I RAGAZZI DELLE BETTELONI ALLA COMMEMORAZIONE ......commemorazione della Divisione di fanteria di...

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I RAGAZZI DELLE BETTELONI ALLA COMMEMORAZIONE DELLA DIVISIONE ACQUI Venerdì 20 settembre 2013 alle ore 9.45 noi alunni delle classi terze G ed H siamo andati alla commemorazione della Divisione di fanteria di montagna Acqui, che si è svolta sui Bastioni davanti alla scuola Betteloni, presso il monumento nazionale per i caduti di Corfù e Cefalonia. La commemorazione della Divisione Acqui è stata celebrata per ricordare il sacrificio di soldati e ufficiali che a Cefalonia e Corfù dopo l’8 settembre decisero di combattere contro i tedeschi, piuttosto che arrendersi a loro. L’eccidio della Divisione Acqui viene ricordato ogni anno dalle autorità civili, militari e religiose, dalle associazioni fondate in loro onore, dai cittadini, dagli studenti e soprattutto dai reduci della guerra.

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I RAGAZZI DELLE BETTELONI ALLA

COMMEMORAZIONE DELLA DIVISIONE ACQUI

Venerdì 20 settembre 2013 alle ore 9.45 noi alunni delle classi terze G ed H siamo andati alla

commemorazione della Divisione di fanteria di montagna Acqui, che si è svolta sui Bastioni davanti

alla scuola Betteloni, presso il monumento nazionale per i caduti di Corfù e Cefalonia.

La commemorazione della Divisione Acqui è stata celebrata per ricordare il sacrificio di soldati e

ufficiali che a Cefalonia e Corfù dopo l’8 settembre decisero di combattere contro i tedeschi,

piuttosto che arrendersi a loro. L’eccidio della Divisione Acqui viene ricordato ogni anno dalle

autorità civili, militari e religiose, dalle associazioni fondate in loro onore, dai cittadini, dagli

studenti e soprattutto dai reduci della guerra.

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Sul luogo dove si trova il monumento, per prima è entrata una banda militare, poi sono arrivati la

marina, i carabinieri, l’esercito, dopo il medagliere della Divisione Acqui e del Nastro Azzurro;

sono sfilate poi le bandiere, sorrette da alcuni reduci e militari, e alcuni gonfaloni tra i quali quello

di Verona; fra coloro che sfilavano c’era anche la nostra compagna che portava la bandiera italiana

della nostra scuola.

Per ultimi sono arrivati i gonfaloni decorati con la medaglia al valore militare e la divisione di

addestramento volontari Acqui (il 17° reggimento). Tra le autorità cittadine c’erano il sindaco

Flavio Tosi, la presidente dell’Associazione Divisione Acqui Graziella Bettini, il prefetto Perla

Stancari, il generale corpo d’armate (il più alto di grado, decorato con tre stelle d’argento) e la

sottosegretaria di Stato alla Difesa Roberta Pinotti. Dopo la parata c’è stata la Dopodiché, c’è stata

una breve messa in onore dei caduti e la rievocazione storica del vicepresidente nazionale Divisione

Acqui, il signor Claudio Toninel

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LA STORIA DELLA DIVISIONE ACQUI

La Divisione Acqui è stata formata dal 17° e dal 317° reggimento ed è giunta a Cefalonia nel 1942, comandata dal generale Gandin. I tedeschi erano pochi sull’isola e quando l’8 settembre 1943 Badoglio annunciò via radio l’armistizio, quattro giorni dopo i tedeschi liberarono Mussolini, mentre a Cefalonia intanto si faceva un accordo: i tedeschi non avrebbero mandato altre truppe per rinforzare il loro esercito e la Divisione Acqui non li avrebbe attaccati; ma i tedeschi ruppero l’accordo e mandarono due navi cariche di soldati. Un ufficiale allora, non dicendo niente ai suoi superiori, ordinò ai suoi soldati di cannoneggiare le navi. I tedeschi dissero loro che se avessero consegnato le armi li avrebbero rimpatriati in Italia (cosa che di sicuro non avrebbero fatto, come era accaduto nelle isole vicine) e se non si fossero arresi, nessuno sarebbe sopravissuto. La Divisione Acqui, invece, scelse di combattere e il giorno stesso il cielo si riempì di Stukas (gli aerei tedeschi). Gli italiani resistettero coraggiosamente per nove giorni, ma poi questo non fu più possibile perché finirono le munizioni. A Cefalonia durante quei nove giorni di guerra morirono circa duemila uomini e tra Cefalonia e Corfù circa seimila. I rimasti furono tutti prigionieri e caricati su delle navi che li avrebbero portati nei campi di concentramento; purtroppo in mare il sacrificio della Divisione Acqui si concluse poiché le navi andarono a finire su delle mine subacquee ed i sopravvissuti furono pochissimi. I tedeschi tornarono e spezzarono le linee di difesa italiane. Dopo il racconto del vicepresidente nazionale della Divisione Acqui, ci sono stati i discorsi del sindaco, del sottosegretario alla Difesa e della presidentessa dell’Associazione dei reduci e delle famiglie dei caduti. Quest’ultima ha detto una frase che ci ha colpito molto : “Dietro i nostri caduti, dietro i nostri reduci, ci siamo noi”, nel senso che, dopo di loro, dobbiamo essere noi giovani a ricordare, e tramandare alle future generazioni, ciò che queste persone hanno vissuto. C’è stato anche un altro intervento interessante: “Il vero coraggio è saper mantenere le proprie convinzioni, i propri ideali, anche nei momenti di estrema difficoltà”. Questo è proprio quello che hanno fatto i soldati italiani a Cefalonia: hanno combattuto per le loro idee e i loro valori.

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Tutti sono stati contenti della nostra presenza, perché anche i giovani possano ricordare. Infine alcuni ragazzi delle nostre classi hanno accompagnato i reduci presenti per il bacio di bandiera.

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La commemorazione si è conclusa con la parata dei soldati e dei gonfaloni. Tornati a scuola, ci siamo recati in Aula Magna, dove ci aspettava un reduce, il signor Severino Annoni, che ci avrebbe raccontato la sua storia.

LA STORIA DI SEVERINO ANNONI Severino quando partì per Corfù, non aveva ancora vent’anni, che compì proprio in quegli anni sull’isola. A Corfù, i soldati parlavano almeno tre lingue e in quasi tutte le case c’era un pianoforte; a Cefalonia, la popolazione era molto povera, e solamente gli abitanti della costa beneficiavano dei commerci nell’Adriatico. Severino fu mandato a Corfù come rinforzo. A Cefalonia non c’erano navi, così lui e il suo gruppo salirono su delle grandi botti coperte di fronde e raggiunsero in questo modo l’altra isola. Lui conosceva il greco ed era il jolly della sua compagnia. In una delle prime notti a Cefalonia, una nave carica di alpini venne affondata da un sottomarino tedesco. Per tutta la notte, si udirono le loro disperate che chiamavano la mamma. Severino ci ha sottolineato che “la mamma” è sempre l’unica persona che si chiama, nei momenti belli come in quelli peggiori. Il mattino seguente ritrovarono i loro corpi devastati dai pesci, sulla spiaggia. Sull’isola non c’era molto cibo e ben presto le riserve finirono. Così lui andò ad un mulino greco, prese del frumento e lo seminò; in poco tempo, riuscì a fare la prima mietitura e a ricavarne della farina per fare del pane. Da quel momento, l’esercito sopravvisse grazie a quel frumento. Un giorno, mentre era nei campi, si imbatté in un uomo. “Pensi di vincere questa guerra?” gli chiese lo sconosciuto. “Certo che sì.” rispose Severino, convinto.

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“Oh, no, non vincerete mai, voi italiani.” lo corresse l’altro. “Sono una spia” disse poi. “Lavoro per gli Alleati, che mi hanno mandato qui per controllare cosa fate voi soldati nelle Isola Ionie,. Lo sai cosa fanno i tuoi ufficiali quando prendono licenza in Spagna? Fanno accordi con inglesi ed americani. Se vuoi, puoi anche raccontare tutto questo al tuo comandante, non mi interessa. Non riuscirete mai a ritrovarmi.” Severino, sconvolto, era corso poi dal comandante e gli aveva riferito l’accaduto. “Non dire niente; è tutto vero, ma non devi farne parola.” gli intimò il suo superiore. Dopo l’8 settembre mano a mano che i tedeschi avanzavano sul territorio dell’isola, i nostri ex alleati facevano sempre più prigionieri italiani. Li obbligavano a portare zaini e armamenti pesanti e quando si accorgevano che i prigionieri erano stanchi, li facevano sedere a terra e sparavano loro un colpo di pistola in testa. Il giorno in cui i tedeschi arrivarono alle cisterne, dove i locali raccoglievano l’acqua piovana, vi gettarono morti, feriti e anche soldati vivi; diedero loro fuoco con la nafta e richiusero il coperchio. Per quattro giorni, quelle cisterne continuarono a sussultare, poi più nulla. Durante una missione notturna, lui e alcuni suoi compagni erano in una scuola. Accesero un fuoco e diedero alle fiamme i loro ricordi, le lettere delle loro famiglie, le fotografie; Severino ci ha detto che se un soldato brucia la foto della persona a cui tiene di più, non è più un soldato; non ha più coraggio, perché non gli è rimasto nessun motivo per lottare e combattere. A fine settembre, i tedeschi entrarono ad Argostoli, la capitale dell’isola.. Non ebbero molte difficoltà a catturare gli ufficiali italiani, che vennero mandati tutti alla Casetta Rossa, dove i tedeschi li avrebbero fucilati. A gruppi di quattro, li facevano allineare sull’orlo di un precipizio, nel quale i loro corpi sparivano, dopo aver sparato. Severino, invece, fu spedito al campo di prigionia che i tedeschi avevano in breve tempo costruito a Cefalonia. Con sé aveva un clarinetto e una macchina fotografica, che scambiò con due mele cotogne che un suo amico greco gli aveva portato. Non riuscì ad ottenere altro, ma il greco gli promise che lo avrebbe liberato. Alla fine, questo amico lo fece travestire da greco (i capelli scuri lo aiutarono a fingersi un uomo del posto) e i tedeschi, convinti si trattasse di un abitante dell’isola venuto a portare del cibo ai soldati italiani, lo lasciarono uscire. Dopo la tragedia di Cefalonia, fece parte di una compagnia di partigiani, e combatté insieme agli inglesi.

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LE NOSTRE RIFLESSIONI Sono stata felice di partecipare alla commemorazione per la Divisione Acqui perché mi è stata data l’occasione di conoscere una parte di storia di cui non sapevo quasi niente. É importante che anche noi giovani siamo consapevoli di quella che è stata la Storia del nostro Paese, per non ripetere gli errori che hanno portato a questa tragedia immane. Il racconto del reduce è stato commovente, soprattutto nelle parti in cui anche lui si è lasciato sfuggire qualche lacrima. SILVIA Questa esperienza è stata bellissima. Mi ha insegnato quanto è brutta la guerra e che a rimetterci sono sempre i soldati sul fronte. Mi sono reso conto che adesso che siamo in pace la vita è bella e tranquilla e che la vita un tempo era molto più difficile. ALESSANDRO M. Questa cerimonia mi ha fatto riflettere molto,soprattutto su come un essere umano possa compiere cose così spregevoli quali uccidere delle persone innocenti ed indifese. Inoltre ho riflettuto anche su quanto la guerra possa essere brutale e come la pace nel mondo sia così difficile da portare e mantenere. Questi fatti ci devono insegnare che la guerra è una sconfitta per tutti e che, quando si può , bisogna sempre evitarla. STEFANO Questa esperienza mi ha fatto capire che è un onore essere italiani e ricordare la divisione Acqui è stato molto commovente ed emozionante. Inoltre mi ha fatto comprendere che l'esercito italiano è stato coraggioso, rischiando la vita per tenere alto il valore italiano. Penso che da grande sarà difficile per me far qualcosa di così grande per l'Italia, ma sarebbe questo davvero un sogno. GIANLUCA Di tutta questa giornata la cosa che mi ha colpito di più è stato il racconto del signore al quale ho pensato molto e mi ha fatto capire quanto noi siamo fortunati. MATTIA Questa esperienza mi ha toccato molto. Avere l’opportunità di entrare in contatto con una realtà così lontana dalla nostra è stato davvero commovente e forte psicologicamente: inizi a ringraziare Dio per tutte le cose che ti ha dato, per l’epoca in cui sei nato, il paese in cui vivi, la fortuna che hai avuto a partecipare a quest’evento. La sensazione che ho provato è indescrivibile, ma per capire veramente bisogna viverla e noi per fortuna non siamo tra i poveri e innocenti ragazzi che, sessantotto anni fa, l’hanno vissuta. Guardando negli occhi quei reduci, vedevo la malinconia di chi ha perso i suoi amici morti in guerra e, nella loro testa, la ridondante domanda: “Perché non sono morto anch’io?” Io ho una mia idea sulla risposta a questa domanda: secondo me, loro sono ancora qua perché forse erano le persone più adatte a raccontare questi fatti: le più espansive, le più estroverse, forse anche le più bisognose di una vita vera, non fatta solo di dolore ma anche di felicità. ANDREA

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Alla commemorazione della divisione Acqui , ero seduta di fronte ad un reduce, così gli ho fatto alcune domande di interesse personale e, finché lui mi raccontava alcune vicende, io osservavo i suoi occhi lucidi e ascoltavo la sua voce tremante. Alcuni dei miei compagni di classe hanno accompagnato i reduci a baciare la bandiera italiana della Divisione Acqui e a me ha fatto tenerezza vedere dei ragazzini come noi sostenere degli anziani che non hanno di certo passato dei momenti facili. Inoltre una mia compagna di classe ha portato la bandiera italiana insieme ad altre persone. E’ stato un momento significativo vedere una ragazzina tenere la bandiera italiana che rappresenta il nostro Paese. In seguito c’è stato un momento in cui tutti i partecipanti hanno cantato l’Inno d’Italia Anche questo è stato un momento commovente, perché, finché cantavo, pensavo a quello che hanno passato queste persone e cantare l’Inno era un modo per comunicare a loro la mia riconoscenza. Alla fine abbiamo incontrato un reduce che ci ha raccontato alcuni dei momenti passati in guerra. Finché raccontava, si leggevano nei suoi occhi la paura passata e la rabbia nei confronti dei tedeschi. Credo sia importante tramandare alle generazioni future la drammaticità di questa esperienza per evitare che si ripeta di nuovo in futuro. CAMILLA È stata una bella e commovente esperienza partecipare a questa commemorazione grazie anche all'attività di preparazione messa in atto nei giorni precedenti. La "memoria" degli eventi più brutti insegna a non ripeterli e ricorda il coraggio e il sacrificio di coloro che in nome di alti valori hanno saputo opporsi ad essi. ANNA Sono molto orgogliosa di essere italiana, proprio come i componenti della divisione Acqui, che si sono fatti fucilare per difendere la patria, quindi anche “i miei antenati, la mia famiglia, me”. SARA Io non dimenticherò mai la data otto settembre 1943, non tanto per la seconda guerra mondiale, ma soprattutto per il reduce che è venuto a parlarci, perchè vivere il resto della vita, ricordando cose orribili come quelle, non è per niente facile. LEONARDO E' stato un momento indimenticabile che sono sicura che nessuno dei presenti dimenticherà mai. Questa esperienza mi ha fatto riflettere su come sono, sulla mia personalità e sull'importanza di aiutare sempre chi ne a bisogno. BLANCA Il giorno 20 settembre siamo andati ad Assistere alla commemorazione della divisione Acqui in generale è stata molto interessante e coinvolgente, perchè mi ha fatto riflettere su quante persone hanno perso la vita per il loro paese. Le parti che ho preferito sono state quando si è dovuto cantare l'inno nazionale d'Italia (che è stata anche la più commovente secondo me), quando sono entrati i medaglieri tra i quali c'era la mia compagna di classe; poi mi è piaciuto molto anche quando i miei amici che erano seduti nelle prime due file hanno accompagnato i reduci per il bacio della bandiera ed alcuni dei reduci si sono commossi. E' grazie a loro e ai soldati che si sono sacrificati se il nostro Paese è tornato libero. Mi auguro che queste guerre non accadano mai più, anche se ora in Egitto, in Siria e altri paesi del

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Medio-Oriente stanno già succedendo e altre persone sia civili che militari stanno perdendo la vita, compresi i nostri soldati Italiani in missione di pace. ELISA E’ stata un esperienza fantastica dove ho potuto conoscere e sentir parlare persone di cui non avevo mai sentito parlare. E’ stato commovente aver sentito un reduce parlare di tutto quel che ha passato a Cefalonia. Questa esperienza mi ha fatto soprattutto riflettere sul perché c'è la guerra e sul perché è così crudele. GIACOMO E’ stata un’esperienza molto interessante dal punto di vista storico, anche se la vicenda in sé è drammatica; personalmente sono rimasta assai impressionata da tutti quei morti e dalla crudeltà delle azioni dei soldati tedeschi. VITTORIA Il momento più' toccante è stato quando il signor Severino si è commosso, raccontando come si sentisse male lontano dalla propria famiglia. La cosa che mi è rimasta più impressa è stato quando il reduce ha pronunciato convinto una frase in lacrime: “Un soldato non può essere un soldato quando butta via tutti i suoi beni più preziosi e la fotografia della mamma”, come a dire che un soldato non è più tale quando si arrende. L'esperienza molto forte è servita perché noi ragazzi potessimo “vivere” tramite le esperienze raccontate dai sopravvissuti, la crudeltà della guerra, parola che fortunatamente non conosciamo se non dalle pagine dei libri di storia o dalle immagini proposte alla televisione e che ci sembra appartenere a mondi lontani. Sono fiera di quello che ha fatto l'esercito italiano, del suo sacrificio, per non essersi arreso né alleato, evitando di consegnare l'Italia in mano ai nemici tedeschi. MATILDE R. Mi ha fatto molta tristezza scoprire quali malignità può compiere un uomo ad un altro uomo. Questa esperienza ci deve essere di insegnamento: noi dobbiamo sempre ricordare questi avvenimenti, per evitare che si ripetano, per evitare di dimenticare che grande parola è “umanità”. Questa esperienza mi ha fatto riflettere molto e spero con tutto il cuore che non ci siano mai più commemorazioni a dei nuovi caduti, cosicché non si ripeta mai in futuro il grande sbaglio che fu la guerra. MATILDE B. Penso sia molto importante coinvolgere i giovani perché conoscano la storia e le testimonianze, che altrimenti andrebbero perdute. Storie di persone che hanno vissuto in tempi difficili e di stenti, che hanno combattuto e sono morte eroicamente. FEDERICO BI.

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E’ stata un’esperienza unica poter accompagnare i reduci della Divisione Acqui a baciare la bandiera e poter ascoltare come si sono salvati da quel terribile eccidio. EMMMA E’ stata un’esperienza speciale, che non dimenticherò, soprattutto quando ho accompagnato il reduce alla BANDIERA ALBJON E’ stata una esperienza fantastica e significativa che mi ha fatto capire che la vita è importante ed è grazie al alcune persone che adesso noi siamo qua a vivere in serenità e pace. NOEMI Ho capito quanto siamo fortunati a vivere in pace e a non doverci separare dalla propria famiglia per andare in guerra. ALESSANDRO Z.. Questa esperienza è stata per me molto significativa: venire a contatto con alcuni soldati, che hanno provato in prima persona la malvagità dell`uomo e l`assurdità della guerra, mi ha aiutato a capire che niente deve essere dimenticato affinchè non si ripeta. SOFIA La visita con il racconto di quello che purtroppo è successo alla Divisione Acqui dell'esercito italiano, è commuovente e fa riflettere su chi siamo e che obbiettivi dobbiamo avere; fa comprendere l'importanza di conoscere gli eventi passati per comprendere al meglio il presente. La Divisione Acqui si è valorizzata da sè con il suo silenzioso sacrificio, con semplice eroismo dimostrato in nome della Patria e della Libertà. Sono rimasta particolarmente colpita di come il sentimento patriottico, abbia spinto numerose persone alla resistenza e alla morte. Credo comunque che anche tutti provino qualche sentimento nei confronti della Terra in cui si è nati, ma forse ci si dimentica che la libertà ha un significato ampio, che porta con sè molti impegni e responsabilità per raggiungere gli ideali che ci si prefissa. BEATRICE