I QUADERNI anno 5 n. 4 (dicembre 2013)

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Diversità: quando la visione delle cose diventa linguaggio espressivo Una scelta consapevole I saggi in ogni tempo hanno affermato che ci si evolve attraverso il diverso da sé. Ma quanto è complesso mettere in atto questa disponibilità verso se stessi e questa apertura verso il prossimo? Una parola che evoca libertà e rispetto e, al contempo, un atteggiamento rischioso che facilmente provoca esclusione. Parliamo di diversità intesa come valore, qualcosa che, se consapevolmente gestito, dovrebbe permettere all’essere umano di esprimersi in quanto individuo portatore della propria unicità e alla comunità di arricchirsi attraverso l’apporto di visioni altrui. Uno degli ambiti in cui la diversità trova accoglienza e naturale espressione è proprio l’arte, dal momento che la creazione, comunque intesa, si avvale dell’apporto esclusivo che il soggetto infonde nell’opera. Eppure, se vogliamo guardare oltre la superficie delle definizioni che diamo per scontate, scorgiamo troppo spesso atteggiamenti, pensieri ed azioni che muovono in direzione contraria, creando premesse e terreno fertile a facili abusi anche in questo campo. Maturare una visione personale delle cose che diventa linguaggio espressivo richiede ricerca, pazienza e tenacia: un viaggio che passa attraverso la sintesi di molti fattori. Riconoscere l’espressione genuina della diversità altrui e saper accogliere una visione anche diversa dalla propria richiede altrettanta maturità, desiderio di conoscenza e libertà dalle pressioni esercitate dallo spirito del tempo: una conquista che passa attraverso la sintesi di molti fattori. Ecco che artista e pubblico sono entrambi chiamati ad una scelta consapevole, se intendono contribuire alla costruzione di un mondo dove la diversità venga accettata a fondamento di un’evoluzione sostenibile. Diversamente, continueremo ad assistere allo spettacolo doloroso da parte di chi l’arte la fruisce o la promuove - spesso restio ad accogliere forme che si discostano dal “trend” del momento - e all’abuso da parte di chi l’arte la crea - quando “diverso” diventa sinonimo di autoreferenziale o baluardo da piantare per marcare confini di insana estromissione. Assecondare la propria visione è la scelta consapevole intrapresa dagli artisti che presentiamo in questo numero. Buona lettura e Buon Inizio a tutti voi! (di Daniela Bestetti) pag. 1 I Quaderni - Editoriale GALLERY DICEMBRE 2013. GLI ARTISTI. LE CREAZIONI I Quaderni di Nuova Scena Antica RIVISTA ON LINE ARTE MUSICA PERFORMANCE I Quaderni di Nuova Scena Antica I Quaderni di Nuova Scena Antica nascono per raccogliere gli incontri significativi avvenuti nel panorama artistico e culturale contemporaneo nazionale ed internazionale. ANNO 5 N. 4 DICEMBRE 2013 RIVISTA TRIMESTRALE ARTE MUSICA PERFORMANCE Redazione Italia direttore responsabile SILVIO DA RU’ project & art director DANIELA BESTETTI Nuova Scena Antica 2013 Alcuni diritti riservati www.nuovascenaantica.it SOMMARIO Editoriale 1 Arte 2 Musica 4 Performance 6 I Quaderni nel mondo 7

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Diversità: quando la visione delle cose diventa linguaggio espressivo. EDITORIALE: Una scelta consapevole ARTE Sonia Biacchi MUSICA Mirko Cisillino PERFORMANCE Enzo Cosimi DALL'ESTERO Elena Diadianova e Pavel Suliandziga (Russia) e Teatro Base (Brasile)

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Page 1: I QUADERNI anno 5 n. 4 (dicembre 2013)

!Diversità: quando la visione delle cose diventa linguaggio espressivo Una scelta consapevole

I saggi in ogni tempo hanno affermato che ci si evolve attraverso il diverso da sé. Ma quanto è complesso mettere in atto questa disponibilità verso se stessi e questa apertura verso il prossimo?

Una parola che evoca libertà e rispetto e, al contempo, un atteggiamento r i sch ioso che faci lmente provoca esclusione. Parliamo di diversità intesa c o m e v a l o r e , q u a l c o s a c h e , s e consapevolmente gestito, dovrebbe permettere all’essere umano di esprimersi in quanto individuo portatore della propria unicità e alla comunità di arricchirsi attraverso l’apporto di visioni altrui.

Uno degli ambiti in cui la diversità trova accoglienza e naturale espressione è proprio l’arte, dal momento che la creazione, comunque intesa, si avvale dell’apporto esclusivo che il soggetto infonde nell’opera. Eppure, se vogliamo guardare oltre la superficie delle definizioni che diamo per scontate, scorgiamo troppo

spesso atteggiamenti, pensieri ed azioni che muovono in direzione contraria, creando premesse e terreno fertile a facili abusi anche in questo campo.

Maturare una visione personale delle cose che diventa linguaggio espressivo richiede ricerca, pazienza e tenacia: un viaggio che passa attraverso la sintesi di molti fattori. Riconoscere l’espressione genuina della diversità altrui e saper accogliere una visione anche diversa dalla propria richiede altrettanta maturità, desiderio di conoscenza e libertà dalle pressioni esercitate dallo spirito del tempo: una conquista che passa attraverso la sintesi di molti fattori. Ecco che artista e pubblico sono entrambi chiamati ad una scelta consapevole, se intendono contribuire alla costruzione di un mondo dove la diversità venga accettata a fondamento di un’evoluzione sostenibile. Diversamente, continueremo ad assistere allo spettacolo doloroso da parte di chi l’arte la fruisce o la promuove - spesso rest io ad accogl iere forme che s i

discostano dal “trend” del momento - e all’abuso da parte di chi l’arte la crea - quando “diverso” diventa sinonimo di autoreferenziale o baluardo da piantare p e r m a r c a r e c o n f i n i d i i n s a n a estromissione.

Assecondare la propria visione è la scelta consapevole intrapresa dagli artisti che presentiamo in questo numero. Buona lettura e Buon Inizio a tutti voi! !

(di Daniela Bestetti)

pag. 1I Quaderni - Editoriale

GALLERY DICEMBRE 2013. GLI ARTISTI. LE CREAZIONI

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RIVISTA ON LINE !!!!ARTE MUSICA PERFORMANCE

I Quaderni di Nuova Scena Antica I Quaderni di Nuova Scena Antica nascono per raccogliere gli incontri significativi avvenuti nel panorama artistico e culturale contemporaneo nazionale ed internazionale.

ANNO 5 N. 4 DICEMBRE 2013

RIVISTA TRIMESTRALE

ARTE MUSICA PERFORMANCE

Redazione Italia

direttore responsabile SILVIO DA RU’ project & art director DANIELA BESTETTI

Nuova Scena Antica 2013 Alcuni diritti riservati

www.nuovascenaantica.it

SOMMARIO Editoriale 1

Arte 2

Musica 4

Performance 6

I Quaderni nel mondo 7

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Sonia Biacchi (costumista-coreografa) Un’arte particolare, che richiede ingegno e maestria, grandi doti immaginative e

capacità realizzativa al contempo, e che in rari casi va ben oltre i confini della mera decoratività. Parliamo dell’arte del costume e di una professionista speciale, le cui creazioni possono a buon diritto definirsi “architetture per i corpi”. E’ Sonia Biacchi, che a Venezia vive e lavora presso il Centro Teatrale di Ricerca che ha fondato nel 1983.

Come nasce un costume? Forme, struttura, tessuti, materiali e colori come si scelgono e si combinano nella tua mente per diventare opera vivente? SB: Dopo molti anni di ricerca, di apprendistato artigianale e di attenzione alle forme che si presentano in natura e nell’arte i miei costumi oggi nascono più dal “fare” che dalla mia mente. E’ dalla sperimentazione delle infinite possibilità combinatorie di forme da me precostituite, in bianco e nero o colorate, che nasce “dal vivo” il costume. Potrebbe sembrare un processo casuale ma è in questa operazione - della quale non mi è dato stabilire i tempi, che entra in gioco tutta la mia sensibilità al servizio di forze inconsce, in un forte stato di tensione e insofferenza e in una condizione di sospensione della razionalità - che trovo quelle forme che “mi soddisfano” e che placano la mia ansia di ricerca che defluisce all’improvviso in un appagamento poetico ed etico. Per essere meno astratta, dirò che le forme precostituite sono da me elaborate sulla base di un progetto appena abbozzato mentalmente. Intelaio vele da surf di vari colori con stecche di balena per ottenere pezzi di tessuto con “memoria di forma”, plissetto tessuti da vela rigidi, taglio forme nella pelle, costruisco materiali in carta pesta… Oggi lavoro su progetti che definirei de-costruttivisti: strutture sempre più vicine alle forme organiche. La nuova bellezza è estremamente instabile ed ambigua, fatta di dislivelli, di contrasti di contorsioni figurative, di volumi ripiegati su se stessi, in parallelo con l’essenza drammatica della vita. Ieri mi acquietavo costruendo forme di impostazione geometrica e di area minimalista dalle linee e dai volumi essenziali, dai colori neutri, costituiti da materiali dalle forme semplici. I tempi cambiano e noi con essi. Una volta cercavo sicurezze, oggi assecondo il caos, convinta che l’essenza della spiritualità stia nel suo brancolare.

Che rapporto s’instaura tra i tuoi costumi e lo spazio scenico, in particolare la luce? SB: Concepisco lo spettacolo come il risultato di un lavoro di astrazione mirato a ricreare una rete di nudi segni. Tutti gli elementi scenici (costumi compresi) e tecnici che lo compongono, indagati nella loro interazione, partecipano a pari merito alla sua elaborazione. Si tratta di ottenere una struttura rigorosamente musicale, nella quale le varie discipline si fondono in una totalità architettonica e in una calcolata commisurazione delle parti per una “narrazione che non poggia sui codici della razionalità, ma che fa riferimento ad una dimensione più onirica che logica, rivolta direttamente all’inconscio dello spettatore. Considero la luce materia tridimensionale con peso e volume propri. Dovendo individuare attraverso il filtro del tempo le principali linee giuda e le scoperte acquisite nel fare teatro direi che esse riguardano i rapporti tra drammaturgia e tecnica. In particolare tra drammaturgia e tecniche sceniche: si tratta di fare teatro in assenza di un testo, nella consapevolezza che la scena, la luce, il suono e le forme hanno un’autonoma capacità di costruzione drammaturgia ed è possibile organizzarli e relazionarli in termini propriamente teatrali; le tecniche legate a quelle sfere espressive influiscono sulla poetica e struttura del pezzo.

(l’intervista prosegue alla pagina seguente)

pag. 2I Quaderni - Arte

ARTE

ZOOM ON SONIA

1. Il tuo maggior pregio L’onestà, anche intellettuale.

2. Il tuo peggior difetto Non lo conosco, se lo conoscessi me ne libererei.

3. Progetti per il futuro Dare al C.T.R. (Centro Teatrale di Ricerca) una maggiore visibilità, proseguire i corsi di didattica teatrale, mantenendo al t i i profil i degl i insegnanti. Dare risposte alle richieste qualificate di mostre dei costumi da me progettati, distribuire gli spettacoli del C.T.R. richiesti dal Plart di Napoli, d a l l ’ A m b a s c i a t a d i I s t a n b u l , dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Roma mentre attendo r isposta dal Teatro Candiani di Venezia. !

In alto e in basso foto di Akiko Miyake

foto di Kristine Thiemann

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!!E in che rapporto si pongono i costumi con il corpo e il movimento dell’attore/danzatore? SB: Danzatore+costume è un’entità specifica. Si tratta della capacità del danzatore di trasformare la sua identità in un processo di immedesimazione totale del corpo “altro” con la struttura di cui avverte il peso specifico.

Questo numero è dedicato alla diversità: che ruolo gioca questo valore nella vita e nell’opera di Sonia Biacchi? SB: Oggi non mi sento diversa dagli altri, sono gli altri che mi fanno notare che mi sentono diversa. Questa mia condizione è il risultato di tutto un percorso che ho fatto durante il lungo tragitto della mia vita. Per molto tempo mi sono sentita disorientata ed inadeguata alle richieste di “presenza” che venivano poste essenzialmente da me e dagli altri. Ho imparato a riconoscermi, ad essere là dove non mi sento a disagio, a non affrontare prove per le quali non sono adeguata ed ad assecondare con forza e con stupore il flusso della vita.

Grazie, Sonia. (intervista a Sonia Biacchi del 27.12.2013)

pag. 3I Quaderni - Arte

ZOOM ON SONIA Bio in sintesi di Sonia Biacchi Coreografa-costumista, produce molti spettacoli di teatro danza in Italia e all'estero con nomi quali Gheorghe Iancu, Paolo Koss, Atsushi Takenouchi. Conduce la sua ricerca sull’arte contemporanea nelle varie forme in cui essa si esprime. Dal 1973 al 1982 dirige il Gruppo di Animazione Insieme, composto da assistenti s o c i a l i , danza t o r i , mu s i c i s t i , pedagoghi, insegnanti. Memorabile rimane l’allestimento del Parco della fantasia nella sede del Palazzo Savorgnan Manfrin a Cannareggio (Venezia, 1973). Nel 1983 fonda a Venezia il CTR (Centro Teatrale di Ricerca), che si contraddistingue come “teatro d'immagine o di figura” e ha come scopo la formazione nel campo del teatro, la produzione e la dis tr ibuzione di spet tacol i . La creazione di una realtà poetica immaginifica e stupefacente che non utilizzi la parola ma che si origini dalle forme in movimento sulla scena sincronizzate con il ritmo musicale, temporale e il corpo in movimento dei d a n z a t o r i è d a s e m p r e l a ca ra t t e r i s t i ca d i t u t t e l e s ue produzioni. Con i suoi costumi Sonia produce spettacoli, rappresentati in diverse città europee, quali Venezia, To r i n o , N a p o l i , Wo l f s b u r g , Stoccarda, Vienna, Lione, Monaco. Le sue opere sono esposte in mostre monografiche a Napoli, Ercolano, Monaco, Valencia, Buenos Aires. A chi le chiede quali forme artistiche e quali maestri abbiano influenzato il suo percorso, r isponde:“Oskar Schlemmer, Alberto Viani, Alexander Calder, Santiago Calatrava, la cultura orientale nelle sue varie espressioni… ma è così complesso e misterioso il processo attraverso cui si acquisisce un proprio stile che penso non sia possibile rispondere. Se si continua a tenere accesa la propria attenzione verso gli stimoli che costantemente sono sotto i nostri occhi, la formazione non ha mai fine e le sue radici non sono districabili.” !www.ctrteatro.com ! !!

C.T.R. Centro Teatrale di Ricerca Ex convento dei SS. Cosma e Damiano

Giudecca, 621 30133 Venezia

foto di Akiko Miyake

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Mirko Cisilino (trombettista, band leader) La curiosità e la padronanza di generi musicali molto diversi tra loro non è un

atteggiamento comune a tutti i musicisti di professione. L’apparente facilità con cui alcuni si muovono in repertori e organici differenti, mantenendo intatto il grado di coinvolgimento e dedizione, è una caratteristica ancor più rara. E’ il caso di Mirko Cisilino, giovane trombettista friulano già band leader in svariati contesti, che coniuga musicalità e duttilità ad un’energia indiscutibilmente contagiosa.

Come nasci come musicista e come si è evoluto negli anni il tuo rapporto con questo linguaggio? MC: Ho cominciato a suonare a undici anni alle scuole medie, grazie al M° Fabrizio Fontanot. All'inizio desideravo suonare la batteria, ma, essendo già occupati i posti in Conservatorio, scelsi la tromba, o meglio fu lei a scegliere me. Vedendo il mio grande interesse per l'arrangiamento e la composizione, Fabrizio mi diede dei primi testi su cui cominciare a studiare anche queste discipline. Questo mi spinse poi ad avvicinarmi anche al pianoforte, utile nella scrittura e nella composizione. La miscellanea di queste tre cose ha influenzato negli anni il mio apporto alle band con cui suonavo e alla musica che scrivevo.

Quali sono le principali influenze, musicali e non, che ti hanno formato, ispirato e fatto crescere? MC: La prima cosa che ascoltai, anche se inconsciamente, fu La Sagra della Primavera di Igor Stravinskij nel lungometraggio Fantasia della Disney. Negli anni dell'asilo le suore ci facevano suonare la melodica (una tastierina a fiato) tutti insieme in una piccola orchestrina. Questi due forti input mi hanno spinto negli anni successivi all'ascolto delle orchestre, soprattutto jazz, per esempio Thad Jones, Count Basie, Duke Ellington. Il jazz è stato nella musica la mia principale influenza dai tredici anni in poi: Eric Dolphy, Booker Little, Lee Morgan, Woody Shaw, Louis Armstrong, Charles Mingus. Tuttavia alle medie ascoltavo pop italiano e americano, che sicuramente hanno creato un background di ascolto che mi ha permesso poi di affrontare anche quel genere. Gli ultimi dieci anni si sono aperti alla musica popolare, il funk, la psichedelica, la musica improvvisata, l’elettronica. !!!!

(l’intervista prosegue

alla pagina seguente)

pag. 4I Quaderni - Musica

MUSICA

ZOOM ON MIRKO

1. Il tuo maggior pregio Sicuramente l'adattabilità e la capacità di riuscire ad entrare velocemente dentro le cose.

2. Il tuo peggior difetto Tendo ad essere testardo e ad innervosirmi se qualcuno intorno a me si lamenta senza essere costruttivo.

3. Progetti per il futuro Al momento suono con Malkuth 5et - quintetto composto da Filippo Orefice al sax, Filippo Vignato al trombone, Alessandro Turchet al contrabbasso e Alessandro Mansutti alla batteria - con cui siamo tornati da poco da una tournee di otto concerti in Russia (Krasnodar, Rostov e Mosca) e con cui continuerò a lavorare nell'anno a venire. Insieme ad Aida Talliente metto in scena Miniere, spettacolo di teatro civile sull'occupazione del '91 della miniera di Cave del Predil (UD). Suono sempre più con musicisti di base a Bologna, dove mi sto trasferendo. Viaggiare! !!

Sopra Mirko Cisilino

foto di Maurizio Ceolin !!!!!!!In alto

foto di Luca d’Agostino / Phocus Agency 2013

Page 5: I QUADERNI anno 5 n. 4 (dicembre 2013)

Cercando di non crearmi pregiudizi verso le persone, allo stesso modo non lo faccio verso la musica, per cui se una cosa mi colpisce, poco mi preoccupo del genere e mi ci butto a capo fitto. Negli ultimi cinque anni ho cominciato a leggere molto; la lettura e i viaggi sono diventati fonte di idee per la musica e per la mia crescita. Fabrizio Fontanot mi diceva sempre: “Prima del musicista c'e' la persona”. Questa frase mi ha molto influenzato nella crescita umana e musicale. Nell'ultimo anno, infine, mi sto riavvicinando all'ascolto della musica classica, soprattutto Bartok, Dalla Piccola e Stravinskij.

Che cosa chiedi a te stesso e agli altri musicisti durante un’esibizione dal vivo? MC: Presenza.

Questo numero è dedicato alla diversità: che cosa rappresenta questo valore per Mirko nella vita e nell’arte? MC: Siamo tutti diversi. Come ricerchiamo il nostro modo di vivere e di pensare, così ricerchiamo la nostra voce nella musica. Così è per me. La diversità finora mi ha sempre arricchito, portandomi curiosità e voglia di scoprire. All'interno di una comunità aiuta a mantenere gli equilibri e a farla funzionare, così all'interno di una band o di un’orchestra.

Grazie, Mirko. !(intervista a Mirko Cisilino del 17.12.2013)

pag. 5I Quaderni - Musica

ZOOM ON MIRKO Bio in sintesi di Mirko Cisilino Inizia a studiare la tromba a undici anni sotto la guida del prof. Fabrizio Fontanot. Studia quattro anni musica classica con il prof. Marco Tampieri e u n a n n o o r c h e s t r a z i o n e e strumentazione per orchestra a fiati con il prof. Lorenzo Dalla Fonte al Conservatorio Tomadini di Udine, un anno con il prof. Lee Harper al Conservatorio di Klagenfurt - sezione Jazz - e cinque mesi al Conservatorium van Amsterdam - sezione Jazz. Negli ultimi anni collabora con i principali musicisti e big band del Friuli Venezia Giulia, quali Jazz Orchestra Città di Udine (diretta da Nevio Zaninotto), Orchestra Jazz del Friuli Venezia Giulia (diretta da Glauco Venier, con il quale incide un album nel 2005 tribute a Frank Zappa) e Abbey Town Jazz Orchestra (diretta da Kyle Gregory, con il quale studia dal 2005). Come membro dell’International Gang di Tomi Purich accompagna per quattro anni la cantante americana Gwen Hughes nei tour in Slovenia. Nel 2005 entra a far parte del Quartetto di Bruno Cesselli. Partecipa a numerosi festival: Last Minute Jazz Festival, Autunno Notes, Udin & Jazz, Veneto Jazz, Padova Jazz Festival, Atina Jazz, Musiche sulle Bocche Jazz Festival, Summer Jamboree, Rototom Sunsplash, Jef f Festival, B Jazz Festival, Baladoor Jazz Festival, Jazz Polcenigo, Vicenza Jazz, Secret Garden Festival. E’ stato membro delle band Fearless Five e Vertical Invaders del batterista U.T. Gandhi (con cui incide nel 2008 l'album Travellers) e Collettive White (I Premio al Concorso I n t e r n a z i o n a l e d i J a z z d e l Conservatorio Santa Cecilia di Roma 2011). Ora membro e arrangiatore della Abbey Town Jazz Orchestra di Sesto al Reghena (PN), fa parte della Red Devils Orchestra diretta da Claudio Cojaniz. Nel 2012 collabora con l'attrice Aida Talliente per le musiche di scena dello spettacolo Miniere. Nel 2013 con il gruppo Jarbesuns (capitanato dal pianista Mauro Costantini) par tecipa al festival/concorso Premio Andrea Parodi a Cagliari e con Malkuth 5et suona in tournee in Russia.

https://www.facebook.com/mirko.cisilino !http://www.youtube.com/watch?v=V8PKLGS9h30 !http://www.youtube.com/watch?v=wOkApt3adco

Page 6: I QUADERNI anno 5 n. 4 (dicembre 2013)

Enzo Cosimi (coreografo regista, danzatore) “Se potessi osare, cosa faresti?”. E’ una provocazione che ben si addice ad Enzo

Cosimi, coreografo romano, con un esordio da enfant terrible della danza contemporanea alle spalle. Visività di grande impatto, un linguaggio ricco che digerisce suggestioni provenienti da altre arti, una fisicità prorompente, quasi sfacciata, sono gli elementi distintivi delle sue creazioni.

Come si è evoluto negli anni il tuo personale linguaggio coreografico? Da dove sei partito e cosa ti interessa esprimere oggi? EC: Sono partito nel 1982 con Calore, uno spettacolo per non danzatori, dove era fondamentale creare una scrittura di danza. Oggi non mi pongo il problema se ho a che fare con non danzatori o con interpreti di tecnica eccelsa, del calibro di Roberto Bolle (con cui ho lavorato per la Cerimonia d’Inaugurazione delle Olimpiadi Invernali di Torino). Quello che è importante per me, prima come adesso, è comunicare uno stato mentale. Lavoro con tutti i materiali umani che seleziono e con cui interagisco. Oggi mi interessa un rapporto dialettico con l’interprete, cercare di entrare nel suo universo.

Cosa chiedi ai danzatori e ai collaboratori della tua compagnia? EC: Chiedo personalità, tensione e immersione totale nello stato mentale del lavoro che si va creando. Senza questa adesione allo stato mentale del pezzo, il mio lavoro è inesistente.

Che cosa ti cattura in un tema, un luogo o un personaggio storico tanto da dedicargli un lavoro coreografico? EC: Spesso nella creazione sono catturato da cose apparentemente piccole, insignificanti, che nella mia mente, con il tempo, si amplificano, prendono corpo, diventano paesaggi astratti e visionari. Questa fase è il punto di partenza per potermi mettere concretamente a lavorare con gli interpreti. Richiedo al pubblico di immergersi, di essere spettatore attivo e di crearsi il suo spettacolo. Io dono semplicemente delle impalcature su cui la loro mente può viaggiare.

Credi nella diversità come valore e come elemento creativo di un progetto artistico? EC: La diversità è un elemento fondante, che mette in moto percezioni inedite e ignote. Senza diversità, non c’è vita.

Grazie, Enzo.  (intervista ad Ezio Cosimi del 25.09.2013)

pag. 6I Quaderni - Performance

PERFORMANCE

ZOOM ON ENZO 1. Il tuo maggior pregio L’ossessione.

2. Il tuo peggior difetto L’ossessione.

3. Progetti per il futuro Tanti, di natura diversa. Intanto porterò in tournée il mio primo spettacolo Calore e il mio ultimo Welcome to my world. Inoltre, sono in cantiere delle nuove creazioni, ma non amo mai parlarne prima dell’inizio dei lavori.

Bio in sintesi di Enzo Cosimi Coreografo regista tra i più autorevoli della scena contemporanea italiana. Ospite del Teatro Alla Scala di Milano e del Teatro Comunale di Firenze, firma nel tempo produzioni per il Teatro Comunale di Ferrara, La Biennale di Venezia, RED Reggio Emilia danza, Teatro Ponchielli di Cremona, Auditorium – Parco della Musica di Roma, Festival RomaEuropa, Museo di Arte contemporanea Arken di Copenaghen e altre importanti realtà culturali italiane e internazionali. Collabora con personaggi d’eccezione quali Miuccia Prada, Luigi Veronesi, Richie Hawtin, Giorgio Cattani, Aldo Tilocca, Louis Bacalov, Aldo Busi, Luca Spagnoletti, Daniela Dal Cin, Robert Lippok e Fabrizio Plessi, con il quale crea Sciame, primo lavoro di video danza italiano. Nel 2006 firma la regia e la coreografia della Cerimonia di apertura dei XX Giochi Olimpici Invernali di Torino, protagonista l’étoile Roberto Bolle e 250 interpreti. Nel 2009 crea le coreografie per il film Lo Spazio Bianco, regia di Francesca Comencini (66a Mostra del Cinema di Venezia). Con la sua Compagnia crea nel tempo più di 30 produzioni, rappresentate negli anni nei maggiori Teatri e Festival italiani, e portate in tournée in Francia, Germania, Inghilterra, Spagna, ex Yugoslavia, Austria, Svizzera, Grecia, Danimarca, Stati Uniti, Perù, Australia, India. Nel 2012 riallestisce Calore, primo lavoro del 1982 all’interno del Progetto RIC.CI. Reconstruction of Italian Contemporary Choreography ‘80-‘90 a cura di Marinella Guatterini; crea una c o r e o g r a f i a p e r g l i s t u d e n t i dell’Accademia Nazionale di Danza e della Scuola Paolo Grassi di Milano; debutta con la nuova creazione Welcome to my world, riflessione sulla drammaticità del rapporto Uomo-Natura.

www.enzocosimi.com

Nelle foto sopra e sotto, momenti degli spettacoli “Welcome to my world” e “Calore”.

Page 7: I QUADERNI anno 5 n. 4 (dicembre 2013)

Ed ora la parola ai nostri portavoce dall’estero per scoprire cosa succede nel resto del mondo.

pag. 7I Quaderni nel Mondo

I Quaderni nel mondo (ES) Daniela De Marchi

I l c o n c e t t o d i diversità ha avuto s t o r i c a m e n t e accezioni opposte: se in passato poteva con iugar s i come a l t e r n a t i v a a l l a t r a d i z i o n e e

all'ordine prestabilito, oggi “diverso” è sinonimo di sorprendente ed individuale. Viviamo in un mondo barocco, che vuole essere stupito a tutti i costi. La nostra società globalizzata è profondamente malata di protagonismo (basta dare un'occhiata ai milioni di profili in Facebook) e l'arte moderna non fa che rifletterne le velleità. Per l'artista contemporaneo dovrebbe t r a t t a r s i d i q u a l c o s a i n p i ù dell'enfatizzazione nevrotica del proprio ego. Non abbiamo bisogno di divi, ma di qualcuno che, libero d a l l a n e v r o s i d e l l a p r o p r i a immagine, manifesti la propria o r ig ina l i tà per v ia ind i re t ta , p r i v i l e g i a n d o i l m e s s a g g i o universale alla mostra di sé per il solo gusto di apparire.

www.danielademarchi.es

(BR) Sergio Nunes Melo Nel Novecento gli a r t i s t i de l teat ro acquistarono una c o n s a p e v o l e z z a trans-storica di se stessi, per cui nuove forme cominciarono a s o r g e r e i n

contrapposizione voluta a ciò che non aveva più vigore, cioè, che non comunicava più. Anche se ciò che Peter Brook chiama “teatro mortale” non è mai scomparso, oggi lo spirito di sperimentazione è decisamente vivo. Dal mio punto di vista un evento teatrale che pulsa di vita è sempre preferibile ad un lavoro magari curatissimo, che neppure tenta di riconfigurare la tradizione. Perciò, quando vedo ad esempio Laís Machado mettere in scena il suo aborto spontaneo, sento che la massima artaudiana di “cagare sangue dall’ombelico” si può ancora concretizzare. Buon Inizio a tutti voi!

In questo numero Daniela ha scelto per noi

ELENA DIADIANOVA, mezzosoprano y PAVEL SULYANDZIGA, tenor. En ocasión del centenario del composidor inglés Benjamin Britten, el junio pasado en el Teatre Alegria de Terrassa (Catalunya) ha sido puesta en escena la ópera The turn of the screw, a la cual han participado cantantes de España y de Rusia, confirmando así la

colaboración entre la Esmuc (Escola Superior de Música de Catalunya) de Barcelona y la Gnesin Academy of Music de Moscú.

Qué diferencias hay entre la ópera rusa y la tradición italiana/europea?  ED: En ambos casos estamos hablando de arte y de sentimientos. Quizá, en la ópera rusa las emociones no son tan explícitas como en la ópera italiana.

Qué características tiene que tener un cantante lírico hoy en día?  PS: Un cantante lírico necesita ante todo una gran capacidad de trabajo. Una buena imagen, cualidades naturales, humildad y capacidad de trabajo pueden ser una buena combinación.

Como ves el futuro de la ópera? ED: La música clásica es eterna. La ópera es parte de nuestra cultura y siempre estará con nosotros a pesar de cualquier dificultad.

Qué repertorio captura más la atención del público moderno? PS: Cualquier repertorio bien interpretado puede cautivar a cualquier tipo de público!

Дядянова Eлена (Elena Diadianova) https://www.facebook.com/profile.php?id=100000817921055 Суляндзига Павел (Pavel Sulyandziga) https://www.facebook.com/pavel.sulyandziga.5?fref=ts

In questo numero Sergio ha scelto per noi

Teatro Base. OROBORO. Oroboro is Teatro Base’s second devising piece. Directed by Diego Pinheiro, it is indeed experimental in its search for the boundaries of theatricality and performativity. Definitely inspired by São Paulo’s Hiato, Oroboro departs from the model in that it sets out to bracket off

any fictional component from the resulting idiom; five independent monologues dramatize the performers’ bios. For example, Laís Machado started her piece with the distribution of a pearl-s i z e d b a l l t o e a c h audience member and to ld the s to ry o f an unasked-for abortion she had a few months ago. This reenactment of the actress’ grief was, in her own words, a kind of mourning ritual so that she c a n m o v e o n . Ye t , cont radictor i ly , she’s been reminding herself of this event by regularly sharing it with whoever enters the house they’ve been using to perform. The joint venture inescapably evokes Artaud’s maxim that “it would be necessary to shit blood from the navel so as to communicate what I want.”

Here is a link to the company’s blog, where you can see a teaser of the five monologues:

http://oteatrobase.blogspot.com.br/

In the picture Laís Machado’s Oroboro. Photo Caio Fernandes.

Page 8: I QUADERNI anno 5 n. 4 (dicembre 2013)

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pag. 8I Quaderni di Nuova Scena Antica

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RIVISTA TRIMESTRALE ANNO 5 N. 4 - DICEMBRE 2013 !IN QUESTO NUMERO Hanno collaborato: Daniela De Marchi (ES), Sergio Nunes Melo (BR) !Desideriamo ringraziare: Sonia Biacchi Mirko Cisilino Enzo Cosimi !ARTE MUSICA PERFORMANCE

!Il prossimo appuntamento è per marzo 2014

con un nuovo numero de I QUADERNI. Felice Anno Nuovo a tutti voi!