PRIMA LEZIONE MORI - Martedì 25/02/2014 · 2016. 2. 20. · PRIMA LEZIONE MORI - Martedì...

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1 CORSO DI APICOLTURA PRIMA LEZIONE MORI - Martedì 25/02/2014 VALERIA MALAGNINI Fondazione Edmund Mach, Centro Trasferimento Tecnologico Argomento DOCENTI ore Data Illustrazione programma del corso e iscrizioni Cenni di storia dell’apicoltura l’arnia razionale. Biologia dell’ape mellifera e della colonia Le più importanti razze di ape mellifera Valore ecologico ed agronomico dell’ apicoltura Dott. Paolo Fontana 3,0 Martedì 25/02/2014 h 19,00-22,00 Come iniziare l’attività Posizionamento dell’apiario e le Attrezzature apistiche Programmare, gestire e registrare le visite in apiario. Principale flora di interesse apistico. Paolo Chiusole e Gabriele Deimichei 2.5 Martedì 11/03/2013 h 19,30-22,00 Controllo della salute delle api. Le principali malattie e le pratiche per il controllo. Utilizzo sostanze acaricide ammesse contro la Varroa 2.5 Martedì 25/03/2013 h 19,30-22,00 Lezione pratica in apiario, verifica posizionamento, disposizione alveari, controllo e pareggiamento delle famiglie, ricerca e marcatura delle regine Paolo Chiusole e Gabriele Deimichei 3 Sabato 29/03 o 05/04 h. 9,30 – 12,30 PROGRAMMA DEL CORSO

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1

CORSO DI APICOLTURAPRIMA LEZIONE

MORI - Martedì 25/02/2014

P���� ���� �VALERIA MALAGNINI

Fondazione Edmund Mach, Centro Trasferimento Tecnologico

Argomento DOCENTI ore Data

Illustrazione programma del corso e iscrizioni

Cenni di storia dell’apicoltura l’arnia razionale.

Biologia dell’ape mellifera e della colonia

Le più importanti razze di ape mellifera

Valore ecologico ed agronomico dell’ apicoltura

Dott. Paolo

Fontana3,0

Martedì

25/02/2014h 19,00-22,00

Come iniziare l’attività

Posizionamento dell’apiario e le Attrezzature

apistiche

Programmare, gestire e registrare le visite in

apiario.

Principale flora di interesse apistico.

Paolo Chiusole

e

Gabriele

Deimichei

2.5Martedì

11/03/2013h 19,30-22,00

Controllo della salute delle api.

Le principali malattie e le pratiche per il controllo.

Utilizzo sostanze acaricide ammesse contro la

Varroa

2.5Martedì

25/03/2013h 19,30-22,00

Lezione pratica in apiario, verifica

posizionamento, disposizione alveari, controllo e

pareggiamento delle famiglie, ricerca e marcatura

delle regine

Paolo Chiusole

e Gabriele

Deimichei

3

Sabato 29/03 o 05/04h. 9,30 –

12,30

PROGRAMMA DEL CORSO

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Conduzione dell’apiario nelle 4 stagioni

Sciamatura naturale ed artificiale

Produzione di nuclei come metodo di lotta alla

varroa

La nutrizione delle famiglie.

Dott.

Fontana Paolo2.5

Martedì

08/04/2014h 19,30-22,00

I prodotti dell’alveare e la produzione di miele,

polline, propoli, pappa reale e cera.

Composizione ed riconoscimento tipologie dei

mieli.

Graziano

Comper2.5

Martedì

22/04/2014h 19,30-22,00

Lezione pratica in apiario con valutazione

dell’infestazione da Varroa. Controllo sciamatura

Pratica di costituzione nuclei

Dott.

Paolo Fontana3.5

sabato

26/04/2014 o 03/05/2014h 9,30-13,00

Prova pratica di approntamento dell’arnia, del

melario

e armatura telaini e inserimento foglio cereo.

Adempimenti burocratici e cenni sulle normative

Paolo Chiusole

E Gabriele

Deimichei

2.5Martedì

06/05/2014h 19,30-22,00

Lezione pratica in apiario con posizionamento,

rimozione e rimessa dei melari e visita ad un

laboratorio di smielatura.

Paolo Chiusole

E Gabriele

Deimichei.

3.0Sabato

17/05/2014h 09,30-12,30

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metamorfosi completametamorfosi incompleta

LE API HANNO QUESTO TIPO DI METAMORFOSI

ETEROMETABOLI OLOMETABOLI

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Imenotteri: i parenti delle api

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DIFFERENZE TRA VESPE ED API

Favi in cera Colonie durevoli Scorte di miele e polline riproduzione per sciamatura

Favi in cellulosa, fango etc. Colonie annuali No scorte riproduzione da regine nuove

Le Vere Api: il genere Apis

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IL GENERE APIS

Viene suddiviso in un numero variabile di specie, da 6 a 11

Ci sono inoltre diverse specie estinte, conosciute grazie a fossili e soprattutto per esemplari conservati in ambra.

Alcuni autori considerano alcune specie suddivise in sottospecie.

Altri autori considerano le diverse sottospecie come specie distinte.

Altri autori in fine non ritengono valide nemmeno le sottospecie.

Da un punto di vista della classificazione il genere Apisviene suddiviso da alcuni autori in tre sottogeneri: Apis, Megapis e Micrapis

A A��� ��������� Linnaeus B A��� � �!"�#$�� #� Enderlein C A��� $�%� !�$!&� Smith D A��� !���$� Fabricius

E A��� ' ���&� Fabricius F A��� �� ��� Fabricius G A��� �$'��$�� ����

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Arancio: Apis mellifera; Giallo: A. cerana s.l., Verde: A. florea,

Viola: A. dorsata s.l., Rosso: A. andreniformis.R

Apis mellifera

Apis cerana

()*+ ,-.-/,+*+

Apis indica

Apis nigrocincta

Apis koschevnikovi

Apis dorsata

()*+ .0134*3+0

Apis breviligula

Apis florea

Apis andreiniformis

Apis

Megapis

Micrapis

Nidificano in preferenza entro cavità.

Favi multipli

Nidificano sempre all’aperto

Un solo favo

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CARATTERISTICHE COMUNI ALLE DIVERSE SPECIE DI APIS

• Sono insetti sociali

• Le società sono durevoli

• La divisione in caste prevede: ape regina (femmina), fuchi (maschi) e api operaie (femmine).

• Hanno complesse modalità di comunicazione (feromoni, danze, suoni)

• La fecondazione dell’ape regine vergine avviene duranti voli di fecondazione lontano dalla colonia.

• I favi sono costruiti di cera.

• Raccolgono nettare, melata, polline e propoli.

• Immagazzinano scorte di miele e polline.

• Le colonie si riproducono mediante sciamatura.

Ape nana: Apis florea

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Ape gigante: Apis dorsata

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Ape indiana: Apis cerana

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Ape mellifera: Apis mellifera

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L’ape melliferaL’ape mellifera

L’ape domestica

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L’APE MELLIFERA VIENE SPESSO DETTA APE DOMESTICA

Anche se viene allevata dall’uomo ormai da diversi millenni questo insetto, per le sue particolarità biologiche rimane un organismo “selvatico”.

I motivi principali di questa “selvaticità sono”:

• Le api sono organismi sociali in cui l’unità biologica non è la singola ape ma la colonia: si tratta di un superorganismo.

• La fecondazione dell’unico individuo fertile, l’ape regina, avviene al di fuori dell’alveare, con maschi provenienti da un’ampia area e quindi fuori dal controllo dell’uomo.

• La vera riproduzione delle api, cioè la moltiplicazione del superorganismo alveare è la sciamatura, un altro fenomeno non facilmente controllabile.

• L’Ape mellifera è solo una delle 6-11 specie del genere Apis, le vere api, ma tra queste specie è quella a più ampia distribuzione geografica.

• Questa grande distribuzione geografica ha portato alla suddivisione della specie Apis mellifera in tante sottospecie dette erroneamente razze.

• Queste sottospecie si sono caratterizzate in seguito all’adattamento alle locali condizioni climatiche ed alle diverse situazioni floristiche.

• Le diverse sottospecie di ape mellifera sono dunque diverse per caratteristiche esteriori ma ancor di più per le preferenze ecologiche e comportamentali.

• Le sottospecie europee derivano da due distinte linee genetiche, una penetrata in Europa dalla penisola iberica ed una da quella balcanica.

L’APE MELLIFERA È UN INSETTO ORIGINARIAMENTE DIFFUSO IN GRAN PARTE DELL’EUROPA, IN TUTTA L’AFRICA E IL MEDIO

ORIENTE.

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Apis mellifera mellifera: ape tedesca

OrigineQuesta sottospecie di Apis mellifera è originaria dell’Europa centrosettentrionale. Deriva da api penetrate in Europa dal nord Africa, attraverso la Spagna e quindi è affine all’Apis mellifera iberica. Da un punto di vista genetico è dunque ben separata sia da ligustica che da carnica, che sono invece sottospecie gemelle.AspettoL'ape mellifera ha dimensioni lievemente maggiori dell'ape ligustica e carniche, ma può essere riconosciuta poiché è generalmente di colore scuro ed è priva righe leggermente più chiare. La peluria è lunga e molto scura anch’essa da cui il nome di ape nera. Hanno la ligula più corta di carnica e ligustica, pari a circa 6,0 mm.

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Caratteristiche positive• Vola a temperature inferiori• Raggio di bottinatura più ampio• Scarsa propensione a sciamare, se non si fa una buona

manutenzione e se non si esercita un controllo adeguato.• sono buone bottinatrici (anche se più scarse rispetto all'ape

italiana) specialmente su praterie• grande adattabilità all'ambiente montano• sopportano molto bene inverni lunghi• buona resistenza alle malattie (specialmente verso quelle che

colpiscono la covata)• ben adattate alle zone in cui il nettare non è presente in quantità

costanti, nutrendosi in periodi di scarsità con miele o melata• immagazzina le provviste vicino alla covataCaratteristiche negative• talvolta caratterizzata da una certa aggressività• molto propolizzatrici• non si adattano molto bene alle estati calde.• durante l'inverno, le colonie restano spesso attive con un buon

consumo invernale delle scorte

Apis mellifera ligustica: ape italiana

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Sopra: Api (Apis mellifica ligustica). Torino, Museo di Zoologia, ora Museo Regionale di Scienze naturali. Si tratta dei «tipi» in base ai quali Massimiliano Spinola descrisse nel 1806 questa sottospecie di ape da miele che si diffuse nel mondo.

OrigineL'ape ligustica è originaria dell'Italia. Questa sottospecie si è formata sopravvivendo all'era delle glaciazioni come le sottospecie geneticamente differenti della Spagna e della Sicilia. È la sottospecie più diffusa al mondo tra le api mellifere, per l'apprezzamento che ha tra gli apicoltori, in quanto ha dimostrato di essere adattabile alla maggior parte dei climi dal subtropicale al temperato, anche se ha dimostrato meno adattamento ai climi umidi tropicali.AspettoL'ape ligustica ha all'incirca le medesime dimensioni dell'ape carnica, ma può essere riconosciuta poiché è generalmente di castano dorato o giallo, normalmente con righe leggermente più scure nella prima parte dell’addome. Hanno la ligula mediamente lunga da 6.3 a 6.6 millimetri che permette una migliore raccolta di nettare.

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Caratteristiche positive• Scarsa propensione a sciamare, se non si fa una buona

manutenzione e se non si esercita un controllo adeguato.• Sono ottime bottinatrici• Buona adattabilità all'ambiente specialmente in zone a clima

temperato• Ben adattate alle zone in cui il nettare non è presente in

quantità costanti, nutrendosi in periodi di scarsità con miele o melata

• Immagazzina le provviste vicino alla covata• Si adattano molto bene alle estati calde

Caratteristiche negative• Raggio di bottinatura ridotto• Non sopportano molto bene inverni lunghi (ecotipi merid.)• Non eccellente resistenza alle malattie (specialmente verso

quelle che colpiscono la covata)• Talvolta caratterizzata da una certa aggressività: meno docile

di carnica

Apis mellifera carnica: ape carnica

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OrigineQuesta sottospecie di Apis mellifera è originaria della regione di Kranjska, Slovenia, a sud delle alpi austriache e a nord dei Balcani. Attualmente questa razza è molto popolare tra gli apicoltori e compete per predilezione con l'ape italiana. La caratteristica principale di quest'ape è la mansuetudine. Si è ben adattata alla disponibilità di nettare, per mezzo di un rapido accrescimento della popolazione in primavera diminuendo altresì la dimensione della covata quando l'alimento inizia a scarseggiare.AspettoL'ape carnica ha all'incirca le medesime dimensioni dell'ape ligustica, ma può essere riconosciuta poiché è generalmente di colore castano-grigio normalmente scuro con righe leggermente più chiare. Hanno la ligula molto lunga da 6.5 a 6.7 millimetri che permette una migliore raccolta di nettare.

Caratteristiche positive• Vola a temperature inferiori• Raggio di bottinatura più ampio• Scarsa propensione a sciamare, se non si fa una buona

manutenzione e se non si esercita un controllo adeguato.• Sono buone bottinatrici (anche se più scarse rispetto all'ape

italiana) specialmente su praterie• Grande adattabilità all'ambiente montano• Sopportano molto bene inverni lunghi• Buona resistenza alle malattie (specialmente verso quelle che

colpiscono la covata)• Ben adattate alle zone in cui il nettare non è presente in quantità

costanti, nutrendosi in periodi di scarsità con miele o melata• Immagazzina le provviste vicino alla covataCaratteristiche negative• Sverna con colonie ridotte ed ha una ripresa tardiva ma esplosiva

con facili sciamature• Molto propolizzatrici• Non si adattano molto bene alle estati calde.• Durante l'inverno, le colonie restano spesso attive con un buon

consumo invernale delle scorte

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carattere

Apis Apis Apis

mellifera mellifera mellifera

mellifera ligustica carnica

INDICE CUBITALE

1.07 2.03 2.07

PELI 5°TERGITE

0.4-0.6 0.2-0.3 0.25-0.35

LIGULA 6.00 6.05 6.06

PRINCIPALI CARATTERI MORFOLOGICI

RAZZE GEMELLE

I56789 8;<7=>?9 Apis mellifera

mellifera

Apis mellifera

ligustica

Apis mellifera

carnica

Apis mellifera

caucasica

operaia - media 1.7 2.3 2.7 2.0

operaia - min 1.3 2.0 [2.2] 2.4 1.7

operaia - max 2.1 2.7 [2.8] 3.0 2.3

fuco - media 1.3 1.8 2.0 -

fuco - min 1.0 1.6 1.8 -

fuco - max 1.5 2.0 2.3 -

INDICE CUBITALE di

Apis mellifera mellifera, ligustica, carnicae caucasica

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@BCD@C@DEF

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Insights into social insects from the genome of the honeybee Apis melliferaTGH JKMHNOHH QHMKRH SHUVHMWXMY ZKM[K\]XVR

API E GENETICA

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TGH JKMHNOHH QHMKRH SHUVHMWXMY ZKM[K\]XVRNature 443, 931-949(26 October 2006)

MELLIFERA

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mellifera ?

carnica ligustica

IL PATRIMONIO APISTICO DEL TRENTINO

carnica/ligustica

Ape di buckfast ?

Raffaele

Dall’Olio,

Alberto Marinoa,

Marco

Lodesania,

Robin F.A Moritz

Genetic characterization of Italian honeybees, Apis mellifera ligustica, based on microsatellite DNA polymorphisms* Apidologie 38 (2007)

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1. CAPO 2. SPIRACOLO 3. ALI4a. ZAMPA ANTERIORE 4b. ZAMPA MEDIANA 4c. ZAMPA PSTERIORE 5. TORACE6. ADDOME 7. STREGGHIA 8. PRESSA POLLINE

ANATOMIA DELL’APE MELLIFERA

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1 antenna; 2 ocello inferiore; 3 ocello superiore; 4 occhio composito; 5 cerebro (cervello); 6 protorace; 7 arteria dorsale (aorta); 8 apparato tracheale (trachee + spiracoli tracheali); 9 mesotorace; 10 metatorace; 11 ali (primo paio); 12 ali (secondo paio); 13 mesenteron (tratto medio del tubo digerente); 14 cuore;15 ovario; 16 proctodeo (tratto finale del tubo digerente); 17 ano; 18 genitali;19 catena gangliare ventrale; 20 tubi Malpighiani; 21 ultimo tarsomero; 22 unghie del pretarso; 23 tarso + pretarso; 24 tibia; 25 femore; 26 trocantere; 27 stomodeo (prima parte del tubo digerente); 28 ganglio toracico; 29 coxa; 30 ghiandola salivare; 31 gnatocerebro; 32 apparato boccale.

UNA CARATTERISTICA FONDAMENTALE DELLE API È AVERE IL CORPO COPERTO DI PELURIA

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UNA PELURIA PIUMATA

FONDAMENTALE NELLA RACCOLTA DEL POLLINE

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CAPO

OCELLI

CAPO

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ANTENNA

TARSO

2 PAIA DI ALI

ALA ANTERIORE

ALA POSTERIORE

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ZAMPA ANTERIORE ZAMPA POSTERIORE

PUNGIGLIONE

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GHIANDOLE DELLA CERA

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LE API SONO INSETTI SOCIALI E SONO DIVISI IN CASTE

CASTE

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^ _ ` a ^ ` ^ a b c

35

d e f g h i

g f j h k i

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lmno

Scorte di miele

Scorte di polline

Nido di covata

Covata maschile

Rivestimento di propoli

Gallerie periferiche

Lisciatura dell’entrata

Entrata

Celle reali

ORGANIZZAZIONE NATURALE DELLA COLONIA

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SEZIONE DI UN ALVEARE SELVATICO

CICLI NATURALI DELL’APE MELLIFERA

Possiamo distinguere due distinti cicli.

• Ciclo biologico dei singoli individui

• Ciclo biologico del superorganismo alveare

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CICLO BIOLOGICO DELL’APE OPERAIA

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CICLO BIOLOGICO DELL’APE OPERAIA

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CICLO BIOLOGICO DELLE DIVERSE CASTE

L'APE OPERAIA

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La regina depone l’uovo nella celletta

Le operaie nutrono la larva

Le operaie chiudono la celletta larva

La larva si trasforma in pupa

L’ape adulta esce dalla celletta

La larva si sviluppa

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Nell'arco della loro vita, le api operaie compiono diversi compiti secondo la loro età, fino ai 21 giorni non escono dall'alveare e realizzano differenti funzioni:

PULITRICI: si occupano di mantenere puliti i favi e tutto l'alveare NUTRICI: cominciano a produrre le loro ghiandole ipofaringee produttrici di pappa realePRODUTTRICI DELLA CERA: sviluppano le ghiandole produttrici di cera e costruiscono i favi IMMAGAZZINATRICI: sono quelle che ricevono il cibo dalle bottinatrici e lo collocano nei favi GUARDIANE: sorvegliano la porticina di ingresso dell'alveare affinché non entrino operaie di altri alveari VENTILATRICI: generano una corrente d'aria per deidratare il nettare

Dopo i 21 giorni si atrofizzano le ghiandole cerigene e per questo escono dall'alveare divenendo BOTTINATRICI compiendo le seguenti funzioni:

raccoglitrici di nettare. raccoglitrici di polline. raccoglitrici di propoli. raccoglitrici di acqua.

FUCO

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xy z{|} ~� {��MACCHINA VOLANTE

OCCHI, ALI E GENITALI

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Il fuco, chiamato anche pecchione, è il maschio dell'apedomestica. Nasce da uova non fecondate di ape reginafeconda o vergine o dalle uova deposte da api fucaiole. Ilsuo corpo è grosso e coperto di peli; la ligula è corta percui non può bottinare, ma solo assorbire il miele dai favie deve essere nutrito di polline dalle operaie; nonpossiede pungiglione.

l'immagine del fuco inoperoso ed ozioso, è stata del tuttosuperata da recenti ricerche: collabora all'allevamentodelle larve, scaldando la covata con il calore prodotto dalproprio corpo, liberando quindi delle operaie per altremansioni. Non è in grado di bottinare, ma opera latrofallassi (lo scambio del nettare da un insetto all'altro)concorrendo come le operaie a questa importantefunzione

• DEPONE LE UOVA (APPARATO GENITALE DELL’ALVEARE

• MANTIENE LA COESIONE DELL’ALVEARE (FEROMONE REALE)

• PORTA I CARATTERI GENETICI (MADRE DI TUTTE LE API)

L'APE REGINA

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L'APE REGINA è un individuo adulto, fertile, femminiledella colonia d'api; è normalmente la madre di tutte le apipresenti nell'alveare. La regina si sviluppa da una larvaselezionata dalle api operaie e nutrita con pappa reale alfine di renderla sessualmente matura. In situazioniordinarie, all'interno della famiglia d'api è, quindi, l'unicoindividuo fertile.

IL SEGRETO DELLO SVILUPPO DELL’APE REGINA È NELL’ALIMENTAZIONE, TUTTA A BASE DI PAPPA REALE

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y� �~�x�� |}��x~DIVERSI VOLI NUZIALI E SI FECONDA CON MOLTI MASCHI

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UN PO’ DI GENETICA DELLE API

REGINA FUCO

FU

CO

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GIN

A

OP

ER

AIA

REGINA FUCO

FUCO OPERAIE

APLOIDE

APLOIDE

DIPLOIDE

DIPLOIDE

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RAZZA PURA RAZZA PURA

RAZZA PURA

AA

AA AA

A

A

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AB ABA

RAZZA PURAIBRIDO IBRIDO

MADRE stazione di fecondazione

o inseminazione strumentale

F1Fecondazione libera

IBRIDO

IBRIDA RAZZA PURA

PURO

AB

AA AA

A

B

IBRIDO

F2

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PURA IBRIDAPURA IBRIDA

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IBRIDA IBRIDO

PURO

AB

AB AB

B

B

IBRIDO

F2

F3BBABB

IBRIDA IBRIDAIBRIDA IBRIDA

��� ������dopo l'ultimo

volo nuziale,

comincia il

periodo della

deposizione

delle uova che

può arrivare

sino a 3000 al

giorno� � �����calcolato che

nel corso della

sua vita una

regina può

arrivare a

deporre uova

per un peso

pari a circa

mille volte il

suo.

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DEPOSIZIONE DELLA COVATA

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Le modalità di comunicazione ����� ��  ¡¢£¢ � ¤¥¤¤¦¢§§ sotto studio, ma molto è stato chiarito. Le api hanno una comunicazione di tipo semiochimico¨ ©�� �£¤�   feromoni¨e una di tipo fisicoª �� «¢¡ ���¤¤� ¬danze¬¨ «­� �� �� attuano per comunicare un ben determinato messaggio alle compagne..

LA COMUNICAZIONE NELLE API

Feromone di allarmeCi sono due principali ormoni di allarme presenti nelle api operaie.Il primo è rilasciato dalla ghiandola di Koschevnikov, situata presso il pungiglione ed è una miscela di 40 composti circa, tutte molto volatili. Il feromone è rilasciato quando le api pungono e richiama altre api a concentrarsi sul luogo di emissione del feromone ed attuare comportamenti difensivi. Il fumo può mascherare questo feromone.L’altro ormone è rilasciato dalle ghiandole mandibolari. Ha un effetto deterrente e repellente verso altri organismi. E sembra aumentare con l’età delle api. E’ molto presente nelle bottinatrici e potrebbe anche servire da marcatura per altre bottinatrici.

COMUNICAZIONE: I FEROMONI DELLE API

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Feromone di riconoscimento della covataPreviene le operaie dal produrre covata nelle colonie dove questa è presente. Sia le larve che le pupe emettono il feromone che inibisce lo sviluppo degli ovari nelle operaie e stimola la nutrizione e la cura della covata.Feromone dei fuchiEmesso dai fuchi, promuove l’aggregazione di questi al fine di costituire arene di fecondozione per regine vergini.Feromone della ghiandola di DufourLa ghiandola di Dufour sbocca nella parete dorsale della vagina. Il secreto di questa ghiandola sembra venga rilasciato sulle uova alla deposizione. Permette alle operaie di distinguere le uova deposte dalla regina da quelle eventualmente deposte da altre operaie. Nelle colonie prive di regina le uova deposte da api fucaiole sembrano avere questo ormone e quindi vengono accettate.

Feromone di marcatura delle uovaHa un effetto simile a quello prodotto dalle ghiandole di Dufour.Feromone improntaÈ lasciato dalle api quando camminano e migliora il messaggio del feromone di Nassonov nella ricerca del nettare. Nelle regine questo feromone, emesso dai tarsi, è depositato sui favi: riduce la produzione di celle reali ed il suo effetto cala con l’età della regina.Feromone di bottinaturaÈ rilasciato dalle bottinatrici anziane per rallentare la maturazione delle api nutrici. Fa in modo che nella colonia ci sia equilibrio tra nutrici e bottinatrici.Feromone di Nasonov È prodotto dalle operaie ed è usato per l’orientamento ed il riconoscimento della propria colonia.

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FEROMONI DELLA REGINA

Feromone della ghiandola mandibolare (QMP)Il QMP, è uno dei feromoni più importanti. Promuove I comportamenti sociali, la cura dell’alveare, la sciamatura, il comportamento riproduttivo e soprattutto l’inibizione dello sviluppo degli ovari nelle api operaie.

Feromone del seguito della regina (QRP)Questo feromone fa sic he la regina sia sempre seguita strettamente da un certo nuemro di api.

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COMUNICAZIONE: LE DANZE DELLE API

Karl von Frisch Premio Nobel 1973

La scoperta delle danze si deve a Karl von Frisch. Egli si era accorto della presenza di una qualche forma di comunicazione con il seguente esperimento: metteva una soluzione zuccherina nei pressi dell'alveare, e delicatamente marchiava il torace della prima ape ad accorgersene. Quando, a distanza di un certo tempo, le api affluivano numerose, regolarmente l'ape marchiata mancava. Frisch, dopo aver ripetuto l'esperimento più volte ottenendone il medesimo risultato, giunse alla conclusione obbligata che l'ape doveva aver comunicato alle compagne la posizione esatta della fonte di cibo. Si mise quindi al lavoro per scoprire la modalità con cui le api si passavano l'informazione. A tal fine si servì di una speciale arnia sperimentale di vetro, grazie alla quale scoprì una serie di tipi di danze.

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OLTRE 100 m ENTRO 100 m

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Trofallassi: scambio di cibo e comunicazione

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IL FAVO: la costruzione

LA CELLA ESAGONALE

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Quale di queste due immagini è corretta?

Solo la soluzione di destra permette lo scarico del peso tra tutte le cellette del favo

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La incredibile geometria del favo

La forma naturale del favo

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L’ALVEARE “NATURALE”

USCITA DELLO SCIAME RADUNO TEMPORANEO INSEDIAMENTO NUOVA COLONIA

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CICLO BIOLOGICO DEL SUPERORGANISMO ALVEARE

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La Sciamatura è il modo in cui si riproducono le famiglie di api (considerando la colonia come un superorganismo non essendo in grado i singoli individui di sopravvivere da soli), tra le quali l'ape europea.La nuova colonia si forma quando l'ape regina lascia la colonia con un nutrito numero di api operaie. Tale sciame è detto primario ed è formato dalla vecchia regina. Qualora vi siano più vergini nella famiglia rimasta è possibile una nuova sciamatura detta secondaria che potrebbe essere seguita da una molto più rara sciamatura terziaria etc.. Gli sciami secondari e terziari, formati quindi da regine vergini, sono di dimensioni ridotte rispetto allo sciame primario.La sciamatura è un fenomeno prevalentemente primaverile, che dura usualmente due o tre settimane, dipendenti dalle condizioni locali. Occasionalmente possono però verificarsi sciamature fuori periodo, in stagione inoltrata, di solito causate da problemi sanitari.

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SCIAME IN VOLO

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COSA AVVIENE NELLA COLONIA CON LA SCIAMATURA

La regina inizia a deporre molta covata maschile più di un mese prima.

Due settimane prima della sciamatura la regina depone uova nei cupolini reali.

Alcuni giorni prima la vecchia regina ferma la formazione delle uova negli ovari per alleggerirsi e poter nuovamente volare.

Quando le nuove regine nelle cellette reali sono formate la vecchia regina abbandona la colonia seguita da un grande numero di api, che prelevano scorte di miele.

Dopo l’uscita dello sciame e della vecchia regina le nuove regine nascono. La prima nata subito elimina quelle ancora nelle celle reali e se ne sono nate più di una lottano tra loro: ne resta solo una.

Dopo 4-7 giorni l’unica regina vergine rimasta inizia i voli di fecondazione.

Dopo altri 4-7 giorni la nuova regina inizia a deporre le uova.

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COSA AVVIENE NELLA NUOVA COLONIA FORMATASI CON LA SCIAMATURA

Lo sciame si raduna a poca distanzadalla colonia originaria e si appende ad un ramo di un albero.

Dopo 1-3 giorni lo sciame si trasferiscein un luogo definitivo, in genere dentro una cavità.

Lo sciame inizia la costruzione dei nuovi favi.

Quando il primo favo è sufficientemente formato le api iniziano a immagazzinare il miele ed il polline e la vecchia regina inizia a deporre le uova.

In molti casi, dopo un breve periodo di deposizione, la vecchia regina può essere soppressa dalla nuova colonia e vengono allevate nuove regine.

COLONIA ORIGINARIA

ÎÏÐÑÒÑÓÔÕÑ

NUOVACOLONIA

Riduzione della popolazione di api adulte

Assenza di covata giovane per circa 2 settimane

Presenza iniziale solo di api adulte

Costruzione di nuovi favi

Assenza di covata giovane per circa una settimana.

In caso di sostituzione della vecchia regina ulteriore asenza di covata per 25 giorni circa

COSA AVVIENE NELLA NUOVA COLONIA FORMATASI CON LA SCIAMATURA E NELLA COLONIA ORIGINARIA

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CON LA SCIAMATURA VANTAGGI E SVANTAGGI VENGONO SUDDIVISI TRA LA VECCHIA E LA NUOVA COLONIA

COLONIA ORIGINARIA

NUOVA COLONIA

VANTAGGI SVANTAGGI

Sito sicuro e riparato

Favi costruiti

Scorte abbondanti

Perdita della nuova regina nei voli di fecondazione

Favi vecchi, contaminati da spore

Presenza sia di api adulte che stadi giovanili

Regina feconda

Nuovi favi di cera vergine

Presenza iniziale solo di api adulte

Possibile perdita della regina durante la sciamatura

Sciame esposto al clima

Scorte ridotte

VALORE SANITARIO DELLA SCIAMATURAAnche la vera sciamatura a scopo riproduttivo provoca nelle colonie

coinvolte, sia quella originaria che quella di nuova formazione, delle condizioni atipiche che hanno certamente una influenza sul loro stato sanitario.

• In entrambe le colonie si ha una interruzione nella presenza di covata giovane, recettiva ad alcune malattie e parassiti specifici (ad esempio peste).

• Nella colonia originaria si ha una riduzione dell’affollamento, situazione spesso scatenante per alcune patologie (in particolare virosi)

• La nuova colonia è costituita solo da api adulte in un periodo in cui la varroa è maggiormente presente nella covata.

• La nuova colonia deve costruire ex novo i propri favi che avranno una concentrazione di spore patogene molto bassa.

La sciamatura non è solo la modalità di riproduzione della colonia, ma è soprattutto un modo di rigenerarsi. Infatti le nuove colonie hanno maggiori chance di sopravvivenza, mentre le colonie originarie nel corso di alcuni anni sono destinate a soccombere, proprio per l’invecchiamento dei favi e per problemi sanitari.

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Pittura rupestre, Rodesia

L’UOMO E LE API: LA NASCITA DELL’APICOLTURA

Fin dalla preistoria l’uomo ha sfruttato la produzione di miele e cera delle api, depredando gli alveari selvatici mediante l’utilizzo del fumo.

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L’apicoltura potrebbe essere nata quasi casualmente, per l’abitudine dell’ape mellifera di nidificare entro cavità….

Le api potrebbero aver scelto qualche manufatto umano come loro ricovero e poi…..

GIÀ CON LA CIVILTÀ EGIZIA L’UOMO É DIVENTATO APICOLTORE

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L’UOMO È DIVENTATO APICOLTORE SFRUTTANDO PROPRIO LE CARATTERISTICHE BIOLOGICHE DELL’APE MELLIFERA

• L’ape mellifera nidifica entro cavità

• L’ape mellifera si riproduce per sciamatura

• Le colonie formatesi dagli sciami sono destinate a prosperare nella stagione seguente

• Le colonie originarie sono destinate a deperire

L’APICOLTORE ANTICO DUNQUE SI LIMITAVA A:

• Catturare gli sciami cui veniva fornita una cavità artificiale (bugno villico)

• Sfruttare le colonie originarie mediante l’apicidio per l’ottenimento del miele e della cera

In alcune realtà il miele e la cera non erano ottenuti mediante soppressione della colonia (apicidio) ma con la castrazione dei favi, cioè con la sola rimozione delle porzioni di favo contenente miele.

Attrezzi per la castratura dei favi negli alveari villici

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APICIDIO

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L’APICOLTORE NEL PASSATO NON INTERFERIVA CON LA NATURALE BIOLOGIA DELLE API

Non agiva all’interno della

colonia, ma assecondava e

sfruttava il naturale sviluppo degli

alveari.

La soppressione delle colonie

vecchie e la preparazione delle

colonie produttive per la stagione

seguente a partire da sciami,

garantiva colonie sane e forti.

Con questa gestione degli alveari le problematiche sanitarie delle api erano alquanto ridotte.

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L’ARNIA RAZIONALE

CON LA SCOPERTA DELLO SPAZIO D’APE E QUINDI DELL’ARNIA RAZIONALE

HA AVUTO INIZIO L’APICOLTURA MODERNA

A metà dell’800 il Reverendo Lorenzo Lorraine Langstroth, scoprì il concetto di

spazio d’ape, partendo da osservazioni fatte da antichi autori greci.

Fino al XVII secolo Dopo il XIX secolo

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Rev. Lorenzo Lorraine Langstroth(25 December 1810 - October 6, 1895)

1853: The Hive and the Honey Bee

SPAZIO D’APE: è esattamente lo spazio che permette ad un’ape di passare facilmente tra due strutture (7.5 mm +/-1.5 mm per l’ape mellifera, un po’ meno per l’ape cerana, less for the eastern hive bee). Se lo spazio è maggiore viene ostruito con cera, se minore, tappato con propoli.

SPAZIO LARGO, CHIUSO

CON

CERA

SPAZIO STRETTO, CHIUSO

CON

PROPOLI

SPAZIO D’APE,

NON CHIUSO

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IL FAVO MOBILEIl concetto di spazio d’ape permise la costruzione di arnie a favi mobili. In

questo modo fu possibile indagare a fondo la biologia delle api e scoprire tutti

quegli aspetti che sono alla base dell’apicoltura moderna

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L’adozione all’arnia razionale fu rapido ma l’uso di bugni villici durò in Europa fino al secolo scorso ed è ancora in uso in alcune regioni.

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L’APICOLTORE MODERNO CONOSCE A FONDO LA BIOLOGIA DELLE API

Ostacola la sciamatura naturale.

Trasferisce favi da una colonia all’altra.

Riutilizza per lungo tempo i favi.

Cerca di ridurre al minimo l’assenza di covata nelle colonie.

Mantiene sempre colonie molto popolose.

Con questa gestione degli alveari le problematiche

sanitarie delle api sembrano essere aumentate.

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VALORE ECOLOGICO ED AGRONOMICO DELL’ APICOLTURA

L'IMPOLLINAZIONE È IL PROCESSO MEDIANTE IL QUALE IL POLLINE VIENE TRASFERITO TRA LE PIANTE , CONSENTENDO COSÌ LA FECONDAZIONE E LA RIPRODUZIONE SESSUALE

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IMPOLLINAZIONE ABIOTICA

Si riferisce a situazioni in cui l'impollinazione avviene senza il coinvolgimento di altri organismi. Questa forma di impollinazione è predominante nelle graminacee, nella maggior parte delle conifere e in molti alberi a foglie caduche. L’idrofilia è l’impollinazione da parte dell'acqua e si verifica in piante acquatiche che liberano il loro polline direttamente nell'acqua circostante.L’anemofilia è l’impollinazione da parte del ventoCirca l'80% dell’impollinazione delle piante è biotica e il 20% abiotica.Di questa il 98% anemofila e il 2% idrofila.

IMPOLLINAZIONE BIOTICA

Più comunemente, il processo di impollinazione richiede organismi impollinatori: animali che portano o spostano i granelli di polline dalle antere alla parte ricettiva del pistillo.

Ci sono circa 200'000specie di organismi animali impollinatori, la maggior parte dei quali sono insetti

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Impollinazione da parte degli insetti , spesso si verifica su piante che hanno sviluppato petali colorati e un forte profumo per attirare gli insetti quali api, vespe e talvolta formiche (Hymenoptera), coleotteri (Coleoptera), falene, farfalle (Lepidotteri) e le mosche (Ditteri).

IMPOLLINAZIONE ENTOMOFILA

E’ l'impollinazione compiuta da vertebrati come i pipistrelli e gli uccelli, in particolare volpi volanti (Macrochirotteri) e colibrì. Le piante adattate a utilizzare i pipistrelli e le falene come impollinatori hanno tipicamente petali bianchi e un odore forte, mentre quelle che utilizzano gli uccelli come impollinatori tendono a sviluppare petali rossi e raramente sviluppano un profumo

IMPOLLINAZIONE ZOOFILA

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Da una recente ricerca è emerso che un terzo della produzioneglobale di colture proviene da specie che dipendono dall'azione di impollinatoriquali api, uccelli e pipistrelli.

IMPOLLINATORI E AGRICOLTURA

L'impollinazione delle colture alimentari è ampiamente riconosciuta quale servizio chiave per l'ecosistema, ma fino a oggi non era ancora stata misurata l'entità della nostra dipendenza dall'impollinazione animale su scala globale.

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Un gruppo internazionale di ricercatori ha svolto un esame esaustivo degli studi scientifici compiuti in 200 paesi su 115 delle principali colture globali.

Lo studio è stato pubblicato su «Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences».

UNO SU TRE BOCCONI DI CIBO È STATO PRODOTTO GRAZIE ALL'IMPOLLINAZIONE

I ricercatori hanno scoperto che, delle 115 colture analizzate, 87 dipendono dall'impollinazione animale e 28 no.

Delle 87 colture dipendenti dall'impollinazione, 13 si basano interamente sull'impollinazione animale, 30 mostrano una dipendenza elevata e 27 moderata.

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L’APE MELLIFERA È UN

INSETTO “SELVATICO”

IN TUTTA EUROPA. È

RESPONSABILE

DELL’IMPOLLINAZIONE

DI MOLTISSIME SPECIE

VEGETALI DELLA

COSIDDETTA FLORA

SPONTANEA

PRIMA DELLA VARROA C’ERANO SIA ALVERAI SELVATICI CHE ALVEARI GESTITI DAGLI APICOLTORI

TRA API MELLIFERE “SELVATICHE” E QUELLE GESTITE DAGLI APICOLTORI C’ERA SCAMBIO GENETICO

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OGGI LE UNICHE API MELLIFERE SONO QUELLE DEGLI APICOLTORI : LA FLORA SPONTANEA NE RISENTE

NON C’È PIÙ SCAMBIO GENETICO CON API SOTTOPOSTE A SELEZIONE NATURALE: IMPOVERIMENTO GENETICO

GLI APICOLTORI HANNO L’ONORE E L’ONERE DI GESTORE QUESTO INSETTO CHIAVE PER GLI ECOSISTEMI

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