I soggetti della sicurezza, ruoli e responsabilità nell’ottica dell ... · A CURA DI Avv....

A C U R A D I A v v . E m a n u e l a D u r a n t e

2 S P A M S i c u r e z z a s u l L a v o r o

I soggetti della sicurezza, ruoli e responsabilità nell’ottica dell’applicazione di un efficace Modello

Organizzativo di Gestione ex D.Lgs. 231/01

Con il contributo di

LA SICUREZZA NEL CANTIERE EDILE

I soggetti della sicurezza

www.2spamsicurezza.it

Dal TITOLO I Art. 2 (definizioni)

Lavoratore

La definizione è svincolata dalla tipologia contrattuale e dalla retribuzione; agganciata invece funzionalmente all organizzazione di un datore (DdL) pubblico o privato. Nell area del lav. subordinato ricade il socio di cooperativa o di società (anche di fatto), l associato in partecipazione, il beneficiario di tirocini formativi e di orientamento, il volontario organizzato(legge 266/91), il volontario del CNVF e ProtCiv., i lav. socialmente utili.


Il Datore di Lavoro (DdL)

La definizione lo ricollega alla responsabilità dell organizzazione del lavoro (non più all impresa) e la titolarità di poteri decisionali e di spesa deve essere verificata secondo il principio di effettività. Nel settore pubblico, in caso di omessa individuazione o non conformità al D.Lgs. 81/08 il DdL coincide con l organo di vertice


Il Dirigente

Soggetto che in ragione delle competenze professionali e di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell incarico conferitogli, attua le direttive del datore di lavoro organizzando l attività lavorativa e vigilando su di essa.


Preposto

Persona che, in ragione delle competenze professionali e nei limiti di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell’incarico conferitogli, sovraintende all attività lavorativa e garantisce l attuazione delle direttive ricevute, controllandone la corretta esecuzione da parte dei lavoratori ed esercitando un funzionale potere di iniziativa.


Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione

Persona in possesso delle capacità e dei requisiti di cui all art. 32 D.Lgs. 81/2008, designata dal Datore di lavoro, a cui risponde, per coordinare il servizio di prevenzione e protezione dai rischi.


Addetto al Servizio di Prevenzione e Protezione

Persona in possesso delle capacità e dei requisiti professionali di cui all art. 32, facente parte del Servizio P.P. [ insieme delle persone, sistemi e mezzi esterni o interni all azienda finalizzati all attività di prevenzione protezione dai rischi professionali per i lavoratori].


Medico Competente

Medico in possesso di uno dei titoli e requisiti formativi e professionali di cui all art. 38 del D.Lgs. 81/08, che collabora , secondo quanto previsto dall art. 29, comma 1, con il datore di lavoro ai fini della valutazione del rischio ed è nominato dallo stesso per effettuare la sorveglianza sanitaria e per tutti gli altri compiti attribuitigli dal Decreto stesso.


Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza

Persona eletta o designata per rappresentare i lavoratori per quanto concerne gli aspetti della salute e della sicurezza durante il lavoro.


LINE e STAFF

Costituiscono la line ( gerarchica e funzionale): •il Datore di lavoro •i Dirigenti •i Preposti

Costituiscono staff ( affiancamento consulenziale): •il S.P.P. ( RSPP e ASPP) •il Medico competente •eventuali Consulenti richiesti dal DdL


Integrazione D.Lgs. 231/01 e D.Lgs. 81/2008

Le precisazioni che seguono intendono fornire didascalicamente una visione complessiva degli argomenti governati dal D.Lgs. 8 giugno 2001 n. 231 al fine di preciso inquadramento, anche in relazione allo strumento modello di organizzazione e di gestione aziendale . Principio fondamentale: Le persone giuridiche società e gli enti, e le associazioni anche prive di personalità giuridica, con la sola esclusione dello Stato e degli enti pubblici, pagano per i misfatti dei dipendenti. L ente è responsabile per reati commessi nel suo interesse o a suo vantaggio: a) da persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione, o di una sua unità organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale nonché da persone che esercitano la gestione e il controllo dello stesso; b)da persone sottoposte alla direzione o vigilanza di uno dei soggetti sopra indicati; l ente NON risponde se tali persone hanno agito nell interesse esclusivo proprio o di terzi.



Gli ILLECITI considerati

• Truffa in danno dello Stato • Corruzione e Concussione • Reati contro la fede pubblica • Reati societari • Delitti di terrorismo • Infibulazione • Delitti contro la personalità individuale • Abusi di mercato • Reati transnazionali • DELITTI COLPOSI (con viol.norme sicurezza lavoro) • Reati contro il patrimonio • Delitti informatici

I soggetti interessati:

• INCLUSI: società di capitali, società di persone, cooperative, consorzi, fondazioni, associazioni non riconosciute

• ESCLUSI: ditte individuali



Le SANZIONI

• Pecuniarie • Pubblicazione della sentenza • Confisca • Interdittive ( anche quali misure cautelari)

Le sanzioni PECUNIARIE:

• si ispirano al parametro della quota , la quale è determinata secondo due criteri: a) il numero b) il valore

• il numero è il processo attraverso il quale la quantità di volte (tra 100 e 1.000) per la quale si deve moltiplicare il valore di ciascuna parte della sanzione, in base alla gravità del fatto, al grado di responsabilità dell ente e all attività svolta per eliminare o attenuare le conseguenze del reato e per prevenire la realizzazione di ulteriori fattispecie incriminatrici.

• Il numero ( o valore) rappresenta l importo assegnato a ciascuna quota , e il cui valore oscilla fra 258 e 1.549 Euro, e viene assegnato dal giudice in relazione alle condizioni economiche e patrimoniali dell ente.



Il MODELLO ORGANIZZATIVO contrasta i rischi:

• approccio seguito nello svolgimento del lavoro • lista dei reati • richiamo alle linee guida delle associazioni nel settore • elementi fondamentali del modello • la società: assetto, rapporti con autorità di vigilanza,

procedimenti penali subiti, verifiche fiscali • le attività a rischio • principi di controllo per le attività a rischio • soggetti sottoposti alle misure del modello • Organismo di Vigilanza • sistema informativo e formativo • sistema disciplinare: il disciplinare az.le deve prevedere

apparato sanzionatorio per chi non segue i comportamenti indicati

• protocolli di implementazione e verifica del funzionamento.



Egualmente indispensabile l ORGANISMO DI VIGILANZA: • controlla il funzionamento e l osservanza del modello • predispone dettagliate relazioni della sua attività • la sua azione deve essere caratterizzata da autonomia,

indipendenza, professionalità e continuità • la composizione può essere monocratica o collegiale

( formata da soggetti interni non operativi e soggetti terzi dotati di particolare conoscenza della materia)

• linea diretta dell OdV con i dipendenti, senza intromissioni dell amministrazione


Rimedio previsto dal D.Lgs. 81/2008:

Modello di organizzazione e di gestione per l attuazione di una politica aziendale per la salute e la sicurezza ai sensi dell art.6.comma1,lett.a) del D.Lgs. 8 giugno 2001 n. 231

idoneo a prevenire i reati di cui agli articoli 589 e 590.terzo comma, del Codice penale, commessi con violazione delle

norme antinfortunistiche •art. 589 codice penale ( omicidio colposo) •art. 590 codice penale ( lesioni penali colpose ) •se i fatti sono commessi con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro la pena per le lesioni gravi è della reclusione da 3 mesi a 1 anno o della multa da 500 a 2.000euro, per le lesioni gravissime è della reclusione da 1 a 3 anni.


Rimedio previsto dal D.Lgs. 81/2008: Il modello organizzativo di cui agli articoli 2, comma1,dd) e 30 ,commi 4,5,6 :

perché sia idoneo ad avere efficacia esimente della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società ed associazioni anche prive di personalità di cui al Dlgs. 231/2001, deve essere adottato ed efficacemente attuato, assicurando un sistema aziendale per l adempimento di tutti gli obblighi giuridici relativi:

a)rispetto degli standard tecnico-strutturali di legge relativi a attrezzature, impianti, luoghi di lavoro, agenti fisici, chimici e biologici ; b)attività di valutazione dei rischi e di predisposizione delle misure di prevenzione e di protezione conseguenti; c)attività di natura organizzativa, quali emergenze,primo soccorso,gestione degli appalti,riunioni periodiche di sicurezza, consultazione degli R.L.S.; d)attività di sorveglianza sanitaria; e)attività di informazione e formazione dei lavoratori; f)attività di vigilanza su procedure di sicurezza; g)acquisizione di documentazioni o certificazioni obbligatorie per legge; h)verifiche periodiche dell applicazione e dell efficacia delle procedure adottate.


Rimedio previsto dal D.Lgs. 81/2008:

Il modello gestionale deve prevedere: •Idonei sistemi di registrazione dell avvenuta effettuazione delle attività dianzi elencate; •Un articolazione adeguata di funzioni che assicuri le competenze tecniche e i poteri necessari alla verifica ,valutazione e gestione del rischio,un sistema disciplinare per sanzionare il mancato rispetto delle misure; •Un idoneo sistema di controllo sull attuazione del modello, il riesame e l eventuale modifica. •In sede di prima applicazione i modelli definiti dalle linee guida UNI-INAIL (SGSL) del 28 settembre 2001 o da BS OHSAS 18001:2007, si presumono conformi ai requisiti di legge, ed altri modelli possono essere introdotti dalla Commissione consultiva permanente per la salute e la sicurezza del lavoro. •Nelle imprese sino a 50 lavoratori l adozione del modello rientra fra le attività finanziabili a mente dell art. 11 del Dlgs.81/2008.


Quali i rapporti fra Modello organizzativo e

l’organizzazione della sicurezza aziendale ?

•L Organismo di Vigilanza ODV dovrà avvalersi di tutte le risorse attivate per la gestione della sicurezza (RSPP, ASPP, Medico comp.te, RLS, addetti PPS e addetti AI, comprese le figure del Titolo IV nei cantieri t. e m.).

•Vi è indubbiamente una scelta possibile fra avvalersi di strutture per salute e sicurezza esistenti o istituire un nuovo organo ; secondo le Linee Guida l unica scelta non ammessa è di conferire il ruolo di ODV al R.S.P.P.

•Il collegamento fra SPP e ODV avviene mediante soddisfacimento degli obblighi di informazione all’ODV : ma va ricordato che l ODV non ha obblighi di controllo dell’attività, ma doveri di verifica della idoneità e sufficienza dei modelli organizzativi a prevenire i reati.


Benefica ricaduta dei modelli di organizzazione e gestione aziendale

La prima evidenza anche alla superficiale lettura dell’articolato, è quella rappresentata dall art. 30 che ha introdotto valenza dei modelli di organizzazione e di gestione al fine dell’efficacia esimente della responsabilità amministrativa per le persone giuridiche, le società e le associazioni anche prive di personalità giuridica di cui al dlgs. 8 giugno 2001, n. 231; immediata leggibilità che tuttavia propone l opportunità di approfondire l innovazione non soltanto in relazione all articolo in esame.


Esiste una concatenazione, così articolata:

•all art. 6 del dlgs 81/08, comma 8 lettera m), è prevista la competenza della Commissione consultiva permanente per la salute e la sicurezza sul lavoro, la quale dovrà indicare modelli di organizzazione e gestione aziendale ai fini di cui all art. 30 stesso decreto; •all art. 16 è disciplinata la delega di funzioni da parte del datore di lavoro ; •all art. 30 , l adozione dei modelli anzidetti, e la prima applicazione d essi sulla base di sistemi gestione presunti conformi ai requisiti richiesti ai modelli individuati nelle indicazioni delle Linee guida UNI-INAIL per S.G.S.L. 28 settembre 2001 e BRITISH STANDARD OHSAS 18001:2007, in attesa di ulteriori modelli emanati dalla Commissione permanente di cui al citato articolo 6; •all art. 300, la sostituzione, ai fini della disciplina della sicurezza e salute, del previgente art. 25 septies del Dlgs. 231/2001, con una nuova edizione dell art. 25 septies [ che rinvia all art. 55 , comma 2, del dlgs. 81/2008 nei conseguenti aspetti sanzionatori].


Correlazione e connessione fra FORMAZIONE e applicazione dei MODELLI DI GESTIONE (art.30 d.lgs. 81/2008)

• La pur corretta e completa redazione di un modello organizzativo e di gestione aziendale coerente ed adottato, non è da sola condizione sufficiente per il perseguimento della efficacia esimente della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni ancorché prive di personalità giuridica.

• L efficacia si ottiene abbinando all adozione , di cui sopra, l attuazione rigorosa e verificata del modello stesso.



• Ciò interessa , per gli aspetti connessi alla responsabilità amministrativa per delitti colposi prevista dall art. 25-septies del dlgs. 231/2001 ( nella lezione innovata dal c.d. testo unico), tutto ciò che riguarda la prevenzione e la salvaguardia della sicurezza e della salute sui luoghi di lavoro.

• Si tratta , per conferire al modello l efficacia attesa, di prevedere e garantire l effettivo rispetto delle procedure instaurate in azienda, e conseguentemente che tutti i soggetti coinvolti si rapportino al modello: è infatti inefficace ed inoperante un modello che, pur perfetto e teoricamente ineccepibile, non sia accompagnato da un azione sui soggetti per la sua assimilazione e dalla vigilanza sulla sua attuazione.



Va quindi posta nel massimo risalto l attività di formazione e l esercizio della costante vigilanza: il che non è, particolarmente in imprese discretamente dimensionate, un compito meramente datoriale o della dirigenza, essendo coinvolte, e appositamente collocate nell operativo a contatto con i lavoratori, le figure dei preposti.



Non è questa una soluzione geniale e al contempo di libera introduzione: l art. 19 del decreto 81/08 delineando dettagliatamente la (rivalutata) figura del preposto, ha cadenzato - in modo non eludibile - segnatamente nel capoverso a), le competenze del ruolo. Tuttavia le scelte pratiche di come conseguire gli effetti inquadrabili nei precetti normativi sono di spettanza datoriale e dell alta dirigenza aziendale, nel rispetto della determinazione degli assetti organizzativi e procedurali secondo principii di libertà di scelte correlata però a responsabilità anche penalmente sanzionate.



Dal che derivano due conseguente pratiche:

a)la necessità di strutturare l inserimento dei preposti con riferimento alla valutazione dei rischi e alla adozione di modelli di organizzazione;

b)la formazione specifica dei designati ai vari livelli ed ai vari compiti in guisa poter dar concretezza alla duplice valenza del ruolo, di guida e di vigilanza nei confronti dei lavoratori affidati.



Quanto sopra è opportuno che nasca insieme , o comunque vada riverificato, allorquando si abbia a decidere di instaurare il modello organizzativo: così l attivazione di una formazione di base con prospezione del campo della realtà operativa , non essendo adeguata una formazione del tutto teorica considerato il finale inserimento dei soggetti formati al ruolo nella realtà aziendale, dovrà essere non soddisfazione meramente formalistica di un precetto, bensì strumento attuativo coerente con il modello organizzativo adottato.


ORGANIGRAMMA AZIENDALE

Nel leggere il D.lgs.81/2008 ci imbattiamo (art.28 e art. 30) in due locuzioni organizzazione aziendale e modello di organizzazione , di cui è possibile intuire il significato, ma che esplicitamente non rimandano l una all altra. E solo un assonanza o vi è in realtà una vera collimazione ?



Siamo di fronte a due espressioni che forse per la prima volta nella dialettica della sicurezza aziendale vengono accostate, ma che, pur non ritenendo esaustivo e determinante il dire che sono buone vicine perché allocate ad un solo articolo di distanza, in realtà sottendono qualcosa cui obbiettivamente non siamo adusi.



Prendendo spunto dalla prima, e cioè dall impiego nell art. 28 , comma 2, lettera d), del riferimento ai

ruoli dell organizzazione aziendale… possiamo serenamente intendere che la norma si riferisca ad un organigramma di sicurezza dal quale e nel quale traspaiono e si evidenziano dei compiti o delle collocazioni funzionali di soggetti particolarmente selezionati e dotati di correlati poteri ( decisionali e attuativi), al fine , esposto in esordio di paragrafo, di individuare le procedure per l attuazione delle misure da realizzare; ruoli o posizioni individuabili in esclusiva per le pregresse valutate competenze ed esperienze.



La considerazione collaterale ci tranquillizza in ordine alla significazione attribuita alla prima delle locuzioni : non è forestiero rispetto al linguaggio della sicurezza il correlare usualmente attribuzioni e funzioni in relazione alla formazione e all esperienza operativa del soggetto prescelto.



Diverso è invece, e per certi versi più elaborato, l approccio al significato che nell art. 30 ricordato si intende attribuire ai modelli di organizzazione. Vi è infatti da dire che l espressione usata non è propria del linguaggio della sicurezza quanto piuttosto di quello della qualità, in quanto la novella legislativa , per assicurare efficacia e deterrenza alle proprie statuizioni, si è avvalsa di strumenti tratti da altre normative, istituite e mirate a fini sanzionatori per fattispecie diverse da quelle della tutela di salute e sicurezza sul lavoro.



In effetti la trasposizione della disciplina di cui al D.lgs. 231/2001 [ispirata alla responsabilità amministrativa delle imprese di fronte a taluni illeciti resi possibili dal malgoverno apicale] alla salvaguardia dei beni protetti dalla normativa di salute e sicurezza in azienda, ha portato con se alcuni degli strumenti propri della originaria finalizzazione, adattandoli, pur con le limitazioni e gli adattamenti coerenti, al campo, comunque non coincidente, della tutela generale dei lavoratori.



I modelli di organizzazione e di gestione di cui all art. 30 ,proprio perché importati dalla normativa antecedente ricordata, in realtà potrebbero con semplificazione essere considerati, come è lecito ritenere,

organigrammi 231 con ripartizione funzionale ai fini di verifica, valutazione e gestione del rischio, caratterizzati da vincoli di registrazione e di controllo ( tipici del sistema di gestione della qualità) sfocianti nel riesame da parte della direzione in caso di accidenti o di mutazioni nell attività e nell organizzazione produttiva.



Pertanto le pur diverse espressioni letterali apparenti nell art. 28 e nell art. 30, in realtà non sono divergenti o del tutto indipendenti. Il tenore della introduzione della organizzazione come garanzia di sicurezza, è il connotato caratterizzante il nuovo approccio, a valere tanto ai fini della formalizzazione del DVR quanto per predisporre una efficace esimente in presenza dei reati infortunistici colposi.


Considerazioni conclusive

• I modelli , pur istituiti per finalità diverse, possono essere ricondotti ad unicità.

• I modelli sono costruiti su principi comuni e tassativamente scanditi, però: 1. i comportamenti a prevenzione dei reati dolosi

possono essere adottati su base di codici di comportamento redatti dalle associazioni di categoria e comunicati al Min. della Giustizia.

2. I modelli per i reati colposi con inosservanza delle prescrizioni, in via finale, possono essere indicati unicamente dalla Commissione consultiva presso il Min. del Lavoro.


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