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7 IASMA Notizie 19.12.2005 Anno IV IASMA Notizie - Taxe payée/Tassa riscossa TN-CPO - Dir. editoriale: Giovanni Gius - Dir. responsabile: Michele Pontalti - S. Michele all’Adige,Via Mach 1 Aut. Tribunale TN n. 1114 del 19.02.2002 - Stampa: Esperia Srl, Lavis Notiziario del Centro per l’assistenza tecnica dell’Istituto Agrario di S. Michele all’Adige zootecnia 50 CONTAMINAZIONE DA AFLATOSSINE 2005 A distanza di due anni dalla prima diffusa esperienza, si ripropone per le aziende zootec- niche il problema dell’elevata presenza di aflatossine nel mais e nei mangimi, e di con- seguenza nel latte. Le analisi effettuate dai laboratori che noi uti- lizziamo ed anche da quelli di altre province, rivelano infatti già, da settembre, dei valori di analisi vicini e talvolta superiori alle soglie di rischio previste per questo parametro. Cosa sono Le aflatossine sono delle sostanze tossiche prodotte talvolta da alcune particolari muffe. Altri funghi producono altri tipi di micotossi- ne e, per tutte quante, sono in fase di studio da parte delle commissioni europee specifici valori di rischio da tradurre in legge. Per alcune di queste sostanze, tra cui le aflatossi- ne, la legislazione ha già fissato dei limiti, sia per gli alimenti destinati all’uomo (tra cui il latte), sia per quelli destinati all’alimentazione degli animali. Si tratta dunque di un problema relativamente nuovo per gli allevatori e per i produttori di mangimi, e non perché in passato queste sostanze non esistessero, ma perché non esi- steva sufficiente consapevolezza della loro tos- sicità, né esistevano adeguati strumenti di ana- lisi. Per il futuro dovremo abituarci a considerare anche questo parametro tra quelli che defini- scono la qualità di una produzione, sia che si tratti di latte, o di vino, oppure di trasformati di frutta.

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7 IASMA Notizie 19.12.2005Anno IV

IASMA Notizie - Taxe payée/Tassa riscossa TN-CPO - Dir. editoriale: Giovanni Gius - Dir. responsabile: Michele Pontalti - S. Michele all’Adige, Via Mach 1 Aut. Tribunale TN n. 1114 del 19.02.2002 - Stampa: Esperia Srl, Lavis

Notiziario del Centro per l’assistenza tecnica dell’Istituto Agrario di S. Michele all’Adige

zootecnia

50

CONTAMINAZIONEDA AFLATOSSINE 2005

A distanza di due anni dalla prima diffusaesperienza, si ripropone per le aziende zootec-niche il problema dell’elevata presenza diaflatossine nel mais e nei mangimi, e di con-seguenza nel latte.Le analisi effettuate dai laboratori che noi uti-lizziamo ed anche da quelli di altre province,rivelano infatti già, da settembre, dei valori dianalisi vicini e talvolta superiori alle soglie dirischio previste per questo parametro.

Cosa sono

Le aflatossine sono delle sostanze tossicheprodotte talvolta da alcune particolari muffe.Altri funghi producono altri tipi di micotossi-ne e, per tutte quante, sono in fase di studio da

parte delle commissioni europee specificivalori di rischio da tradurre in legge. Peralcune di queste sostanze, tra cui le aflatossi-ne, la legislazione ha già fissato dei limiti, siaper gli alimenti destinati all’uomo (tra cui illatte), sia per quelli destinati all’alimentazionedegli animali.Si tratta dunque di un problema relativamentenuovo per gli allevatori e per i produttori dimangimi, e non perché in passato questesostanze non esistessero, ma perché non esi-steva sufficiente consapevolezza della loro tos-sicità, né esistevano adeguati strumenti di ana-lisi.Per il futuro dovremo abituarci a considerareanche questo parametro tra quelli che defini-scono la qualità di una produzione, sia che sitratti di latte, o di vino, oppure di trasformatidi frutta.

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Dove si trovano

Il mais (granella, farina, fiocchi) ed i sottopro-dotti derivati (semola glutinata, germe, ecc),sono i principali responsabili dell’arrivo installa delle aflatossine, vista la diffusione diquesto alimento e le quantità impiegate. Anchealcune trincee di silomais, alla luce delle ana-lisi effettuate, presentano concentrazioni peri-colose, considerando le dosi con cui general-mente si inserisce questo insilato nella razio-ne. Altri alimenti, quali la farina di arachidi, ilpannello di lino ed il seme di cotone, sono sto-ricamente a rischio di aflatossina, ma il loroimpiego non è così diffuso tra le aziende nécosì abbondante nella dieta come il mais.

Ovviamente, i mangimi complementari (imangimi “pellettati” delle ditte), contenendoanch’essi quantità più o meno importanti diingredienti contaminati, possono essereresponsabili della contaminazione del lattecon micotossine. Oltre al mais, altri ingredien-ti (generalmente acquistati dai mangimifici enon dal singolo allevatore quali manioca, ara-chide, pannello di cocco e di palma), sono arischio. In particolare quelli provenienti dapaesi a clima tropicale o sub-tropicale.Da non trascurare è anche la pulizia dei silosin cui vengono conservati i mangimi in azien-da: le “croste” che si formano in seguito a con-densa o a difetti di svuotamento, sono dei for-midabili serbatoi di tossine prodotte da muffe.

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Responsabilità in campo ed inessiccatoio

Le condizioni di clima caldo e siccitoso pre-dispongono la produzione di partite di maismaggiormente contaminate da aflatossina,perché ne favorisce la produzione da parte dialcuni funghi sia direttamente, sia provocandonella pianta stress da siccità. Nei paesi delNord Europa, infatti, questo specifico proble-ma non ha una importanza rilevante. Tuttavia,nella realtà italiana, il caldo da solo non ècausa sufficiente. Certamente gli attacchi dipiralide agevolano l’instaurarsi delle muffe,perché rompono l’integrità della granella, cosìcome la grandine. Ma una grossa fetta diresponsabilità è imputabile alla superficialitàcon cui la granella viene raccolta (permanen-za in campo oltre la maturazione), conferita(eccessiva fiducia nell’essicamento “natura-le”) o stoccata troppo a lungo in attesa dellalavorazione. L’esperienza di questi ultimi treanni dovrebbe portare ad avere una maggioreattenzione nei confronti di tutto il sistema diproduzione del mais anche ad uso zootecnico.

Limiti di legge

La legislazione italiana, recependo regola-menti e direttive europee, stabilisce dei tenorimassimi ammissibili, sia negli alimenti ad usoumano diretto, come il latte, sia nei mangimidestinati alla alimentazione animale.Estrapolando le voci che interessano l’a-zienda zootecnica, questi limiti sono:• per arachidi, (…), semi di cotone, granotur-

co e loro derivati: 0,02 mg/kg di mangime;• per le altre materie prime: 0,05 mg/kg man-

gime;• per mangimi completi destinati a vacche da

latte: 0,005 mg/kg di mangime;• per mangimi completi destinati a bovini

all’ingrasso (diversi dai vitelli): 0,05 mg/kgdi mangime.

I valori indicati riguardano l’aflatossina B1 (lapiù diffusa) e sono espressi in milligrammi perchilo di mangime. È frequente trovare, suicertificati di analisi di laboratori diversi, diffe-renti unità di misura. Un valore di 0,02 mg/kgha lo stesso significato di 20 microgrammi/kge di 20 “parti per bilione” (ppb).• Per il LATTE (latte crudo, latte destinato a

prodotti a base di latte, latte trattato termi-camente) il valore massimo stabilito dallalegge è di 0,05 microgrammi/kg di latte.

In questo caso il valore indicato riguarda l’a-flatossina M1, ovvero la molecola trasformatadella B1 in seguito al passaggio nell’organi-smo animale e dunque nel latte. L’unità dimisura cambia: 0,05 microgrammi/kg corri-spondono a 50 “parti per trilione” (ppt) oppu-re a 0,00005 mg/kg.

Passaggio dalla razione al latte

Maggiore è l’ingestione di aflatossina B1 conla razione, maggiore sarà la presenza di afla-tossina M1 nel latte.Questo trasferimento avviene, fortunatamen-te, in misura ridotta, e solamente dall’1 al 5%

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della quantità ingerita viene trasmessa nellatte. Alcuni fattori fisiologici (distanza dalparto e contenuto cellulare) sembrano influen-zare in modo inversamente proporzionale ilpassaggio di aflatossine nel latte.Applicando una delle equazioni consideratepiù attendibili (Veldman 1992) possiamocomunque stimare che il livello di rischiosulla razione, per sforare il limite di legge sullatte, è di circa 40 microgrammi di aflatos-sina B1/vacca/giorno.Ad esempio, secondo questa stima, una bovi-na che mangia 6 kg di mangime con un con-tenuto di 7 microgrammi/kg (o 0,007 mg/kg,o 7 ppb), ingerisce 42 microgrammi di afla-tossina B1 e dunque rischia di produrre unlatte che contiene più di 0,05 microgrammi/kgdi latte.Il passaggio della tossina dall’alimento al latteavviene nel giro di poche ore (già alla mungitu-ra successiva al pasto). Togliendo l’alimentocontaminato, il latte si normalizza in 2-3 giorni.

Cosa fare se…

Nel momento in cui il latte presenta livelli dicontaminazione da aflatossina oltre i limiti dilegge, l’obiettivo è quello di rientrare nellanorma nel minor tempo possibile.Ugualmente, valori “vicini” al livello massimoconsentito, vanno ridotti in modo da nonrischiare di eccedere i limiti nel caso di con-trolli ufficiali.Gli interventi possibili sono:• Individuare gli alimenti più contaminati da

aflatossina.Quelli più a rischio sono stati elencati in pre-cedenza, ed è possibile effettuare delle analisidi laboratorio per focalizzare meglio il proble-ma.A tal proposito, è utile ricordare che, in questicasi, i campioni di mangime prelevati in stallarispondono a esigenze di supporto tecnico percontinuare a conferire un latte commerciabile e

non hanno quindi validità legale nel caso dicontroversie commerciali con i fornitori.• Eliminare dalla dieta gli alimenti più inqui-

nati e sostituirli con partite sane oppure conalimenti diversi, di valore nutritivo simile.

Nelle trincee di silomais sospette, utilizzare il“cuore” per le vacche in lattazione.• Ridurre le quantità impiegate degli alimen-

ti inquinati o sospettati di esserlo.Se il problema riguarda il mais, i suoi sotto-prodotti, o l’insilato di mais, la sostituzionepuò essere fatta con altri cereali, come orzo,frumento, cruscami, tritelli e farinacci, sorgo epolpe di bietola.Infatti i cereali diversi dal mais, così come lefarine di soia e di girasole, non sono alimentiparticolarmente a rischio di aflatossine.Naturalmente la razione va bilanciata inmaniera corretta, trattandosi di mangimi chehanno caratteristiche di fermentescibilitàdiverse da quelle del mais.• Inserire nella razione, o mescolare agli ali-

menti “a rischio”, dei prodotti adsorbentiper le aflatossine.

Sul mercato sono presenti numerosi prodotti,raggruppabili in queste categorie: allumino-silicati di calcio e sodio, bentoniti, zeoliti,carboni attivi, argille diverse, polimeri sinte-tici, mannanoligosaccaridi.Si tratta di prodotti anche molto diversi all’in-terno dello stesso gruppo. Ad esempio, esisto-no tipi molto diversi di minerali all’internodella stessa categoria, ma commercialmentepotrebbero avere la stessa denominazione.L’intervento principale deve comunque riguar-dare il controllo e la sostituzione degli alimen-ti: l’inserimento di sostanze adsorbenti deveessere considerato solo come un ulteriore con-tributo alla riduzione del rischio.• Altri interventi sono di difficile applicazio-

ne per la normale azienda zootecnica. Laseparazione di spezzati e polveri dalle gra-naglie integre, piuttosto che trattamenti conammoniaca, sono semmai utilizzabili alivello industriale.

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