in contesti microsociali provengono dagli ambiti della psicologia.Una suddivisione è quella che attribuisce alla sociologia l’analisi dei sistemi comunicativi nel loro complesso e delle loro funzioni all’interno della società. Anche quest’ambito è condotto a subordinare le componenti prettamente comunicative alle condizioni esterne entro cui il processo si svolge. Sono quindi, ancora una volta, le condizioni esterne al soggetto ad assumere rilievo e valore di punto di riferimento nell’analisi della comunicazione.

Ma anche perché i fenomeni comunicativi vengono indagati nella loro peculiarità, è sempre possibile avvertire la presenza di una profonda frattura che impedisce di legare compiutamente i costrutti tematici della teoria sociale ai molteplici risultati empirici ottenuti dalla communication research.Da una parte abbiamo una solida tradizione che ha più volte tentato di unire la comunicazione tra i fenomeni sociali rilevanti, producendo risultati tesi alla valorizzazione degli spunti offerti dall’ interazionismo simbolico e alla definizione di uno specifico concetto di comunicazione sociale.Dall’altra parte, le analisi empiriche hanno prediletto nella ricerca di referenti teorici quel miscuglio stimolante offerto in prevalenza da altri settori disciplinari, come la teoria matematica dell’informazione su tutti. Non sempre però la presenza di obiettivi pratici nella ricerca ha automaticamente comportato superficialità teorica o scarsa problematizzazione dei fenomeni indagati. Anzi esiste un nutrito gruppo di lavori empirici che può essere preposto come patrimonio fondativo di una specifica scienza comunicativa, al di fuori di ogni singola rivendicazione disciplinare.Anzitutto gli studi di Lasswell, il cui primo tentativo di analisi delle tecniche di persuasione risale al 1927; fu lui ad adoperare per primo una tecnica di rilevazione che ha avuto larga fortuna nella communication research con la denominazione di analisi del contenuto. Tra gli altri padri fondatori delle discipline comunicative, può essere citato Carl Hovland che affrontò i problemi legati alla comunicazione e alla persuasione durante la seconda guerra mondiale, nel corso di un programma sperimentale circa gli effetti del materiale propagandistico sul morale delle truppe impiegate nel Pacifico.La ricerca che più di ogni altra ha influenzato il cammino della communication research è senza dubbio quella sull’influenza personale nelle comunicazioni di massa condotta da Lazarsfeld. Con questo lavoro la sociologia delle comunicazioni di massa raggiunge uno stadio di maturità.Le categorie ed i metodi di indagine diventano propriamente sociologici: i ricercatori utilizzano l’intervista con un questionario somministrato in contesti sociali reali e spiegano variabili di tipo demografico o socioeconomico anziché puntare sulle predisposizioni soggettive.I risultati principali possono essere condensati nella scoperta del flusso di comunicazione a due stadi e nella valorizzazione degli opinion leader all’interno del processo comunicativo.Fino agli anni ’70 l’impegno maggiore, sotto il profilo della ricerca, ha continuato ad esercitarsi nel mettere alla prova l’efficacia dei media nella società. Da circa un ventennio ha preso l’avvio un’onda lunga che ha condotto ad ampie rivalutazioni del potere dei media. In quest’atmosfera sono maturate alcune teorie ecologiche dell’influenza dei media, teorie secondo cui essi (i media) plasmerebbero l’ambiente cognitivo e simbolico nel quale vive l’individuo.Tra teorie queste, c’è l’agenda setting e la spirale del silenzio. L’agenda setting è la teoria delle comunicazioni che ipotizza la possibile influenza dei mass media sull’audience in base ai contenuti tematici (agenda) e le modalità con cui i media delimitano il campo di pertinenza entro cui i temi stessi vanno trattati (setting).La teoria dell’agenda setting interessa la selezione delle tematiche da trasformare in informazione, cioè l’agenda dei fruitori è influenzata dall’agenda dei media. I temi ritenuti rilevanti dagli emittenti saranno ritenuti tali anche dall’audience.La teoria della spirale del silenzio nasce per spiegare come una posizione minoritaria possa diventare maggioritaria se investita dall’attenzione dei media, cioè che i media (soprattutto la televisione), possono avere un notevole effetto di persuasione sui riceventi e quindi più in generale sull'opinione pubblica. La tesi centrale della spirale del silenzio è che il costante e contemporaneo afflusso di notizie da parte dei media può, col passare del tempo, causare un'incapacità nel pubblico di selezionare e comprendere i processi di percezione e di influenza dei media; in questo modo verrebbe a formarsi la cosiddetta spirale del silenzio. In questa situazione la persona singola ha il timore costante di essere una minoranza rispetto all'opinione pubblica generale. Per non rimanere isolata, la persona anche se con un'idea diversa rispetto alla massa non la mostra e cerca di conformarsi con il resto dell'opinione generale.Per quanto concerne i settori di indagine che vengono affrontati con più regolarità dalla communication research, essi riguardano l’influenza dei diversi gruppi sociali, le attività degli emittenti e le modalità di ricezione dei destinatari.In conclusione si può affermare che la prevalenza negli studi degli aspetti organizzativi e strutturali dei messaggi, sottolinea l’uguaglianza dei messaggi ad un insieme di oggetti che, come accade per altri beni di consumo, vengono scambiati o diffusi, completando quel processo di ridimensionamento del contenuto avvertibile già nei settori storici dell’analisi comunicativa.

- cibernetica e teoria dell’informazioneIl termine cibernetica è stato inventato nel secondo dopoguerra per definire un vasto ambito scientifico, tanto nuovo da sfiorare l’eresia. Com’è noto nell’impostazione classica delle scienze esatte, una volta che sia noto il complesso delle cause agenti, è possibile determinare teoricamente e continuamente il futuro del sistema.La cibernetica ha invece per oggetto azioni volontarie nelle quali si presenta una situazione opposta: dalla conoscenza del futuro si deve dedurre il presente. I fenomeni investigati dalla fisica, seguono l’andamento più probabile fra quelli possibili, invece quelli derivanti da un’azione volontaria devono seguire un andamento predisposto che, essendo specializzato, è improbabile.In quest’ottica assume particolare valore il ciclo di restituzione della risposta, teso ad adeguare la situazione attuale allo scopo prefisso, di fronte al mutamento delle condizioni ambientali nel corso dell’azione.Mentre il diagramma logico di un’azione non cibernetica consiste in una semplice linea che collega l’intenzione al risultato, il ricorso alla logica del continuo confronto del risultato con le intenzioni può essere raffigurato come un andamento ciclico, in cui il risultato è restituito all’entrata e contribuisce a rideterminare il flusso degli ordini.Questo aspetto è stato sovente sottovalutato, in quanto si è preferito interpretare il flusso comunicativo come un congegno lineare in cui la funzione di ingresso è legata linearmente a quella di uscita.Si deve quindi arrivare oltre le soglie del nostro secolo per incontrare un nuovo stile di riflessione, emancipato dalle impostazioni logico-filosofiche e orientato ad immaginare un processo comunicativo come sistema formale e autonomo.Le impasses del neopositivismo logico, la crisi intervenuta nel pensiero di Wittgenstein, l’emancipazione della linguistica di de Saussure, i contributi di analisi teorica e di ricerca empirica forniti dalle scienze umane, sono solidi mattoni del profondo rivolgimento che nell’arco di questi cento anni ha liberato l’ambito della comunicazione dalle ipotetiche filosofico-linguistiche fondandolo come autonomo oggetto di indagine.

Capitolo Terzo – La comunicazione indefinita

L’eccedenza delle definizioni

- processo comunicativo e approcci tassonomiciVi è un enorme disagio nel definire, cioè rinchiudere e fissare, un oggetto che si muove continuamente. Quella che si trova così a disposizione degli studi e delle ricerche è una vasta e poco ordinata pluralità di definizioni che rischia di generare paradigmi incoerenti e metodologie confuse. Per questo è utile individuare quei grappoli di definizioni che consentono almeno di rendere chiari i referenti culturali.Per offrire una vaga idea della complessità del panorama, basti considerare come gli studiosi statunitensi Dance e Larson abbiano potuto fornire un esame dettagliato di ben 126 definizioni del termine comunicazione, sottolineando differenze anche sostanziali ma concordando cmq solo sul fatto che la comunicazione si presenta essenzialmente come un proceso.Due considerazioni restano ancora da fare prima di passare in rassegna le definizioni possibili: anzitutto il raggio di variabilità e la reciproca distanza tra i singoli punti di vista rimane amplissima nonostante l’introduzione di qualsiasi spartiacque. In secondo luogo, la comodità tassonomica offerta da una eventuale divisione del campo in due parti si rivela poca cosa nel momento in cui debba venir adoperata per sancire un pluralismo radicale.

- La Comunicazione come Trasferimento di risorse:Trasferimento di una proprietà, di una risorsa o di uno stato da un soggetto ad un altro.Grazie alla presumibile meccanicità del processo trasmissivo, gli studiosi di semiologia e di cibernetica trovano di estrema utilità una definizione come questa perché essa de-contestualizza la comunicazione, almeno rispetto alle sue caratteristiche propriamente umane e sociali, rendendo così molto meno complicata la costruzione di modelli generali e l’individuazione degli elementi di un processo comunicativo astrattoCharles Morris include tra i soggetti anche quelli inanimati, portando l’esempio del radiatore che comunica calore all’ambiente.

In questa comunicazione omnibus rientrano aspetti del mondo fisico come di quello sociale, circostanze umane e non umane, ambiti microsociali e grandi sistemi: possiamo quindi considerarla come un frame, una definizione-quadro che costituisce la più verosimile premessa per tutte le interpretazioni in chiave informazionale.

-La Comunicazione come Influenza:Comportamento di un essere vivente che ne influenza un altro (conseguenze) oppure qualunque emissione di un segnale da parte di un organismo che ne influenza un altro.Con questa seconda definizione si aggiunge un elemento importante che ne restringe l’ambito di pertinenza: al semplice trasferimento di risorse, si deve accompagnare una modificazione osservabile nell’elemento destinatario come conseguenza del rapporto comunicativo.Il processo non è più uno stato di equilibrio ma introduce un elemento di variabilità nella finalizzazione dell’atto comunicativo. Tra i due comunicanti si stabilisce una relazione articolata per cui l’uno può modificare l’altro senza modificare se stesso. Il ricorso al termine comportamento conferma un’impronta depositata nel carattere empirico e non mentale dell’influenza. Il modello di attività comunicativa sottinteso dalle due definizioni enunciate, non si discosta dal paradigma informazionale, anzi rende chiaramente leggibile l’assimilazione dell’attività comunicativa al classico schema psicologico denominato stimolo/risposta.

-La Comunicazione come Scambio di valori:Scambio di valori sociali, condotto secondo determinate regole. Questa concezione è stata elaborata nell’ambito dello strutturalismo e la sua formulazione più nota è quella proposta da Levi-Strauss, che si ispira alla linguistica strutturalista di Jakobson. Per l’antropologo francese le regolarità delle società umane non vanno cercate in ciò che le varie culture possiedono in comune, ma nella sistematicità delle relazioni fra le loro differenze. In termini epistemologici, cioè, le vere costanti non stanno nelle generiche analogie ma nella invarianza celata nelle relazioni intercorrenti fra le variabili. In qst modo lo studioso francese individua alcune “costanti culturali” che egli chiama “strutture dello spirito umano”. L’analogia di metodo e di oggetto fra antropologia e linguistica riveste un’importanza particolare anche nella definizione del ruolo della comunicazione all’interno della società; anzi le società non sono altro che insiemi di individui messi in comunicazione attraverso vari aspetti della cultura che in tal modo costituiscono un insieme di operazioni volte ad attivare, fra gruppi ed individui, un tipo di comunicazione strutturalmente analogo al linguaggio. Gli uomini dunque non comunicano solo attraverso il sistema linguistico ma anche mediante sistemi tutt’altro che verbali della cultura i quali funzionano esattamente come sistemi simbolici.

-La Comunicazione come Trasmissione:Trasferimento di informazioni da un soggetto ad un altro per mezzo di veicoli di varia natura. (Si trasmettono informazioni al posto di risorse).Il modello comunicativo sotteso da questa definizione basilare costituisce il fondamento sul quale è stata edificata la teoria dell’informazione. L’essenzialità del modello lo apparenta al trasferimento di risorse già citato e, certamente, ne ricalca sia la natura generica che la generosità nel volersi applicare ad una estesa pluralità di contesti.Ma un esame, anche solo lessicale, rivela immediatamente due differenze sostanziali. La prima consiste nella sostituzione delle risorse con l’informazione e la seconda riguarda l’accenno ai veicoli di varia natura che evocano subito la comunicazione mediata attraverso i supporti tecnologici.La teoria matematica consente di misurare la riduzione di incertezza determinata da un segnale e di predisporre, entro determinati limiti, le opportune contromisure per migliorare l’efficacia del messaggio.Limitando la sostanza della comunicazione alla trasmissione di un messaggio da un soggetto all’altro, il procedimento comunicativo subisce una notevole semplificazione e ciò consente da un lato di controllare più efficacemente il funzionamento e prevederne l’esito e, dall’altro, di garantire una vasta generalizzabilità del paradigma, la forza del quale risiede proprio nella sua applicabilità ad una variegata serie di contesti, del mondo fisico come di quello sociale, umano e meccanico.

Il rischio di una generalizzazione del tutto inadeguata è stato corretto da una progressiva messa a fuoco sulla funzione dell’elemento codice. È proprio la restrizione del campo semantico dell’informazione, prodotta dall’introduzione delle nozioni di codice e di insieme testuale, operata dalla semiotica, che ha consentito una parziale emancipazione dalla severa ipoteca ingegneristica.Un ulteriore contributo alla destrutturazione dello schema è venuto dalla crescente desuetudine verso il modello psicologico-comportamentista stimolo/risposta, che forniva la chiave implicita per l’estensione della lettura cibernetica della comunicazione al contesto umano e sociale.Gli elementi comunicativi non sono sempre dati, anzi accade che siano costruiti e continuamente ridefiniti nell’ambito dei concreti contesti comunicativi.Non è dunque tanto il tipo di fenomeno considerato a stabilire un’articolazione interna del concetto di comunicazione, quanto la complessità dei codici e dei sotto-codici implicati nell’elaborazione e nell’interpretazione del messaggio.

La comunicazione sociale

-La Comunicazione come Condivisione:Condivisione fra due o più soggetti di un medesimo significato.Questa definizione segna uno scarto netto con le precedenti, in quanto con l’introduzione del concetto di condivisione si passa dalla considerazione del procedimento, cioè dell’agire comunicativo come agire motivato da strutture e circostanze, alla tensione verso il suo risultato, cioè all’agire dotato di senso.Nell’interazione sociale, i soggetti possono scambiare un’enorme quantità di messaggi senza dover attribuire all’informazione emessa gli stessi significati, pur generando forme interattive egualmente efficaci.

-La Comunicazione come Relazione Sociale:Formazione di un’unità sociale a partire da individui singoli, mediante l’uso di un linguaggio o di segni.Quest’ultima definizione rende ancor più difficilmente valicabili le condizioni poste affinché possa darsi comunicazione e risulta ancor meno comprensiva di quella precedente.Essa aggiunge alla condivisione di un significato la comunione di modelli comportamentali e stili di vita, basata su insiemi di regole risolvendo, quindi, l’astrattezza dei modelli informazionali nella concretezza di una visione sociale e antropologica.Lungo questa dimensione si colloca l’area fenomenica compresa nella denominazione di comunicazione sociale che viene estesa fino a comprendere tutti i processi comunicativi che non sono riconducibili all’ambito egemonizzato dal mass media system.Una definizione concisa è stata fornita da Enrico Mascilli Migliorini: “la comunicazione sociale è l’elemento fondamentale di tutto il processo di rapporti sociali, diretti o indiretti, che comprendono una dinamica effettiva di informazione”.Verso questa direzione dovrebbe essere indirizzata l’elaborazione di una teoria soddisfacente della comunicazione sociale, che invece è spesso usata in versioni volgarizzate che rendono imprecisi i contorni.In tal senso, il primo elemento essenziale del rapporto comunicativo diventa la formazione del pensiero, cioè la capacità di comunicare innanzitutto con se stessi, mentre il secondo elemento della comunicazione sociale è il contatto umano.Ad alcuni studiosi sembra sostenibile una considerazione paradossale, cioè che la comunicazione si trovi oggi in una fase di declino anziché di rigoglioso sviluppo. Lo sviluppo degli studi mediologici, infatti, tradisce la vocazione pragmatista che lascia intatto il problema della comunicazione umana.Questo versante dell’approccio concettuale al problema della comunicazione rivela un terreno problematico tanto importante quanto disertato.La correlazione intuitiva tra comunicazione e comunità diventa in questo senso più suggestiva di molte definizioni scolastiche perché allude alla socializzazione. È più che legittimo attendersi una migliore precisazione del concetto di comunicazione sociale che sappia risalire alle certezze più intuitive e fondanti.Per fare un esempio è opportuno che la capacità comunicativa dell’uomo sia indagata e compresa in quanto azione umana promossa da un bisogno radicale che è quello comunicativo. Se tale bisogno non fosse così forte non potremmo spiegarci l’exploit della comunicazione in forma di struttura e industria sempre più diffusa e penetrante.

Informare o comunicare?

- dalle definizioni ai paradigmiNella sistemazione teorica esistono possibili scansioni che dividono il campo intorno al alcuni nodi problematici. La più evidente è quella che ha sedimentato i due macroparadigmi informazionale e relazionale.Edward Sapir aveva stabilito una calzante distinzione tra modalità esplicite e modalità implicite della comunicazione. In una versione ripresa da Brownell i due poli sono stati ribattezzati dando luogo ad una differenziazione tra comunicazione diretta e comunicazione indiretta. Quest’ultima viene definita come un processo nel quale un qualcosa convertito in simboli viene trasferito da una persona all’altra, mentre la prima è una funzione dell’ identificazione reciproca fra le persone.Una visione in cui l’essere umano appare come un soggetto il quale più che agire in piena autonomia, è egli stesso agito dalla struttura sociale. Sotto questo profilo possiamo accomunare la pretesa di misurare le culture primitive con il metro della razionalità occidentale.Il secondo gruppo di definizioni è, invece, fortemente fondato sulla metafora del legame e sembra proteso a mettere in evidenza le sue caratteristiche di elemento fondativo della società.Vediamo, ora le differenze fra le due versioni paradigmatiche:Paradigma Informazionale RelazionaleConcezione Specifica GenericaLocuzione Monologica DialogicaMessaggio Esternazione di Costruzione strutture universali interpersonaleDimensione Bio-naturale CulturaleModalità Scambio di informazione Costruzione di sensoPer rendere più evidente l’asse principale dove collocare i punti di attrito più significativi, è opportuno un altro schema che racchiude l’opposizione entro quattro variabili comunicative.Seguiamo dunque lo schema: Paradigma informazionale Paradigma relazionaleAspetti dell’atto comunicativoModalità comunicativa Informazione DiscorsoConnessione del rapporto Morfologica FunzionaleRuolo del soggetto Passivo AttivoStruttura del messaggio e codice Isomorfica ErmeneuticaIl primo elemento, cioè la modalità comunicativa è chiara. Il secondo elemento riprende la definizione di connessione funzionale, quella in base a cui ogni soggetto comunicante mette in relazione, attraverso i propri codici psichici, i segni comunicabili(significanti) con le esperienze generali (significati) la connessione morfologica è quella mediante cui si attua l’adattamento reciproco tra messaggio e canale che rende agevole la trasmissione e più chiara l’interpretazione. Il terzo elemento riguarda il ruolo del soggetto nella comunicazione. Il carattere monologico relega il ricevente ad un ruolo rigido e lo costringe a recepire il messaggio formulato dall’emittente.Infine, il quarto elemento, riguarda la struttura del messaggio, dove per la trasmissione del messaggio, esso ha bisogno nell’ottica cibernetica, di codici e di pratiche comunicative univoche.

Capitolo Quarto – Struttura e fenomenologia della comunicazione

La comunicazione elementare

- utilità e limiti dei modelli comunicativiLa ricerca sulla comunicazione è stata sostenuta dall’elaborazione di schemi e modelli dei processi comunicativi. L’utilità del riferimento ai modelli e la loro capacità di verificare le costruzioni teoriche, non sono valutabili sempre allo stesso modo. Nelle scienze sociali, ad esempio, non è possibile produrre modelli che siano precise repliche degli asserti teorici, in grado di determinare una puntuale verifica. È per questo che si parla non di modelli di teorie ma di modelli di fenomeni, che indica invece le ricostruzioni mentali del fenomeno al fine di formulare previsioni sul suo andamento.

Il ricorso a schemi e modelli, per quanto approssimativi, consente di descrivere con maggiore penetrazione analitica quei processi sociali implicati nell’agire comunicativo.

- la ricerca degli elementi costitutiviLa definizione degli elementi costitutivi è senza dubbio la prima operazione utile a delimitare un ambito di osservazione. Gli elementi devono essere usati quale piattaforma comune per la definizione di qualunque processo comunicativo.Lasswell ha fornito uno schema descrittivo dell’atto comunicativo molto semplice e allo stesso tempo di grande utilità pratica.Il suo approccio, in cinque punti all’analisi dei media, afferma che un modo appropriato per descrivere un atto di comunicazione è rispondere alle seguenti domande: 1) Chi dice -> analisi degli emittenti2) Che cosa -> analisi del contenuto dei messaggi (content analysis)3) Attraverso quale canale -> analisi dei mezzi tecnici4) A chi -> analisi dell’audience5) Con quale effetto -> studio degli effetti della comunicazioneNell’impostazione di Lasswell risulta assente la nozione di feedback, un’assenza che rende implicita la convinzione secondo cui la parte attiva appartiene esclusivamente al comunicatore e la parte passiva al pubblico.Un’ultima assenza rilevante è quella del contesto (sociale, economico, politico, culturale, ecc.) nel quale la comunicazione si svolge, confermando l’isolamento dei ruoli nel processo che appaiono lontani dai rapporti sociali e culturali entro i quali debbono essere interpretati.Mc Quail ha rinnovato la versione di Lasswell nel seguente modo: 1) Chi comunica con chi? emittenti e riceventi2) Perché si comunica? funzioni e scopi3) Come avviene la comunicazione? canali, linguaggi e codici4) Su quali temi? contenuti, oggetti di riferimento, tipi di informazione5) Quali sono le conseguenze delle comunicazione? intenzionali e noUn ulteriore schema riassuntivo è stato elaborato da Hymes che propone di raggruppare gli elementi singoli in otto categorie articolate, le cui definizioni danno luogo all’acronimo speaking (parlante):- setting: le circostanze dell’atto comunicativo;- partecipants: gli individui coinvolti;- ends: gli obiettivi da raggiungere;- art characteristics: le forme ed i contenuti dello scambio comunicativo;- key: il modo in cui l’atto è compiuto;- instruments: il canale e il codice;- norms of interaction and of interpretation: i comportamenti che accompagnano le performances linguistiche e le regole condivise per l’analisi delle strutture dell’interazione;- genres: le categorie degli atti comunicativi.In questa cornice statica, gli elementi indispensabili si riducono a quattro. C’è bisogno di una coppia di attori da suddividere in emittente e ricevente, di un contenuto da sottoporre all’attenzione, cioè il messaggio e di un medium attraverso il quale incontrarsi e cioè il canale.

- La fonteLa fonte o emittente, può essere definita come un individuo, un gruppo o un’istituzione che produce un messaggio. La separazione tra emittente e ricevente finisce per attribuire al primo una specifica intenzionalità, ponendolo nella posizione di starter e per confinare il secondo nel ruolo di semplice meta dell’atto comunicativo.Il primo problema che si presenta ad una fonte è quello di tradurre in un messaggio le idee, i sentimenti o le informazioni che intende comunicare: cioè essa deve proporre i suoi contenuti sotto forma di idea trasmissibile e si trova, quindi, nella necessità di ricorrere ad una codificazione in segni comprensibili. Però queste semplici enunciazioni presentano alcuni problemi di rilievo, tra cui quello dell’intenzionalità del messaggio e quello dei livelli di efficacia che ne deriva.

- Il messaggioÈ possibile indicare con messaggio tutto quello che costituisce l’oggetto di scambio in una comunicazione. Lo studio delle comunicazioni di massa postula che l’intero sistema di un messaggio è realmente comprensibile solo nel complesso degli elementi che sono collegati ed interagiscono nel processo comunicativo.Da notare che il messaggio può essere alterato per diversi fattori come ad esempio il disturbo o il rumore che influenzano la percezione del significato. Quindi un messaggio ricevuto può essere molto diverso da quello inviato.

- Il canaleIl canale è il mezzo fisico attraverso il quale si svolge l’atto comunicativo. In altre parole esso costituisce il veicolo di attraverso il quale i messaggi sono trasmessi nella sfera sociale.

- Il codiceIl codice può essere definito come un sistema condiviso per l’organizzazione dei segni. Esso esige che i sistemi di riferimento dei comunicanti coincidano il più possibile, rendendo la codifica operata dal mittente e la decodifica operata dal ricevente il più simile possibile.Bernstein ha distinto i codici in codici ristretti usati in comunità molto unite, come ad esempio la classe lavoratrice dove i membri tendono ad usare un codice linguistico ristretto, cioè povero e conciso e codici elaborati usati in comunità meno legate, come ad esempio la classe sociale media che usa un codice linguistico più elaborato e dettagliato.Anche ai mass media è attribuito l’uso di codici diversi a seconda del contenuto e dello stile richiesto dall’utente. Più in generale possiamo affermare che il codice ha assunto un rilievo particolare nella trasformazione dei modelli comunicativi, consentendo il passaggio dalla comunicazione come trasferimento di informazioni da un sistema all’altro, alla comunicazione come trasformazione di informazioni da un sistema all’altro.

La comunicazione come processo

- Complessità degli schemi e intensità della comunicazioneQuanto più lo schema riassuntivo è semplice e gli elementi costitutivi sono limitati, tante più situazioni comunicative possono esservi comprese. È ovvio, quindi, che il potenziamento della capacità interpretativa degli schemi richieda un aumento della loro complessità. Se per attivare un processo comunicativo sintetico sono necessari pochi elementi primi, la gamma degli elementi universali della comunicazione può diventare ricca nelle situazioni comunicative complesse ed annoverare elementi quali la trasmittente, il rumore del contesto, l’apparato ricevente, l’uso di codici e sottocodici, ecc.Distinguendo gli atti comunicativi a seconda della loro frequenza (intensità diacronica) si possono individuare i seguenti ambiti: - comunicazione discreta, cioè episodica ed occasionale;- comunicazione seriale, cioè abituale;- comunicazione continua, cioè di routine.Segmentando l’estensione del flusso comunicativo a seconda del numero e della qualità dei soggetti coinvolti, si possono distinguere tre tipi di comunicazione e cioè:- extrapersonale che è la forma più generica della comunicazione che ha luogo senza la partecipazione dell’uomo, come ad esempio tra due macchine;- intrapersonale è quella che comprende ciò che avviene all’interno del soggetto, come ad esempio riflessioni su se stessi o sulle relazioni con gli altri o con l’ambiente;- interpersonale che indica qualsiasi modo di comunicazione tra due persone. Essa a sua volta può essere divisa in:a) binaria;b) di gruppo;c) globale

- I Diagrammi di FlussoEsistono vari modelli della comunicazione ed il più semplice è il diagramma di flusso, un modello lineare

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Emittente Messaggio Ricevente

Per quanto concerne l’aspetto teorico il richiamo più diretto è relativo alla teoria dell’ago ipodermico o alla teoria del proiettile magico: la comunicazione di massa possiede un enorme potere di manipolazione sociale. La sua inarrestabile forza di persuasione da un lato e il passivo anonimato del pubblico-massa dall’altro, consentono di inoculare qualsiasi contenuto in qualsiasi corpo sociale. Veniva attribuito ai mezzi di comunicazione di massa un potere incredibilmente grande e pericoloso. Il modello ipodermico in sostanza afferma che esiste un collegamento diretto con effetti potenti ed immediati, tra i mass media ed i destinatari finali dei loro messaggi.Sull’elaborazione di questa concezione dei media hanno pesato numerose influenze come le teorie sul condizionamento e sull’apprendimento di Pavlov – Modello della comunicazione S-IV-R - elaborate all’interno del paradigma comportamentista in cui la chiave dei processi di interazione sociale è considerata la relazione SR (stimoloRisposta). La sigla IV denomina le variabili intervenienti, cioè quei fattori presenti nella situazione comunicativa che favoriscono, ostacolano o modificano la risposta al messaggio-stimolo. Considerato un modello troppo meccanico, semplicistico e primitivo.Uno schema di maggiore fortuna si è rivelato quello sviluppato dagli ingegneri Shannon e Weaver come supporto alla teoria matematica dell’informazione (1949).

La comunicazione viene descritta come un processo lineare e monodirezionale.1. La fonte produce un messaggio o una catena di messaggi - input - che devono essere comunicati.2. Il messaggio è trasformato in segnali da un apparato trasmittente.3. L’apparato ricevente ha la funzione di ricostruire il mex - output - a partire da questi segnali (bit).4. La trasmissione del messaggio può essere disturbata dalla presenza di interferenze (rumore) che riducono o modificano l’intelligibilità del mex. A questo punto la teoria matematica permette di calcolare l’entropia, ovvero la quantità di incertezza, determinabile in bit, che la comparsa di un segnale (l’informazione) risolve, di eliminare gran parte dell’incertezza con l’uso appropriato di codici, e di ridurre le interferenze con la ridondanza ossia con l’intensificazione e reiterazione dei segnali.Manca del tutto il feedback; ruolo ridimensionato del ricevente. Più che occuparsi del percorso comunicativo, scompone la comunicazione in una serie di elementi costitutivi semplici: mittente e destinatario, contesto, canale, codice. Il modello non è context-dependent. Il modello focalizza la sua attenzione più sull’efficienza del processo comunicativo che non verso la sua dinamica. La pecca è la poca rilevanza del contesto. Dall’ambito degli studi semiotici viene introdotto il problema della significazione, cioè il messaggio deve rimane costante lungo tutto il tratto comunicativo ed, inoltre, i codici devono essere comuni sia all’emittente che al destinatario, dando luogo al modello semiotico-informazionale di Eco.Si incrina l’assoluta linearità del modello informazionale ed emergono i problemi legati alla codifica e alla decodifica. Il processo di codifica coinvolge un complesso numero di operazioni emotive e cognitive, più una serie di operazioni tecniche, produttive e commerciali, nel caso delle comunicazioni di massa. Codici digitali (nome, tutto o niente) o analogici (immagine, più o meno). Il sistema analogico è più adatto per comunicare messaggi "di relazione", mentre per il contenuto risulta più adatto il sistema digitale. Per

E R

realizzare concretamente una comunicazione, occorre quindi non soltanto codificare il messaggio in maniera intersoggettivamente comprensibile, ma anche controllare le condizioni circostanti e assumere, entro certi limiti, il punto di vista del destinatario (G.H. Mead: role-taking). Altrettanto decisivo risulta il feedback, ovvero il controllo dell’emittente sulla decodifica del messaggio.Si differenza dai precedenti modelli perché la linearità della trasmissione è vincolata al funzionamento dei fattori semantici introdotti mediante il concetto di codice. Si passa dalla comunicazione come trasferimento di informazione a comunicazione come trasformazione da un sistema all'altro. La nozione di codice acquista rilievo teorico e  come oggetto di ricerca empirica il problema della decodifica. Nella comunicazione di tale modello entra in gioco il grado in cui destinatore e destinatario condividono le competenze relative ai livelli che fondano la significazione del messaggio. I destinatari attuano così un'interpretazione del messaggio. Importanza del Feedback.Ora, quando il destinatario interpreta il messaggio in modo difforme dalle intenzioni del mittente, si parla di decodifica aberrante, ovvero la mancata corrispondenza fra le intenzioni comunicative dell’emittente e quello che effettivamente il destinatario ha compreso. D. A. : L’identificazione del segnale emanato dall’emittente non implica automaticamente la corretta interpretazione del messaggio da parte del ricevente/ Incomprensione o rifiuto del messaggio per assenza di codice (il messaggio è segnale fisico non decodificato o “rumore”)/ Incomprensione per disparità dei codici (il codice dell’emittente non è ben compreso dal destinatario)/ Incomprensione del messaggio per interferenze circostanziali (il codice dell’emittente è compreso dal destinatario ma è modellato sul proprio “orizzonte di attesa”)/ Rifiuto del messaggio per delegittimazione dell’emittente (il codice dell’emittente è compreso dal destinatario ma il senso viene stravolto per motivi ideologici).Un altro modello è quello semiotico testuale che si differenzia dai due precedenti in quanto non pone più al centro del percorso comunicativo il messaggio, ma il testo. Qui è da considerare che i destinatari non ricevono singoli messaggi ma insiemi testuali ed i destinatari non interpretano grazie ai codici ma in base a pratiche testuali del proprio bagaglio culturale. In questo modello è in gioco la competenza culturale.Modello del flusso in un solo momento: elidendo sostanzialmente ruoli intermediari, si evolve però rispetto al modello ipodermico, rilevando i processi selettivi di esposizione, percezione e memorizzazione che intervengono sulla ricezione del messaggio, togliendo implicitamente parte del suo potere alla persuasione operata dai media.Modello del flusso multiplo: sostiene l’esistenza di un numero variabile di collegamenti tra la fonte e i riceventi; la loro definizione dipende dall’intenzione della fonte, dalla natura del messaggio, dalla sua importanza e da numerosi altri fattori.

- la contestualizzazione del processo comunicativoUn interessante ampliamento del modello di Shannon è quello proposto da Schramm (1954). In questo modello si sposta l’attenzione sui soggetti umani e da un modello lineare di trasmissione del messaggio si passa ad un modello circolare. Si evidenzia come nella comunicazione umana i due interlocutori non abbiano funzioni fisse: sono ambedue interpreti, contemporaneamente emittenti e riceventi, impegnati a codificare e decodificare i messaggi.Schramm propone tre modelli di comunicazione. Il primo modello ricalca proprio quello di Shannon mantenendo inalterate le caratteristiche di linearità del processo. Nel secondo modello il segnale si trova nel punto di intersezione dei campi di esperienza che chi codifica e chi decodifica mettono in gioco nella situazione comunicativa. Qui si assiste ad una parziale sovrapposizione della fonte e del destinatario. La nozione di “campo di esperienza” dona maggior attenzione al contesto sociale dove il processo comunicativo si realizza e dà maggior considerazione alla comunicazione di massa. Questa considerazione + ancora più forte nel suo terzo modello. Infine, nel terzo modello si comincia a delineare una struttura semi-circolare del processo comunicativo.

Si comincia a delineare una struttura già chiaramente semi-circolare del processo comunicativo. Il feedback è tuttavia introdotto soltanto mediante la duplicazione del messaggio. Si Evidenzia il Contesto.

Un altro modello particolarmente attento alle caratteristiche della ricezione del messaggio è quello suggerito da Gerbner, il quale ha dato vita alla teoria della coltivazione. Tale teoria studia le conseguenze della televisione sulla popolazione ed essa non ha effetti specifici ed immediati sugli spettatori ma produce un effetto di cumulazione che porta lo spettatore a vivere in un mondo che somiglia a quello mostrato dal teleschermo. La tesi fondamentale della teoria attribuisce al mezzo televisivo la capacità di fornire allo spettatore, dall’infanzia all’età adulta (per questo si parla di coltivazione), una visione del mondo comune e condivisa, operando in tal senso nella direzione di una unificazione della realtà. Attraverso la televisione le istituzioni tradizionali, come la scuola o la religione, avrebbero ottenuto un ruolo secondario nella visione del mondo delle persone, i quali vivono in un mondo televisivo che non coincide con quello reale.

• E rappresenta l’evento percepito• M è il soggetto che percepisce l’evento, un uomo o una macchina, che di fatto “vede” E1

• Ciò che E1 rappresenta dipende da variabili di selezione, di contesto, di disponibilità di informazioni che riguardano M

• Il passo successivo è che M voglia comunicare E1 a qualcun altro• M produce il messaggio SE (statement about event), dove S è la forma ed E il contenuto del nuovo

messaggio• Per trasmettere SE, M si affida a canali – media sui quali ha un limitato potere di controllo• Infine, il messaggio SE dovrà essere percepito da un secondo attore comunicativo, M2 • Così come E era percepito da M come E1, SE sarà percepito da M2 come qualcosa di differente,

chiamato SE1 • Il modello di Gerbner si focalizza sul rapporto tra processi di percezione e trasmissione, personale e

mediale della realtà• A partire dagli scambi relazionali interpersonali si estende ai mezzi di comunicazione di massa• Il verificarsi di qualsiasi fenomeno può costituire l’oggetto di una comunicazione tra

l’osservatore/artefice di quel medesimo fenomeno e uno o più riceventi.

Gerbner (1956): interpone, tra la fonte e il ricevente, una serie di nodi problematici legati alla ricezione edalla decodifica, entrambe influenzate dalle caratteristiche interattive del significato e del contesto sociale.Pone l’accento sulla grande variabilità della percezione rispetto all’evento. Gerbner mette in luce il carattere essenzialmente creativo ed interattivo del processo percettivo, il valore del "contesto" nella lettura dei messaggi e la natura "aperta" della comunicazione umana, sottolineando il rapporto dinamico e interattivo rinvenibile tra forma (S = segnale) e contenuto (E = evento) nel processo comunicativo; la lacuna del suo modello sta forse nel trascurare i problemi relativi alla generazione del significato, poiché la forma, o il codice, del messaggio (S) vengono dati per scontati, cioè semplicemente fatti coincidere con il segnale.

Introduce i primi elementi di negoziazione. Il processo comunicativo parte da un elemento (E), ovvero qualcosa che viene percepito da M (macchina o persona). M deve effettuare una selezione che tenga conto anche del contesto. La percezione viene convertita in un messaggio dotato di forma (S) e di un contenuto (E). A questo punto si colloca la scelta dei canali e dei media. Questo produce un’altra forma di selezione che genera il modo di diffusione dell’informazione (SE1). Si verifica così un’interazione fra la ricezione M2 e il messaggio. Il significato è il frutto di una negoziazione SE1, quindi una delle due possibilità interpretative, non l’unica. L’ultimo stadio del processo è l’interazione fra il ricevente e il messaggio. Ciò che il lettore sa dell’evento è il risultato di una negoziazione. Il modello di Gerbner non dà conto in modo completo al problema del significato e introduce il concetto di negoziazione in maniera elementare.Il modello di Gerbner è un’evoluzione di quello di Shannon e Weaver perché dà un ruolo (seppur non centrale) al significato del messaggio.

Anche il modello di Berlo prende le mosse dalla teoria dell’informazione. La sigla SMCR (Sorgente, Messaggio, Canale, Ricevente) riprende gli elementi dello schema di Shannon ma in più sottolinea l’importanza della cultura e del sistema sociale in cui la comunicazione si svolge. Questo modello suggerisce che alla base di un atto comunicativo riuscito si debba porre l’accordo tra le abilità della fonte e quelle del ricevente, così come la sintonia delle attitudini o dei valori sociali.

Chomsky: trascura le condizioni pratiche nelle quali avviene la comunicazione e, soprattutto, tende a minimizzare il ruolo del ricevente, appiattito su quello dell’emittente in virtù dell’omologia strutturale della loro relazione linguistica. Ne risulta una drastica sottovalutazione dell’agire empirico context-dependent.

Brown e Fraser: hanno individuato tre categorie per indicare le principali caratteristiche che definiscono una situazione: ambiente, partecipante e scopo.

Un altro modello della comunicazione è quello di Slama Cazacu dove viene illustrata l’influenza dei contesti come sistemi di riferimento per i componenti dell’azione comunicativa. Gli influssi del contesto sono tanti che in certe condizioni è utile ritenere che siano essi stessi a generare la comunicazione molto più che la volontà della fonte, la quale assume maggiore importanza nei contesti fortemente formalizzati o poveri di scambio sociale.

- Contesti sociali e contesti psicologiciCon la concezione triangolare proposta da Newcomb, Teoria degli atti comunicativi, si affaccia, nella teoria della comunicazione, la ricerca psicologica. In questo modello vi è l’evoluzione in senso circolare della struttura troppo lineare dei modelli classici. Partendo dalla constatazione che la tendenza all’equilibrio è una caratteristica dei rapporti fra le persone, ne deduce che la comunicazione interpersonale è destinata a rinforzare gli orientamenti simili tra i soggetti. Questo modello introduce per primo la situazione (o contesto sociale) dentro cui avviene lo scambio comunicativo (X). Il rapporto fra i due comunicanti A e B è concepito come scambio ed è bi-direzionale.

Nel modello di Wesley e McLean agli elementi, presenti nel modello di Newcomb, A (soggetto comunicante), B (partner comunicativo) e X (qualsiasi evento o oggetto nell’ambiente di A e B, argomento della comunicazione), viene aggiunto un quarto elemento C, rappresentante la funzione comunicativa redazionale, cioè il processo decisionale su cosa e come comunicare. Avvicinano A e C, cioè la fonte e le organizzazioni comunicative, identificabili come gli agenti che controllano il canale. C rappresenta sia il canale che il mediatore della trasmissione del contenuto X da A a B. Dal modello risulta che X non deve necessariamente passare sia per A che per C, ma, mentre può aggirare A, non può mai prescindere da C. C viene a svolgere un ruolo di intermediario forte sotto la duplice veste intenzionale (accesso al canale per

uno specifico messaggio) e non intenzionale (la normale programmazione informativa ad una audience). Viene finalmente introdotto l’elemento f (feedback), ma manca ancora la dimensione sociale delle influenze che gravano su B.

Il modello dei Riley (1959) inserisce decisamente il processo di comunicazione all’interno del sistema sociale di cui è ritenuto parte integrante. Sia l’emittente E che il ricevente R sono influenzati dall’ordine sociale in cui sono inseriti: dal gruppo primario e dal sistema sociale nel suo insieme. Tutti i gruppi condividono un’interazione dinamica nella quale circolano messaggi pluridirezionali. Il pubblico dei media non è concepito dagli autori come impassibile o isolato, ma come un composto di riceventi in relazione tra loro.

Infine nel modello di Dance il riconoscimento dell’importanza del feedback genera innumerevoli tentativi di soluzioni grafico-concettuali: in qualunque tipo di modello circolare, pur raccogliendo evoluzioni rispetto a quelli lineari, la comunicazione, finisce comunque col ritornare al punto da dove è partita. Il concetto di elica o spirale conserva i vantaggi della retta e del cerchio, ma elimina gli svantaggi e cioè la comunicazione ritorna su stessa subendo l’influenza delle sue fasi antecedenti.

- gli ultimi modelliAlla fine degli anni Sessanta la parabola dei modelli lineari può dirsi conclusa. Ne sono testimonianza le seguenti tre proposte e cioè la comunicazione a mosaico di Becker , il modello di Anders, Staats e Bostrom e la comunicazione transazionale di Barnlund .- Mosaico comunicativo di Becker: la gran parte degli atti comunicativi mettono in connessione gli elementi del messaggio non soltanto con la situazione sociale immediata, ma con altri elementi del contesto comunicativo: impressioni e comunicazioni precedenti, mezzi di comunicazione in generale, etc.- Modello di Anders, Staat, Bostrom: importanza dei fattori contestuali e ambientali, natura interattiva del processo comunicativo, centralità dell’elemento di feedback.- Modello "transazionale" di Barnlund: il "significato non è il risultato dell’operazione passiva del ricevere, bensì un’invenzione, un attributo, un "dato". Dentro i soggetti della comunicazione, ed intorno a loro, esiste un numero illimitato di stimoli percettivi inconsci, seppure di diverso rilievo a seconda dei momenti. Barnlund indica tre gruppi di stimoli, fra loro interagenti:- stimoli pubblici - sono quelli offerti dal mondo fisico (naturali) e quelli che risultano dall’intervento delle persone sull’ambiente (artificiali)- stimoli privati - sono quelli provenienti dall’attività interiore del soggetto- stimoli comportamentali - sono quelli "iniziati o controllati dal comunicatore stesso, in risposta a suggerimenti pubblici e privati, coloriti dai successi e dai fallimenti passati, in combinazione con i suoiappetiti e bisogni attuali che determinano la sua posizione nei confronti dell’ambiente".Sono sorte numerose proposte teoriche.Modello commerciale della non interferenza nelle comunicazioni - riflette il modello economico della libertà di mercato, nel quale i produttori competono per conquistare i consumatori. Ne risulta una varietà di

informazioni ed opinioni che "democratizza" i mass media e riduce al minimo il rischio della manipolazione. Coloro che utilizzano tale punto di vista mettono il luce la libertà delle scelte del consumatore e la necessità per i mezzi di comunicazione di adattare la loro produzione alle preferenze del pubblico.Finestra di Johari (1975) - illustra i rapporti fra coscienza e consapevolezza attraverso la bipolarizzazione tra ciò che è noto (o ignoto) a se stessi e ciò che è noto (o ignoto) agli altri

In questo modello si ottengono quattro quadranti cui corrispondono diversi gradi di consapevolezza e di coscienza esprimibili in un messaggio. Il primo quadrante, area aperta, riguarda la sfera pubblica della personalità, atteggiamento e comportamenti che il soggetto assume consapevolmente e di cui anche gli altri sono al corrente. In termini comunicativi si ha una comunicazione aperta dove circolano le informazioni che l’individuo conosce ed è disposto a comunicare e che sono noti agli altri. Il secondo quadrante, area nascosta, riguarda la sfera privata, ovvero le caratteristiche che il soggetto non vuole condividere con gli altri. In termini di comunicazione si restringe la possibilità di una libera comunicazione e si dà origina al doppio messaggio che da una parte può essere trasmesso consapevolmente e da una parte che può trapelare anche contro la volontà della fonte. Il terzo quadrante, area cieca, contiene le retroazioni dell’ambiente che il soggetto non percepisce. Infine il quarto quadrante, area ignota, rivela l’impronta psicologica del modello, ovvero la sfera dell’inconscio. Qui non vi è comunicazione.Infine, un ultimo modello è quello di Schmidt, noto come teoria dei giochi. Qui si nota lo stretto legame tra la comunicazione linguistica e l’interazione sociale, nonché l’identificazione di una precisa unità di analisi, ovvero il gioco d’azione comunicativo.

- Le Funzioni della ComunicazioneOra viene spontanea una domanda: Perché si comunica? Si può rispondere dando due serie di motivazioni: una riferibile alla fonte (teorie della manipolazione) e l’altra riferibile al ricevente (teorie degli usi e gratificazioni). Il linguista Roman Jakobson ha introdotto nel suo modello comunicativo il significato e la struttura interna dei messaggi. Egli individua un parallelismo tra l’approccio linguistico e la teoria matematica dell’informazione: l’attività comunicativa continua ad essere rappresentata come la trasmissione di un contenuto tra due poli definiti che, codificando e decodificando secondo un codice fisso, riducono la ricezione al senso letterale del messaggio.

[Watson/Hill]: 7 funzioni della comunicazione - Strumentale (ottenere qualcosa)- Suasiva (convincere qualcuno)- Informativa (informazioni)- Espressiva (esprime le proprie emozioni)- Sociale (risolvere un problema)- Di Stimolo (che interessa)- Relativi ai ruoli (richiesta di determinate

situazioni)

[Richard Stevens]- Strumentale (compiere o conseguire

qualcosa)- Di controllo- Informativa- Espressiva (sentimenti)- Si contatto sociale- Di alleviamento dell’ansia- Di stimolazione- Legata al ruolo

La comunicazione come produzione di effetti

- una distinzione preliminareL’aspetto del processo comunicativo sul quale si è concentrato il maggior numero di energie è quello inerente i risultati della comunicazione, soprattutto sulla problematica degli effetti. L’intero studio delle comunicazioni di massa si basa sul presupposto dell’esistenza di effetti provocati dai mezzi di comunicazione e si possono individuare due principali linee di indagine:- studi sulla persuasione che privilegiano i contesti macrocomunicativi;- studi sociologici che ne analizzano gli effetti sociali, ovvero le ripercussioni non tanto sull’individuo o sul corpo sociale quanto sul sistema sociale nel suo complesso.A metà strada si posizionano gli approcci conversazionalisti che danno maggiore attenzione alle dinamiche relazionali

- livelli e tipi di effettoLa grande complessità dei fenomeni comunicativi induce ad una corrispondente complessità di possibili effetti e cioè personali o sociali, dichiarati o latenti, voluti o non voluti. Il termine effetto designa le conseguenze dirette dei media sia volute che accidentali.La molteplicità dei campi implicati nella determinazione degli effetti induce a delle divisioni. Quella che più ha caratterizzato fino ad oggi la ricerca individua tre tipi di effetto e cioè:- una modifica cognitiva che delimita le funzioni intellettive degli esseri umani;- una modifica affettiva che indica la sfera dei valori a cui appartengono i sentimenti e le emozioni in generale;- una modifica del comportamento.Gli effetti possono, inoltre, essere distinti per direzione che può essere a favore o contro l’intenzione di chi attiva il processo comunicativo e intensità che varia da un massimo ad un minimo di mutamento.

- gli effetti socialiC’è chi considera come effetto della comunicazione le modificazioni prodotte, nel ricevente, dal contenuto espresso nell’atto comunicativo, e chi, come McLuhan nel celebre slogan il medium è il messaggio, invita ad attribuire le conseguenze dei media, sulla società o sugli individui, alle caratteristiche tecnologiche del medium anziché al contenuto di volta in volta diffuso.Gli effetti generali delle comunicazioni di massa si possono sintetizzare così:d) moltiplicazione delle organizzazione impegnate nella manipolazione di simboli (pubblicità);e) riduzione delle distanze fisiche e ampliamento dell’orizzonte dell’individuo ;f) modificazione del linguaggio scritto e parlato;g) determinazione dello status sociale attraverso l’attribuzione di prestigio;h) accrescimento dell’importanza dei tratti personali quali fattori della vita sociale e politica;i) modifica delle strutture familiari;j) attribuzione di maggior peso ai valori materiali;k) accelerazione dei processi di diffusione culturale.Nella tipologia degli effetti, gli effetti sociali sono quelli risultanti dall’incrocio delle variabili dell’involontarietà e del lungo termine e risultano così sintetizzabili:- controllo sociale (sistematica propensione dei media alla conferma dell’ordine costituito);- socializzazione (ruolo nella diffusione di norme e valori);- avvenimenti come conseguenza dei media (importanza dei media assumono oggi duranti gli eventi sociali più critici, quali guerre, rivoluzioni, crisi sociali, ecc.;- definizione della realtà (quest’effetto si produce nella sfera delle cognizioni anziché in quella dei valori);- mutamento istituzionale e culturale.

- gli effetti deliberati o volontari

Alla fine degli anni ’70 la ricchezza dei contributi scientifici è stata dominata da due paradigmi culturali: quello della scuola di Francoforte (apocalittici) e quello della scuola empirica di cultura anglosassone (integrati). In realtà la ricerca empirica riesce, in genere, a confermare soltanto una posizione scettica, a metà strada tra le due posizioni concorrenti. Dalla parte dei pessimisti possiamo porre la cosiddetta teoria del complotto, che teme una sistematica manipolazione da parte dei media al fine di favorire le classi privilegiate e i loro interessi. Sul versante degli ottimisti può essere collocata, invece, la teoria della comunicazione di massa come piacere, elaborata da Stephenson. Tale teoria afferma che i media servono anzitutto al pubblico come chance di divertimento ed i media, quindi, fornendo piacere comunicativo, si pongono come una barriera contro l’ansia, poiché nell’ambito di una cultura nazionale, il primo bisogno popolare è qualcosa di cui tutti possono parlare. Le acquisizioni teorico-empiriche, maturate in quest’ultimo mezzo secolo, hanno introdotto modifiche nel quadro interpretativo: è caduta la presunzione di automaticità dell’effetto, mettendo in crisi l’idea stessa di effetto volontario. Questo concetto infatti è costruito sopra una metonimia impropria che gioca su un equivoco scambio tra fonte e ricevente, trasferendo su quest’ultimo una qualità che invece è propria della prima. McQuail distingue un responso individuale e una reazione individuale, al fine di cogliere la differenza tra un rapporto comunicativo interattivo e un rapporto che invece non implica nessuna scelta da parte del ricevente. I quadri motivazionali, gli obiettivi, delle fonti si presentano oggi, in un panorama dominato dal broadcasting, complessi e molto più sfumati che in passato. L’efficacia di un messaggio sarà maggiore se esso proviene da una fonte ritenuta credibile. Parimenti funzionerà meglio un contenuto più volte ribadito e senza alternative ed, inoltre, quanto più l’argomento è marginale per il ricevente, tanto più egli sarà disponibile a lasciarsi influenzare.

- Effetti programmati e imprevisti A volta i media vengono impiegati per stimolare il consenso. Si tratta di obiettivi specifici e palesi, a breve o medio raggio, tendenti a produrre una sensibilizzazione abbastanza limitata nel tempo. In questo caso possiamo parlare di campagne vere e proprie come quelle promosse durante le elezioni, nella pubblicità, da enti istituzionali, allo scopo di informare il pubblico riguardo a tematiche particolari.Soltanto nel caso della campagna possiamo dire di trovarci di fronte ad un’influenza che si propone attraverso una serie di stimoli identificabili con chiarezza e che, producendo risposte a breve scadenza, risulta misurabile in maniera consistente, anche se ovviamente non univoca.

- Effetti, media e pubblicoIl rapporto tra il pubblico e i mass media è il perno centrale degli studi più significativi sugli effetti e sulle funzioni dei sistemi comunicativi nella società contemporanea. Il panorama scientifico attuale propone una variegata schiera di ipotesi alcune più ottimiste altre meno.Nel gruppo delle accuse quella che più ricorre, riguarda il ruolo nell’amplificazione della devianza. Si può avviare una spirale di amplificazione che conduce il controllo sociale e la devianza a rincorrersi l’un l’altro.Il possibile ruolo dei media in questo processo è stato messo in luce da Young. Egli afferma che è soprattutto attraverso i media che il pubblico viene a sapere degli episodi di criminalità e l’intervento massiccio degli organi di informazione su questo tema può produrre effetti psicologi di preoccupazione o addirittura panico. Inoltre, ha rilevato come la rappresentazione di termini di comportamenti stereotipati contribuisca a creare circostanze tali da indurre i devianti stessi ad aderire agli stereotipi proposti.Collegato a quest’area di studi è l’effetto di contagio che estende la capacità amplificativa dei media e l’effetto di catarsi dove l’aggressività e la violenza, veicolate attraverso la comunicazione di massa, possono rivestire valore terapeutico, proprio perché contengono una partecipazione immaginaria (esperienza vicaria) all’atto aggressivo che, in genere, ha un effetto sostitutivo o liberatorio nei confronti dell’aggressività reale.Per quanto riguarda i confini dell’ipnosi, la prima formulazione risale agli studi di Lazarsfeld e Merton e cioè la disfunzione narcotizzante. Secondo i due autori, i mass media potevano essere considerati dei sistemi di narcotizzazione sociale, poiché un’esposizione sempre più elevata contribuisce a sostituire la partecipazione attiva degli individui alla vita sociale con una forma di conoscenza sostanzialmente passiva.Infine si pone un gruppo di teorie che interpreta il ruolo di mediazione dei mass media come filtro opaco che tende ad imporre determinate visioni del mondo, cioè una deformazione più o meno sistematica della

realtà. Queste teorie sono quella della dipendenza di Ball-Rokeach, della spirale del silenzio e la teoria degli scarti di conoscenza.In conclusione possiamo dire che si potrà discutere ancora a lungo sugli effetti dei media, ma non più sull’affermazione che il comunicare è l’azione sociale più significativa nell’ambito del consorzio umano.