Dal passato al presente - Poseidone

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... al presente Dal passato... Poseidone

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Percorso figurativo di arte e cultura dell'antica Grecia

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... al presenteDal passato...

Poseidone

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Gli attributi degli dèiDal passato...

[…] Così, se qualcuno, andando intorno, osservi le pitture e le statue, riconoscerà subito i vostri dei dalle riprovevoli caratteristiche, Dioniso dalla sua veste, Efesto dalla sua arte, Demetra dalla sua sventura, Ino dal suo velo, dal suo tridente Poseidone, dal suo cigno Zeus […]

Clemente Alessandrino, Protettico ai Greci, 4, 57, 3

Poseidone con il tridente, 550-525 a.C., placchetta corinzia. Parigi, Musée du Louvre.

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Poseidone e Anfitrite Dal passato...

Nettuno e Anfitrite, 50-79 d.C., affresco proveniente da Pompei staccato e inserito in cornice lignea, altezza 72.5 cm, larghezza 102.5 cm, spessore 7 cm. Napoli, Museo Archeologico Nazionale.

Ed Anfitrite e l’Enosigèo che profondo rimbomba,diedero alla luce Tritone, gigante possente.

Esiodo, Teogonia

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Poseidone si vendica di MinosseDal passato...

Ottenuto il dominio sul mare, Minosse si impadronì ben presto di quasi tutte le isole. Poseidone, infuriato perché Minosse non gli aveva sacrificato il toro, lo rese selvaggio, e fece in modo che Pasifae si accendesse di desiderio per questo toro. La donna dunque, innamorata del toro, trovò un alleato in Dedalo, l'architetto, che era stato bandito da Atene per un omicidio. Egli costruì una vacca di legno montata su ruote, con l'interno cavo e ricoperta da una pelle bovina; la collocò nel prato dove il toro era solito pascolare, e Pasifae vi entrò dentro. Quando il toro le si avvicinò, la montò, come fosse una mucca vera. Così la donna partorì Asterio, chiamato Minotauro: e aveva la testa di un toro e il corpo di un uomo. Minosse, seguendo l'indicazione di alcuni oracoli, lo tenne chiuso nel labirinto, una costruzione progettata da Dedalo, che con i suoi meandri aggrovigliati impediva di trovare l'uscita.

Apollodoro, Biblioteca, libro III

Dedalo presenta la vacca lignea a Pasiphae, 70 d.C. circa, affresco. Pompei, Casa dei Vettii, triclinio, parete nord.

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Afrodite prega Poseidone Dal passato...Ma Venere intanto a Nettuno, tormentata dall’ansia,

parla, e questo lamento sfoga dal cuore:

«L’ira grave e il rancore di Giunone, insaziabile,

mi costringe, o Nettuno, a umiliarmi e a pregare:

non tempo che passa, nessuna pietà l’addolcisce,

non dal comando di Giove, non vinta dai fati s’acqueta.

[…] E tu me ne sei testimonio, nel libico mare che onde

ora è poco eccitava: tutto rimescolò, mare e cielo,

sperando, invano!, nelle tempeste d’Eolia;

questo osò nel tuo regno.[…]

Ma ora ti prego che possa affidarti sicure sull’onde

le vele: che possa raggiungere il Tebro laurente,

se chiedo cose concesse, le Parche mi dàn quelle mura».

E le rispose il Saturnio, che domina il mare profondo:

«Tu puoi con certezza fidarti, Citerea, del mio regno,

dal quale sei nata. E lo merito, tanto spesso il furore

e la gran rabbia ho calmato e del cielo e del mare.

Né in terra (Xanto e Simòenta l’attestino) ebbi minore

cura del tuo Enea».

Virgilio, Eneide, libro V, vv. 779-784, 789-792, 796-804

Trionfo di Venere e Nettuno, II secolo d.C., mosaico pavimentale romano. Tunisi, Museo del Bardo.

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Poseidone punisce Cassiopea... al presente

Perseo arrivò in Etiopia, dove regnava Cefeo, e scoprì che Andromeda, la figlia del re, era stata esposta come preda di un mostro marino. Infatti Cassiopea, la sposa di Cefeo, aveva osato sfidare le Nereidi a una gara di bellezza, vantandosi di essere la più bella di tutte; le Nereidi si erano offese, Poseidone si infuriò, e mandò un’inondazione a devastare tutto il territorio e anche il mostro marino. Amon allora aveva dato un responso: l’unico modo per far cessare quel flagello era di offrire in pasto al mostro Andromeda, la figlia di Cassiopea. Cefeo, costretto dai suoi sudditi etiopi, obbedì e incatenò la fanciulla a uno scoglio. Quando Perseo la vide subito se ne innamorò e promise a Cefeo di uccidere il mostro e salvare Andromeda, a patto di averla in sposa. L’accordo fu sancito da un giuramento, Perseo attaccò dall’alto il mostro marino, lo uccise e liberò la fanciulla. Ma Ineo, fratello di Cefeo, al quale Andromeda era stata promessa tramò contro Perseo; scoperta l’insidia, l’eroe espose la testa della Gorgone davanti a lui e agli altri cospiratori, e all’istante furono trasformati in pietra.

Apollodoro, Biblioteca, libro II, 4, 3-5 Piero Di Cosimo, Andromeda liberata da Perseo, 1513 circa, olio su tela. Firenze, Galleria degli Uffizi.

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L’ira di Poseidone contro Odisseo... al presente

Come posso scordare il divino Odisseo,

che fra i mortali eccelle per mente e offriva eccellenti

sacrifici ai numi immortali, che il cielo vasto possiedono?

Ma Poseidone che scuote la terra inflessibilmente

è irato per il Ciclope, a cui l’occhio accecò,

per Polifemo divino, la cui forza è massima

fra tutti i Ciclopi; lo generò Tòosa, la ninfa

figlia di Forchis, signore del mare instancabile,

nei cupi anfratti unita con Poseidone.

Perciò Poseidone Enosictono, se pur non l’uccide,

fa errare lontano dalla sua terra Odisseo.

[…] Smetterà Poseidone

la collera sua, non potrà contro tutti

gli dèi immortali voler lottare da solo!

Omero, Odissea, libro I, vv. 65-79

Pellegrino Tibaldi, Storie di Ulisse, Nettuno e la nave di Ulisse, 1554, affresco. Bologna, Palazzo Poggi.

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Poseidone e i suoi fratelli divorati dal padre Crono... al presenteE Rea, congiunta a Crono, diè alla luce bellissimi figli,

Istia, Demetra, ed Era, la Diva dall’aureo calzare,

Ade ch’à sotto la terra la casa, dall’animo forte,

cuore spietato, ed Enosigèo che profondo rimbomba,

e Giove, saggia mente, degli uomini padre e dei Numi,

sotto il cui tuono tutta si scuote l’ampissima terra.

Ma l’inghiottiva, come ciascuno dall’utero sacro

su le ginocchia della sua madre cadesse, il gran Crono,

che questo in mente aveva, che niun dei mirabili Urani

fra gl’Immortali avesse l’onore del regno: ché aveva

saputo dalla Terra, da Urano fulgente di stelle,

ch’era per lui destino soccombere al proprio figliuolo.

Per questo, ad occhi chiusi non stava: vegliava; ed i figli

Suoi divorava. E Rea si struggeva d’amarissima doglia.

Esiodo, Teogonia

Peter Paul Rubens, Saturno divora uno dei figli, 1637-1638, olio su tela, 180x87 cm. Madrid, Museo del Prado.

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Poseidone e Perimele ... al presente

[…] A lei, da me amata, io tolsi il suo stato di vergine; fatto che il padre Ippodamante tollerò malamente, sicché da uno scoglio buttò la figlia nel profondo del mare per farla morire. Io la raccolsi e, sostenendola mentre nuotava, «O dio amato del tridente, – invocai –che hai avuto in sorte il secondo regno dell’universo, quello delle acque sempre in moto […] porta aiuto e ti prego, Nettuno, dà una sede a lei spinta in mare dalla crudeltà del padre o che possa essa stessa diventare un sito. Anche così l’abbraccerò». Il re delle acque mosse il capo e scosse tutte le onde con il suo assenso. Si spaventò la ninfa, ma continuava a nuotare; io le toccavo il petto palpitante per il movimento affannoso del nuoto. Mentre la palpo, sentii che tutto il corpo si induriva e che il cuore veniva avvolto dalla terra che vi si sovrapponeva. Mentre parlavo, una terra di fresca formazione avviluppava il corpo di lei che ancora nuotava e sopra le sue membra così trasformate crebbe un’isola ponderosa.

Ovidio, Metamorfosi, libro VIII, vv. 592- 610

Johann Wilhelm Baur, Acheloo e la Naiade Perimele, 1659, incisione.

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Poseidone e Coronide... al presenteNella Focide mi generò il famoso Coroneo e io, fanciulla regale, venivo richiesta in sposa da ricchi pretendenti; fu la bellezza a nuocermi. Infatti, mentre passeggiavo a lenti passi, come di consueto, sulla ghiaia del litorale, mi vide il dio del mare e si infiammò d’amore per me: dopo aver consumato invano il tempo in preghiere e blandizie, si accinge a usare la forza e mi insegue: fuggo e abbandono la parte solida del lido e mi sfinisco inutilmente correndo sulla sabbia molle. Perciò invoco dèi e uomini, ma il mio grido non arrivò a orecchio umano: a favore di una vergine si mosse altra vergine, portandomi aiuto. Tendevo le braccia al cielo: le braccia cominciarono a nereggiare di lievi piume; tentavo di sfilare la veste dalle spalle: ma questa si era ormai trasformata in una massa di piume che aveva messo profonde radici nella pelle; mi sforzavo di battere il nudo petto con le mani, ma io ormai non avevo né mani né petto nudo: correvo, ma la sabbia non mi appesantiva più i piedi come prima e sfioravo la terra; in seguito sospinta da una forza mi sollevai in volo e fui data come compagna senza colpa a Minerva.

Ovidio, Metamorfosi, libro II, vv. 569-589

Giulio Carponi, Nettuno insegue Coronide, 1665-1670, olio su tela. Firenze, Galleria degli Uffizi.

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Poseidone punisce la superbia di Aiace... al presente

Uno ancor vivo nel largo mare è impedito.

Aiace con le navi lunghi remi è perito:

prima alle rupi Ghiree l’accosto Poseidone,

rupi immani, e l’aveva salvato dal mare.

E sfuggiva alla Chera, benché odiato da Atena,

se non diceva superba parola: molto fu cieco.

Disse d’aver sfuggito a dispetto dei numi l’abisso

grande del mare, e l’udì Poseidone parlare superbo;

e subito allora afferrando il tridente con mano gagliarda

colpì la rupe Ghirea e la spezzò in due.

Una parte rimase al suo posto, l’altra cadde nel mare;

quella su cui trovandosi Aiace fu tanto cieco,

e lo travolse con sé nel mare ondoso, infinito.

Così morì quello, bevendo l’acqua del mare.

Omero, Odissea, libro IV, vv. 498- 511

Henry Serrur, Aiace, 1820, olio su tela. Lille, Musée des Beaux-Arts.

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Poseidone vendica Polifemo... al presente[…] allora a Poseidone sovrano

alzò voti, stendendo le mani al cielo ricco di stelle:

«Ascolta, o Poseidone che cingi la terra, chioma azzurra:

se davvero son tuo e mio padre ti vanti,

dammi che in patria non torni Odisseo distruttore di rocche,

il figlio di Laerte, che in Itaca ha casa.

Ma se destino è che egli riveda gli amici e che torni

alla solida casa e alla terra dei padri,

tardi, male ci arrivi, perduti tutti i compagni,

su nave altrui, trovi in casa sciagure».

Così diceva pregando, e l’udì il dio chioma azzurra.

Poi strappata una rupe ancora più smisurata,

la lanciò roteandola, vi applicò forza immensa,

e la fece cadere dietro la nave prua azzurra,

di poco, sfiorò quasi il timone.

Si gonfiò il mare al piombar della pietra:

avanti portò il flutto la nave, la spinse a raggiungere l’isola.

Omero, Odissea, libro IX, vv. 526-542 .

Joseph Mallord William Turner, Ulisse deride Polifemo, 1848 circa, olio su tela, 132x203 cm. Londra, The National Gallery.

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Poseidone, dio del mare... al presente«[…] Tre sono i figli di Crono che Rea generò,

Zeus, io, e terzo l’Ade signore degli inferi.

E tutto in tre fu diviso, ciascuno ebbe una parte:

a me toccò di vivere sempre nel mare canuto,

quando tirammo le sorti, l’Ade ebbe l’ombra nebbiosa,

a Zeus si prese il cielo tra le nuvole e l’etere;

comune a tutti la terra e l’alto Olimpo rimane. […]».

Omero, Iliade, libro XV, vv. 187-193.

Alberto Savinio, Nettuno, 1932. Collezione privata.