I Templari

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I cavalieri templari: Quando la leggenda supera la storia

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I cavalieri templari:

Quando la leggenda

supera la storia

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Quando, perché?• I cavalieri templari (il nome esatto è Pauperes

Commilitones Christi Templique Salomonis, cioé "Poveri compagni di Cristo e del Tempio di Salomone”) nascono attorno agli anni 1118-1120; l’ordine fu riconosciuto ufficialmente dalla chiesa cattolica romana il 29 marzo 1139 con la bolla pontificia Omne datum optimum e definitivamente dissolto tra il 1312 e il 1314

• Loro scopo era di aiutare il Regno di Gerusalemme a resistere contro i musulmani: infatti a partire dal 1096, data della Prima Crociata, i pellegrini che arrivavano dall’Europa erano aumentati notevolmente, come anche la conflittualità tra cristiani e “infedeli”.

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In quale contesto?

L’ordine dei templari nasce in un epoca di rinnovamento ecclesiastico che traeva ispirazione dall'ordine cistercense e dalla figura più rappresentativa che proprio in quegli anni di fondazione caratterizzava la cultura europea, Bernardo di Chiaravalle.

Per questa ragione essi, oltre i tre classici voti degli ordini monastici - povertà, obbedienza e castità - adottarono la regola benedettina e cistercense.

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La Regola dell'Ordine di San Benedetto, o Regola benedettina (Regula monachorum o Sancta Regula) venne elaborata da Benedetto da Norcia nel 534.

In essa il redattore fondatore si proponeva di superare i problemi della vita contemplativa con il cenobitismo, vale a dire la vita comunitaria rigidamente organizzata, che prevede un tempo per la preghiera ed uno per il lavoro e lo studio (Ora et Labora).

Inoltre non implicava le privazioni e mortificazioni estreme imposta dalla vita in solitudine degli asceti, rendendola attuabile anche da persone comuni; la preghiera è intesa come la contemplazione alla luce della Parola Sacra ed è praticata in comune attraverso i canti (i canti gregoriani) e la partecipazione a funzioni e l'ascolto delle letture in diversi momenti della giornata, sia nel chiuso della propria cella sia attraverso lo studio.

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Per i Benedettini il lavoro non è solo quello fisico (dissodare, disboscare, bonificare e coltivare i luoghi dove si trovavano le abbazie), ma anche lo studio e la trascrizione di testi antichi, non solo religiosi.

La vita monastica di organizza intorno a quattro momenti:

- la preghiera comune

- la preghiera personale

- lo studio (non solo delle Sacre Scritture ma anche di scienza ed arte)

- il lavoro

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L’ordine dei Templari – e poi gli altri ordini cavallereschi che seguiranno - segna il trionfo dell’approccio feudale sul cristianesimo tradizionale.

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Si passava dal linguaggio non violento di Gesù (ama il tuo prossimo… porgi l’altra guancia…) alla militarizzazione della fede, che veniva indicata come la via privilegiata per la salvezza.

La fede cristiana diveniva compatibile la politica aggressiva nei confronti dell’altro – prima l’infedele musulmano, nei secoli successivi il cristiano eretico.

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Su questa falsariga nacquero o si trasformarono altri ordini preesistenti

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I Cavalieri dell'Ordine dell'Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme o Cavalieri Ospitalieri (ordine preesistente

fondato dai mercanti di Amalfi)

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L’ Ordine di Santa Maria Teutonica o dei Cavalieri Teutonici

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L’Ordine dei Cavalieri di Livonia o Cavalieri Portaspada(poi confluito nell'Ordine Teutonico)

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L’Ordine Militare e Ospedaliero di San Lazzaro di Gerusalemme, o Cavalieri di San Lazzaro

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Il passaggio dalla lotta di idee alla repressione

L’idea che il cristianesimo potesse

essere aiutato dal “braccio

secolare” nella propagazione dei

suoi valori e nella repressione dei

dissidenti risale all’epoca classica,

con Ireneo di Lione (130-202),

nel suo Adversus haereses, ma di

fatto ciò divenne realizzabile solo

dopo che il cristianesimo divenne

religione maggioritaria

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È con il sistema feudale che in Europa occidentale si assiste a

una stretta interdipendenza sociale tra potere politico e potere

religioso, pur tra contrasti e conflitti.

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Il sistema feudale prevedeva una gerarchia rigida: al più alto

livello si trovava il papa, l’imperatore, o, a livello locale, il

vescovo, il re e il conte

Più in basso si trova il vassallo, sottoposto al superiore.

Il vassallo ha però sotto di sé i contadini, che possono essere

liberi o servi della gleba, ma che sono in ogni caso inferiori.

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Quest’ordine divide la società in

- bellatores (coloro che praticavano il mestiere delle armi, e che hanno il monopolio dell'uso legale della violenza)

- oratores, i membri del clero, specialisti della preghiera, e gestori esclusivi ed ufficiali del rapporto della società col sacro;

- laboratores, i contadini, che gestiscono la relazione tra la società e la terra, intesa come serbatoio di fecondità e nutrimento, procurando il cibo alle altre due categorie, e costituendo peraltro lo strumento indispensabile di sfruttamento della ricchezza fondiaria.

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Questa divisione assunse un carattere sacrale, trina come la

Trinità: poiché si riteneva che ognuna delle tre funzioni fosse

necessaria alle altre due, non era vista di buon occhio la

mobilità sociale, interpretata come un tentativo di spezzare

quei vincoli sacri di solidarietà reciproca e di contestare

quella suddivisione sociale che si diceva voluta da Dio.

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Bernardo di Chiaravalle

Il personaggio che salda

spirito religioso cattolico

romano e politica

feudale è Bernardo di

Chiaravalle.

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Bernardo di Chiaravalle o Bernard de Clairvaux, nasce da un vassallo di Oddone I di Borgogna nel 1090.

Nel 1112, con una trentina di compagni si fece monaco nel convento cistercense di Cîteaux, fondato quindici anni prima da Roberto di Molesmes.

Nel 1115, insieme con dodici compagni fonda un nuovo convento cistercense, chiamato Clairvaux, chiara valle.

Ricevute numerose donazioni, l'abbazia divenne in breve tempo un centro di richiamo oltre che di irradiazione: già dal 1118 monaci di Clairvaux partirono per fondare altrove nuovi conventi: si calcola che nell'arco dei primi 40 anni furono sessantotto i conventi fondati da monaci provenienti da Chiaravalle.

Verso il 1124 Bernardo critica la vita monastica dei benedettini di Cluny.

Nel 1130, alla morte di Onorio II, appoggia Innocenzo II.

Nel 1119 alcuni cavalieri, sotto la guida di Ugo di Payns, feudatario della Champagne e parente di Bernardo, fondarono un nuovo ordine monastico-militare, l'Ordine dei Cavalieri del Tempio; Bernardo, verso il 1135, scrive “l'Elogio della nuova cavalleria” (De laude novae militiae ad Milites Templi).

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Il 15 febbraio 1145, a Roma veniva eletto papa Eugenio III, amico di Bernardo.

Eugenio III incaricò Bernardo di predicare a favore della nuova crociata che si stava preparando, e che avrebbe dovuto essere composta soprattutto da francesi, ma Bernardo riuscì a coinvolgere anche i tedeschi.

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La Seconda Crociata (1147-1187) fu causata dalla caduta di Edessa (avvenuta nel 1144). Papa Eugenio III riuscì a convincere il re di Francia Luigi VII e l’Imperatore germanico Corrado III a muovere contro i turchi. In autunno i crociati tedeschi e francesi attraverso l'Ungheria e la Bulgaria raggiungono Costantinopoli. Ridotto l'esercito a un branco di delinquenti affamati vengono commesse sul territorio bizantino numerose rapine e violenze, fino al punto che l'imperatore Commeno chiese di nascosto aiuto addirittura al sultano dei turchi per difendersi dai crociati.

I crociati logorati dalla stanchezza e dalla fame, decimati da privazioni e da epidemie, furono presto sconfitti dai turchi presso i monti di Cadmus nel dicembre 1147.

Asserragliatisi nei pressi di Damasco, pur con l'arrivo di rinforzi, soprattutto con contingenti di templari e giovanniti, il successivo anno, nel 1149, furono annientati.

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La crociata fu un completo fallimento, che Bernardo giustificò, con i peccati commessi dai crociati, messi alla prova da Dio...

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E i templari?

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«Nello 1118, alcuni nobili cavalieri, pieni di devozione per Dio, religiosi e timorati di Dio, rimettendosi nelle mani del signore patriarca per servire Cristo, professarono di voler vivere perpetuamente secondo le consuetudini delle regole dei canonici, osservando la castità e l'obbedienza e rifiutando ogni proprietà. Tra loro i primi e i principali furono questi due uomini venerabili, Ugo di Payens e Goffredo di Saint-Omer... »(Guglielmo di Tiro, Historie rerum in partibus transmarinis gestarum)

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Nel 1120, dinanzi al patriarca di Gerusalemme pronunciarono i voti monastici, castità, povertà e obbedienza, a cui si aggiunse la lotta armata senza quartiere agli infedeli.

La loro costituzione fu sancita nel Concilio di Troyes nel 1128.

Da allora, per oltre due secoli, i Cavalieri templari, grazie anche ai concili loro favorevoli (Concilio Pisano, 1135 e Lateranense II, 1139), acquisirono - attraverso lasciti, donazioni e altre forme di liberalità laiche ed ecclesiastiche - terre, castelli, casali in quantità tali da farli diventare l'Ordine più potente e temuto, dell'epoca.

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I templari avviarono la loro organizzazione nell'intero Occidente in maniera sistematica, trasformandolo in un gran magazzino per l'approvvigionamento dell'oltremare, costituendo in tutti gli stati d'Europa loro insediamenti agricoli, economici e politici.

L'Ordine approdò nel Regno di Sicilia e vi si diffuse in epoca normanna, successivamente al 1139, anno in cui fu raggiunta la pace tra Ruggero II d'Altavilla (fedele alla causa di Anacleto II) ed Innocenzo II.

Si stabilirono anche in Puglia, per l'importanza strategica e commerciale dei suoi porti e delle città.

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L'allevamento del bestiame da carne, da latte, da lana e da lavoro costituiva una voce primaria nel bilancio del Tempio: le fertili campagne della Puglia offrivano ricchi pascoli alle mandrie di buoi e bufali di proprietà dei templari, mentre in Toscana le loro greggi di pecore praticavano la transumanza; allevamenti di suini nei boschi del Tempio erano infine segnalati in Piemonte, come in Sicilia.

Generalmente in Italia la produzione agricola dell'Ordine serviva al consumo interno, le eccedenze erano destinate alla vendita e parte del ricavato veniva versato al tesoro centrale sotto forma di responsiones.

Dai porti della Puglia nella seconda metà del ‘200 salpavano navi cariche di cereali e legumi, per andare a rifornire le case dei templari in Siria, rese sempre più dipendenti dalle occidentali sotto l'aspetto alimentare a causa della progressiva perdita di territori e aree coltivabili a vantaggio dei Saraceni.

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1187, la battaglia di Hattin

La Battaglia di Hattin, ebbe luogo il 5 luglio 1187, tra il crociato Regno di Gerusalemme e le forze ayyubidi comandate da Saladino. La sconfitta riportata dai crociati ne decretò la totale disfatta: i musulmani ripresero il controllo di tutta la Palestina, compresa Gerusalemme.

I combattimenti si svolsero nei pressi di Tiberiade, in un'area vicina a due colline, situati oltre il passo tra le montagne settentrionali poste tra Tiberiade e la strada per San Giovanni d'Acri: la strada costituiva la rotta principale a collegare la costa mediterranea con la Giordania.

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Questa battaglia fu il frutto consapevole di una politica che mirava allo scontro con i musulmani e al rifiuto di compromessi messi in atto dai regnanti cristiani di Gerusalemme.

Il partito oltranzista era rappresentato dal templare Guido di Lusignano, da Rinaldo di Châtillon, dalla famiglia dei Courtenay e dal Patriarca latino Eraclio, rafforzati dall'improvvisa morte il 24 settembre 1180 dell'Imperatore bizantino Manuele I Comneno, il miglior alleato politico e militare del partito della diplomazia che si riconosceva in Baldovino IV di Gerusalemme.

Rinaldo, signore dell'Oltregiordano, fu colui che provocò il fallimento della tregua sottoscritta da Baldovino e Saladino in quello stesso 1180 e che s'era stabilito dovesse durare per 2 anni e mezzo: nell'estate del 1181 aggredì una carovana musulmana che era partita da Damasco per recarsi a Mecca. Rinaldo catturò in tale occasione la sorella di Saladino e minacciò di attaccare la stessa Mecca.

Il Sultano fece allora voto di vendetta.

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Alla richiesta di ammenda pretesa dal Sultano e accolta da Baldovino, Rinaldo oppose un netto rifiuto, sicché Saladino pose in atto la sua vendetta, imprigionando a sua volta una carovana cristiana di 1500 pellegrini.

Guido di Lusignano divenne Re di Gerusalemme nel 1186 in seguito alla morte di Baldovino V.

Nel frattempo gli Stati musulmani che circondavano gli Stati crociati della Palestina erano stati ormai unificati da Saladino (Salah ad-Din Jusuf ibn Ajub) negli anni tra 1170 e 1180.

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Raimondo e Guido si incontrarono ad Acri il grosso delle loro forze, che contavano 1200 cavalieri e circa 20.000 fanti, oltre ad un grande numero di mercenari assoldati col denaro donato al Regno da Enrico II d'Inghilterra;. Fonti islamiche affermano che i cristiani avevano a disposizione 80.000 uomini. Con l'esercito viaggiava una reliquia della Vera Croce, trasportata dal vescovo di S. Giovanni d'Acri, che sostituiva il Patriarca Eraclio di Gerusalemme.

Gerardo e Rinaldo attaccarono immediatamente i musulmani, cosa che Saladino sperava, dato che riteneva di poter superare i Crociati solo in campo aperto, non dovendone quindi assaltare le possenti fortificazioni.

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I Crociati cominciarono la loro marcia il 3 luglio e immediatamente cominciarono ad essere infastiditi da cavalieri musulmani.

Entro mezzogiorno Saladino aveva incontrato il suo esercito e stava marciando verso i Crociati, già provati dalla marcia.

La retroguardia fu costretta a fermarsi per rispondere ai continui attacchi, bloccando l'intero esercito.

I Crociati, dopo un giorno intero senza acqua fresca, furono costretti ad accamparsi nel mezzo della pianura, circondati dall'esercito musulmano. Questi incendiarono l'erba che circondava il campo dei nemici nel corso della notte.

La mattina del 4 luglio i Crociati erano accecati dal fumo, attraverso il quale la cavalleria del Saladino li falciava con frecce.

Guido schierò l'esercito e attaccò, ma mentre si organizzava l'attacco, cinque cavalieri di Raimondo disertarono e rivelarono a Saladino la situazione del campo.

Assetati e demoralizzati, i Crociati abbandonarono il campo e cambiarono direzione, ma il loro tentativo fu bloccato dall'esercito nemico, che impedì loro anche ogni possibile ritirata. Guido tentò di fermare la cavalleria musulmana, ma senza la protezione della fanteria i suoi cavalieri furono tartassati dalle frecce e costretti dapprima a combattere a piedi e poi a ritirarsi verso i Corni come gli altri. I Crociati furono circondati e sconfitti.

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I musulmani catturarono il padiglione reale di Guido e la Vera Croce, tolta al cadavere del Vescovo di Acri e della Croce in seguito si persero per sempre le tracce.

Furono presi prigionieri Guido con il suo seguito e si dice che scamparono alla disfatta solo 3.000 cristiani.

I prigionieri esausti furono condotti alla tenda del Sultano, che offrì a Guido un calice d'acqua in segno di generosità.

Quando Guido fece per passarlo a Rinaldo Saladino lo buttò via con decisione, dicendo che non aveva offerto il calice a Rinaldo e non era quindi vincolato dal codice musulmano di ospitalità.

Quando Saladino accusò Rinaldo di aver violato la tregua, questi replicò: "I Re hanno sempre agito così" ma il Sultano lo uccise con le sue mani, decapitandolo con la sua spada. Guido si inginocchiò alla vista del corpo di Rinaldo, ma Saladino lo pregò di alzarsi, dicendo: "I veri Re non si uccidono a vicenda".

Furono uccisi anche i Templari e gli Ospedalieri catturati, mentre Guido fu portato a Damasco come prigioniero e gli altri furono riscattati.

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Entro la metà di settembre, Saladino aveva catturato San Giovanni d'Acri, Nablus, Jaffa, Toron, Sidone, Beirut e Ascalona. Tiro fu salvata dal casuale arrivo di Corrado del Monferrato.

Gerusalemme fu difesa fino al 2 ottobre, quando gli assediati ne negoziarono la resa.

La notizia della sconfitta fu portata in Europa dall'Arcivescovo di Tiro, come anche da altri pellegrini e viaggiatori.

Furono subito preparati piani per una nuova crociata; Papa Gregorio VIII emise la bolla Audita Tremendi e in Inghilterra e in Francia fu istituita la "Decima del Saladino" per finanziarla, cui non fece fronte la sola nobiltà scozzese.

La terza crociata non ebbe comunque inizio prima del 1189, quando partì guidata da Riccardo Cuor di Leone, Filippo Augusto e Federico Barbarossa.

Nel maggio del 1189 anche il Krak di Monreal si arrenderà dopo un assedio di un anno e mezzo, ponendo fine per sempre alla dominazione europea in Transgiordania.

Pare che lo shock della notizia della sconfitta avrebbe provocato la morte di Papa Urbano III.

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Dopo l’abbandono della Terrasanta i templari accentuarono le loro attività bancarie: quando dei nuovi membri si univano all'ordine, generalmente donavano ad esso ingenti somme di denaro o proprietà, poiché tutti dovevano prendere il voto di povertà.

Poiché i templari mantenevano denaro contante in tutte le loro case e templi, fu nel 1135 che l'ordine cominciò a prestare soldi ai pellegrini spagnoli che desideravano viaggiare fino alla Terra Santa.

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Il coinvolgimento dei Cavalieri nelle attività bancarie crebbe nel tempo verso una nuova base per il finanziamento, dato che fornivano anche servizi di intermediazione bancaria.

Sotto l'aspetto economico-finanziario, i templari rivestirono un ruolo così importante da arrivare a "prestare" agli stati occidentali ingenti somme di denaro e gestire perfino "le casse" di stati come la Francia.

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Un'indicazione dei loro potenti legami politici è che il coinvolgimento dei templari nell'usura non portò a particolari controversie all'interno dell'ordine e nella Chiesa in generale.

Il problema dell'interesse fu generalmente eluso grazie ai complicati tassi di cambio delle valute e grazie ad un accordo con cui i templari detenevano i diritti della produzione sulle proprietà ipotecate.

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Le tenute dei templari erano estese sia in Europa che nel Medio Oriente e tra queste vi fu, per un certo periodo, l'intera isola di Cipro.

Il loro successo attrasse la preoccupazione di molti altri Ordini, come pure della nobiltà e delle nascenti grandi monarchie europee, le quali a quel tempo cercavano di monopolizzare il controllo del denaro e delle banche, dopo un lungo periodo nel quale la società civile, specialmente la Chiesa ed i suoi ordini, aveva dominato le attività finanziarie.

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Dopo la definitiva perdita di Acri e degli Stati Latini in Terra Santa nel 1291, l'Ordine si avviava al tramonto: la ragione per la quale era nato, due secoli prima, era ormai venuta meno.

Il suo scioglimento avvenne attraverso una serie di accuse infamanti esposte dal re di Francia, Filippo IV il Bello, desideroso di azzerare i propri debiti e impossessarsi del patrimonio templare, riducendo nel contempo il potere della Chiesa.

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Il 14 settembre 1307 Il Re inviò messaggi sigillati a tutti i balivi, siniscalchi e soldati del Regno ordinando l'arresto dei templari e la confisca dei loro beni, che vennero eseguite il venerdì 13 ottobre 1307. La mossa riuscì in quanto viene astutamente avviata in contemporanea contro tutte le sedi templari; i cavalieri, convocati con la scusa di accertamenti fiscali, vennero arrestati.

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Le accuse che investirono il Tempio furono infamanti: sodomia, eresia, idolatria.

Vennero in particolare accusati di adorare una misteriosa divinità pagana, il Bafometto.

Nelle carceri del Re gli arrestati furono torturati finché non iniziarono ad ammettere l'eresia. Il 22 novembre 1307 il Papa Clemente V, di fronte alle confessioni, con la bolla Pastoralis præminentiæ ordinò a sua volta l'arresto dei templari in tutta la cristianità.

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Il 12 agosto 1308 con la bolla Faciens misericordam furono definite le accuse: il re, dal 1308 sino al 1312, fece avviare diversi processi tesi a dimostrare le colpe dei cavalieri rosso-crociati di Parigi, Brindisi, Penne, Chieti e Cipro, grazie anche alla debolezza di Papa Clemente V.

L'Ordine fu ufficialmente soppresso con la bolla Vox in excelso del 3 aprile 1312 ed i suoi beni trasferiti ai Cavalieri Ospitalieri il 2 maggio seguente (bolla Ad providam).

Jacques de Molay, l'ultimo gran maestro dell'Ordine, il quale in un primo momento aveva confermato le accuse, le ritrattò spinto da un'ultima fiammata di orgoglio e dignità, venendo arso sul rogo assieme a Geoffrey de Charnay il 18 marzo 1314 davanti alla cattedrale di Parigi, sull'isola della Senna detta dei giudei.

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Filippo il Bello, che incamerò il tesoro dei monaci, distrusse il loro sistema bancario; questo fu uno dei molti passaggi verso un sistema di stampo militare per riprendere il controllo delle finanze europee, rimuovendo questo potere dalle mani della Chiesa.

Visto il destino dei templari, gli Ospitalieri di San Giovanni furono ugualmente convinti a cessare le proprie operazioni bancarie.

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Attorno alla fine dei templari si sono formate alcune leggende, connesse con l’occupazione, da parte dell'ordine, del Monte del Tempio a Gerusalemme come loro quartier generale.

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Alcune fonti registrano che avrebbero scoperto i segreti dei maestri costruttori che avevano costruito il tempio originale e il secondo tempio, nascosti lì assieme alla conoscenza che l'Arca sarebbe stata spostata in Etiopia prima della distruzione del primo tempio, che avrebbero a ché fare con la chiesa monolitica di San Giorgio (Bet Giorgis) a Lalibela in Etiopia, tuttora esistente, la cui la costruzione è erroneamente attribuita ai templari.

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Viene fatta allusione a questo in rappresentazioni nella Cattedrale di Chartres, sulla cui costruzione ha avuto grande influenza Bernardo di Chiaravalle e sulle cui vetrate sono rappresentati episodi della Leggenda Aurea di Jacopo da Varazze.

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Alcune fonti dicono che il Santo Graal, o Sangreal, sarebbe stato ritrovato dall'ordine e portato in Scozia nel corso della caduta dell'ordine nel 1307, e che ciò che ne rimane sarebbe sepolto sotto la Cappella di Rosslyn.

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In realtà i Cavalieri templari in seguito alla loro scomparsa cessarono presto di fare notizia: già alla fine del XIV secolo ci si era dimenticati di loro e della loro triste fine.

Solo molti secoli dopo, durante l'Illuminismo, il tema dei templari tornò in auge e la fama degli antichi cavalieri fu sommersa da leggende riguardanti segreti e misteri che si vogliono tramandati da prescelti fin dai tempi antichi.

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In realtà l'unico “mistero” relativo ai templari è il fatto che un ordine di guerrieri esperti con un esercito senza precedenti si sia lasciato sterminare senza abbozzare la più timida reazione benché le avvisaglie di cospirazioni nei loro confronti da parte di Filippo il Bello ci fossero e fossero note.

Essi non si ribellarono perché il papa aveva tolto loro il suo appoggio ed essi ed essi non vollero opporsi alla decisione di Clemente V di cui rispettavano e riconoscevano l'autorità papale.

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Proprietà intellettualedi

Gregorio PlescanVenezia, primavera 2008