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II CIRCOLO DI CAPACCIO Dirigente scolastico Dott.ssa Enrica Paolino Testi illustrati sulla visita ai musei di Capaccio - Paestum degli alunni delle classi IV e V della Scuola Primaria LABORATORIO BENI CULTURALI Anno Scolastico 2007/2008

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II CIRCOLO DI CAPACCIO

Dirigente scolasticoDott.ssa Enrica Paolino

Testi illustrati sullavisita ai musei di Capaccio - Paestum

degli alunni delle classi IV e Vdella Scuola Primaria

LABORATORIO BENI CULTURALI

Anno Scolastico 2007/2008

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II CIRCOLO DI CAPACCIO

Dirigente scolasticoDott.ssa Enrica Paolino

Testi illustrati sullavisita ai musei di Capaccio - Paestum

degli alunni delle classi IV e Vdella Scuola Primaria

Laboratorio Beni Culturali

Anno Scolastico 2007/2008

Progetto curato dall' insegnante

Bianca Di Ruocco

Responsabile del “Laboratorio Beni Culturali”

in collaborazione con i docenti delle

classi IV e V del Circolo

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INDICE

Prefazione…………………………………………………………………………… 1Introduzione………………………...…………………………………………….4Breve storia di Paestum………………………...…………………………6

Visita al museo di Paestum..…………………………………………....12I reperti dei santuari urbani…………………………..………………16Le necropoli greche e lucane…………………………….…………… 20La sezione romana del museo………………………………………….24

Il museo narrante .............................................................. 30Una scoperta entusiasmante………..………………………………..32Il santuario e il culto di Hera…………………….……………….….35Le metope…………………………….………………………………….………… 41

Decadenza e riscoperta di Paestum………………………………50Il museo e il convento di S. Antonio…….……………………….54Visita al museo del “Grand Tour”…………………………………..57

MUSEO ARCHEOLOGICO DI PAESTUM

MUSEO NARRANTE DI HERA ARGIVA

MUSEO DI PAESTUM IN GRAND TOUR

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Si ringraziano la, e le

assistenti tecniche museali, che hanno contribuito allabuona riuscita del progetto.Un ringraziamento particolare va anche al

e al , per la loropreziosa collaborazione.

direttrice del Museo ArcheologicoNazionale di Paestum, Dott.ssa Marina Cipriani

M° Bruno

Bambacaro Dott. Eustachio Voza

Ringraziamenti

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PREFAZIONE

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Lo studio delle origini e delle radici storiche del contesto diappartenenza da tempo caratterizza il curricolo di studio della nostraistituzione scolastica che si arricchisce di anno in anno di nuove esempre più interessanti progettualità, mirate principalmente allaconoscenza e alla valorizzazione del peculiare patrimonio culturale dicui è ricco il territorio di Capaccio – Paestum. Nato tre anni fa, ilprogetto “Laboratorio Beni Culturali” ha puntato, per questo annoscolastico, la sua attenzione su un particolare “contesto di senso”, ilmuseo, uno scrigno pieno di tesori, tutti da scoprire e da proporreall'attenzione degli alunni. L'approccio al museo, alle ricchezze di esso,alla storia che custodisce e affida al futuro, ha offerto alla nostrascuola l'opportunità di scoprire orizzonti didattici assolutamenteinnovativi: non semplice visita guidata, ma nuova modalità diinsegnamento che utilizza metodi e tecniche non convenzionali. Nelcampo della ricerca educativa, tra le didattiche più accreditate, si fastrada oggi la “didattica museale” che nasce dal ruolo pedagogicoassunto dal museo nella società moderna e che permette agli alunni divedere e “vivere” l'arte e l'archeologia da vicino scoprendo anche esoprattutto la storia e le tradizioni del territorio che esse richiamanoe a cui rimandano. Non più solo tutela, vista in chiave di semplice“custodia” del notevole patrimonio storico – artistico di cui è ricco ilnostro paese, ma tutela finalizzata ad un uso socio – culturale ededucativo dei beni culturali. Gli alunni rappresentano i futuri “guardianie detentori” di questa ricchezza e dunque è necessario offrire lorol'opportunità di conoscere questi tesori dell'umanità in manieraapprofondita e consapevole. La conoscenza di un bene culturale è unprocesso essenzialmente interattivo: si apprende attraversoinformazioni, condivisione di valori ed emozioni. I beni culturalicostituiscono patrimonio da tutelare e una risorsa da valorizzare per

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restituire ai cittadini parte delle proprie radici storiche, promuovendol'interesse, il rispetto e la consapevolezza della propria identità –culturale e allo stesso tempo favorire il senso di appartenenza alproprio territorio. Insieme ai libri, il museo è il più efficace strumentodi divulgazione culturale. È il luogo della memoria e delle suggestioni,della contemplazione e del messaggio visivo. Nella consapevolezza di ciòe per la grande importanza che la nostra scuola riserva alle evidenzeterritoriali è nato l'itinerario didattico proposto agli alunni affinchécomprendessero, attraverso i segni di gloriose civiltà del passato piùremoto e di quello più recente, le origini della storia del proprioterritorio, ricco di arte, di cultura, di archeologia, da cui si è sviluppatala propria storia personale. Dalla passione che anima da sempre ladocente referente del progetto ins.Di Ruocco Bianca e dall'esperienzamaturata dalla stessa in questi anni di coordinamento del diligentelavoro di ricerca svolto da alunni e docenti del circolo, è nata la presentepubblicazione, documentazione organica e coerente dell'ulteriorepercorso compiuto. L'opuscolo si pone come testimonianza dellaesistenza di molteplici differenti chiavi di lettura con cui gli alunnihanno imparato a guardare, conoscere e quindi amare un'opera d'arte,un reperto archeologico e a risalire, attraverso la conoscenza dellastoria di essi, alla scoperta delle radici della propria identità culturale.Le meraviglie del patrimonio museale, artistico, archeologico del nostroterritorio hanno pertanto rappresentato uno straordinario strumentodi apprendimento ma ancor di più un modello di interdisciplinarietà, cuifare costante riferimento, in cui le diverse discipline si fondono e sirichiamano reciprocamente in un continuo esercizio di collegamenti edinterconnessioni concettuali. Gli alunni posti in situazioni diapprendimento significative assimilano nuove conoscenze, adattano ipreesistenti schemi di pensiero creandone di nuovi e più complessi,sviluppano intelligenze e traducono in nuovi “saper essere” le abilità e lecompetenze maturate. L'itinerario proposto è stato quindi premessa di

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significative conquiste e di ulteriori sviluppi sul piano della mediazionedidattica. Esso inoltre ha sollecitato negli alunni la crescita della lorosensibilità nei confronti dei valori del passato, del presente e delfuturo. L'arte, la cultura, i capolavori che il territorio di Capaccio –Paestum regala al mondo sono un patrimonio dell'umanità che merita diessere compreso, approfondito, apprezzato per conoscere lastraordinaria storia degli uomini artefici di esso e arrivare alla piùconsapevole conoscenza di se stessi e della propria identità socio –culturale. In tal modo si diventa cittadini dell'Europa e del mondo.

Il Dirigente ScolasticoDott.ssa Enrica PAOLINO

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Disegni degli alunnisulla visita

guidata ai musei

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Il presente opuscolo è stato realizzato dagli alunni delle cassi IV e V,nell'ambito del “Laboratorio Beni Culturali”. Il progetto ha previsto la visitaguidata ai Musei più importanti presenti sul territorio: il Museoarcheologico di Paestum, il Museo narrante del Santuario di Hera Argiva allafoce del Sele ed il Museo di ”Paestum in Grand Tour”.Il primo raccoglie preziosi reperti, provenienti dalla città e dal territorio diPoseidonia-Paestum, dai quali è possibile risalire all'evoluzione storico-archeologica del nostro territorio.Il Museo narrante di Hera Argiva alla foce del Sele si caratterizza per lasua moderna struttura espositiva, in grado di rendere interessante lastoria del territorio con una serie di coinvolgenti racconti, che vanno dallastraordinaria scoperta del santuario, alle storie narrate, relative allemetope e ai miti che esse rappresentano, per finire con l'ascolto dellelitanie in greco, riferite alle invocazioni delle donne alla dea della fertilità,Hera, richiamando un antico culto che è ancora oggi riconoscibile nelleattuali pratiche devozionali, rivolte verso la Madonna del Granato diCapaccio.L'ultimo dei tre musei visitati è quello di “Paestum nei percorsi del GrandTour”. Allestito nel Convento di Sant'Antonio, a Capaccio capoluogo, dallaFondazione Centro Studi G.B.Vico, il museo nasce con l'intento di far“rivivere i Percorsi del Grand Tour”, i viaggi compiuti da studiosi ed artistidi diverse nazionalità, nel 1700 in Europa, di cui Paestum ha rappresentatouna tappa importante, diventando una delle mete più conosciute.L'interesse di letterati (Winckelmann e Goethe) ed artisti(Piranesi,Major,Catel ed altri) per l'antica città, l'hanno resa ancora piùfamosa, amplificandone il valore,come dimostrano i preziosi dipinti edincisioni esposti al Museo del Grand Tour.Data la complessità degli argomenti trattati, questo opuscolo, realizzatodagli alunni delle classi quarte e quinte del Circolo, non ha la pretesa di farconoscere in modo esauriente e completo quanto esposto nei tre museipresi in esame. L'intento del lavoro vuole essere piuttosto quello di favorire

INTRODUZIONE

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un approccio nuovo da parte degli alunni nel visitare un museo del e sulproprio territorio.Il museo, infatti, non deve essere considerato più unluogo noioso e lontano dal proprio vissuto, ma uno “scrigno” che custodiscela preziosa memoria storica del nostro passato: occorre solo sforzarsi ditrovare le chiavi giuste per poterlo leggere in modo corretto. Gli alunni diciascuna classe hanno perciò visitato un solo museo, approfondendoun'unica tematica e l'opuscolo non è altro che la raccolta dei testi sullevarie tematiche. Il lavoro è stato svolto in modo piacevole, ma al tempostesso rigoroso, con particolare attenzione posta sul metodo usato perprodurre i testi da inserire nel lavoro finale, metodo fondato sulla ricercacongiunta di diverse fonti informative.Un approccio di questo tipo, oltre ad insegnare il modo corretto con cui silegge un reperto o un'opera d'arte, può favorire un autentico interesseper i beni storico-archeologici presenti sul nostro territorio.Infatti, non ècon lo studio “tuttologico” , del tutto e niente, che si avvicinano gli alunnialla storia, all'archeologia e all'arte del proprio territorio.Diviso in tre parti, quanti sono i musei visitati, l'opuscolo si articola incapitoli, che non sempre vengono suddivisi in paragrafi, al fine disalvaguardare l'originalità con cui le varie docenti hanno raccolto ilmateriale prodotto dagli alunni.Sì è cercato comunque di conferire una certa omogeneità al lavoro, nel suoinsieme, per garantire chiarezza a chi legge, nella consapevolezza che losforzo compiuto nel “semplificare”, forse troppo, una materia cosìcomplessa, può anche passare in secondo piano, quando i protagonisti sonogli alunni con la loro apertura a conoscere il patrimonio storico-archeologico ed artistico del proprio territorio.

La docente referentedel “Laboratorio Beni Culturali”

Bianca Di Ruocco

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BREVE STORIA DI PAESTUM

Per il Laboratorio dei Beni culturali di quest'anno, gli alunni delle classi IVe V della Scuola Primaria hanno visitato i musei presenti sul territorio diCapaccio-Paestum. Ma non si possono visitare i musei, senza conoscere lastoria della città alla quale essi si riferiscono, cioè Paestum. Questa cittàviene visitata da turisti di tutto il mondo,ma forse non abbastanza da noi,che abbiamo la fortuna di averla così vicina.Perciò, noi della classe V A di Capaccio Scalo ne abbiamo studiato la storia,provando a riassumerla nelle sue parti essenziali. Questa è la breve storiadella città di Poseidonia, diventata poi Paestum.La piana di Paestum, cioè la vastapianura che si estende dai piedidella collina al mare, era già abitatafin dalla preistoria, così come loerano le alture di Capaccio.

Fig.1 Reperti del Gaudo

Fig 2 I Sibariti si recano nella piana

del Sele

donne.La scena raffigurata, che presenta vari personaggi, ritrae ilmomento della confessione del brigante,che ormai è inerme e in fin di vita,tanto da suscitare in chi guarda comprensione e perdono anche neiconfronti di chi ha sbagliato.

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Infatti, nella contrada Gaudo, traBorgo Nuovo e Paestum, è stataritrovata una Necropoli, cioè unraggruppamento di antiche sepolture,che risale all'età paleolitica eneolitica, noti periodi della preistoria.Gli scavi fatti in

ufatti, che

questo territoriodimostrano perciò la presenza diuomini che vivevano nella piana diPaestum, già nella preistoria e lodimostrano pure molti man

ancora oggi ritroviamo nel museo archeologico di Paestum (Fig.1). Talireperti ci sono pervenuti, perché realizzati con materiali non facilmentealterabili, come pietra, metallo ed ossa. Intorno al 600 a.C., nacque unadelle più famose città antiche della Magna Grecia, fondata da un gruppo diGreci provenienti da Sibari, antica città sul mar Ionio(Fig.2).Gli abitanti

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Fig.3 Il dio del mare Poseidone

Fig.4 I tre templi di

Paestum

che vivevano nella zona non riuscirono a opporre resistenza ai coloni grecie così si rifugiarono nell'interno del territorio.I Sibariti, probabilmente già conoscevano la pianura. Giuntiqui,costruirono la città,dandole il nome di Poseidonia, in onore del dio delmare (Fig.3).

Costruirono intorno alla città muraimponent i , a ncora ogg i benconservate, con porte (l'Aurea,laGiustizia,la Sirena e la Marina)collocate ai quattro punti cardinali.Grazie alla sua favorevole posizionegeografica, alla fertilità del suolo,alla sua apertura alle vie di traffico eai corsi d'acqua,raggiunse in brevetempo un elevato livello di ricchezza

e di fervore culturale,che culminò nellacostruzione dei tre templi (Fig.4), noti col nome diBasilica, tempio di Poseidone e tempio di Cerere. IPoseidoniati realizzarono contemporaneamente unsantuario (Heraion), poco più a nord, nei pressidella foce del Sele, non solo per il culto della deaHera di Argo, ma probabilmente anche perdifendersi dagli Etruschi, che si erano già insediatipiù a nord e che costituivano un pericolo cheminacciava la loro potenza. Questo santuario entrònel mito, poiché si attribuì la sua fondazione aGiasone con i suoi Argonauti. La grandezza e losplendore di questa colonia suscitò presto l' invidia

dei Lucani, popolazione italica dell'interno, che la occuparono intorno al400 a.C. e ne cambiarono il nome in Paistom o Paistos (Fig. 5).I Lucani, pur non raggiungendo il livello culturale del periodo greco, vicontinuarono attività civili e militari a lungo. Con essi, nel governo della

brigantaggio. Le ragioni di queste ribellioni contro i baroni, erano dovuteall'odio verso chi aveva mandato via dalle terre un grande numero dicontadini, ai quali si unirono poi anche delinquenti comuni.I briganti, specie nel meridione, si nascondevano tra le montagne o dovec'era molta vegetazione.

Fig.8 La confessione dei briganti

Ogni gruppo controllava unazona e quando passavano iviaggiatori con le carrozze,soprattutto quelli stranieri,ibriganti preparavano unvero e proprio agguato,senza lasciare nulla al caso.Perc i ò , i ma l cap i t a t ivenivano derubati di tuttociò che trasportavano:viveri, soldi,gioielli e a volte

anche gli abiti che indossavano.Questo fenomeno rappresentava una vera piaga per il Paese.

sentì l'esigenza di esprimere tale fenomeno con delle incisioniriguardanti l'arresto e la confessione dei briganti e delle loro donne, lequali partecipavano attivamente a molte rapine. La prima delle dueincisioni presenti nel Museo del “Grand Tour” riguarda l'arresto deibriganti in una località dello Stato Pontificio, come dimostra l'edicolavotiva presente nel quadro, simile a quella di Olevano romano, localitàmolto frequentata dagli artisti dell'Ottocento.L'immagine (Fig.7) esprimela violenza e la crudeltà dei gendarmi che si scagliano non solo contro alcunibriganti,ma anche contro le loro donne, che condividevano così concoraggio il triste destino dei loro mariti. Nella seconda tavola (Fig.8),l'artista francese fa riferimento ad un'altra località dello StatoPontificio, forse la zona di Civita Castellana, ma a differenza dellaprecedente, si nota un'atmosfera più pacata e tranquilla, poiché l'azionedei gendarmi si era già conclusa con l'arresto dei briganti e delle loro

Horace

Vernet

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Fig.5 I Lucani combattono i Greci

Fig.6 I Romani conquistano Paestum

città, si verificarono numerosicambiamenti.Cambiò anche il modo di daresepoltura ai loro morti,macomunque anche loro ritenevanoche vi fosse un'altra vita dopo lamorte. Con i Lucani, si affermò ladecorazione pittorica delletombe, che contenevano un riccocorredo funebre composto dagioielli, armi e vasi dipinti.

Ma un'altra grande potenza sistava affermando: Roma, che inbreve tempo prese possesso dellacittà (Fig. 6), sottraendola aiLucani. Dopo la guerra controPirro, nel 273 a.C. la città divenneuna colonia latina,che prese il nomedi Paestum. Il senato romano eraben disposto verso questa

città,che aveva aiutato Roma durante la guerra contro Annibale.I Romani costruirono nella città grandi edifici tra cui il Foro, il Ginnasio leterme, l'Anfiteatro ed il cosiddetto Tempio della Pace. Roma governò suquesta città fino agli inizi del IV sec. d.C., quando la decadenza dell'imperoromano coinvolse anche Paestum in un declino lento, ma senza vie d'uscita.Gli abitanti si ritirarono nella parte più alta della città, intorno al Tempiodi Cerere, trasformato in chiesa cristiana,mentre altri salivano sullecolline vicine per sfuggire alla malaria, malattia dovuta alla presenza dipaludi nella zona (Fig.7).Anche le continue scorribande dei Saraceni nella zona, costrinsero gliabitanti a lasciare la città di Paestum,che, tra l'VIII e il IX sec.d.C., sirifugiarono sul Monte Calpazio, dove sorse il nuovo nucleo di Caputaquis(Capaccio Vecchia), detta così perché sovrastava le sorgenti di

Il brigantaggio nei quadri di Vernet

Tante altre sono le opere della collezione di questo museo, ma ve ne sonodue che ci sono piaciute, perché svolgono un ruolo importante nella nostrastoria locale. Si tratta di due opere sul brigantaggio di un artistafrancese, di nomeQuesti due quadri ci hanno stimolato a fare una ricerca sulle riformeagrarie e il brigantaggio nella nostra zona.A partire dalla seconda metà del Settecento e per tutto l'Ottocento, ilcomune di Capaccio si caratterizza per le sue vicende storiche, offrendoun modello rappresentativo della realtà agraria dell'Italia Meridionale diquell'epoca. Agli inizi del 1800, con il ritorno a Napoli dei Francesi furonoavviate molte riforme. Il provvedimento più importante fu l'abolizionedella feudalità, con la diffusione della proprietà privata borghese e dellapiccola proprietà contadina, ottenuta grazie alla cosiddetta

Horace Vernet.

Fig.7 L'arresto dei briganti

“quotizzazione” delleterre de l lo stato ,toccate ai comuni. Perq u a n t o r i g u a r d aC a p a c c i o , q u e s t op r o v v e d i m e n t ointeressò solo una partedelle terre, parte chepoi venne ingranditadopo la restaurazioneborbonica.Intorno al 1848 siverificò a Capaccio una forte spinta verso la ripresa delle spartizioni eciò accadde nel periodo in cui finì il regno borbonico ed esplosero i moticontadini. Questo si verificò non solo a Capaccio, ma anche in tutta l'ItaliaMeridionale.L'aspetto più evidente di questo malessere sociale fu lo sviluppo del

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Capodifiume.Da allora, la conoscenza diPaestum rimase limitata apochi studiosi, fino a quando,nel la seconda metà delS e t t e c e n t o , v e n n e“riscoperta” con crescenteattenzione, così come avvenneper Pomei ed Ercolano.Paestum divenne una delle

Fig.7 Paestum tra le paludi

mete più conosciute in Europa, grazie anche all'interesse di numerosiletterati, come Winckelmann e Goethe, insieme ad artisti che l'hannoresa ancora più famosa dipingendola durante i percorsi del Grand Tour,cioè attraverso i viaggi che alcuni studiosi ed artisti facevano nel 1700 inEuropa per arricchire la loro cultura, nei quali rientrava la nostrasplendida Paestum.

CLASSE VA - CAPACCIO SCALOIns. GIOVANNA VOLPE

un dipinto ad olio, realizzato da un pittoretedesco de l l 'Ottocento , d i nomeCatel Fig.6) Paestum viene avvolta neicolori di un tramonto, che tingono di rossoanche le colonne dei templi.Questo dipinto che può essere consideratol'opera pittorica più prestigiosa del museo,venne esposto a Berlino in un’esposizioneall'Accadema delle belle Arti nel 1938, con iltitolo “Templi di Paestum”.

fu uno dei maggiori artisti stranieri

.(

Franz Ludwig

Catel

Fig.6 Veduta di Paestum Catel

Fig.5 Incisione di T.Major

presenti in Italia nellap r i m a m e t àdell'Ottocento ed inquesto quadro riesce arendere con estremanaturalezza il tramontopestano, che con i suoicolori caldi e trasparenti,arriva a ricoprire lemontagne e il mare .

Sullo sfondo si intravede la costiera amalfitanacon il monte S.Angelo e Capri a sinistra , duelocalità molto frequentate allora da artisti eviaggiatori stranieri. Il dipinto inoltrerappresenta la sintesi più alta della pittura dipaesaggio che si avvicina alla scuola deivedutisti napoletani (Scuola di Posillipo) e

riesce a suscitare emozioni e soprattutto un grande senso di pace in chilo guarda.Abbiamo poi ammirato altre vedute di Paestum , come quella dell'immaginea destra, ma secondo noi, nessuna arriva alla bellezza di Catel.

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è stato dedicato un istitutod i s c u o l a s e c o n d a r i asuperiore, il Liceo scientifico“Piranesi”, appunto, visto chelui riuscì a dare un grossocontributo per valorizzare lanostra Paestum.Un altro grande architetto eincisore, studioso dell'architettura classica grecaed in particolare dello stiledorico fu l'Inglese Thomas

Fig.3 Il Tempio di Cerere

Major

.

. Fu uno dei tanti viaggiatori inglesi che contribuirono a farconoscere l'Italia nel periodo del Grand Tour Nacque in Inghilterra nel1720 e per quarant' anni fu l'incisore ufficiale del re. Anche nel suo Paesed'origine fu molto stimato per le sue incisioni di paesaggi storici ,come leincisioni contenute nell'opera “Le Ruines de Paestum ou de Poseidonia inMagna Grecia” del 1768.La sua opera è costituita da 24incisioni, 23 delle quali dedicate aitempli e alle maestose rovine diPaestum.Quella mostrata nell' immagine(Fig.4) è una tavola tecnica cheraffigura le parti architettonichedella colonna dorica,mentrel'altra (Fig.5) rappresenta il Fig. 4 Colonna dorica

tempio di Cerere ripreso da ovest. Anche se queste immagini nonriescono a coinvolgere noi bambini, danno però il senso della cura con cui itempli venivano studiati e ammirati.L'opera del Major può essere considerata la prima descrizionesistematica di sito arheologico di Paestum.Ciò che invece ha emozionato noi e le nostre maestre è stato uno splendido

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CLASSI IV E V DI LAURA E LICINELLA

InsegnantiMarisa Cilente - Ada Landi

Mautone Adriana - Rosaria Scialò

bellissimi templi, ne rimase affascinato, tanto che dedicò loro parecchietavole,di cui ventuno sonoconservate nel Museo di cuistiamo parlando.Le sue opere sono cariche diforza espressiva, anchegrazie ai chiaroscuri digrande effetto. La primaopera che abbiamo vistorappresenta il Tempio diNettuno,circondato da unavegetazione selvaggia e da

bestiame al pascolo (Fig 2). Fra le colonne poi sono rappresentati deivisitatori che ammirano gli antichi resti della città più bella della MagnaGrecia.Le varie figure presenti ripropongono scene proprie di quel periodo aPaestum. Infatti viene rappresentata una persona che prende lemisure,un'altra che le annota,operai che scavano o cercano di ricostruireparti di architetture crollate.Colpisce anche la presenza di grossemucche, che sono indicative dell'abbandono in cui era stato lasciato

P a e s t u m p r i m a d e l l a s u ariscoperta,nel periodo in cui venneroscoperte anche Pompei ed Ercolano.E' interessante anche una delleincisioni del figlio del Piranesi,Francesco, il quale insieme al fratelloPietro, collaborò nella realizzazionedelle ultime opere del padre.Stiamoparlando della tavola dedicata alTempio di Cerere, chiamato Tempio di Giunone.Qui domina la scena ilbufalo che ricorda la descrizione di Goethe mostrandosi con “occhiselvaggi e iniettati di sangue”(Fig.3). A Capaccio Scalo, proprio al Piranesi

.Fig.2 Tempio di Nettuno - G.B. Piranesi

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VISITA GUIDATA AL MUSEO ARCHEOLOGICO DI

PAESTUM

Fig. 1. Facciata del Museo Archeologico di Paestum

Di fronte all'area archeologica di Paestum, al centro della città antica,sorge il Museo Archeologico Nazionale (Fig1), uno dei più importanti d'Italia, costruito nel 1952. Fu voluto soprattutto dagli archeologi PaolaZancani Montuoro e Umberto Zanotti Bianco, ai cui nomi è legata lasensazionale scoperta dell'Heraion di Foce Sele, per raccogliere edesporre i numerosi reperti via via riportati alla luce nel corso degli scavi.Inizialmente il Museo era formato da un'unica sala; in seguito fuingrandito e vennero adibite nuove sale per esporre la gran quantità direperti archeologici provenienti dagli scavi successivi. Il Museodocumenta, in diverse sezioni, la storia di Paestum e di tutto il territorio,dalla fondazione della colonia greca, l'antica Poseidonia, all'istituzionedella colonia romana, fino alla decadenza. Reperti ci mostrano latrasformazione della vita sociale, dei riti religiosi, dell'arte edell'artigianato. Essi vengono generalmente esposti in bacheche ovetrinette che hanno una funzione protettiva. Accanto ai reperti ci sonodei cartellini su cui viene scritto: il nome originale dell'oggetto; l'anno o ilperiodo di origine; le notizie conosciute sull'oggetto. Il percorsoapprofondisce anche altri temi, come l'urbanistica, i monumenti pubblici e

VISITA AL MUSEO DI “PAESTUM IN GRAND TOUR”Il Museo e le opere esposte

Noi alunni delle classi IV e V di Gromola siamo andati a visitare il Museo

Fig.1 Interno del Convento

di S.Antonio a Capaccio

“Grand Tour”presso il conventodi S.Antonio (Fig.1).Eravamo curiosi, perché neigiorni precedenti la visita,avevamo studiato la sua storia eavevamo parlato degli autoridelle incisioni e delle litografie edegli acquerelli che avremmopotuto ammirare dal vivo.Giunti a Capaccio capoluogo,sullafacc iata de l Convento , inrestaurazione, la prima cosa checi ha colpito è stata l'immaginedel logo del “Grand Tour”.

All'ingresso del museo, siamo stati subito accolti dalla signorina Anna, checi ha mostrato le opere della prima sala. Di fronte all'ingresso c'era il

be l l i ss imo r i tratto de lmietitore laziale.A sinistra della porta, c'era ungrande leggio (Fig.2) sul qualeera adagiato il catalogo con leinc i s i on i d i un famosoarchitetto e incisore veneto,vissuto nel '700 GiovanniB a t t i s t a , d e t t o a n c h e

Giambattista Piranesi.Questo architetto amava gli elementiarchitettonici del passato antico, come si può vedere dalle sue tavoleincise e viaggiò molto per raffigurare la solennità delle struttureclassiche, arrivando anche qui da noi a Paestum, nel 1777. Vedendo i

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Fig.2 Leggio con catalogo del Piranesi

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Percorso di visita

A pianterreno, nella zona centrale, sono esposte le metope arcaiche,scoperte nell'area sacra dedicata ad Hera alla foce del fiume Sele.Anche la sala successiva è dedicata all'Heraion di Foce Sele ed è possibileammirare una statua di marmo della dea Hera in trono.Segue la sezione dedicata ai Santuari urbani in cui sono esposti importantireperti come il Busto femminile acefalo e la Statua di una divinitàmaschile. Di qui si accede a un corridoio in cui sono esposti i corrediprovenienti dalle necropoli. In una sala propria è esposta la famosa Tombadel Tuffatore, l'unica tomba dipinta restituita dalla città greca.Oltre la sala del Tuffatore, inizia il percorso delle tombe lucane, di cui lapiù famosa è quella del Cavaliere in nero.Ritornando all'ingresso, si accede alla scala che conduce alla sezionepreistorica, in allestimento al primo piano, e alla sala romana, al secondopiano, dove è possibile ammirare, tra le altre cose, un tesoretto di monete.

le necropoli( dove venivano seppelliti i morti ).momento della Benedizione Eucaristica. Pur nei limiti evidenti e nella

Chiostro del Convento

difficoltà di leggere l'opera acausa delle pesanti ridipinture,si può apprezzare nel dipintouna genuina e popolare capacitàdi presentare con immediatezzail racconto evangelico.

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I Santuari Urbani

Il Santuario è un edificio in cui si svolgono i riti religiosi.I Santuari urbani sono i templi che si trovano all'interno della cintamuraria e sono: la Basilica, il Tempio di Poseidone e il Tempio di Cerere. Iprimi due vengono chiamati Santuari meridionali mentre il tempio diCerere costituisce il Santuario settentrionale. I Santuari urbani furonoedificati in periodi diversi.

LINEA DEL TEMPO

550

a.C .

500

a.C.

450

a.C.

BASILICAAAAAAA

TEMPIO DICERERE

TEMPIO DIPOSEIDONE

La Basilica o Tempio di Hera

La Basilica ( Fig. 2 ) è il più antico dei templi greci di Paestum. Tratti ininganno dalla sua struttura, inizialmente gli studiosi pensarono che sitrattasse di un edificio civile in cui venivano trattati affari e amministrata

Fig. 2. La Basilica o Tempio di Hera

la giustizia; in seguito furonoscoperte statuette votive dedicatead Hera per cui oggi si ritiene che siaun tempio dedicato a questa divinità.La dea Hera simboleggiava ilmatrimonio e proteggeva le spose e ledonne che dovevano partorire. Ognianno nel suo santuario si celebravanole nozze sacre tra il Cielo ( Zeus ) e laTerra ( Hera ).

Il Convento di Sant’Antonio detto ancheConvento dei Frati Minori

Il Convento fu costruito nel 1500 dai frati che vi abitarono fino al 1652quando venne chiuso per disposizione di un papa che ordinò la chiusura ditutti i conventi con um numero di monaci inferiore a 12. Con il terremotodel 1652, fu ridotto in macerie e, ricostruito molto più tardi, fu affidato aiFrati Francescani. Tutto l'edificio gira intorno al chiostro delimitato dapilastri di pietra locale , su cui poggiano grandi archi. Le pareti sono ricchedi affreschi riguardanti la vita di San Francesco e di Sant'Antonio,eseguiti da un pittore del posto, Giuseppe Rubini. Proprio nel refettoriodel convento che ospita il Museo, attualmente adibito a sala per riunioni econferenze,detta la Sala del Cenacolo campeggia un'inquietanterappresentazione dell'ultima cena, affresco di Giuseppe Rubino. Ildipinto, ricomparso dopo l'intervento di restauro di tutto il complesso,

raffigura ‘’L'ultima cena’’. Essooccupa tutta la porzionesuperiore di un lato della volta eriporta la scritta: “Restaurato acura di benefattrice chedesidera restare incognita”. Ineffetti non si può più parlare diaffresco, ma di dipinto murale,in quanto le pesanti ridipinture,effettuate in occasione delr e s t a u r o , n e h a n n o

Ultima Cena di Giuseppe Rubini

completamente alterato la fisionomia. Si può notare il volto giovanissimodi Giovanni, appoggiato alla spalla sinistra di Gesù che ci richiama alceleberrimo Cenacolo di Leonardo Da Vinci. Nel dipinto di Capaccio sembradi cogliere le stesse reazioni in alcuni degli Apostoli raffigurati, anche se,in questa Ultima Cena, vediamo rappresentato anche il tradizionale

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Tempio di Poseidone

Il Tempio di Poseidone (Fig. 3 ),edificato vicino alla Basilica inepoca successiva, si è conservatomeglio degli altri. Tuttorachiamato per tradizione Tempio diPoseidone, in base a ritrovamentisuccessivi gli studiosi hannoritenuto prima che fosse dedicatoad Hera e Zeus e poi, in tempirecenti, ad Apollo.

Fig. 3. Tempio di Poseidone

Tempio di Cerere o di Atena

Posto su un'altura a settentrione, il Tempio di Cerere (Fig. 4 ) presentadelle particolarità che lo distinguono dagli altri due, come ad esempio lapresenza di capitelli ionici, i più antichi finora ritrovati in Italia. Nelle stipivotive sono state ritrovate molte statuette in terracotta raffigurantiAtena, la dea della saggezza e delle arti, con elmo e scudo, che provanocome il tempio non sia dedicato a Cerere (Demetra in greco ), dea deiraccolti, come si riteneva all'inizio, ma alla dea Atena.

Nei templi e nella zona circostantesono stati trovati molti reperti digrande importanza che hannoconsentito di comprendere la culturadel luogo e la sua evoluzione. Questireperti sono esposti nel MuseoArcheologico di Paestum, nelle salededicate ai Santuari urbani.

Fig.4. Tempio di Cerere o di Atena

IL MUSEO E IL CONVENTO DI S. ANTONIO

Il Museo di ‘’Paestum in Grand Tour’’

Allestito nel Convento di Sant'Antonio, a Capaccio capoluogo, dallaFondazione Centro Studi G.B.Vico, il Museo nasce con l'intento di far”rivivere i Percorsi del Grand Tour”, i viaggi compiuti da studiosi edartisti di diverse nazionalità, nel 1700 in Europa. Paestum divenne unadelle mete più conosciute, grazie anche all'interesse di alcuni letterati,come Winckelmann e Goethe, insieme ad artisti che l'hanno resa ancorapiù famosa, dipingendola durante i percorsi del Grand Tour.

Logo del museo del grand tour

La collezione delle opere esposte, circacentocinquanta, documenta il percorso diriscoperta di Paestum, da parte di artistiquali Morghen, Major, Piranesi, Catel emolti altri, che consentono al visitatore diquesto singolare Museo di vivere unulteriore viaggio nell'arte,al centro delquale c'è Paestum con la riscopertaculturale delle sue rovine, traccedell'antico splendore di Poseidonia. Logodel Museo è un'opera di EmileLassalle:”Mietitore di ritorno dalle paludi

pontine”. Il dipinto ritrae, a mezzo busto la figura del contadino,prendendo spunto dallo svizzero Lopold Robert.Il contadino ritratto ha unfascino ambiguo e seducente; i baffi ne evidenziano il carattere mascolino;lo sguardo malinconico rivolto lontano fa invece trasparire una grandedolcezza. Il museo possiede la raccolta completa delle ventuno tavolededicate da Piranesi a Paestum. Diciotto di esse portano la firma di GiovanBattista Piranesi mentre le ultime due ed il frontespizio sono staterealizzate dal figlio Francesco. Le tavole del museo sono raccolte in formadi grosso volume, posto all'ingresso e collocato su un leggio, senza lapossibilità che esso possa essere sfogliato, per motivi di ordine pratico. Visono, inoltre, sette tavole che sono esposte nelle sale del museo.

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I REPERTI DEI SANTUARI URBANI

Dea in Trono e Statuine Votive

Busto femminile in terracotta

Nelle stipi votive del tempio di Nettuno, tra levarie statuine votive è stata ritrovata la Deain trono, in terracotta. La parte inferiorerappresenta sia il trono con la sua spallierache tutta la parte inferiore della dea. Tra lestatuine fittili, cioè in terracotta, spicca laDonna fiore per la sua particolarità (Fig. 5 )

Fig 5 Donna fiore

Il busto manca della testa che venivalavorata a parte e poi inserita, e mancaanche del braccio sinistro. Questobusto faceva sicuramente parte di unadecorazione architettonica.La figuraindossa un abito di stoffa leggera,pieghettato sul davanti e con cortemaniche; è ornato, in basso, daquadretti rossi e più su da svasticheFig.6 Busto femminile in terracotta

dipinte di nero. La svastica è un antico simbolo spesso usato comeornamento o con significato religioso; lo stesso simbolo, ripreso in epocamoderna dai nazisti, è ora ricordo di terrore e morte ( fig. 6 ).

Questa statua raffigura una divinità maschile in trono, forse Zeus o forsePoseidone, che doveva trovarsi in un tempietto del Santuario meridionale.La figura è coperta da un chitone ( veste greca, aderente al corpo, formatada una spalla con una piccola fibbia, stretta da una fascia ) di colore giallo e

Divinità maschile ( Zeus o Poseidone )

dialogo, di appagamento del desiderio di tornare alle origini, insommaoccasione di crescita culturale e umana.“Il viaggio oltre la scafa, sul Sele selvaggio, nella pianura dominata dabriganti e da bufali simili ad ippopotami e con gli occhi selvaggi iniettati disangue..”costituì il mezzo per poter ammirare i maestosi templi e attirògiovani provenienti da famiglie ricche. E a Paestum giunsero artisti come ilPiranesi che realizzò tavole bellissime.Le scene che egli ritrae sono ricchee animate : gli uomini intenti agli scavi o alla misurazione dei reperti ,vengono affiancati da altri che bivaccavano e dal bestiame che sembrap a s c o l a r e i r r i v e r e n t e t r a l e r o v i n e .Viste,descrizioni,dipinti,acquerelli,disegni, gouaches(guazzi), di grandiartisti fecero di Paestum un luogo di culto e meta di “Viaggio”E proprio perintraprendere un “Viaggio” nella storia del nostro territorio è nato il .MUSEO DEL GRAND TOUR Tale museo è situato nel convento diSant'Antonio sito in Capaccio Capoluogo, detto anche

.Convento dei Frati

Minori

FOTO DEL CONVENTO

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da un mantello rosso bordato di motivi geometrici innero. Il viso e le parti nude, come il braccio, sonodipinte in rosso acceso; in nero sono i baffi sottili e lacapigliatura acconciata sulla fronte in piccole cioccheverticali e raccolte in grosse trecce tubolari che

Fig. 7. Statua di

Zeus o Poseidone

ricadono sulle spalle ( Fig. 7)

Hera o Giunone era il tema obbligatorioper gli artisti della terracotta, infattisono numerosi gli esemplari emersi dalTempio di Nettuno. Nel Museo èpossibile ammirare molte statuinevotive che rappresentano Hera sedutain trono (Fig. 8 ) con in mano unamelagrana, simbolo della fecondità.

Statuine fittili di Hera

Sima in arenariaProvenienti dal Tempio di Cerere o Atena, le sime( Fig. 9 ) erano i gocciolatoi posti in alto e avevanola forma di testa di leone. Il materiale utilizzatoera l'arenaria, una roccia molto diffusa sulterritorio.

Elementi del Fregio della BasilicaIl fregio è un motivo decorativo che abbelliva itempli. Durante gli scavi sono state ritrovate molteterrecotte policrome ( cioè di vari colori ) cheprovengono dalla distrutta copertura della Basilica esono state ricostruite all'interno del museo performare parte del fregio originale ( Fig. 10 ).

Fig.8 Statuina

fittile di Hera

Fig. 9. Sima in arenaria

Fig. 10. Particolare del

fregio della Basilica

JOHANN WOLFGANGGOETHE

Johann Wolfgang Goethenacque il 28 agosto del1749 a Francoforte sulMeno da una agiatafamiglia. Il padre eraconsigliere imperiale, lamadre era figlia di unb o r g o m a s t r o d iFrancoforte. Com'eraconsuetudine all'epoca, ilragazzo ricevette la

prima educazione in casa e i genitori ebbero una forte influenza sulla suaformazione intellettuale. Il giovane Goethe studiava di tutto, dallaletteratura alle scienze, inoltre conosceva inglese, francese, italiano,greco, ebraico, disegnava e dipingeva. A sedici anni lasciò Francoforte perstudiare giurisprudenza a Lipsia e a ventidue si laureò in legge aStrasburgo . A Strasburgo scoprì la bellezza della natura, l'architettura,la musica e la cultura popolare, lesse Shakespeare, fece amicizia confilosofi, poeti e letterati. Seguì con interesse la vita culturale europea(Balzac, Manzoni, Stendhal) e mantenne rapporti con i maggiori personaggidell'epoca, studiò Dante.

Perche’ la riscoperta? Quale la causa?

Paestum deve la sua riscoperta ad una moda antica, ma fortementesviluppatasi nella prima metà del settecento e che va sotto il nome di“GRAND TOUR”. Il primo ad adottare il neologismo “ Grand Tour”fu

nel 1670. Da quel momento il termine viene utilizzato perindicare un È proprio nel 18° secolo che il “ ”, più che inaltri momenti viene considerato mezzo di conoscenza, di ricerca, di

Richard Lassels

VIAGGIO. Viaggio

1752

Frammento di Europa sul toroQuesto frammento giunto fino a noi, che consiste nella testa di un toro( Fig. 11 ), rappresenta il mito di Europa.

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Zeus si innamorò della principessa Europa, sitrasformò in un toro bianco e si confuse nellamandria reale. Europa lo vide, ci giocò e ad un certopunto gli saltò in groppa. Zeus allora ne approfittò ela rapì portandola lontana tra le onde.

Vasi presenti nel MuseoNel museo sono presenti diversi splendidivasi,che sono un esempio di ceramica pestana, lacorrente pittorica, sviluppatasi in Campaniaintorno al IV secolo a.C. Affermata tra il il 360

ed il 330 a.C. ,talecorrente si specializzanella realizzazione discene teatrali di generecomico o tragico er a p p r e s e n t a u n ap r e z i o s a f o n t e d iinformazioni sul tema.P r o t a g o n i s t i n e l l arealizzazione di questiprodotti sono Assteas ePython, unici ceramistiche firmavano alcunedelle loro opere.

Fig.12 Anfora a

figure rosse

Fig 13 Diversi tipi di vasi greci

insediamenti che risalgono all'età del ferro.Dopo l'abbandono, di Paestum non si parlò più per secoli, anche se i templierano ben visibili ai viaggiatori che arrivavano per via mare.Ci fu un periodo in cui si era perso il ricordo e persino l'ubicazione dellemaestose costruzioni perché arbusti alti ne avevano ricoperto le colonne ei resti. I pochi pastori che si ritrovavano con le loro mandrie intorno aitempli non ne apprezzavano il significato e l'importanza .Bisognaaspettare molto più tardi perché “…la fama di una antica città dove le rosefiorivano due volte all'anno..”,come scriveva il grande poeta Virgilio, sidiffondesse in tutta l'Europa. Poeti, archeologi, intellettuali sentirono ildesiderio di cercarla e ammirarla. Nella prima metà del settecento siassiste così alla “RISCOPERTA DELLA CITTÀ “ .le prime carrozzeportarono tra le mura di Pestum studiosi come poeti e artistidi molte nazionalità trai qualiJohann Wolfang Goethe, un grande della letteratura mondiale, di Pestumdiceva….

Da Dal Garda alla Sicilia con Goethe Ed. Grafprint - Milano, 1959 -

Winkelmann,

Shelley,Piranesi,Canova , Goethe.

”All'alba raggiungemmo lungo strade impraticabili e spesso paludose i piedi di duebelle montagne; attraversammo canali e ruscelli, dove vedemmo dei bufali simili adippopotami e con gli occhi selvaggi iniettati di sangue.La campagna diventava sempre più piatta e deserta, la scarsità di abitazionidenunciava la mancanza di lavori agricoli. Finalmente, senza sapere se stavamoattraversando rocce o rovine, riconoscemmo chiaramente in certe enormi masselunghe e quadrate, che avevamo già scorto di lontano, i templi e i monumenti rimastidi Paestum, una città un tempo tanto fiorente. Mi feci condurre da un contadino neipressi dei monumenti: la prima impressione non poteva che essere di profondostupore. Mi trovavo in un mondo del tutto nuovo. Oggi i nostri occhi sono attratti edabituati ad una architettura più sobria,così che queste masse di fitte colonne tozze,coniche, ci appaiono pesanti e addirittura sinistre. Non di meno ritornai ben presto inme, pensai ai tempi in cui lo spirito trovava opportuno quel genere di architettura, edin meno di un'ora mi riconciliai con quei resti tanto ben conservati e resi grazie algenio che mi aveva permesso di vederli con i miei occhi, poiché non è possibilefarsene alcuna idea attraverso le riproduzioni. Solo girandovi attorno epercorrendoli da una parte all'altra si comunica loro una vera vita e la si senteemanare da essi, come l'architetto si propose ed ottenne.”

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Fig. 11. Frammento di

Europa sul toro

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Le ceramiche del IV secolo hanno un grande sviluppo con leproduzioni pestane a figure rosse,(Fig.12) come l'anfora di Python,firmata, con la nascita di Elena, e l'oinochoe con il giudizio di Paridedi fronte a Hermes, del pittore di Afrodite. Si segnala anche, per iritrovamenti presso gli edifici sacri, un'anfora attica a figure rossecon Eracle .I recipienti realizzati occupano un ruolo importante durante ibanchetti, preferendo quindi le forme per contenere e poiconsumare liquidi, come crateri( a calice o a campana,che servivanoper contenere un miscuglio di vino,acqua e miele) e gli oinochoai(contenitori per il vino,spesso con tre bocche).Erano infatti numerose le forme di vasi greci e diverseerano le funzioni che essi svolgevano . L’anfora era il vaso piùconosciuto,con due manici verticali e serviva anch'esso a contenereliquidi. L'hydria che serviva per attingere acqua alla fonte, era unvaso a tre manici, due orizzontali per sollevarlo e uno verticale perreggerlo durante il trasporto.

(Fig.13)

Molto famose sono le sei hydrie e le dueanfore di bronzo, ritrovate nel sacelloipogeico o Heroon (la tomba vuotaconsacrata ad Is, fondatore di Sibari,costruita dai sibariti).Erano otto vasi inbronzo che contenevano miele, il“nettare degli dei”, ritrovato in unottimo stato di conservazione, almomento della scoperta, grazie alla ceracon cui erano stati sigillati i vasi.L'hydria più bella è quella che ha comemanico verticale uno splendido leoneritto sulle zampe posteriori.(Fig14).

Fig.14 Hydria di bronzo

ritrovata nell'Heroon.

Paestum vide all'interno delle sue mura ilsusseguirsi di grandi potenze e civiltà.Una di queste fu Roma che diede alla terra ealla città, che era stata dei Greci e dei Lucani, ilnome di Paestum. Nel periodo romano, però, siassiste anche ad una lenta, graduale eprogressiva decadenza della città.M o l t e p l i c i n e f u r o n o l e c a u s e :a) che collegavala costruzione della via Appia

DECADENZA E RISCOPERTA DI PAESTUM

Roma a Brindisi,provocò un forte calo di traffico nel mar Mediterraneo equindi una grave crisi economica della città di Paestum, crisi che portò aduna grande emigrazione della popolazione pestana. Pochi gli abitanti cherestarono nelle vicinanze del Tempio di Cerere;b) che determinò l'abbandono totale della città;c) cancellarono la fiorente città di un tempo.Si spiega così il sorgere di una città in collina che nel medioevo, ebbegrande importanza commerciale e strategica e assunse quasi il ruolo chePaestum aveva avuto nell'antichità. Questa città ebbe il nome di CAPUTAQUIS perché sovrastava le ricche sorgenti di Capodifiume, già sede di

la malaria

le incursioni saracene

Le sorgenti di Caput Aquis.

culto nel periodo greco e romano;fu sedevescovile e fervido centro di cultura fino al 1246,quando Federico II la distrusse per vendicarsidella congiura che i Baroni gli avevano ordito. Lacredenza che Capaccio Vecchia sia stata fondatadai profughi pestani è priva di fondamentoperché si ritrovano citazioni di Capaccio già nelcodice cavese. Insediamenti protostorici sonostati ritrovati nella zona di Capaccio Vecchia daricercatori dell'Università di Salerno e diVarsavia, anzi alcuni reperti indicherebbero

1950

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LE NECROPOLI GRECHE E LUCANE

Le necropoli grecheDurante gli scavi delle necropoli presenti nella zona di Paestum, il Museoarcheologico è stato ampliato per poter contenere i numerosi oggetti deicorredi delle tombe e le numerose lastre dipinte, appartenenti alle tombedel periodo lucano. Il settore all'interno del Museo dedicato alle necropolidi Poseidonia-Paestum va dal VI al IV secolo a.C. Le necropoli piùantiche,quelle di Laghetto e Arcioni, risalgono al periodo in cui i Sibaritigiunsero qui, per fondare Poseidonia. Queste tombe si trovano in fosselunghe e strette, ricavate dalla roccia in cui veniva messo il defunto inposizione supina distesa. Le sepolture contenevano piccoli contenitori diessenze, di oli profumati , coppe per bere o vasi per versare, tutti

Fig.1 Vaso a figure rosse-

Tomba di S.Venera

decorati. Era abbastanza diffusa anche la praticadell'incinerazione e i resti dei defunti venivanomessi in grandi contenitori.Nel periodo greco, nella città di Poseidonia, comeallora si chiamava Paestum, le sepolturepresentavano pochi oggetti di corredo funebre, adeccezione di quelle riservate ai bambini e aigiovinetti,in cui sono stati ritrovati molti vasi dipiccole dimensioni Nei primi decenni del V secoloa.C.,cominciano ad essere sfruttati come necropolianche gli spazi posti oltre il santuario di SantaVenera. I corredi sono abbastanza simili rispettoa quelli ritrovati nelle necropoli settentrionali, maè interessante notare nelle tombe di giovaniatleti, la presenza di oggetti particolari, come lostrigile e l'alabastron; il primo serviva per pulirela polvere e il sudore dal corpo, stanco dopo gliesercizi fisici, mentre il secondo era un vaso checonteneva essenze ed oli, per profumarsi. Un vaso

CLASSI IV E V DI PONTE BARIZZO E GROMOLA

Insegnanti

Anna Citro - Rosa SerioRosa Serra - Angela De Rosa - Elisa Valente

20

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a figure rosse(Fig.1), ritrovato in una tomba della necropoli di S. Venera,mostra un giovane impegnato negli esercizi atletici o nel momento in cuiprende un mantello da una cesta, mantenuta da un piccolo servitore.Questi oggetti ci fanno capire gli ideali atletici dei Greci, chenell'educazione dei giovani, davano uno spazio molto importante allapratica della palestra, oltre che all'apprendimento delle lettere e dellamusica. Gli uomini, in età giovane, si prendevano molta cura del lorocorpo,cercando di mantenerlo forte e robusto, per essere ottimi soldati eatleti. E proprio una bella figura atletica viene rappresentata sulla lastra

di copertura della famosissimaTomba del Tuffatore (Fig.2).Questa tomba greca, che risale al480/470 a.C., è completamentediversa dalle altre dello stessoperiodo, perché, oltre al corredofunebre (composto da alcuni vasie da uno strumento musicale acorda, chiamato lira), presenta Fig.2 Lastra di copertura della Tomba del

Tuffatore

delle splendide pitture che decorano le pareti interne e la lastra dicopertura della cassa.Il defunto doveva essere una persona che amava lamusica e il canto,come dimostrano tutte le pitture che si susseguono sullediverse lastre.Esse rappresentano una scena del simposio, parola con cuigli antichi indicavano la seonda parte di un banchetto, in cui si beveva vino,si suonava e si scherzava con i commensali, proprio come si può vederedalle bellissime immagini che decorano tutte le lastre della tomba. Ma l'immagine più famosa, che ha reso celebre Paestum in tutto il mondo, èquella del giovane che nel tuffarsi, esprime simbolicamente il passaggiodalla vita alla morte,poiché per gli antichi, bisognava attraversare unfiume o una palude per raggiungere l'Aldilà. Quest'opera scopertaquarant'anni fa, nel 1968, rappresenta l'unico esempio di pittura muralegreca nella Magna Grecia e si può ammirare solo visitando il MuseoArcheologico di Paestum.

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La necropoli lucanaMa l'uso delle tombe dipinte si afferma a Paestum nel IV secolo a.C.,

durante il dominio lucano. A quest'epoca risale la ricchissima raccolta dipitture funerarie del museo. Sono lastre affrescate; le più antiche sonodecorate solo nella parte centrale, con fasce, corone, bende o rami; inseguito si afferma l'uso di vere e proprie scene figurate per le tombemaschili (prevalentemente guerrieri a cavallo con elmo e corazza) e dielementi decorativi per quelle femminili. Tali tombe erano destinate apersonaggi importanti della società lucana e infatti su un migliaio di tomberitrovate, circa ottanta sono dipinte. In un'antica tomba lucana ritrovatain località Andriuolo,l'immagine dipinta su una delle pareti (Fig.3) mostrauna donna che porge ad un cavaliere i vasi che servono per compiere gliatti,per farlo purificare dal sangue della battaglia,prima di ritornare nellacomunità civile. Una tomba decorata in modo particolare è quella ritrovatasempre nella necropoli di Andriuolo.Nell'immagine (Fig.4) sono visibili

Fig.3 Guerriero lucano che

torna a casa

motivi vegetali e animali,che richiamano glioggetti del corredo funebre. Nelle tombelucane infatti la composizione del corredo(ivasi e gli oggetti appartenuti al defunto)postonelle sepolture sottolinea l'appartenenza a unceto sociale piuttosto che a un altro e ladistinzione di sesso. Nelle sepolture maschilicompaiono le armi e il cratere,il vaso in cui simescolava il vino,mentre in quelle femminili piùimportanti si trovavano gioielli, l'hydria, cioè unvaso per contenere l'acqua e un altro tipo divaso chiamato lebete nuziale. Ed è solo tenendopresenti i corredi e le decorazioni pittorichedelle tombe che si riesce a ricostruire un quadro delle vicende della cittàdi Paestum nel periodo lucano. Grazie alle immagini delle tombe femminili,riusciamo a comprendere qual era il cerimoniale funebre, chenell'antichità,durava diversi giorni. Alcune pitture rappresentano il

23) Pianto di mamma accanto al cadavere del figlio;26) Figura maschile avvolta da serpenti;28) Due figure maschili nell'atto di tirare frecce;29) Gigante colpito alle spalle da una freccia cerca di liberarsi;

: poemi della letteratura greca, scritti da Omero chenarrano della guerra di Troia (Iliade) e delle avventure di Ulisse (Odissea).

: figura della mitologia greca, metà uomo e metà cavallo.Violento e selvaggio incapace di reggere il vino.

: personaggi della mitologia greca e romana. Sono impersonatidai gemelli Castore e Polluce figli di Zeus e di Leda (Dioscuri“figli diZeus”).

: popoli della mitologia greca che a causa dei loro misfatti ecattiverie furono privati della parola e dell'aspetto umano e Zeus litrasformò in cercopitechi.

: motivo decorativo lineare.: elemento dell'architettura greco-romana che consiste in una

formella in pietra, decorata con tre scanalature verticali (i glifi) esolitamente interposti tra le metope.

: spiegazione, interpretazione, ricerca del significato.: vaso di creta dove si conservava il vino.

LESSICO

l

l

l

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Iliade e Odissea

Centauro

Dioscuri

Cercopi

FregioTriglifi

EsegesiPithos

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momento successivo all'ultimo respiro delladefunta, quando le donne della famigliatendono le bende per avvolgere i piedi delladonna morta o le sistemano la testa suicuscini. Questa immagine di tomba lucanal'abbiamo presa da un libro,perchè non c'è nelMuseo da noi visitato e l'abbiamo inseritaperché ci aiuta a comprendere meglio lasuccessiva(Fig.6), in cui, terminata la fasede l l a preparaz i one , s i dava i n i z i oall'esposizione del cadavere (prothesis).Qui,

Fig.4 Tomba 21 Andriuolo

le donne della famiglia piangevanodisperatamente e come si può vederedall'immagine, si percuotono il petto con lemani o portano le mani in testa, quasi avolersi strappare i capelli o graffiarsi ilviso. Dopo alcuni giorni dalla suaesposizione, il cadavere veniva portato allanecropoli,dove si eseguivano altri ritualiprima della chiusura della tomba. Le

Fig.5 Le donne preparano la

defunta

pitture delle tombe lucane venivano vistesolo nella cerimonia che precedeva lasepoltura e venivano realizzate sul posto. Illoro scopo non è solo decorativo, ma aiutanoa capire le abitudini e i valori dei Lucani che,anche nel modo di seppellire i morti, sidifferenziavano dai Greci. Questa visita èstata importante per noi, perché ci ha fatto

Fig. 6 Il rito funebre del pianto

conoscere un parte di storia dei popoli che hanno abitato il nostroterritorio molti secoli fa, cioè i Greci e i Lucani.

Apollo e Artemide: i due personaggi sono chiaramente identificabilidall'arco che impugnano nell'atto di tirare le frecce che uccideranno ilgigante Tityos che ha osato rapire la loro madre. Il gigante Tityos èrappresentato e riconoscibile nella metopa 29 dove cerca di strapparsi unafreccia che l'ha colpito alla testa.

Fig. 5: Metopa 26 raffigurante una figura maschile avvolta da serpenti

14) Cattura del cinghiale;17) Uccisione del centauro;18) Figura d'uomo nascosta dietro la palma;21) Uomo che colpisce alle spalle;20) Figura alata con disco;19) Re seduto;22) Figure femminili con bambino in braccio;

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LA SEZIONE ROMANA DEL MUSEO

Tutti gli alunni delle classi IV e V, quest'anno sono andati a visitare unmuseo e noi del plesso di Laura , siamo stati al Museo archeologico diPaestum.Questo Museo venne fondato più di cinquant'anni fa, nel 1952 percustodire i numerosi reperti del Santuario di Hera alla foce del Sele,scoperto dagli archeologi Paola Zancani Montuoro e da Umberto ZanottiBianco e quelli poi ritrovati nella città di Poseidonia-Paestum e nellenecropoli. Nel 1999, fu ingrandito e riorganizzato, in modo da permetterel'esposizione di tutto quello che aiutava a ricostruire la storia della città,nei tre periodi in cui popoli diversi l'hanno abitata: i Greci, i Lucani e iRomani. Noi abbiamo visitato tutto il Museo, ma ci siamo soffermatisoprattutto sulla sezione romana, al piano superiore. In questa parte, tantisono i reperti che si riferiscono al periodo romano,ma per capire megliocosa andavamo a vedere, abbiamo letto in classe con le insegnanti dueopuscoli riguardanti la storia di Roma,collegata a quella di Paestum. Ilprimo riguardava Paestum nelperiodo in cui c'era la Repubblica aRoma e l'altro si riferiva allaP a e s t u m d e l p e r i o d osuccessivo,cioè quello imperiale(Fig1). La copertina di questoopuscolo raffigura l'immagined e l l ' i m p e r a t o r e T i b e r i o ,successore di Augusto con untempio sullo sfondo. Le assistenti

museali, che ci hanno accompagnati durante la visita, hanno chiaritoancora meglio le idee su questa importante sezione del Museo. La città diPaestum, come colonia romana, nacque nel 273 a.C e fu attuata, grazieall'invio di circa 6000 uomini, provenienti dagli strati più bassi dellasocietà romana: ex-schiavi e servi liberati.

Fig.1 Opuscolo di Paestum in età Imperiale

Un’altra lastra rappresenta l'immagine di un guerriero accovacciato conun grande scudo nascosto dietro una palma. L'episodio è narratonell'Iliade e si tratterebbe di Achille che sta per uccidere il figlio diPriamo, che solitamente andava ad abbeverare i cavalli a una fonte. Anchenella successiva si interpreta l'uccisione di Patroclo colpito alle spalledalla lancia di Ettore. La lastra 20 presenta una figura alata inginocchiatache regge nelle mani un grosso disco e indossa sandali alati. La leggendavuole che sia l'immagine di ERIS (personificazione della discordia) inviatada Zeus per aizzare gli animi dei soldati della guerra di Troia al sorgere delsole, oppure in un'altra interpretazione Iris impersona la messaggeradegli dei portatrice del disco solare.La metopa successiva rappresenta un re seduto sul trono e questa figuraè stata interpretata come Zeus, figura importante della guerra di Troia esoprattutto di Eracle di cui è padre; inoltre Zeus è lo sposo di Hera la deaalla quale è dedicato il santuario di Foce Sele. Altri episodi della guerra diTroia vengono riferiti dalle metope 22-23: nella lastra 22 sonoraffigurate due figure femminili e quella a destra regge in braccio unbambino di cui si vede una gamba a penzoloni. Questa metopa rappresentail pianto di Elena e Andromeda (con il piccolo Astianatte) che si disperanoper la morte di Ettore e questa leggenda trova riscontro nella lastra 23dove Ecuba (mamma di Ettore) piange sul cadavere del figlio.Nella lastra 26 è rappresentata una figura maschile avvolta da unserpente (Fig.5). I serpenti e i draghi nella mitologia antica (personificanole negatività materiali) sono affrontati da numerosi eroi che affermanocosì la superiorità dell'intelligenza umana sulla violenza di natura bestiale.La leggenda vuole che qui sia rappresentato Giasone che combatte ilgrosso drago che custodisce il vello d'oro.Nelle ultime due metope viene rappresentato un episodio di due divinità:

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E proprio a questo periodo ci riporta la statua di bronzodi Marsia, (Fig.2) che doveva essere un ex- schiavo. Comesi può vedere dall'immagine, questa è una figura moltotozza, che ha colpito la nostra immaginazione, perché l'abbiamo disegnata quasi tutti, in classe.Senza braccia, questa statua di bronzo porta allecaviglie evidenti ceppi aperti e perciò rappresenta lalibertà raggiunta dei nuovi coloni di Paestum di origineplebea, composta in larga parte da schiaviaffrancati,chiamati liberti.Una cosa che noi non sapevamo è che Paestum avessemonete proprie.La colonia di Paestum infatti ha coniatomonete di piccolo taglio per tutta l'età repubblicana , fin

ai primi anni dell'età imperiale.Queste moneteraffigurano una serie dei personaggi dellastoria di Roma. Lo dimostra il cosiddettotesoretto di 647 denari d'argento,conservato al museo in una vetrinetta, con unapparecchio che regola la temperatura, in altoa sinistra, nell'immagine (Fig.3), per non farlerovinare. Le monete sono state nascoste nel 12 a.C .e sono state poiritrovate una decina d'anni fa, nel 1998. Il loro valore è molto alto,se sipensa che lo stipendio di un funzionario romano era di circa 225 denariall'anno. Esse raffigurano una serie di personaggi dell'antica Roma e siriferiscono a un periodo che va dal II secolo a.C. ai primi anni di Augusto.In un'altra vetrinetta, abbiamo visto una moneta davvero particolare, ilcosiddetto òbolo di Caronte, che veniva messo in bocca aldefunto:.rappresentava cioè il pedaggio che lui doveva pagare per andarenell'aldilà. Con l'avvento dell'imperatore Augusto, si afferma anche aPaestum, oltre che nell'antica Roma, il culto imperiale.Esso vienerappresentato dall'altare di Publio, un ex schiavo (liberto), cheapparteneva a un'associazione di persone, che adoravano il dio Mercurio,

Fig. 2 Marsia

Fig3 Il tesoretto

15) Lotta corpo a corpo tra Eracle e Anteo13) Eracle cattura i Cercopi (brigantiladri).10) Eracle Deianina (promessa sposa diErcole)11) Centauro Eurizio che insidia Deianina. Fig. 4: Lastra 24

12) Ratto del tripode delfico (Ercole compie un atto di follia e cerca dirubare un oggetto sacro a Hera).16) Ercole che lotta col leone.32) Personaggio nel calderone.33) Fanciulle in fuga:24-25) Episodi legati alla guerra di Troia.

Nel lato sud sono collocate undici lastre che non presentano organicità neicontenuti. La prima illustra la cattura del cinghiale che infestava i montidell'Arcadia ed è rappresentata dal ritorno di Ercole che trasporta suldorso il grosso animale per scaricarlo davanti al re che spaventato sinasconde in un grosso pithos.La lastra successiva vede un uomo di profilo verso destra che colpisce uncentauro. La leggenda narra che si riferisce all'uccisione del centauroNesso che insidiava Deianina la moglie di Ercole.

(Fig.4)

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paragonato all' imperatore Augusto. Questo altare (Fig.5), rappresentauna scena di sacrificio al dio.L'imperatore,quindi, veniva adorato comeun dio, tanto che a lui si riferiva anche ilsimbolo di Giove, un'aquila che stringe trale zampe un fascio di fulmini (Fig. 6),immagine raffigurata su un sostegno di unatavola, sempre esposto al Museo.Anche Paestum,come l'antica Roma aitempi dell'imperatore Augusto visse unperiodo molto positivo, in cui regnava lapace. Al museo, viene esposta un'immaginedi Livia, moglie di Augusto e madre del suosuccessore Tiberio, con il capo velato eornato da una corona di olivo,che

rappresenta appunto la pace di quelperiodo della storia romana e di Paestum.Ma l'impero romano cominciò ad entrarein crisi verso la fine del I secolo d.C.,quando l'imperatore Vespasiano accolseuna colonia di persone delle armatenavali dell'impero,donando loro la pienacittadinanza romana. A quel periodo,risale una statua ricoperta da un toga,simbolo della cittadinanza romanaconcessa da Vespasiano e un ritratto

femminile con una particolare pettinatura a boccoli tipica di quel periodo.Una cosa molto importante da dire è che i Romani non cancellarono lastruttura della città di Poseidonia, così come l'avevano organizzata i Grecie poi i Lucani, ma seppero riutilizzare i santuari urbani, aggiungendo soloqualche altro edificio religioso, come il tempio italico.Anche l'Heroon, la tomba simbolica che i Greci nel VI secolo a.C. avevano

Fig.5 Altare di marmo

Fig.. 6 Aquila su fascio di fulmini

Fig. 3: Metopa 12 che raffigura

un cavaliere che cavalca

la tartaruga marina

una coppia di SILENI (figure per metà cavalli) che avanzano verso sinistra(8-9). Questa leggenda narra di Eracle che corre in difesa di Herainsidiata dai selvaggi e cattivi Sileni, infatti, la metopa 7, rappresentaEracle combattente nel gesto di sguainare la spada insieme ad una figurafemminile. Continuando la lettura delle lastre si incontrano le metope cheraccontano il rapimento da parte di Castore e Polluce, i gemelli noti comeDioscuri, delle due figlie di Leucippo. L'ultima metopa del lato ovestrappresenta una figura maschile che scruta l'orizzonte a cavalcioni di unatartaruga marina ( Fig.3).

LEGENDA DELLE METOPE RAFFIGURATE

7) Hera con Eracle;8-9) Sileni10) Castore e Polluce i dioscuri11) Le figlie di Leucippo12) Cavaliere che cavalca la tartaruga marina

Nel lato nord troviamo altre 10 metope con triglifi che narrano ancoradelle imprese eroiche di Eracle unite al racconto mitologico di Giasone,altro eroe considerato fondatore del santuario di Hera.

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dedicato al fondatore di Poseidonia, non venne distrutta, ma seppellita.Le trasformazioni degli edifici pubblici della città riguardarono perciòsolo lo spazio politico, con la costruzione del foro,che rappresentava ilcentro sociale, politico e religioso della colonia. Con esso, Poseidonia grecae lucana non esisteva più:al suo posto era nata la Paestum romana.La città entro in crisi profonda,quando l'impero centrale di Roma inziò lasua decadenza.Da allora,si rimpicciolì il centro abitato, anche a causa dellaformazione delle paludi e della diffusione della malaria.Si ridusse così a un villaggio tra l'antico tempio di Athena e la chiesadell'Annunziata, costruita nel V secolo d.C. Quest'ultima divenne l'anticasede del vescovo di Paestum e centro della piccola comunità.IL territorio però, presentando tracce riferibili ad occupazioni di etànormanna, sveva ed angioina, non è stato completamente abbandonato,come comunemente si ritiene. Occorre perciò smentire il fatto che solonel 1700, quando la città e i suoi templi vennero scoperti dalla culturaeuropea,sia nato un nuovo centro abitato.

snoda nel seguente modo:nel lato est sono posizionate 6 metope che narrano una delle fatiche di

Eracle.La leggenda racconta che l'eroe (Eracle) durante il viaggio versol'Arcadia, dove avrebbe dovuto catturare un terribile cinghiale, arrivatopresso la comunità dei centauri (figure queste con la velocità dei cavalli, laforza degli animali, l'intelligenza e l'esperienza dell'uomo), venne accoltodal loro capo, pholos, che in segno di ospitalità, volle offrirgli il vinoricevuto in dono dal dio Dioniso. Aperto il pithos che lo conteneva, ilprofumo si espanse per il monte e raggiunse “l'olfatto” dei centauri chearrabbiati e inebriati dal vino, accorsero da Pholos e diedero inizio ad unafuriosa lotta con Eracle. La metopa che apre questa leggenda raffiguraPholos, il centauro”buono”, che si differenzia dagli altri perché ha la parteanteriore tutta umana e solo la parte posteriore da animale; invece gli altricentauri sono rappresentati con le quattro zampe equine. Nella esegesi, il

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Fig. 2: Metopa del Centauro al galoppo

pithos del vino è statoscolpito a metà sotto il corpoequino del centauro buono.

LEGENDA DELLE METOPE

RAFFIGURATE

1) Centauro buono (Pholos) con il pithos.2) Eracle l'arciere.3) Centauro in un'azione di lotta.4) Centauro ferito.5) Centauro combattente.

6) Centauro al galoppo (Fig.2).Nel lato ovest le metope sono identificate con certezza per la presenza di

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Tra i ritrovamenti più importanti degli scavi effettuati dagli archeologiche hanno scoperto l'HERAION (santuario di Hera di Foce Sele), vi sonouna serie di METOPE (all'incirca settanta) che decoravano i frontoni deidue edifici. Quaranta lastre, del gruppo di metope più antiche (560 a.C.)raccontano cicli mitici relativi alla guerra di Troia, Eracle, Giasone … Esono visibili nel museo di Paestum. Il secondo gruppo, che ornava il tempiomaggiore, rappresenta un corteo di danzatrici ed è esposto anch'esso alsuddetto museo.

LE METOPE

Fig. 1: Metopa e triglifi

La metopa è un elementoarchitettonico dell'arte grecae romana e consiste in unalastra in pietra, scolpita abassorilievo, con in alternanza iTRIGLIFI, lastre decorate contre scanalature verticali

(Fig.1).Le metope sono ritenute la massima testimonianza della scultura dellaMagna Grecia e si racconta che fu enorme l'emozione dei due archeologiall'apparire della prima metopa: il 12 giugno del 1934. Le lastre e iframmenti ritrovati sono stati suddivisi in tre grossi nuclei:

al primo nucleo (il più numeroso) sono state assegnate le trentaseimetope che compongono il fregio dell'edificio arcaico;

al secondo nucleo appartengono le metope assegnate al tempio di Hera(12 tra lastre e frammenti);

al terzo nucleo vi sono raccolte 18 metope di incerta interpretazione.La ricostruzione del fregio all'interno del museo con le metope scolpite si

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CLASSI IV E V DI CAPACCIO SCALO

InsegnantiLucia Laurino - Carmela MaieseLinda Cafasso - Vittoria Casella

Fig.9 Processione alla festa

della Madonna del Granato

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diverse forme: tonda, quadrata,a cattedrale, a barca. (Fig.10).Alcuni studiosi hanno pensato,proprio per la presenza di centea forma di barca, che ci possaessere un legame tra la forma dibarca e il rituale antico deltrasporto della statua di Hera,protettrice della navigazione edei buoni approdi.

Fig.10 Costruzione di cento ceri, detta centa.

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IL MUSEO NARRANTE

Nel 2001, vicino a ciò che resta del Santuario,è stata allestito un museodavvero particolare, il Museo Narrante di Hera Argiva.Per questo allestimento, è stata recuperata la Masseria Procuiali,cioè lacasa colonica dell'Ente di Bonifica, utilizzata come deposito dei materialiscoperti durante i primi scavi (fig.1).

Il Museo, dedicato ai duearcheologi, Paola Zancani Montuoroe Umberto Zanotti Bianco, chehanno scoperto il Santuario, èmolto diverso dai tradizionali museiarcheologici. Pur essendo privo deireperti originali, (che si trovanoinvece nel Museo archeologiconazionale di Paestum), questoparticolare museo, viene detto Fig. 1 Museo Narrante di Hera Argiva

narrante, perché vissuto da chi lo visita come un avvincente e coinvolgenteracconto. Infatti, grazie ai filmati , alle ricostruzioni tridimensionali e aisuggestivi effetti sonori, lo spettatore si sente coinvolto in un viaggio,chelo proietta in un passato lontano.I momenti interessanti del percorso guidato del Museo sono stati per noiil racconto della gloriosa scoperta dei due ricercatori, nel 1934. Ma siamorimasti incantati anche dalle storie narrate dalle metope, cioè dei blocchidi pietra scolpiti, che si alternavano ai triglifi ed insieme costituivano ilfregio del tempio. Sospese alle travi di quella che fu la stalla dellamasseria, le metope illuminate, riprodotte in copie fedeli alle originali,vengono raccontate ad una ad una, attraverso le storie dei personaggi chein esse vengono raffigurati. Su di esse sono stati scolpiti i momentiimportanti di miti e leggende che si rifericono alle imprese di Ercole, allaguerra di Troia e alle avventure di Ulisse. Salendo al primo piano,attraverso una scala a chiocciola, il visitatore vede sulle pareti a spiraledella scala, centinaia di riproduzioni di statuette di Hera e intanto ascolta

Dal culto di Hera alla Madonna del Granato

Il Cristianesimo compare nella piana di Paestum, tra la fine del III e gliinizi del IV secolo d. C. Tra l'VIII e il IX secolo alcuni monaci consacraronosul monte Calpazio una cappella a Maria, Madre di Dio. Questa chiesa fuconosciuta come Santa Maria Maggiore fino al 1630, anno in cui comparveper la prima volta il nome di Santa Maria del Granato: la statuarappresenta la Vergine seduta in trono, che sorregge con la mano sinistrail Bambino e con la destra una melagrana (Fig.8).La statua, oggi venerata, fu rifatta nel 1918, dopo che un incendio avevadistrutto la più antica, in legno, che forse risaliva al 1300.Molti studiosicollegano la raffigurazione della Madonna del Granato al culto della deaHera, venerata dai Greci,soprattutto per il comunesimbolo della melagrana,c h e p e r i G r e c irappresentava fertilità eabbondanza, mentre nellatrad iz i one cr i st i anarappresenta, attraverso isuoi chicchi, tutti i donic h e D i o c i o f f r egratuitamente.Il giorno di Ferragosto, aCapaccio, si svolge unacelebrazione religiosa perl ' A s s u n z i o n e d e l l aVergine: i fedeli portano inprocessione (Fig.9 ) dellecostruzioni di cento ceri(le cosiddette “cente”) di

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Fig.8 Madonna del Granato

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come sottofondo una dolce litania,che recita in greco le invocazioni delledonne alla dea della fertilità (Fig2). Nell'immagine, vediamo la dea seduta

Fig. 2 Hera

su un trono con un particolare copricapoadagiato sui capelli, il polos, un piatto per leofferte, chiamato patera, nella manodestra e il frutto del melogranonell'altra mano.Il visitatore, in tutto questo percorso sisente avvolto da un'atmosfera quasimagica e conclude la sua visita, entrando inuna sala dove sono stati ricostruiti iquattro telai,utilizzati per la tessitura delpeplo di Hera.Tutte le emozioni provate dopo la visita aquesto museo, ci hanno fatto immaginareil tempo lontano in cui gli antichi Greciarrivarono qui, fondando il Santuario diHera e Poseidonia. Essi portarono con sé leproprie usanze, ma anche i loro miti e laloro cultura. E questa esperienza ci hadato lo stimolo per svolgere in classe delle

ricerche di gruppo ed approfondire i seguenti argomenti, che sarannoaffrontati nei prossimi capitoli:-Una scoperta entusiasmante;-Il santuario e il culto di Hera;-Le metope.

ramoscelli. All'estate corrispondono le nozze di Hera (teleia) con Zeus, ilquale, secondo la tradizione, le apparve ad Argo sulla cima di un montesotto forma di cuculo. La stagione autunnale e invernale sono

Fig.7 Il ciclo dell'universo

rappresentate dall'allontanamento di Heradal marito divino: Hera è solitaria (chera) e sinasconde.La ripresa del ciclo riproduttivo èmetaforicamente rappresentata dal ritornodi Hera che compie un bagno rituale nelleacque di un fiume o di una sorgente.

La fine del culto di Hera

Alla fine del V sec. a. C., con l'arrivo dei Lucani, l'organizzazione sociale epolitica della città di Poseidonia, divenuta Paistom, subisce granditrasformazioni, che si riflettono anche sul culto di Hera e sul santuario diFoce Sele. La ricchezza, la varietà e l'abbondanza delle offerte votive chesono state ritrovate, testimoniano la grande importanza che il santuario eil culto della dea Hera ebbero in quel periodo. Nel 273 a. C. Poseidoniadiventa colonia latina col nome di Paestum, l'edificio quadrato vienedistrutto e tutti i doni votivi e la stessa statua della dea vengono deposti inuna fossa sigillata. Ma la presenza romana non determina l'abbandono delculto di Hera; infatti la devozione nei confronti della dea greca continuafino all'epoca degli imperatori Adriano e Vespasiano, come testimonianoalcune monete. Nel 79 d.C. l'eruzione del Vesuvio danneggia il santuario diHera, che perde completamente la sua funzione, le pietre degli edificivengono utilizzati per la produzione di calce, mentre il progressivoimpaludamento della zona fa scomparire ogni traccia di vita, e solo moltotempo dopo se ne ravviva il ricordo.

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UNA SCOPERTA ENTUSIASMANTE

Paola Zancani Montuoro e Umberto Zanotti Bianco furono i due archeologiche negli anni '30 , hanno compiuto una scoperta straordinaria: hannoportato alla luce i resti di uno dei più importanti santuari della MagnaGrecia, quello di Hera alla foce del Sele. Ora noi cercheremo di ricostruirele tappe di questa entusiasmante scoperta. Furono le parole dello storicoStrabone a fornire le prime indicazioni ai due studiosi, per esplorare inmodo mirato la zona in cui molti secoli prima i Greci costruirono uno dei piùbei santuari presenti sul suolo italico:

Gli scavi archeologici ebbero inizio, in seguito ad una primaricognizione superficiale sulla riva sinistra del Sele, effettuata da PaolaZancani Montuoro nel 1933. Il 3 giugno 1934 lei, insieme con UmbertoZanotti Bianco, seguendo quindi la descrizione di Strabone, individuarononella fanghiglia grigiastra della palude un frammento di arenaria giallastracon la raffigurazione di un piede poggiato su un listello sporgente.

Laconferma del ritrovamento del santuario di Hera (HERAION) giunge neigiorni successivi, precisamente il 12 giugno, quando tra rottami di ognigenere fu recuperata la prima metopa scolpita. Questi due tenaci studiosi(Fig.1), alimentati da una meravigliosa passione per la conoscenza, hanno

“…dopo la foce del Sele, la Lucania ed il

Santuario di Hera Argiva, fondazione di Giasone e vicino, 50 stadi, a Poseidonia…”

(Strabone).

“Dopo

due giornate di ricerca tra le paludi e le boscaglie, animate soltanto da mandrie dibufali e da torme di uccelli migranti, notammo una zona, non lungi dal fiume, ove tra

gli sterpi affioravano pochi massi informi ed alcuni frammenti di tegole”.

condotto una delle imprese di scavo piùaffascinante e importante dell'archeologiaitaliana. Gli scavi si protrassero fino aglianni '60 circa interrompendosi negli annidella guerra. Durante i primi scavi, dal 1934al 1949, vennero individuati:

il thesaurusil tempio maggioregli edifici porticati.

Gli scavi effettuati dal 1950 al 1962

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l Fig. 1 P. Zancani Montuoro

U. Zanotti Bianco

Dopo aver conquistato ilVello d'oro in Colchide, ilviaggio di ritorno (Fig.6)portò gli Argonauti alla focedel fiume Sele sulla cuisponda sinistra fu fondatoun santuario consacrato adHera, protettrice dellanavigazione e della fertilitàumana e naturale. Il cultodella dea Hera , moglie-Fig. 6 Il viaggio degli argonauti

Il culto di Hera

Nella mitologia greca, Hera era la moglie di Zeus e regina di tutti gli dei. Ilsuo culto, come è stato già detto, nasce ad Argo (in Grecia). La dea Hera,adorata come protettrice della giovinezza e della crescita, sovrintendevaalla fertilità umana e naturale; essa era considerata anche protettricedella famiglia, delle spose e delle nascite, delle greggi e dei raccolti erendeva fertile la coppia e il territorio. Animali sacri ad Hera sono il bue,(infatti era anche definita la “Dea dagli occhi di vacca”), il cuculo e ilpavone, considerato un uccello regale.La melagrana, il frutto associato ad Hera rappresenta il ciclo eternodell'universo (Fig 7) e della sua rigenerazione, la fertilità umana enaturale, l'abbondanza.I racconti mitici su Hera evidenziano lo stretto rapporto tra il culto delladivinità e il ciclo naturale della vegetazione: Hera è venerata comefanciulla (pais) alle soglie della primavera, quando un carro trainato dagiovenche reca in processione un idolo ligneo della dea incoronata di fiori e

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sorella di Zeus e regina di tutti gli dei, è antichissimo e si riscontra in tuttal'Italia antica: per gli Etruschi è Uni, per i Romani è Giunone. Il frutto chela simboleggia è la melagrana, che con il vivo colore dei suoi semirappresenta la fertilità.

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porteranno alla luce altri edifici: la stoa arcaica, l'altare minore el'edificio quadrato ( Fig. 2).

Fig.2 L'edificio quadrato ricostruzione

Il santuario inizia a vivere neiprimi decenni del VI secolo a.C.intorno ad un primo altare diceneri, un rudimentale recintodi pietre contenente i restidelle offerte e dei sacrificimescolati alla terra. Vengonopoi edificate strutture adibiteall'accoglienza di pellegrini edegli altri frequentatori delluogo sacro. La costruzione deltempio insieme ai due altari in

pietra risale invece alla fine del VI secolo a.C. Del santuario sono statimessi alla luce il cosiddetto , il con duealtari davanti, edifici con portici ( ), il cosiddetto

.Il presentava 8 colonne sulla fronte e 17 sui lati lunghi.

“Thesauros” Tempio MaggioreStoai “Edificio

Quadrato”Tempio Maggiore

Le accoglievano i fedeli invisita al santuario. L'

è stato denominato cosìper la sua forma quadrata. Al suointerno è stata ritrovata unas t a t u e t t a d i m a r m o c h erappresenta seduta in tronoche nella mano destra regge unacoppa con le offerte e nell'altrauna melagrana che rappresenta lafertilità. Durante gli scavi del1934, all'interno del santuario è

StoaiEdificio

Quadrato

Hera

famoso santuario di Hera si perde persino il ricordo dell'esattaubicazione.

La nascita del culto di Hera

Il culto di Hera nasce ad Argo e la tradizione attribuisce agli Argonauti(Fig.5 ) guidati da Giasone la sua diffusione al di fuori della Grecia.La spedizione, in cerca del Vello d'oro, la pelle di un montone alato appesaad una quercia e custodita in un bosco sacro ad Ares, attraversò un grannumero di località .

Fig. 3 L'altare monumentaleFig. 4 L'altare monumentale

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Fig. 3 Donna fioreFig.5 La spedizione

degli argonauti

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stata individuata un' enorme contenente migliaia di oggettifra cui testine e statuette di offerenti femminili; un tipo particolare diraffigurazione femminile che porta sulla testa un fiore ;riproduzioni di frutta, fiori, colombe; vasi e piccoli oggetti in bronzo.

(Fig. 3)

stipe votiva IL SANTUARIO E IL CULTO DI HERA

Il santuario di Hera ArgivaIl santuario di Hera Argiva si trova a circa 8 km da Paestum in prossimitàdella foce del Sele. Al suo interno,durante gli scavi è stata individuata un'enorme stipe votiva (Fig.1) contenente migliaia di oggetti.L'altare più piccolo fu costruito sopra il primitivo altare di ceneri ( Fig.2).Come tutti i santuari antichi, aveva funzione religiosa e di controllo

politico economico sul territorio.Alla fine del VI secolo si ebbe la costruzione diun grande tempio, probabilmente ottastilo (conotto colonne sulla facciata) e periptero(circondato da un portico con colonne). Insiemevennero costruiti davanti ad esso, ad una certadistanza, due altari monumentali (Figg. 3 -4 ). Idecenni finali del VI sec. a.C. furono gli anni cherappresentarono il momento di maggiorericchezza monumentale e architettonica delsantuario .Nei decenni finali del V sec. a.C., l'arrivo dei

Fig.1 Stipe votiva e

pozzo sacrificale

Fig.2 L'altare di ceneri

Lucani portò una nuova fioritura del santuario eviene edificato inoltre un edificio quadrato incui le fanciulle da marito tessevano il peplo per

la statua di culto, offerto alla dea con unaprocessione annuale.L'arrivo dei romani nel 273 a.C., momento di grandirifacimenti e di continuità del culto, segna anchel'inizio della decadenza.L'Heraion fu, nel Medioevo, completamentesmantellato per costruire le cattedrali di Amalfi e diSalerno. L'impaludamento dell'area fa scomparireogni traccia di vita al punto tale che del grande e

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