La Geometria delle vigne

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Tesi composta per la laurea triennale

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Page 1: La Geometria delle vigne
Page 2: La Geometria delle vigne

POLITECNICO DI MILANO

Facoltà di Architettura e SocietàCorso di Laurea I liv. in Scienze dell Architettura

LA GEOMETRIA DELLE VIGNE

Bertoni Stefano 204686Relatore Prof. Arch. Darko Pandakovic

Anno accademico 2007/2008

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POLITECNICO DI MILANO

Facoltà di Architettura e SocietàCorso di Laurea I liv. in Scienze dell Architettura

LA GEOMETRIA DELLE VIGNE

Bertoni Stefano 204686Relatore Prof. Arch. Darko Pandakovic

Anno accademico 2007/2008

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LA GEOMETRIA DELLE VIGNE

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In copertina: Regina Conti, Vendemmia, olio su tela 1931.

Page 6: La Geometria delle vigne

Indice

Introduzione p. 7La vite disegna la storia del paesaggio p. 9

Egizi p. 15Ebrei p. 19Greci p. 23Romani ed Etruschi p. 29Medioevo ed epoca moderna p. 39

La geometria dei vignetiPreservare la memoria p. 47Le forme nei vigneti p.51Le forme nel territorio del Canton Ticino p. 71Tra Italia e Ticino p. 79Galfetti p. 91Riscoperta p. 97Snozzi p.103

Conclusioni p.115

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Indice

Introduzione p. 7La vite disegna la storia del paesaggio p. 9

Egizi p. 15Ebrei p. 19Greci p. 23Romani ed Etruschi p. 29Medioevo ed epoca moderna p. 39

La geometria dei vignetiPreservare la memoria p. 47Le forme nei vigneti p.51Le forme nel territorio del Canton Ticino p. 71Tra Italia e Ticino p. 79Galfetti p. 91Riscoperta p. 97Snozzi p.103

Conclusioni p.115"

"

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Introduzione

“ L architettura abbraccia la considerazione di tutto l ambiente o che circonda la vita umana. Non possiamo sottrarci ad

essa, nche facciamo parte del consorzio civile, perché l architettura è l insieme delle che e delle alterazioni introdotte sulla e terrestre, in vista delle necessità umane, eccettuato solo il puro deserto.”

(W.Morris, the prospects of Architecture in civilization, 1947).

L uomo è attore in senso assoluto, domina la natura ed è in grado di subordinarla ad uno scopo. Secoli di progresso però ci hanno allontanato sempre più da essa. Nelle città il cemento soffoca ogni cosa e gli attori del teatro urbano perdono di vista le stupende e che il mondo naturale ci mette a disposizione, arrivando o a distruggerle nel tentativo di inseguire il progresso.

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“Solo dopo che l!ultimo albero sarà stato abbattuto. Solo dopo che

l!ultimo fiume sarà stato avvelenato. Solo dopo che l!ultimo pesce sarà

stato catturato. Soltanto allora scoprirai che il denaro non si mangia.”

(Profezia degli indiani Cree)

L!uomo, inconsciamente, sta cercando di uccidere se stesso, un

suicidio tecnologico. Quando la nostra corsa verso la

connessione, verso la comunicabilità, verso le cablature, verso

una raccolta di sapere sarà completa, ci accorgeremo che le

cose che inseguiamo sono scomparse; e che la colpa di questa

scomparsa è imputab i le esc lus ivamente a l nos t ro

comportamento.

La natura perdona, sapientemente avvolge ciò che l!uomo

costruisce, lo distrugge riportandolo alla terra; purifica l!aria che

l!uomo avvelena, soffia sulle nuvole acide che le fabbriche

rilasciano. Ma dove si trova il punto critico? fino a quando ci si

potrà comportare in questo modo? ma soprattutto, è giusto non

pensare alle generazioni che arriveranno, abituandole a

comportamenti insani che poi loro, legittimate dall!esempio

paterno, ripeteranno senza porsi domande?

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La vite disegna la storia del paesaggio.

"

Pangea è il nome che, nel Mesozoico, avevano tutte le terre

emerse e che formavano un!unica isola circondata dalle acque; si

tratta di un era lontana circa 200 milioni di anni da noi. Un

periodo non ancora adatto al diffondersi e allo svilupparsi della

vita. Successivamente l!unica entità delle terre emerse si separò

in una serie di placche, quelle che oggi noi consideriamo i

continenti.

Solo dopo questi assestamenti di ordine geologico nel periodo

Cretaceo, circa 140 milioni di anni fa, sulla terra comparve la vita,

nelle sue molteplici manifestazioni animali ed arboree e tra

quest!ultime comparvero anche le vitacee.

Il primo genere, Cissus, era diffuso in Nebraska, Cina, Portogallo,

Boemia, Croazia e Italia centrale come dimostrano i numerosi

reperti fossili ritrovati in queste zone.

Con l! era Cenozoica successiva le vitacee sparse dagli uccelli

diedero origine alle liane e ai rampicanti nei boschi di quasi tutti i

continenti. Va ricordata la vite fossile di Bolca (Verona) di circa

52 milioni di anni, datata secondo il metodo radiometrico.

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La vite disegna la storia del paesaggio.

"

Pangea è il nome che, nel Mesozoico, avevano tutte le terre

emerse e che formavano un!unica isola circondata dalle acque; si

tratta di un era lontana circa 200 milioni di anni da noi. Un

periodo non ancora adatto al diffondersi e allo svilupparsi della

vita. Successivamente l!unica entità delle terre emerse si separò

in una serie di placche, quelle che oggi noi consideriamo i

continenti.

Solo dopo questi assestamenti di ordine geologico nel periodo

Cretaceo, circa 140 milioni di anni fa, sulla terra comparve la vita,

nelle sue molteplici manifestazioni animali ed arboree e tra

quest!ultime comparvero anche le vitacee.

Il primo genere, Cissus, era diffuso in Nebraska, Cina, Portogallo,

Boemia, Croazia e Italia centrale come dimostrano i numerosi

reperti fossili ritrovati in queste zone.

Con l! era Cenozoica successiva le vitacee sparse dagli uccelli

diedero origine alle liane e ai rampicanti nei boschi di quasi tutti i

continenti. Va ricordata la vite fossile di Bolca (Verona) di circa

52 milioni di anni, datata secondo il metodo radiometrico.

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Sul monte Charmay ( Ardeché ) nel periodo Miocene si sono

ritrovati dei fossili di Vitis Praevinifera, una vite ancestrale che si

avvicina a quelle coltivate oggi.

L! homo habilis fa la sua comparsa sulla terra nel periodo

quaternario, all!inizio la sua condizione è quella di nomade

transumante, poi con lo sviluppo delle tecniche agricole, si

stabilizza e diviene un agricoltore sedentario. La coltivazione

della vite era nota a questi primi uomini, che ne apprezzavano i

frutti, malgrado non possedessero ancora la conoscenza delle

tecniche per ottenere vino. Si sono trovate tracce di prodotti

fermentati, ottenuti dalla linfa delle palme nelle regioni più

temperate e dalle conifere nei climi rigidi del nord.

Sono di questo periodo i fossili di Vitis Diluviana ritrovati in

Provenza e nel Montpellier che rappresentano un un ulteriore

passo evolutivo alla volta della Vitis Vinifera Silvestris.

Circa sei milioni di anni fa alcune glaciazioni resero il clima

terrestre ostile alla vita, causando la scomparsa di alcune specie

animali e arboree. All!ultima glaciazione, nota come Würm,

sopravvissero solamente quelle piante e animali che si trovavano

in rifugi temperati, come quello a nord del Mar Nero, protetto

dalle montagne a nord e mitigato dal clima temperato, derivante

dal mare, a sud.

In questa sacca climatica, la più grande tra quelle di cui si son

trovate tracce, alcune specie di vite trovarono riparo dalle

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glaciazioni e sopravvissero per poi diffondersi da lì in tutto il

continente.

Alle glaciazioni seguirono poi le inondazioni, di cui ci sono tracce

rilevate di innalzamento del livello del mare di circa 100, 150

metri rispetto alle medie precedenti.

Documenti relativi a queste inondazioni si trovano in tutte le

culture, dal Caucaso alla Mesopotamia, dalla Mongolia alla Cina

e dall!India all!Africa per arrivare perfino nelle Americhe.

Studiosi come S. Vavilov (1930) sostennero poi, con prove certe,

che il ceppo di diffusione primario della vite si trovava nei dintorni

del mar Caspio e che da li si diffuse rapidamente.

Mentre nel continente Europeo le popolazioni barbariche, più

rozze, si limitarono esclusivamente alla raccolta di uve da piante

rampicanti su alberi e rocce, in Oriente, popoli più raffinati e

coltivatori con maggiore esperienza, addomesticavano la Vitis

Silvestris fino a trasformarla nella Vitis Vinifera Sativa . Caucaso,

Turkestan e Asia Anteriore si distinsero per un allevamento

intensivo con alberelli bassi a potatura corta.

Dal rifugio Pontico si diffuse seguendo due percorsi principali. Il

primo va dalle zone caucasiche alla Mesopotamia poi da lì verso

L!Anatolia, la Siria, il Libano, poi alla volta di Giordania, Egitto,

Arabia, Persia, Iran per spostarsi verso l! Afganistan, l! India e poi

la Cina. Il secondo è quello che la porta dalla Transcaucasia e

Mesopotamia verso Turchia, Cipro, Grecia, Italia del sud,

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Corsica, Marsiglia, e da lì verso l!Europa centrale e la penisola

Iberica.

Nella foto schema di diffusione della Vitis Silvestris .

Sono stati numerosi i popoli del vino: Assiri, Babilonesi, Egizi,

Cartaginesi e Illiri. Di alcuni di questi sono pervenute tracce certe,

attraverso dipinti e manufatti che rappresentavano la coltivazione,

la vendemmia e la mescita di vino.

In Asia minore, come dimostrano numerose prove scritte,

venivano prodotti i migliori vini dell!antichità e da lì poi esportati e

commercializzati in tutto il resto del mondo allora conosciuto.

In Italia, sui colli Euganei e nei dintorni di Atestini ( oggi Este), si

sono trovate tracce di vigneti in una civiltà che ha dominato la

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zona dall!età dal ferro fino all!invasione Romana, per un periodo

di quasi 1000 anni.

Numerose sono le tracce della cultura vinicola nelle principali

civiltà antiche.

I popoli Caucasici costituivano i primi centri di allevamento e

produzione vinicola; presso Ereva, capitale del mondo Armeno,

sono stati rinvenuti vinaccioli di diversi millenni ( di Vitis Vinifera )

e a Tiflis addirittura, grappoli da cinque chilogrammi.

Le anfore, impeciate all!interno, sono diffuse in queste regioni;

questo tipo di recipiente era utilizzato per conservare il vino.

La Georgia rappresentava il centro viticolo più importante della

zona, dove si selezionavano le specie di vite, fino ad ottenere la

Vitis Vinifera Sativa resistente alle basse temperature tipiche del

continente. Caratteristiche erano anche le anfore georgiane di

terracotta, parzialmente interrate, utilizzate per la conservazione

della bevanda ottenuta dalla fermentazione dei grappoli.

Secondo alcune leggende indiane la vite avrebbe avuto origine

da Brahma, nella valle dell!Indo. Questa leggenda contribuisce a

collocare la pianta in questa regione, probabilmente importata dai

Fenici.

Nel territorio cinese si sono ritrovati fossili risalenti a circa 4000

anni avanti Cristo e un magnifico vaso di bronzo del 3200 a.C.

scoperto nei pressi di Lousham. La Cina fu un polo importante

per lo studio di varietà di viti resistenti ai parassiti e alle malattie.

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Nel fertile bacino mesopotamico, i Sumeri rappresentavano

probabilmente uno dei popoli più colti e antichi; presso questa

grande civiltà si sono ritrovati numerosi reperti. Già dal 3000 a.C.

si parla in questa cultura di vignaioli, e nell!epica epopea di

Gilgames ci sono le prime tracce scritte relative al vino, alla

vendemmia e alla coltivazione della vite.

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Nel fertile bacino mesopotamico, i Sumeri rappresentavano

probabilmente uno dei popoli più colti e antichi; presso questa

grande civiltà si sono ritrovati numerosi reperti. Già dal 3000 a.C.

si parla in questa cultura di vignaioli, e nell!epica epopea di

Gilgames ci sono le prime tracce scritte relative al vino, alla

vendemmia e alla coltivazione della vite.

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Egizi

Gli Egizi sono stati, probabilmente, una delle civiltà in cui la tecnica di allevamento della vite progredì con maggior intensità ed

. In questa evoluta cultura vi sono tracce della coltivazione della vite addirittura anteriori al 4000 a.C.. Le tecniche maggiormente utilizzate sono quelle a spalliera, a pergola o ad arco di cui si trovano tracce nei

i che da millenni adornano la tomba del faraone Phtan Hotep. Con la prima dinastia ( 2850 a.C. circa ) migliorano le tecniche di irrigazione, vennero costruiti canali per condurre l acqua delle piene alluvionali. Il fertile limo lasciato dal Nilo sul terreno, rendeva quest ultimo estremamente fertile e fecondo favorendo l agricoltura.

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Page 17: La Geometria delle vigne

Sono stati ritrovati manoscritti che descrivono la presenza di ben

cinque differenti varietà di vino che venivano utilizzate

nelle cerimonie funebri, probabilmente derivanti da varietà

differenti di viti, raccolte dall!esercito durante le campagne

militari.

Durante la IV dinastia, si descrivono dei vigneti a ceppo basso,

detti vigna “Ti” e nell!oasi di Elfaum, sul delta del Nilo sono

descritti dei terrazzamenti in pietra, costruiti per coltivare le viti.

Sotto la I e II dinastia gli esperti vignaioli raggiungono eccellenti

livelli di conoscenza riguardo la potatura, che vennero poi

trasmessi anche ad altre civiltà, come ad esempio quella greca.

Sono svariate le testimonianze di viticoltori egizi portati in Grecia

per accudire le viti, e trasmettere alle popolazioni autoctone le

tecniche da loro affinate.

Nella foto: geroglifici della tomba del faraone Phtan Hotep.

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Page 18: La Geometria delle vigne

I viticoltori egizi devono la loro abilità, oltre alle fertili terre del

Nilo, anche alle brillanti tecniche di potatura; tali abilità furono

ispirate dall!osservazione. Notarono infatti che alcune piante

brucate dalle capre, libere di vagare per le vigne, crescevano forti

e rigogliose. Gli attenti agricoltori non si stupirono dell!insolita

forza delle piante mutilate e ne derivarono l!arte della potatura

che li rese celebri nel mondo antico.

Il sapere Egizio nel campo della viticoltura si diffuse poi

facilmente in tutte le civiltà limitrofe. A testimonianza di questa

diffusione, in Siria sono stati ritrovati documenti sul commercio

della vite risalenti al XV-XIV sec. a.C. che parlano di trattative

riguardanti il vino in un periodo vicino al II millennio a.C. ; vicino

Damasco, è stato ritrovato un tornio di circa 6000 anni

precedente alla nascita di Cristo. Strabone descrive viti dal ceppo

di quasi due metri sulle coste del Marocco.

Le viti coltivate nella penisola arabica erano per lo più tenute

basse , legate con canne o con foglie di palma. La potatura,

avveniva mediante attrezzi appositamente sviluppati per questa

funzione, probabilmente importati dall!Egitto. Successivamente in

Sicilia e Spagna costituirono dei filari di 2 metri per 1,4 e anche i

primi esempi di vite maritata al pino o all!olmo, ad una distanza di

circa sei, sette metri; quet!ultima tecnica, probabilmente, fu

copiata dalle abitudini etrusche, perché non erano diffusi alberi

ad alto fusto nel territorio arabo.

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Page 19: La Geometria delle vigne

I viticoltori egizi devono la loro abilità, oltre alle fertili terre del

Nilo, anche alle brillanti tecniche di potatura; tali abilità furono

ispirate dall!osservazione. Notarono infatti che alcune piante

brucate dalle capre, libere di vagare per le vigne, crescevano forti

e rigogliose. Gli attenti agricoltori non si stupirono dell!insolita

forza delle piante mutilate e ne derivarono l!arte della potatura

che li rese celebri nel mondo antico.

Il sapere Egizio nel campo della viticoltura si diffuse poi

facilmente in tutte le civiltà limitrofe. A testimonianza di questa

diffusione, in Siria sono stati ritrovati documenti sul commercio

della vite risalenti al XV-XIV sec. a.C. che parlano di trattative

riguardanti il vino in un periodo vicino al II millennio a.C. ; vicino

Damasco, è stato ritrovato un tornio di circa 6000 anni

precedente alla nascita di Cristo. Strabone descrive viti dal ceppo

di quasi due metri sulle coste del Marocco.

Le viti coltivate nella penisola arabica erano per lo più tenute

basse , legate con canne o con foglie di palma. La potatura,

avveniva mediante attrezzi appositamente sviluppati per questa

funzione, probabilmente importati dall!Egitto. Successivamente in

Sicilia e Spagna costituirono dei filari di 2 metri per 1,4 e anche i

primi esempi di vite maritata al pino o all!olmo, ad una distanza di

circa sei, sette metri; quet!ultima tecnica, probabilmente, fu

copiata dalle abitudini etrusche, perché non erano diffusi alberi

ad alto fusto nel territorio arabo.

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Ebrei

La vite e il vino nella Bibbia sono citati 650 volte. Questo indica l estrema importanza che rivestono questa pianta e i suoi frutti nella civiltà ebraica.Nel periodo della prima emigrazione alla volta della Caldea attraverso il ume Eufrate e il golfo Persico, il popolo Ebraico portò con se dei tralci di vite che piantò contribuendo alla diffusione della viticoltura. Tuttora due uomini che portano una pertica con appesi dei grappoli d uva sono uno dei simboli del popolo israelita, che ricorda gli esploratori di ritorno dalla terra promessa che portarono in Egitto grappoli enormi come testimonianza delle loro esplorazioni.Ancora nella Bibbia, nell Antico Testamento, si tramanda il

o di Melchi Zedek, che segna il passaggio dell offerta di carne e sangue a quella di pane e vino.

19Nella foto: uno dei simboli del popolo semita.

Era nota l!estrema produttività delle viti coltivate nelle terre di

Israele, presso il mar Morto, “le viti di Ein Gedi producono 4-5

volte all!anno” (Yalkut Shir Hash) e lo stesso Bartolomeo di

Saligniaco nel suo viaggio in terra santa descrive in maniera

estremamente accurata le tecniche per ottenere tre vendemmie

all!anno:

” I primi grappoli apparivano in marzo sui germogli uviferi

( principali ); su questi si asportava tutta la parte distale del

germoglio sopra i grappoli e dalle nuove cacciate ( femminelle di

1° ordine ) si aveva il secondo raccolto; tagliando Le femminelle,

sempre sopra i grappoli, si otteneva una terza vegetazione

( femminelle di 2° ordine ) con i grappoli del terzo raccolto. Le

vendemmie dei tre tipi di grappoli si realizzavano, rispettivamente

in agosto, settembre ed ottobre.”

Questa particolare tecnica, ancora oggi in uso nelle regioni dal

clima arido e secco, evidenzia l!estrema abilità dei viticoltori

Ebrei.

Il profeta Isaia nel capitolo 5 scrive dell!amore con cui viene

portata la vite e come questo amore altro non sia che l!amore di

Dio per i suoi uomini.

" " “Canterò per il mio diletto

" " il mio cantico d!amore per la sua vigna.

" " Il mio diletto possedeva una vigna

" " sopra un fertile colle.

" " Egli l!aveva vangata e sgomberata dai sassi

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Era nota l!estrema produttività delle viti coltivate nelle terre di

Israele, presso il mar Morto, “le viti di Ein Gedi producono 4-5

volte all!anno” (Yalkut Shir Hash) e lo stesso Bartolomeo di

Saligniaco nel suo viaggio in terra santa descrive in maniera

estremamente accurata le tecniche per ottenere tre vendemmie

all!anno:

” I primi grappoli apparivano in marzo sui germogli uviferi

( principali ); su questi si asportava tutta la parte distale del

germoglio sopra i grappoli e dalle nuove cacciate ( femminelle di

1° ordine ) si aveva il secondo raccolto; tagliando Le femminelle,

sempre sopra i grappoli, si otteneva una terza vegetazione

( femminelle di 2° ordine ) con i grappoli del terzo raccolto. Le

vendemmie dei tre tipi di grappoli si realizzavano, rispettivamente

in agosto, settembre ed ottobre.”

Questa particolare tecnica, ancora oggi in uso nelle regioni dal

clima arido e secco, evidenzia l!estrema abilità dei viticoltori

Ebrei.

Il profeta Isaia nel capitolo 5 scrive dell!amore con cui viene

portata la vite e come questo amore altro non sia che l!amore di

Dio per i suoi uomini.

" " “Canterò per il mio diletto

" " il mio cantico d!amore per la sua vigna.

" " Il mio diletto possedeva una vigna

" " sopra un fertile colle.

" " Egli l!aveva vangata e sgomberata dai sassi

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Page 22: La Geometria delle vigne

" " e vi aveva piantato scelte viti;

" " vi aveva costruito in mezzo una torre

" " e scavato anche un tino.

" " Egli aspettò che producesse uva,

" " ma essa fece uva selvatica.

" " Or dunque, abitanti di Gerusalemme

" " e uomini di Giuda,

" " siate voi giudici fra me e la mia vigna.

" " Che devo fare ancora alla mia vigna

" " che io non abbia fatto?

" " Perché mentre attendevo che producesse uva,

" " essa ha fatto uva selvatica?

" " Ora voglio farvi conoscere

" " ciò che sto per fare alla mia vigna:

" " toglierò la sua siepe

" " e si trasformerà in pascolo;

" " demolirò il suo muro di cinta

" " e verrà calpestata.

" " La renderò un deserto,

" " non sarà ne potata ne vangata

" " e vi cresceranno rovi e pruni;

" " alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia.

" " Ebbene la vigna del Signore degli eserciti

" " è la casa di Israele;

" " gli abitanti di Giuda la sua piantagione preferita.

Isaia cap.5 v.1-7

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Page 23: La Geometria delle vigne

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Page 24: La Geometria delle vigne

Greci

Il popolo greco è stato in grado di apprendere le tecniche viticole dalle numerose popolazioni con cui è venuto a contatto, per poi elaborarle. Fu probabilmente dalla Tracia e dai Balcani che arrivarono le piante di vite e le prime esperienze di allevamento, mentre il contatto con Egizi ed Ebrei portò a dei miglioramenti nelle tecniche di potatura e di selezione. Questi numerosi contatti p e r m i s e r o a i g r e c i d i e v o l v e r e n o t e v o l m e n t e s i a l e t e c n i c h e d i allevamento della vite sia di conservazione del vino ( a riprova di questo, nell Odissea, Nestore beve del vino invecchiato oltre 11 anni ). I coltivatori attici, come segno di profondo sapere e conoscenza

distinsero le varie specie di vite, quelle importate e più e da quelle silvestri che strisciavano abbondanti sulle

rocce di tutta la penisola.

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Page 25: La Geometria delle vigne

Tuttavia i Greci non ottennero la migliore produzione vinicola

sulle aride terre mediterranee del Peloponneso, bensì su quelle

fertili della Magna Grecia. Oenotria, dal greco Oiv#$ipov ossia

palo da vite, è il nome che i Greci davano alla Sicilia e sta ad

indicare la diffusissima coltivazione della vite sull!isola.

I poemi Omerici sono ricchi di aneddoti utili per l!interpretazione e

la scoperta dei tipi di allevamento e sul modo di consumare i

prodotti della vite; l!attacco all!isola dei ciclopi vede Ulisse, a

bordo della nave, stimare le terre siciliane ottime per la

produzione di viti; ancora più tardi, nella caverna di Polifemo,

Ulisse offre del vino di Maronita o di Ismaros ( in Tracia ) per

inebriare il gigante e portare a termine il suo piano di fuga.

Nella foto: Polifemo che si ubriaca con il vino di Maronita.

Polifemo ne beve e lo compara con quello prodotto dalle sue

terre :”Poiché nulla piantano con le loro mani, né arano, tutto

cresce per loro senza semina ne aratura: e grano, e orzo e viti

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Page 26: La Geometria delle vigne

che producono vino, dai grappoli grossi e la pioggia di Zeus li

rigonfia” ( Odissea, IX, 108-111. ).

E ancora Achille, sul suo scudo, porta incisi dei grappoli d!uva e i

suoi sostegni, come è descritto nel libro XVIII dell!Iliade.

I Greci attraverso le colonie, come quella fondata a Marsiglia,

contribuirono alla diffusione della vite sia presso i Liguri, sia

presso i Galli, questi ultimi abituati a bere solamente birra, sidro

oppure idromele.

Dai testi e dalle illustrazioni affrescate nelle residenze o dipinte

sui vasi, si sono dedotte le precise tecniche in uso per la

coltivazione della vite.

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Page 27: La Geometria delle vigne

che producono vino, dai grappoli grossi e la pioggia di Zeus li

rigonfia” ( Odissea, IX, 108-111. ).

E ancora Achille, sul suo scudo, porta incisi dei grappoli d!uva e i

suoi sostegni, come è descritto nel libro XVIII dell!Iliade.

I Greci attraverso le colonie, come quella fondata a Marsiglia,

contribuirono alla diffusione della vite sia presso i Liguri, sia

presso i Galli, questi ultimi abituati a bere solamente birra, sidro

oppure idromele.

Dai testi e dalle illustrazioni affrescate nelle residenze o dipinte

sui vasi, si sono dedotte le precise tecniche in uso per la

coltivazione della vite.

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(sistemi di conduzione della vite dall!alto al basso da sinistra a destra: 1 cordoni

concatenati.-2 sistema a gabbia.-3 vite a pergola tipo “vitis camarata”.-4 vite palificata a

gioghi semplici.-5 vite arcate.-6 pergola valdostana.-7 sistema piemontese molto simile

a quello latino.-8 pergola jugatio compluviata)

Queste tecniche prendono varie sfumature a seconda delle zone

e del clima, i vignaioli attici distinsero le viti: striscianti, ad

alberello e palificate trovando per ognuna un metodo unificato.

-Sistema strisciante: segue la naturale tendenza della vite che è

legnosa ma non arborea e quindi non sostenendosi da sola viene

lasciata libera di strisciare sul terreno. Tecnica utilizzata nelle

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Page 28: La Geometria delle vigne

zone caucasiche ( diffusa ancora oggi in Armenia ),

mesopotamiche, mediterranee ( Grecia, Libia, Palestina ecc. ),

africane, liguri e spagnole. Le viti striscianti sono le “humiles ac

sine radicis” di Varrone, “vites proiectae per hunum” di Columella

o le “sparsis per terram palmitibus et similes herbarum vagantur

per arva” di Plinio. Si tratta di una tecnica ideale per le zone aride

del Mediterraneo prive di pali o alberi ad alto fusto .

-Sistema ad alberello: Senofonte racconta che in Grecia oltre alle

viti striscianti erano diffuse le vigne a ceppo basso, allineato e

isolato con o senza sostegni. Le “vitis brachiate” crescevano con

un fusto di circa 45 centimetri suddiviso in quattro branche a vaso

con speroni normalmente da due gemme ma anche in alcuni casi

da quattro o cinque.

-Sistemi palificati: si tratta di viti con cordoni a raggiera legate a

paletti o canne. Diffuse soprattutto nei territori degli antichi Liguri ,

nel Piemonte, nel novarese e nell!Oltrepo Pavese. Poi evolutisi in

filari con le viti legate in due file esterne o a spalliera semplice,

con pali lignei che sostenevano i fusti in molti casi estremamente

lunghi e invecchiati.

-Le “vites canteriatae” , definite sublimi da Varrone, erano appese

ad un palo trasversale posto a circa 1,20-2,10 metri da terra .

-Le “vites jugatae” erano quelle allevate a pergola e ne esistono

di varie geometrie come ad esempio le “compluviate” che erano

erano essenzialmente delle pergole quadrangolari, sostenute da

quattro gioghi semplici.

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Page 29: La Geometria delle vigne

I Greci quindi contribuirono alla diffusione della viticoltura più

moderna legata indissolubilmente al territorio, fondamentalmente

il tipo di coltura che anche oggi caratterizza i nostri prodotti. La

tecnica era semplice: viti ingentilite dalla selezione, piante ad

alberello per tenerle vicine al suolo e sfruttarne quindi il calore,

con pochi sostegni o addirittura senza. Un numero elevato di

ceppi ed una coltivazione di tipo intensivo furono in sostanza dei

grandi diffusori del vino.

“ Il vino riempie l!anima di coraggio. Dove cresce la vite ivi è

sorriso di cielo: ivi è sorriso di uomo”

" " " "

" " " " " " Platone(428-348 a.C.)

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Page 30: La Geometria delle vigne

I ROMANI E GLI ETRUSCHI

I Greci mossero dal Peloponneso alla volta della Magna Grecia e

fondarono nel sud Italia numerose colonie, Siracusa, la prima,

circa nel 757 a.C. , Quasi in contemporanea, secondo la

leggenda, con la fondazione di Roma da parte Romolo e Remo

nel 753 a.C. .

La storia delle due città si sviluppò in parallelo, con reciproche

influenze per un paio di secoli; di queste fu soprattutto la coltura

della vite che risentì positivamente delle influenze derivanti dalle

due culture vinicole.

Il popolo romano, una delle più grandi civiltà del passato, era

troppo occupato a legiferare e a costruire le basi per una fervida

repubblica e quindi più che rivoluzionare le tecniche di

allevamento si concentrò sul regolamentare, attraverso leggi e

restrizioni, il commercio, l!importazione e la coltivazione del vino

e delle viti.

Questo controllo sulla produzione e diffusione del vino, era svolto

da funzionari statali; i censori, infatti, giravano per le campagne

vigilando che nessuno trascurasse o abbandonasse i vitigni. La

pena per chi era trovato colpevole di un simile reato era la perdita

29

Page 31: La Geometria delle vigne

I ROMANI E GLI ETRUSCHI

I Greci mossero dal Peloponneso alla volta della Magna Grecia e

fondarono nel sud Italia numerose colonie, Siracusa, la prima,

circa nel 757 a.C. , Quasi in contemporanea, secondo la

leggenda, con la fondazione di Roma da parte Romolo e Remo

nel 753 a.C. .

La storia delle due città si sviluppò in parallelo, con reciproche

influenze per un paio di secoli; di queste fu soprattutto la coltura

della vite che risentì positivamente delle influenze derivanti dalle

due culture vinicole.

Il popolo romano, una delle più grandi civiltà del passato, era

troppo occupato a legiferare e a costruire le basi per una fervida

repubblica e quindi più che rivoluzionare le tecniche di

allevamento si concentrò sul regolamentare, attraverso leggi e

restrizioni, il commercio, l!importazione e la coltivazione del vino

e delle viti.

Questo controllo sulla produzione e diffusione del vino, era svolto

da funzionari statali; i censori, infatti, giravano per le campagne

vigilando che nessuno trascurasse o abbandonasse i vitigni. La

pena per chi era trovato colpevole di un simile reato era la perdita

29

del diritto di voto se era un plebeo, la perdita del cavallo qualora

fosse stato un cavaliere e la declassazione se membro elevato

della società.

Cesare, nume tutelare delle vigne, legiferò in modo arguto per la

loro tutela; aveva notato che un contadino è pronto a difendere

anche con la vita le sue vigne, mentre abbandona senza

combattere i campi coltivati a cereali o altre piantagioni minori.

La vigna lega l!uomo che la coltiva alla sua terra e Cesare da

buon condottiero sfrutta questo attaccamento convogliandolo in

un patriottismo che infondeva coraggio negli uomini e quindi nelle

temibili legioni romane che essi costituivano.

La qualità del vino è un altro punto fondamentale sul quale i

romani si soffermavano; Numa Pompilio, ad esempio, vieta l!uso

di vino proveniente da viti non potate durante i sacrifici religiosi,

perché di scarsa qualità, portando il Clero ad una ricerca di

qualità che trascinava di conseguenza tutta la produzione.

L!importazione, soprattutto dalla Grecia e dall!Egitto, fece

progressivamente diminuire la produzione italica fino a renderla

insufficiente; arrivarono a un punto tale che si videro costretti a

proibire il vino agli schiavi, alle donne e ai giovani al di sotto dei

ventuno anni di età. Catone, addirittura, dice “Se tu sorprendi tua

moglie a bere vino, uccidila”.

L!abilità militare e le numerose campagne belliche intraprese da

Roma, portarono le centurie in tutta Europa, e i soldati romani

con il loro seguito portarono sovente dei tralci e impiantarono

30

Page 32: La Geometria delle vigne

vitigni in molte località: Africa, Asia minore, Jugoslavia, Spagna, il

nord dell!attuale Portogallo e la Lusitania (dove i soldati Romani e

gli agricoltori Etruschi hanno portato le alberate nella zona dei

“Vinhos Verdes” e della Galiza spagnola, vitigni ancora oggi

esistenti).

Cicerone (106-43 a.C.) nel “ De republica” riporta il primo divieto

della storia relativo alla coltivazione dei vigneti, rivolto ai Vallesi

nel 50 d.C..

Con questa legge, concepita per valorizzare i vitigni italici, si

vieta ai cittadini non romani l!impianto di nuove vigne, anche se

poi gli aventi diritto lo cedevano per denaro, guadagnandosi

l!appellativo di “viticoltori di paglia”.

Questo genere di politica, però, in breve tempo portò ad un

risultato opposto, l!eccessiva produzione di vino. Così Domiziano

nel 92 d.C. si vide costretto al “ de exidendis vineis” un decreto

restrittivo che prevedeva l!estirpazione di metà dei vitigni delle

province e il divieto assoluto di nuovi impianti. Questo per

sopperire alle carenze di grano e per limitare l!appetibilità del

suolo romano agli occhi barbarici estremamente golosi di vino.

Questo editto immancabilmente portò a reazioni di sfida e

sdegno: i Greci fecero «rispondere la vite»: “ Quand!anche tu mi

divorassi sino alla radice, io produrrò sempre tanto da poter bere

abbondantemente sul cadavere di Cesare” ( Svetonio, I-II sec.

d.C.); L!Asia inviò una grande personalità di Smirne ad

31

Page 33: La Geometria delle vigne

vitigni in molte località: Africa, Asia minore, Jugoslavia, Spagna, il

nord dell!attuale Portogallo e la Lusitania (dove i soldati Romani e

gli agricoltori Etruschi hanno portato le alberate nella zona dei

“Vinhos Verdes” e della Galiza spagnola, vitigni ancora oggi

esistenti).

Cicerone (106-43 a.C.) nel “ De republica” riporta il primo divieto

della storia relativo alla coltivazione dei vigneti, rivolto ai Vallesi

nel 50 d.C..

Con questa legge, concepita per valorizzare i vitigni italici, si

vieta ai cittadini non romani l!impianto di nuove vigne, anche se

poi gli aventi diritto lo cedevano per denaro, guadagnandosi

l!appellativo di “viticoltori di paglia”.

Questo genere di politica, però, in breve tempo portò ad un

risultato opposto, l!eccessiva produzione di vino. Così Domiziano

nel 92 d.C. si vide costretto al “ de exidendis vineis” un decreto

restrittivo che prevedeva l!estirpazione di metà dei vitigni delle

province e il divieto assoluto di nuovi impianti. Questo per

sopperire alle carenze di grano e per limitare l!appetibilità del

suolo romano agli occhi barbarici estremamente golosi di vino.

Questo editto immancabilmente portò a reazioni di sfida e

sdegno: i Greci fecero «rispondere la vite»: “ Quand!anche tu mi

divorassi sino alla radice, io produrrò sempre tanto da poter bere

abbondantemente sul cadavere di Cesare” ( Svetonio, I-II sec.

d.C.); L!Asia inviò una grande personalità di Smirne ad

31

ambasciare l!indisposizione della provincia nei confronti

dell!editto.

Marco Aurelio Probo, nel 280 d.C., subendo le pressioni delle

province che raramente si sottomisero e rispettarono l!editto,

annullò la legge e ristabilì il diritto di impianto, guadagnandosi il

favore delle stesse. A Reims fu eretto addirittura un arco dedicato

a Probo, primo promotore della viticoltura liberista.

Così il commercio divenne talmente importante che a Roma

venne costruito un mercato di circa tre ettari e si costituì il

“Corpus Vinariorum”. Tutto questo rese il vino uno status symbol

e un grande prodotto di scambio commerciale.

Gli Etruschi, popolo dell!area compresa tra Lazio e Toscana,

vantano origini assai misteriose; numerosi autori della latinità

hanno descritto le origini di questo popolo secondo le loro

intuizioni, a volte supportate da coincidenze, mai del tutto chiare.

Erodoto, ad esempio, colloca le origini nell!Asia orientale; Dionigi

di Alicarnasso sostiene che siano autoctoni e questo può essere

in parte confermato dal tipo di tecnica utilizzata per allevare la

vite; Livio li colloca nel nord Europa; oggi sappiamo che i popoli

di origine araba si sono fusi con popolazioni autoctone circa nel

1000 a.C. ed è a questo periodo, l!era del ferro, che risalgono i

primi vigneti e le prime esperienze documentate di questo

popolo.

Nel IX e VIII sec. a.C. si diffondono i primi vigneti in questa zona,

la vite fu allevata seguendo il corso naturale, imitando la naturale

32

Page 34: La Geometria delle vigne

tendenza che la vite ha di appoggiarsi a dei sostegni vivi.

Nascono così le prime esperienze di vite maritata che sarà poi

tipica della coltura promiscua.

In numerosi poemi, Orazio cita la vite non potata e condotta

secondo le regole naturali tipiche dell!esperienza etrusca

“Avviamoci verso campi beati, verso campi e isole doviziose dove

la terra, senza essere arata, produce ogni anno le messi, e la

vigna senza essere potata, fiorisce di continuo” ; Catone poi

parlava di vitigni tenuti lontani dai terreni sabbiosi con pioppi

oppure olmi, tecniche assai differenti da quelle greche diffuse in

tutto il sud Italia.

La Lambrusca era allevata a lato delle colture, dove venivano

impiantati anche i salici che servivano a fornire i rami morbidi e

flessibili con cui venivano legati i vigneti. Questo genere di

espediente, dove più essenze dialogavano ai fini produttivi, era

tipica della coltura promiscua italiana, che disegnava un

paesaggio assolutamente unico che andò a definire le campagne

per i secoli successivi.

Osservando il lavoro degli Etruschi si capisce appieno

l!importanza della scelta del terreno dove vengono impiantati i

vitigni; le differenze dello stesso infatti determinano il tipo di uva

che la vite produce. Se strisciante, se maritata, se su terreni

rocciosi, se su terreni sabbiosi, se in collina o in pianura, la vite

assume caratteristiche assai differenti che daranno poi al vino

sapori decisi e diversi.

33

Page 35: La Geometria delle vigne

Varrone (167-27 a.C.) distingue varie tipologie di vite e di

allevamento. “Humiles, sine adminiculo” era quella senza

sostegni che si trovava in Africa e in Provenza, mentre la vite

“sublime” aveva sostegni. Quando la vite si sosteneva con il

proprio fusto veniva classificata come “solitaria” mentre ,se per

crescere si appoggiava ad un albero, veniva denominata

“arbustiva”, o “pergulana jugata” se legata a pertiche o pali;.

Le “maritate all!opulus” erano viti allevate a giogo, legate con

canne dette “tirelle” espediente tipico nella zona del milanese, o

coltivate con i trucchi toscani, ossia a festoni tirati tra alberi vivi.

Columella (I sec. d.C.) con il suo “De re rustica” approfondisce in

modo dettagliato il tema della coltivazione della vite in tutta la

latinità.

Il suo discorso descrittivo parte dalla distinzione tra “Arbustum

Gallicum” e “Arbustum italicum” . La varietà d!oltralpe, si deve

specificare, deriva da quella italica perché i Galli non

conoscevano la vite se non dopo i primi contatti con la nostra

penisola. Questo arbusto in Gallia era coltivato sempre seguendo

il modello etrusco. Il sistema sviluppato dagli Etruschi di

appoggiare le viti a sostegni vivi fu perfezionato molto da loro ma

probabilmente era una pratica già in uso sulle nostre terre.

Plinio e Columella si soffermano in modo puntuale sulla

differenza tre i due tipi di coltivazione: L!Arbustum Gallicum,

caratterizzato dall!elevata altezza di coltivazione e dal prevalente

utilizzo di aceri pioppi ed olmi; L!Arbustum italicum considerato

34

Page 36: La Geometria delle vigne

un allevamento basso con essenze arboree più basse su cui far

arrampicare le viti. Gli Etruschi influenzarono anche le zone del

Veneto con la loro tecnica tanto da suscitare in Erodiano, scrittore

del III sec d.C., la seguente descrizione:

“ Nelle campagne intorno ad Aquileia le viti sono disposte a

uguale distanza e sono accoppiate, tra loro formando un quadro

giulivo, tanto da sembrare quelle terre, adorne di corone

frondeggianti”

Lo stesso scrittore si sofferma anche sulla eccezionalità del vino

della valle Padana elogiandone la qualità.

La ricerca dei tutori vivi era assai complicata: si cercavano

essenze arboree che fossero in grado di sopportare i continui

tagli, ma nello stesso tempo che fossero resistenti e in grado di

portare le viti. L!Olmo, sebbene per alcuni troppo ombreggiante,

fu estremamente apprezzato per il fogliame di cui i bovini erano

golosi rivelandosi così la soluzione più consona a questo genere

di problemi. L!alberata romana non era mai superiore ai sei

metri , con la prima impalcatura a circa 2,5-3 metri dal terreno e

le successive a circa un metro di distanza; sulle sue branche

venivano condotti i tralci, singoli o plurimi, i cordoni pluriennali

che formavano i festoni e le tirelle che collegano gli alberi del

filare e di quelli attigui, dando forma così a una pergola o a una

capanna.

35

Page 37: La Geometria delle vigne

La cultura dei georgici latini e la viticoltura descritta nelle loro

opere erano sicuramente di influenza asiatico-mediterranea,

greca nello specifico; questi scrittori, provenienti dalle colonie

della Magna Grecia ma anche della Liguria, si soffermarono sulle

tecniche agricole ma non suggerivano una delle tecniche bensì si

limitarono a descriverle tutte quelle in uso nel vastissimo impero

romano.

I Greci influenzarono l!Italia anche sotto l!aspetto religioso; furono

loro infatti a condizionare il culto nella nostra penisola con il loro

Dioniso. Prima dell!influenza Greca, infatti, il vino era utilizzato

spesso nelle cerimonie religiose e nei sacrifici; fu solo dopo la

diffusione del culto dionisiaco che in Italia si cominciò a

consumare vino anche al di fuori delle cerimonie.

Per celebrare il dio greco Dioniso, chiamato Libero in Etruria e

Bacco a Roma, furono istituite numerose feste.

Roma per la scarsità di conoscenze tecniche non poté puntare

sulla qualità del prodotto dovendo così scelse la quantità; fu così

che nei secoli Roma, tramutata in impero, divenne la più grande

produttrice di vino, anche se di scarsa qualità.

Roma e i romani facevano confluire nella capitale per il consumo

e le esportazioni una quantità sorprendente di vino, per lo più si

trattava di vino novello con una bassa gradazione alcolica e una

tendenza repentina all!acidità, che lo rendeva un prodotto di

scarsa qualità e destinato ad un consumo rapido e di massa. Non

mancavano poi vini per le classi più facoltose: si trattava di vino

36

Page 38: La Geometria delle vigne

cotto e poi invecchiato per molti anni, spesso svariate decine;

questo processo rendeva il vino aspro e denso, e per questo

doveva essere diluito con acqua ( almeno il 50 % ) prima di poter

essere consumato. Un altro genere di vino era quello che

confluiva a Roma dalle province: un vino aromatizzato, di qualità

superiore, che spesso veniva mescolato con spezie, erbe

aromatiche, essenze lignee profumate, miele, mirra o addirittura

petali di rosa.

L!Impero raggiunse in breve una dimensione critica, la diffusione

dei latifondi diventò intollerabile, scomparvero i piccoli contadini e

la difficoltà di reperire schiavi da impiegare nelle lavorazioni più

specifiche mandò in crisi la produzione. La viticoltura che

necessitava di lavorazioni continue durante l!anno e di un lavoro

attento fu la prima a risentirne; manifestando questo malessere

con una rapida contrazione della produzione, ecco allora che

comparvero sul mercato prodotti surrogati del vino ottenuti

utilizzando altre specie vegetali.

Ci si trova dinanzi ad un cambiamento epocale, la fine di un

impero, il crollo di Roma e l!inizio di una nuova era: il Medioevo.

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Page 39: La Geometria delle vigne

cotto e poi invecchiato per molti anni, spesso svariate decine;

questo processo rendeva il vino aspro e denso, e per questo

doveva essere diluito con acqua ( almeno il 50 % ) prima di poter

essere consumato. Un altro genere di vino era quello che

confluiva a Roma dalle province: un vino aromatizzato, di qualità

superiore, che spesso veniva mescolato con spezie, erbe

aromatiche, essenze lignee profumate, miele, mirra o addirittura

petali di rosa.

L!Impero raggiunse in breve una dimensione critica, la diffusione

dei latifondi diventò intollerabile, scomparvero i piccoli contadini e

la difficoltà di reperire schiavi da impiegare nelle lavorazioni più

specifiche mandò in crisi la produzione. La viticoltura che

necessitava di lavorazioni continue durante l!anno e di un lavoro

attento fu la prima a risentirne; manifestando questo malessere

con una rapida contrazione della produzione, ecco allora che

comparvero sul mercato prodotti surrogati del vino ottenuti

utilizzando altre specie vegetali.

Ci si trova dinanzi ad un cambiamento epocale, la fine di un

impero, il crollo di Roma e l!inizio di una nuova era: il Medioevo.

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Page 40: La Geometria delle vigne

DAL MEDIOEVO ALL!EPOCA MODERNA

All!inizio del Medioevo il vino iniziò a scarseggiare, diventando un

prodotto elitario. Il consumo di questa bevanda fu riservato solo

alle persone particolarmente abbienti.

La diminuzione della produzione dovuta alla scomparsa dei

grandi latifondi romani riportò il vino ad una dimensione più

curata. I contadini dell!alto Medioevo si resero conto che si

trattava di una tradizione che era giusto tramandare perché

estremamente antica e forse inconsciamente si resero anche

conto dell!enorme potenzialità di questo genere di coltura.

Il vino e la coltura della vite sopravissero anche grazie alla

sacralità che i vigneti rappresentavano; le vigne vennero protette

spostandole all!interno delle mura delle città, nelle clausure e nei

broli. L!editto di Rotari testimonia questo tentativo di protezione,

sia dagli uomini che dagli animali che potevano mettere in

pericolo le vendemmie.

La vite maritata scomparve; l!antica tecnica, utilizzata in Italia

probabilmente ancor prima della civiltà etrusca, venne

abbandonata e sostituita da allevamenti bassi ad alberello o a

pergola. Si tornò ad apprezzare il vino per le sue qualità, senza

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Page 41: La Geometria delle vigne

DAL MEDIOEVO ALL!EPOCA MODERNA

All!inizio del Medioevo il vino iniziò a scarseggiare, diventando un

prodotto elitario. Il consumo di questa bevanda fu riservato solo

alle persone particolarmente abbienti.

La diminuzione della produzione dovuta alla scomparsa dei

grandi latifondi romani riportò il vino ad una dimensione più

curata. I contadini dell!alto Medioevo si resero conto che si

trattava di una tradizione che era giusto tramandare perché

estremamente antica e forse inconsciamente si resero anche

conto dell!enorme potenzialità di questo genere di coltura.

Il vino e la coltura della vite sopravissero anche grazie alla

sacralità che i vigneti rappresentavano; le vigne vennero protette

spostandole all!interno delle mura delle città, nelle clausure e nei

broli. L!editto di Rotari testimonia questo tentativo di protezione,

sia dagli uomini che dagli animali che potevano mettere in

pericolo le vendemmie.

La vite maritata scomparve; l!antica tecnica, utilizzata in Italia

probabilmente ancor prima della civiltà etrusca, venne

abbandonata e sostituita da allevamenti bassi ad alberello o a

pergola. Si tornò ad apprezzare il vino per le sue qualità, senza

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contaminazioni per la sua pura essenza. Ecco quindi una spinta

verso la qualità, verso la ricerca di migliori esposizioni per le

vigne, verso una cura del terreno e anche verso la miglior

potatura possibile dei tralci.

Nel Mediterraneo tra il V e VI sec. si diffuse in maniera esplosiva

il Cristianesimo. Questa nuova religione, per imporre il suo

messaggio sovrannaturale, utilizzò tutta l!iconografia e le

tradizioni del bacino Mediterraneo. La vite quindi divenne subito

un simbolo divino.

“Io sono la vite vera e il Padre mio è l!agricoltore. Ogni tralcio che

in me non porta frutto, lo taglia, e quello che porta frutto lo pota,

affinché frutti di più... Io sono la vite, voi siete i tralci, chi rimane in

me ed io in lui, questi porta frutto; perché senza di me non potete

far nulla. Se uno non rimane in me, e gettato via come il

sarmento e si secca, poi viene raccolto e gettato nel fuoco a

bruciare”

(Nuovo Testamento, Vangelo secondo Giovanni 15,1-8)

Il Nuovo Testamento è ricco di citazioni e questa è sicuramente la

più significativa riguardo la potenza della simbologia che la vite

ha per questa nuova cultura.

Ma il punto fondamentale è durante il sacrificio del rito cristiano,

dove pane e vino divengono il simbolo del corpo e il sangue di

Cristo.

40

Page 42: La Geometria delle vigne

Se da un lato il Cristianesimo diventò un veicolo per la diffusione

della vite, dall!altro la religione musulmana fu veicolo di

distruzione per questa cultura. Le proibizioni che questa religione

impose sui suoi fedeli portò all!inevitabile oblio della cultura

vinicola in tutta la parte di influenza araba del Mediterraneo.

In tutto il Medioevo, I monaci, attenti cultori del sapere umano,

protessero e svilupparono nelle loro abbazie il vino, le viti e tutte

le tradizioni che lo riguardano. La regola dei monaci, infatti,

permetteva un consumo moderato e quindi ne giustificò la

produzione. I monasteri, inoltre, offrivano riparo per i viandanti e

per tutti coloro che ne chiedevano, i religiosi offrivano vino come

segno della loro ospitalità.

Il vino divenne poi, anche per i laici, una forma di guadagno

importante. Nel Medioevo era una delle poche bevande salubri,

perché l!acqua tratta da pozzi spesso fangosi e insani era guasta

e imbevibile. Il vino quindi fu l!unico modo per evadere dal

grigiore della condizione di vita per le classi meno ricche.

Nel basso Medioevo la vite si diffuse e questo portò ad un

conseguente aumento delle coltivazioni. La testimonianza più

diretta di questa diffusione è rappresentata dai numerosi statuti

medievali e le leggi che regolamentano la protezione, la

diffusione, l!importazione ma soprattutto che stabiliscono una

data precisa per la vendemmia, questo per non avvantaggiare

nessuno sulla produzione e commercializzazione del vino

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Page 43: La Geometria delle vigne

Se da un lato il Cristianesimo diventò un veicolo per la diffusione

della vite, dall!altro la religione musulmana fu veicolo di

distruzione per questa cultura. Le proibizioni che questa religione

impose sui suoi fedeli portò all!inevitabile oblio della cultura

vinicola in tutta la parte di influenza araba del Mediterraneo.

In tutto il Medioevo, I monaci, attenti cultori del sapere umano,

protessero e svilupparono nelle loro abbazie il vino, le viti e tutte

le tradizioni che lo riguardano. La regola dei monaci, infatti,

permetteva un consumo moderato e quindi ne giustificò la

produzione. I monasteri, inoltre, offrivano riparo per i viandanti e

per tutti coloro che ne chiedevano, i religiosi offrivano vino come

segno della loro ospitalità.

Il vino divenne poi, anche per i laici, una forma di guadagno

importante. Nel Medioevo era una delle poche bevande salubri,

perché l!acqua tratta da pozzi spesso fangosi e insani era guasta

e imbevibile. Il vino quindi fu l!unico modo per evadere dal

grigiore della condizione di vita per le classi meno ricche.

Nel basso Medioevo la vite si diffuse e questo portò ad un

conseguente aumento delle coltivazioni. La testimonianza più

diretta di questa diffusione è rappresentata dai numerosi statuti

medievali e le leggi che regolamentano la protezione, la

diffusione, l!importazione ma soprattutto che stabiliscono una

data precisa per la vendemmia, questo per non avvantaggiare

nessuno sulla produzione e commercializzazione del vino

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novello, soprattutto perché le tecniche di conservazione non

erano progredite e quindi il vino invecchiato non era diffuso.

Nel 1348 la peste nera imperversa in tutta l!Europa decimando la

popolazione. Le zone bonificate vengono abbandonate, ci si

rifugia nei luoghi più sicuri e così, ad essere abbandonati, sono i

vitigni marginali, con una conseguente contrazione della

produzione.

“La rivoluzione dei noli” nel XIV e XV sec. portò ad un ritorno alla

produzione di massa. I mercati vennero liberalizzati, non fu più

necessario pagare dazi elevati sul peso delle merci, e quindi

prodotti, come il vino, di elevato peso ma non di elevatissimo

valore commerciale, che prima venivano scartati per queste

caratteristiche, ora trovarono nuovi sbocchi commerciali.

L!apertura di questi commerci, portò all!aumento della produzione

e della qualità del prodotto, ridisegnando la mappa delle

coltivazioni e rendendola più simile a quella moderna. In alcune

zone come Monferrato, Liguria, Oltrepo Pavese, colli veneti,

Toscana, Puglia e Calabria si intensificò la produzione, mentre in

altri luoghi si persero i vigneti che vennero sostituiti da

coltivazioni più redditizie come foraggiere, gelso, canna da

zucchero. Tracce di queste variazioni nell!uso del suolo agricolo

si trovano nei catasti, negli inventari di beni e negli atti notarili

dell!epoca.

La scoperta dell!America segnò per il vino e per la vite un

ulteriore passo indietro. La produzione viene ulteriormente

42

Page 44: La Geometria delle vigne

ristretta e le zone in cui si concentrò sono quelle dalla tradizione

più radicata. Il rhum, il caffè e poi il cognac e il whisky vanno a

concorre con il vino. La bevanda di Dioniso perde il suo primato

di unico tonificante.

I vini si affinarono e non si distinsero più solo a seconda della

qualità della vite da cui si ricavavano, ma diventò importante

anche il luogo della produzione. Nacquero i primi manuali di

cucina e di farmacia dove il vino venne menzionato nelle

numerose varietà che iniziò ad assumere. Perfino Galileo Galilei,

celeberrimo scienziato, dedica una riflessione al vino.

“Il vino è come sangue della terra, sole catturato e trasformato da

una struttura così artificiosa qual!é il granello d!uva, mirabile

laboratorio in cui operano ordigni, ingegni e potenze congegniate

da un clinico occulto e perfetto. Il vino è licore d!altissimo

magistero composto di umore e di luce, per la cui virtù l!ingegno

si fa illustre e chiaro, l!anima si dilata gli spiriti si confortano e

l!allegrezze si moltiplicano”

(Galileo Galilei)

In Toscana, già dal seicento, ci si iniziò a porre il problema del

miglioramento del vino con un ottica prettamente scientifica. Lo

spunto decisivo arrivò però solamente dopo la fondazione

dell!accademia dei Georgofili nel 1753, spostando l!attenzione

dalla semplice produzione dei vini alla loro conservazione.

43

Page 45: La Geometria delle vigne

Incominciarono quindi una serie di importantissime rivoluzioni, come l introduzione del tappo di sughero a metà dell ottocento che permise l invecchiamento in bottiglia e quindi una miglior conservazione del vino. Questa innovazione, abbinata all introduzione dei i in vetro, aprì la strada ad alcuni prodotti italiani , come il Chianti, verso un consumo sempre più diffuso.Nel 1851, un particolare insetto, la Fillossera, fa la sua comparsa

sul suolo europeo. Questo dannosissimo parassita della f a m i g l i a d e i Phy l l oxe r idae ( Rhyncho ta Homopte ra , super famig l i a Aphido idea) è un ofago associato alle specie del genere Vitis che attacca le radici delle specie europee ( Vitis Vinifera ) e l 'apparato aereo di quel le

americane ( Vitis Rupestris, Vitis Berlandieri e Vitis Riparia ) . Questo dannoso parassita della vite, provoca in breve tempo gravi danni alle radici e la conseguente morte della pianta attaccata, con l'eccezione di alcuni vitigni americani. Questo insetto, in breve tempo, azzera tutti i vigneti del continente Europeo mettendo in ginocchio la produzione. Sfruttando però

44* Nella foto:rappresentazione di un esemplare di Filossera.

Page 46: La Geometria delle vigne

alcune varietà di viti americane che presentavano un apparato

radicale in grado di resistere al parassita e a sapienti innesti, fu

possibile ripristinare la produzione.

Innestando viti europee su Piede ( ossia sulle radici ) Americano

si è riusciti a controllare i danni dell!insetto ed aprire il campo alla

produzione moderna del vino, così come la conosciamo oggi.

45 46

Page 47: La Geometria delle vigne

alcune varietà di viti americane che presentavano un apparato

radicale in grado di resistere al parassita e a sapienti innesti, fu

possibile ripristinare la produzione.

Innestando viti europee su Piede ( ossia sulle radici ) Americano

si è riusciti a controllare i danni dell!insetto ed aprire il campo alla

produzione moderna del vino, così come la conosciamo oggi.

45 46

Page 48: La Geometria delle vigne

LA GEOMETRIA DEI VIGNETI

Preservare la memoria

L!uomo si lega alla terra attraverso il tralcio di vite. Cesare si

accorse che un campo coltivato a vite era difeso audacemente

dal suo vignaiolo. Roma utilizzò questo coraggio e questo

profondo legame con la terra per espandere il proprio dominio e

difenderlo nelle zone più remote dell!Impero. Noi, spaesati dal

progresso, sommersi dall!infinita possibilità di comunicare, siamo

sempre più snaturati, non riconosciamo più i luoghi come origine

e siamo lontani dalla terra. La scena su cui ci muoviamo è

sempre più virtuale e meno reale; si perde senza lasciare traccia

la capacità di riconoscere i segni della nostra terra.

47

Il teatro ormai è talmente allargato da aver soppresso i margini

della scena, si riesce a viaggiare verso ogni paese, si comunica

con ogni dove, le distanze sono ormai azzerate.

Il pericolo è che, perdendo quello che ci caratterizza, lo spirito

delle nazioni, si allevino generazioni di cittadini globali che non

sanno più nulla sulle origini, ma conoscono perfettamente la

meta. Dei viaggiatori in un certo senso già arrivati, ma mai partiti.

“E alla fine di tutto il nostro esplorare arriveremo là donde

eravamo partiti e per la prima volta conosceremo quel luogo”.

( Tomas Eliot )

La terra non va dimenticata. Come Eugenio Turri ci descrive nella

sua opera “Il paesaggio come teatro”, ogni contadino porta con

sé il segreto del paesaggio nel quale è vissuto.

Si perde sempre più quel paesaggio che Pavese descrive con

tanto affetto e coinvolgimento assoluto, l!Italia, quella fatta di

colline e orti, quella dei contadini, che passano una vita intera a

sudare sullo stesso pezzo di terra. Quell!Italia di leggende e

tradizioni, di gente semplice ma di un sapere secolare che

sorprende per la sua autenticità, si sta lentamente dimenticando.

“Non siamo mai entrati nella sua testa per sapere cosa pensava

quando osservava i suoi campi e il paesaggio intorno, né siamo

mai neanche entrati nel suo animo per sapere quali dolcezze

provava quando guardava quel giro di colline in cui era nato e in

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Page 49: La Geometria delle vigne

LA GEOMETRIA DEI VIGNETI

Preservare la memoria

L!uomo si lega alla terra attraverso il tralcio di vite. Cesare si

accorse che un campo coltivato a vite era difeso audacemente

dal suo vignaiolo. Roma utilizzò questo coraggio e questo

profondo legame con la terra per espandere il proprio dominio e

difenderlo nelle zone più remote dell!Impero. Noi, spaesati dal

progresso, sommersi dall!infinita possibilità di comunicare, siamo

sempre più snaturati, non riconosciamo più i luoghi come origine

e siamo lontani dalla terra. La scena su cui ci muoviamo è

sempre più virtuale e meno reale; si perde senza lasciare traccia

la capacità di riconoscere i segni della nostra terra.

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Il teatro ormai è talmente allargato da aver soppresso i margini

della scena, si riesce a viaggiare verso ogni paese, si comunica

con ogni dove, le distanze sono ormai azzerate.

Il pericolo è che, perdendo quello che ci caratterizza, lo spirito

delle nazioni, si allevino generazioni di cittadini globali che non

sanno più nulla sulle origini, ma conoscono perfettamente la

meta. Dei viaggiatori in un certo senso già arrivati, ma mai partiti.

“E alla fine di tutto il nostro esplorare arriveremo là donde

eravamo partiti e per la prima volta conosceremo quel luogo”.

( Tomas Eliot )

La terra non va dimenticata. Come Eugenio Turri ci descrive nella

sua opera “Il paesaggio come teatro”, ogni contadino porta con

sé il segreto del paesaggio nel quale è vissuto.

Si perde sempre più quel paesaggio che Pavese descrive con

tanto affetto e coinvolgimento assoluto, l!Italia, quella fatta di

colline e orti, quella dei contadini, che passano una vita intera a

sudare sullo stesso pezzo di terra. Quell!Italia di leggende e

tradizioni, di gente semplice ma di un sapere secolare che

sorprende per la sua autenticità, si sta lentamente dimenticando.

“Non siamo mai entrati nella sua testa per sapere cosa pensava

quando osservava i suoi campi e il paesaggio intorno, né siamo

mai neanche entrati nel suo animo per sapere quali dolcezze

provava quando guardava quel giro di colline in cui era nato e in

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Page 50: La Geometria delle vigne

cui aveva lavorato per tutta la vita, il piacere di scoprirsi in quello

scenario nel quale si erano svolte vicende indimenticabili: dalla

sparatoria di un commando tedesco durante la seconda guerra

mondiale al primo bombardamento aereo degli alleati in una

mattina di Maggio sino all!arrivo degli americani, e poi i tumulti, i

gridi della gente, le sue vicende personali, le passeggiate furtive

nei campi con la ragazza dei vicini, il primo atto d!amore in un

giorno di primavera, e infine il funerale dei parenti, la crescita dei

figli in quello stesso luogo in cui era nato e dov!era nato suo

padre, anch!egli contadino, che aveva tribolato sugli stessi campi.

Di queste vicende parlava spesso, ma non sappiamo quale era il

senso del tempo, che avvertiva guardandosi intorno, la bellezza

che coglieva rimirando la campagna in certi giorni fulgidi di

primavera o in certe giornate d!autunno, la goduta percezione dei

suoni e dei rumori conosciuti, del rintocco delle campane, al

tuono dei temporali estivi, dallo strepitio agostano delle cicale sui

frassini alle grida dei contadini e al borbottio autunnale dei trattori

nei campi.

Non siamo mai entrati nel suo animo, ma sappiamo che era un

ottimo contadino, che teneva in bell!ordine il suo podere, che

dava una perfetta quadratura al suo vigneto, che potava con

molta cura le viti, gli olivi e gli altri alberi, dando contributi

importanti alla buona immagine del paesaggio nel quale

operava”.

(Eugenio Turri, Il paesaggio come teatro)

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Page 51: La Geometria delle vigne

Le città , ingrigite dalle persone, sono spazi di lavoro dei quali

però nessuno si cura; le campagne si dimenticano, sempre più

delle mani dei contadini, che pazientemente stagione dopo

stagione con tenacia le modellavano.

La vite è vita, presente in molte culture e in tutte le epoche, la

pianta che per eccellenza ha bisogno di cure per produrre, senza

un tutore non si regge e senza una guida si perde in tralci

infruttuosi. Queste sue caratteristiche l!hanno resa nei secoli

immortale, celebrata come metafora in molte religioni, il suo

succo vinificato è usato per festeggiare e celebrare riti.

Nei secoli si è infiltrata e arrampicata nella nostra tradizione,

come fa con un olmo nelle campagne. Sopravvive come prodotto

elitario, come celebrazione di se stessa, in milioni di anni di

evoluzione. Sopravvive in vigneti meccanizzati studiati e affrontati

in modo scientifico, ettari di terreno sfruttati da macchine sempre

più automatizzate. La storia riserva un lieto fine, non tutto è

macchina e progresso, il cemento e il diesel non arrivano

dappertutto, non invadono tutti gli spazi. Le mani, callose e

rovinate dalla terra , devono ancora sporcarsi. Le vigne

reclamano ancora un lavoro costante e manuale. Le macchine

non possono scegliere il tralcio migliore, quello che porta più

frutto e potare gli altri in modo che tutta la forza della pianta si

concentri su quest!unico. La sapienza dei contadini viene

affiancata al progresso e non sostituita e dimenticata.

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Page 52: La Geometria delle vigne

Le forme nei vigneti

La vite nei secoli lascia sulle nostre terre segni assolutamente indelebili. Nel bagaglio di immagini di ogni uomo c è un vigneto o

un grappolo d uva; tutti ne hanno bevuto il vino, o ne hanno assaggiato i frutti. Migliaia di anni di evoluzione h a n n o p o r t a t o l e t e c n i c h e d i allevamento a svilupparsi in molteplici direzioni. Sono i i modi di condurre i tralci, di addomesticarli e di potarli per renderli più fruttuosi;tutte queste tecniche si differenziano e

vengono preferite l una rispetto all altra secondo regole precise. Gli anziani agricoltori, che passano tutta un esistenza immersi in un territorio, una terra nella quale sono cresciuti, sanno bene quali punti sono meglio esposti e dove il terreno è più consono; portano millenni di tradizione in maniera inconscia, con un sapere quasi automatico, derivato dalla tradizione orale. Ogni contadino

51Nella foto: varie tipologie di allevamento a spalliera.

Page 53: La Geometria delle vigne

sa. Questo fa si che i vigneti prosperino curati dal loro infinito

amore per le cose ben fatte.

Ogni tecnica piega le viti con forme differenti che disegnano

striature particolari sui terreni. Le forme più antiche e semplici di

allevamento della vite sono quelle ad alberello, che consistono

nel tenere la vite potata bassa a circa 50-60 cm dal terreno e

selezionare le branche a seconda del tipo di forma che si vuole

ottenere.

Nella foto: fasi progressive della crescita di una vite allevata ad alberello.

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Page 54: La Geometria delle vigne

L alberello minimo è costituito da un unico tralcetto, derivato dal ceppo principale, sorretto da un unico tutore secco; quello pugliese, invece, viene lasciato con due o tre tralcetti; l alberello a coppa o a vaso deriva probabilmente dal metodo greco di coltivazione e viene lasciato con un minimo di quattro a un massimo di dieci branche disposte a raggiera intorno al fusto,

disegnando così una sorta di cono rovescio simile ad un vaso; l alberello a d o m b r e l l o , invece, è di natura d i f f e r e n t e : i n i z i a l m e n t e i l fusto, legato ad un

tutore ligneo, viene lasciato libero di crescere per due-tre anni o a raggiungere circa un metro d altezza e successivamente vengono selezionati due speroni che porteranno negli anni successivi più branche che ricadono verso il terreno; ci sono poi le viti a piramide, che vengono condotte dando una forma piramidale e un evoluzione di questo sistema è quello delle palmette verticali e delle palmette

53Nella foto: vite allevata ad alberello.

verticali alterne che sviluppano la vite su una spalliera o a muro, secondo una geometria rigorosa.Esistono sistemi che necessitano di sostegni complessi, come quello a cordone o con speroni. In questo caso il ceppo, diramato in uno o due bracci laterali, viene fatto correre su un

o tra due pali in modo da formare un cordone dal quale poi verranno condotte le branche verso l alto. Da questo particolare sistema ne derivano altri,

come quello a spalliera o a muro in cui i cordoni vengono condotti in modo da formare delle scacchiere riempite dai tralci.

Nella foto: vite allevata con il sistema Guyot.

54Nella foto in alto: viti allevate con la tecnica della spalliera a muro.

Page 55: La Geometria delle vigne

verticali alterne che sviluppano la vite su una spalliera o a muro, secondo una geometria rigorosa.Esistono sistemi che necessitano di sostegni complessi, come quello a cordone o con speroni. In questo caso il ceppo, diramato in uno o due bracci laterali, viene fatto correre su un

o tra due pali in modo da formare un cordone dal quale poi verranno condotte le branche verso l alto. Da questo particolare sistema ne derivano altri,

come quello a spalliera o a muro in cui i cordoni vengono condotti in modo da formare delle scacchiere riempite dai tralci.

Nella foto: vite allevata con il sistema Guyot.

54Nella foto in alto: viti allevate con la tecnica della spalliera a muro.

Page 56: La Geometria delle vigne

Esistono poi i sistemi d allevamento a medio sviluppo e a potatura mista, come quello di Guyot, dove la vite viene piegata e allevata in modo orizzontale facendo attenzione a rimuovere, durante la potatura, i tralci che hanno già prodotto frutti per favorire quelli nuovi; o il sistema Casalese, chiamato in questo modo perché abbondantemente utilizzato nei dintorni di Casale, in cui la vite, disposta in i distanti 5-6 metri gli uni dagli altri, è

piegata ad arco perché, costretta in quel modo, essa produce di più.L archetto romagnolo, invece, è costituito da un unico sostegno secco sul quale cresce il fusto e che sorregge uno o due

i metallici intorno ai quali si conducono i tralci piegati ad archetto, andando a disegnare così una curva che è tipica delle colline romagnole.L e c a n n e d e l s i s t e m a l a z i a l e

caratterizzano le colline dei castelli romani. Il sostegno è a tre canne, una verticale e due piegate ad angolo verso quella centrale, che si intrecciano a piramide con quelle dei i vicini. Questa selva di canne rende i vigneti nei dintorni romani inconfondibili.I sistemi a doppio tralcio fruttifero sono identici a quelli singoli, solo che i tralci sono due e condotti in direzioni opposte.

55Nella foto: alberello ad ottavi con tralcio ad archetto.

Page 57: La Geometria delle vigne

Nei dintorni di San Donà di Piave, invece, è caratteristico il

sistema Bisinotto dove l!armatura di sostegno è formata da tre

canne: una prima verticale che sostiene il fusto, una seconda ad

arco che si congiunge con la prima in alto e una terza orizzontale

bassa che porta il tralcio.

Questo sistema caratterizza i vitigni con una forma a balzi quasi

come fosse uno scheletro di canne che disegna i filari.

Nella foto: sistema di allevamento diffuso a Rovigo.

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Page 58: La Geometria delle vigne

Nella foto: sistema di allevamento a mezza spina di pesce e a spina di pesce completa.

I sistemi a pergola o pergolati, di tradizione antica, sono senza

dubbio quelli a cui la vite meglio si addice. Noti sin dal tempo

degli egizi, furono ripresi in età classica dai romani. Svariati e

ricchi sono i sistemi e le revisioni nelle regioni italiane. Il sistema

più semplice è il pergolato a terra o a catene striscianti ,

introdotto dal vignaiolo Dionigio Lusseaudeau nel 1879.

Queste viti vengono lasciate libere di strisciare, separate da terra

solamente attraverso rudimentali forcelle lignee, lasciando sul

terreno una ragnatela di tralci che rendono i vigneti omogenei in

altezza e complesse ragnatele se visti dall!alto.

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Page 59: La Geometria delle vigne

Nella foto: sistema di allevamento a mezza spina di pesce e a spina di pesce completa.

I sistemi a pergola o pergolati, di tradizione antica, sono senza

dubbio quelli a cui la vite meglio si addice. Noti sin dal tempo

degli egizi, furono ripresi in età classica dai romani. Svariati e

ricchi sono i sistemi e le revisioni nelle regioni italiane. Il sistema

più semplice è il pergolato a terra o a catene striscianti ,

introdotto dal vignaiolo Dionigio Lusseaudeau nel 1879.

Queste viti vengono lasciate libere di strisciare, separate da terra

solamente attraverso rudimentali forcelle lignee, lasciando sul

terreno una ragnatela di tralci che rendono i vigneti omogenei in

altezza e complesse ragnatele se visti dall!alto.

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Nella foto: sistema pergolato a terra.

Nella foto: sistemazione dei pendi nella zona delle cinque terre.

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Page 60: La Geometria delle vigne

La zona delle Cinque Terre, presentava la forma di allevamento dove l intervento sul terreno era più evidente. Le terre, spesso con un elevata pendenza, erano scavate e modellate con muri a secco che contenevano il terreno necessario a far prosperare le viti. Questi intensivi interventi sulla terra rendevano il o delle colline sul mare inconfondibile e producevano vini di indiscussa fama e successo, come l amabile di Monte Rosso o la vernaccia di Corniglia.

I pergolati a pertiche, invece, si trovano pe r l o p i ù i n P iemon te . Sono caratterizzati da gruppi di 3-4 viti poste a distanza di 4 metri circa, che vengono fatte salire su pali robusti di castagno disposti a croce di S. Andrea e sovrastati da un palo orizzontale sul quale si poggiano i tralci fruttiferi ad una altezza di circa 2 metri.Nell Oltrepo Pavese, nelle zone di Voghera, Broni e Bobbio, il sistema più utilizzato è quello a rocca o gabbiera,

dove un gruppo di 5-6 viti è circondato da pali incrociati che le sostengono per i primi anni di vita; poi i tralci vengono condotti con una curva verso pali verticali disposti in e laterali e da lì proseguono in maniera orizzontale negli anni successivi senza

59Nella foto: pergolato piemontese o pavese.

Page 61: La Geometria delle vigne

La zona delle Cinque Terre, presentava la forma di allevamento dove l intervento sul terreno era più evidente. Le terre, spesso con un elevata pendenza, erano scavate e modellate con muri a secco che contenevano il terreno necessario a far prosperare le viti. Questi intensivi interventi sulla terra rendevano il o delle colline sul mare inconfondibile e producevano vini di indiscussa fama e successo, come l amabile di Monte Rosso o la vernaccia di Corniglia.

I pergolati a pertiche, invece, si trovano pe r l o p i ù i n P iemon te . Sono caratterizzati da gruppi di 3-4 viti poste a distanza di 4 metri circa, che vengono fatte salire su pali robusti di castagno disposti a croce di S. Andrea e sovrastati da un palo orizzontale sul quale si poggiano i tralci fruttiferi ad una altezza di circa 2 metri.Nell Oltrepo Pavese, nelle zone di Voghera, Broni e Bobbio, il sistema più utilizzato è quello a rocca o gabbiera,

dove un gruppo di 5-6 viti è circondato da pali incrociati che le sostengono per i primi anni di vita; poi i tralci vengono condotti con una curva verso pali verticali disposti in e laterali e da lì proseguono in maniera orizzontale negli anni successivi senza

59Nella foto: pergolato piemontese o pavese.

più cambiare direzione. Questo crea una maglia omogenea con

un addensamento centrale in prossimità dei fusti. A Broni, però,

questo sistema presenta delle varianti, dove la gabbia centrale

viene rimossa e le piante vengono condotte su una selva di

canne secche che le sostengono.

Nel novarese invece si diffonde il cosiddetto sistema a gattinara,

in cui una pergola a scacchiera si sviluppa in modo regolare a

130-150 cm da terra; i pali secchi e robusti portano dei fili

perpendicolari al senso del filare e lungo il perimetro, sul quale i

viticoltori novaresi girano i tralci frutticoli delle viti.

Nella foto: sistema di allevamento gattinara.

Notevole è anche il pergolato di Bellano, diffuso nell!alto Lario,

nel quale si hanno gruppi di tre viti in basso e di due o più in alto,

affrancate a pali secchi distanti un metro sulla fila e due tra le file

e sulla testa dei quali veniva posta una frasca che serviva per far

correre i getti di rinnovo.

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Page 62: La Geometria delle vigne

Nella foto: pergolato di Bellano.

La pergola nota presso i Romani come “jugatio compluviata”

adornava le piscine, gli orti e l!atrium. Oggi questo sistema è in

uso soprattutto in alcuni vigneti specializzati del Tirolo anche per

ottimizzare gli spazi nei vigneti tradizionali nei pressi di sentieri o

canali di scolo.

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Page 63: La Geometria delle vigne

Nella foto: pergolato di Bellano.

La pergola nota presso i Romani come “jugatio compluviata”

adornava le piscine, gli orti e l!atrium. Oggi questo sistema è in

uso soprattutto in alcuni vigneti specializzati del Tirolo anche per

ottimizzare gli spazi nei vigneti tradizionali nei pressi di sentieri o

canali di scolo.

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Nella foto: sistema a pergole multiple bolognese.

In questo sistema le viti, essendo piantate da una sola parte,

mandano i loro tralci sopra un graticolato costituito da un piano

inclinato, posto dalla parte opposta rispetto ai ceppi. Queste

impalcature sono costruite in legno o ferro e la loro geometria è

determinata dalla zona, dall!esposizione e dall!umidità ed è a

discrezione del vignaiolo.

Carema (Torino), con i suoi pergolati costituiti da un graticcio di

pali posti normalmente tra loro a formare una scacchiera sospesa

e appoggiata su pilastri robusti in pietrame, rappresenta un

paesaggio unico e inconfondibile.

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Page 64: La Geometria delle vigne

Nella foto: sistema rustico ligure.

Le vigne che richiedono una potatura lunga, in modo particolare il

Nebbiolo, trovano in questo metodo di allevamento una forza

eccezionale e crescono rigogliose.

Nella provincia di Genova i pergolati presenti negli orti e nei

poderi e che si trovano simili anche in altre regioni italiane, sono

costituiti da travi robuste, sostenute da colonne e pilastri, e

traversate da canne e bastoni, sulle quali vengono poi fatte

arrampicare le viti. Questo crea uno spazio ombreggiato nel

quale vengono allevati gli ortaggi.

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Page 65: La Geometria delle vigne

I pergolati del Trentino sono costituiti da robusti pali verticali che

sorreggono una trave lignea obliqua; queste strutture sono legate

tra loro con del filo di ferro e questo crea delle linee sulle quali le

viti vengono fatte arrampicare da un solo lato.

Nella foto: sistema di allevamento diffuso in Alto Adige.

La vite maritata al tutore è forse la forma più affascinante di

allevamento; l!altezza che raggiunge e la simbiosi con il tutore

vivo rendono questo metodo il più complesso ma sicuramente il

più bello.

L!usanza di maritare i tralci con sostegni vivi è antichissima e

prende spunto dalla tendenza naturale che la vite silvestre ha di

arrampicarsi. Osservando questa tendenza molti popoli

dell!antichità, tra cui etruschi e romani, hanno adottato nelle

campagne questa tecnica.

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Page 66: La Geometria delle vigne

Nella foto: alberate reggiane.

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Page 67: La Geometria delle vigne

Nella foto: alberate reggiane.

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Oggi, a causa dei costi sia di coltivazione che di vendemmia, le rigogliose vit i maritate scompaiono dai nostri orizzonti; l antichissima arte si perde nel tempo e scompare nelle nebbie delle nostra Italia. Sono rari i casi in cui si possono ancora osservare i lari di olmi o pioppi, a lato dei campi sui quali cresce impetuosa la vite, simboli della coltura promiscua che ha caratterizzato tutto il nostro paese nello scorso secolo.Nella foto qui accanto sono riportati alcuni sistemi utilizzati in Toscana per arrampicare le viti sugli alberi. Il primo in alto è il sistema a catena o pinzana, il secondo al centro è detto pinzana doppia e l ultimo in basso è detto a catena divaricata. Tecniche, diffuse soprattutto nel pisano,

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Nella foto dall alto: sistema toscano, variante del sistema toscano, sistema di Pontedere

Page 68: La Geometria delle vigne

sono caratterizzate dall!incrocio di festoni fruttiferi provenienti da

due viti opposte.

Nella foto: sistema di allevamento diffuso nella regione del Chianti.

Queste però sono affiancate anche da sistemi a vite singola,

diffusi soprattutto nel marchigiano, come quelli costituiti da filari di

viti appoggiate a ramificazioni del tutore rese orizzontali.

Esistono varianti di pergolati pensili, che con diverse sfumature si

trovano nei dintorni di Bologna e del modenese; queste

alberature auto-sostengono delle canne che creano un graticcio

sul quale la vite è libera di prosperare.

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Page 69: La Geometria delle vigne

Nella foto: vite maritata nei pressi di San Giorgio, Bologna 1948.

La ricchezza di questo tipo di coltura è dovuta all!antichità del

metodo, e alle numerose condizioni geografiche in cui si è

diffuso. I vignaioli, mossi dalla conoscenza della propria terra,

hanno adattato, nel modo più consono possibile, un metodo alle

condizioni climatiche e al tipo di terreno. Tutte le regioni si sono

distinte per particolari virtuosismi o tecniche che ne hanno

caratterizzato il paesaggio.

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Page 70: La Geometria delle vigne

Nella foto: sistema a raggi trentino.

Per anni sono stati curati graticci di svariate forme e geometrie,

al fine di produrre vini più corposi e robusti rispetto a quelli piatti e

di bassa gradazione alcolica ottenuti da uve cresciute in

allevamenti tradizionali al suolo.

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Page 71: La Geometria delle vigne

Nella foto: sistema a raggi trentino.

Per anni sono stati curati graticci di svariate forme e geometrie,

al fine di produrre vini più corposi e robusti rispetto a quelli piatti e

di bassa gradazione alcolica ottenuti da uve cresciute in

allevamenti tradizionali al suolo.

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Page 72: La Geometria delle vigne

LE FORME NEL TERRITORIO DEL TICINO

Se capita di perdersi per le cantonali del Ticino, non si può che

dar subito ragione ai numerosi cartelli che pubblicizzano il

Cantone come il più vignato della Svizzera.

La campagna di sensibilizzazione al territorio è puntuale e

presente in maniera insistente in tutto il Ticino. Se si cena in un

ristorante o si prende il caffè in un bar, ovvero in tutti quei luoghi

in cui si interagisce socialmente, sono presenti opuscoli in cui

vengono pubblicizzate attività ed eventi riguardanti il territorio. Si

possono fare, e sono ben segnalate, passeggiate di carattere

eno-gastronomico alla portata di tutti, che sono sicuramente il

metodo più semplice e diretto per sensibilizzare le masse e dare

alle politiche territoriali il giusto peso.

Nel 2003 il monte San Giorgio e tutto il suo comprensorio sono

diventati “Patrimonio mondiale dell!umanità Unesco” per la

ricchezza paleontologica davvero straordinaria.

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Page 73: La Geometria delle vigne

Il terreno roccioso del monte San Giorgio è estremamente vario: dolomie, vulcanit i , marne, depositi glaciali, arenarie, graniti e marmi, scisti bitumosi, argille, ghia ie, rocce vulcaniche e numerose altre varietà. Queste

rocce, con una caratteristica di acidità e basicità uniche, vanno a costituire il substrato sul quale si sviluppa una viticoltura che è tra

Ticino.

Nella foto: vigne a sud di Mendrisio.

72Nella foto in alto: monte San Giorgio fotografato dal satellite.

Page 74: La Geometria delle vigne

Merlot, Cabernet Sauvignon e Pinot Nero sono alcune delle uve che trovano su questo territorio il terreno adatto e le giuste condizioni di sole per prosperare.Il rapporto che si crea tra viticoltura e territorio è forte e le caratteristiche dell ambiente e le favorevoli condizioni climatiche hanno reso il Mendrisiotto una zona ideale per la viticoltura. Dagli anni 60 del secolo scorso, dopo un lungo periodo di abbandono, sono state recuperate molte terre agricole che versavano in condizioni disastrose. Va elogiato la tenacia dei contadini di queste zone, non solo per l espansione economica raggiunta, ma anche per l intervento di fondamentale valore ambientale. In questi anni sono stati recuperati numerosi vecchi terrazzamenti e balze in disuso, che modellano i pendii collinari, e

Sono inoltre stati ricostruiti i muri a secco, tradizionale sistema di sostegno c h e i m p e d i s c e l erosione dovuta al d i l a v a m e n t o d e i pendii e che aiuta a garantire la giusta

73Nella foto: tetto in ardesia presso Cabbio valle di Muggio.

Page 75: La Geometria delle vigne

Merlot, Cabernet Sauvignon e Pinot Nero sono alcune delle uve che trovano su questo territorio il terreno adatto e le giuste condizioni di sole per prosperare.Il rapporto che si crea tra viticoltura e territorio è forte e le caratteristiche dell ambiente e le favorevoli condizioni climatiche hanno reso il Mendrisiotto una zona ideale per la viticoltura. Dagli anni 60 del secolo scorso, dopo un lungo periodo di abbandono, sono state recuperate molte terre agricole che versavano in condizioni disastrose. Va elogiato la tenacia dei contadini di queste zone, non solo per l espansione economica raggiunta, ma anche per l intervento di fondamentale valore ambientale. In questi anni sono stati recuperati numerosi vecchi terrazzamenti e balze in disuso, che modellano i pendii collinari, e

Sono inoltre stati ricostruiti i muri a secco, tradizionale sistema di sostegno c h e i m p e d i s c e l erosione dovuta al d i l a v a m e n t o d e i pendii e che aiuta a garantire la giusta

73Nella foto: tetto in ardesia presso Cabbio valle di Muggio.

quantità d!acqua ai vigneti della zona.

Le vigne del Merlot, che si estendono dalla piana del Laveggio

(Mendrisio) fino alle pendici del monte San Giorgio, sconfinando

poi nel comune di Clivio della vicina Italia, sono indiscutibilmente i

sovrani del paesaggio collinare, un grande patrimonio che

rappresenta la sapienza raggiunta dalle maestranze di queste

contrade che si fondono con l!ambiente circostante.

Sono continue le scoperte di terrazzamenti che sfumano e

diventano case, creando angoli in cui le attività tradizionali, come

la lavorazione della pietra, sono ancora presenti e dominano

l!economia in un modo sorprendente.

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Page 76: La Geometria delle vigne

Nella foto: Cabbio valle di Muggio.

La natura e la cultura in questo angolo di Svizzera sono

conservate con attenzione e assoluta dedizione. Le persone sono

consapevoli del territorio, portano memoria delle loro tradizioni

attraverso musei etnografici e della civiltà contadina e sono

legate alla loro terra rispettandola in maniera civile. Con

attenzione promuovono ciò che per loro è più caro e sono pronti

a condividerlo.

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Page 77: La Geometria delle vigne

Si tratta di un atteggiamento non turistico bensì culturale, una voglia di non dimenticare, di guardare avanti, restando però ben saldi sulla terra.Passeggiando per queste colline non si respira un odore stantio di una civiltà c h e s c o m p a r e m a , a l contrario, i giovani fanno r i v i v e r e l e t r a d i z i o n i attraverso rivisitazioni e m o s t r e . L e a t t i v i t à tradizionali non scompaiono ma vengono trasmesse di generazione in generazione, la qualità dei prodotti viene man t enu t a g raz i e a l l a

saggezza degli anziani e le nuove generazioni riescono a rendere questi prodotti appetibili, creando così una vera nicchia eno-gastronomica che si

a vendendo ottimi prodotti e facendo l economia del Cantone.Si tratta di un vero e proprio rinascimento culturale: ritornano le tradizioni e e migliorate, le valli rivivono, il turismo

76Nella foto: parete di una baita a Cabbio nella valle di Muggio

Page 78: La Geometria delle vigne

cresce e porta p r o s p e r i t à . I guadagni sono reinvestiti e così si ricostituisce un p a e s a g g i o a g r a r i o d i i n d u b b i a bellezza.La politica non è indi fferente e, con l ordinanza federale sulla protezione dei vigneti numero 916 .20 del 28 febbraio 2001, si concentra sulla protezione, regola la produzione dei vigneti del Cantone, stabilisce l entità della produzione, le regole per un prodotto doc. e il modo per ottenere

77Nella foto: tetto in Ardesia presso Cabbio valle di Muggio

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Page 79: La Geometria delle vigne

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Page 80: La Geometria delle vigne

TRA ITALIA E TICINO

La Comunità Europea nel 1980 con la legge 454 vieta l!impianto

di nuovi vigneti su tutto il territorio; nel 1990 la legge 3302

consente il trasferimento di vigneti da una zona ad un altra

assicurandosi di distruggere il vigneto spostato. La CEE tra il

1998 e il 1999 consente di impiantare nuovi filari qualora sia

dimostrata l!effettiva insufficienza della produzione.

Queste ferree restrizioni hanno sensibilmente limitato l!impianto

di nuove vigne e così in Italia nel 2000 i dati relativi ai vigneti

segnavano una diminuzione da 1.900.000 ettari di inizio secolo a

circa 800.000, al contrario la produzione è passata da 35-40 a

55-60 milioni di ettolitri annui. La tendenza italiana alla

diminuzione delle dimensioni degli appezzamenti verso una

maggior produzione in termini di quantità per ettaro è seguita da

tutte le principali regioni Europee. Le restrizioni hanno reso

estremamente costoso l!impianto di un nuovo vigneto e quindi

tutti i maggiori coltivatori si sono concentrati su quelli esistenti e,

attraverso un approccio scientifico e macchinari estremamente

efficaci, hanno aumentato la produzione di vino in modo

significativo. Gli impianti si sono standardizzati, le coltivazioni si

sono piegate alle macchine, i sistemi come quello del ritocchino o

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Page 81: La Geometria delle vigne

TRA ITALIA E TICINO

La Comunità Europea nel 1980 con la legge 454 vieta l!impianto

di nuovi vigneti su tutto il territorio; nel 1990 la legge 3302

consente il trasferimento di vigneti da una zona ad un altra

assicurandosi di distruggere il vigneto spostato. La CEE tra il

1998 e il 1999 consente di impiantare nuovi filari qualora sia

dimostrata l!effettiva insufficienza della produzione.

Queste ferree restrizioni hanno sensibilmente limitato l!impianto

di nuove vigne e così in Italia nel 2000 i dati relativi ai vigneti

segnavano una diminuzione da 1.900.000 ettari di inizio secolo a

circa 800.000, al contrario la produzione è passata da 35-40 a

55-60 milioni di ettolitri annui. La tendenza italiana alla

diminuzione delle dimensioni degli appezzamenti verso una

maggior produzione in termini di quantità per ettaro è seguita da

tutte le principali regioni Europee. Le restrizioni hanno reso

estremamente costoso l!impianto di un nuovo vigneto e quindi

tutti i maggiori coltivatori si sono concentrati su quelli esistenti e,

attraverso un approccio scientifico e macchinari estremamente

efficaci, hanno aumentato la produzione di vino in modo

significativo. Gli impianti si sono standardizzati, le coltivazioni si

sono piegate alle macchine, i sistemi come quello del ritocchino o

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dei piccoli terrazzamenti e girapoggio stanno sparendo o sono

già scomparse. I pali una volta lignei sono stati sostituiti da quelli

in cemento, le pergole vengono dimenticate e l!usanza di

maritare la vite agli alberi è ormai soltanto un ricordo lontano

racchiuso in una sbiadita fotografia o in vecchi libri di tecniche

viticole. Il paesaggio cambia, i filari sono sempre più paralleli, le

viti sono condotte per soddisfare le esigenze delle macchine che

le potano e le curano, l!altezza dei filari e il passo che li separa

sono adattati a quelli delle macchine che devono accudirli. I

terrazzamenti non sono sostenuti da muri a secco e spesso, non

essendo curati, franano sotto l!erosione causata delle acque

piovane .

La produzione è diventata una fonte di reddito importante, spesso

l!unica spinta che sostiene la viticoltura; il mercato è invaso da

vini spesso figli della chimica e delle esigenze di mercato e non

più delle mani e delle conoscenze di vecchi vignaioli.

Il territorio cambia: i piccoli coltivatori, che una volta accudivano

soltanto le vigne che riuscivano a seguire lavorando a mano i

filari, ora sono sostituiti dalle macchine; le cantine sociali che

univano tutti i coltivatori per produrre un vino stentano a

sopravvivere; l!esportazione globale e la concorrenza dei vigneti

californiani, africani e australiani che danno vini dolciastri

secondo i gusti del mercato americano, sono spietate. Le piccole

produzioni sopravvivono in Francia e in Italia solamente grazie ad

una nicchia di appassionati che ricercano vini pregiati, di fattura

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Page 82: La Geometria delle vigne

mirabile e che sono disposti a pagare un prezzo superiore alla

media per un prodotto d!élite. Le nostre colline cambiano; i

terrazzamenti, abbandonati a se stessi, scompaiono; il bosco

riguadagna gli spazi un tempo lavorati e curati dagli agricoltori.

La Svizzera è da sempre un!isola a sé nel panorama europeo,

sempre neutrale e pronta a seguire le proprie idee e gusti. Una

nazione con un forte senso di identità e di eterogeneità e senza

dubbio un esempio da analizzare. L!ordinanza relativa alla

protezione dei vigneti numero 916.20 del 28 febbraio 2001 si

pone in contro-tendenza rispetto alle politiche in vigore in tutta la

Comunità Europea. Su tutto il territorio della Confederazione

elvetica le vigne sono protette e le cantine sociali fioriscono

attraverso piccole ed eccellenti produzioni. Spesso capita che

dopo lavoro le persone sostituiscano la fatica delle palestre con il

lavoro in vigna legandosi al proprio territorio attraverso la vite.

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Page 83: La Geometria delle vigne

Nella foto: vigne a nord di Bellinzona.

Le amministrazioni cantonali istituiscono servizi di consulenza per

le tecniche e per tutelare i diritti dei coltivatori. Le associazioni di

vinattieri aumentano sempre più la loro influenza, creano e

sostengono un mercato emergente con un prodotto valido. Le

coltivazioni fioriscono, le aziende vinicole aumentano e ne

sorgono di nuove; la Confederazione e il Cantone Ticino hanno

istituito un ufficio della consulenza agricola che ha il compito di

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Page 84: La Geometria delle vigne

favorire il miglioramento gestionale tecnico ed economico delle aziende agricole e della posizione sociale dei contadini, migliorandone le conoscenze sullo sviluppo economico regionale. Tutto questo ha ripercussioni sul territorio: ovunque sorgono piccoli e grandi vigneti, le case si adornano di viti allevate a spalliera, le pergole vengono restaurate o costruite ex-novo secondo le antiche tecniche. I pali in legno, i muriccioli a secco, le vecchie cantine riprendono vita ricreando e restaurando un

paesaggio agricolo estremamente ricco d i t e c n i c h e e esperienze differenti. Le colline vengono d i s e g n a t e d a numeros i p i cco l i vigneti che, coltivati da persone di tutte le estrazioni sociali, danno de l l e uve

genuine e dei vini, per lo più Merlot, di fattura notevole. I pali secchi delle viti coltivate con il metodo Guyot riemergono, si recuperano i vigneti e si ripiantano le rose all inizio dei . Le rose secondo la saggezza dei coltivatori antichi indicano in modo preciso la salute di un vigneto se quest ultima si trova forte e in

83Nella foto: vigne a nord di Bellinzona

Page 85: La Geometria delle vigne

buona salute allora vigoroso sarà anche il vigneto se invece

soffre o perde di forza allora anche il filare risulta debole e poco

produttivo.

Nella foto: vigne a est di Bellinzona

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Page 86: La Geometria delle vigne

L!associazione per la protezione del patrimonio artistico e

architettonico di Valmaggia ha portato a termine un nuovo ed

importante lavoro: il ripristino di alcuni vigneti di Coglio e

Giumaglio. L!apertura al pubblico è avvenuta nel 2004, nel corso

di una giornata di festa istituita per l!occasione che ha visto anche

l!inaugurazione dei nuovi sentieri di pietra allestiti da Vallemaggia

turismo. La collaborazione ha dato vita a nuovi percorsi, che

interessano Maggia, Lodano, Coglio e Giumaglio, che passano

attraverso le zone viticole recuperate e che potranno così essere

facilmente visitate e apprezzate dagli escursionisti.

Nella foto: vigne a Coglio, Valmaggia.

85

Sotto la supervisione di alcuni maestri pietrai sono stati recuperati

e ricostruiti i muri a secco e i vecchi sostegni in sasso, ”carasc”, s

è poi ricostruita e ripristinata la paleria ormai scomparsa dei

vigneti e formati nuovi pergolati in legno di castagno, mentre il

terreno veniva lavorato per ospitare barbatelle di Americana,

Merlot e Gamaret.

A Giumaglio i vigneti sistemati si trovano sopra il nucleo, mentre il

nuovo vigneto di Coglio è situato accanto alla chiesa e all!ossario.

Il progetto vuole favorire la salvaguardia del territorio ed essere di

incoraggiamento e stimolo alla viticoltura dei piccoli produttori.

Nella foto: vigne del comune di Tremona località Ronco.

Ovunque chi ha a disposizione delle terre con la giusta

esposizione e la quantità di sole necessaria a far crescere una

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Page 87: La Geometria delle vigne

L!associazione per la protezione del patrimonio artistico e

architettonico di Valmaggia ha portato a termine un nuovo ed

importante lavoro: il ripristino di alcuni vigneti di Coglio e

Giumaglio. L!apertura al pubblico è avvenuta nel 2004, nel corso

di una giornata di festa istituita per l!occasione che ha visto anche

l!inaugurazione dei nuovi sentieri di pietra allestiti da Vallemaggia

turismo. La collaborazione ha dato vita a nuovi percorsi, che

interessano Maggia, Lodano, Coglio e Giumaglio, che passano

attraverso le zone viticole recuperate e che potranno così essere

facilmente visitate e apprezzate dagli escursionisti.

Nella foto: vigne a Coglio, Valmaggia.

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Sotto la supervisione di alcuni maestri pietrai sono stati recuperati

e ricostruiti i muri a secco e i vecchi sostegni in sasso, ”carasc”, s

è poi ricostruita e ripristinata la paleria ormai scomparsa dei

vigneti e formati nuovi pergolati in legno di castagno, mentre il

terreno veniva lavorato per ospitare barbatelle di Americana,

Merlot e Gamaret.

A Giumaglio i vigneti sistemati si trovano sopra il nucleo, mentre il

nuovo vigneto di Coglio è situato accanto alla chiesa e all!ossario.

Il progetto vuole favorire la salvaguardia del territorio ed essere di

incoraggiamento e stimolo alla viticoltura dei piccoli produttori.

Nella foto: vigne del comune di Tremona località Ronco.

Ovunque chi ha a disposizione delle terre con la giusta

esposizione e la quantità di sole necessaria a far crescere una

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Page 88: La Geometria delle vigne

vite, impianta dei . I Ticino a appunto i

L e attenta ha o i i di dove i tivat i po o e a i en a o anit ,

e tecniche, i pe i , pe impianto e pe e i i di . Si a di una e di

a a di a incentiva a dif e di vitigni, i i e e e i o con . Sono

i e tenute e con e meccanico e ad una y.

La à e e è a ad una fatica genuina, a ad uno . o o e che i

o un o

Le e che o e

e a ud e v i d e T i c i n o è

e e m p i o d i u n o o

t i o n i . S i v o vecchie

tecniche: e con

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Page 89: La Geometria delle vigne

sostegni in pietra, molto simili a quelle che ordinavano i cortili delle case genovesi e su tutta la costa ligure, oppure ancora pergolati lignei, si diffondono in tutta la zona.Le case nei paesi di montagna vengono r e s t a u r a t e e riutilizzate, adornate da stupende viti che d a d e c e n n i l e d e c o r a n o avvinghiandosi alle pareti. Le cantine della tradizione vinicola riprendono vita, vengono recuperate e

riadattate alle mutate esigenze.

88Nella foto: vigne a sud di Bellinzona

Page 90: La Geometria delle vigne

Nella foto: rustico Cabbio val di Muggio

Spesso diventano luoghi ameni immersi nella tranquillità e nella

bellezza delle vigne in cui ritirarsi dopo le fatiche lavorative e

dove invecchiare le botti del proprio vino, sudato per tutto un

anno di duro lavoro.

Un passatempo che ridisegna il paesaggio e che riscopre le

tradizioni che altrimenti si perderebbero nell!oblio.

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Page 91: La Geometria delle vigne

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Page 92: La Geometria delle vigne

Aurelio Galfetti

Lo stato si impegna nel ritrovare e restaurare vigneti di pregio storico e di indubbia bellezza come nei dintorni del castello di Belinzona dove un magn i co vigneto tenuto in modo impeccabile sembra incastonare la secolare bellezza del castello grande e delle sue mura.L archi tet to Aurel io Galfetti è l del restauro del castello s u d d i v i s o i n d u e momenti: il primo dal

91Nella foto: vigne del castello grande di Bellinzona

Page 93: La Geometria delle vigne

1981 al 1991 ed il secondo dal 1992 al 2000.

Aurelio Galfetti è nato a Lugano nel 1936. Dopo gli studi al

Politecnico federale di Zurigo, apre uno studio di architettura a

Lugano nel 1960.

Tra il 1962 e il 1980 collabora con gli architetti F. Ruchat, I.

Trümpy, I. Gianola, L. Vacchini, M. Botta, R. Tami e L. Snozzi. Nel

1984 insegna in qualità di professore invitato al Politecnico

federale di Losanna, assumendo un impegno didattico che

avrebbe proseguito in seguito a Parigi (UP8, 1987) e

all!Accademia di Architettura di Mendrisio (1996-2006), come

direttore, professore di progettazione, responsabile del ciclo

Master per l!architettura del territorio, nonché esprimendosi

regolarmente nell!ambito di conferenze e seminari.

L!esperienza del restauro del castello di Bellinzona dura oltre

dieci anni e si trasorma in un progetto di natura territoriale come

lo stesso Galfetti descrive:

“ -Conservare = trasformare- è stato lo slogan che ha sorretto il

lungo lavoro di restauro durato quasi dieci anni.

Nel rapporto tra antico e contemporaneo, negli inevitabili conflitti

per rendere veramente possibile questo confronto diretto tra

passato e presente senza subordinare quest!ultimo a presunti

maggiori valori del passato, ho impegnato molte energie. Nel

passato, durante 6000 anni, a partire dalla nascita del villaggio

neolitico sulla sommità della collina, questo rapporto tra vecchio e

nuovo si è più volte realizzato senza le difficoltà che oggi invece

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Page 94: La Geometria delle vigne

incontra, conferendo all!insieme costruito quella particolare

bellezza che deriva dalla stratificazione delle varie epoche. Con il

restauro non ho evidentemente voluto interrompere questo

processo, ma continuarlo nella contemporaneità. Tuttavia, a

distanza di 25 anni, di questo restauro, ciò che forse sarà più

duraturo è ciò che è stato fatto in modo silenzioso, senza grandi

conflitti: come ad esempio l!introduzione nel lavoro di restauro

della dimensione territoriale.

L!incarico prevedeva infatti solo il restauro degli edifici che stanno

sulla sommità della Rocca. Ho creduto che fosse più importante

dare al restauro una dimensione urbanistica. Il progetto di

supporto a tutto il restauro è quello del parco della città di

Bellinzona, un parco fatto solo di roccia, muri di pietra, erba, 4

alberi, un “laghetto” e il cielo. Un parco é uno spazio da

percorrere e quindi il suo progetto é un progetto di percorso che

attraversa uno spazio pubblico, un vuoto che mette in relazione

gli utenti con il grande paesaggio giù fino al lago Maggiore, su

fino alle Alpi. “

Aurelio Galfetti

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Page 95: La Geometria delle vigne

incontra, conferendo all!insieme costruito quella particolare

bellezza che deriva dalla stratificazione delle varie epoche. Con il

restauro non ho evidentemente voluto interrompere questo

processo, ma continuarlo nella contemporaneità. Tuttavia, a

distanza di 25 anni, di questo restauro, ciò che forse sarà più

duraturo è ciò che è stato fatto in modo silenzioso, senza grandi

conflitti: come ad esempio l!introduzione nel lavoro di restauro

della dimensione territoriale.

L!incarico prevedeva infatti solo il restauro degli edifici che stanno

sulla sommità della Rocca. Ho creduto che fosse più importante

dare al restauro una dimensione urbanistica. Il progetto di

supporto a tutto il restauro è quello del parco della città di

Bellinzona, un parco fatto solo di roccia, muri di pietra, erba, 4

alberi, un “laghetto” e il cielo. Un parco é uno spazio da

percorrere e quindi il suo progetto é un progetto di percorso che

attraversa uno spazio pubblico, un vuoto che mette in relazione

gli utenti con il grande paesaggio giù fino al lago Maggiore, su

fino alle Alpi. “

Aurelio Galfetti

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Nella foto: vigne del castello grande di Bellinzona

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Page 96: La Geometria delle vigne

L’intervento di Galfetti trova sostenitori in tutta la comunità di

architetti internazionali e viene preso ad esempio come termine di

paragone.

Da Castelgrande si gode anche di un'ottima vista sulla zona

circostante: circa 200 metri più in alto troneggia il castello di

Sasso Corbaro, e sotto, circondato da vigneti, il castello.

Bellinzona, nota anche con il soprannome di «Turrita», oltre a

essere la capitale cantonale, abbonda di torri, mura e castelli.

Nella foto: vigne del castello grande di Bellinzona

Questo è un paesaggio curato, attento, la passione per il territorio

educa le persone ad una nobiltà d!animo, una nobiltà contadina

persa nelle pagine di scrittori dimenticati.

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Page 97: La Geometria delle vigne

L’intervento di Galfetti trova sostenitori in tutta la comunità di

architetti internazionali e viene preso ad esempio come termine di

paragone.

Da Castelgrande si gode anche di un'ottima vista sulla zona

circostante: circa 200 metri più in alto troneggia il castello di

Sasso Corbaro, e sotto, circondato da vigneti, il castello.

Bellinzona, nota anche con il soprannome di «Turrita», oltre a

essere la capitale cantonale, abbonda di torri, mura e castelli.

Nella foto: vigne del castello grande di Bellinzona

Questo è un paesaggio curato, attento, la passione per il territorio

educa le persone ad una nobiltà d!animo, una nobiltà contadina

persa nelle pagine di scrittori dimenticati.

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Page 98: La Geometria delle vigne

RISCOPERTA

Queste colline vengono insediate di nuovo e la loro riscoperta ha

portato alla creazione di un nuovo mercato: quello del vino.

Questo mercato incrementa la ricchezza dei coltivatori in termini

di: crescita, successo, aumento del lavoro stagionale, possibilità

di investire i guadagni in ristrutturazioni volte al turismo eno-

gastronomico e altro ancora.

Nella foto: vigne del comune di Coldrerio.

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Page 99: La Geometria delle vigne

RISCOPERTA

Queste colline vengono insediate di nuovo e la loro riscoperta ha

portato alla creazione di un nuovo mercato: quello del vino.

Questo mercato incrementa la ricchezza dei coltivatori in termini

di: crescita, successo, aumento del lavoro stagionale, possibilità

di investire i guadagni in ristrutturazioni volte al turismo eno-

gastronomico e altro ancora.

Nella foto: vigne del comune di Coldrerio.

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E! interessante vedere come il progresso e la tecnologia,

permettano di valorizzare in modo efficace, culturalmente e

socialmente utile, il territorio. Come una vigna possa trasformare

e creare positivamente un indotto che va, in maniera sempre più

penetrante, affascinando un!utenza sensibile alla bellezza e ai

piaceri del gusto, che la natura ci può regalare.

Non è un caso se, in un momento critico e di recessione come

quello che stiamo attraversando, sopravviva e sia anzi in forte

espansione il mercato del vino e ci sia un incremento per il

piacere del palato, del gusto e della convivialità che il vino,

nettare per eccellenza, regala ai suoi estimatori.

Nella foto: vigne del comune di Coldrerio.

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Page 100: La Geometria delle vigne

L!architettura non è impassibile o indifferente a tutto ciò: da

tempo le vigne non sono più solo esperienze contadine ma

vengono celebrate ed utilizzate per radicare i progetti al suolo. La

vigna e la casa che le sta accanto sono diventate un icona nella

concezione dell!abitare ticinese e creano intorno a loro un

interesse economico volto a produrre e ad abbellire e mantenere

il territorio. Le vecchie cantine restaurate diventano Crotti,

ristoranti tipici, che propongono piatti semplici della tradizione

alpina, oppure seconde case dove ospitare gli amici per cena o

rilassarsi lontano dal caos del lavoro quotidiano.

Nella foto: cantine di Mendrisio sotto le pareti del monte Generoso.

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Page 101: La Geometria delle vigne

L!architettura non è impassibile o indifferente a tutto ciò: da

tempo le vigne non sono più solo esperienze contadine ma

vengono celebrate ed utilizzate per radicare i progetti al suolo. La

vigna e la casa che le sta accanto sono diventate un icona nella

concezione dell!abitare ticinese e creano intorno a loro un

interesse economico volto a produrre e ad abbellire e mantenere

il territorio. Le vecchie cantine restaurate diventano Crotti,

ristoranti tipici, che propongono piatti semplici della tradizione

alpina, oppure seconde case dove ospitare gli amici per cena o

rilassarsi lontano dal caos del lavoro quotidiano.

Nella foto: cantine di Mendrisio sotto le pareti del monte Generoso.

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Nella foto: cantine di Mendrisio sotto le pareti del monte Generoso.

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Page 102: La Geometria delle vigne

Nella foto: cantine di Mendrisio sotto le pareti del monte Generoso.

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Page 103: La Geometria delle vigne

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Nella foto: cantine di Mendrisio sotto le pareti del monte Generoso.

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Page 104: La Geometria delle vigne

Luigi Snozzi

Architetto di fama internazionale, da sempre ha caratterizzato la

sua opera attraverso un ossessiva ricerca dei luoghi. Per lui

parlano i progetti, si è sempre rifiutato di pubblicizzare i suoi

lavori, di vendere le sue tavole e i suoi modelli, gli schizzi sono

per lui strumento di lavoro, effimeri, e quindi dopo il loro uso

vengono distrutti.

Da sempre la sua attività si è contrapposta al modaiolo evolversi

della progettazione; resistenza , critica, polemica, lotta seguono

ogni sua opera fin da quando nel 1985 si insediò come

professore al Politecnico di Losanna, fortemente voluto dagli

studenti (snozzidarnösc). Queste sue note di scontro, di

anticonformismo, lo hanno portato ad essere stimolante e

creativo.

“ In ogni denuncia o in ogni elegia si nasconde naturalmente lo

spazio per un utopia e l!utopia consiste nel credere che le cose

potrebbero anche andare diversamente”

(Max Frisch, corriere del Ticino 1983)

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Page 105: La Geometria delle vigne

La scelta di esprimere le proprie convinzioni solo attraverso le

sue opere lo ha reso unico e forse poco conosciuto rispetto ai

nomi più blasonati dell!architettura internazionale.

“ Un progetto parla un linguaggio molto più chiaro di un

manifesto”

(Luigi Snozzi)

Il luogo è presente in maniera maniacale nelle opere di Snozzi.

L’architetto analizza l’uomo moderno, si accorge che quest’ultimo

ha perso il relativo spazio vitale, l’identità, L’orientamento, ossia

“il luogo” . L’uomo ha perso i propri riferimenti, vive alienato in un

mondo che non riconosce più che non gli appartiene.

Secondo Snozzi tutte le azioni dell’uomo necessitano di un luogo

appropriato per potersi realizzare. Il luogo quindi è parte

integrante delle azioni umane; indissolubilmente l’uomo è legato

al rapporto con gli uomini e senza questo legame perde di senso

l’esistenza stessa.

Una casa di Snozzi è ancorata alla natura, inamovibile,

profondamente innovatrice ma con un occhio sempre rivolto al

territorio e alle linee che lo compongono. I volumi sono e

sembrano scaturire dalla naturale morfologia del sito; il sapiente

uso dei materiali, delle forme, dei pieni e dei vuoti radica le

costruzioni al territorio con un forte legame. Di solito si tratta di

due volumi intersecati ravvivati da una tensione portata

attraverso l’uso di finestre a nastro e porticati che sembrano voler

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Page 106: La Geometria delle vigne

rompere l’unione dei solidi portando dinamicità; specchi d’acqua,

piccole piscine strette e lunghe, sono concepite per suggellare

questa tensione tra i volumi.

Nella foto: casa Menazzi.

I muri a secco, soprattutto nelle costruzioni su declivi, sembrano

essere parte storica dell’intervento, una preesistenza che

suggella il legame dell’architettura con la storia del Ticino dove

numerose delle sue residenze sono state pensate. L’architettura

di Snozzi prende e assume valore dal confronto con il luogo.

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Page 107: La Geometria delle vigne

rompere l’unione dei solidi portando dinamicità; specchi d’acqua,

piccole piscine strette e lunghe, sono concepite per suggellare

questa tensione tra i volumi.

Nella foto: casa Menazzi.

I muri a secco, soprattutto nelle costruzioni su declivi, sembrano

essere parte storica dell’intervento, una preesistenza che

suggella il legame dell’architettura con la storia del Ticino dove

numerose delle sue residenze sono state pensate. L’architettura

di Snozzi prende e assume valore dal confronto con il luogo.

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Nella foto: casa Snider a Verscio.

Razionalità e trasparente intelligenza emergono con forza dai

progetti. Un efficiente sistema ordinatore emerge con spontaneità

dalle linee che seguono queste case. Le esperienze nelle valli del

Ticino, dove il tessuto leggibile è il più fragile della comunità, è di

una innocente spontaneità e indiscutibile efficacia.

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Page 108: La Geometria delle vigne

Nella foto: casa Wasler a Loco.

Nel rapporto tra luogo e spazio è racchiuso l!uomo, poiché la

relazione dell!uomo con i luoghi e attraverso i luoghi con gli spazi

risiede nel abitare. Le case di Snozzi aiutano l!uomo ad abitare

e ,attraverso i luoghi, lo collocano in una dimensione reale.

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Page 109: La Geometria delle vigne

Nella foto: casa Wasler a Loco.

Nel rapporto tra luogo e spazio è racchiuso l!uomo, poiché la

relazione dell!uomo con i luoghi e attraverso i luoghi con gli spazi

risiede nel abitare. Le case di Snozzi aiutano l!uomo ad abitare

e ,attraverso i luoghi, lo collocano in una dimensione reale.

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Il Cantone Ticino con il suo paesaggio complesso e mutevole ospita numerose case di Snozzi, tutte accomunate dall estrema forza comunicativa e dalle profonde radici con il suolo. Casa Morisoli, ad e s e m p i o , s o r g e s u u n l o t t o estremamente piccolo, si tratta di due case contigue che sorgono sul limite della strada. Dal parcheggio coperto, percorrendo pochi gradini, si arriva alla quota del giardino dove un portico conduce all ingresso. Ai piani superiori, una a dal soggiorno affaccia sul giardino interno, mentre gli oblò sul retro consentono la visione del paesaggio circostante, caratterizzato dalla presenza di un folto vigneto. Le due case si uniscono ai piani superiori lasciando che al piano terreno dei vuoti rompano la rigidità dei volumi.

108Nella foto: casa Morisoli Locarno (piante).

Page 110: La Geometria delle vigne

Questa realizzazione fu possibile grazie alle nuove norme

sull!edificazione in Ticino che consentivano la costruzione di due

abitazioni così vicine.

Nella foto: casa Morisoli Locarno.

Gli spazi interni sono quelli classici dell!architetto dove doppie

altezze e ambienti luminosi trovano la celebrazione assoluta. Le

ampie finestre rendono possibile la vista dei vigneti circostanti

che già negli anni 80 iniziavano a comparire nei giardini e nei

piccoli spazi che le cittadine del Cantone offrivano, segno di

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Page 111: La Geometria delle vigne

quanto questo processo sia radicato e ormai giunto alla fase

matura.

Nella foto: casa Morisoli Locarno.

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Page 112: La Geometria delle vigne

Casa Guidotti, nota anche come casa del sindaco è sicuramente

quella che presta più attenzione al tema dei vigneti nel Cantone.

Edificata nel 1984 a monte Carasso, pochi chilometri a sud di

Bellinzona, si tratta di un edificio forte rispetto al profilo del paese,

costituito da abitazioni di pochi piani, ed emerge come una

piccola torre isolata in mezzo ad una vigna direttamente al centro

dello stesso. Segna con precisione il luogo in cui l!anello viario

del paese cambia direzione; costituisce un eccezione, un sistema

isolato dalle tipologie esistenti ma legata alla storia e alle

tradizioni dalla vigna che, recuperata, costituisce una

preesistenza storica.

Nella foto: casa Guidotti monte Carasso (piante).

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Page 113: La Geometria delle vigne

Nella foto: casa Guidotti monte Carasso.

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Page 114: La Geometria delle vigne

Il soggiorno al piano terra, aperto su un vuoto a doppia altezza, si prolunga a l l e s t e r n o c o n u n a terrazza lunga e stretta e i n u n a p e r g o l a c h e delimitano e seguono il bordo della strada.Tu t t i ques t i e lement i riprendono le proporzioni e gli orientamenti dei lari della vigna, che occupa il corti le interno. Snozzi utilizza le geometrie e le forme dei i per creare e suggellare la tensione che nelle sue case lega i volumi principali.Le aperture e i telai delle

e sono tutte regolate dal passo dei . Casa G u i d o t t i s i i m p o n e fortemente sul o del

113Nella foto: casa Guidotti monte Carasso.

Page 115: La Geometria delle vigne

Il soggiorno al piano terra, aperto su un vuoto a doppia altezza, si prolunga a l l e s t e r n o c o n u n a terrazza lunga e stretta e i n u n a p e r g o l a c h e delimitano e seguono il bordo della strada.Tu t t i ques t i e lement i riprendono le proporzioni e gli orientamenti dei lari della vigna, che occupa il corti le interno. Snozzi utilizza le geometrie e le forme dei i per creare e suggellare la tensione che nelle sue case lega i volumi principali.Le aperture e i telai delle

e sono tutte regolate dal passo dei . Casa G u i d o t t i s i i m p o n e fortemente sul o del

113Nella foto: casa Guidotti monte Carasso.

paese e trae la sua forza dalla vigna, che da sempre è il cuore di questo abitato.

114Nella foto: casa Guidotti monte Carasso.

Page 116: La Geometria delle vigne

CONCLUSIONI

L!architettura è una forma d!arte, forse la più complessa e deve

tener conto di tutte le altre arti e fonderle in uno spazio. Un buon

architetto è quello interessato al mondo e ciò che accade in esso,

quello che indaga sui margini, sulle spazialità complesse, sul

concetto di luogo e sulla terra.

Il luogo è quello dell!interazione umana e, per gestire e ospitare

una simile complessità, bisogna che si studino spazi appropriati.

La sensibilità di un architetto verso il suolo che gli appartiene è

qualcosa di naturale, di una bellezza semplice, genuina, ma non

scontata. Chi riesce ad osservare la realtà con occhio critico e

indagatore, si eleva ad una condizione di outsider che gli

permette di capire i meccanismi, come uno spettatore posto

dietro le quinte che riesce a cogliere i tempi e i delicati equilibri

che regolano una buona rappresentazione.

Se si guarda veramente ad un paesaggio, si possono intuire i

lenti meccanismi che lo regolano, la natura non è soggetta alle

nostre leggi, anche se spesso è piegata al nostro volere.

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Page 117: La Geometria delle vigne

CONCLUSIONI

L!architettura è una forma d!arte, forse la più complessa e deve

tener conto di tutte le altre arti e fonderle in uno spazio. Un buon

architetto è quello interessato al mondo e ciò che accade in esso,

quello che indaga sui margini, sulle spazialità complesse, sul

concetto di luogo e sulla terra.

Il luogo è quello dell!interazione umana e, per gestire e ospitare

una simile complessità, bisogna che si studino spazi appropriati.

La sensibilità di un architetto verso il suolo che gli appartiene è

qualcosa di naturale, di una bellezza semplice, genuina, ma non

scontata. Chi riesce ad osservare la realtà con occhio critico e

indagatore, si eleva ad una condizione di outsider che gli

permette di capire i meccanismi, come uno spettatore posto

dietro le quinte che riesce a cogliere i tempi e i delicati equilibri

che regolano una buona rappresentazione.

Se si guarda veramente ad un paesaggio, si possono intuire i

lenti meccanismi che lo regolano, la natura non è soggetta alle

nostre leggi, anche se spesso è piegata al nostro volere.

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La nostra epoca ha prodotto più veleni, costruito più strade,

disboscato, avvelenato l!aria; il progresso ha soffocato spesso il

buon senso.

Dobbiamo tener conto dell!impatto che le nostre azioni hanno

sull!ambiente e sulla nostra vita e su quella delle generazioni

future.

Una vigna ha un potere straordinario, ordina, abbellisce con un

rigore naturale ma allo stesso tempo controllato. Il vignaiolo è il

miglior architetto, conosce l!orografia, la storia del suo paesaggio,

le preesistenze storiche, l!illuminotecnica, l!idrografia, l!arte, la

geometria e la botanica. Chi imposta un vigneto si pone una serie

di domande che sono tipiche dell!indagine architettonica; la

posizione è quella giusta? la disposizione dei pieni e dei vuoti

consente una giusta illuminazione? la quantità di acqua piovana

in che modo influirà sul suolo e sulla sua solidità? come saranno

le stagioni? che inclinazione bisogna dare per sfruttare il calore

naturale? quali sono le corrette proporzioni per ottenere il

giusto?

Le vigne e le soluzioni che da mil lenni sono state

affinate ,possono e devono essere infinita fonte di ispirazione per

un architetto.

L!architettura sostenibile cerca di risolvere gli stessi problemi che

i vignaioli si trovano a dover affrontare. Il legame con il terreno, il

naturale inserimento, la luce e il calore, non si possono ignorare.

La forza del paesaggio che le vigne creano sono un esempio di

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abbagliante bellezza; il vignaiolo si isola, sceglie un luogo, lo

conosce a fondo, se ne innamora, lo fa suo, lo cura, lo protegge

non lo abbandona. La vite è vita e il vignaiolo interpreta la vita,

adatta la sua a quella dei tralci e si sacrifica per dare al suo vino

un!anima, la sua. Se un architetto riuscisse a raggiungere una

tale simbiosi con il terreno e con i luoghi allora si che stile e

forma sarebbero parte di qualcosa di unico, di potente e

irresistibile.

I vini sono una questione di semplicità: i sofismi che alcuni

produttori inventano per poter primeggiare gli rubano vita, il vino

dev!essere il frutto dell!interpretazione del terreno per ottenere un

prodotto corretto, sincero, che scaturisce da una determinata

terra.

Così le case devono essere il prodotto della terra, non un

imposizione. L!architetto è il mezzo che realizza ciò che la terra

richiede, interpretandone i segni.

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Page 119: La Geometria delle vigne

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Page 120: La Geometria delle vigne

Bibliografia

-G. Buzzi, Atlante dell’edilizia rurale in Ticino, edizioni scuola

tecnica superiore del Canto Ticino, Locarno 1993.

-D. Cavazza, Viticoltura, UTET, Torino 1934.

-D. Cavazza, Viticoltura in: nuova enciclopedia agraria italiana in

ordine metodico redatta da cultori delle diverse discipline

agrarie, uniti tipografi torinesi, Torino 1923.

-G. Dalmasso I. Eynard, Viticoltura moderna, manuale pratico,

editore unico Hoelpi, Milano 1979.

-M. Fregoni, M. Boselli, potatura della vite, Reda, Roma 1982.

-E. Corazzina, La coltivazione della vite, botanica, morfologia,

impianto, potatura, difesa, vendemmia, uva da tavola,

edizioni l’informatore agrario, Verona 1988.

-A.I. Pini, Vite e vino nel medioevo, editrice Clueb, Bologna 1989.

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-M. Manaresi, Il Burson, l’uomo, la vite, il vino, società editrice Il

Ponte Vecchio, Cesena 2005.

-A. Morando, Vigna Nuova, materiali e tecniche per l’impianto del

vigneto, Edizioni Vit.En., Asti 2001.

-L. Benevolo, I segni dell’uomo sulla terra, una guida alla storia

del territorio, Accademia universitaria della Svizzera

italiana, Mendrisio 2000.

-P. Disch. Luigi Snozzi, Buildings and project 1958-1993, text by

A.Siza, R Diener, P.A. Croset, ADV Publishing House,

Lugano 1994.

-L. Zangheri, Storia del giardino e del paesaggio, il verde nella

cultura occidentale, Leo S. Olschki, Città di Castello (PG)

2002.

-E. Turri, Il paesaggio come teatro, Marsiglio Editori, Venezia

1998.

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Bibliografia

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tecnica superiore del Canto Ticino, Locarno 1993.

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ordine metodico redatta da cultori delle diverse discipline

agrarie, uniti tipografi torinesi, Torino 1923.

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impianto, potatura, difesa, vendemmia, uva da tavola,

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Ponte Vecchio, Cesena 2005.

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vigneto, Edizioni Vit.En., Asti 2001.

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del territorio, Accademia universitaria della Svizzera

italiana, Mendrisio 2000.

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Lugano 1994.

-L. Zangheri, Storia del giardino e del paesaggio, il verde nella

cultura occidentale, Leo S. Olschki, Città di Castello (PG)

2002.

-E. Turri, Il paesaggio come teatro, Marsiglio Editori, Venezia

1998.

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