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U n vignaiolo che si mette a produr- re scarpe, lo immaginate? E la creatività, che ognuno di noi ha e forse non sa d’avere, può essere espressa in modo più eloquente da un enologo che diven- ta industriale dell’abbigliamento? Perché un conto sono le vigne: fatica, silenzio, lentezza, facce cotte da sole. Un altro le scarpe: ricerca, tecnologia, materiali innovativi, lavoro di fab- brica. E fabbrica che dà lavoro. Eppure è successo, a Montebelluna, provin- cia di Treviso, cuore del Nord Est, diffusione straordinaria di imprese nel territorio, un’azienda ogni 10 abitanti. Protagoni- sta è una famiglia con due anime im- prenditoriali, il prosecco e le scar- pe, legate dal comune filo dell’in- novazione, che applica la creati- vità in modo vincente per pro- durre sviluppo e occupazione. La storia di Mario Moretti Pole- gato, 57 anni, fondatore e maggio- re azionista della Geox, l’azienda delle “scarpe che respirano”, il 5˚ uo- mo più ricco d’Italia, imprenditore concreto e insieme eccentrico, che si disegna gli occhiali da solo; e di suo fratello Giancarlo, 52 anni, al- la guida dell’azienda vinicola, Villa Sandi, i più grandi esportatori di prosecco. Una famiglia che produce vino da tre gene- razioni. Eppure la notorietà è arrivata solo con la Geox, metà anni Novanta: secondo marchio di scarpe al mondo dietro le Clarks, in Borsa dal 2004, crescita del 16% nonostan- te la crisi, oltre 900 milioni di euro i ricavi nel 2008, 23 milioni di scarpe prodotte, +7% gli ordini nella stagione primavera-estate, 60% METTI IN MOTO LA TUA CREATIVITÀ Il prosecco e le scarpe hanno portato i fratelli Moretti Polegato al successo. Due idee unite da un filo comune CLUB 3 CLUB 3 [SOCIETÀ] AGOSTO 2009 AGOSTO 2009 IL VINO NEL SANGUE Mario Moretti Polegato nasce nel 1952 a Crocetta del Montello (Treviso). Avviato agli studi enologici, si dedica alle attività imprenditoriali di famiglia, fino all’invenzione negli anni Novanta della “scarpa che respira”. L’impegno di famiglia viene raccolto dal fratello Giancarlo, nato nel 1957. 19 18 Mario è l’inventore delle scarpe Geox; Giancarlo guida Villa Sandi, i più grandi esportatori di prosecco DI PINO PIGNATTA - FOTO ALBERTO BEVILACQUA

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Page 1: ifratelli Moretti Polegatoalsuccesso. Due ideeunite da un ... · ta industriale dell’abbigliamento? Perché un conto sono le vigne: fatica, silenzio, lentezza, faccecottedasole.Unaltrolescarpe:ricerca,

Un vignaiolo che si mette a produr-re scarpe, lo immaginate? E lacreatività, che ognuno di noi ha e

forse non sa d’avere, può essere espressa inmodo più eloquente da un enologo che diven-ta industriale dell’abbigliamento? Perché unconto sono le vigne: fatica, silenzio, lentezza,facce cotte da sole. Un altro le scarpe: ricerca,tecnologia, materiali innovativi, lavoro di fab-brica. E fabbrica che dà lavoro.

Eppure è successo, a Montebelluna, provin-cia di Treviso, cuore del Nord Est, diffusionestraordinaria di imprese nel territorio,

un’azienda ogni 10 abitanti. Protagoni-sta è una famiglia con due anime im-

prenditoriali, il prosecco e le scar-pe, legate dal comune filo dell’in-novazione, che applica la creati-vità in modo vincente per pro-durre sviluppo e occupazione.La storia di Mario Moretti Pole-

gato, 57 anni, fondatore e maggio-re azionista della Geox, l’azienda

delle “scarpe che respirano”, il 5˚ uo-mo più ricco d’Italia, imprenditore concreto einsieme eccentrico, che si disegna gli occhialida solo; e di suo fratello Giancarlo, 52 anni, al-la guida dell’azienda vinicola, Villa Sandi, ipiù grandi esportatori di prosecco.

Una famiglia che produce vino da tre gene-razioni. Eppure la notorietà è arrivata solocon la Geox, metà anni Novanta: secondomarchio di scarpe al mondo dietro le Clarks,in Borsa dal 2004, crescita del 16% nonostan-te la crisi, oltre 900 milioni di euro i ricavi nel2008, 23 milioni di scarpe prodotte, +7% gliordini nella stagione primavera-estate, 60%

METTI IN MOTO LA TUA CREATIVITÀ

Il prosecco e le scarpe hanno portato

i fratelli Moretti Polegato al successo.

Due idee unite da un filo comune

CLUB3CLUB3

[SOCIETÀ]

AGOSTO 2009AGOSTO 2009

IL VINO NEL SANGUE

Mario Moretti Polegato nasce

nel 1952 a Crocetta

del Montello (Treviso).

Avviato agli studi enologici,

si dedica alle attività

imprenditoriali di famiglia,

fino all’invenzione negli

anni Novanta della

“scarpa che respira”.

L’impegno di famiglia viene

raccolto dal fratello

Giancarlo, nato nel 1957.

1918

Mario èl’inventore delle

scarpe Geox;Giancarlo guidaVilla Sandi, i più

grandi esportatoridi prosecco

DI PINO PIGNATTA - FOTO ALBERTO BEVILACQUA

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del fatturato dall’estero, il 3%investito in ricerca, 250.000 me-tri quadrati di laboratori e stabi-limenti. E quel che spiega tuttoquesto - più ancora dell’idea, lescarpe che respirano - è forse che di-rigenti, stilisti, dipendenti, condivido-no in azienda l’asilo nido per i figli, 60 bambi-ni, da 0 a 6 anni: quindi attenzione ai giovani,alle persone, che genera produttività e qualità.

Viticoltori con radici antiche. Ma anche in-ventori moderni capaci di trasformare un bre-vetto in business. E così, da leader nella produ-zione del prosecco, la famiglia Moretti Polega-to è passata al successo internazionale nellescarpe, con negozi anche a New York, Dubai,Pechino. Tutto è iniziato bucando una scarpama, come dice Mario Moretti Polegato, «sia-mo una tecnologia, non un marchio. La dimo-strazione che il made in Italy non è tanto il pro-dotto che arriva al consumatore, ma il “genio”che l’ha pensato. E noi italiani, che abbiamo lacreatività nel Dna, dovremmo potere usciredalla crisi prima di altri».

La vostra famiglia nasce tra le vi-gne: le terre del vino sono

la culla di idee an-che industriali…

«Sì, la vocazione imprendito-riale è maturata qui, nel cuoredel prosecco, Valdobbiadene eConegliano. Oggi siamo la realtà

più importante del territorio,esportiamo più del 60% in oltre ses-

santa Paesi».Chi è l’enologo di famiglia?(Risponde Giancarlo) «Mio fratello, il pri-

mogenito: papà aveva avviato lui agli studienologici, io avrei dovuto essere l’uomo dellapartita doppia, il ragioniere. È andata diversa-mente, nel mondo delle bollicine sono rima-sto io».

Oggi essere vignaioli significa essere an-che creativi?

«Sì, il lavoro nelle vigne e in cantina è piùinnovativo. Prendiamo la fermentazione:può essere veloce, oppure lentissima. Richie-de studio e ricerca, anche universitaria, peranalizzare mosti, vini, tecnologie. Poi abbia-mo puntato molto sul contatto diretto congli appassionati di tutto il mondo, più di20.000 visitatori l’anno, facciamo corsi di de-gustazione, visite guidate con enologi, diffon-

diamo la cultura di un consumo modera-to, tema attuale per i giovani: bere la

qualità e non la quantità».Voi portate avanti un doppio

binario imprenditoriale: quel-lo agricolo e il più recente, tec-nologico e industriale. Alme-no nel vino siete al riparo dacoreani, indiani, cinesi?

«Il nostro prodotto è legato

al territorio, non si può “clonare”. È la forzadi certi vitigni, in particolare il prosecco. Il set-tore agroalimentare italiano è sotto attacco,molto imitato da altri Paesi, ma se diventa sim-bolo e nome di un territorio, non accade».

Lei, Mario Moretti Polegato, è l’invento-re della “scarpa che respira”. È vero chel’idea nasce dal vino?

«Mia madre racconta che, appena nato,mio padre mi ha bagnato le labbra dicendo:sarai il futuro cantiniere. Ma poi ho avuto que-st’idea, risolvere il problema dell’igiene perchi usa le scarpe con suole di gomma, cioè il90 per cento dell’umanità: giovani, anziani,militari, sportivi. Solo il 10 per cento preferi-sce la suola di cuoio. E in un certo senso sì, de-vo questa invenzione al vino…»

Prego, racconti…«Un giorno mio padre dice: vai in Ameri-

ca, promuovi i nostri vini. Parto, partecipo auna fiera, in Nevada. Seguo i clienti, gli affari.Poi penso: sono qui, nel deserto, perché nonfare una passeggiata? Cambio le scarpe, ne in-filo un paio da ginnastica, con la suola di gom-ma. Dopo un po’ avverto un eccessivo caloreai piedi, sensazione sgradevole. Così con uncoltellino faccio un buco nella suola destra euno nella sinistra. E ho ricavato una sorta diventilazione. Già, ma fare i buchi è semplice,il problema è non fare entrare l’ac-qua nelle scarpe. Perciò sono tor-nato negli Stati Uniti per studia-re una membrana capace di re-sistere al peso del corpo, da so-vrapporre alla suola di gom-ma, impermeabile e in gradodi fare uscire il calore e il sudo-re. Ci siamo riusciti e abbiamobrevettato l’idea.

Come si fa a gestire un’invenzio-ne così?

«È questo il punto. Io pensavo che questobrevetto fosse capito subito, ho speso tre annivisitando le più grandi aziende del settore, inItalia, Germania, persino Stati Uniti. Non hotrovato alcun interesse».

Chiunque si sarebbe arreso…«Io no, piuttosto che cestinare un’idea inte-

ressante, come spesso accade ai creativi, hodeciso di portarla avanti in prima persona. Pri-ma di tutto ho fondato la compagnia, sceglien-dole un nome di battesimo: Geox».

Perché Geox?«“Geo” in greco antico significa “terra”, e

la migliore scarpa sarebbe camminare nellaterra a piedi nudi, che è impossibile. “X” inve-ce è sinonimo di tecnologia».

Già il nome è un processo creativo. Epoi?

«Poi si trattava di organizzare industrial-mente la mia invenzione. Ho trovato a Monte-belluna cinque ragazzi che avevano appena fi-nito la scuola. Ho promesso loro che sarebbe-ro diventati manager di successo. A uno hodato la produzione, a un altro il marketing, aun altro la ricerca, eccetera. E siamo partiti».

14 anni fa la Geox era composta da 5 persone:

oggi sono 30.000, con mille negozi in 68 Paesi

3%del fatturato

della società

investito nella

ricerca scientifica

di settore

60%di fatturato

della Geox proviene

dal mercato estero

23 milionidi scarpe

prodotte dalla

Geox nel 2008

[SOCIETÀ]

CLUB3 CLUB3AGOSTO 2009 AGOSTO 2009

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GOLA E PIEDI FRESCHI

Giancarlo (a sinistra

nella foto) e Mario

presentano i loro

prodotti di successo

«Piuttosto checestinare un’idea

interessante, comespesso accade ai

creativi, ho deciso diportarla avanti inprima persona»

Viticoltoricon radici antiche.Ma anche inventori

moderni capacidi trasformareun brevetto in

business

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Come li ha convinti in un’impresa che halasciato indifferenti gli imprenditori?

«Dicendo loro: ragazzi, noi abbiamo in ma-no una rivoluzione, se la comunichiamo be-ne, cambiamo tutte le scarpe del mondo.Beh, non è stato così facile come bucare lesuole nel deserto. Si trattava di costruire scar-pe, abbinarle alla moda, andare sul mercato,distribuirle, promuoverle, convincere il mon-do intero».

Uno scherzetto per chi è nato nelle vi-gne, dove non puoi mollare, perché la ven-demmia arriva inesorabile.

«Sì, ci siamo riusciti con entusia-smo e determinazione. E dopo ap-pena 14 anni, da 5 persone che era-vamo, oggi siamo 30.000, presenti in68 Paesi, con più di mille negozi Geox,un gioiello dell’impresa italiana».

Ne è orgoglioso?«È una soddisfazione, certo. Anche se un

po’ ne soffro, sono nato enologo. Ma sono fie-ro d’avere un fratello che, pur non avendo stu-diato enologia, ne sa più di me».

Lavorate mai insieme?«Eccome. Spesso ci troviamo in America:

io apro negozi, lui fa conoscere il nostro vino.E alla fine consolidiamo il lavoro di due ani-me imprenditoriali nate in seno alla famiglia».

Perché avete fatto della creatività unabandiera, anche nelle università di mezzomondo?

«Il primo obiettivo è crescere, espandere leaziende. Il secondo è culturale: spesso rientria-mo dall’estero e vediamo questi giovani, que-sti piccoli e medi imprenditori che non sannogestire la creatività, la fantasia, patrimonio delmade in Italy».

Perché non lo sappiamo gestire?«Perché ci limitiamo a creare. Oggi, nella

globalizzazione, occorre fare qualche passo inpiù. Dobbiamo abbinare a ogni idea un bre-vetto, far sì che abbia un valore. E dobbiamoimparare a collaborare con i centri di ricercanelle università, perché le invenzioni devonoanche funzionare. Se facciamo così, trasfor-miamo un’intuizione, come quella dellaGeox, in un progetto, una casa solida, chepuò valere tantissimo».

Si può imitare questo percorso?«Può essere seguito da inventori, da piccoli

imprenditori. La speranza è che, amacchia di leopardo, nascano tan-ti casi Geox, sarebbe la rinascita diquesto Paese. E anche un’interpre-tazione nuova di capitalismo».In che senso, nuova?

«Sinora il nostro è stato un capi-talismo d’infrastrutture, di capan-noni industriali, di macchinari. De-ve leggermente mutare, andare

verso il capitalismo culturale,dove s’investe nelle idee, neigiovani, nelle università. Cisarà una guerra in questosenso, a livello globale».

Chi la vincerà?«Chi saprà fare questo, in

ogni settore: brevettare lacreatività e saperla gestire».

Pare che nei prossimi tre anniil mondo si trasformerà più che negli ultimi50…

(Risponde Mario Moretti Polegato) «È sta-to uno shock anche per me, ne hanno parlatoal World Economic Forum di Davos, in Sviz-zera, lo dicevano i premi Nobel. Quest’accele-razione avverrà grazie alla tecnologia, alla co-municazione, alla possibilità di scambiare in-formazioni sul web. Occorre prepararsi».

Come?«Viviamo nella globalizzazione e nell’era te-

lematica, dove tutti sanno tutto di tutti. Lacompetitività che oggi fa soffrire le aziende au-menterà ancora. Ne usciamo con idee nuove,prodotti d’avanguardia, che siano più avantidi quanto chiede il consumatore. Qualcosache non s’aspetta, che va oltre la domanda.Questa è l’arma vincente per superare la crisie rilanciare il Paese. �

[SOCIETÀ]

PROVA ANCHE TUA ESSERE BRILLANTE

Con la globalizzazione nonbasta creare:

bisogna abbinare un progetto all’idea

Con poche semplici regole e qualche consiglio è

possibile continuare a coltivare l’immaginazione

20.000visitatori all’anno

vengono ospitati

per le degustazioni

nelle cantine

di Villa Sandi

CLUB323

CLUB3 AGOSTO 2009AGOSTO 2009

Creatività è la parola cult di questi de-cenni. Forse abusata e mitizzata. Inrealtà è un atteggiamento mentale che

possiamo riscoprire e coltivare con semplici“giochi” da bambini.

«Se volete essere creativi, rimanete in par-te bambini, con la creatività e la fantasia checontraddistingue i bambini prima che sianodeformati dalla società degli adulti». Que-sto consiglio dello psicologo francese JeanPiaget ci ricorda che, con il passare degli an-ni, il fluire facile di idee nuove può asciugarsise non lo alimentiamo con l’esercizio. Spes-so siamo noi stessi a blocca-re questo atteggiamentomentale che ci portereb-be a fare nuovi collega-menti tra le cose che ve-diamo, tra le idee, tra glistrumenti e le situazioni ditutti i giorni. “Non fare di testatua”, “sii serio”, “ragiona”, “è semprestato così”, “non rischiare”: sono alcunidei pensieri killer della nostra creatività.Certo non siamo Leonardo, Shakespeare, Ba-ch o Einstein. Ma chi l’ha detto che, per esse-re creativi, occorre essere famosi o vedere af-fermate le proprie opere? E perché la creativi-tà dovrebbe essere solo quella dell’artista edello scienziato?

Persone creative. Sono quelle che cercanosoluzioni nuove nella vita di tutti i giorni,combinando in modo diverso gli ele-menti di cui dispongono, nelle situa-zioni in cui vivono: in casa, nel la-voro, nello studio, nella scrittura,nelle comunicazione con gli altri,nel gioco, nell’amore, nella solida-

rietà. Tutti siamo quindi in grado di agire inmodo creativo, anche se poco o non moltospesso. La differenza dipende da tanti fattori,ma soprattutto dall’esercizio.

Certo, risolvere le cose con creatività riguar-da non solo i singoli, ma anche i gruppi, le Na-zioni. Quanti gravi problemi hanno trovato so-luzioni innovative grazie a un nuovo modo dipensare: insolite e comunque creative sono,ad esempio, le soluzioni legate alla caduta delmuro di Berlino o la fine dell’apartheid. Non

fa dunque meraviglia che proprio il 2009sia stato dichiarato “l’anno europeo del-la creatività e dell’innovazione (Euro-

pean Year of Creativity

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Spesso siamonoi stessi a bloccare

l’atteggiamentomentale che ci

porterebbe a farenuovi collegamenti

tra le cose

ALL’INIZIO DELLA STORIA

I giovani fratelli Giancarlo e

Mario sono con i genitori

in questa foto risalente al 1972

Il capitalismodi capannoni

e macchinari devemutare in capitalismo

culturale, doves’investe nelle idee,

nei giovani

DI MARIO BENDIN

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[SOCIETÀ]La vacanza è il momento ideale per unire

il relax a una nuova visione delle cose

Il 2009è stato dichiarato

“l’anno europeo

della creatività e

dell’innovazione”

Una buona abitudine

Sognare ad occhi

aperti. È una fonte

d’immaginazione

che può aprire

nuovi orizzonti

Un buon consiglio

Dialogare

con i bambini,

re-imparando

la loro ingenuità

e curiosità

CLUB3CLUB324

QUANTE CE NE INVENTIAMO...

� Secondo il sito delle piccole e medie imprese

(www.pmi.it) nel 2008 il numero di brevetti depositatiè calato del 7%. La più “creativa” è Bologna, con 85,99brevetti ogni 100.000 abitanti. Bene anche Macerata con78,93 brevetti su 100.000 abitanti e Milano (63,71), che haanche il record dei brevetti depositati: 2.362. Per quantoriguarda i settori merceologici, il più creativo, con il 28%delle registrazioni nel 2008, è quello delle tecniche industriali e dei trasporti.Ultime, almeno in Italia, elettronica e informatica: solo 25 le invenzionidepositate nel 2008. Al 1˚ luglio 2009 le domande di brevetto depositatepresso l’Ufficio italiano brevetti sono state 2.135.605. La procedurastandard prevede la registrazione presso l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi.È anche possibile, entro sei mesi dal deposito del marchio, estendere latutela ai 76 Paesi aderenti all’Accordo di Madrid, ottenendo un marchiointernazionale. Il costo di un brevetto varia molto in base al settore. P.P.

AGOSTO 2009AGOSTO 2009

and Innovation). Senza la creatività rischia-mo, infatti, di ripetere gli stessi sbagli, perchénon abbiamo il coraggio di guardare un po’più in là. «Non si scava un’altra buca appro-fondendo lo scavo della stessa buca» (Ed-ward De Bono).

Essere creativi. Cioè?

Saper produrre, con una certa fluidità, ra-gionamenti nuovi, originali, liberi da schemiconsolidati. In pratica saper vedere collega-menti, dove solitamente non se ne vedono.

Il mondo dell’industria si è sempre servitodi questo esercizio mentale. Edward De Bo-no, uno dei maggiori esperti di creatività ap-plicata all’economia, fa notare come dal nuo-vo collegamento tra quattro idee (velocità diservizio, prodotti a prezzi e qualità standardiz-zati; prezzi bassi; luogo d’incontro per i giova-ni) sia nata l’idea delle catene di fast food. Es-sere creativi dunque non è solo essere capacidi produrre idee tanto per produrle. Altret-tanto importante è saperle usare in vista dinuovi risultati.

Dieci sane abitudini

Creativi si può continuare a esserlo pertutta la vita? Certo. Chi ha studiato questoproblema sostiene che la po-tenza della nostra mentepuò aumentare fino a 60 an-

ni, poi cala così lentamente che a 80 annisi può avere la freschezza dei 30. A condi-zione di coltivare alcune abitudini. Lo psico-logo Silvano Arieti ne propone 10.

1Distacco. Il temporaneo isolamento èun espediente per mantenere il proprio

spazio vitale. Stare al riparo da stimoli e di-strazioni eccessive, periodicamente, per qual-che ora è un aiuto per sottrarsi al conformi-smo e ai cliché della società. Niente a che ve-dere però con solitudine e sofferenza.

2Ozio. Prendersi un po’ di tempo perpensare e sentire cose diverse da quelle

di tutti i giorni. Troppa routine soffoca l’atti-vità mentale e la creatività.

3Sognare ad occhi aperti. È una fonted’immaginazione che può aprire nuovi

orizzonti.

4Pensiero libero. Permettere alla mentedi vagare in ogni direzione senza limiti.

5Cogliere le somiglianze. È uno dei meto-di principali della creatività individuale.

6Curiosità. È il desiderio di esplorareogni cosa, di essere aperti, innocenti e in-

genui, prima di rifiutare qualsiasi cosa.

7Ricordare e rivivere difficoltà passa-te. Superare il proprio coinvolgimento

personale per trasformarlo in opportunitàcreativa.

8Trasformare il conflit-to in motivazione a

creare.

9Vivacità. Voglia di gio-care con combinazio-

ni, associazioni nuove.

10Disciplina. Far te-soro delle conoscen-

ze sviluppate su un deter-minato tema. “La creativi-tà è ispirazione per il 10%e “sudorazione” per il 90”.

Dieci buoni consigli

1Dialogare con i bambini, re-imparandola loro ingenuità e curiosità.

2Riscoprire l’uso dei 5 sensi. Esercitarsia vedere, sentire, gustare, ascoltare, toc-

care il mondo come se fosse la prima volta.

3Cambiare orizzonte. Rinnovare di tan-to in tanto qualcosa nel proprio ambien-

te… o fare un viaggio. Ideale il periodo dellevacanze.

4Esercitare il proprio talento creativo.Produrre qualcosa di nuovo ogni mese

(uno scritto, un disegno, un progetto, unapoesia…).

5Fare nuove conoscenze. Possibilmentelontane dall’ambiente familiare o dalle

preoccupazioni professionali.

6Praticare analogie. A partire da perso-ne o idee.

7Esercizi di rilassamento e concentrazio-ne. In modo regolare.

8Vedere gli aspetti positivi. Da ogni si-tuazione è possibile ricavare la soluzione

più utile a sé o agli altri.

9Considerare, da tutti i lati, un oggettoo un problema. Sforzarsi di vedere che

cosa succederebbe ingrandendolo (o restrin-gendolo), moltiplicandolo o dividendolo, in-vertendolo o aggiungendogli (o togliendo-gli) qualcosa, combinandolo con altri ele-menti ecc.

10Ritrovare il proprio equilibrio psi-cosomatico. Staccare da una fase di

stress attraverso la pratica regolare di sport eattività manuali.

Provate in vacanza

Giochi di associazioni verbali con i figli,completare linee, angoli, semicerchi, scara-bocchi per farne un disegno; ma anche paro-le crociate, giochi con le carte, suggerire unaparola e chiederne il contrario, inventare unrapporto fra tre parole prese a caso: sonoquiz che sviluppano la capacità di nuove asso-ciazioni e quindi utili per sviluppare la creati-vità. Da soli o in gruppo, in vacanza è il mo-mento ideale per unire relax e una nuova vi-sione delle cose. Tanti quiz creativi si posso-no fare da soli e con altri. Scegliete voi:- Le mappe. Attorno a una parola-stimolo,scritta al centro della pagina, collocate le al-

tre che vi vengono in mente a raggiera, più omeno vicine a quella centrale a seconda chesia più o meno pertinente. È un espedienteper mettere ordine alle idee che fluiscono suun argomento; ma anche per trovarne dinuove con l’aiuto di altre persone; o per con-centrarsi meglio.- La pagina bianca. Immaginatela come unvuoto che può diventare quello che voletevoi: con una matita diventa lo schizzo diun’idea, l’abbozzo di una sagoma (persona,oggetto) l’abbozzo di un racconto.- Focalizzare l’attenzione su un particolarepuò suggerirci una serie di idee. Per esem-pio, stiamo bevendo da un bicchiere in pizze-ria e ci focalizziamo sull’orlo di questo bic-chiere. Potrebbe avere una forma diversa?Per salvaguardare l’igiene si potrebbe avereun orlo staccabile usa e getta?- Giochi percettivi per sviluppare la creativi-tà e le abilità mentali. Se ne trovano in com-mercio di molti tipi: kit di indovinelli, enig-mi, rompicapi che prendono spunto dalletrappole della percezione.- Ricerca di sinonimi. Cercare il terminepiù vicino di significato richiede uninsieme di ragionamenti ve-loci che stimolano la ca-pacità di collegamentoe di confronto.- Barzellette. Loschema asimmetri-co dell’umorismo(ci si aspetta unacosa e ne appareuna diametralmen-te opposta) è ancheil modello dellacreatività, perché èdeviazione dal “pre-vedibile”. �

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