I segreti del successo del Brasile

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Francesca Chialà per "l'Imprenditore". Rassegna completa veDrò 2012 su www.vedro.it all'indirizzo http://bit.ly/rassegnaveDrò

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ATTUALITà

I l Brasile ha raggiunto un raro, tri-plice traguardo: crescita economi-ca (a differenza degli Stati Uniti e

dell’Europa), libertà politica (a dif-ferenza della Cina) e riduzione delle ineguaglianze (a differenza di quasi tutto il pianeta). Qual è il suo segreto?Il Brasile è la sesta economia al mon-do, subito dopo la Francia, ed è og-gi l’unica democrazia del pianeta in cui il Pil cresce incessantemente da trent’anni, le distanze sociali dimi-nuiscono, la qualità della vita miglio-ra, l’alternanza al potere è assicura-ta da regolari elezioni democratiche. È l’unico paese in cui, per otto an-ni, un presidente sociologo, Cardo-so, ha incrementato la ricchezza na-zionale e per altri otto un presidente minatore, Lula, l’ha ridistribuita se-condo equità. Il modello di sviluppo che il Brasile rappresenta è definito “di sviluppo con inclusione”, perché si propone una crescita economica stabile, ac-compagnata da politiche di redistri-buzione della ricchezza a vantaggio delle classi sociali più deboli. Tra il 2000 e il 2010 diciotto milioni di brasiliani sono passati dalla pover-tà delle favelas al proletariato; dodici milioni dal proletariato alla piccola borghesia; otto milioni dalla piccola alla media borghesia.

I segreti del successoDEL BRASILEdi Francesca Chialà, Consulente d’impresa

Il Brasile è in pace. Ha rinunciato alle armi nucleari. È un paese caoti-camente democratico, dove la stam-pa è libera. Ha un quarto delle terre arabili del mondo. E cinque anni fa sono stati scoperti al largo delle sue coste quelli che potrebbero essere tra i più grandi giacimenti petroliferi of-fshore del pianeta. I brasiliani sono in cima alle classi-fiche internazionali sull’ottimismo dei cittadini rispetto al futuro. Il pa-ese ha un bilancio in pareggio e un debito pubblico sotto controllo. Dal 2007 ha un debito estero netto ne-gativo e, al momento, è uno dei fi-nanziatori del Fmi.

La capacità di attrazione degli investi-menti esteri del Brasile è la più elevata dell’area: nel 2011 è stato il paese al mondo destinatario del maggior nu-mero di investimenti diretti in entra-ta (+38%, contro l’incremento medio nell’intera area Brics pari al +26%). I suoi molti difetti (scandalose disu-guaglianze socio-economiche, grave carenza di infrastrutture, criminalità diffusa, corruzione) sono compensati da almeno cinque punti fondamen-tali che descrivono il Brasile di do-mani – stabilizzazione della crescita economica nei prossimi cinque an-

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ni; bonus demografico; stabilità so-ciale e miglioramento della sicurezza; qualità della politica e della classe di-rigente; nuovo ruolo nello scacchie-re internazionale – individuati e ana-lizzati nel working group sul Brasile che coordino nel Think Tank veDrò. L’aspetto più rilevante del suo succes-so economico è che il Brasile lo ha ottenuto restando Brasile. Mentre il Giappone ha pagato un prezzo altis-simo in termini antropologici ame-ricanizzando la sua cultura; mentre la Russia ha ceduto alle lusinghe di un capitalismo squilibrato; il Brasile è cresciuto senza rinunziare alla sua latinità gioiosa, fatta di valori come l’allegria, l’estroversione, la tolleran-za, l’ottimismo, la sensualità, la ge-nerosità, valorizzando armonicamen-te pluralismo razziale e sincretismo culturale. Nella società brasiliana i rapporti so-ciali risultano particolarmente im-portanti. Il popolo brasiliano è ac-cogliente verso lo straniero, sia esso visitatore o emigrante intenzionato a rimanere. La lealtà, il rispetto degli amici sono valori presenti nei rappor-ti personali. E tutto ciò è trasferibi-le anche negli aspetti che riguarda-no la vita delle imprese. Le relazioni tra Italia e Brasile stan-no vivendo una fase di rilancio che poggia non solo sugli storici legami esistenti tra i due popoli, con 30 mi-lioni di brasiliani di origine italiana, e sulle loro naturali affinità culturali e linguistiche, ma anche su concreti interessi economici. L’Italia è il secondo fornitore mani-fatturiero del Brasile in Europa, do-po la Germania, ed è all’ottavo posto nella classifica dei partner commer-ciali del Brasile (Cina, Usa e Argen-tina sono i primi tre).

me, carne e minerali di ferro; si regi-stra anche la fornitura di aeromobili. Per penetrare con successo in questo mercato occorre rafforzare la presen-za in loco, attraverso partenariati con le imprese brasiliane. I limiti struttu-rali del sistema produttivo italiano, dovuti alla dimensione aziendale di molte imprese, se presenta vantag-gi nella qualità produttiva e nel mo-dello sociale, facilmente adattabile proprio al contesto latinoamericano, per altri versi costituisce un ostaco-lo per affrontare consistenti investi-menti esteri.Una grande opportunità per le im-prese italiane che vogliono investi-re in Brasile è l’aumento della classe media brasiliana, cresciuta del 49%. Dieci anni fa, circa quaranta milioni di persone facevano parte della classe media o lavoratrice: oggi sono cento-cinque milioni. Per non parlare degli ormai prossimi appuntamenti della Coppa del Mondo di Calcio del 2014 e delle Olimpiadi del 2016.

L’imprenditore settembre-ottobre 2012

Si calcola la presenza di circa 700 imprese italiane in Brasile, mentre si sconta la completa assenza del si-stema bancario italiano. I settori d’in-vestimento di maggior interesse sono quelli della meccanica, delle tecnolo-gie, del tessile, dei macchinari, delle energie rinnovabili, delle infrastrut-ture e dei trasporti, della nautica da diporto.Il manifatturiero è punto di contat-to molto importante tra la realtà im-prenditoriale brasiliana e quella italia-na: in Brasile ci sono circa 5 milioni e mezzo di pmi, in Italia, 4 milioni, e la nostra expertise è molto apprezzata. Il Brasile possiede la più diversifica-ta base industriale presente in Ame-rica Latina; è il maggiore produtto-re a livello globale di minerali ferrosi, caffè, succo d’arancio, zucchero, eta-nolo e rappresenta il secondo produt-tore di scarpe e il terzo di autovettu-re su scala mondiale.Le esportazioni italiane in Brasile si concentrano soprattutto nei settori della meccanica e dei prodotti tec-nologici, delle attrezzature legate al-la filiera agroindustriale, dell’alimen-tare e dell’imballaggio. Margini di penetrazione commerciale, non pie-namente sfruttati, ci sono anche nel comparto della tecnologia medica e ospedaliera; nel campo delle energie rinnovabili, delle infrastrutture, della logistica portuale e terrestre; nel set-tore dei prodotti del lusso del made in Italy ancora limitatamente presen-ti e indirizzati alla fascia di popola-zione medio-alta, in rapida espan-sione. Per tali beni, a parte le grandi griffe affermate internazionalmente, le nostre aziende soffrono le alte ta-riffe e il carattere ancora un po’ pro-tezionistico del mercato brasiliano. Le importazioni italiane dal Brasile sono per lo più di materie prime (so-prattutto caffé), semilavorati, pella-

Francesca Chialà

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SORGENIA

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MELIA