I QUADERNI anno 5 n. 3 (settembre 2012)

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Miti, radici, identità: evoluzioni della Voce che attraversa i millenni Cantami, o Musa... Perché dovremmo disturbare una Musa nel III millennio per aiutarci a scoprire questioni che affondano le radici in un passato così dimenticato da sembrare inesistente? Se l’era tecnologica ci insegna che non è mai stato così semplice entrare in contatto e condividere, c’è da chiedersi come mai l’uomo moderno si sente così solo, separato, alienato, diviso. Per coloro ai quali ciò di cui ci si nutre (in senso evidentemente metaforico…) è un fatto di primo piano poiché ne va della nostra salute mentale e fisica, la possibilità di interpellare qualcuno o qualcosa che “la sappia lunga” per così dire, non è in fondo un atteggiamento privo di una certa saggezza. Oggi come in passato l’uomo cerca risposte, cerca di dare un senso al suo esserci, cerca alleati e sostegno per costruire e creare ciò di cui ha bisogno o che gli sta a cuore. Per ragioni diverse, non è detto che egli si trovi necessariamente a proprio agio nel proprio tempo o che gli basti seguirne ciecamente i diktat per trovare il proprio posto nel mondo. Allora accade di inciampare in quella che io chiamo “la Voce che attraversa i millenni”. Ma di che cosa si tratta? E di cosa parla questa Voce? La Voce non dice, non tace, ma accenna…”: è il suo modo di esserci in ogni tempo, di ispirare gli uomini nei loro compiti piccoli e grandi. Ognuno a modo proprio e ciascuno coerentemente alle proprie risorse ed aspirazioni. Per qualcuno potrebbe trattarsi di abbandonare la strada maestra che cerca consenso a tutti i costi; per altri di portare avanti una tradizione piena di senso, minacciata di estinzione; per altri ancora di soffiare nelle espressioni del contemporaneo un fuoco tutto personale. Qualsiasi forma prenda, la Voce non chiederà mai l’annientamento dell’anima di chi l’ascolta, suggerendo semmai gli strumenti per operare il cambiamento necessario dentro e fuori per seguirla. Parla attraverso i miti, le bellezze della natura, le opere che tramandano conoscenza, e da lì sprona ciascuno a cercare la propria identità, a piantare radici nella terra che si è scelto di coltivare con dedizione. Quando ci riesce, finisce per cantare… Per vie diverse, è anche la tensione che anima gli artisti che presentiamo in questo numero, e che ciascuno ha coltivato secondo la propria inclinazione. Buona lettura a tutti voi! (di Daniela Bestetti) pag. 1 I Quaderni - Editoriale GALLERY NOVEMBRE 2013. GLI ARTISTI. LE CREAZIONI I Quaderni di Nuova Scena Antica RIVISTA ON LINE ARTE MUSICA PERFORMANCE I Quaderni di Nuova Scena Antica I Quaderni di Nuova Scena Antica nascono per raccogliere gli incontri significativi avvenuti nel panorama artistico e culturale contemporaneo nazionale ed internazionale. ANNO 5 N. 3 NOVEMBRE 2013 RIVISTA TRIMESTRALE ARTE MUSICA PERFORMANCE Redazione Italia direttore responsabile SILVIO DA RU’ project & art director DANIELA BESTETTI Nuova Scena Antica 2013 Alcuni diritti riservati www.nuovascenaantica.it SOMMARIO Editoriale 1 Arte 2 Musica 4 Performance 5 I Quaderni nel mondo 7

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Miti, radici, identità: evoluzioni della Voce che attraversa i millenni. EDITORIALE: Cantami, o Musa... ARTE Pina Inferrera MUSICA Coro Slavija PERFORMANCE Fiorenza Menni DALL'ESTERO Anna Galikowska Gajewska (Polonia) e Thor Vaz (Brasile)

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Page 1: I QUADERNI anno 5 n. 3 (settembre 2012)

!Miti, radici, identità: evoluzioni della Voce che attraversa i millenni Cantami, o Musa...

Perché dovremmo disturbare una Musa nel III millennio per aiutarci a scoprire questioni che affondano le radici in un passato così dimenticato da sembrare inesistente? Se l’era tecnologica ci insegna che non è mai stato così semplice entrare in contatto e condividere, c’è da chiedersi come mai l’uomo moderno si sente così solo, separato, alienato, diviso. Per coloro ai quali ciò di cui ci si nutre (in senso evidentemente metaforico…) è un fatto di primo piano poiché ne va della nostra salute mentale e fisica, la possibilità di interpellare qualcuno o qualcosa che “la sappia lunga” per così dire, non è in fondo un atteggiamento privo di una certa saggezza.

Oggi come in passato l’uomo cerca risposte, cerca di dare un senso al suo esserci, cerca alleati e sostegno per costruire e creare ciò di cui ha bisogno o che gli sta a cuore. Per ragioni diverse, non è detto che egli si trovi necessariamente a proprio agio nel proprio tempo o che gli

basti seguirne ciecamente i diktat per trovare il proprio posto nel mondo. Allora accade di inciampare in quella che io chiamo “la Voce che attraversa i millenni”. Ma di che cosa si tratta? E di cosa parla questa Voce?

“La Voce non dice, non tace, ma accenna…”: è il suo modo di esserci in ogni tempo, di ispirare gli uomini nei loro compiti piccoli e grandi. Ognuno a modo proprio e ciascuno coerentemente alle proprie risorse ed aspirazioni. Per qualcuno potrebbe trattarsi di abbandonare la strada maestra che cerca consenso a tutti i costi; per altri di portare avanti una tradizione piena di senso, minacciata di estinzione; per altri ancora di soffiare nelle espressioni del contemporaneo un fuoco tutto personale. Qualsiasi forma prenda, la Voce non chiederà mai l’annientamento dell’anima di chi l’ascolta, suggerendo semmai gli strumenti per operare il cambiamento necessario dentro e fuori per seguirla. Parla attraverso i miti, le bellezze della natura, le opere che

tramandano conoscenza, e da lì sprona ciascuno a cercare la propria identità, a piantare radici nella terra che si è scelto di coltivare con dedizione. Quando ci riesce, finisce per cantare…

Per vie diverse, è anche la tensione che anima gli artisti che presentiamo in questo numero, e che ciascuno ha coltivato secondo la propria inclinazione. Buona lettura a tutti voi! !

(di Daniela Bestetti)

pag. 1I Quaderni - Editoriale

GALLERY NOVEMBRE 2013. GLI ARTISTI. LE CREAZIONI

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RIVISTA ON LINE !!!!ARTE MUSICA PERFORMANCE

I Quaderni di Nuova Scena Antica I Quaderni di Nuova Scena Antica nascono per raccogliere gli incontri significativi avvenuti nel panorama artistico e culturale contemporaneo nazionale ed internazionale.

ANNO 5 N. 3 NOVEMBRE 2013

RIVISTA TRIMESTRALE

ARTE MUSICA PERFORMANCE

Redazione Italia

direttore responsabile SILVIO DA RU’ project & art director DANIELA BESTETTI

Nuova Scena Antica 2013 Alcuni diritti riservati

www.nuovascenaantica.it

SOMMARIO Editoriale 1

Arte 2

Musica 4

Performance 5

I Quaderni nel mondo 7

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Pina Inferrera (fotografa, artista multimediale, scultrice) Il rapporto con l’habitat che ci circonda e con la Natura rappresentano una fonte

costante di ispirazione e di riflessione nell’opera di numerosi artisti contemporanei. Attraverso la sensibilità di Pina Inferrera (messinese di nascita e bergamasca di adozione) proviamo a comprendere i legami di senso e l’evoluzione di un percorso che si è trasformato anche nei linguaggi con cui si esprime.

PI: La natura è stata costantemente nei miei interessi; fin da piccola mi ha affascinata, mi ha fatto sognare. Il mare, la collina ed ancor più la montagna, che non conoscevo bene perché nata in una città di mare, mi hanno fatto immaginare di poter rappresentare i miei riferimenti esistenziali; la natura e tutto ciò che ne fa parte come essere “naturale”. Soprattutto ho visto l’uomo come parte inscindibile della natura, uno specchio in cui l’uno si riflette nell’altra. Ho rappresentato poco l’uomo nelle mie immagini proprio perché egli è già raccontato nella natura e nelle cose, ho evitato la figura dell’uomo per non abusare della sua immagine visto che era già presente. E le poche volte che ho usato la figura umana, aveva una valenza simbolica e un significato cosmopolita.

Nasci artisticamente come scultrice, per poi approdare alla fotografia e alla videoarte: qual è il percorso da un’arte tridimensionale e tattile ad una bidimensionale e visiva? PI: Toccare, manipolare, modellare, creare, è stata sempre un’attitudine delle mie mani, che mi hanno aiutata a dare forma ai miei pensieri. Ma in contemporanea mi è sempre piaciuto usare la macchina fotografica per fissare delle inquadrature che mi impressionavano, e lo scatto mi dava la possibilità di fermare, bloccare, selezionare dal resto per esaltarne quindi il significato. Quando recuperavo gli scarti industriali era naturale per me fotografarli prima di “estirparli” dal loro luogo; la foto che scattavo era importante quanto i materiali che recuperavo, anzi tornavo a fotografare quei luoghi, paesaggi industriali che mi suscitavano una profonda emozione proprio perché abitati/vissuti da un uomo che vi consuma la sua vita lavorativa. Il mio primo video l’ho invece realizzato nel 2000 per una videoinstallazione. Ho sempre pensato all’installazione, mai al video da solo, alla scultura, alla fotografia o al disegno: ognuna di queste forme espressive per me ha senso se dialoga con lo spazio. E’ lo spazio il mio interlocutore, è con lo spazio che mi voglio relazionare, con la luce e le ombre, i suoni ed i silenzi. Le atmosfere.

Osservando le tue opere scultoree e le installazioni (Gocce, 1998 - Crisalide, 2004 – Germinazioni 2005), la Natura e i suoi elementi sono evocati attraverso le forme e i materiali utilizzati; viceversa, osservando i tuoi scatti (Rerum Natura, 2010/12 - Aurea Aura, 2011/12 - Nel silenzio, 2013) sono gli oggetti/soggetti naturali stessi a provocare precise dimensioni interiori. Come si è evoluto questo rapporto? PI: E’ un percorso che va dall’esterno verso l’interno, come capita che facciamo nel percorso reale della vita, entrando sempre più dentro noi stessi. Cercavo nella natura degli scarti industriali, in quella natura che avevo definito “La Natura Creata dall’Uomo” delle risposte, ascoltavo i materiali, li manipolavo, li coccolavo, ero attirata dai loro colori e dalle loro superfici, sapevo che avevano una storia da raccontare, e volevo testimoniare che quel mondo di rottami plastici non doveva essere bistrattato, ma bisognava farlo entrare in un giusto ed equilibrato rapporto col mondo naturale. Il modellare coi materiali plastici ha rappresentato un’esperienza che mi ha coinvolto pienamente ed ha richiesto anche un rapporto corporeo col materiale stesso, una certa fisicità, almeno io l’ho inteso così. E’ stata una sperimentazione interessante, fatta al momento che sentivo di farla. Ad un certo punto ho avvertito la necessità di rifugiarmi in una natura incontaminata che mi parlasse dell’uomo e basta. Non so cosa vorrò fare prossimamente, so che mi piace sperimentare, provare e “sentire”.

(l’intervista prosegue alla pagina seguente)

pag. 2I Quaderni - Arte

ARTE

ZOOM ON PINA

1. Il tuo maggior pregio Sono positiva e, se credo in qualcosa, cerco di ottenerla. Immagino che ci sia un filo fra l’idea del desiderio e ciò che appare irraggiungibile, ed è la volontà che determina il risultato.

2. Il tuo peggior difetto Essere sempre in ritardo e con troppe cose da fare. Ho d i f f i co l tà a pianificare il tempo, riesco a leggere la scaletta degli impegni solo all’ultimo minuto, spesso riesco a recuperare, ma con grande stress!

3. Progetti per il futuro Continuare a lavorare ed espandere i miei progetti. Mi interessa indagare e sperimentare e per poterlo fare bene mi serve tanto tempo. Desiderio riuscire ad organizzare la mia attività con più collaborazioni ed operare in modo più rilassato. !!!

Crisalide (2004) installazione

poliestere e luce H cm 200 !!!

Germinazioni (2005) installazione

poliestere e luce

“Aura Aurea” stampa a getto d'inchiostro su backlit (2011)

Page 3: I QUADERNI anno 5 n. 3 (settembre 2012)

Che valore assume lo spazio che ospita le tue opere in relazione a ciò che scegli di esporre e al suo significato? PI: Lo spazio, come ho già detto, è fondamentale nel mio modo di concepire l’opera. Tutto deve dialogare per creare un’opera unica e comunicare al visitatore una condizione di spiritualità che parli nel dentro. Qualunque opera esponga contiene, secondo il mio progetto, sempre lo stesso messaggio, e vorrei che venisse percepito, sentito a livello emozionale. Non spiegato. Voglio parlare dell’uomo, della sua ricerca di libertà e della sua sofferenza per la condizione stessa di essere umano. Ma per dire questo non trovo necessario mostrare l’uomo col fucile in mano e la fronte grondante di sangue. Spesso nelle immagini contemporanee si tende ad esasperare i contenuti in una corsa verso la comunicazione immediata.

Questo numero è dedicato a Miti, Radici, Identità: che ruolo giocano questi valori nella vita e nell’opera di Pina Inferrera? PI: Radice ha un significato profondo, può essere riferita al territorio o al nostro interiore. L’identità è ciò con cui ti identifichi, cosa ti corrisponde, cosa ti somiglia, in cosa ti rispecchi. Il mito è un ideale o una favola. Le mie radici sono dentro di me, e fisicamente si collocano nel luogo in cui sto meglio con me stessa. Tanti luoghi mi affascinano, ed ogni luogo potrebbe avere un motivo per mettervi le proprie radici. Ma l’identità cos’è? Vorrei identificarmi con ciò che è giusto, con ciò che umanamente è corretto e dare il mio piccolo contributo di persona e di artista. Il mio mito è quello irraggiungibile di una perfezione spirituale, di una “bellezza” interiore che illumini. Forse l’arte potrebbe illuminare ed essere/rappresentare il mio mito… raggiungibile!

Grazie, Pina. !!(Intervista a Pina Inferrera del 06.11.2013)

pag. 3I Quaderni - Arte

Bio in sintesi di Pina Inferrera Dagli esordi l’indagine artistica è rivolta all’esplorazione della realtà circostante, dall’osservazione della na tu ra , l ’amb ien te e l ’ uomo, all’analisi di reperti. In particolare ha indagato la realtà industriale, di cui ha analizzato il rapporto con l’uomo e l’habitat. I materiali di scarto delle piccole o grandi industrie sono osservati, fotografati, recuperati e poi adoperati per la realizzazione di sculture dalle dimensioni imponenti, ope re s i t e - spec i f i c capac i d i ridisegnare lo spazio. Dal 2000 focalizza il suo interesse sull’arte fotografica e video: immagini che si muovono fra reale e surreale, panorami dalla natura incontaminata in cui l’uso particolare della luce suggerisce uno spazio spirituale. L’attività artistica si muove nell’ambito del la r icerca, per condividere a t t raverso l ’ar te un percorso dell’uomo contemporaneo. Le sue opere sono pubblicate su cataloghi, libri d’arte, riviste, quotidiani, siti. Diplomata a pieni voti all’Accademia di Brera, ha esposto in Italia ed all’estero (Francoforte, Istanbul, Locarno, Londra, Lugano, New York, Parigi, Tournai). Hanno scritto del suo lavoro: A. Appiani, R. Bellini, J. Blanchaert, G. Bonomi, M. Campitelli, C. Canali, L. Caramel, M. Cilena Sanguini, G. Ciusa, V. Conti, D. Curti, F. D’Amico, E. De Paoli, S. Di Giacomo, P. Emanuele, M. Galbiati, F. Gallo, G. Gellini, M.F. Giubilei, L. Giudici, C. Guerra, M. Hajek, A. Madesani, M. Mander, G. Marziani, C. Massini, R. Moratto, R. Mutti, S. Orlandi, R. Ridolfi, M. Romeo, M. Rosci, A. Scanzi, G. Scardi, G. Seveso, M. Tagliafierro, T. Trini. Nata a Messina, vive e lavora a Mozzo (Bg). !www.pinainferrera.com !!www.nellimya-exhibition.ch !http://www.lastampa.it/2 0 1 3 / 1 0 / 0 8 / b l o g s /culturanatura/accenti-e-parole-tronche-il-vernacolo-di-pina-i n f e r r e r a -DWnpybvsdBnMvCPdbSkDdP/pagina.html !http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/04/09/foto/ rerum_natura_il_favoloso_mondo_di_pina-14708307/1/

“Rerum Natura” stampa a getto d'inchiostro su carta cotone (2012)

“Nel silenzio” stampa a getto d'inchiostro su carta cotone (2013)

Page 4: I QUADERNI anno 5 n. 3 (settembre 2012)

Coro Slavija (canto corale) C’è una terra, un piccolissimo territorio nelle Valli del Natisone in Friuli, dove vive una

comunità di origini slave che tuttora parla lo "staro slovensko”. E’ la Slavija, la cui storia millenaria inizia nei secoli VI-VII, con l'emigrazione dei popoli slavi verso Occidente. Per secoli questa realtà ha vissuto politicamente come stato indipendente, sotto il patriarcato di Aquileia prima, quello di Venezia poi, fino all'avvento dell’impero austro-ungarico. Un luogo speciale, il cui patrimonio di tradizioni si conserva grazie anche alle iniziative di alcuni abitanti. Pietro Qualizza, presidente e ispiratore del Coro Slavija, è uno di questi uomini, sensibili e fieri, che attraverso la musica sacra tramanda la cultura della sua terra.

Che cosa ti ha portato a creare un coro e come è avvenuto l’incontro con Margarita Swarzewskaja, la vostra direttrice musicale? PQ: Fondare il Coro Slavija - questo è il secondo coro da me fondato, per la verità -ha lo scopo di valorizzare concretamente il canto nelle e delle Valli. Ho conosciuto Margarita grazie alle comunità russe che frequento. Partecipava alla liturgia ortodossa (che dura tre ore) e mi ha colpito il suo canto, mi ha emozionato profondamente perché mi ricordava quando ero bambino, i vecchi canti slavi. Avendo lasciato il primo coro che avevo fondato, ho azzardato una nuova proposta, che poi si è dimostrata una bellissima realtà.

Di che cosa canta il vostro repertorio? PQ: Il nostro repertorio si compone di canti sacri della Slavija, nonché canti antichi russi, greci e latini. La ragione di questo repertorio ha radici lontane, in quello che potremmo definire un sentimento mistico. Ha a che fare con la fede, che non è necessariamente la religione comunemente intesa, qualsiasi essa sia, e tantomeno la chiesa come istituzione. E’ un distinguo importante. Anche i canti popolari sono belli, tecnicamente perfetti, ma non toccano le stesse corde, non esprimono le stesse vibrazioni... Bisogna credere in qualcosa, non si può non credere in qualcosa. Se crediamo in qualcosa di superiore, la vita trova un senso, una meta più grande di noi. Incredibilmente lontana, ma incredibilmente vicina…

Qual è il legame intimo tra questa musica e la terra da cui proviene? PQ: Premesso che il canto non ha confini, il legame con la terra da cui proviene è la vera passione del canto, quale espressione della cultura nel senso pieno del termine. La particolarità della mia terra, della sua storia millenaria, ha a che fare con l’essere se stessi in qualsiasi situazione, anche quando le cose vanno male; è socializzare e non rassegnarsi all’oblio. Alla fine le cose che contano nella vita sono quattro o cinque, eppure ce le dimentichiamo con grande facilità, inseguendo l’accessorio. Questo progetto musicale ha il merito di aver aggregato persone, alcune molto giovani, per celebrare attraverso la voce una storia fatta di valori che rischiano di spegnersi.

Questo numero è dedicato a Miti, Radici, Identità. Che cosa rappresentano questi valori per voi, nella vita e nell’arte? PQ: Miti radici e identità sono un unicum, che ci ha permesso in passato e ci permetterà in futuro come Comunità di continuare la nostra tradizione millenaria.

Grazie, Pietro. (intervista a Pietro Qualizza del 08.11.2013) !La formazione attuale comprende: Margarita Swarzewskaja direttrice musicale e mezzosoprano, Pietro Qualizza basso, Cristopher Chiabai tenore, Nicola Simaz tenore, Alessandro Linossi tenore, Andrea Chiabai basso, Anna Qualizza soprano, Valentina Qualizza soprano, Fedra De Rosa contralto, Aurora De Rosa soprano, Alessia Qualizza soprano, Simone Tomasetig basso, Nicole Golles contralto, Andrea Aztori basso, Bayarma Rinchinova e Rebecca Kettlitz.

pag. 4I Quaderni - Musica

MUSICA

ZOOM ON CORO SLAVIJA 1. Il vostro maggior pregio I nostri avi vivevano e cantavano insieme, noi cantiamo insieme per vivere insieme: invertita la formula per ottenere lo stesso risultato. Cantiamo con l’animo, usando le corde vocali.

2. Il vostro peggior difetto Non siamo puntali e costanti alle prove.

3. Progetti per il futuro Creare una piccola orches t ra. Comporre i l nostro inno (della Slavija). Diventare ambasciatori della nostra terra e cantare in tutto il mondo per far conoscere ed apprezzare il nostro piccolo grande Popolo. Progetto finale: la nostra Storia la vogliamo scrivere noi.

Bio in sintesi di Coro Slavija Creato a Cravero (UD) nel 2007, il Coro Slavija ha lo scopo di valorizzare la cultura nella musica sacra delle Valli de l N a t i s one e de l l a S l a v i j a occidentale. Il repertorio include musica sacra di tradizione ortodossa orientale e latina cattolica, canti bizantini del Cinquecento, canti sacri delle Valli del Natisone, brani musicali contemporanei. In pochi anni, grazie alla dedizione dei membri del coro, la maggior parte giovani, e al lavoro assiduo e professionale di Margarita Swarczewskaja, direttore musicale, il Coro crea un repertorio originale, che è s t a t o p r e s e n t a t o a V i e n n a (Cattedrale di S. Stefano), Mosca (Cattedrali di Cristo Redentore e dell’Immacolata Concezione), San Pietroburgo (Chiese S. Caterina di A l e s s a n d r i a e d e l l a Ve r g i n e Benedetta), Praga (Cattedrale S. Vitus), Venezia (Cattedrale S. Marco), Tr ies te (Cat tedrale S. Gius to), Bratislava (Cattedrale S. Martino), Budapest (Tempio S. Maria Teresa), oltre che in numerosi contesti e luoghi nella regione Friuli Venezia Giulia.

www.coroslavija.it

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Fiorenza Menni (attrice, autrice) La scena contemporanea si frammenta nel tentativo di riflettere la complessità del

presente. Le discipline artistiche, gli spazi e la scrittura si contaminano, avanzando nuove riflessioni, dentro e fuori dai confini teatrali convenzionali. Fiorenza Menni, in più di vent’anni di attività, propone una ricerca che si distingue per il senso civile, la costruzione dell’identità, la riflessione filosofica sul presente.

Da quali premesse è partito il tuo lavoro di attrice e autrice con Teatrino Clandestino? FM: La premessa è che da sempre preferisco un percorso creativo condiviso con altre persone perché in esso ho sempre individuato la possibilità di generare con più precisione un punto di vista accurato e personale. Pormi in uno stato che mi permette di accorgermi degli accadimenti etero-generati risponde ad un'esigenza che ricordo di avere da quando mi pongo delle domande sul mio essere qui e sul senso di ciò che ho intorno.

Che differenze riconosci nei contenuti e nel senso del gesto performativo di Ateliersi? FM: Se riconosco delle differenze, sono in relazione allo sviluppo personale che nel susseguirsi degli anni e dei pensieri che li hanno percorsi hanno portato a precisare le mie intenzioni teatrali e ad ampliare i miei campi d'interesse. I contenuti a cui mi dedico hanno sempre una relazione analogica, nel senso che i desideri producono incontri e indagini che non si risolvono in occasioni per definire la qualità di qualcosa, ma si concretizzano in connessioni per il passaggio successivo. Questa dinamica è utile al mio lavoro: genera divertimento e senso alla mia vita. Proporre un gesto performativo significa elaborare nuove plausibilità, in riferimento con ciò che accade intorno nella situazione e nell'epoca in cui si vive, sprofondando nelle crisi e cogliendo le proposizioni attive, le idee e le applicazioni che si rivelano risolutive per le persone.

(l’intervista prosegue alla pagina seguente)

pag. 5I Quaderni - Performance

PERFORMANCE

ZOOM ON FIORENZA

1. Il tuo maggior pregio La curiosità e il saltellare.

2. Il tuo peggior difetto L'essere lenta nell'individuazione di ciò che mi procura dolore nella reazione ad esso.

3. Progetti per il futuro Attualmente Ateliersi è impegnato nella presentazione e prosecuzione creativa del progetto Urban Spray Lexicon; parallelamente sono previste alcune presentazioni del libro Confini Diamanti di Andrea Mochi Sismondi. l laboratori per attori e autori Pan Pot e l a p r o g e t t a z i o n e p e r l a programmazione del Sì, residenza creativa della compagnia con sede a Bologna, già Spazio della Memoria di Leo De Berardinis, momentaneamente chiuso per impor tanti lavori di ripristino e ampliamento. !Bio in sintesi di Fiorenza Menni Autrice e attrice di Ateliersi, crea e produce gesti performativi e nuova drammaturgia in continua evoluzione formale ed estetica in relazione al contemporaneo. Attraverso l’Atelier Sì a Bologna collabora con artisti e performers provenienti da diverse discipline per un’espressione del pensiero radicata nel tessuto urbano e capace di intercettare inquietudini e prospettive che coagulano senso intorno ai sovver timenti che si manifestano nel mondo. Oltre ai progetti con la compagnia, Fiorenza collabora con numerose realtà, tra cui il gruppo Soundcheck Philosphie di Halle (DE) e Jean Michel Bruyère (artista visivo e regista) a Marsiglia (FR). Negli anni ha ricevuto svariate menzioni e premi per il suo lavoro di attrice. Impegnata da anni in progetti di formazione dell’attore e di scrittura, crea laboratori che favoriscono l’espressione di qualità personali, stimolando una profonda riflessione att iva degli schemi concettual i tradizionali e una contestualizzazione intima del processo teatrale. !!!www.ateliersi.it !www.civile-net.org

“Se la mia pelle vuoi”. Foto Andrea Di Serio

“Boia”. Foto di Fotokune

Page 6: I QUADERNI anno 5 n. 3 (settembre 2012)

!Nella tua esperienza che cosa può

incidere il presente al punto da provocare una fuoriuscita di senso nel pensiero e nell’azione? FM: Parte importante del mio lavoro, che ha una genesi e una finalità collettiva, è quella di stimolare nuove riflessioni e sguardi autonomi sulle cose. Costruire uno spettacolo significa anche costruire - e poi proporre - un discorso. Quindi siamo noi, io e miei compagni, che per primi dobbiamo prevedere una v i s ione autonoma da poter condividere. Ogni volta che inizio un nuovo percorso che porterà alla formalizzazione di uno spettacolo - o anche solo di un intervento performativo - sento forte la responsabilità del l 'aggiunta: la responsabi l i tà di introdurre un nuovo discorso tra i tanti che già esistono. Questo sentimento influisce molto sulla mia lingua.

Questo numero affronta il tema Miti, Radici, Identità. Che posto occupano questi valori nelle scelte di Fiorenza nella vita e nell’arte? FM: Mentre cerco la risposta, vedo molte cose muoversi intorno a me in movimento vorticoso. Non ho un interesse attivo verso il mito, non cerco soluzioni ai miei quesiti attraverso l'incontro o la riformulazione di una relazione con il mito. Mi accorgo che tento sempre di prenderne le distanze, come se avvertissi una maggiore semplicità nel linguaggio svincolato da esso. Ma lo incontro, lo incontro spesso... L'identità è un tema doloroso quanto ridicolo, se concepito come un a-priori in relazione al quale conformarsi, diventa precipitato riconoscibile e mutevole dei percorsi quando lo si affronta come forma conseguente. E' un tema al quale mi dedico molto: con gli interpreti del progetto Civile - che proseguirà a lungo, dato che continuo a incontrare attori e performer autonomi e interessanti - rinnoviamo l'indagine sugli snodi narrativi e psichici che li hanno portati a scegliere un percorso di vita nell'arte. Non costruiamo santini intorno ad ipotesi esemplari, ma esplicitiamo le necessità dello spirito critico, che si incontra con il presunto lineare concetto di perseguimento del proprio progetto di vita e di libertà di scelta. Con gli spettacoli Woher Wohin e Hello Austria abbiamo affrontato lo scherzo dell'educazione culturale post bellica: era orgogliosa di dimostrarci come sarebbe stato possibile per tutti soddisfare le proprie ambizioni ed essere liberi nel proprio progetto di vita, e si è poi svelata difficoltosa, portandoci ora a virare significati e forme immaginative del mondo.  

Grazie, Fiorenza.

(intervista a Fiorenza Menni del 10.11.2013)

pag. 6I Quaderni - Performance

“Civile”. Foto su concessione Teatro Pim-Off Milano

“Hello Austria. Europa 2011”. Foto di Ateliersi

Page 7: I QUADERNI anno 5 n. 3 (settembre 2012)

Ed ora la parola ai nostri portavoce dall’estero per scoprire cosa succede nel resto del mondo.

pag. 7I Quaderni nel Mondo

I Quaderni nel mondo (ES) Daniela De Marchi

Apollo e Dioniso, E d i p o , Agamennone, la Sfinge e il Minotauro, Arianna ed Elena di S p a r t a … N o m i , c o m e f a n t a s m i senza carne e senza

suono. Fino a che non capita di VEDERE. Al lora le immagini s i riempiono di vita, le silhouette si rivestono di colori e respirano l'aria a r o m a t i c a e s e c c a d e l Mediterraneo orientale. I Greci avevano già scoperto tutto, eppure, nonostante la loro grandezza, ad un certo punto sono "caduti" insieme ai loro dei: una civiltà straordinaria travolta da barbari di esigua cultura, che hanno assorbito l'eredità delle loro vittime. Questa terra, oggi fanalino di coda di un'Europa moribonda, conserva il suo passato senza rancore e si offre a chi come me, schivando i tour organizzati e i percorsi turistici, va in cerca delle proprie origini. E le trova…

www.danielademarchi.es

(BR) Sergio Nunes Melo Niente può essere p iù rad ica le ne l senso etimologico del termine, cioè avere radici ferme, d e l l e i n s o l u b i l i q u e s t i o n i o n t o l o g i c h e .

Cercando di r i spondere a l le domande senza risposta, come “qual è il senso della vita?”, tante dottrine hanno lasciato marchi indelebili nella storia attraverso i millenni. Anche il teatro non è stato meno prolifico: dai tragici greci ai linguaggi performativi odierni, i teatranti hanno inevitabilmente dovuto riformulare le questioni tradizionali, affinché potessero cont inuare a r iverberare. Un compito inevitabile per offrire al pubblico l’opportunità di riscoprire q u a l c o s a , c r i s t a l l i z z a t a d a preconcetti. Soltanto con il recupero del necessario flusso di continuità di qualsiasi valore possiamo infatti ritrovare e riaccogliere. In questo senso, nessun mezzo riesce efficace quanto l’arte, perché non esige l’intelletto come mediazione. La fruizione può bastare.

In questo numero Daniela ha scelto per noi

ANNA GALIKOWSKA-GAJEWSKA. Eurhythmic teacher, choreographer from Gdansk (Poland). What is exactly Eurhythmics? AGG: Dalcroze’s Eurythmics is the versatile method of musical education and it consists of 3 areas, all related to each other:

eurhythmics with movement, solfége and improvisation. The three areas complement one another.

How do you match your teaching activity with your choreography projects? AGG: I prepare my choreography projects before I t e a c h r h y t h m i c a l e n s e m b l e s a n d m u s i c choreography to the students and graduates at the Eurhythmics faculty.

What’s the greatest inspiration in your artistic life? AGG: Contemporary music is my biggest inspiration, it has a very strong impact on human imagination and it is a great incentive for continuous exploration of movement. After all, the limitations of movement are only the result of our limited human bodies in a physical sense. Imagination itself has no limits.

www.youtube.com/watch?v=Jphp4mv2Q1c

In questo numero Sergio ha scelto per noi

THOR VAZ. The Man-Sun. What voice can be more radical in the West and its copies than Christianity? The problem is that so many have appropriated this word that its concept has turned into something that has little to do its sense has now little to do with the most important moral code of the

Christian philosophy, that is the Golden Rule: “Do to others as you would have them do to you”. In the show The Man-Sun, the Brazilian actor-director-author Thor Vaz embodies his prophet-like alter ego, an astronaut who alludes to Kubrick’s film 2001 A Space Odyssey, so as to perform an intimate encounter with the audience by recovering the supreme values of love, conviviality and the bearing of grief. Vaz challenges the usual horizon of expectations of a theatrical event as a site for mere entertainment, implying that the medium must “touch” its interlocutors – an action he literalizes in the end by inflecting his hands on the bodies of all audience members with a gesture that feels like a Christic transmission of loving-kindness, if not a healing.

Official website: http://ohomemsol.wordpress.com A rehearsal of the show may be peered at: https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=J9GNHt4u-oc

Page 8: I QUADERNI anno 5 n. 3 (settembre 2012)

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pag. 8I Quaderni di Nuova Scena Antica

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RIVISTA TRIMESTRALE ANNO 5 N. 3 - NOVEMBRE 2013 !IN QUESTO NUMERO Hanno collaborato: Daniela De Marchi (ES), Sergio Nunes Melo (BR) !Desideriamo ringraziare: Pina Inferrera Coro Slavija e Pietro Qualizza Fiorenza Menni e Atelier Sì !ARTE MUSICA PERFORMANCE

!Il prossimo appuntamento è per dicembre 2013

con un nuovo numero de I QUADERNI Arrivederci