I QUADERNI anno 6 n.1 (marzo 2014)

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Bellezza: mistero che viene dal cielo profondo o che sorge dall’abisso? I valori nascosti Il sistema sefirotico è una delle tanti chiavi interpretative che l’umanità ha elaborato per elencare le divine sfere, ovvero gli archetipi imperituri, emanazione di Dio. Esso appartiene agli scritti della tradizione cabbalistica, codificata nel tardo Medioevo e trasmessa fino alle soglie dei nostri tempi. Nelle tavole che lo rappresentano, 10 sfere (le Sefiroth, appunto) sono ordinate e disposte su 3 colonne, composte di 3 emanazioni ciascuna, con in testa 1 sfera superiore a tutte, detta Corona del Creato. Assai schematicamente, diciamo che la colonna di destra, detta dell’Aria, è formata dalle tre sfere della luce, dell’attività; la colonna di sinistra, detta dell’Acqua, è formata dalle tre sfere della tenebra, della passività; la colonna di centro, detta del Fuoco, è formata dalle tre sfere della mediazione. Insieme formano l’albero della vita (Destra) e l’albero della morte (Sinistra) unito da una “spina dorsale” (Centro) che mantiene in equilibrio, collega tra loro e conduce alla sfera superiore (Dio). I sentieri tracciati tra le Sefiroth sono 22 ed infiniti significati scaturiscono dalle combinazioni possibili di tutti questi archetipi. La sfera della Bellezza è uno degli archetipi che si trovano nella colonna centrale. Si dice che “il leone giace qui accanto all’agnello, se si è forti contro il basso e miti verso l’alto”. Qui si armonizza terribilità con soavità, si sta al centro, sospesi tra le due colonne nell’adito del cosmo. A questa Sefiroth è associato il Sole (e non Venere, come verrebbe da pensare) ed è la sfera in contatto diretto con la Corona del Creato. La Bellezza è il Fuoco mediatore che corre verso l’alto, quale equilibrio tra coagulante e solvente, direbbero gli alchimisti. In un mondo che ha perduto rapporto e fiducia con la sacralità della vita, non sorprende quanto poco valore venga oggi attribuito a questa sfera, tradizionalmente posta come tramite diretto con Dio. Fortunatamente gli archetipi sono eterni: sono le forme formanti dietro a tutte le cose; che non li si riconosca, non costituisce un’obiezione contro la loro esistenza; che non li si veda, non toglie potere alla loro essenza. Chissà che l’arte non riscopra infine il senso profondo di farsi tramite e strumento, aiutandoci a riconoscere e percepire il mistero insito nella Bellezza. Buona Primavera! (di Daniela Bestetti) pag. 1 I Quaderni - Editoriale GALLERY MARZO 2014. GLI ARTISTI. LE CREAZIONI I Quaderni di Nuova Scena Antica RIVISTA ON LINE ARTE MUSICA PERFORMANCE I Quaderni di Nuova Scena Antica I Quaderni di Nuova Scena Antica nascono per raccogliere gli incontri significativi avvenuti nel panorama artistico e culturale contemporaneo nazionale ed internazionale. ANNO 6 N. 1 MARZO 2014 RIVISTA TRIMESTRALE ARTE MUSICA PERFORMANCE Redazione Italia direttore responsabile SILVIO DA RU’ project & art director DANIELA BESTETTI Nuova Scena Antica 2014 Alcuni diritti riservati www.nuovascenaantica.it SOMMARIO Editoriale 1 Arte 2 Musica 4 Performance 6 I Quaderni nel mondo 8

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Bellezza: mistero che viene dal cielo profondo o che sorge dall'abisso? EDITORIALE: I valori nascosti ARTE Carla Asquini MUSICA Simone Movio PERFORMANCE Marta Belivalcqua DALL'ESTERO Feliu Gasull (Spagna) e Paper Cinema (England)

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Page 1: I QUADERNI anno 6 n.1 (marzo 2014)

!Bellezza: mistero che viene dal cielo profondo o che sorge dall’abisso? I valori nascosti

Il sistema sefirotico è una delle tanti chiavi interpretative che l’umanità ha elaborato per elencare le divine sfere, ovvero gli archetipi imperituri, emanazione di Dio. Esso appartiene agli scritti della tradizione cabbalistica, codificata nel tardo Medioevo e trasmessa fino alle soglie dei nostri tempi.

Nelle tavole che lo rappresentano, 10 sfere (le Sefiroth, appunto) sono ordinate e disposte su 3 colonne, composte di 3 emanazioni ciascuna, con in testa 1 sfera superiore a tutte, detta Corona del Creato. Assai schematicamente, diciamo che la colonna di destra, detta dell’Aria, è formata dalle tre sfere della luce, dell’attività; la colonna di sinistra, detta dell’Acqua, è formata dalle tre sfere della tenebra, della passività; la colonna di centro, detta del Fuoco, è formata dalle tre sfere della mediazione. Insieme formano l’albero della vita (Destra) e l’albero della morte (Sinistra) unito da una

“spina dorsale” (Centro) che mantiene in equilibrio, collega tra loro e conduce alla sfera superiore (Dio). I sentieri tracciati tra le Sefiroth sono 22 ed infiniti significati scaturiscono dalle combinazioni possibili di tutti questi archetipi.

La sfera della Bellezza è uno degli archetipi che si trovano nella colonna centrale. Si dice che “il leone giace qui accanto all’agnello, se si è forti contro il basso e miti verso l’alto”. Qui si armonizza terribilità con soavità, si sta al centro, sospesi tra le due colonne nell’adito del cosmo. A questa Sefiroth è associato il Sole (e non Venere, come verrebbe da pensare) ed è la sfera in contatto diretto con la Corona del Creato. La Bellezza è il Fuoco mediatore che corre verso l’alto, quale equilibrio tra coagulante e solvente, direbbero gli alchimisti.

In un mondo che ha perduto rapporto e fiducia con la sacralità della vita, non sorprende quanto poco valore venga oggi attribuito a questa sfera, tradizionalmente posta come tramite diretto con Dio.

Fortunatamente gli archetipi sono eterni: sono le forme formanti dietro a tutte le cose; che non li si riconosca, non costituisce un’obiezione contro la loro esistenza; che non li si veda, non toglie potere alla loro essenza. Chissà che l’arte non riscopra infine il senso profondo di farsi tramite e strumento, aiutandoci a riconoscere e percepire il mistero insito nella Bellezza. Buona Primavera!

(di Daniela Bestetti)

pag. 1I Quaderni - Editoriale

GALLERY MARZO 2014. GLI ARTISTI. LE CREAZIONI

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RIVISTA ON LINE !!!!ARTE MUSICA PERFORMANCE

I Quaderni di Nuova Scena Antica I Quaderni di Nuova Scena Antica nascono per raccogliere gli incontri significativi avvenuti nel panorama artistico e culturale contemporaneo nazionale ed internazionale.

ANNO 6 N. 1 MARZO 2014

RIVISTA TRIMESTRALE

ARTE MUSICA PERFORMANCE

Redazione Italia

direttore responsabile SILVIO DA RU’ project & art director DANIELA BESTETTI

Nuova Scena Antica 2014 Alcuni diritti riservati

www.nuovascenaantica.it

SOMMARIO Editoriale 1

Arte 2

Musica 4

Performance 6

I Quaderni nel mondo 8

Page 2: I QUADERNI anno 6 n.1 (marzo 2014)

Carla Asquini (pittrice) Paesaggi, nature morte, animali, oggetti, ma soprattutto soggetti floreali. La maestria

nell’uso del colore fonde fragilità e carnalità nelle tele di Carla Asquini, pittrice nata a Udine. Purezza, stupore, mistero sono le sensazioni evocate dall’osservazione ravvicinata delle sue opere, le cui sfumature e gli inediti accostamenti cromatici schiudono le porte a percezioni quasi olfattive e tattili dei dipinti.

Come sei approdata alla pittura come linguaggio espressivo? CA: Sono approdata alla pittura attratta dai grandi maestri della seconda metà dell’Ottocento e, naturalmente, del Novecento. L’aiuto di un grande amico pittore, mio maestro, è stato determinate. Mi ha insegnato a trasformare, a riprodurre l’ansia e la gamma delle mie emozioni con la forza e la sensibilità del colore in fantastiche visioni.

L’arte del colore è sicuramente un elemento distintivo delle tue opere: in che rapporto si pone rispetto agli altri elementi della composizione? Che cosa affidi ai colori? CA: Al colore affido tutto. La percezione delle forme, delle strutture, dello spazio, la dimensione e la forza del soggetto. È il colore che scandisce il ritmo delle emozioni. L’orditura per me non è nel disegno ma proprio nel colore, che assume il ruolo del protagonista e conferisce spessore psicologico alla composizione. Un altro elemento importante che da qui scaturisce è la luce: luce con le sue velate sovrapposizioni, simbolo di vita, di verità, di eternità. Alle sfumature cromatiche affido invece le sensazioni e le emozioni della nostra vita terrena.

(l’intervista prosegue alla pagina seguente)

pag. 2I Quaderni - Arte

ARTE

ZOOM ON CARLA

!1. Il tuo maggior pregio L’onestà e la sincerità.

2. Il tuo peggior difetto La testardaggine.

3. Progetti per il futuro Continuare a dipingere. Vedere il mondo.

Bio in sintesi di Carla Asquini Carla Asquini è nata a Udine e attualmente vive a Buttrio (UD). La passione per la pittura sorge molto presto e nel 1978 si reca negli Stati Uniti, a Houston in Texas, per frequentare l'Accademia di pittura f o n d a t a d a l g r a n d e M a e s t r o u n g h e r e s e L a j o s M a r k o s (Marosvasarhely 1917–1993). La sua permanenza negli U.S.A. si rivela altamente positiva per apprendere e padroneggiare le più svariate tecniche del colore e della forma. Rientrata in Italia, incontra il Maestro friulano Fred Pittino ed entra a far parte del Centro Friulano Arti Plastiche. Continua così ad affinare la tecnica, con particolare attenzione alla profondità per le sfumature più sottili e la ricchezza di dettaglio, strumenti indispensabili per esprimere la propria visione del mondo nell'arte. Inizia un’intensa attività espositiva, estesa a numerose città italiane ma soprattutto all'estero (Francia, Svizzera, Austria, Stati Uniti, Cina). Da dieci anni fa parte del Comitato Nazionale Monegasco delle Arti Plastiche (sotto la presidenza onoraria di sua Altezza Principe Alber to II). Le sue opere sono stabilmente presenti alle edizioni del Premio Letterario Kafka Italia. !www.casquini.wordpress.com !!!!!!!

A lato Peonia

acrilico su tela 120 x 160

(2013)

“Rosso” acrilico su tela,120 x 160 (2013)

Page 3: I QUADERNI anno 6 n.1 (marzo 2014)

Che cosa ti muove, anche inconsciamente, nella scelta dei soggetti? Esiste un messaggio, un desiderio di comunicazione da esprimere attraverso i tuoi lavori? CA: Per la scelta dei soggetti mi muove il mio stato d’animo, il momento d’ispirazione, d’incanto verso il soggetto scelto. Attraverso i miei lavori voglio trasmettere qualcosa che va oltre la valutazione estetica. Vorrei che chiunque guardasse i miei quadri fosse accompagnato in una spirale di entusiasmo e di stupore per la vita, di riflessione e coinvolgimento nell’anima.

Una provocazione: considerando le premesse e l’orientamento attuale dell’arte contemporanea, come “giustifichi” il realismo e l’immediatezza delle tue tele? CA: Oggi l'arte contemporanea è basata sul concetto di stupire, con qualsiasi forma e mezzo. Se non stupisce, se non sbalordisce, non è arte. Oppure è forma, condizionata al gusto di un'entità astratta chiamata mercato. Per me la sfida è un'altra, quella di soffermarsi su qualcosa il tempo necessario perché l’opera possa esprimersi. Affinché ciò accada, serve un tempo diverso - meno veloce, meno vorace - e un'attenzione diversa, messa in moto dall'opera stessa. La mia pittura è sì figurativa, ma non voglio che si fermi ad un iper-realismo: trasportare le mie percezioni nei colori, nelle trasparenze, nelle forme - le quali talvolta possono divenire anche astratte - e suscitare emozioni immaginabili nello spettatore, questo voglio. Indurlo a soffermarsi, indugiare davanti a un petalo o a un fiore - a una piccola cosa - che può procurare una grande emozione. Ecco i meandri, i labirinti, i particolari scrutati e portati all'infinito, in macro, densi di fascino e di mistero. Se con un papavero riesco ad attrarre l'attenzione, a procurare nel pubblico un'emozione, ho raggiunto il mio scopo. Chissà che passeggiando distrattamente per strada, un giorno quella persona si accorga dei papaveri in un prato e per la prima volta riesca a vedere la bellezza di cui è circondato e a guardare la natura con altri occhi, imparando ad amarla e a rispettarla.

Questo numero è dedicato alla Bellezza come valore: pensi che la Bellezza possa aiutare il mondo? E se sì, come? CA: La bellezza è soggettiva, è un valore Inestimabile quando viene dal cuore, dalla voglia di trasformare quello che vediamo e viviamo ogni giorno in qualche cosa di positivo. La bellezza non è estetica ma sentimento. Sta a noi ogni giorno migliorare noi stessi per rendere il mondo più bello.

Grazie, Carla. (intervista a Carla Asquini del 21.01.2014)

pag. 3I Quaderni - Arte

“Bianco” dittico, acrilico su tela, 200 x 50 (2013)

“Papavero” acrilico su tela, 60 x 60 (2005)

Page 4: I QUADERNI anno 6 n.1 (marzo 2014)

Simone Movio (compositore) Lo abbiamo già ospitato due anni fa nella stessa rubrica (I QUADERNI Anno 4 Numero

3). Gli dedichiamo nuovamente questo spazio in occasione di un prestigioso riconoscimento internazionale vinto per la sua attività di compositore. Parliamo di Simone Movio, musicista contemporaneo, di recente insignito del Komponisten-Förderpreise 2014 della Fondazione musicale Ernst von Siemens, uno dei tre ambiti premi per giovani compositori che consiste nella somma di € 35.000 e in un CD antologico prodotto secondo le aspirazioni dei promettenti compositori. Insieme a Simone, gli altri due premi vanno alla tedesca Brigitta Muntendorf e al catalano Luis Codera Puzo.

Cosa significa per te questo Premio? SM: Nella mia vita ho sempre avuto problemi a promuovere me stesso: devo essere sincero, non mi preoccupo troppo di questo. Ho cercato di restare isolato (vivo in un piccolo paese del nord Italia) e di concentrarmi sulla musica, la composizione, la lettura, il guardare, l'ascolto e lo studio. La cosa apparentemente negativa è che non ho mai avuto troppe esecuzioni, che a volte significano anche buone esperienze, apprendere; nemmeno molte occasioni professionali: in definitiva non sono mai entrato nel circuito della musica contemporanea, nel senso di festivals, commissioni, esecuzioni regolari. Quindi questo Premio ha effettivamente qualcosa di straordinario: dal nulla, mi ritrovo nel bel mezzo di un vortice. Per questo devo ringraziare prima di tutti Beat Furrer, l'intesa e l'affinità con lui sono state essenziali. Fino ad oggi, per sopravvivere, ho fatto un sacco di lavori diversi, apparentemente lontani dalla musica. Per fortuna ho vinto numerosi concorsi di composizione, con i quali ho integrato un poco le mie entrate: ho 35 anni e non sono mai stato pagato per la commissione di una composizione. Così, con i soldi di questo Premio vorrei semplicemente sopravvivere e, soprattutto, andar via dall'Italia perché è impossibile per me stare qui, penso in Germania o in Austria. Questo Premio è in realtà più importante di quanto immaginassi, visto che, senza di esso, il mio futuro sarebbe stato incerto e difficile: non dimenticherò mai questo privilegio e sarò sempre grato a chi mi ha dato questa possibilità.

Come concepisci il tuo comporre? Quali elementi usi, come li organizzi, quali organici prediligi e in base a cosa li scegli? SM: Parto sempre da un'idea, che è quasi una sintesi, ma allo stesso tempo anche un potenziale. Si tratta di un qualcosa affine al suono, ad una sua necessaria evoluzione, ma anche un NON suono (fisico e non fisico); qualcosa di affine ad un'architettura musicale, ma anche attinente ad una dimensione dell'incanto; qualcosa di affine al linguaggio poetico, ma anche lontano da questo. E’ necessario un lungo lavoro a posteriori, attraverso cui chiarificare l'idea e renderla esprimibile attraverso i mezzi della composizione musicale. Questa sfaccettatura si riflette poi nel lavoro compositivo, nel portare a compimento in parallelo diversi livelli di scrittura, di elaborazione (ad esempio diversi concetti armonici, di connessione), così da creare una multi-direzionalità: immagino questo processo come qualcosa che avvicina l'opera alla vita, che possa dare una forma di vita all'opera, avere all'interno di un organismo una pluralità di agenti diversi che concorrono all'unità, all'essenziale definizione dell'organismo stesso. Per quanto riguarda gli organici, le richieste a volte sono molto precise, mi è anche capitato di scrivere per un organico scelto senza una destinazione. Non so perché, ma ho una predilezione per la musica da camera, sia nell'ascolto che nella composizione. !

(l’intervista prosegue alla pagina seguente)

pag. 4I Quaderni - Musica

MUSICA

ZOOM ON SIMONE

1. Il tuo maggior pregio Non saprei.

2. Il tuo peggior difetto Non saprei.

3. Progetti per il futuro Lasciare l'Italia e, naturalmente, comporre. Ma ogni progetto torna poi all'essenza, che è la contemplazione della parte interiore, dove sono sicuro esista e si possa trovare l'universale, l'incorruttibile, l'oggettivo. Senza di questo, senza questa profonda ricerca, ogni progetto sarebbe vuoto, senza senso, inessenziale. Con gratitudine, fiducia e forza di volontà: le vie per riconoscere ed attivare la nostra eredità personale. ! !!

!!!!!!Tutte le foto pubblicate sono di Manu Theobald

© Ernst von Siemens Music Foundation

!www.evs-musikstiftung.ch

Page 5: I QUADERNI anno 6 n.1 (marzo 2014)

Perché le cose funzionino, scrivere un pezzo per me deve essere qualcosa d'apparentemente impossibile, un muro invalicabile che soltanto uno sforzo superiore alle personali possibilità ed una ferma forza di volontà possano far oltrepassare, a volte in maniera imprevista; le facoltà acquisite nel superamento della prova diventano il punto di partenza per il superamento di quella successiva, poiché vivere di rendita porterebbe ad un'immediata atrofia. Mi viene da pensare che un'applicazione continua possa portare in ultima istanza ad un'atarassia.

Le tue scelte e il modo di comporre lasciano intuire il rispetto per certi valori, quali Integrità e Verità. Questo numero è dedicato alla Bellezza, intesa come valore appunto più che semplice canone estetico. Che cos’è Bellezza per Simone e che posto occupa nella tua vita e nel tuo essere musicista? SM: Cito subito Ernst Baron von Feuchtersleben: “La bellezza è il riflesso della salute dell'anima”. Nella mia vita uno dei momenti più intensi e direi fuori dall'ordinario si è verificato con la visione della Madonna del Belvedere di Raffaello. Come meravigliosamente argomenta Pavel Florenskij, mi sono trovato di fronte ad una porta regale, ho percepito un supremo ideale di bellezza, grazia, purezza, non già una figura umana ma un archetipo: molto, molto più di quello che viene rappresentato. Ancora oggi al suo solo pensiero qualcosa viene mosso nel mio stato interiore. Questa è Bellezza, qualcosa che trascende la materia, una dimensione dell'essere dove una montagna non è una montagna ma è LA montagna e questa è più ancora di quello che incarna; dove il colore azzurro è più azzurro di qualsiasi azzurro si possa ammirare; “…vero verde il verde, il sole vero sole, vero il bosco…“ scrisse Rainer Maria Rilke. Per accedere a questa dimensione, averne esperienza, occorre pensarla, occorre sentirla ed occorre volerla: è necessario cercarla attivamente. In generale noto, per esempio nell'ascolto musicale o in generale nell'attitudine alla percezione attiva, una progressiva paralisi delle facoltà umane, un poco per comodità, un poco per induzione (che poi è sempre veicolata dalla comodità) o costrizione; noto l'affidarsi sempre più all'istinto, a facoltà che sono animali per soddisfare, anche con l'arte, le necessità primarie. Il mio grande timore è che si diventi ciechi, muti, non mossi, anche di fronte alla bellezza della Madonna del Belvedere, che non la si riconosca, che non si possa vedere quello che è al di là di questa porta regale eppure così manifesto, che la si sostituisca con idealizzazioni derivate dalla materia, apparentemente con profondità, argomentazione scientifica, filosofica o psicologico-sociale: metafisica del materialismo, come l'ha definita Massimo Scaligero. Non nascondo di come, in un angolo seppur a margine della visione d'insieme, vi sia un certo turbamento generato dal materialismo umano; tuttavia ho illimitata fiducia nei grandi capolavori dell'arte, sono questi che ci possono svegliare e trasportare, a patto che si abbia almeno un atteggiamento di onesta ricerca, direttamente sulla strada della Verità: essi mostrano in effetti la Bellezza, finalmente la Verità.

Grazie, Simone.

(intervista a Simone Movio del 13.03.2014) !Il Premio dei compositori della Fondazione musicale Ernst von Siemens verrà consegnato a Simone Movio il 24 maggio 2014 al Teatro Cuvilliés di Monaco di Baviera. A consegnarlo sarà Thomas Angyan, Presidente del Consiglio di Amministrazione della Fondazione. Il Klangforum Wien eseguirà il suo brano Di fragili incanti.

pag. 5I Quaderni - Musica

ZOOM ON SIMONE

Bio in sintesi di Simone Movio Fondamentali per la sua formazione sono stati e sono gli incontri con Beat Furrer all’Universität für Musik und Darstellende Kunst di Graz (2005/06), al Rostock Summer Campus 2009, ad IMPULS (2005/07/09). Dopo aver iniziato gli studi al Conservatorio di U d i n e c o n Re n a t o M i a n i , h a frequentato il Cursus 1 in composizione ed informatica musicale presso IRCAM Centre Pompidou di Parigi (2010/11), il seminario/corso Klangwege di Pierluigi Billone all’Universität für Musik und Darstellende Kunst di Graz (2005/06), la masterclass di Stefano Gervasoni all’Accademia Tema di Milano (2004). Ha ricevuto il Komponisten-Förderpreise 2014 de l la Erns t von S iemens Musikstiftung (Monaco di Baviera). È vincitore di numerosi concorsi di c o m p o s i z i o n e f r a c u i W i e n e r Konzerthauses Composition Contest Towards the Next 100 Years - String Quartet (Vienna, 2012), International Composition Competition Franz Schubert and Modern Music 2011 (Graz), IVME International Composition Contest 2011 (due primi premi nelle due diverse categorie – Anversa), Gianni Bergamo C l a s s i c M u s i c A w a r d 2 0 07 – Composition (Lugano), Hamburger Klangwektage 2007 - 2nd International Composition Contest, Lied Unlimited (Amburgo). È stato selezionato per il 9e Forum de la Jeune Création Musicale 2011 (SIMC – Clamart) e come compositore effettivo per IMPULS 2009 (Vienna/Graz). Importanti artisti ed ensembles (Beat Furrer, Enno Poppe, Klangforum Wien, Szymanowski Quartet, Ensemble Recherche) hanno interpretato le sue opere in significative occasioni, quali Wiener Konzerthaus (Vienna), IRCAM – Espace de Project ion (Par igi), Tchaikovsky Conservatory (Mosca), Helmut-List Halle (Graz), Tage für neue Musik 2 0 0 7 ( Z u r i g o ) , H a m b u r g e r Klangwerktage 2007 (Amburgo). È anche chitarrista, diplomatosi con il massimo dei voti sotto la guida di Francesco Romano al Conservatorio di Ud ine . P red i l i ge i l reper to r io rinascimentale e contemporaneo. Scrive. !!h t t p ://sound c l oud . c om/simonemovio !http://www.youtube.com/user/simonemovio !

Page 6: I QUADERNI anno 6 n.1 (marzo 2014)

Marta Bevilacqua (danzatrice, coreografa) Un’interprete della danza contemporanea il cui gesto performativo coniuga

spessore filosofico e linguaggio coreografico; una presenza scenica che si distingue per sensibilità interpretativa ed eleganza. E’ Marta Bevilacqua, danzatrice e coreografa, che affianca al lavoro stabile nella Compagnia Arearea di Udine (fondata da Roberto Cocconi) collaborazioni diverse con alcune tra le realtà più significative nel panorama italiano della danza d’autore.

Come nasce Marta danzatrice e come si evolve nel linguaggio coreografico? MB: Il mio percorso è comune a molti altri professionisti: frequento da ragazzina corsi di danza Jazz e Modern in una scuola di paese. Mi impegno, con tenacia. La danza diventa presto parte integrante della mia vita. Ci sono diverse personalità che si affacciano nella mia formazione e che, con fascino e talento, mi incoraggiano a trovare una chiave espressiva attraverso il corpo. Ogni strato nella carriera di un artista è dato dai grandi incontri (nel mio caso Florance Meregalli, Roberto Cocconi, Carolyn Carlson, Laura Corradi), ma anche da piccoli eventi, quelli nei quali ti capita di trovarti, quelli nei quali sei costretto a metterti in una dimensione di rischio e di svelamento. Mi riferisco ai compagni di viaggio, danzatori, registi, scenografi, attori con i quali continuo a collaborare. Arearea è sempre stata la mia famiglia artistica di appartenenza, quella nella quale sono cresciuta e che mi ha dato l’opportunità di sperimentare l’approccio coreografico. Non so esattamente quando e come l’inclinazione alla coreografia sia nata, mi è sembrato un passaggio naturale e organico. Non facile certo: molte sono le difficoltà di un giovane coreografo. Mantenere alto il livello della creatività e della autocritica è un lavoro che tocca corde profonde, che crea vertigine. Stare sulla soglia di quella vertigine è sia un esercizio fisico, che un esercizio del pensiero. Da qui la mia tendenza ad affrontare con taglio filosofico ogni composizione coreografica. La costruzione della propria poetica, quindi, è fatta di molti strati, di piccoli incontri e di grandi insegnamenti, di ascolto di sé. E’ sempre importante ricordare a se stessi che cosa si vuole comunicare al pubblico.

Quali percorsi hanno avvicinato il tuo interesse e lo studio della filosofia alla tua passione e pratica della danza? Che tipo di dialettica e di sintesi si crea tra due piani, apparentemente così opposti, come quello filosofico (teorico) e quello corporeo (pratico)? MB: Nel 2001 frequentavo l’Accademia Isola Danza di Carolyn Carlson e davo gli esami di Filosofia del Linguaggio a Cà Foscari. Una condensazione di studi che, più o meno lucidamente, mi hanno appassionata a tal punto da non voler scegliere una dimensione o l’altra. Solo apparentemente, infatti, le due questioni, quella filosofica e quella pratica, sono scisse, specialmente in un processo creativo. Preferisco dunque continuare a farmi delle buone domande, piuttosto che darmi delle buone risposte e, come mi suggerisce Nietzsche, continuare a fare filosofia con i piedi (e come altrimenti?!). Certo, la danza e la filosofia hanno linguaggi tecnici diversi e non tutti gli argomenti sono interscambiabili, ma sottostà ad entrambi la vita: è a quella che cerco di rivolgermi, senza la pretesa di dare soluzioni o semplificare le questioni alte. E’ vero, in questi tempi emoziona più il “quotidiano” del filosofico. Questa è la mia scommessa quotidiana... !

(l’intervista prosegue alla pagina seguente)

pag. 6I Quaderni - Performance

PERFORMANCE

ZOOM ON MARTA 1. Il tuo maggior pregio Mmm…difficilissimo! Ebbene direi la perseveranza.

2. Il tuo peggior difetto Per sceglierne uno, il pessimismo autolesionista.

3. Progetti per il futuro Sono coinvolta in progetti interni alla Compagnia Arearea e in progetti con impor tanti centri di formazione (Università Cà Foscari di Venezia, Accademia D’Arte Drammatica Nico Pepe di Udine, Accademia della Diversità di Bolzano) e compagnie teatrali, come La Fionda Teatro. Attualmente sto lavorando ad un progetto urbano su due ruote, che coinvolgerà sei danzatori e tre musicisti dal vivo, replico i miei studi filosofici ed ho in cantiere uno spettacolo per ragazzi sui giochi digitali. !!!!

!!In alto nella foto

Panta Rei (2012) !!

Sopra e sotto nelle foto Marta Bevilacqua

tra la gente

Page 7: I QUADERNI anno 6 n.1 (marzo 2014)

Quali limiti e quali potenzialità riscontri nei linguaggi contemporanei dell’arte, con particolare riferimento a quelli performativi? Che segno lasciano come testimonianza del presente in cui viviamo? MB: I linguaggi contemporanei, in quanto tali, sono inafferrabili. Chiedono, e questa è la loro forza, di non essere incasellati, ma di essere vissuti. La contemporaneità non sceglie, o meglio, sceglie senza lotta. Ecco il limite della nostra società e quindi il limite dell’arte. Ma anche questo non è vero fino in fondo. Io credo ancora che l’arte sia libera, che non sia il semplice riflesso della società ma, anzi, che riesca a fare per essa la parte della rivoluzionaria buona. L’arte è un impulso puro e chi lo possiede non può nuocere. Nuoce, invece, la moda, il trendy, il mercato dell’arte. Quello sì sceglie e condiziona la società. Laddove c’è omologazione, sia anche omologazione artistica, non c’è vertigine, quindi scarsa crescita. Oggi, in maniera desolante, il mercato dell’arte nella danza scarseggia di complessità.

Questo numero affronta il tema della Bellezza, intesa come valore più che semplice canone estetico. Che cosa è Bellezza per Marta? Credi che questo valore possa contribuire a migliorare il mondo in cui viviamo e, se sì, come? MB: Avverto che sia un tema attuale in Italia. Ci resta solo lei probabilmente, quella bellezza di cui siamo circondati e che abbiamo fatto risuonare poco nella nostra vita quotidiana. Direi che anche la Bellezza come ogni valore è in costante cambiamento, la Bellezza è per me un accordo istantaneo, un gancio con il presente, è insieme il dettaglio e il fenomeno. La Bellezza è quindi protetta e garantita dalla nostra attenzione e dalla nostra curiosità. Della Bellezza bisogna prendersi cura, sia essa incastonata in un oggetto, oppure in un soggetto. Anche della relazione che sprigiona bellezza è necessario prendersi cura. Scorrere del tempo e bellezza… la danza per me è molto coinvolta in questa questione.

Grazie, Marta.  (intervista a Marta Bevilacqua del 11.03.2014)

pag. 7I Quaderni - Performance

ZOOM ON MARTA !Bio in sintesi di Marta Bevilacqua Danzatrice e coreografa, si forma all’Accademia Isola Danza diretta da Carolyn Carlson (Venezia, 2001), dal 1998 collabora stabilmente con la C o m p a g n i a A r e a r e a ( U d i n e ) . Consegue inol t re i l Master in Comunicazioni e Linguaggi non Verbal i , con una predi lezione a l l ' ind i r izzo per format ivo. Ha lavorato con compagnie di ricerca come Adarte, Aldes, Balletto Civile, Ersilia Danza, Naturalis Labor, TPO, CSS Teatro stabile d'innovazione del Friuli Venezia Giulia e dal 2002 insegna danza contemporanea all’Accademia d'Arte Drammatica Nico Pepe di Udine. Ha coreografato l'opera Orfeo ed Euridice di Gluck e Bach (35° Festival della Valle d’Itria) e creato numerose coreografie, tra cui: trilogia Il Libro della Carne; Nec Nec (premiato come seconda migliore coreografia a Cortoindanza 2010 a Cagliari e selezionato da Anticorpi E x p l ò 2 0 11 ) ; O r g a n o n _ sul l ' ingombranza del pensiero (Festival Equilibrio 2011 e finalista Premio Equilibrio all'Auditorium Parco della Musica a Roma). Negli ultimi due anni prende parte ad importanti progetti internazionali: Luoghi Comuni (Lieux Publics) con la performance Dafne_per una mitologia urbana; Wr i t i ng s i t e by s i t e i n Graz (piattaforma internazionale IN-SITU) con la per formance Panta Rei (produzione Reggia della Venaria Reale, Torino); Dance Channels (piattaforma europea di sostegno a nuovi coreografi tra Saragoza, Manchester e Genova) con il progetto Oltre La Luna. Con e per Valentina Saggin crea Equivoco_versus Freud. Il suo più recente lavoro Schnurrbart i ndaga la figura d i F r iedr i c h Nietzsche attraverso gli occhi di Lou Salomè. !!www.arearea.it !!!!

In alto nella foto Nec Nec (2011) !

A sinistra nella foto Cercando Tina

(2011) © Marco Pezzati

Page 8: I QUADERNI anno 6 n.1 (marzo 2014)

Ed ora la parola ai nostri portavoce dall’estero per scoprire cosa succede nel resto del mondo

pag. 8I Quaderni nel Mondo

I Quaderni nel mondo (ES) Daniela De Marchi

Nel suo libro Lo Bello e lo siniestro (1982), il f i losofo catalano E u g e n i o T r i a s ( B a r c e l l o n a 1942-2013) sostiene che “ i l s in i s t ro è condizione e limite

del bello”. Se il sinistro da un lato cont r ibu i sce a l la produz ione dell'effetto estetico, dall'altra lo distrugge. Presente sotto forma di assenza che non può essere svelata, esso è cifra e fonte di potere dell'opera d'arte: cifra del suo mistero e fascino, fonte della sua capac i tà d i sugges t ione ed eccitazione. Privato del sinistro, il bello manca di forza e vitalità; di contro, il sinistro distrugge l'effetto del bello e ne costituisce il limite. Come afferma Novalis, “la bellezza è sempre un velo (ordinato) attraverso il quale deve presentirsi il caos.” L'esperienza estetica sta nel fascino di questo limite, di questa dialettica, di questa impossibilità.

www.danielademarchi.es

(BR) Sergio Nunes Melo Se è vero che la Bellezza può salvare il mondo, è anche vero che può distruggerlo: non a caso Elena è la causa della Guerra di Troia. Il legame tra la Bellezza e il nostro

destino è perciò una lotta, ma tra quali forze? Tra illusione e verità, io direi. L’accostamento di Bellezza e Verità come strumento di salvazione è soprattutto una questione di riscatto dall’impotenza umana nei confronti del mistero dell’esistenza: siccome è tipico dimenticare questa condizione sfavorevole all’orgoglio di padronanza del mondo, tocca all’arte riaccendere una fiamma che ci faccia da guida. Quando vedo qualcosa come L’Odissea di Paper Cinema, mi scatta dritto al cuore lo sgomento per la pienezza di una forza, che mi fa più consapevole dei miei limiti. E se attraverso un’opera, riesco ancora ad affermare il fuoco sacro in me, c’è una ragione provvidenziale per fare guerra a chiunque provi a portarmi via la musa, che dimensiona la voglia di vivere.

In questo numero Daniela ha scelto per noi

FELIU GASULL i ALTISENT, compositor y guitarrista catalán. Estudia guitarra en el Conservatoire de Musique de Genève y más tarde, composición en Indiana University (EUA). Ha creado música para todo tipo de formaciones, instrumentales y corales, sinfónicas y de cámara, así como música para teatro, danza y cine. También ha

actuado por todo el mundo como solista y estrenando sus propias obras. Actualmente combina la composición y la interpretación con la docencia en la Escola Superior de Música de Catalunya (ESMUC).

La belleza no existe, es solamente el reflejo de nuestro fondo que a través de la mente convertimos en concepto.

Y que es nuestro fondo? Quizás la palabra que más  se acerca para definirlo sea: amor.

No conozco otra forma de vivirme en el arte, ni de explicar la belleza y a duras penas me acerco.

Solo lo consigo un poco cuando detrás de las palabras, o de los sonidos, me acompaña la piel de gallina. !www.feliugasull.com

In questo numero Sergio ha scelto per noi

Paper Cinema. THE ODYSSEY. It is hard to classify the work of the English company Paper Cinema. As far as their staging of Homer’s The Odyssey at the Theatre Festival of Campinas (São Paulo state) is concerned, the group of puppeteers, designers and musicians onstage throughout the production

generated a performative idiom that had an interface with live animation, theatre and music. Two performers floated and moved hand drawings to spin a yarn made up by scenes projected on a white screen. The black and white i l lustrations magically took the task of portraying every event of the epic poem edited for this production. It was remarkable what the images, alongside an original live score, could achieve. Although the pictures were chief ly static, the puppeteers moved them closer or further away from the camera’s lens, creating a sense of perspective and suggesting ambiance. Sometimes the performance took on a trancelike feel, particularly the episode in the Hades, for which the troupe used special effects, such as blurring the pinhole lenses to intimate the thoughts of Odysseus’s mind.

For a peek of the show, check: http://vimeo.com/37968968

Official website: www.papercinema.com

Page 9: I QUADERNI anno 6 n.1 (marzo 2014)

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pag. 9I Quaderni di Nuova Scena Antica

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RIVISTA TRIMESTRALE ANNO 6 N. 1 - MARZO 2014 !IN QUESTO NUMERO Hanno collaborato: Daniela De Marchi (ES), Sergio Nunes Melo (BR) !Desideriamo ringraziare: Carla Asquini Simone Movio Marta Bevilacqua !ARTE MUSICA PERFORMANCE

!Il prossimo appuntamento è per giugno 2014

con un nuovo numero de I QUADERNI. Arrivederci!